OSSERVATORIO PER IL MONITORAGGIO SISTEMATICO DEI TREND TECNOLOGICI NEL SETTORE DELLA MECCANICA PRIMI RISULTATI DELLO STUDIO 3 SOMMARIO Osservatorio per il monitoraggio sistematico dei trend tecnologici nel settore della meccanica Primi risultati dello studio Presentazione 5 Introduzione e finalità del progetto “Osservatorio per il monitoraggio sistematico dei trend tecnologici nel settore della meccanica” 19 Testimonianza delle imprese 23 Le “meccaniche” in provincia di Ancona 30 L’innovazione nella filiera produttiva 33 Ricerca e innovazione: i motori dello sviluppo economico 45 Obiettivi e vantaggi di una strategia brevettuale 5 PRESENTAZIONE La Camera di Commercio di Ancona, con questa pubblicazione, intende presentare e diffondere i primi risultati conseguiti nel progetto “Osservatorio per il monitoraggio sistematico dei trend tecnologici nel settore della meccanica”, affidato all’Ente camerale dall’Unioncamere nazionale nell’ambito del Programma: “La Ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico per le PMI”, promosso nell’anno 2004 allo scopo di dare attuazione, attraverso il sistema camerale, ad azioni e strategie a supporto delle piccole e medie imprese. La ricerca scientifica rappresenta indubbiamente un fattore di competitività estremamente importante per le nostre imprese, in particolare per il settore della meccanica: l’innovazione, sia di prodotto che di processo, facilita, infatti, l’accesso a nuovi mercati, la conquista di posizioni leader all’interno del proprio segmento produttivo e, più in generale, fa sì che sia possibile competere con le sfide di un mercato sempre più globale. Affinchè l’innovazione tecnologica produca risultati concreti e tangibili per le imprese è necessario che sia adeguatamente protetta e tutelata. Il sistema camerale, e la Camera di Commercio di Ancona in particolare, hanno da anni investito risorse umane e finanziarie nella valorizzazione e nella promozione della tutela della proprietà industriale presso il mondo imprenditoriale, nella consapevolezza che essa rappresenta un patrimonio insostituibile per il sistema economico, sia locale che nazionale. Ci auguriamo, dunque, che tale elaborazione possa rappresentare non solo un momento di studio, analisi e conoscenza, ma anche offrire alle imprese opportunità di applicazioni concrete per accompagnarle nella loro crescita, nelle sfide di un mercato sempre più competitivo. Si ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di tale analisi, confidando nel loro impegno anche per il futuro. Il Presidente Giampaolo Giampaoli 7 INTRODUZIONE E FINALITA’ DEL PROGETTO “OSSERVATORIO PER IL MONITORAGGIO SISTEMATICO DEI TREND TECNOLOGICI NEL SETTORE DELLA MECCANICA” A cura dell’Ufficio Brevetti e Marchi e del Centro Regionale di Informazione Brevettuale Pat-Lib, Camera di Commercio di Ancona Nell’ambito del Programma “La Ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico per le PMI”, l'Unione Italiana delle Camere di Commercio e la società Dintec hanno manifestato il loro interesse ad una attività di monitoraggio sistematico dei trend tecnologici nei settori economico-produttivi maggiormente significativi per il nostro Paese, quali ad esempio il settore cartario, la nautica e la meccanica, in ragione della loro peculiarità a sviluppare processi di ricerca ed innovazione. DINTEC è una società consortile tra UNIONCAMERE (Unione Italiana delle Camere di Commercio) ed ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) che svolge funzioni di raccolta, diffusione della normativa tecnica e promozione della cultura della certificazione e della qualità, pertanto è volta a valorizzare la capacità delle Camere di Commercio a divenire interpreti dei bisogni delle PMI attraverso: a) l'ideazione e la progettazione di interventi sui temi della innovazione, della qualità e della certificazione, assistenza per la progettazione e lo sviluppo di programmi di riconoscimento e valorizzazione delle produzioni agroalimentari; b) il supporto tecnico per la realizzazione di reti dedicate basate sull'information technology e la relazionalità; c) la consulenza per la progettazione e l’implementazione di Sistemi Qualità aziendali e Sistemi di Gestione Ambientale; d) la consulenza per l'accreditamento dei laboratori di prova; e) la realizzazione di banche dati di pubblicazioni sulla normativa tecnica; f) l’organizzazione di corsi di formazione sulla normativa tecnica. In particolare, l’Unioncamere e la società Dintec hanno individuato la Camera di Commercio di Ancona come unico referente per avviare la realizzazione di uno studio riferito alla ricerca scientifica ed all’innovazione tecnologica applicate al distretto industriale della meccanica, settore produttivo strategico nel territorio di riferimento. Il progetto dal titolo “Osservatorio per il monitoraggio sistematico dei trend tecnologici nel settore della meccanica” ha riguardato l’analisi approfondita del settore in oggetto sotto il profilo dello sviluppo delle attività di ricerca, deposito brevetti e trasferimento tecnologico. Come si desumerà nel seguito della ricerca i brevetti (invenzioni e modelli) ed i marchi intesi, come indicatori del grado di sviluppo tecnologico e di potenziale competitivo, hanno un importante valore economico per l'impresa e rappresentano un patrimonio insostituibile per il sistema economico, oggi contraddistinto da tecnologie ad alto valore aggiunto, finalizzate a fronteggiare una concorrenza globale sempre più spinta, sia nel settore della produzione di beni che in quello della fornitura di servizi. La protezione esclusiva offerta da questi strumenti rafforza la posizione dell'impresa sul mercato, crea condizioni di vantaggio sulla concorrenza, contribuisce alla valorizzazione del capitale ed all'acquisizione di nuovi segmenti all'interno del mercato di riferimento. Il ricorso alla protezione brevettuale non solo garantisce la proprietà esclusiva e assoluta sull’invenzione oggetto del brevetto, ma consente di raggiungere anche altre finalità che possono essere riassunte nei termini seguenti: 1. creare, tramite il deposito di un brevetto, un elemento di contrasto sul cammino dei concorrenti, con effetto deterrente nei loro confronti; 2. sfruttare i brevetti non direttamente strategici attraverso la concessione di licenze, esclusive o non esclusive e per territori diversi, sui brevetti stessi; 3. utilizzare i brevetti come stimolo alla innovazione e alla valorizzazione della ricerca, anche per un più facile coordinamento dei flussi di tecnologia all'interno dell'azienda o del gruppo di ricerca; 4. valorizzare i brevetti, così come gli altri titoli di proprietà industriale, come cespite patrimoniale di bilancio o come incremento di immagine dell'impresa, e in vista di un possibile impiego come elemento di scambio in accordi con la concorrenza. Sempre sul piano delle considerazioni di carattere generale, è in ogni caso necessario che il brevetto (e quindi la scelta di brevettare) non venga mai considerato come fine a se stesso, ma valutato come uno strumento di strategia aziendale. Con il progetto di Osservatorio del settore della meccanica, la Camera di Commercio di Ancona intende sviluppare il suo ruolo di supporto nei confronti delle imprese del territorio, sostenendone la capacità innovativa attraverso azioni di conoscenza e interventi di informazione/orientamento, inseriti nell’ambito di un’iniziativa “di sistema” su scala nazionale 1. Un ulteriore obiettivo consiste, inoltre, nel contribuire ad estendere ed intensificare i rapporti di collaborazione con i centri di ricerca e le Università, supportando, da un lato, la domanda di innovazione e promuovendo, dall’altro, l’incontro con l’offerta di innovazione tecnologica. 1 Nel corso dell’anno 2003, il sistema camerale ha già sperimentato con successo strumenti e metodologie innovativi per la costruzione del sistema di monitoraggio tecnologico di cui sopra (ad esempio per il settore cartario, analizzato dalla Camera di Commercio di Lucca). Il progetto, dunque, oltre che sistematizzare l’approccio alle imprese, potrà quindi beneficiare degli esiti ottenuti negli altri ambiti provinciali o regionali, grazie al coordinamento nazionale svolto dalla Dintec. Attualmente, le Camere di Commercio di Lucca e Napoli stanno studiando il settore calzaturiero, le Camere di Commercio di Firenze, Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto il settore nautico, progetto a cui hanno aderito anche le Camere di Ancona, La Spezia e Sassari. 9 SVILUPPO DEL PROGETTO E METODOLOGIA SEGUITA Il progetto, avviato nel mese di settembre 2004, è stato svolto sulla base di un programma di lavoro dettagliato che ha coinvolto operatori ed esperti del settore, nonché un campione di imprese selezionate opportunamente, secondo le seguenti fasi: - formazione del personale camerale coinvolto nel progetto e costituzione del panel di esperti del settore (in particolare imprenditori e tecnologi operanti nella “meccanica”); - organizzazione di focus group dedicati alle imprese della Provincia di Ancona, leader nel settore meccanico, suddivise per comparto; - elicitazione di parole chiave riferite alle tecnologie di prodotto/processo, agli strumenti ed ai metodi di progettazione, alle tecnologie complementari, al fine di svolgere interrogazioni guidate sulle banche dati di settore; - realizzazione di ricerche su banche dati brevettuali e di informazione scientifica a livello nazionale ed internazionale; - raccolta, organizzazione della documentazione e valutazione delle informazioni (attraverso successivi incontri con le imprese) per la costruzione della mappatura tecnologica del settore. FASE 1:FORMAZIONE DEL PERSONALE IMPIEGATO NEL PROGETTO E COSTITUZIONE DEL PANEL DI ESPERTI Il personale coinvolto nel progetto e le strumentazioni utilizzate sono quelle riconducibili all’Ufficio Brevetti e Marchi ed al Centro Regionale di Informazione Brevettuale Pat-Lib (Patent Library), centro di assistenza e consulenza in materia di marchi e brevetti, a livello nazionale ed internazionale, accreditato dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e dall’Ufficio Europeo dei Brevetti 2 . Al fine di garantire il possesso delle capacità e delle competenze necessarie a supportare le attività dell’Osservatorio del settore della meccanica e lo sviluppo delle attività di ricerca e trasferimento tecnologico, il personale camerale ha partecipato a diversi corsi di formazione, organizzati dalla Dintec e dedicati all’illustrazione degli strumenti più idonei ad offrire al sistema delle imprese opportunità di innovazione e competitività (tecniche di analisi competitiva e technology intelligence), anche attraverso l’avvio di legami più sistematici con il mondo della ricerca e dell’Università. Nel corso delle giornate formative, tenute dalla società Strategie & Innovazione srl di Milano, leader nel settore della business intelligence e della technology intelligence a livello nazionale ed individuata dalla Dintec srl, sono state introdotte le principali banche dati brevettuali e di informazione scientifica esistenti e le tecniche utilizzabili per ottenere in tempi rapidi le informazioni ricercate. L’Ente camerale ha poi dedicato particolare cura ed 2 Il centro, unico a livello regionale, consente agli operatori economici, a costi contenuti, di effettuare ricerche di anteriorità e novità e di reperire la documentazione integrale relativa alle domande di marchi e brevetti concessi in Italia ed all’estero. Il Pat-Lib, pertanto, costituisce un fondamentale punto di raccordo tra le funzioni istituzionali attribuite all’ente camerale (la ricezione delle domande di brevetti e marchi, in precedenza di competenza dei soppressi UPICA) e l’attività di assistenza e consulenza finalizzata alla crescita economica del territorio. In particolare, in relazione alla ricerca ed alla valorizzazione dei marchi e dei brevetti, il PatLib di Ancona mette a disposizione delle imprese e degli utenti guide informative per agevolare le procedure di deposito e banche dati per ricerca, consultazione e studio (SIMBA, ROMARIN, ESPACE, PATBASE, DIALOG), può svolgere, inoltre, attività di assistenza nella fase di deposito e consulenza legale sulle problematiche inerenti la registrazione, il mantenimento e la tutela del marchio e del brevetto, approfondimenti normativi sulle principali tematiche nazionali ed europee ad essi inerenti. attenzione nell’individuare gli esperti di settore a cui è stato affidato l’incarico di consulenza per lo svolgimento dello studio, nella consapevolezza che la costituzione di un Osservatorio tecnologico richieda un insieme piuttosto ampio di competenze pluridisciplinari. Il panel di esperti di settore individuato è risultato così composto: - Prof. Carlo Maria Bartolini, Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica, Facoltà di Ingegneria, Università Politecnica delle Marche; - Prof.ssa Mariangela Paradisi, Docente di Economia dell’Impresa ed Istituzioni di Economia, Facoltà di Economia “Giorgio Fuà”, Università Politecnica delle Marche; - Dott.ssa M. Letizia Urbani, Direttore Generale della Meccano spa; - Ing. Nicola Centra, Ingegnere dell’Area “R&D” della Meccano spa. Gli esperti hanno manifestato fin da subito forte interesse a collaborare alla ricerca e ad offrire il proprio contributo e la propria esperienza allo scopo di costruire un quadro completo del settore (stato dell’arte della tecnologia di prodotto o processo, principali innovazioni in corso di introduzione, attività dei concorrenti, caratteristiche della filiera produttiva, opportunità e minacce esistenti). Il personale camerale impiegato nel progetto e gli esperti hanno partecipato ad ulteriori giornate formative dedicate all’approfondimento e all’analisi degli strumenti informativi a supporto delle attività di Competitive Intelligence 3 . Particolarmente utile si è rivelata l’illustrazione di nuove banche dati brevettuali, rispetto a quelle a disposizione del Centro Regionale Pat-Lib, di cui la Camera di Commercio di Ancona si è dotata al fine di poter effettuare, nell’ambito dello studio, ricerche tematiche puntuali, con un alto grado di precisione, ed analisi statistiche4 . Proficua ai fini dell’organizzazione dei lavori è risultata anche la realizzazione di incontri con la società Dintec che ha illustrato le linee di intervento del sistema camerale sull’innovazione, definite dall’Unioncamere nazionale e la metodologia di lavoro e i risultati ottenuti in precedenti studi di settore (fasi di lavoro, ricerche realizzate, classificazione delle informazioni, ecc.), nonché il confronto con la società Lucense spa, società con sede a Lucca che da anni affianca le imprese nella realizzazione di progetti di Ricerca & Sviluppo, che ha avviato nel corso dell’anno 2003 un analogo studio per il settore della carta (per conto della Camera di Commercio di Lucca) e che ha fornito interessanti spunti di riflessione e suggerimenti. Il percorso formativo di cui sopra si è rivelato di fondamentale importanza, in quanto la metodologia di lavoro adottata, comune a tutti gli studi di settore realizzati e/o in corso di svolgimento, si basa sulla consultazione delle banche dati di cui sopra, estremamente innovative ed aggiornate, attraverso le quali far emergere (elicitando parole chiave ad hoc) lo stato dell’arte del settore, suddiviso nei suoi comparti principali, le innovazioni di prodotto e di processo realizzate negli ultimi anni, nonché la direzione assunta dalla ricerca scientifica. Per Competitive Intelligence s’intende la raccolta, l’analisi, l’interpretazione e la diffusione delle informazioni riguardanti il mercato e i concorrenti allo scopo di trasformarle in supporti validi per le decisioni aziendali, favorendo il miglioramento della competitività dell’azienda nel tempo. 3 In particolare, fra le banche dati utilizzate, si segnala PATBASE (www.patbase.com) - banca dati con ampia copertura storica e temporale, accessibile via Internet con una semplice interfaccia di ricerca; raccoglie brevetti provenienti da circa 40 Paesi, aggiornati in tempo reale dal momento della loro pubblicazione – e DIALOG (www.dialog.com), banca dati fornita dal Gruppo Thomson (www.thomson.com) , leader mondiale nella distribuzione di informazioni professionali online. 4 11 Si sottolinea, infatti, che i brevetti rappresentano non solo il principale strumento di tutela dei diritti di proprietà intellettuale (invenzioni, modelli e marchi), ma anche un mezzo per accedere in modo rapido e puntuale agli ultimi ritrovati della tecnica. Il miglioramento produttivo e lo sviluppo di un’azienda, anche in termini commerciali, possono derivare, infatti, da un’analisi brevettuale attenta e scrupolosa: acquisizione dei diritti su prodotti, accordi di vendita e licenza, partnership commerciali, accesso ai finanziamenti per l’innovazione. FASE 2: INDIVIDUAZIONE DEL CAMPIONE DI IMPRESE Durante questa seconda fase dei lavori, si è proceduto, con la consulenza del panel di esperti, a selezionare il gruppo di imprese, rappresentativo del settore della meccanica, da coinvolgere nei focus group dedicati all’individuazione delle problematiche e delle criticità riferite ai vari segmenti produttivi ed all’identificazione delle parole-chiave attraverso cui procedere a ricerche mirate sulle banche dati. La selezione si è rivelata particolarmente complessa, in quanto le imprese che, sulla base della classificazione ATECO 2002, risultano operanti nel settore della meccanica nella Provincia di Ancona, sono pari a 2718 (di cui 1952 artigiane e 766 non artigiane). Sotto il profilo della natura giuridica risultano così suddivise: IMPRESE NON ARTIGIANE (tot.766) - 47 società in accomandita semplice - 6 società per azioni con unico socio - 11 società cooperative a responsabilità limitata - 2 consorzi - 62 imprese individuali - 3 piccole società cooperative - 2 piccole società cooperative a responsabilità limitata - 1 società consortile a responsabilità limitata - 39 società in nome collettivo - 1 società consortile per azioni - 83 società per azioni - 478 società a responsabilità limitata - 31 società a responsabilità limitata con unico socio In una prima fase dei lavori, è stato individuato un campione di n. 71 imprese (+ 17 da utilizzare come eventuale “riserva”), suddiviso in 5 comparti generali a seconda del tipo di produzione realizzata: - prodotti finiti (es. elettrodomestici, macchine agricole, cappe, cantieristica, veicoli, ecc.): imprese n. 26 - componentistica (i componenti sono prodotti utilizzati per la realizzazione di altri beni che "non spariscono", ma mantengono la loro individualità anche nel prodotto finito): imprese n. 13 - macchine utensili - beni strumentali (es. stampi, centrifughe, ossia beni di investimento ad uso ripetuto): imprese n. 22 IMPRESE ARTIGIANE (tot.1952) - 1167 ditte individuali - 1 società consortile a responsabilità limitata - 554 società in nome collettivo - 74 società in accomandita semplice - 122 società a responsabilità limitata - 1 società per azioni - 29 società a responsabilità limitata con unico socio - 3 piccole società cooperative a responsabilità limitata - 1 società cooperativa a responsabilità limitata - semilavorati (es. piegatura, lavorazione dei metalli): imprese n. 5 - produzione di accessori (es. molle, viti, ossia beni elementari): imprese n. 5 Successivamente è stata effettuata una selezione ulteriore e più rigida delle imprese, volta ad individuare le aziende leader nella propria filiera produttiva in grado di offrire un contributo significativo ai fini del presente studio sotto il profilo delle attività di ricerca scien- tifica ed innovazione tecnologica. Il campione di imprese individuato in via definitiva è risultato così composto: - BEST SPA: costituita nel 1976, leader nella produzione di cappe da cucina, con sede a Fabriano (AN), fa parte dal 1995 del Gruppo Nortek (www.nortekinc.com), multinazionale statunitense con circa 10.000 dipendenti e 1.900.000 Euro di fatturato con sede a Providence, Rhode Island. - ELICA SPA: opera sul mercato dal 1970, è leader nella produzione di cappe da cucina, con sede a Fabriano (AN), l’ambito di attività in cui spazia comprende anche la produzione di motori, l’elettronica e la componentistica. - FUTURA STAMPI SRL: costituita nel 1980, ha sede a Monte Roberto (AN), progetta e costruisce stampi ad iniezione per l'industria plastica. - WRAP SPA: nasce nel giugno 2000 dalla Divisione di Ricerca e Sviluppo della Merloni Elettrodomestici spa, si occupa di ricerca nel settore degli elettrodomestici e dell’home-automation; possiede diversi brevetti aventi ad oggetto nuove tecnologie riferite ai sistemi di prodotti in rete, ossia relativi ad elettrodomestici non visti di per se stessi, ma quali elementi di una rete. - MERLONI TERMOSANITARI SPA: nasce nel 1980 dalla Divisione Igienico Sanitari delle Industrie Merloni con la denominazione di Merloni TermoSanitari. Nel 1986, a seguito dell’apertura di filiali e fabbriche collocate in vari Paesi, si sviluppa MTS Group. Ha sede a Fabriano (AN) e occupa posizioni di leadership mondiale nella produzione di scaldacqua, caldaie, bruciatori e componenti. - SES SPA: nata nel 1967, ha sede a Monte Roberto (AN), produce stampi applicati a numerosi settori fra cui, in particolare, quello ecologico ed automobilistico. - SOMACIS PCB INDUSTRIES: l’azienda opera sul mercato mondiale da oltre un trentennio, ha sede a Castelfidardo (AN) e produce circuiti stampati high tech, medium tech e low tech. - TECHPOL SRL: ha sede a Morro D’Alba (AN), opera sul mercato da più di venticinque anni nello stampaggio ad iniezione di materiali termoplastici. 13 FASE 3: ORGANIZZAZIONE DI FOCUS GROUP CON LE IMPRESE ED INDIVIDUAZIONE DELLE PAROLE CHIAVE DI RICERCA Una volta selezionato il campione di imprese di riferimento, sono stati organizzati tre focus group a cui hanno preso parte i titolari o i responsabili della funzione di Ricerca & Sviluppo delle aziende interessate (oltre che ovviamente il panel di esperti ed il personale camerale). Obiettivo degli incontri è stato quello di far emergere lo stato dell’arte del settore oggetto di studio, le innovazioni di prodotto e di processo realizzate negli ultimi anni, il ricorso agli strumenti di tutela della proprietà intellettuale, nonché le principali problematiche/criticità di ciascuna filiera produttiva. Le aziende coinvolte hanno mostrato fin da subito notevole interesse per il progetto, partecipando agli incontri con entusiasmo, estrema competenza e professionalità, fornendo quindi numerosi contributi e proposte. Inizialmente, si è deciso di suddividere le tematiche di ricerca emerse in tre categorie principali come di seguito illustrato: - Isolanti termici - Fluidodinamica/termodinamica - Ventilazione - Acustica - materiali fonoassorbenti - isolanti acustici - Compatibilità ambientali - Energia - Calcare - dolcificazione acqua - Sensori (tecnologia di tipo elettromeccanico) - Motore elettrico (stampaggio lamierini) - Sistemi di distribuzione acqua - Sistemi di distribuzione detersivi - Normativa ROHS - WEEE STAMPI E STAMPAGGIO - Produzione (fresatura, sistemi di staffaggio, trasformazione da produzione “artigiana” a produzione in serie, riduzione di tempi e costi, garanzia tempo/ciclo) - Materiali (acciai - solo per stampi di grandi dimensioni) - Condizioni ambientali (es. escursioni termiche) - Manutenzione Successivamente, si è proceduto ad una sintesi ulteriore delle problematiche al fine di facilitare l’identificazione, puntuale e precisa, delle parole chiave da utilizzare nelle ricerche: PRODUZIONE DI CAPPE - Impiego di filtri meccanici e chimici Lavorazione della lamiera (taglio e saldatura) Sistemi di filtraggio Sistemi di controllo (sensori) Impiego di materiali alternativi alla lamiera (es. plastica, vetroresina, ecc.) - Illuminazione - Sistema di ventilazione PRODUZIONE DI ELETTRODOMESTICI - Impiego di materiali plastici (in alternativa ai materiali metallici) - Realizzazione di stampi in plastica e stampaggio PRODOTTI FINITI (elettrodomestici e cappe) - Impiego di materiali alternativi alla lamiera (es. plastica, vetroresine, ecc. ) - Sistemi di saldatura degli acciai e delle lamiere (o altri sistemi di giuntura) - Smaltimento dei materiali (normative WEEE e ROHS) - Prototipazione rapida (problematica del “time to market”) STAMPI/STAMPAGGIO - Impiego di materiali alternativi (es. polimeri insonorizzanti, ecc.) - Riduzione del tempo nel ciclo di stampaggio (fase di fusione, raffreddamento e colorazione o cromatura) e prototipazione rapida (problematica del “time to market”) A questo punto, alle imprese sono stati sottoposti i temi di ricerca schematizzati come sopra e la mappatura delle parole chiave da utilizzare nell’interrogazione delle banche dati, affinchè potessero apportare le modifiche e le integrazioni ritenute opportune ed ottenere così la lista definitiva delle parole chiave da impiegare nella successiva fase 4. FASE 4: SVOLGIMENTO DELLE RICERCHE SULLE BANCHE DATI Come già accennato in precedenza, per le ricerche brevettuali è stata utilizzata la banca dati PATBASE www.patbase.com (banca dati con ampia copertura storica e temporale, accessibile via Internet con una semplice interfaccia di ricerca; raccoglie brevetti provenienti da circa 40 Paesi, aggiornati in tempo reale dal momento della loro pubblicazione). Successivamente, i risultati ottenuti sono stati, in parte, integrati con la documentazione scientifica estratta dalla banca dati DIALOG - www.dialog.com. Le ricerche effettuate, sottoposte alla verifica ed al controllo degli ingegneri coinvolti nel progetto si sono rivelate molto utili in quanto hanno consentito di ricostruire la mappatura tecnologica del settore. Ovviamente tutta la documentazione raccolta è stata sottoposta all’attenzione dei tecnici delle imprese, affinchè potessero valutare l’effettiva utilità dei brevetti trovati e validare la metodologia fin qui adottata sotto il profilo della completezza delle informazioni fornite, dell’originalità, della rilevanza e della chiarezza interpretativa. Innanzitutto, occorre premettere che, data la quantità elevata di documenti brevettuali estratti, alle aziende coinvolte nel progetto è stato inviato, oltre ai risultati complessivi delle ricerche svolte, un documento espli- cativo che facilitasse loro la lettura e la consultazione dei singoli brevetti. Tale documento, di seguito inserito, contiene una suddivisione delle tematiche ricercate, su indicazione ovviamente delle stesse aziende; all’interno di ciascuna tematica sono riportate le parole-chiave (keywords) utilizzate nella ricerca. Il documento rappresenta, dunque, una guida sia alla consultazione delle singole tematiche analizzate che, all’interno di queste, degli argomenti associati a ciascuna parola-chiave. Le parolechiave (in inglese) richiamano in genere una specifica tecnologia (es. laser welding). 15 PRODOTTI FINITI (elettrodomestici,cappe) MACCHINE UTENSILI – BENI STRUMENTALI (stampi) 17 RISULTATI DELLA RICERCA BREVETTUALE Per quanto riguarda specificatamente il lavoro svolto ed i principali risultati conseguiti, riteniamo opportuno segnalare alcune tematiche, fra quelle analizzate, che a nostro avviso, possono risultare di maggiore interesse sotto il profilo dell’attività di ricerca ed innovazione tecnologica delle imprese coinvolte nel progetto: 3. Problematiche relative al taglio degli acciai e delle lamiere A. PRODOTTI FINITI (elettrodomestici, cappe) B. MACCHINE UTENSILI - BENI STRUMENTALI (stampi) 1. Utilizzo di materiali alternativi alla lamiera 1. Riduzione dei tempi nel ciclo di stampaggio: raffreddamento e fusione dello stampo In questo ambito, sono state svolte ricerche finalizzate all’individuazione di brevetti relativi all’impiego di materiali alternativi alla “lamiera” nella costruzione di alcune parti componenti di prodotti finiti, quali cappe ed elettrodomestici. 2. Saldatura degli acciai e delle lamiere ed altri sistemi di giuntura Si precisa che questa tematica, data l’importanza strategica che essa riveste per il sistema produttivo della maggior parte delle imprese del settore, è stata, in accordo con le aziende stesse, approfondita, oltre che sulla banca dati brevettuale “Patbase”, anche sulla banca dati “Dialog” contenente documenti di letteratura scientifica. In particolare, sono stati analizzati i sistemi di saldatura “tig welding” e “laser welding”. Quanto al primo sistema, la ricerca ha riguardato l’individuazione delle possibili configurazioni di tale processo di saldatura rispetto alle applicazioni suggerite dalle aziende. Con riferimento al sistema di saldatura “laser”, trattandosi di una tecnologia particolarmente innovativa, la ricerca si è focalizzata, oltre che sulle possibili configurazioni di tale processo rispetto alle applicazioni di interesse per le aziende, anche sulle possibilità di una sua applicazione ad altre e nuove esigenze produttive. In questo caso, la ricerca ha avuto l’obiettivo di far emergere brevetti che riguardassero nuove configurazioni di lavoro o applicazioni particolari relative ai sistemi di taglio delle lamiere già esistenti. La ricerca brevettuale ha riguardato l’analisi dei principali sistemi di stampaggio della plastica, quali :“injection molding method”, “jet molding”, “reaction injection molding”, allo scopo di evidenziare applicazioni particolari di tali processi che possano risultare utili alle aziende del settore. La ricerca ha anche preso in esame lo studio dei sistemi di raffreddamento dello stampo (“cooling mold”); sono stati estratti alcuni brevetti di notevole interesse soprattutto con riferimento ad un particolare sistema di raffreddamento dello stampo segnalato proprio da una delle aziende del settore. 2. Impiego di materiali innovativi (polimeri) Per questo secondo tema, sono state svolte ricerche sulle materie prime da utilizzare nel processo di stampaggio, attraverso parole-chiave come “polyester resin mold”,“polyester resin mould” e “polymer mold” allo scopo di estrarre documenti brevettuali che facessero riferimento a materiali “alternativi”, particolarmente innovativi nell’applicazione e con migliori caratteristiche in termini di prestazioni meccaniche e di costo, da utilizzare nel processo di stampaggio per la produzione di specifici articoli (diversi da azienda ad azienda, a seconda del segmento di mercato nel quale l’azienda stessa si trova ad operare). Per quanto riguarda i temi di ricerca approfonditi sulla banca dati di letteratura scientifica “Dialog” si possono segnalare alcune pubblicazioni di fonte universitaria e di centri di ricerca ed articoli di riviste scientifiche di sicuro interesse per la ricerca brevettuale svolta, sia per un confronto con lo “stato dell’arte” relativo alle problematiche di proprio interesse che per il miglioramento dei processi interni e/o la risoluzione di problemi specifici. - Laser welding as joining method between carbon and stainless steel sheets A titolo di esempio segnaliamo alcuni documenti di ricerca quali: - Fracture initiation resistance and plastic straining capacity of longitudinally laser welded linepipes containing flaws - Production Of Textile Reinforced Thermoplastic Profiles By Roll Forming - Flow Modelling And Simulation For Vacuum Assisted Resin Transfer Molding - Process With The Equivalent Permeability Method - Antioxidants Improve Heat Resistance Of Polymers - Evaluation of distortions in laser welded shipbuilding parts using local-global finite element approach - Laser welding of magnesium alloys - Stress corrosion crack initiation and propagation in longitudinally [laser] welded 304 austenitic stainless steel - Laser welding phenomena of mild steel with oxide film. Influence of oxide film on high power CO2 laser welding of mild steel. Report 1 - Influence of the component geometry and the alloying elements on the fabrication weldability of steels for laser-beam welding - Laser welding of dissimilar materials - Laser weld metallurgy of austenitic stainless steels - Optimised joining techniques - a must for innovative automotive designs using advanced multiphase steels Tali documenti, uniti alle ricerche brevettuali riassunte nel documento esplicativo, rappresentano da un lato un riferimento per il miglioramento tecnologico della singola impresa ed un notevole supporto in particolare per le PMI, dall’altro offrono uno spunto per ulteriori ricerche ed approfondimenti che il settore di Ricerca e Sviluppo di ogni azienda potrebbe svolgere. Va sottolineato, infine, che ciascun documento estratto (sia brevettuale che di letteratura scientifica) è stato inviato alle imprese in un formato riassuntivo con “abstract”, essendo la documentazione complessiva allegata al brevetto piuttosto corposa. Tale lettura, da un lato, consente di individuare rapidamente il contenuto di originalità ed innovatività del brevetto, dall’altro, essendo in questo caso sottoposto all’attenzione dei tecnici delle varie aziende, non può in genere rivelarsi esaustivo; in un secondo momento, pertanto, è risultata essenziale la partecipazione attiva delle imprese coinvolte nel progetto a cui è stata richiesta l’analisi e la valutazione attenta della documentazione loro inviata, affinché potessero esprimere un giudizio sulla metodologia di lavoro adottata, approfondire l’analisi dei brevetti estratti di maggiore interesse con la documentazione integrale ed eventualmente suggerire nuove e/o diverse linee di ricerca. Le banche dati professionali utilizzate, poichè contengono una mole di dati enorme, al fine di risultare accessibili e di facile utilizzo per le imprese, richiedo- 19 no necessariamente una rielaborazione ed una ricostruzione successive. A conferma della corretta applicazione della metodologia di lavoro finora adottata, si è rivelato utile, comunque, l’incontro con il Prof. Andrea Bonaccorsi, coordinatore scientifico del workshop tenutosi a Lucca nel mese dicembre 2004 presso la sede di Lucense spa. In occasione dell’incontro, il Prof. Bonaccorsi ha sottolineato innanzitutto che questi studi di settore sono stati affidati al sistema camerale per l’impatto strategico che riveste sul territorio nazionale, soffermandosi sull’efficacia degli strumenti adottati per la costruzione del sistema di monitoraggio dei trend tecnologici: dall’individuazione/analisi, attraverso incontri mirati con le imprese, di Keywords (parole chiave)5, all’interrogazione “intelligente” di archivi e banche dati professionali fino all’utilizzo di strumenti software di “text mining” per la classificazione dei documenti estratti 6. Il Prof. Bonaccorsi ha confermato, inoltre, che quanto emerso nei focus group finora organizzati nei vari settori produttivi si rivela di estrema utilità sia per le imprese di maggiori dimensioni, più strutturate rispetto alle PMI, sia per le imprese di minori dimensioni: è vero, infatti, che le imprese grandi sono in grado di comprendere l’evoluzione delle tecnologie, avendo sviluppato internamente una propria funzione di Ricerca &Sviluppo, i risultati dello studio, però, fanno loro conoscere delle aree di ricerca, anche non riferi- te al loro specifico settore di appartenenza e comunque strategiche su cui possono intervenire in anticipo rispetto alla concorrenza. Sono stati evidenziati, inoltre, le opportunità ed i vantaggi legati all’utilizzo sistematico e puntuale delle banche dati di ricerca che, se correttamente consultate, sono in grado di fornire informazioni aggiornate e rilevanti, la cui ricostruzione ragionata consente la mappatura tecnologica del settore. In questo senso rappresentano uno strumento utilissimo per le PMI, in quanto permette loro sia di tutelare il proprio patrimonio tecnologico, sia di conoscere e controllare l’attività dei concorrenti, nonché lo sviluppo e l’andamento del settore e del mercato di interesse. Infine, è necessario sottolineare come la realizzazione del progetto di Osservatorio del settore della meccanica ha sicuramente contribuito all’arricchimento ed alla crescita professionale del personale dell’Ufficio Brevetti e Marchi e del Centro Regionale Pat-Lib che ha preso parte a numerose giornate formative su tematiche nuove ed attuali, nonché all’aggiornamento delle banche dati di ricerca a disposizione dell’Ufficio. Ciò contribuirà a migliorare qualitativamente i servizi di informazione e assistenza tecnica in materia brevettuale resi agli utenti e a soddisfare in modo puntuale le loro esigenze. Più in generale, va detto che il lavoro svolto costituisce senza dubbio una opportunità in più per valorizzare i Diritti di Proprietà Intellettuale (D.P.I.) da parte del sistema produttivo locale, in quanto sono di inte- 5 Al fine di una corretta individuazione delle keywords, il Prof. Bonaccorsi suggerisce di concentrare l’attenzione su quattro principali aree di lavoro riferite rispettivamente a : PRODOTTO TIPICO del settore produttivo (e suoi sottosistemi); PROCESSO PRODUTTIVO; PROCESSO DI SVILUPPO DEL PRODOTTO (es. design, progettazione, prove e test, ecc.); eventuali TECNOLOGIE COMPLEMENTARI (es. funzionalità aggiuntive del prodotto principale). 6 Attualmente la Lucense spa, in collaborazione con la Dintec, sta testando un sistema di classificazione dei documenti (si tratta del software TEMIS della società SINTHEMA) che consente l’aggregazione/suddivisione successiva dei files trovati attraverso l’interrogazione delle banche dati, come di seguito indicato: - aggregazione dei dati secondo un modello morfologico che raggruppa i documenti sulla base della frequenza con cui determinate parole - chiave compaiono nel brevetto (o in altro documento): es. stampi, stampaggio, stampisti; - aggregazione secondo un modello semantico che raggruppa i documenti, già classificati come sopra, sulla base di alcuni concetti preminenti: es. progettazione stampi, manutenzione stampi, ecc. In questo modo è possibile rielaborare la documentazione inizialmente trovata in gruppi più omogenei, rendendola maggiormente fruibile da parte degli operatori esterni che potranno consultarla facilmente senza perdite di tempi o costi eccessivi. resse e possono essere utilizzati da molte delle figure professionali coinvolte a vario titolo nell'attività economica-commerciale di una azienda: a) l'esperto di marketing può individuarvi i bisogni e le tendenze della clientela; b) il tecnico può esaminare la tecnologia del miglior prodotto fabbricato da un concorrente; c) il consulente legale può inibire l'attività di un'impresa che è caduta nella contraffazione. Inoltre, i Diritti di Proprietà Intellettuale, come di seguito ampiamente illustrato, possono essere considerati efficaci strumenti negli affari, in quanto permettono la circolazione delle tecnologie, possono essere direttamente sfruttati e commercializzati, concessi in licenza dietro compenso in danaro o attraverso licenze incrociate con altre imprese, alienati totalmente o parzialmente, valutati come parte del patrimonio aziendale in quanto strumento di controllo del mercato e di monitoraggio della concorrenza. 21 TESTIMONIANZA DELLE IMPRESE Ing. Valerio Aisa Direttore Generale Wrap SpA - Gruppo Indesit Company Fabriano (AN) La scelta di monitorare la situazione generale dell’industria meccanica marchigiana partendo da un confronto con lo “stato dell’arte” della tecnologia, effettuato mediante l’analisi on-line di brevetti e di pubblicazioni scientifiche in materia, è da ritenersi assolutamente corretta, come dimostrato anche dai lusinghieri risultati ottenuti con riferimento al primo tema affrontato, quello delle tecnologie degli stampi meccanici. In particolare, uno degli aspetti più interessanti emersi da questa prima esperienza, che ovviamente non può essere considerata esaustiva perché limitata (per evidenti ragioni pratiche di priorità) ad una prima analisi di un tema specifico di un settore molto vasto, è il ruolo fondamentale del brevetto, inteso come strumento di conoscenza oltre che di protezione del know-how. Riteniamo importante rilevare questo fatto perché nel nostro Paese, purtroppo, si parla moltissimo d’innovazione, ma troppo spesso si dimentica la situazione drammatica in cui versa l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e l’assoluta mancanza di conoscenza in materia da parte di piccole e medie imprese, e non solo. E’ comunque incoraggiante il fatto che molte Università stiano analizzando il problema e che alcune Camere di Commercio, tra cui quella di Ancona, stiano prendendo iniziative importanti per agevolare le pratiche di deposito di nuovi brevetti e per informare adeguatamente le aziende su un argomento che, a torto, è ancora considerato materia per specialisti. E’ vero, infatti, che il brevetto implica aspetti giuridici che presuppongono competenze specifiche, ma è anche vero che esistono ormai importanti banche dati online che sono accessibili a tutti in maniera gratuita e che non richiedono un elevato livello di conoscenza specialistica per poterne trarre significativi benefici sul piano pratico. Per questa ragione, riteniamo utile proporre quanto segue: 1. portare a termine questa prima esperienza, giungendo a conclusioni operative derivanti soprattutto dal feedback delle aziende più direttamente coinvolte nel problema affrontato; 2. ampliare l’attività di monitoraggio estendendola a temi contigui e sinergici rispetto a quello attualmente in esame; 3. stimolare ulteriori iniziative, in parallelo alla presente, per diffondere conoscenza riguardo alle problematiche del brevetto industriale (includendo anche marchi, modelli ornamentali e modelli d’utilità). Con riferimento all’ultimo punto, occorrerebbe operare in due direzioni complementari: quella riguardante il corretto sfruttamento (in termini di risultati, ma anche in termini economici) dei servizi offerti dai vari uffici di consulenza in materia di difesa della proprietà intellettuale, e quella relativa all’uso efficace delle informazioni messe a disposizione dalle varie banche dati on-line. Quest’ultimo aspetto dovrebbe però prevedere un forte coinvolgimento delle aziende ed un supporto tecnico adeguato al fine di sviluppare, all’interno delle stesse, le necessarie competenze per poter gestire in maniera il più possibile autonoma i seguenti aspetti: - conoscenza degli strumenti e delle strategie di ricerca su banche dati on-line - capacità di analisi tecnica di un brevetto e di definizione del suo campo di copertura attraverso lo studio del set delle rivendicazioni - capacità di scrittura della struttura generale di un brevetto - capacità di impiego del brevetto come strumento per individuare, con congruo anticipo, i filoni d’innovazione perseguiti dai maggiori concorrenti. Poiché Wrap ha già maturato questo tipo di esperienza ottenendo risultati incoraggianti, seppure a fronte di uno sforzo non indifferente, parteciperemmo con piacere ad iniziative che andassero nella direzione appena indicata. questi non si ottengono con “invenzioni pure” quanto piuttosto a fronte di “applicazioni ed assemblaggi” intelligenti e rapidi di idee e studi già sviluppati. Ugualmente auspicabile sarebbe, infine, un più efficace coinvolgimento delle Università, in particolare delle Facoltà di Ingegneria, che sebbene producano dei bravi ingegneri, non hanno tuttavia dato finora un contributo tangibile nella direzione indicata nei quattro punti di cui sopra. Una latitanza7 probabilmente giustificata in passato, visto lo scarso interesse storico delle istituzioni italiane verso il tema del brevetto, ma non più giustificabile in questo momento, in cui è necessario dare nuovo impulso alla ricerca industriale (i cui risultati devono essere adeguatamente protetti...) per favorire la competitività delle nostre aziende Riconfermando l’apprezzamento per il lavoro svolto dal team che ha curato il Progetto e sottolineando l’urgenza di quanto indicato sopra,Vi ringraziamo per averci coinvolto in quest’interessante esperienza. Quali difficoltà si vedono? Ing. Remo Rossi Sviluppo Qualità Merloni Termosanitari spa Fabriano (AN) Un aiuto alla sponsorizzazione potrebbe avvenire, nelle Aziende medio grandi, anche dalle figure di Product Management e dai Responsabili degli Uffici Acquisti ambedue interessati agli sviluppi dei prodotti e delle tecnologie presso concorrenti e fornitori. Per aiutare la diffusione dell’Osservatorio un suggerimento potrebbe quindi riguardare l’attuazione di “sessioni di presentazione” meglio se itineranti da svolgersi presso le stesse aziende estendendo l’invito ai loro fornitori o colleghi di altre realtà. La Merloni Termosanitari ha apprezzato l’idea e l’attuazione dell’Osservatorio in oggetto, ma non è ancora in grado di presentare esperienze e vantaggi acquisiti anche se le premesse per un impiego interessante ci sono già tutte. Ormai si sa con certezza che per i Paesi dell’area occidentale le sfide sul piano economico si vincono realizzando prodotti e tecnologie innovativi e che Sapere che una idea può essere rapidamente inserita nel circuito produttivo, anche perché supportata da prove e test di laboratorio affidabili, fornisce una tranquillità in più per il suo successo e quindi si dà il benvenuto ad un “servizio” volto al recupero di informazioni e dati su elementi tecnologici e produttivi. Forse una certa riluttanza da parte del personale addetto allo sviluppo dei prodotti e delle tecnologie in quanto l’impiego di un tal servizio potrebbe essere visto come una spesa (di tempo) “certa” a fronte di un “probabile” vantaggio ed il primo impulso forse consiglierebbe di far a meno di accedere all’Osservatorio e di procedere con le proprie capacità e conoscenze. Per questo l’iniziativa dovrebbe essere sponsorizzata all’interno dell’Azienda, in qualche caso forse imposta, dall’Imprenditore o dal Direttore Progettazione in modo che gli Addetti imparino a percorrere “queste strade” e a prendere confidenza con esse. Così, rassicurati, potrebbero impiegare con continuità il servizio offerto. Vi ringraziamo intanto per il privilegio accordato al Gruppo MTS. Fanno ovviamente eccezione le Facoltà di Economia e di Giurisprudenza, che invece trattano l’argomento, seppure limitato ai temi di loro competenze (che necessariamente non possono affrontare in maniera esaustiva gli aspetti di tipo ingegneristico). 7 23 Ing. Giacomo Angeloni R & D Manager Somacis pcb industries Castelfidardo (AN) totale delle istituzioni. Il trasferimento non è solo legato alla produzione. Sono sempre di più le aziende che impiantano uffici di ricerca e sviluppo, potendo utilizzare figure professionali di buon livello. Abbiamo apprezzato particolarmente il progetto di Osservatorio dei trend tecnologici del settore della meccanica per l’attualità e l’innovativà delle tematiche trattate e degli strumenti utilizzati. Il suggerimento che mi sento di dare è molto banale, forse anche troppo. La Camera di Commercio potrebbe farsi carico di aumentare le possibilità che istituzioni ed aziende si incontrino. Riunioni non troppo estese, con aziende selezionate per settore di appartenenza, anche e soprattutto a carattere informale possono risultare produttive ed interessanti. Un coordinamento degli incontri è assolutamente necessario per stimolare la partecipazione e vincere la naturale ritrosia, tutta marchigiana. Fare un bilancio di quanto è stato fatto fino a questo momento è relativamente semplice. Durante il focus group a cui ho preso parte, ci siamo presentati, abbiamo esposto le nostre difficoltà, le capacità e la volontà di andare avanti. A mio avviso è stato già questo un successo. Trovare aziende marchigiane che “non si piangono addosso” e cercano di spingere la ricerca è un bel risultato. Ci siamo lasciati con la volontà di incrociare i risultati dell'indagine svolta con delle parole chiave, fornite durante i lavori, e le necessità delle singole aziende. Lo scopo era sia quello di trovare risposte alle difficoltà contingenti che cercare eventuali futuri sviluppi dell'attuale stato dell'arte. Come da accordi, il materiale raccolto e sottoposto alla mia attenzione è stato esaminato e per quello che ci riguarda il vaglio delle informazioni e della documentazione fornita ha richiesto degli approfondimenti successivi. Purtroppo il settore dei circuiti stampati ha poche parole chiave, fatto salvo per alcuni acronimi, che possano rendere efficace la ricerca. Gli approfondimenti condotti sulla base delle indicazioni fornite hanno prodotto risultati più utili ed interessanti. Il nostro comparto sta subendo un progressivo, quanto inesorabile, impoverimento del numero di aziende produttrici di circuiti stampati in Europa. L'accorpamento è la migliore delle ipotesi che si prospetta ad una PMI. La chiusura è una prospettiva in alcuni casi inesorabile e che non può essere contrastata soltanto con ammortizzatori sociali o a carico Il vantaggio innegabile che possiamo ricavarne tutti (istituzioni ed imprese) è una crescita culturale diffusa e una visione ancora più ampia del nostro e del lavoro di realtà industriali che erano sconosciute e che sono a pochi chilometri da noi. Ognuna di queste realtà può avere la soluzione o il suggerimento giusto o può svelare delle opportunità. In merito alla situazione attuale, mi permetto di esprimere una mia riflessione. Non possiamo utopicamente pensare che tutte le aziende delle Marche sopravvivranno a questo o ad altri momenti di difficoltà. Il mercato è in continua evoluzione. Sventolare lo spauracchio della Cina molto spesso è una giustificazione per chi non vuole mettersi in gioco e cambiare. Le sinergie, la ricerca di prodotti e processi innovativi ed il superamento delle "barriere architettoniche" mentali e burocratiche sono strumenti utilissimi e di cui non possiamo fare a meno. Ing. Francesco Marinelli Direttore Tecnico Best spa Fabriano (AN) Con riferimento al lavoro svolto nell’ambito dell’Osservatorio sul settore meccanico, abbiamo ovviamente consultato il materiale che ci è stato inviato. La prima considerazione è che il lavoro svolto è veramente enorme. E' incredibile come possa esistere una così vasta quantità di brevetti su ciascuna materia. A Voi il merito di averli puntigliosamente ricercati. di puntualizzare ed approfondire l’analisi di materiali o processi in grado di concorrere allo sviluppo tecnologico dei nostri prodotti, sia attuali che potenziali. Personalmente abbiamo concentrato l'attenzione sulle tematiche di saldatura e in particolare sulla saldatura laser. Siamo, dunque, favorevoli ad una prosecuzione del progetto, nonché a partecipare a nuovi incontri o tavoli di lavoro che riteniamo costituiscono sicuramente un’occasione di confronto e di scambio di informazioni ed esperienze per le imprese coinvolte. I brevetti individuati sono relativi soprattutto alla tecnica di saldatura (macchina e gas utilizzato), ma ci sono anche spunti interessanti per quanto riguarda la penetrazione della saldatura. Poichè stiamo utilizzando, seppure esternamente, questa tipologia di saldatura, è mia intenzione approfondire tutti gli aspetti, in collaborazione con la Società che ci fornisce questo servizio. Stiamo cercando di selezionare i brevetti più interessanti al fine di richiedere ed analizzare la descrizione completa. Vi ringraziamo per le informazioni inviate e ci complimentiamo ancora con Voi per il lavoro svolto. Sig. Sergio Fiatti Imprenditore Futura Stampi srl Monte Roberto (AN) Per quanto riguarda le finalità ed i risultati conseguiti, in questa prima fase dei lavori relativi all’Osservatorio per il monitoraggio e l’analisi della ricerca e dell’innovazione tecnologica applicate al settore della meccanica, riteniamo molto interessante per il nostro settore avere dei punti di riferimento da cui gli operatori (imprenditori e tecnici) possano attingere dati ed informazioni, di carattere brevettuale e scientifico, in grado di offrire spunti e contribuire allo sviluppo ed alla crescita del settore produttivo di riferimento e dell’azirnda nel suo complesso, sia a breve che a medio-lungo termine. Interessante sono risultati la lettura e lo studio della documentazione fornita, anche se auspichiamo possano essere svolte ricerche successive che consentano 25 Le “meccaniche” in Provincia di Ancona di Mariangela Paradisi* La specializzazione produttiva della Provincia Tra le marchigiane,Ancona è notoriamente la provincia del manifatturiero meccanico. È forse meno noto, invece, che Ancona è anche la più “italiana” tra le province delle Marche: ricalca infatti quasi perfettamente - come le figure 1 e 2 evidenziano - la media italiana per quota di unità locali manifatturiere sul totale delle unità locali presenti e di unità locali del settore meccanico sul totale delle unità locali manifatturiere. Fonte: Istat, Censimento 2001 Industria e Servizi; elaborazione dati forniti dall'Ufficio Statistica e Studi della CCIAA di Ancona Fonte: Istat, Censimento 2001 Industria e Servizi; elaborazione dati forniti dall'Ufficio Statistica e Studi della CCIAA di Ancona La maggioranza delle unità locali si concentra nel settore della produzione di metallo e fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo (65 per cento circa), mentre la maggior parte degli addetti è nel settore della fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (54 per cento circa) (si veda la figura 3). Fonte: Istat, Censimento 2001 Industria e Servizi; elaborazione dati forniti dall'Ufficio Statistica e Studi della CCIAA di Ancona 27 La vocazione “manifatturiera” regionale e provinciale, e la vocazione “meccanica” della provincia di Ancona sono evidenti se ci si riferisce al numero di addetti (tavola 1): sia per quanto riguarda le manifatture in genere che per quanto riguarda la meccanica, la quota di addetti rapportati alla popolazione residente è notevolmente superiore alla media italiana e regionale: 53 addetti circa ogni 1000 residenti nel caso della provincia di Ancona; 30 addetti nel caso dell’Italia; 37 addetti nel caso delle altre province marchigiane. Fonte: Istat, Censimenti 2001Popolazione - Industria e Servizi; elaborazione dati forniti dall'Ufficio Statistica e Studi della CCIAA di Ancona La maggiore rilevanza relativa della meccanica nella provincia di Ancona si deve soprattutto alla relativa maggiore diffusione (si veda ancora la tavola 1), nell’ordine, di: 1) produzioni e lavorazioni di prodotti in metallo, tipicamente legate alla presenza di altre produzioni finali meccaniche e non meccaniche e alle costruzioni; 2) produzioni di apparecchi per uso domestico (prevalentemente, cappe e elettrodomestici bianchi); 3) produzioni di “altre macchine per impieghi speciali” (ad esempio, stampi); 4) produzioni di “altre macchine di impiego generale” (ad esempio, componentistica); 5) produzioni di “altri mezzi di trasporto” (ad esempio, cantieri navali); 6) produzione di macchine per l’agricoltura. Il contributo dei settori all’occupazione provinciale La presenza di alcuni settori in cui la provincia è fortemente connotata rispetto sia alla media regionale che alla media italiana (ad esempio, il 12 per cento degli addetti italiani al comparto degli apparecchi per uso domestico sono localizzati nelle Marche) comporta che anche gli addetti alla meccanica siano quasi totalmente occupati nei comparti medesimi (si veda la tavola 2). In particolare, 1/3 circa degli addetti regionali al settore meccanico è occupato nel comparto degli apparecchi per uso domestico e oltre 1/3 nel comparto delle lavorazioni dei metalli e delle produzioni di prodotti in metallo. Macchine per l’agricoltura; “altre macchine per impieghi speciali” (che comprende la maggioranza dei produttori di stampi) e “altri mezzi di trasporto” occupano un quinto circa degli addetti. Data anche la specializzazione geografica di quasi tutte queste produzioni (fanno eccezione le lavorazioni dei metalli e la produzione di prodotti in metallo), la “stabilità sociale” sembra dunque fortemente dipendere dai comportamenti strategici delle imprese leader di alcuni comparti di specializzazione meccanica ma anche “non meccanica”. Ad esempio, nel caso degli stampi, la produzione è diretta prevalentemente ad imprese di settori diversi dalla meccanica. Per questo motivo, il comparto è stato l’oggetto principale della presente indagine. Fonte: Istat, Censimento 2001 Industria e Servizi; elaborazione dati forniti dall'Ufficio Statistica e Studi della CCIAA di Ancona Un dato positivo che emerge dall’analisi sulle dimensioni medie (in termini di addetti) delle unità locali della meccanica presenti nella provincia, è la maggiore dimensione media che connota la meccanica dell’anconetano e, pertanto, le manifatture in genere, rispetto alla media regionale e italiana (si veda la tavola 3).Ancora più indicativo è il confronto con le altre province delle Marche e con la media italiana. Pure in questo caso, nei comparti di specializzazione (evidenziati in grigio) la struttura produttiva provinciale mostra dimensioni delle unità locali mediamente più grandi.Tuttavia, nel comparto più diffuso sia in termini di unità locali che di addetti (lavorazione dei metalli e produzione di prodotti in metallo), le dimensioni restano troppo modeste (in media 10 addetti) per poter ipotizzare comportamenti imprenditoriali indipendenti da quelli delle imprese leader cui le produzioni o le lavorazioni sono – presumibilmente - in prevalenza dirette (terzismo). Questo comparto, inoltre (assieme al comparto degli stampi meno complessi), è presumibilmente più soggetto agli effetti di eventuali strategie di delocalizzazione praticate dalle imprese leader e/o alla concorrenza dei prodotti dei paesi emergenti o in transizione (particolarmente, della Cina). Il comparto, inoltre, è ragionevolmente meno “sensibile” alle eventuali innovazioni tecnologiche: le produzioni sono infatti per lo più standardizzate, e le lavorazioni strettamente legate alle necessità dei vicini committenti. È tale comparto, dunque, che 29 potrebbe presentare nel prossimo futuro (assieme agli stampi di minore complessità produttiva) le maggiori difficoltà produttive e, dunque, occupazionali. Fonte: Istat, Censimento 2001 Industria e Servizi; elaborazione dati forniti dall'Ufficio Statistica e Studi della CCIAA di Ancona Le dinamiche settoriali negli anni della delocalizzazione e della concorrenza cinese Allo scopo di avere una prima idea sugli andamenti settoriali negli anni successivi al Censimento 2001, sono stati elaborati alcuni dati relativi al numero di imprese attive nel 2001 e nel 2004. Preliminare all’analisi, è stata la verifica degli scostamenti esistenti tra dati di fonte censuaria e di fonte CCIAA: com’è noto, infatti, le due fonti non sono direttamente confrontabili. Nel caso della meccanica e manifatture della provincia di Ancona, l’esito del confronto tra fonti è stato confortante: pur nella differenza tra i valori assoluti (i dati CCIAA riportano circa 1000 imprese in più nel caso della meccanica, e circa 800 imprese in più nel caso delle manifatture in genere), i dati di fonte camerale non presentano distorsioni rilevanti per quanto riguarda la distribuzione delle imprese tra Ancona e le altre province. La distorsione è, infatti, pari all’1 per cento in più a favore di Ancona, ma si scarica quasi interamente sulle "altre attività". Analizzando dunque gli andamenti relativi alle imprese attive al 30 settembre 2001 (data cui sono riferiti i dati censuari) e al 31 dicembre 2004, si rilevano andamenti particolarmente interessanti che, pur nella brevità del periodo considerato, permettono di confermare quanto detto precedentemente. La figura 4 mette infatti in evidenza, innanzitutto, come la presenza del settore meccanico abbia evidentemente favorito la provincia di Ancona. Da rilevare, inoltre, che il settore meccanico è stato comunque privilegiato nel periodo considerato non solo in provincia di Ancona: anche nel resto delle Marche le imprese attive aumentano dell’8 per cento circa tra il 2001 e il 2004, contro una generalizzata diminuzione delle manifatture in genere, e delle manifatture esclusa la meccanica. La provincia di Ancona, inoltre, si rivela più dinamica di altre pure nel caso delle imprese manifatturiere “non meccaniche” il cui numero aumenta dell’1 per cento circa nel lasso di tempo considerato, contro una diminuzione di quasi il 2 per cento nelle altre province marchigiane. Fonte: Infocamere - Unioncamere; elaborazione dati forniti dall’Ufficio Statistica e Studi della CCIAAdi Ancona Analizzando più approfonditamente i singoli comparti (tavola 4), è possibile rilevare come siano soprattutto i comparti delle lavorazioni e produzioni meccaniche standardizzate, più legate al terzismo locale o non locale, ad essere maggiormente penalizzate. Al contrario, le buone performance della meccanica in genere (il saldo tra numero di imprese attive nel 2001 e nel 2004 è comunque positivo e pari a 142 imprese attive in più) dipendono prevalentemente dalle produzioni più qualificate (ad esempio, gli stampi); dagli apparecchi per uso domestico (16 imprese attive in più) o da lavori di meccanica generale (tornitura, fresatura, ecc.; 58 imprese attive in più). I dati per ora disponibili non consentono di valutare, però, gli effetti che più possono interessare: quelli sull’occupazione o sugli equilibri territoriali. Il numero delle imprese attive e la sua variazione, per quanto necessario, non è infatti, di per sé, un indicatore sufficiente per valutare le dinamiche settoriali. Sarebbe dunque importante poter proseguire in questo senso l’analisi. 31 Fonte: Infocamere - Unioncamere; elaborazione dati forniti dall’Ufficio Statistica e Studi della CCIAA di Ancona *Docente di Economia dell’Impresa e di Istituzioni di Economia, Facoltà di Economia “Giorgio Fuà”, Università Politecnica delle Marche L’INNOVAZIONE NELLA FILIERA PRODUTTIVA di Carlo M. Bartolini* Da tempo si assiste al progressivo indebolimento della competitività dell’industria italiana che ha visto ridursi sensibilmente la propria quota sul mercato mondiale. Tale declino è oggetto di studio e dibattito in molti ambienti e campo di scontro politico, purtroppo spesso senza interventi significativi. La nostra struttura industriale basata principalmente sulla piccola e media impresa, specializzata sulla eccellenza della capacità manifatturiera, è stata travolta dalla forza della espansione dei mercati e si trova oggi schiacciata, da un lato, dalla competitività di paesi con basso costo del lavoro e con meno vincoli, dall’altro dalla capacità innovativa di paesi tradizionalmente organizzati per lo sviluppo tecnologico. Ciò avviene in tutti i settori produttivi e non si salvano neppure i mercati di tradizionale privilegio, come testimonia la crisi dell’industria calzaturiera. Le ragioni sono da tutti riconosciute nella estrema debolezza del triangolo competitivo costituito da organizzazione delle imprese, formazione qualificata ed innovazione. Certamente gli interventi da adottare, se si vuole un effetto immediato, dovranno vedere un intervento finanziario pubblico per rimuovere una situazione di stallo; ma sarebbe una ulteriore perdita se il tessuto industriale non avesse ben chiaro che, preso l’abbrivio, l’accelerazione è funzione solo della capacità di stare al passo del mercato e della sua evoluzione tecnologica. Con ciò non si deve necessariamente pensare di far nascere delle nuove Silicon Valley rivolte a chissà quali avveniristici sviluppi hi-tech, ma tornare alle tradizionali capacità creative e dotarle di strumenti di svilup- po moderni. Non può essere avviata una fase di crescita in virtù di soli interventi nel campo R&D, tralasciando poi una contemporanea riorganizzazione del management di tutte le risorse strumentali ed umane. Questa attenzione è comune a tutte le tipologie di azienda; ma mentre per le grandi, a prevalente gestione manageriale, l’introduzione delle ICT è già stato avviato per necessità gestionale, nelle piccole e medie imprese si incontrano i maggiori ritardi. Nel caso di tale tipologia di azienda si parla spesso di “azienda radicata nel territorio”, intendendo con ciò che tutto quello che le gira attorno contribuisce alla sua vita ed alla sua crescita. Se ciò si verifica, ed in Italia ci sono innumerevoli eccellenti esempi, la qualità del lavoro se ne avvantaggia. Ma tutto questo non deve essere un vincolo e se si rende necessaria la massiccia diffusione delle nuove tecnologie deve essere attuato con tempi rapidi e con essa devono essere avviate le riorganizzazioni nella gestione aziendale e la scelta qualificata delle risorse umane. Il “radicamento nel territorio” può essere un elemento di freno allo sviluppo se “il territorio” si manifesta lento nell’assorbimento delle nuove tecnologie, delle riorganizzazioni aziendali e dei loro costi di aggiustamento, anche sociali. Se tutto ciò non avviene è inevitabile quel processo a cui assistiamo e che sta portando al lento deterioramento competitivo. Uno dei settori di maggiore orgoglio per l’Italia è stata, da sempre, la meccanica. Un settore dove ci è sempre stata riconosciuta la capacità di realizzazione di manufatti di qualità ed affidabilità invidiabili. Eppure anche in tale settore si registrano aree di crisi che includono anche aziende di media dimensione. La meccanica non è solamente auto e suo indotto, ma anche macchine utensili, elettrodomestici, attrezzature per la produzione (stampi) ed altro.Analizzando gli 33 andamenti in ognuno di tali comparti si possono osservare notevoli differenze tra aziende, anche dello stesso settore produttivo, ed il punto che accomuna le aziende in crescita è senza dubbio la loro capacità innovativa. A questo punto c’è da chiedersi in che cosa consiste essere innovativi.Aver costituito un ufficio ed un laboratorio R&D ed investire in nuove tecnologie costruttive e nuove attrezzature di progettazione sono sicuramente scelte che caratterizzano una attenzione all’innovazione. Ma spesso si è verificato che tutto ciò non basta e le spese sostenute non danno i risultati ipotizzati. L’innovazione non consiste in una operazione tecnica o finanziaria ma in un pensiero trainante, in una mentalità dominante ed è una filosofia di gestione di tutta la filiera produttiva. Dal marketing alla progettazione, dalla produzione alla gestione degli acquisti, lo scopo deve rimanere la ricerca della migliore soluzione, non come risposta ad una esigenza del mercato, bensì come occasione di crescita del know-how. Scendendo più nel dettaglio si vede come tale processo modifichi tutti i punti della vita aziendale: dal rapporto con i fornitori, che devono essere coinvolti nella crescita, al settore ricerca e sviluppo che deve sentire il compito di guidare ed amalgamare le attività innovative, ma deve anche capire che tutto va inserito nella continuità di crescita nella conoscenza da parte di tutta l’azienda. C’è da chiedersi se esiste un problema dimensionale e se tale processo non sia prerogativa della sola medio-grande industria. In realtà ciò non appare come un problema, poichè sul piano storico si è spesso visto che la reattività della piccola azienda alle mutazioni del contesto competitivo è stata sempre ottima. Inoltre, la crescita delle PMI italiane è caratterizzata dal modello distrettuale dove è possibile la valorizzazione delle conoscenza e delle competenze complementari che generalmente si producono, si trasmettono e si riproducono a livello locale. E’ importante però che tutto il “distretto” cresca nella conoscenza e nella competenza. In altre parole ha successo l’azienda innovativa inserita in un contesto innovativo che rende possibile la crescita nella conoscenza dell’insieme di società civile ed industriale. Si evidenzia quindi come l’innovazione deve contemplare anche i giusti rapporti con i centri di ricerca, le università ed i laboratori qualificati. La strada per avere sempre la piena conoscenza del settore tecnico scientifico in cui si opera è la base necessaria per operare le scelte giuste in ragione del rispetto dei parametri propri dell’azienda. In altre parole l’elemento primo è la “conoscenza”. Si intende con ciò sia la padronanza delle basi scientifiche che la pronta e sempre aggiornata conoscenza dello stato dell’arte. Cosa si sta facendo nel mondo, cosa stanno sviluppando i concorrenti, quali nuove teorie o soluzioni si stanno proponendo. Se a queste domande si è sempre in grado di dare una risposta concreta, vuol dire che l’azienda è potenzialmente innovativa. Cioè ha piena conoscenza del contesto in cui le scelte tecniche andranno a calarsi; anche questo è know how aziendale. Tutto ciò è oggi attuabile con il supporto di strumenti informativi capaci di monitorare le banche dati, oggi largamente disponibili sia in campo scientifico che in quello brevettuale. Con Technical Competitive Intelligence si intende l’attuazione di quei processi in grado di trasformare i dati disaggregati in conoscenza. Ciò è oggi indispensabile per operare strategie vincenti. Un tale cambiamento di filosofia aziendale avviene solo con l’azione adeguata sulla formazione. In un tale contesto infatti tutte le componenti sociali devono muoversi in coerenza con il proprio obiettivo istituzionale; anche la scuola e l’università. Devo osservare che, dopo aver spinto sin dai primi anni della mia attività universitaria per operare la ricerca assieme al mondo industriale anche della PMI, nell’ultimo periodo tali opportunità si sono moltiplicate e sempre più frequentemente sono i laureati miei ex allievi, che tornano all’Università per avere supporto nei programmi di sviluppo delle aziende in cui operano. In questo sta la conferma che l’approccio alla crescita ha abbandonato la strategia del “faccio da solo” che per tanti anni ha sempre accompagnato lo sviluppo delle piccole aziende, anche se sino ad oggi con successo. E’ come uscire dal “bozzolo” e capire che nella filiera produttiva vanno inserite tutte le componenti della società che operano per lo sviluppo e la ricerca, e ad esse va data fiducia. Una fiducia alla quale si deve essere pronti a dare risposta con i tempi ed i modi opportuni, ma soprattutto con la giusta competenza. E se l’ambiente universitario non può essere in grado, per sua natura, di soddisfare tutta la domanda, ben vengano le joint-venture, gli spin-off e quant’altro permetta di assorbire le competenze qualificate per supportare l’apparato produttivo nella sua continua battaglia nella competitività. La inesorabile delocalizzazione di una buona parte delle attività produttive imposta dalle leggi di mercato e la contemporanea crescita del livello di formazione dei giovani, rendono inevitabile la via dello sviluppo di centri di gestione ed innovazione se si vuole mantenere il livello occupazionale di risorse sempre più qualificate. E su questo piano che la sfida ci vede in ritardo ed in affanno! *Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica, Facoltà di Ingegneria, Università Politecnica delle Marche 35 RICERCA E INNOVAZIONE: I MOTORI DELLO SVILUPPO ECONOMICO di M. Letizia Urbani* Premessa Mediante il progetto “Osservatorio per il monitoraggio sistematico dei trend tecnologici nel settore della meccanica” si è cercato di comprendere alcuni aspetti peculiari relativi alla propensione alla ricerca ed all’innovazione delle imprese del settore della meccanica regionale, con particolare attenzione a quelle meccaniche localizzate nella provincia di Ancona sulla base delle quali possono essere formulate alcune considerazioni sull’importanza della ricerca e dell’innovazione tecnologica come motore di sviluppo dell’intero sistema produttivo marchigiano. Lo stato dell’arte Durante la fase di analisi è stato possibile rilevare alcune importanti situazioni che descrivono lo stato dell’arte della ricerca/innovazione presso le imprese del settore, situazioni che vengono di seguito commentate: - Scarsa capacità di attivare ricerca sistematica e istituzionalizzata - Buona capacità di innovare e commercializzare innovazioni Queste due situazioni e la relativa coesistenza non fanno altro che riflettere le caratteristiche dimensionali del sistema produttivo regionale che manifesta una maggiore propensione rispetto alla media nazionale ad investire in attività innovative esterne quali l’acquisizione di macchinari e attrezzature, di consulenze e di tecnologie di vario genere. A questo va aggiunto che la quota delle imprese innovative sul totale censite dall'lstat è del tutto paragonabile a quella dell'ltalia nel suo complesso e la quota di brevetti conseguiti da imprese e altre istituzioni marchigiane presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi è a tutt'oggi persino leggermente più alta della media nazionale. Questi segnali di dinamismo sono anche confermati dalla forte crescita negli ultimi decenni dei brevetti depositati da inventori marchigiani presso l'US Patent Office (Ufficio Brevetti americano), normalmente considerato un indicatore di maggiore qualità delle innovazioni realizzate. Esistenza di un nucleo circoscritto, ma plausibilmente in espansione, di imprese che si sono attrezzate al fine di rendere più sistematica ed efficace I’attività di ricerca, investendo nella costituzione di laboratori e nell’assunzione di personale qualificato dedicato alla ricerca Ad oggi sono, infatti, circa 250 le imprese regionali che risultano concretamente impegnate in attività di ricerca e innovazione e che hanno avuto progetti finanziati dalla Commissione Europea attraverso i vari programmi quadro di ricerca (Framework Programme), dal MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) e dalla stessa Regione Marche che hanno comportato in alcuni casi la brevettazione dei risultati di tali ricerche. Queste imprese si concentrano nei settori manifatturieri a medio-alta e alta tecnologia in maniera molto più evidente rispetto a quanto si registra nel resto delle altre imprese marchigiane (il 38% nel caso delle imprese innovative contro meno del 3% nel caso delle altre); mentre decisamente più bassa è la presenza di aziende del terziario fra quelle che risultano innovative. La maggior parte di queste imprese mostra una forte propensione a mettere in atto attività non transitorie di ricerca dimostrata dal fatto che quasi la metà di esse possiede un laboratorio di ricerca interno e che la restante parte ha comunque investito nell’allestimento di impianti ed attrezzature dedicate alla ricerca. Questo nucleo di imprese contribuirà senz’altro a rendere più ampia la domanda di capitale umano sti- molando lo sviluppo di un'offerta formativa più idonea. Le imprese percepiscono chiaramente i vincoli allo sviluppo delle capacità innovative e sono propense a farvi fronte cooperando con altre imprese, centri di ricerca/servizi, istituzioni di vario genere, sia su scala locale che globale Tra i principali fattori di freno all'innovazione troviamo i vincoli finanziari, ma anche e soprattutto, la carenza di personale qualificato; in alcuni casi anche la carenza di informazioni sullo stato dell’arte tecnologico crea qualche disagio. In questo senso le imprese, specie quelle di piccole e medie dimensioni, sembrano avere ben presente l'importanza di sviluppare rapporti di cooperazione tecnologica sia con altre imprese, sia con altre istituzioni (università e centri di ricerca/servizi) al fine di compensare queste carenze strutturali. Il sistema marchigiano presenta ancora notevoli debolezze quanto a capacità di accesso e impiego di nuove tecnologie (informatica, microelettronica, biotecnologie, nanotecnologie, nuovi materiali) In questi campi non vi è sufficiente interazione tra chi fa ricerca pura all'interno o all'esterno della regione e le imprese. La relativa fragilità di ciascuna delle componenti del sistema innovativo regionale, in parte compensata con un crescente ricorso a rapporti di collaborazione sia all'interno che all'esterno dei confini regionali e nazionali, sembra dunque essere compatibile con una attività di innovazione piuttosto diffusa, con una crescente capacità di brevettazione e con il mantenimento di un'adeguata capacità competitiva in molti segmenti di mercato. Tuttavia, non sembra assicurare il salto di qualità che necessita per il potenziamento della capacità competitiva del sistema produttivo regionale. Il sostegno pubblico alle attività di ricerca e sviluppo risulta peraltro prevalentemente orientato a soddisfare esigenze e problematiche di immediato impatto sulle imprese, risultando così di breve respiro. I contributi che vengono destinati ai processi di innovazione che più si approssimano ad attività di ricerca e sviluppo (ad esempio la prototipazione rapida) sono solo una componente ridotta di quelli che più complessivamente vengono erogati e che, in generale, continuano a riguardare investimenti per I'acquisizione di tecnologie e innovazioni incorporate in beni strumentali. La necessità di far fronte al vincolo posto dalla disponibilità di capitale umano Tutte le imprese marchigiane, anche quelle di piccole e piccolissime dimensioni, debbono essere messe nella condizione di poter fare buon uso di quella che viene chiamata economia della conoscenza. Fino ad ora molte piccole imprese, soprattutto nei distretti industriali, hanno saputo utilizzare, e in parte creare, un insieme di competenze applicative che le ha affermate come luoghi in cui si è sviluppato un "saper fare bene le cose", si tratti di scarpe, vestiti, mobili o macchine per produrre questi beni. E in questo senso sono diventate esse stesse istituzioni di apprendimento, nelle quali si impara facendo e si acquisiscono conoscenze tecniche usando le macchine e gli impianti. Ma questo tipo di conoscenza, pur rimanendo importante, non è oggi più sufficiente ad assicurare una crescita duratura. Le (poche) imprese marchigiane che fanno ricerca in modo continuativo sono anche quelle che destinano specificamente a questa funzione personale giovane, qualificato e in gran parte laureato. La conoscenza che genera maggior valore non è più limitata al "saper fare bene le cose" ma nell'incorporare idee originali, nuove soluzioni, tecnologie innovative nelle cose che anche altri possono fare. È noto che la produzione di questo tipo di conoscenza è condizionata da elevate economie di scala, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in ricerca, sviluppo di nuovi prodotti, sperimentazioni di nuove tecnologie, formazione e istruzione del capitale umano. Per questa ragione le piccole imprese che così tanto pesano nel tessuto economico delle Marche, da sole, non sarebbero mai in grado di competere con le grandi. 37 Fabbisogno di servizi qualifìcati alle imprese Tra le forme di intervento pubblico auspicate dalle imprese impegnate nei processi di innovazione, prevalgono gli incentivi fiscali e sono assai diffuse le indicazioni relative alla necessità di interventi pubblici in materia di finanziamenti all'innovazione. Esse riconducono alla difficoltà di pervenire alla massimizzazione della funzione tecnologica e, in particolare, alla dimensione rilevante che gli investimenti assumono nelle produzioni che vogliano affrontare nuovi mercati e competitors. Risultano altrettanto sentite - e si tratta di segnali forse ancora più significativi - le esigenze espresse in termini di servizi tecnologici e di R&S offerti da strutture pubbliche e/o private, quali Università Politecniche e Centri Servizi come ad esempio Cosmob, Meccano, Scam. Questo orientamento trae probabilmente motivazione oltre che dalla consapevolezza dei propri limiti, anche dalla conoscenza delle opportunità rappresentate da un sistema pubblico o a partecipazione mista di Centri per la sperimentazione o di Laboratori per la ricerca e lo sviluppo. In altri termini, le imprese sanno che strutture di questo tipo sono operanti e svolgono un ruolo efficace. Il ruolo svolto da questi attori pubblico/privati insieme allo sforzo prodotto dalle università marchigiane di intensificare il raccordo con il mondo della produzione, anche mediante il tramite dei centri servizi operanti sul territorio regionale o mediante il ricorso a spin-off innovativi, ha consentito di affrontare in maniera più esaustiva le tematiche dell'innovazione nella regione dando inoltre un forte supporto nei campi della ricerca e dell'innovazione dal lato della formazione tecnica e manageriale. L' offerta di specifici e qualificati servizi tecnologici, la promozione di consulenze e la diffusione di informazioni tecnologiche sembrano costituire alcune delle strade per rimuovere gli ostacoli esistenti al consolidarsi delle attitudini innovative. Opportunità di sistematizzare una attività di monitoraggio e potenziarne le ricadute sul sistema produttivo marchigiano Questo obiettivo, che impatta più sul sistema che sulle realtà imprenditoriali, prevede diverse possibili linee di intervento: - Rendere sistematico e periodico il monitoraggio delle attività dei centri di ricerca nelle Marche Ciò comporta uno sforzo continuativo di aggiornamento della banca dati sulle imprese, sui laboratori e sugli istituti di ricerca attivamente coinvolti in progetti di innovazione. In particolare, istituzionalizzando una sistematica attività di rilevazione che consenta di monitorare i cambiamenti che riguardano la dimensione complessiva, la composizione, le caratteristiche strutturali e la distribuzione territoriale di quella che abbiamo definito la "punta di diamante" del sistema innovativo regionale, ovvero le imprese e le istituzioni marchigiane che più sistematicamente svolgono attività di ricerca e sviluppo. La semplice descrizione dell’evoluzione nel tempo di questo nucleo di imprese e istituzioni che fanno parte di questa "punta di diamante" può costituire di per sè un utile strumento per la messa a punto di interventi mirati. Si tratta, infatti, di disporre di una base informativa dettagliata e aggiornata su cui definire le aree, i settori e le categorie di imprese e istituzioni che maggiormente necessitano di interventi di stimolo e di sostegno. Conoscere come evolve la punta di diamante del sistema innovativo regionale è infatti importante per definire sia linee di intervento selettivo che puntino il più possibile ad approfondire e a rafforzare le aree di eccellenza nella ricerca (cercando, quindi, di favorire le imprese e le istituzioni che già sono innovative sulla base dell’aspettativa che possano avere un effetto trainante sul resto del sistema), sia politiche diffusive, che facciano leva sulla parte più dinamica del sistema innovativo regionale al fine di moltiplicarne e indirizzarne le ricadute sul territorio, cercando, quindi, di favorire soprattutto le imprese che si collocano alI’esterno del nucleo delle imprese e delle istituzioni che già sono innovative. - Approfondire I'analisi puntuale delle caratteristiche delle imprese e delle istituzioni che costituiscono la punta di diamante del sistema innovativo regionale Ciò comporta l’analisi di un numero ampio e rappresentativo di imprese e di istituzioni fra quelle individuate nella fase di monitoraggio sistematico di cui al punto precedente, al fine di raccogliere informazioni quali-quantitative più ricche e significative e cogliere i principali elementi di differenziazione delle imprese maggiormente impegnate in attività di ricerca e innovazione rispetto a quelle meno impegnate. Questo approfondimento consentirebbe di mettere meglio a fuoco le variabili chiave rispetto alle quali pensare utili interventi per favorire lo sviluppo innovativo sul territorio. - Raccogliere casi studio su esperienze di frontiera Il ricorso allo studio di casi emblematici è essenziale per cogliere segnali di cambiamento, spesso troppo deboli per delineare una tendenza percepibile guardando ai valori medi delle statistiche disponibili in aggregato, spesso difficili da individuare anche sulla base di dati puramente quantitativi a livello di singole imprese. Ciò consentirebbe una prima messa a fuoco di “specificità marchigiane” che potrebbero essere messe in relazione a livello nazionale o internazionale. - Necessità di puntare sulla crescita qualitativa del fattore umano, sul consolidamento della struttura dimensionale e organizzativa, su strategie di innovazione che spostino l'accento dai processi ai prodotti Questi processi di modernizzazione e di innovazione del sistema produttivo dovranno in ogni caso puntare sempre su un equilibrio fra sviluppo e ambiente. Quella marchigiana dovrà avere un suo valore aggiunto nell'essere una economia ecosostenibile, dove la produzione dovrà essere perfettamente inserita nell' ambiente e considerare il territorio un valore e non un ostacolo allo sviluppo. Proprio in considerazione di tali orientamenti, sembra opportuno che le strategie di qualificazione e di sviluppo tendano comunque al mantenimento e al rafforzamento del carattere diffuso che connota la struttura attuale degli insediamenti, sia urbani che produttivi. In questo senso una particolare attenzione andrebbe posta sulle imprese che hanno conseguito una qualche certificazione ambientale e valutare le possibili sinergie, interazioni e ricadute tra sviluppo tecnologico ed innovazione da una parte e rispetto dell’ambiente dall’altro. RICERCA E INNOVAZIONE: LE RICADUTE SUL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALE Volendo delineare le caratteristiche dei processi innovativi nelle imprese, tra le produzioni della provincia di Ancona non mancano quelle ad alto contenuto tecnologico e innovativo: altoparlanti, cappe aspiranti, circuiti stampati, macchine per l'agricoltura, stampi e, naturalmente, elettrodomestici.Alcuni sistemi territoriali inoltre mostrano un tessuto di imprese dove è largamente diffusa l'innovazione ed i processi innovativi risultano sistematici e tali da confermare che tra le imprese prevale una visione della sfida concorrenziale imperniata sulle tecnologie: ciò determina, tra l' altro, l'esigenza diffusa di disporre di personale con una più elevata preparazione culturale e teorica e una notevole diffusione di imprese che ritengono strategiche le funzioni di ricerca e progettazione ed esprimono esigenze di servizi all'innovazione di elevato profilo. Dove i processi di innovazione e sviluppo assumono connotazioni sistematiche e di lungo termine, i fattori di stimolo costituiti dall'evoluzione tecnologica e quelli che, invece, derivano dalle variazioni della domanda, non individuano più due tipologie antitetiche tra loro (technology-pull o technology-push), ma possono essere considerati come momenti complementari della stessa sequenza tramite la quale i cambiamenti attuali nella domanda sono indotti dalle innovazioni precedenti piuttosto che da autonomi bisogni dei consumatori. La domanda non costituisce dunque il fattore scatenante i processi innovativi, ma assume comunque un ruolo determinante nel breve periodo. Nella misura in cui piccole quantità di prodotti personalizzati rimpiazzano grandi linee produttive di beni standardizzati, lo svantaggio in termini di costi inerente a una piccola scala produttiva tende a calare. Il forte sviluppo di alcuni settori "tradizionali" valorizza l'approccio che privilegia l'effetto di stimolo della domanda sui processi di innovazione: il decentramento produttivo implica una maggiore domanda di semilavorati, componenti, lavorazioni e l'influenza di questo aspetto sui mutamenti strutturali dell'offerta è in relazione all'importanza dei fenomeni di divisione del 39 lavoro tra imprese. Le nuove esigenze qualitative legate alla globalizzazione dei mercati e all'affermarsi di standard internazionali, implicano la realizzazione di processi lavorativi sovente complessi che necessitano, come tali, di beni strumentali tecnologicamente evoluti, di procedure e attrezzature sofisticate. In questo caso è la domanda di beni strumentali a fornire lo stimolo all'innovazione per i produttori di impianti e attrezzature. La possibilità che l'offerta e la domanda di beni strumentali trovino contemporaneamente espressione e soddisfacimento in un medesimo contesto produttivo locale costituisce un fattore decisivo per il consolidamento del sistema produttivo stesso. I processi di innovazione tecnologica che interessano i sistemi di piccole imprese hanno spesso effetti più ampi di quelli che si osservano in altri sistemi produttivi. La prossimità delle attività innovative con le altre funzioni aziendali, produttive e commerciali, costituisce un elemento importante per il successo delle imprese innovatrici; ma è soprattutto nelle piccole aziende che l'attività innovativa risulta più strettamente interconnessa alle altre funzioni, sia in ragione delle modalità in base alle quali è svolta, sia per la semplicità dei moduli organizzativi e la pervasività con cui nelle piccole imprese tendono a manifestarsi i fenomeni di diffusione di questo tipo. Il fenomeno dell'elevata pervasività dei processi di diffusione innovativa può essere anche espressione di non elevati livelli di efficienza complessiva: nella consapevolezza di tale aspetto, parte delle piccole imprese affronta i processi innovativi tendendo a ridefinire il ciclo produttivo nel suo complesso. Tuttavia, se per la media-grande impresa I'organizzazione produttiva è facilmente distinguibile dal processo, per le imprese più piccole manca un altrettanto appropriato momento di identificazione. E' allora normale attendersi una maggiore pervasività dei processi innovativi rivolti al complesso dell’organizzazione produttiva. Sebbene i casi innovativi riguardino soprattutto il processo produttivo, il fenomeno è riconducibile ad alcune cause ben evidenziate dal dibattito teorico, secondo cui l'innovazione nelle piccole imprese passa spes- so attraverso l'introduzione di macchinari tecnologicamente più evoluti che consentono di per sè un miglioramento dei processi senza variazioni di rilievo del prodotto e a parità di condizioni organizzative. Prevalgono i miglioramenti apportati ai prodotti o ai processi produttivi rispetto all'introduzione di nuovi prodotti o processi produttivi e il fenomeno risulta attenuarsi col crescere delle dimensioni aziendali: le imprese più strutturate risultano avvantaggiate nell'introduzione di prodotti o processi nuovi. La diffusione innovativa ha permesso anche alle imprese di piccole e medie dimensioni, e quindi alle aziende che caratterizzano la struttura produttiva della regione, di perseguire e realizzare il dimensionamento tecnico ottimale relativamente al processo (o al segmento di processo) su cui esse intervengono. L'effetto principale della diffusione delle innovazioni e in particolare di quelle microelettroniche e informatiche è stato quello del ridimensionamento delle soglie tecniche che in precedenza rendevano difficile tenere il passo con i ritmi di evoluzione. Soprattutto per le piccole e medie imprese, ma non solo per loro, gli effetti delle nuove tecnologie si sono fatti sentire prevalentemente attraverso la strumentazione tecnica, e cioè tramite le nuove caratteristiche assunte dai beni capitali: in particolare, mediante la possibilità di introdurre con gradualità tecnologie evolute e al contempo di far fronte con gli stessi macchinari ad una estesa serie di esigenze, proprie di una clientela anche settorialmente variegata. L'aumento della flessibilità nell'utilizzo dei macchinari (in termini di convertibilità, modularità, scomponibilità), indotto dalle nuove tecnologie, ha progressivamente attenuato le difficoltà ad accedere all'utilizzo di beni strumentali complessi; ciò ha permesso anche alle organizzazioni produttive di piccole dimensioni di acquisire buoni livelli tecnologici mantenendo elevati gradi di flessibilità produttiva. Le economie di scala tradizionalmente intese (relative all'impianto tecnico e alla sua capacità produttiva) tendono a decrescere nel tempo soprattutto a causa dello sviluppo delle tecnologie, ma tali movimenti "verso il basso" sono alimentati non solo dalle innovazioni tecnologiche ma anche dai nuovi prodotti, dalla volubilità della domanda e dall’infedeltà dei clienti e dall’aumento della concorrenza diretta con grandi imprese internazionali che operano su dimensioni non confrontabili con quelle dell'area e con economie di scala irraggiungibili. Diverso è il discorso relativo alle imprese operanti nel settore della subfornitura meccanica ed elettronica (stampi e stampaggio, componentistica meccanica, elettronica e microelettronica). In questo caso le imprese sono leader nell'ambito locale e non hanno problemi di concorrenza. Non si può dire lo stesso per quanto riguarda la dimensione operativa e la capacità di finanziare progetti di investimento. Va sottolineato che queste imprese hanno saputo creare forti legami di integrazione economica e non, con il contesto locale: contributo di medie e grandi imprese locali, collaborazione con fornitori e clienti locali, ricorso a centri di servizio locali. La massimizzazione della funzione tecnologica sembra quindi scontrarsi con la difficoltà di affrontare forti investimenti e più alti livelli di concorrenza. Tra le imprese di dimensioni maggiori rispetto al dato medio provinciale è diffusa in misura rilevante la presenza di strutture specifiche (dedicate e attrezzate) per la ricerca e lo sviluppo; se si confronta il numero di laboratori relativo a quest'area con quello provinciale esso risulta significativamente maggiore: si tratta di strutture orientate soprattutto a innovazioni di processo ma è rilevante anche la quota di laboratori che affronta innovazioni di materiali. La tendenza ad occuparsi più dei nuovi processi che dei nuovi prodotti risulta coerente con la caratterizzazione che le imprese dell'area presentano in termini di produzioni per il mercato della committenza (parti e componenti di impianti, semilavorati, particolari) piuttosto che per il mercato dei beni finali. L’innovazione implica un aumento del capitale fisso e, soprattutto, consente di ottenere un incremento della produttività: queste indicazioni delineano una diffusa consapevolezza tra gli imprenditori del fatto che l'innovazione non è uno strumento come altri per affrontare e sostenere la concorrenza, ma un fattore indispensabile per migliorare la struttura dei costi e l’efficienza. Un altro aspetto di rilievo legato ai processi innovativi è costituito dalla diffusa convinzione che vi siano ulteriori margini di progresso: se da un lato questa indicazione conferma la dinamicità del sistema locale, dall'altro essa implica il rafforzarsi dell'interrogativo posto in precedenza circa la consapevolezza di un ritardo nella massimizzazione della funzione tecnologico-innovativa. L'ampiezza della quota di chi ritiene vi siano ulteriori possibilità di innovare, in presenza di una diffusione rilevante di processi sistematici (come testimonia la diffusione di strumenti e di risorse destinate alla ricerca all'interno delle aziende), delinea come concreto il problema del raggiungimento di un livello ottimale.All'iniziativa dell'imprenditoria spetta il ruolo più importante: seguono, per importanza, le sollecitazioni del mercato e, in particolare, le richieste degli utilizzatori e il know-how dei fornitori, cioè l'industria dei produttori di input (dei beni di investimento ma anche dei materiali e dei semilavorati). L'indicazione del ruolo del personale tecnico e di ricerca tra le fonti innovative è rilevante, ma non costituisce un dato nuovo, essendo -come già visto ampiamente diffusa all'interno delle imprese la presenza di strutture appositamente predisposte. È probabile che tali strutture, piuttosto che vere e proprie "fonti" dell'innovazione, siano avvertite invece come strumenti per dare concreta applicazione alle idee imprenditoriali e agli stimoli offerti dal mercato e dai produttori di beni strumentali. Oltre alle fonti innovative di maggior rilievo vanno considerate anche quelle "secondarie": tra queste, nelle imprese soprattutto di piccola e media dimensione, assume un ruolo non trascurabile la figura del dirigente. Questa presenza, benché non decisiva, dà conto però dell'evoluzione del sistema considerato, dove la dimensione d'impresa non impedisce che le strategie innovative si esprimano in una strutturazione complessa dell’organizzazione aziendale, nella quale trovano posto anche funzioni dirigenziali specificamente orientate. 41 Tre sono in sintesi le tappe decisive nel processo di innovazione: 1. il momento imprenditoriale, talvolta affiancato dalle strutture organizzative; 2. il mercato degli utilizzatori (committenti e consumatori finali); 3. l'industria degli input produttivi (produttori di beni capitali e materie prime). Tali momenti definiscono la nuova dimensione delle relazioni funzionali complesse, cioè la fase più evoluta che un sistema di divisione del lavoro tra imprese può assumere. Di una certa rilevanza risultano, inoltre, i contributi esterni all'impresa: iniziative di studio e strumenti di approfondimento, consulenze private e contatti con Università e centri di ricerca/servizi giocano un ruolo certamente inferiore rispetto alle variabili già considerate, ma che è comunque più incisivo rispetto ai sistemi territoriali, distrettuali e non. Infine, vanno segnalati quei casi in cui le aziende valutano importante informarsi sul dibattito scientifico tramite la valorizzazione dell'informazione e della divulgazione. Le innovazioni implicano esigenze di riqualificazione che interessano soprattutto i tecnici e gli operai ma che si estendono in misura significativa anche agli addetti alla ricerca. Il dato secondo cui l'innovazione implica maggiore preparazione tecnica e professionale è molto diffuso tra le imprese e può essere interpretato a conferma dell'esistenza di un gap di specializzazione: le imprese considerate fanno parte di quel segmento di industria che cerca il miglioramento dell'input (sia esso tecnico sia lavorativo) e non trova personale specializzato. Rilevante risulta comunque la consapevolezza che occorre una maggiore preparazione scolastica di base; questo tessuto di imprese esige però soprattutto una preparazione di tipo tecnico: è particolarmente sentita infatti l'esigenza di massimizzare la funzione tecnologica migliorando tecnologie e risorse umane. L'ipotesi che tra i veicoli principali dell'innovazione figuri il capitale fisso (l'innovazione incorporata nei beni strumentali che vengono introdotti in azienda) trova conferma anche nel dato dell'acquisizione di tecnologie produttive dall'estero: si delinea un sistema aperto a tali mercati in misura e con modalità tali da consentire di beneficiare non solo della penetrazione commerciale, ma anche delle tecnologie e delle innovazioni messe a punto altrove: il grado di apertura è inteso come la condizione che permette di rimanere competitivi coinvolgendo sia la capacità di collocare nel mercato globale i propri prodotti sia, contemporaneamente, la capacità di "internalizzare" input provenienti dall'esterno (tra i quali: tecnologie, competenze, informazioni). Si tratta di due capacità distinte, ma interagenti, fortemente funzionali l'una all'altra. Tra i metodi ritenuti più efficaci per introdurre innovazioni “hardware”, figurano in primo luogo i contatti con i fornitori di tecnologie e la partecipazione a manifestazioni fieristiche: entrambe le indicazioni confermano da un Iato quanto sia importante che l’apertura all’esterno si configuri anche in termini di capacità di acquisire nuovi input; dall'altro, che la consapevolezza di tale importanza è già fortemente diffusa nel sistema. Si tratta di indicazioni che confermano I’esistenza di ampi margini per I’ulteriore espansione dei processi innovativi, il cui trend in crescita non è in discussione: la dinamica di ulteriore sviluppo è difatti frenata più da fattori di vincolo (ad esempio dal reperimento delle risorse finanziarie, dalla difficile scelta di riposizionarsi nei confronti della concorrenza) che non da limiti strutturali nelle capacità di crescita. In questo ambito, si delineano alcune esigenze intersettoriali di innovazione e trasferimento tecnologico e, in particolare, i sistemi di telecomunicazione ritenuti strategici per i processi innovativi: il poter disporre di sistemi telematici e informativi è risultato un dato per buona parte delle imprese molto importante o addirittura decisivo ai fini dei processi di innovazione. A questa consapevolezza non corrisponde, tuttavia, una dotazione adeguata in termini di strumenti operativi: pochi sono ancora i siti web che fanno capo a imprese dell'area.Anche in questo caso, si manifesta una diffusa esigenza di avanzare sul piano delle reti informative e informatiche alla quale corrisponde però un ritardo. Esiste una relazione diretta tra la dimensione di impresa e il grado di efficienza espresso in termini di vicinanza alla "frontiera tecnologica": pur non essendovi evidenza della relazione fisica che esiste tra dimensione e efficienza, nel senso della causalità tra le due variabili, è però possibile osservare come a dimensioni maggiori corrisponda una migliore dotazione tecnologica.Tale relazione merita uno studio più approfondito per comprendere se il raggiungimento di più elevati standard tecnologici consente all'impresa di aumentare i fatturati e, per tale via, accrescere la propria dimensione o se, viceversa, fatturati più elevati impongono più elevati standard tecnologici a causa del contesto competitivo più ampio nel quale l'impresa si trova ad operare. E' evidente, invece, che la prossimità alla "frontiera tecnologica" è maggiore nei comparti ad elevato valore aggiunto. Nel caso delle imprese che lavorano in prevalenza come "terziste" il cui fatturato, cioè, è in prevalenza espressione non dell’attività produttiva rivolta al mercato finale, ma di quella svolta per altre imprese, tali imprese non registrano svantaggi in termini di dotazione tecnologica rispetto a quelle che lavorano prevalentemente in conto proprio. L'elevato ricorso da parte di tali imprese a metodi indiretti di produzione e la loro apprezzabile dotazione tecnologica complessiva confermano la presenza nelle Marche di un insieme esteso di subfornitori altamente specializzati nella realizzazione di specifiche fasi produttive. Tuttavia, all'interno dell'universo delle imprese che lavorano prevalentemente in conto terzi esiste una divaricazione netta tra chi realizza anche attività di progettazione e produzione di prova e chi, invece, non investe in tale tipo di attività. Nel primo caso, siamo di fronte ad una tipologia di imprese terziste in cui è più elevata la propensione ad innovare e maggiore è la quota di fatturato dovuta alla realizzazione di prodotti personalizzati.Tali comportamenti, presumibilmente da attribuire a più intensi fenomeni di "learning by interacting", aumentano fortemente la capacità competitiva delle imprese. Nel secondo caso è invece elevata la quota di fatturato dovuta alla realizzazione di prodotti standardizzati: siamo dunque di fronte ad una tipologia di imprese che persegue strategie "adattive" che consentono solo di rispondere a una domanda "controllata" dalle imprese committenti. Per sintetizzare quanto finora emerso, appaiono particolarmente importanti i seguenti punti: - tra le imprese della regione, il livello di dotazione tecnologica dipende in primo luogo e positivamente dalla dimensione delle imprese in termini di fatturato: al crescere del fatturato le imprese tendono ad avvicinarsi alla propria "frontiera tecnologica" di riferimento; - la quota sul fatturato delle spese per attività di progettazione e produzione di prova dipende positivamente e significativamente dalle percentuali di fatturato esportato: la pressione competitiva esercitata dai mercati internazionali sembra agire sulle imprese come un fattore che stimola un impegno in attività di innovazione tecnologica di natura relativamente più complessa del semplice acquisto di macchinari ad elevato progresso tecnico incorporato. L'apertura ai mercati internazionali di imprese dotate di dimensioni efficienti per competere in tali mercati, può costituire un fattore di traino dei processi di innovazione all'interno delle imprese; - la quota delle spese per attività di progettazione e produzione di prova sul fatturato dipende positivamente e significativamente anche dai seguenti due fattori: nel caso delle imprese che producono prevalentemente in conto/terzi dall'efficienza dell'organizzazione interna e, in particolare, dalla capacità di utilizzare gli strumenti agevolativi esistenti; nel caso delle imprese che operano nei comparti a maggior valore aggiunto l'attività di progettazione e di prova dipende dalla quota del fatturato dovuta a prodotti personalizzati che, in qualche modo, approssimano l'intensità dell'interazione esistente con i propri clienti/committenti. - le imprese ad elevata innovazione tecnologica non sono quelle che hanno investito di più in macchinari, ma quelle che hanno destinato maggiori risorse alla progettazione e produzione di prova. Le performance innovative migliori sono sempre sostenute dalla realizzazione di attività di progettazione e produzione di prova. - le variabili organizzative e tecnologiche esercitano una influenza ridotta sul fatturato per addetto. Il fat- 43 turato per addetto cresce, infatti, all'aumentare della quota di fatturato conseguito nell’attività in conto proprio. Il fatturato per addetto dipende positivamente dalla quota di addetti alle fasi di progettazione e produzione di prova. - le variabili organizzative e quelle tecnologiche esercitano un effetto molto significativo sulla quota di fatturato sui mercati esteri: mentre la probabilità di esportare dipende positivamente dal fatturato dell'impresa e negativamente dalla percentuale di fatturato in conto terzi, la quota di fatturato esportato tende a crescere al crescere dell'intensità delle attività innovative e, in particolare, delle spese per progettazione e produzione di prova. La diffusione delle tecnologie ICT nelle Marche L'analisi della diffusione di specifiche tecnologie innovative, come le ICT (information and communication technologies), consente di capire quale sia il livello dell'innovazione tecnologica nella regione per quanto riguarda un aspetto particolarmente importante dei processi innovativi e delle condizioni che ne agevolano lo sviluppo: le infrastrutture di telecomunicazione. L'interazione di tre fenomeni economici come tecnologia, globalizzazione, competitività crescente, ha fatto registrare un aumento del tasso di crescita della produttività e una riduzione dei tassi di inflazione e disoccupazione. In questo contesto è evidente il ruolo giocato dalle information and communication technologies per diffondere la crescita del sistema economico. In Italia, i fattori che più hanno contribuito alla crescita e alla trasformazione del settore delle ICT sono l'aumento del numero degli operatori e il forte aumento della concorrenza sul mercato interno; l'estensione della gamma dei servizi innovativi offerti, soprattutto quelli legati ad internet; il consolidamento di nuove tecnologie. L 'impatto delle ICT nelle diverse tipologie di innovazione può essere considerato alla luce di alcune distinzioni tra innovazioni: è noto come si possano distinguere in base al grado di novità che introducono, innovazioni incrementali (miglioramento dell'esistente) e innovazioni radicali (una rottura tecnologica con i prodotti e i processi esistenti). Le ICT dovrebbero influenzare maggiormente le inno- vazioni del primo tipo, in quanto le informazioni disponibili in rete difficilmente si riferiscono a tecnologie di punta, coperte da segreti industriali molto stringenti. Le innovazioni radicali saranno influenzate dalle ICT solo nella misura in cui vengono favoriti i collegamenti tra i centri di ricerca di base. Se poi si fa riferimento alla distinzione tra innovazioni di prodotto e innovazioni di processo, allora in entrambi i casi le ICT avranno il ruolo di aumentare le informazioni disponibili, dal cui uso si origineranno nuovi processi e nuovi prodotti. La conoscenza è perfettamente accessibile quando la sua appropriazione è libera; si parla di conoscenza proprietaria ad accesso limitato e regolamentato dal mercato dei brevetti, delle licenze, del know-how. La conoscenza è codificata quando si costruisce e si trasmette attraverso pubblicazioni, manuali e divulgazione di carattere teorico. E' tacita quando si basa sulle capacità del singolo imprenditore o ricercatore, si costruisce sull'accumulazione di conoscenza passata e sull'inventiva della persona. L'attività brevettuale nelle Marche secondo i dati USPTO Una importante fonte di informazioni è data dal sito dell'Ufficio Brevetti americano USPTO che contiene un database disponibile on-line dove è possibile ricercare i brevetti rilasciati con numerose chiavi di ricerca tra cui la città origine dell'inventore e la città del proprietario del brevetto. Consultando tale banca dati è possibile individuare tutti i brevetti rilasciati ad inventori marchigiani e/o di proprietà di imprese o altri enti con sede nella regione dal 1991 in poi. In totale sono stati individuati 227 brevetti: in generale per tutte le province regionali il peso sul totale dei brevetti di inventori esterni alle Marche di cui le imprese marchigiane sono proprietari è decisamente basso; mentre è molto consistente, all'opposto, il numero di brevetti di inventori marchigiani che finiscono per essere di proprietà di istituzioni esterne alle Marche. Da qui la considerazione che gli inventori marchigiani apportano molte più idee innovative a imprese e istituzioni esterne alla Regione che ne assumono la proprietà di quanto non avvenga per le imprese e istituzioni marchigiane, che controllano pochissimi brevetti riguardanti invenzioni messe a punto da inventori esterni. Le imprese della provincia di Ancona risultano essere le maggiormente innovative. Sebbene non manchino nelle diverse province marchigiane imprese ed istituzioni in grado di realizzare invenzioni brevettabili, sono quelle anconetane quelle capaci di meglio esercitare un controllo proprietario sull'idea innovativa e di sfruttarla quindi commercialmente. Ciò si lega fra l'altro al fatto che nella provincia di Ancona si concentrano le capogruppo della maggior parte delle poche grandi imprese marchigiane, cioè quelle più attive nella brevettazione. Altre considerazioni possono essere fatte valutando quanti brevetti in media ha depositato ogni impresa o inventore: alcune imprese hanno infatti depositato presso l'USPTO un numero molto elevato di brevetti, mentre per altre imprese l'invenzione e conseguente richiesta di brevetto sembra essere un fatto occasionale. Per quanto non sia al momento possibile valutare la rilevanza dei brevetti conseguiti dalle imprese, si può forse suggerire che nei casi in cui il numero medio di brevetti è elevato le attività di ricerca e innovazione siano continue e sistematiche, mentre altrettanto non si può dire quando tale numero medio è basso. Tra le quattro province quella con la media più alta è Ascoli Piceno per la quale esistono solo 4 imprese che hanno depositato brevetti, ma in media ne hanno depositati 3,5 ognuna; nella provincia di Pesaro il numero di imprese è più elevato, ma la media leggermente più bassa e così per la provincia di Ancona dove esistono alcune imprese con un consistente numero di brevetti ed altre con un solo brevetto che rendono, quindi, la media relativamente bassa; solo Macerata si discosta un po’ dalle altre province riportando un basso numero di imprese ed una bassa media. In generale possiamo osservare che in media tutte le imprese hanno depositato più di un brevetto. Questo dato, relativamente incoraggiante, non va sopravvalutato in quanto riguarda indubbiamente una minoranza di imprese, che sono appunto solo 55 nell'intera regione nel periodo 1991-2003. D'altra parte queste imprese sono quelle che proprio in quanto sono in grado di brevettare l’USPTO sono probabilmente quelle che svolgono più sistematicamente attività di ricerca. Per quanto riguarda le classi tecnologiche in cui è stato depositato il maggior numero di brevetti corrispondono in qualche modo ai settori di attività che risultano essere tra le più innovative: le macchine e gli strumenti per la lavorazione del legno e altri materiali, articoli personali e per la casa in cui sono compresi accessori di abbigliamento e calzature; gli strumenti musicali in cui solo due imprese hanno prodotto gli 8 brevetti indicati; la classe dell'ingegneria in generale con invenzioni comunque legate a componenti per macchine meccaniche oppure al settore delle costruzioni; il settore delle armi in cui una sola azienda di Urbino ha depositato un numero molto elevato di brevetti ed altre attività legate al settore medico e sanitario. Una delle classi tecnologiche in cui c'è notevole divario tra i dati è quella degli elettrodomestici, che è il risultato di una strategia di brevettazione di una o poche grandi imprese delle Marche, per cui la protezione è richiesta per i paesi in cui la concorrenza è più presente; lo stesso può dirsi per le armi per cui l'elevato numero di brevetti appartiene ad una sola grande azienda che è interessata a proteggere le proprie invenzioni solamente nel mercato americano. Le sfide del sistema Marche In questo contesto complessivo, il caso delle Marche si caratterizza per luci ed ombre. Segnali di fragilità emergono da molti degli indicatori che abbiamo via via illustrato nel corso di questo rapporto e possono essere in parte sintetizzati dalle dinamiche della bilancia dei pagamenti della tecnologia che nel 2002 continua ad essere in disavanzo come nell'Italia centrale anche nelle Marche per le quali, tuttavia, si registra nonostante la permanenza del segno negativo- la maggiore variazione positiva di saldo rispetto al 2001 (+144 milioni di euro) dopo la Lombardia (forte "esportatrice netta" di tecnologie). Dall’analisi emerge con chiarezza che il sistema innovativo marchigiano presenta notevoli differenziali in negativo rispetto alla 45 media nazionale per quanto riguarda la sua capacità di attivare ricerca, come testimoniato dall'incidenza ancora più bassa della media nazionale della R&S sul fatturato delle imprese con più di 20 addetti. Esiste comunque una serie di segnali di dinamismo del sistema innovativo regionale. Sia pure in presenza di un'intensità di R&S come detto molto contenuta, le imprese marchigiane risultavano già nella seconda metà degli anni '90 investire in attività innovative diverse acquisizione di macchinari, consulenze, attrezzature, acquisizione di tecnologia dall' esterno -più marcata rispetto alla media nazionale. Inoltre la quota delle imprese innovative sul totale censite dall'lstat nell'ambito dell'indagine CIS è del tutto paragonabile a quella dell'ltalia nel suo complesso, e la quota di brevetti conseguiti da imprese e altre istituzioni marchigiane presso l'Ufficio Italiano brevetti è a tutt'oggi persino leggermente più alto della media nazionale. Questi segnali di dinamismo sono anche confermati dalla dinamica dei brevetti depositati presso l’US Patent Office, normalmente considerato un indicatore di maggiore qualità delle invenzioni realizzate. Siamo di fronte, dunque, ad una regione che pur tra vincoli strutturali (la ridottissima dimensione media delle imprese) e culturali (il basso livello di scolarizzazione) registra tuttavia segnali interessanti di evoluzione anche sotto il profilo della capacità di valorizzare sui mercati i propri processi di creazione di tecnologia. Il forte incremento relativo di tale fenomeno è dovuto certamente, per le Marche, in ampia misura anche al loro basso valore assoluto. Ciò nonostante, appare di rilievo il fatto che le attività di innovazione abbiano assunto nella regione maggiore importanza. Nei nuovi settori come l'elettronica, le macchine e gli strumenti per la lavorazione del legno, i mobili per ufficio e per attività commerciali, le lavorazioni del vetro e la cantieristica, molte imprese giocano un ruolo importante nello studio, nella progettazione e nella realizzazione di prodotti di qualità e tecnologicamente avanzati, che sono competitivi sui mercati intemazionali. Come dimostra il fatto che oltre i due terzi delle esportazioni della regione siano legati alle attività manifatturiere di cui le produzioni di macchinari rappresentano un terzo del totale. E' importante osservare come le attività produttive, siano esse industriali o artigiane, sono state caratterizzate da un ammontare non irrilevante di innovazioni sia di prodotto che di processo e che queste innovazioni sono soprattutto state di natura incrementale e raramente basate su attività formali di ricerca e sviluppo. Ciò nonostante, esse hanno costituito un'importante fonte di vantaggi competitivi per molte imprese della regione. Le innovazioni specie incrementali e di prodotto sembrano infatti accompagnarsi ad incrementi consistenti del fatturato e alla tenuta occupazionale delle imprese marchigiane. La promozione di servizi pubblici e consortili (come ad esempio Cosmob, Meccano, Scam, ecc. ) e lo sforzo prodotto dalle università marchigiane di intensificare il raccordo con il mondo della produzione, anche mediante lo stimolo a processi di spin-off innovativi (come nel caso degli atenei di Ancona e di Urbino) ha consentito di affrontare in maniera più organica ed esaustiva il problema dell'innovazione nella regione. L'offerta di specifici e qualificati servizi tecnologici, la promozione di consulenze e la diffusione di informazioni tecnologiche sembrano costituire alcune delle strade per rimuovere gli ostacoli esistenti al consolidarsi delle attitudini innovative. Alcune riflessioni prodotte di recente da un'indagine a largo spettro sulle condizioni e le prospettive di sviluppo del tessuto economico e sociale delle Marche (Diamanti, 2004) hanno avuto il merito di porre all'ordine del giorno del dibattito politico le strade da percorrere per sostenere lo sviluppo regionale. È così emersa una diffusa consapevolezza che occorra passare dal modello di industrializzazione diffusa e "senza fratture" ad un nuovo modello che mantenga i sistemi locali marchigiani al centro del processo di crescita. Le soluzioni stanno nell'intervenire sui punti di debolezza per non perdere capacità competitiva (modernizzando le attività legate al made in ltaly tramite innovazioni di prodotto e di organizzazione) e, contemporaneamente, nel valorizzare i punti di forza: in particolare, è necessario puntare sulla crescita qualitativa del fattore umano, sul consolidamento della struttura dimensionale e organizzativa, su strategie di innovazione che spostino l'accento dai processi ai prodotti (Favaretto, 2004). Il tessuto produttivo regionale ha dato dimostrazione di saper reagire alle sfide della crisi e della competizione ma le capacità delle singole forze imprenditoriali e delle loro maestranze non sono più sufficienti a far fronte alla complessità dei mercati ed alla competizione dei Paesi emergenti. Occorrono interventi esterni più efficaci ed efficienti nella formazione e in particolare nella scuola, nelle infrastrutture di base, della viabilità, dei trasporti, della logistica, della mobilità delle persone e delle merci. La conoscenza che genera maggior valore non è più limitata al "saper fare bene le cose" ma nell'incorporare idee originali, nuove soluzioni, tecnologie innovative nelle cose che anche altri possono fare. È noto che la produzione di questo tipo di conoscenza è condizionata da elevate economie di scala, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in ricerca, sviluppo di nuovi prodotti, sperimentazioni di nuove tecnologie, formazione e istruzione del capitale umano. Per questa ragione le piccole imprese che così tanto pesano nel tessuto economico delle Marche, da sole, non sarebbero mai in grado di competere con le grandi. Se non nel caso che le si aiuti ad associarsi, a costruire reti e a condividere gli elevati costi di investimento in conoscenza. Il processo che si sta cercando di mettere in atto sul nostro territorio prevede una inversione dei flussi: non più le micro e le piccole imprese in cerca di innovazione ma l'innovazione e la ricerca portate anche in queste realtà dimensionali. Ciò è consentito da una crescente collaborazione fra i diversi attori coinvolti nel sistema innovativo regionale -università, centri servizi, piccole e medio-grandi imprese. Un ulteriore passo avanti sarà inoltre consentito dagli auspicati mutamenti sotto il profilo dell'inserimento anche nelle piccole imprese di personale altamente scolarizzato: il consolidamento organizzativo di larga parte delle pmi, il loro affacciarsi su scenari tecnologici e di mercato più evoluti e complessi, i processi di rafforzamento dimensionale in termini di addetti, il più forte sviluppo di settori meno tradizionali sia nell'ambito della produzione (dove crescono maggiormente le attività più complesse della meccanica che comprendono le produzioni di beni strumentali) che del terziario, il diffuso processo di evoluzione tecnologica espresso dalle attività di investimento assai sostenute anche presso le piccole imprese prima dell’attuale fase congiunturale, sono tutti fattori che delineano un profondo mutamento in atto, confermato anche da un dato recentemente emerso che vede le imprese della fascia dimensionale intermedia (fra i 20 e i 200 addetti) contraddistinguersi per le percentuali più elevate di laureati e per l'età media più bassa degli occupati in questa funzione. A questo va aggiunto il fatto che le imprese marchigiane hanno abbandonato o stanno abbandonando il modello, considerato desueto, dell'innovazione senza ricerca e si stanno attrezzando per rendere più sistematica l'attività di sviluppo di nuovi prodotti e processi; questo fenomeno sta interessando soprattutto le imprese del settore delle produzioni di macchine e impianti, l'elettronica, gli stampi e le produzioni di manufatti in materie plastiche. L 'indicazione relativa ai servizi tecnologici -come si vede- è anch'essa diffusa in modo rilevante e segnala un aspetto preciso: le imprese innovative della regione sono consapevoli dei limiti che le proprie limitate dimensioni operative impongono dal punto di vista delle attività di ricerca e sono orientate ad ottenere supporto dall'esterno, da strutture pubbliche. Questo orientamento trae probabilmente motivazione oltre che dalla consapevolezza dei propri limiti, anche dalla conoscenza delle opportunità rappresentate da un sistema pubblico (o a partecipazione pubblica) di Centri Servizi per la sperimentazione, dotati di laboratori per la ricerca e lo sviluppo che interagiscono con le imprese del territorio. Una iniziativa come quella promossa dalla Camera di Commercio di Ancona rappresenta, in questo scenario variegato di attori e di interventi, uno strumento importante di crescita tecnologica che, opportunamente sistematizzato, potrà offrire un valido aiuto alle imprese del territorio. *Direttore Generale della Meccano spa 47 OBIETTIVI E VANTAGGI DI UNA STRATEGIA BREVETTUALE di Clizia Cacciamani* A completamento dello studio, occorre approfondire e precisare i vantaggi economici che derivano dalla attività di brevettazione di prodotti. Il valore economico che i brevetti rivestono per un'azienda è da individuare nel contributo, non sempre esattamente quantificabile, che essi apportano ai suoi profitti. Tale contributo può esplicarsi in vari modi: - fabbricazione e vendita del prodotto in esclusiva; - concessione di licenze; - cessione del brevetto; - difesa e promozione delle vendite; - condizione di maggior favore nel traferimento di tecnologie; - aumento di prestigio - ottenimento di commesse e finanziamenti; - effetto stimolante nei confronti dell'attività di ricerca e sviluppo; - conquista di una posizione dominante. FABBRICAZIONE E VENDITA DEL PRODOTTO IN ESCLUSIVA Questo è il caso di una ditta che decide di sfruttare in proprio il brevetto senza concessione di licenze a terzi. Il ritorno economico è da desumere principalmente in relazione a due fattori: il volume delle vendite derivante da un commercio del prodotto in esclusiva e la possibilità di praticare un prezzo di monopolio. Data per scontata l'esigenza di rendere remunerativi gli investimenti sostenuti per la ricerca e lo sviluppo del prodotto brevettato, l'opportunità di scegliere questa forma di sfruttamento viene valutata prendendo in considerazione i seguenti fattori: - La frazione di mercato che può essere servita dai propri canali di distribuzione e di vendita. La vendita del prodotto in esclusiva presuppone infatti la possibilità di servire direttamente la più ampia parte del mercato potenziale. - Le dimensioni dell'azienda e le risorse disponibili. Se le dimensioni dell'azienda e le sue risorse non sono tali da permettere quell'espansione che consentirebbe uno sfruttamento a pieno delle possibilità del mercato, oppure se tali risorse sono troppo limitate rispetto agli investimenti necessari allo sviluppo e alla realizzazione dell'apparato produttivo, la ricerca di licenziatari (colui che ha il diritto di usare il brevetto sulla base della licenza concessagli dal licensiante) diventa la soluzione migliore. Questo particolarmente nei casi in cui lo sfruttamento industriale dell'invenzione richieda l'impiego di tecnologie molto avanzate o l'approntamento di complessi impianti pilota. Infatti, si è dato il caso di aziende che pur avendo realizzato importanti innovazioni tecnologiche e avendo tentato la via del loro diretto sfruttamento hanno finito per soccombere alle notevoli spese di sviluppo del prodotto e di messa a punto degli impianti produttivi. Altre invece avendo più accortamente affidato lo sfruttamento a grossi complessi industriali ne hanno ricavato una fortuna. I PREZZI PRATICABILI Si tratta di valutare i prezzi praticabili in relazione alle caratteristiche più o meno competitive del prodotto, al tipo di bisogno che soddisfa e all'efficacia della protezione brevettuale. Nel valutare questo aspetto occorre tener presente che se da un lato un alto margine di utile lascia ben sperare per una facile remunerazione degli investimenti, dall'altro esso può incoraggiare i concorrenti alle azioni di contraffazione o annullamento del brevetto o alla ricerca di prodotti sostitutivi. avvenga all'inizio della vita del brevetto e non alla sua fine o addiritttura dopo di essa, allo scopo di assicurare al titolare del brevetto il massimo tornaconto). CONCESSIONE DI LICENZE CESSIONE DEL BREVETTO E' il caso di un brevetto che il suo titolare decide di concedere in licenza a terzi. In questa ipotesi il valore economico è da calcolare principalmente sulla base delle royalties che verranno previste nel contratto di licenza. Generalmente esse vengono fissate sulla base di valori di mercato. In assenza di essi un criterio che può essere adottato è quello che fa corrispondere il valore della royalty al 25-33% degli utili derivanti al licenziatario dalla vendita del prodotto, supposto che lo stesso sia già stato completamente sviluppato dal licenziante (colui che concede in licenza d’uso il brevetto) sino allo stadio di produzione e di vendita. Infatti i valori più alti delle royalties si riscontrano solitamente per prodotti a valore aggiunto più elevato, mentre in industrie a grande volume produttivo e competitività severa (un esempio è il settore automobilistico) la royalty può scendere a valori assai contenuti. Oltre al compenso determinato sulla base di una royalty di valore prefissato possono essere adottati altri criteri di determinazione del compenso a discrezione delle parti contraenti. Così ad esempio può essere prevista una royalty decrescente nel tempo o col volume delle vendite, oppure una royalty fissa con compenso minimo annuo comunque assicurato. In aggiunta al ritorno economico costituito dalle royalties al titolare del brevetto possono derivare altri vantaggi, quali ad esempio: - la possibilità di ottenere dal licenziatario licenze su suoi brevetti di sensibile importanza commerciale o su eventuali futuri brevetti relativi a perfezionamenti apportati alle tecnologie del licenziante; - possibilità di allargare notevolmente il mercato del prodotto sotto licenza; ciò sfruttando sia i canali di vendita del licenziatario, sia la sua abilità di intravedere e introdurre eventuali nuovi usi del prodotto sotto licenza (non è superfluo evidenziare l'opportunità che questo possibile allargamento di mercato La vendita di un proprio brevetto è una eventualità poco frequente per una azienda che svolga attività industriale. Più frequente è invece il caso opposto, quello del suo acquisto, che più frequentemente viene concluso con un inventore privato, uno studio di progettazione o un centro di ricerca. Le condizioni dell'acquisto possono prevedere il pagamento di una somma una-tantum oppure una forma di pagamento simile a quelle previste nei contratti di licenza e determinata con criteri del tutto analoghi, equivalendo del resto la cessione di un brevetto ad una licenza esclusiva concessa per tutta la durata del brevetto. Un errore da cui guardarsi è quello di negoziare l'invenzione e il brevetto a scatola chiusa. Si deve cioè pervenire alla decisione di acquistare il brevetto soltanto dopo aver valutato l'efficacia della sua protezione, la validità anche da un punto di vista tecnico della soluzione oggetto dell'invenzione, il valore commerciale del prodotto ottenuto, il suo grado di sviluppo più o meno prossimo o pronto per la fabbricazione e la vendita e l'assenza di vincoli brevettuali di terzi. LA DIFESA E LA PROMOZIONE DELLE VENDITE Brevetto a protezione di miglioramenti E' il caso di un brevetto posto a protezione di miglioramenti apportati al prodotto o al processo di fabbricazione allo scopo di fronteggiare i concorrenti più forti e mantenere il prodotto competitivo. Brevetto a protezione di differenziazioni E' il caso di un brevetto posto a protezione di differenziazioni nei confronti dei prodotti dei concorrenti minori. Questi, infatti, consapevoli del prestigio di cui godono i prodotti del concorrente maggiore, mirano frequen- 49 temente ad imitarne le caratteristiche. Il possesso di un brevetto sugli aspetti più innovativi del prodotto può consentire al suo titolare di difendere più efficacemente il proprio mercato. Brevetto a protezione di soluzioni in cui i propri prodotti trovano impiego Un'altra possibilità è quella offerta dallo studio e dalla brevettazione di nuove soluzioni tecniche in cui un proprio prodotto possa trovare utile impiego e in particolare di nuove soluzioni di interesse per la propria clientela. In questi casi potrà essere offerta ai propri clienti una licenza a condizioni particolarmente vantaggiose in compenso di un maggior smercio del prodotto presso i medesimi. Brevetto costituente titolo di prestigio Una ulteriore possibilità è quella della utilizzazione del brevetto come titolo da solo sufficiente a conferire al prodotto un maggior credito, prestigio e appetibilità agli occhi del cliente e quindi tale da consentire un aumento delle vendite e del prezzo. E' da osservare in proposito che l'indicazione degli estremi del brevetto che compare su un prodotto serve anche a questo scopo, oltre che naturalmente a indurre a maggior cautela il possibile aspirante contraffattore. CONDIZIONI DI MAGGIOR FAVORE NEL TRASFERIMENTO DI TECNOLOGIE La presenza di brevetti svolge una funzione importante anche nella stipulazione di contratti di assistenza tecnica e di trasferimento di know-how. Si può dire in modo più generale che la presenza congiunta di brevetto e know-how in contratti di licenza fa sì che l'uno rafforzi l'altro. Infatti la licenza che verte contemporaneamente su brevetti e relativo know-how ha, rispetto alla licenza sui soli brevetti, il vantaggio di eliminare al licenziatario il rischio e l'onere degli investimenti necessari per lo sviluppo del prodotto e la messa a punto dell'apparato produttivo. Per converso il contratto di licenza sul solo knowhow ha i seguenti svantaggi: - in caso di rottura o di scadenza del contratto il know-how già dato in licenza costituisce un bagaglio di conoscenze tecnologiche che rimane in pratica patrimonio del licenziatario e può metterlo nelle condizioni di proseguire autonomamente la propria attività; - un altro svantaggio è che in caso di divulgazione accidentale il know-how diventa di dominio pubblico ed è quindi sottratto ad alcuna possibilità di tutela; - secondo certe legislazioni il semplice contratto di know-how non può autorizzare il licenziante a delimitare territorialmente l'area di attività del licenziatario. Risulta quindi che la possibilità di inclusione di brevetti nei contratti di licenza pone solitamente il licenziante in una posizione di maggior favore offrendo i seguenti vantaggi: possibilità di stipulare contratti di maggior durata, maggior ammontare delle royalties, maggior affidamento per quanto riguarda la protezione delle proprie tecnologie, possibilità di un più sicuro controllo e definizione dell'area geografica in cui potrà operare il licenziatario. AUMENTO DI PRESTIGIO - OTTENIMENTO DI COMMESSE E FINANZIAMENTI Il possesso di numerosi brevetti riguardanti un determinato settore, particolarmente se all'avanguardia nella specializzazione tecnica e nella rapidità evolutiva, contribuisce ad aumentare il prestigio del titolare e crea nel pubblico l'immagine di una azienda protesa verso posizioni avanzate, costantemente impegnata in attività innovative e creative. Un aumento di prestigio oltre che di ritorno economico particolarmente rilevante si ha quando innovazioni tecnologiche dell'azienda vengono addirittura omologate come standard nazionale per il settore di cui si tratta. Nel caso poi di partecipazione a gare di appalto la titolarità di numerosi brevetti può costituire titolo sufficiente a dimostrare all'ente committente l'alto livello di specializzazione delle proprie tecnologie e dei propri tecnici e favorisce in tal modo l'assegnazione delle commesse. Altra possibilità è quella offerta dall'esistenza di uno o più brevetti di chiara efficacia e riguardanti un prodotto in fase di sviluppo e commercialmente promettente. In tal caso il brevetto offrendo una difesa contro le possibili imitazioni consente più sicure previsioni di vendita e può in tal modo costituire un titolo di garanzia al fine dell'ottenimento di finanziamenti. EFFETTO STIMOLANTE NEI CONFRONTI DELLA PROPRIA ATTIVITA' DI RICERCA E SVILUPPO L'effetto stimolante che una politica rivolta all'ottenimento e alla conservazione di un portafoglio brevetti esercita nei confronti dell'attività innovativa e creativa dei tecnici e dei ricercatori è un altro aspetto da considerare nel valutare il valore economico dei brevetti. Infatti più aumenta in una azienda l'importanza attribuita ai brevetti e più cresce nei ricercatori la consapevolezza di poter vantare come titolo di merito la loro paternità di una o più invenzioni. CONQUISTA DI UNA POSIZIONE DOMINANTE Per la conquista di una posizione dominante o comunque competitiva nei confronti dei maggiori concorrenti a livello internazionale è generalmente essenziale il possesso di un nutrito portafoglio brevetti. La costituzione e il mantenimento di tale portafoglio è infatti una regola dei più importanti colossi industriali internazionali. Esso si compone solitamente di una ristretta parte di brevetti di chiara forza, la cui esistenza è legata a prodotti di spiccato interesse commerciale e di una restante parte di minor forza o non legati direttamente alla difesa commerciale di determinati prodotti, la cui esistenza è giustificata in modo quasi esclusivo dall'esigenza di assicurare un determinato volume al portafoglio. Questo perchè solitamente negli scambi di licenze fra importanti colossi industriali il volume del portafoglio può giocare un ruolo molto importante e offrire reciprocamente la possibilità di sgravare la propria pro- duzione dal pagamento di royalties. Infatti se i portafogli delle due parti sono di consistenza equivalente la licenza può essere conclusa in forma reciproca senza oneri da entrambe le parti. Il risparmio economico che si viene così a realizzare risulta particolarmente sensibile nel caso di licenze reciproche estese all'intero portafoglio brevetti, le quali se fossero invece concluse sulla base del pagamento di un compenso porterebbero in molti casi all'esborso di una royalty sull'intero fatturato e quindi al pagamento di un compenso assai elevato. Un altro vantaggio riconducibile al precedente è la possibilità di una tacita intesa di reciproca non belligeranza brevettuale in quanto una parte pur sfruttando i brevetti dell'altra nessuna delle due promuove una lite essendo entrambe perfettamente consapevoli di questo mutuo sfruttamento. *Avvocato del Foro di Ancona Camera di Commercio di Ancona Servizio di Regolazione del Mercato Ufficio Brevetti e Marchi - Centro Regionale di Informazione Brevettuale Pat-Lib P.zza XXIV Maggio, 1 - 60124 Ancona Tel. 071-5898220-367- 343 Fax 071-5898255 [email protected]; [email protected] www.an.camcom.it