COMMISSIONE DI MICOTOSSICOLOGIA DELL’ASSOCIAZIONE MICOLOGICA BRESADOLA, CENTRO ANTIVELENI DI MILANO E PROVINCIA DI MILANO CON IL PATROCINIO DI: ISTITUTO SUPERIORE PER LA PROTEZIONE E LA RICERCA AMBIENTALE - ISPRA 1 5° Convegno Internazionale di Micotossicologia Milano, 3-4 dicembre 2012 RELAZIONI UFFICIALI RAPPORTO DI COLLABORAZIONE TRA TOSSICOLOGO, MICOLOGO E LABORATORISTA NELLA DIAGNOSI DI INTOSSICAZIONE DA FUNGHI 1 Assisi F., 2Balestreri S., 3Verzolla M., 4Follesa P., 5Masarin A., 1Moro P.A. 1 CAV Milano; 2Isp. Micologo SIAN ASL Monza e Brianza; 3 Isp. Micologo S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione ASL Milano; 4 Già Tecnico di laboratorio e Micologo di 2° livello-Laboratorio di Sanità Pubblica ASL Città di Milano; 5 Laboratorio Biochimica - Settore tossicologia Az. Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda La diagnosi di intossicazione da funghi deve essere più rapida possibile e precisa, per stabilirne la pericolosità e, per una corretta gestione, è necessaria l’identificazione della/e specie fungine e le eventuali tossine responsabili del quadro clinico. In base al tipo di sintomatologia e alla latenza di comparsa, il Centro Antiveleni (CAV) fornisce al medico di Pronto soccorso, le indicazioni di massima per iniziare la terapia, ma per una corretta valutazione diagnostica e conseguente terapia mirata, il tossicologo si avvale della collaborazione del micologo, per il riconoscimento della/e specie responsabile e del laboratorio di tossicologia per l’eventuale dosaggio dell’amanitina urinaria. Il corretto uso delle procedure di attivazione di queste tre figure professionali, da parte del medico di pronto soccorso, ottimizza i tempi d’intervento, ma soprattutto rende efficace ed efficiente l’azione terapeutica con risparmio di energie umane e non, nell’interesse primario della salute del paziente. Nel presente lavoro verrà discussa la validità degli interventi, sulla base dell’esperienza, più che decennale, del Cav di Milano. RELATIONSHIP AMONG TOXICOLOGIST, MYCOLOGIST AND LABORATORY IN THE DIAGNOSIS OF POISONING BY MUSHROOMS 1 Assisi F., 2Balestreri S., 3Verzolla M., 4Follesa P., 5Masarin A., 1Moro P.A. 1 Poison Control Centre Milan; 2Mycologist ASL Monza Brianza; 3Mycologist ASL Milan; 4Technical laboratory e Mycologist 2° level; 5Laboratory of Biochemical Toxicology sector - Niguarda Ca’ Granda Hospital Clinical picture and severity of mushroom poisoning depends on the type of toxin ingested. Identification of species involved, through mycological examination and urinary amanitin analysis, is essential for an appropriate management of the poisoning. For these reason the toxicologist of the Poison Control Centre (PCC) cooperates together with the mycologist and the laboratorist to make a correct diagnosis, especially if an amatoxin intoxication is suspected. After having evaluated the clinical picture and the time elapsed between ingestion of mushrooms and onset of symptoms, the toxicologist suggests the first line treatment of the poisoned patients and gives advice to the emergency room physicians about mycological examination and urinary amanitin analysis. The proper use of the procedures for activation of these three professionals by the emergency room physician makes effective and efficient therapeutic action with the health of the patient as ultimate goal. In the present paper will be discussed the validity of interventions, based on the more than fifty years practical experience in mushrooms poisoning management of the PCC of Milan. IL DOSAGGIO DELL’AMANITINA URINARIA: LUCI ED OMBRE PER IL LABORATORIO Masarin A. & Gechtman C. Laboratorio di Analisi Chimico Cliniche Settore di Tossicologia - Az. Osp. Niguarda Ca’ Granda Fino a qualche anno fa vi era un numero ristretto di laboratori (in Lombardia ma più in generale nel Nord Italia ) in grado di effettuare il dosaggio dell’Amanitina Urinaria. L’unica Ditta, in grado di fornire il materiale per eseguire questo accertamento, utilizzava come marcatore un elemento radioattivo come lo Iodio 125. Per poter utilizzare tale metodica Radioimmunologica il Laboratorio doveva presentare dei requisiti strutturali molto particolari . Tra l’altro era necessario identificare una “Zona Sorvegliata” dove eseguire tale dosaggio, eseguire un controllo dosimetrico dell’ambiente dove venivano manipolati i reattivi ed era indispensabile una strumentazione dedicata per la sua lettura. Anche il breve tempo di decadimento di questo radioisotopo era un fattore limitante nell’utilizzo di questa metodica , che comportava il costan2 te monitoraggio delle disponibilità di magazzino . Con l’introduzione del test su micropiastra ( ELISA ) si è ampliato il numero dei laboratori che possono eseguire tale dosaggio. Sicuramente un altro aspetto positivo è stato l’aumento della durata della marcatura. Contestualmente sono però emerse delle problematiche, collegate all’utilizzo della nuova metodica, che saranno brevemente affrontate nel corso della relazione. LIGHTS AND SHADOWS OF URINARY AMANITIN DOSAGE IN LABORATORY PRACTICE Masarin A. & Gechtman C. Laboratorio di Analisi Chimico Cliniche Settore di Tossicologia - Az. Osp. Niguarda Ca’ Granda Until some years ago there were very few laboratories (in Lombardy, but more in general in Italy) able to execute the dosage of Amanitine in urine samples. The only company, that was able to supply the material needed to perform such analysis, used a radioactive element, the Iodine 125, as a marker. In order to use such radioimmunologic method, the laboratory had to present very particular structural requirements. Furthermore the laboratory had to identify a “Zone under surveillance” where to execute such a dosage, perform a dosimetric control in the room where the reagents were used, and it was indispensable to have a dedicated instrumentation. Also the time of decay of this radioisotope was a limiting factor in the use of this method, which implied a constant monitoring of the stocks availability. With the introduction of the ELISA test, the number of laboratories able to perform such dosage is grown. Another positive aspect was the longer lifetime of the marker. Contextually new problems appeared in relation to the use of this new method, those questions will be discussed during the report. IL DOSAGGIO DELL’AMANITINA URINARIA: LUCI ED OMBRE PER IL CLINICO 1 Assisi F., 3Musella G., 1Gaviraghi S., 2Masarin A., 3Severgnini P., 1Moro P.A. 1 CAV Milano; 2Laboratorio di Biochimica settore di tossicologia Az. Osp. Niguarda Ca’ Granda; 3 Univ. Degli Studi dell’Insubria - Dip.Scienza e Alta Tecnologia Per una corretta valutazione diagnostica e terapeutica delle intossicazioni da funghi, è necessaria l’identificazione della/ e specie fungine responsabili del quadro clinico e le eventuali tossine, il dosaggio dell’amanitina urinaria con metodo ELISA, è uno strumento diagnostico molto importante, tuttavia, il valore predittivo e diagnostico del cut-off dell’amanitina non è stato ancora determinato con certezza. La ditta produttrice del test dichiara lo 0,22 ng/ml come sensibilità analitica e 1,5 ng/ml come sensibilità funzionale del dosaggio: ciò vuol dire che andrebbero considerati positivi, per esposizione ad amatossine, tutti i valori >1,5 ng/ml. Con uno studio retrospettivo, il Centro Antiveleni di Milano, nel 2010, ha cercato di valutare l’accuratezza del dosaggio dell’amanitina urinaria con metodica ELISA, nella diagnosi delle intossicazioni da funghi epatotossici. Dai dati analizzati nel nostro campione, la presenza di “falsi positivi”, dal punto di vista clinico (amanitina > 10 ng/ml senza alterazioni epatiche), mette in discussione la precisione del test stesso: va indagato il motivo che li ha determinati, se dipende dal paziente, dal fungo ingerito o dalla metodica. Per tali motivi il dosaggio delle amatossine deve essere sempre interpretato alla luce della storia clinica del soggetto e supportato dalla consulenza di un tossicologo esperto. LIGHTS AND SHADOWS OF URINARY AMANITIN DOSAGE IN CLINICAL PRACTICE 1 Assisi F., 3Musella G., 1Gaviraghi S., 2Masarin A., 3Severgnini P., 1Moro P.A. 1 Poison Control Centre Milan; 2Laboratory of Biochemical Toxicology sector - Niguarda Ca’ Granda Hospital - Milan; 3 Department of Science and High Technology – University of Insubria Identification of ingested species is essential in the management of mushroom poisoning, expecially if consumption of an amatoxin-containing species is suspected. In this case, urinary amanitin ELISA analysis appears as an essential diagnostic tool; nevertheless, predictive and diagnostic value of the level of amanitin detected is still uncertain. The producer declares 0,22 ng/ml as analytical sensitivity and 1,5 ng/ml as functional sensitivity of the assay. In the year 2010, the Milan Poison Control Centre (MPCC) carried out a study to accountability of urinary amanitin analysis. Urine samples were collected from 45 patients out of 60 diagnosed as amatoxin poisoning. It is known that test reliability depends on time elapsed between consumption of mushrooms and urine collection; the test is considered unreliable for samples collected after 36 hours since ingestion. On the other hand, the report of patients (six cases in our study) showing amanitin urinary level > 10 ng/ml and no liver enzyme increase, puts into question the specificity of the test. For these reasons, the dosage of amatoxin must always be interpreted in the light of the clinical history of the subject and supported by the advice of an expert toxicologist 3 INTOSSICAZIONI DA FUNGHI: DATI DI ASL MILANO E PROBLEMATICHE MICOLOGICHE 1-2 Verzolla M., 3R. Casa, 1-4G. Gentili, 1-2L. Callegari, 2S. Vivarelli , 2A. Giometti 1 Micologi Secondo Livello Laboratorio Prevenzione ASL Milano; 2 Tecnici della Prevenzione Micologi Dipartimento Prevenzione ASL Milano; 3 Direttore Laboratorio Prevenzione ASL Milano; 4 Responsabile U.O. Micologia Laboratorio Prevenzione ASL Milano Nella relazione dal titolo, “Intossicazioni da funghi: dati di ASL Milano e problematiche micologiche” vengono trattati i principali problemi riscontrati quotidianamente dai micologi in servizio di reperibilità nella gestione degli episodi d’intossicazione causati dal consumo di funghi. Nella presentazione vengono esplicitate le reali difficoltà operative nello svolgimento dell’intervento presso il pronto soccorso (denominato 1° livello) e nelle successive analisi, ove necessarie, presso il laboratorio (2°livello). Viene inoltre evidenziata la complessità dell’organizzazione di un servizio di reperibilità che copre un periodo molto lungo, dal 1° agosto al 30 novembre - 24 h su 24, garantito da un numero purtroppo esiguo di operatori, spesso chiamati ad operare in situazioni di emergenza. Vengono poi sinteticamente analizzati i dati delle intossicazioni dal 2004 al 2012 con un breve commento ai dati esposti. Il cardine della relazione è la proiezione di fotografie scattate durante gli interventi, che vengono illustrate a dimostrazione delle difficoltà e delle criticità che più frequentemente si incontrano durante lo svolgimento degli interventi (accesso in pronto soccorso, raccolta dei dati epidemiologici, gestione dei campioni - dall’aspirato gastrico ai residui di pulitura dei funghi, successive analisi in laboratorio). Vengono quindi formulate proposte per migliorare il servizio (es. indicare nel verbale il referente medico del pronto soccorso con i relativi recapiti, far ricercare attivamente i residui di pulitura dei funghi, consegnare nel minor tempo possibile il campione ecc.) e per migliorare la collaborazione tra chi opera in pronto soccorso e chi esegue l’analisi. La presentazione ha un taglio pratico, frutto dell’esperienza di relatori che ormai da diversi anni si occupano d’intossicazioni da funghi e delle loro problematiche. POISONING BY MUSHROOMS: ASL MILANO REPORT AND MYCOLOGICAL PROBLEMS 1-2 Verzolla M., 3R. Casa, 1-4G. Gentili, 1-2L. Callegari, 2S. Vivarelli , 2A. Giometti 1 Micologi Secondo Livello Laboratorio Prevenzione ASL Milano; 2 Tecnici della Prevenzione Micologi Dipartimento Prevenzione ASL Milano; 3 Direttore Laboratorio Prevenzione ASL Milano; 4 Responsabile U.O. Micologia Laboratorio Prevenzione ASL Milano In the report “Poisoning by mushrooms: ASL Milano report and mycological problems” , are described the main problems encountered daily by mycologists in-call service in the management of episodes of intoxication caused by the consumption of mushrooms. The presentation, expresses the real operational difficulties in carrying out the intervention in the emergency room (called Level 1) and subsequent analysis, if necessary, in the laboratory (level 2). It is also highlighted the complexity of the organization of an “on-call service“ covering a very long period, from 1 August to 30 November - 24 h 24, but unfortunately guaranteed by a small number of operators, often called to work in emergency situations. Then the data of poisoning from 2004 to 2012 are briefly analyzed with short comment on the data presented. The cornerstone of the report is the projection of photographs taken during surgery, describing, as a demonstration, the difficulties and problems that most frequently are encountered during the course of the intervention (emergency access, collection of epidemiological data, sample management - from ‘gastric aspirates residues of cleaning mushrooms, subsequent analysis in the laboratory). Then suggestions for improving the service are proposed (eg.: to indicate in the record, the referent emergency doctor with his contacts data, to actively look for residues of cleaning mushrooms, to deliver in the shortest possible time the sample, etc..) Finally to improve collaboration among those who work in the emergency department and who perform the analysis. The presentation has a practical, positive, point of view, based on the experience of speakers for several years ealing of poisoning by mushrooms and their problems. IL FEGATO E L’INTOSSICAZIONE DA AMATOSSINE L ANGER M. Milano 4 AMANITA POISONINGS RESULTING IN ACUTE, REVERSIBLE RENAL FAILURE: NEW CASES, NEW TOXIC AMANITA MUSHROOMS 1 Kirchmair M.*, 2P. Carrilho,*, 3R. Pfab, 3B. Haberl, 2J. Felgueiras, 4F. Carvalho, 5J. Cardoso, 5 I. Melo, 2J. Vinhas & 1S. Neuhauser 1 Institute of Microbiology, Leopold-Franzens-University of Innsbruck, Innsbruck, Austria; 2Centro Hospitalar de Setubal, Rua Camilo Castelo Branco, Setubal, Portugal; 3Toxikologische Abt., 2. Med. Klinik, Klinikum rechts der Isar, Technische Universitat Munchen, Germany; 4Hospital Curry Cabral, Lisboa, Portugal; 5Botanic Garden (NMNH) of Lisbon University, Lisbon, Portugal. Correspondence and offprint requests to: Martin Kirchmair; E-mail: [email protected] *Both authors contributed equally to this work. Background. Renal failure as a consequence of eating mushrooms has been reported repeatedly after ingestion of webcaps of the Cortinarius orellanus group. But mushrooms of the genus Amanita can also cause renal failure: Amanita smithiana (NorthAmerica) and Amanita proxima (Mediterranean area). Here,we discuss poisonings caused by otherwhite amanitas. A German and—independently—two Portuguese patients reported the ingestion of completely white mushrooms with ring. Similar to intoxications with A. smithiana or A. proxima, the clinical icturewas characterized by nausea and vomiting 10–12 h after ingestion, severe acute renal failure and mild hepatitis. Renal biopsy showed acute interstitial nephritis and tubular necrosis. Two patients were given temporary haemodialysis. All have fully recovered their renal function. Poisonings caused by mushrooms containing the toxin of A. smithiana were suspected. We tested 20 Amanita species for the presence of this toxin. Methods. Thin layer chromatography was applied to detect A. smithiana nephrotoxin in herbarium specimens using authentic material of A. smithiana as reference. Results. A. smithiana toxin could be detected in Amanita boudieri, Amanita gracilior and in Amanita echinocephala. A. boudieri was collected by the Portuguese patients. A. echinocephala is the only nephrotoxic Amanita growing North of the Alps and is suspected to be the cause of renal failure in the German patient. No A. smithiana toxin was detectable in the nephrotoxic A. proxima. Conclusions. A. boudieri, A. gracilior and A. echinocephala are nephrotoxic. These intoxications are clinically similar to that of A. smithiana, with acute reversible renal failure and mild hepatitis but are different in their clinical picture from Orellanus syndrome characterized by a delayed onset of severe and often irreversible renal failure. BIOSINTESI DI TOSSINE PEPTIDICHE CICLICHE ISOLATE DA SPECIE LETALI DI AMANITA Walton J.D., Hong Luo, Sung Yong Hong Department of Energy Plant Research Laboratory, Michigan State University, E. Lansing MI 48824 USA. [email protected] La maggior parte di avvelenamenti letali da funghi è causata da amatossine quali l’α-amanitina. Le amanitine sono presenti in specie di Amanita appartenenti alla sezione Phalloideae, come pure in alcune specie di Galerina e Lepiota. Le amatossine sono degli ottapeptidi biciclici. Molte specie di Amanita producono pure fallotossine, esapeptidi biciclici che sono chimicamente simili alle amatossine. Questi peptidi ciclici sono sintetizzati sui ribosomi come proproteine e non dalle peptide sintetasi non ribosomali come altri peptidi ciclici fungini. Le proproteine delle amatossine sono composte da 34, mentre quelle delle fallotossine da 35 aminoacidi. Il primo passo nella produzione di queste tossine è la scissione dii residui conservati contenenti prolina nelle regioni fiancheggianti e la produzione di un otto- o ettapeptide. L’enzima responsabile della scissione delle proproteine è una prolil oligopeptidase (POP), un tipo di serinproteasi. Le specie di Amanita produttrici di tossine posseggono due geni POP. POPA è presente in tutte le specie di Amanita, mentre POPB è presente solo nelle specie produttrici di tossine (sect. Phalloideae). Amanita bisporigera, una specie che cresce in America del nord e produce amatossine e fallotossine, è caratterizzata da una grossa famiglia di geni imparentati con quelli dell’αamanitina (AMA1) e della fallacidina (PHA1). Questa famiglia di geni, chiamata MSDIN, è caratterizzata da sequenze di aminoacidi molto conservati che fiancheggiano una regione “tossinica” ipervariabile. Oltre a geni codificanti tossine potenziali di 7 o 8 aminoacidi, ve ne sono pure di quelli che potenzialmente codificano nonapeptidi e decapeptidi. Sembra che le Amanita abbiano evoluto un meccanismo combinatoriale che teoricamente può generare milioni di peptidi ciclici differenti. Alcuni peptidi ciclici non tossici, tra cui l’antamanide (un decapeptide ciclico) sono stati descritti nel passato per A. phalloides. Il piccolo fungo marrone Galerina marginata, che cresce in Europa e in America del nord, è pure un produttore di α-amanitina (ma non di fallotossine). Il genoma completo di G. marginata è stato sequenziato dal “U.S. Department of Energy Joint Genome Institute” (http://genome.jgi-psf.org/Galma1/Galma1.home.html). Il genoma di G. marginata contiene due geni per l’α-amanitina e nessuna famiglia estesa di MSDIN. La proproteina di α-amanitina di G. marginata è poco conservata rispetto a quella di A. bisporigera. Mentre la proproteina dell’α-amanitina di A. bisporigera ha la sequenza MSDINATRLPIWGIGCNPCVGDDVTTLLTRGEALC, la sequenza di G. marginata è MFDTNSTRLPIWGIGCNPWTAEHVDQTLVSGNDIC. (Aminoacidi conservati sono sottolineati; le regioni “tossiche” che corrispondono alle sequenze aminoacidiche dell’α-amanitina hanno una doppia sottolineatura). 5 BIOSYNTHESIS OF CYCLIC PEPTIDE TOXINS OF LETHAL AMANITA MUSHROOMS Walton J.D., Hong Luo, Sung Yong Hong Department of Energy Plant Research Laboratory, Michigan State University, E. Lansing MI 48824 USA. [email protected] The vast majority of fatal mushroom poisonings are due to the amatoxins such as α−amanitin. Amanitins are found in species in section Phalloideae of the genus Amanita and also in some species in the genera Galerina and Lepiota. The amatoxins are bicyclic octapeptides. Many of the Amanita species also make the chemically related phallotoxins, which are bicyclic heptapeptides. These cyclic peptides are synthesized on ribosomes as proproteins and not by nonribosomal peptide synthetases, like all other known fungal cyclic peptides. The proproteins are 34 (for amatoxins) or 35 (for phallotoxins) amino acids in length. The first step in processing is cleavage at flanking conserved pro residues to release a linear octa-or heptapeptide. The enzyme that cleaves the proproteins is a prolyl oligopeptidase (POP), a type of serine protease. Toxin-producing species of the Amanita species have two POP genes. Whereas POPA is present in all species of Amanita, POPB is present only in toxin-producing species (sect. Phalloideae). Amanita bisporigera, which grows in North America and produces amatoxins and phallotoxins, has a large family of genes related to those for α−amanitin (AMA1) and phallacidin (PHA1).This “MSDIN” family is characterized by highly conserved amino acid sequences flanking a hypervariable “toxin” region. In addition to potential toxins of 7 or 8 amino acids, others are predicted to encode nonapeptides and decapeptides. It appears that Amanita mushrooms have evolved a combinatorial mechanism that can theoretically generate millions of different cyclic peptides. Some nontoxic cyclic peptides have been previously described from A. phalloides, including antamanide (a cyclic decapeptide). The small brown mushroom Galerina marginata, which grows in Europe and North America, also makes α−amanitin (but not phallotoxins). The full genome of G. marginata was sequenced by the U.S. Department of Energy Joint Genome Institute (http://genome.jgi-psf.org/Galma1/ Galma1.home.html). G. marginata contains two genes for α−amanitin and no extended “MSDIN” family. The α−amanitin proprotein from G. marginata is only weakly conserved compared to that of A. bisporigera. Whereas the proprotein for α−amanitin in A. bisporigera has the sequence MSDINATRLPIWGIGCNPCVGDDVTTLLTRGEALC, the proprotein for α− amanitin from G. marginata is MFDTNSTRLPIWGIGCNPWTAEHVDQTLVSGNDIC. (Conserved amino acids are singleunderlined; toxin regions corresponding to the amino acid sequence of α−amantin are double-underlined). APPLICAZIONE DI METODI DI BIOLOGIA MOLECOLARE PER LA RICERCA DI α-AMANITINA IN MACROMICETI DEL GENERE AMANITA 1 Epis S., 2C. Matinato & 1D. Sassera 1 Università degli Studi di Milano; 2IRCCS Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico di Milano Il consumo sempre maggiore e frequente dei funghi in cucina è spesso causa di intossicazioni: ogni anno infatti, vengono riportati numerosi casi di avvelenamento e/o di decesso, attribuibile per lo più alla superficialità dei cercatori di funghi amatoriali che, ignari del reale pericolo, finiscono per consumarli senza un serio controllo micologico. Questo comune problema si può prevenire o comunque contenere, solo se la diagnosi dell’intossicazione viene effettuata in un breve lasso di tempo. In questo articolo, vi presentiamo una panoramica della possibile applicazione di metodi molecolari al fine di offrire un supporto al lavoro dei micologi. Negli ultimi anni si è registrato in costante crescita il consumo di funghi in cucina, grazie soprattutto al loro valore nutrizionale e commerciale. In Europa, la maggior parte delle specie di funghi sono commestibili, mentre meno di 100 sono note per essere velenose e circa 35 di queste contengono amanitotossine. Per questo motivo, l’ingestione di funghi di origine sconosciuta o di dubbia commestibilità, può rappresentare un grave rischio per la salute: alcuni funghi non sono infatti solo tossici, ma qualora ingeriti, possono diventare molto velenosi o addirittura letali. L’avvelenamento da amanitotossina, ad esempio, è un problema a livello mondiale; tanto che ogni anno si segnalano circa 50-100 casi di morte, la maggior parte in Europa e Nord America, ma anche in Africa, Asia e Australia. In generale, l’identificazione morfologica dei funghi è un compito molto laborioso e necessita di un’approfondita conoscenza: necessaria dunque risulterebbe la figura del micologo specializzato. E’ altresì importante che l’identificazione di specie di funghi velenosi sia la più rapida possibile per poter consentire un idoneo adeguato trattamento medico nella struttura ospedaliera. Sfortunatamente, spesso succede che le caratteristiche morfologiche essenziali per l’identificazione non siano ben chiare (il numero di spore disponibili è limitato e/o la loro morfologia generalmente viene alterata a causa delle condizioni ambientali). Qualora l’ analisi morfologica dei funghi in esame fosse inconcludente sarebbe necessario, per verificare la causa di avvelenamento, ricorrere ad uno strumento che non dipenda dalla morfologia stessa. La real-time PCR si è rivelato un utile metodo molecolare per identificare i funghi, proprio indipendentemente dalla loro morfologia. I funghi vengono anche spesso utilizzati nella produzione di una vasta gamma di prodotti alimentari, soggetti dunque a frodi (utilizzando ad esempio specie comuni o di minor pregio nella produzione). Spesso infatti accade che, i funghi più costosi come il tartufo bianco, siano soggetti a frode, in particolare, vengono sostituiti con tartufi cinesi, meno profumati del tartufo europeo ma molto più economici. Il metodo molecolare di real-time PCR può quindi essere utilizzato 6 anche per la tracciabilità degli alimenti e la scoperta di frodi relativa al consumo di funghi commestibili. Questo lavoro riporta le recenti applicazioni di tecniche molecolari (basate sull’identificazione del DNA e non dipendenti dalla morfologia) volte all’identificazione di diverse specie di funghi cotti in matrici, quali prodotti alimentari o aspirati gastrici, al fine di offrire un valido strumento che supporti ed integri il lavoro dei micologi. Per individuare i funghi nei prodotti trasformati, diversi autori hanno proposto l’utilizzo di specifici protocolli di PCR quantitativa mediante amplificazione della regione genica ITS rDNA che comprende i geni spaziatori non codificanti. Questo rapido approccio di real-time PCR rappresenta un metodo efficace per la quantificazione di un gene, basandosi sul rilevamento di segnali fluorescenti emessi durante la fase esponenziale di amplificazione del DNA. Omphalotus japonicus, Entoloma rhodopolius, Clitocybe acromelalga, e Tricholoma ustale sono funghi velenosi responsabili di circa l’85% delle intossicazioni causate da funghi in Giappone. Maeta e colleghi (2008) hanno proposto un’identificazione molecolare specie-specifica delle suddette specie (fresche o cotte), utilizzando quattro coppie di primers, una per ciascuna delle specie bersaglio. Per convalidare il loro metodo, gli autori di questa ricerca hanno applicato il protocollo usando corpi fruttiferi freschi e cotti (al forno, saltati in padella, in tempura e dopo lunga frittura), ottenendo un’amplificazione specifica per ogni coppia di primers da tutti i campioni di fungo analizzati. Trattasi del primo studio in grado di ottenere il rilevamento del DNA fungino in funghi soggetti a diverse forma di cottura utilizzando un protocollo molecolare; la real-time PCR ha dimostrato di essere il metodo più adatto per l’identificazione di specie in tutti i tipi di prodotti indipendentemente dai processi ai quali questi sono stati sottoposti. Epis e colleghi (2010) hanno dimostrato che la tecnica di real-time PCR può essere utilizzata anche per l’identificazione di funghi tossici, non solo in campioni di diversi cibi cotti, ma anche in campioni clinici (quali aspirati gastrici), sostenendo dunque il lavoro di identificazione del micologo. Sovente, le analisi condotte su materiale di difficile identificazione, come nel caso di funghi cotti o aspirati gastrici di pazienti avvelenati, finiscono per essere problematiche a causa del basso numero di spore e della loro alterazione. In Italia, nel decennio 1996-2006, sono stati segnalati circa 10.000 casi di avvelenamento da funghi, di cui il 15% causati da funghi dei generi Lepiota, Amanita e Inocybe, confusi solitamente con funghi simili commestibili (dati registrati presso la Sezione di Micologia , Laboratorio di Sanità Pubblica di Milano, Italia). Partendo da quattro set di primers, ognuno dei quali specifico per le specie di funghi tossici Amanita phalloides, Lepiota cristata, Lepiota brunneoincarnata e Inocybe asterospora, Epis e colleghi hanno proposto dei protocolli che sono risultati essere altamente specifici, sensibili ed in grado di rilevare 32 ng di campione di fungo essiccato delle quattro diverse specie; questo lavoro conferma quindi che il rilevamento molecolare di DNA fungino, opportunamente integrato con il lavoro del micologo, diventa un potenziale strumento per la diagnosi di avvelenamento. Altro impiego di real-time PCR è stato proposto per l’identificazione di specie di tartufo in prodotti alimentari trasformati. Recentemente, Rizzello e colleghi (2012) hanno proposto due protocolli real-time PCR per identificare e quantificare i pregiati tartufi bianchi e neri, al fine di tutelare il consumatore, aprendo dunque la strada verso il loro monitoraggio costante sul mercato. Il Tuber magnatum Pico, il “Tartufo Bianco d’Alba”, e il Tuber melanosporum Vittad, il “Tartufo Nero del Périgord”, sono infatti molto consumati, nonostante il prezzo proibitivo, che può superare i $ 4000 al chilogrammo. Proprio a causa dell’elevato costo, il tartufo bianco e quello nero sono spesso sostituiti con specie meno pregiate. Gli autori si propongono quindi attraverso l’applicazione del metodo molecolare di rilevare frodi alimentari e proteggere i consumatori: in particolare, hanno pubblicato i risultati ottenuti in real-time PCR utilizzando due coppie di primers specifici per l’identificazione e la quantificazione di due specie di tartufo, il T. magnatum Pico e il T. melanosporum Vittad in diverse matrici alimentari, come le creme spalmabili, l’olio e il burro a base di tartufo. Questa è un altro esempio di applicazione per la tracciabilità di funghi in alimenti per aiutare il lavoro dei micologi e per autenticare la qualità degli alimenti. La tecnica molecolare di real-time PCR, che coniuga rapidità di risultato, efficienza, specificità, sensibilità ed è applicabile a diverse matrici, ha pertanto dimostrato di essere utile per identificare specie di funghi, indipendentemente dalla loro morfologia. In questa sede, abbiamo presentato una panoramica delle potenziali applicazioni di questa tecnica al mondo micologico, tuttavia, molte altre applicazioni importanti potrebbero essere ancora sviluppate, come ausilio al lavoro del micologo, sia in ambito clinico sia alimentare. Va inoltre sottolineato come soprattutto nel campo clinico, velocità, specificità e sensibilità siano caratteristiche indispensabili per poter offrire il più consono e tempestivo intervento medico all’interno della struttura ospedaliera. Di seguito vi presentiamo, le possibili applicazioni molecolari come sviluppi futuri, a cominciare da una recente e nuova tecnica che utilizza la BioMark dynamic array (Fluidigm, South San Francisco): un innovativo strumento di real-time PCR. Per sviluppare un esperimento, 48 campioni e 48 saggi (nel nostro caso primers) vengono messi nei numerosi canali della piastra dinamica dove la pressione fa si che vengano caricate fino a 2.304 camere di reazione. La BioMark dynamic array può quindi essere utilizzata per rilevare 48 specie di funghi velenosi in un massimo di 48 campioni di DNA (DNA di funghi, alimenti o succhi gastrici ) in un unico esperimento, utilizzando solo pochi nanolitri di DNA. Questa applicazione potrebbe rappresentare un nuovo modo per indagare l’eventuale contemporanea presenza di diversi funghi responsabili di intossicazione ed in un periodo di tempo molto breve. In aggiunta a questa tecnica, un’altra possibile applicazione di tecniche molecolari alla micologia è quella relativa all’individuazione dell’amanitotossina utilizzando uno specifico protocollo di PCR al fine di identificare le intossicazione potenzialmente letali di soggetti intossicati. Il prodotto di PCR specifico del gene AMA1, il gene che codifica per l’alfa-amanitina, è stato ligato nel vettore plasmidico pGEM-T easy e clonato in cellule competenti DH-5α di Escherichia coli secondo le opportune istruzioni. I valori dei cicli soglia (Tc) risultati sono stati interpolati in modo da ottenere una stima del numero di copie del gene per ciascun campione. Questo protocollo di real time PCR presenta una serie di caratteristiche che lo rendono un utile strumento diagnostico. Attualmente, entrambi questi innovativi approcci sono in corso di studio. 7 MOLECULAR METHOD FOR ASSESSING THE PRESENCE OF ALPHA AMANITIN IN THE GENUS AMANITA 1 Epis S., 2C. Matinato & 1D. Sassera 1 Università degli Studi di Milano; 2IRCCS Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico di Milano The continued and increased use of mushrooms in the culinary field is often cause of human intoxications. Every year numerous cases of poisoning or human death are reported, due mainly to the complete superficiality of amateur seekers of fungi who, unfortunately, consume them without serious mycological control not realizing the real danger. This common problem is preventable or anyway containable if diagnosed as early as possible. Here, we present an overview of the possible application of molecular methods in order to support the work of mycologists. In recent years the use of wild mushrooms in culinary is constantly growing, thanks to the nutritional and commercial value. In Europe, most mushroom species are edible, while less than 100 are known to be poisonous, and approximately 35 species contain amatoxins. For this reason, ingestion of mushrooms of unknown origin and of dubious edibility, can be a serious health risk: some of them are not only toxic but very poisonous if eaten and can be lethal. For example, amatoxin poisoning is a worldwide problem; approximately 50-100 fatal cases are reported every year, most in Europe and North America but also in Africa, Asia and Australia. In general, the identification of fungi is a very laborious and knowledge intensive task; in fact, the morphological identification of mushrooms requires specialized mycologists. Furthermore, the rapid identification of poisonous mushroom species is required for proper medical treatment, but the morphological characteristics essential for the identification are often not well preserved and thus unclear for a rapid identification (spores are few and their morphology generally is altered due to the environmental conditions). If a morphological analysis of mushrooms is inconclusive, a tool not dependent on morphology may be required to verify the cause of mushroom poisoning. Real-time PCR is a useful method for identifying fungi independently from morphology. Mushrooms are highly appreciated in culinary and they are also used in the production of a wide variety of food products. Often it happens that the more expensive mushrooms, such as white truffles, are subjected to fraud; in particular, Chinese truffles tend to be milder and less fragrant than Europe truffles and are the most commonly used in truffle fraud. Real-time PCR can thus be used for food traceability and fraud discovery relative to human consume of edible mushrooms. The present review paper reports the recent applications of molecular techniques (DNA-based identification, which do not depend on morphology) in the identification of cooked mushroom species in different matrices such as food products or gastric aspirates in order to offer a tool to integrate the work of the mycologists. In order to detect the mushrooms in the processed products, different authors set up specific quantitative PCR protocols using the amplification of the rDNA ITS region (the internal transcribed spacer region in the nuclear ribosomal repeat unit). These real-time PCR approaches represent fast, effective methods enabling the quantification of a gene based on the detection of fluorescent signals emitted during the exponential phase of DNA amplification. Omphalotus japonicus, Entoloma rhodopolius, Clitocybe acromelalga and Tricholoma ustale are poisonous mushrooms responsible for approximately 85% of the mushroom poisoning events in Japan. Maeta and colleagues (2008) propose species-specific identification of these mushrooms, cooked and fresh, using a rapid system of detection consisting of four primer pairs, one of each of the target species. To validate their method, they used fresh fruiting bodies and 3-cm square pieces of baked, stir-fried, tempura, deep-fried mushrooms. They obtained, for each primer set, speciesspecific detection in all analysed samples with a real-time PCR detection in less than 1 h. This was the first study able to obtain detection of fungal DNA in various cooked preparations using a molecular protocol based on DNA analysis; the real-time PCR has proven to be most suitable method for species identification in all types of products independently from the processes to which these have been subjected. Epis and colleagues (2010) demonstrated that th real-time PCR technique can be used also for the identification of poisonous mushrooms in cases of clinical poisoning, supporting and integrating the morphological work of the mycologist. In particular, they proposed a method to detect the DNA of fungi species not only in cooked mushrooms, but also in mixed food preparations and gastric aspirates. This approach considers that the mycologist can often have difficulty in identifying the morphological structure of the spores in cooked food or gastric aspirates, where they are generally altered. In Italy, during the decade of 1996-2006, about 10,000 cases of mushroom poisoning were reported and 15% of these cases were caused by mushrooms of the genera Lepiota, Amanita and Inocybe, often mistaken for edible fungi (data recorded at the Mycology Section, Laboratorio di Sanita Pubblica of Milano, Italy). Epis and colleagues propose four primer sets, each specific for one of the following toxic mushroom species: Amanita phalloides, Lepiota cristata, Lepiota brunneoincarnata and Inocybe asterospora. All the proposed protocols were highly specific and sensitive enough to detect as low as 32 ng of dried samples of the four species; this paper thus confirms that the molecular detection of fungal DNA integrated with the mycologist work can be a potential tool for the poisoning diagnosis. One other application of molecular detection trough specific real-time PCR is the use of molecular techniques to identify truffle species in intense processed commercial products. Recently, Rizzello et al. (2012) proposed two real-time PCR protocols to identify and quantify the prized white and black truffles, in order to protect the consumer, opening the way towards automated monitoring of these products on the market. Tuber magnatum Pico, the lba white truffle, and Tuber melanosporum Vittad, the igord black truffle, are in fact highly appreciated despite the prices, which are tipically around $4000 per kilogram. Due to this high price, whit and black truffles are often replaced with less aromatic species. For this reason, the authors propose these molecular methods to detect fraudulent practices and to protect the consumers of truffle delicacies. Specifically, they propose two specific real-time PCR primer sets to authenticate and quantify the two truffles T. magnatum Pico and T. melanosporum Vittad in different food matrices, such as cream, oil, and butter-based products. This is another application for the traceability of mushrooms in food in order to help the work of the mycologists and to authenticate the quality of the foods. Real-time PCR methods have proved to be useful for 8 identifying mushroom species independently from the morphological approach. Real-time PCR is a method characterized by quick turnaround time, efficiency, specificity, sensitivity and is applicable to different matrices. Here, we presented an overview of potential applications of this technique to the mycological world, however, many other important applications could be developed to support the mycologists’ work on poisoning and frauds. In particular, mainly in the poisoning intoxications field, it is essential to be fast, specific and sensitive in order to interact with the hospital for proper medical treatment. Future developments of the molecular approaches applied to mushrooms identification can now be envisioned. Here we propose the use of a recent technique, the BioMark dynamic array (Fluidigm, South San Francisco); this innovative real-time PCR instrument. To develop an experiment, 48 samples and 48 assays are loaded into the connections of the Dynamic Array input frame and pressure loaded into 2,304 reaction chambers. The BioMark dynamic array can be used to detect 48 poisoning mushrooms in up to 48 DNA samples in a single run (e.g. unknown mushrooms, foods or gastric aspirate DNAs) using only few nanoliters of extracted DNA for real-time PCR amplification. This application could represent a novel standard to investigate the potential presence of fungi responsible for intoxications, evaluating different target species in a very short timespan. In addition, we can focus our analysis on amatoxin identification using specific real-time PCR protocol in order to identify the potential lethal intoxication of patients. The specific PCR product of AMA1 gene, the gene that encode alpha-amanitin, was ligated into the pGEM-T Easy vector and cloned into Escherichia coli DH-5α competent cells according to the manufacturer instructions.Threshold cycle (Tc) obtained from real time PCR were plotted in order to obtain an estimation of gene copy numbers for each sample. This real time PCR protocol exhibits a number of features that make it a useful diagnostic tool. Both these novel approaches are currently in progress. MICOTERAPIA TRA FANTASIA E REALTÀ: PROBLEMI E OPPORTUNITÀ Orlando Petrini Istituto Cantonale di Microbiologia, Bellinzona, Svizzera La scoperta nel 1928 della penicillina, prodotta da diverse specie di Penicillium, da parte di Fleming ha posto l’accento sull’importanza dei funghi per la salute umana e la scienza medica. L’industria farmaceutica si è poi occupata, specialmente dopo gli anni sessanta, di studiare a fondo le proprietà farmaceutiche dei funghi, iniziando studi dettagliati e approfonditi (screening) di specie fungine riguardo alla loro capacità potenziale di produrre sostanze farmacologicamente attive. I programmi di screening hanno evidenziato che i funghi sono ottimi produttori di sostanze con proprietà medicamentose: esempi importanti sono la lovastatina, prodotta da Monascus purpureus e Aspergillus terreus, la ciclosporina A, isolata da Tolypocladium inflatum, gli antibiotici appartenenti alla classe delle cefalosporine, prodotte da specie di Acremonium o il paclitaxel (una sostanza antitumorale prodotta da diverse specie di funghi endofiti di diverse specie di Taxus, tra cui T. brevifolia). Regolarmente appaiono nella letteratura scientifica relazioni di nuove scoperte di attività farmacologiche di sostanze isolate da funghi. Notizie riguardanti ad esempio le attività antitumorali di alcuni funghi medicinali quali Ganoderma lucidum, Phellinus rimosus, Pleurotus florida e Pleurotus pulmonarius sono scientificamente fondate e la loro rilevanza indiscutibile. Tuttavia, il percorso che porta a un uso clinico delle sostanze attive presenti in questi funghi è lungo e tortuoso, e purtroppo solo in pochi casi il loro sviluppo farmaceutico è coronato da successo. Infatti, molte delle sostanze isolate sono attive in vitro ma non mostrano nessuna attività in vivo; altre sono sì attive ma la loro tossicità ne preclude l’uso terapeutico. Inoltre, nel corso dello sviluppo farmaceutico, le proprietà chimiche di alcune sostanze non ne permettono la formulazione galenica richiesta. La medicina tradizionale cinese (TCM) e ayurvedica fanno ampio uso di funghi nella loro farmacopea. Ad esempio, L’ascomiceto Cordyceps sinensis è usato in TCM e nella medicina tibetana per la terapia di circa venti malattie differenti, dall’astenia alla tubercolosi e al cancro della prostata. Al basidiomiceto Ganoderma lucidum (“Reishi” o “Lingzhi” in TCM) sono attribuiti effetti benefici nel trattamento di malattie cardiovascolari; questo fungo è usato pure come analgesico, nella terapia di disturbi psichici e quale sonnifero; le proprietà antitumorali o immunostimolanti di sostanze (ad esempio terpenoidi e polisaccaridi) isolate da questo miceto sono state descritte in diversi lavori. Purtroppo l’evidenza clinica per l’attività farmacologica della maggior parte dei funghi usati in medicina orientale è molto limitata o addirittura assente: è inoltre molto difficile, se non impossibile, trasporre l’evidenza raccolta in TCM nella medicina occidentale, poiché l’approccio medico al trattamento e alla terapia è fondamentalmente diverso nelle due realtà. L’uso terapeutico di funghi descritto nella tradizione medica orientale deve quindi essere preceduto dalla dimostrazione clinica della loro utilità, anche perché è indispensabile conoscerne non solo l’efficacia ma anche il profilo tossicologico. Un medicamento, se efficace, spesso provoca anche effetti secondari che possono, in molti casi, provocare reazioni tossicologiche e farmacologiche avverse. Un esempio è dato dal riso rosso, usato nella “medicina verde” nel trattamento della colesterolemia. Il riso rosso è ottenuto dalla fermentazione del riso da parte dell’ascomiceto Monascus purpureus ed è utilizzato come integratore dietetico in sostituzione o in aggiunta alle statine per controllare il tasso di colesterolo nel sangue. La lovastatina contenuta nel riso rosso può però provocare, anche se in rari casi, delle reazioni avverse anche gravi, tipiche delle statine in generali (ad esempio rabdomiolisi). È quindi opportuno valutare la “micoterapia” in modo oggettivo, non lasciandosi abbagliare dalle attività rilevate in vitro e spesso non più riproducibili in vivo e intraprendendo studi preclinici di tossicologia e farmacologia, seguiti da studi clinici ben pianificati che dimostrino non solo l’efficacia ma anche la sicurezza del trattamento intrapreso. È indubbio, ed è dimostrato da molti esempi, che la farmacologia ha approfittato e continuerà ad approfittare dell’enorme potenziale offerto dai funghi: l’uso della micoterapia però dev’essere basato su solidi argomenti farmacologici, che inevitabilmente richiedono un lungo sviluppo clinico. Solo la dimostrazione clinica dell’efficacia e della sicurezza dei trattamenti a base di funghi permetterà il loro inserimento in una medicina basata sull’evidenza scientifica (“evidence-based medicine”). 9 MYCOTHERAPY BETWEEN REALITY AND PHANTASY: WHAT CAN FUNGI DO FOR OUR HEALTH? Orlando Petrini Canton’s Institute of Microbiology,Bellinzona, Switzerland Since Fleming’s discovery in 1928 of penicillin, an antibiotic produced mainly by Penicillium species, fungi have taken up an important role in medicine. The pharmaceutical industry has immediately started screening fungi for drug production and particularly after 1960 substances of fungal origin have been investigated for their pharmacological activities. Screening programs have soon shown that fungi are excellent producers of pharmacologically active compounds. Noteworthy examples are lovastatin, isolated from Monascus purpureus and Aspergillus terreus, cyclosporin A, produced by Tolypocladium inflatum, the cephalosporin antibiotics derived from some Acremonium species, or paclitaxel, a substance produced by some fungal endophytes of Taxus, most notably T. brevifolia, and widely used in the treatment of some cancer forms. Almost daily the interested reader can found a large number of papers on the pharmacological activity of substances of fungal origin. The activity of compounds isolated from Ganoderma lucidum, Phellinus rimosus, Pleurotus florida and Pleurotus pulmonarius against cancerous cells are worth mentioning. But this does not mean, unfortunately, that these substances will soon be available for use in conventional medicine. The new drug development is long and difficult and most often its results are negative. Only a small percentage of new, sometimes very promising drugs end with a marketable product. In fact, many drugs that show in vitro activities fail to do so in vivo as well; in addition, many active compounds are simply too toxic for human or animal use. Last but not least, their galenical formulation can be plainly impossible and preclude any pharmaceutical development. The traditional Chinese medicine (TCM) and Ayurveda are prime examples of the use of fungal products in the treatment of ailments. For example, the ascomycete Cordyceps sinensis is widely used in TCM and in the Tibetan medicine to treat almost 20 different diseases, from asthenia to tuberculosis and prostate cancer. The basidiomycete Ganoderma lucidum (“Reishi” or “Lingzhi” in TCM) is considered to be active in the treatment of cardiovascular problems: its use, however, is by no means restricted to this, but the fungus is considered to be beneficial in the treatment of pain, psychic disorders and sleep problems, as well as an immunostimulant (mainly because of the terpenoids and polysaccharides it contains) or even anticancer agent. The clinical evidence for all these activities, unfortunately, is scant if not completely lacking – and this applies also to most of the other fungal uses described in the Oriental medicine. It is also almost impossible to transfer the knowledge collected in the Asian traditional medicine to the Western medical practice, because the medical approach to diagnose or treat a disease is completely different in the two cultures. The use of “mycotherapy” in the western medicine is possible and appropriate only after a careful clinical and toxicological development. The safety profile of a drug needs to be thoroughly investigated before a product can be approved for human or animal use. Beneficial drug effects are mostly accompanied by adverse effects, as shown by the “red rice”, obtained by the fermentation of rice by the ascomycete Monascus purpureus and used as a nutraceutical as a replacement of (or adjunct to) statins to control hypercholesterolemia. The lovastatin contained in the red rice may, in fact, cause severe adverse effects such as rhabdomyolysis, as known for other statins. It is thus important to approach mycotherapy carefully, evaluating its pros and cons and considering not only the activities described in vitro but also the clinical and toxicological development carried out for each drug. Good pre-clinical studies, followed by a sound clinical development, must show the safety and efficacy of all products to be used for the treatment of human and animal diseases. The pharmaceutical industry has since a long time recognised the importance of fungi in medicine, but their use should be firmly supported by an evidence-based medical approach. MICOTERAPIA: LE PROCEDURE PER LA SPERIMENTAZIONE CLINICA Calapai G. Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Messina L’interesse per gli effetti farmacologici e quindi per le potenziali proprietà terapeutiche dei miceti è in crescente aumento. Tale interesse è sostenuto dalla scoperta che diversi composti isolati dai funghi hanno proprietà biologiche; attività quali quella immunomodulante, antitumorale e antimicrobica. Sulla base di tali evidenze è nata la necessità di confermare i potenziali benefici dei funghi attraverso la valutazione dei loro effetti sulla salute umana. Gli studi clinici sono lo strumento principale per dimostrare che le attività farmacologiche delle sostanze, siano esse di origine naturale o sintetica, possono essere trasformate in strumenti terapeutici. Scopo principale della ricerca clinica è quello di ottenere risultati che dimostrino la loro efficacia contro patologie umane che interessano la popolazione generale. Prima di tutto, sulla base dell’esperienza maturata con gli studi clinici sulle piante medicinali, è di fondamentale importanza che venga caratterizzato il prodotto di origine fungina che si vuole investigare. Per quanto riguarda il tipo di preparazione é importante conoscere il metodo di estrazione, il solvente utilizzato e la sua concentrazione. Questi esempi, derivati dalle erbe medicinali, non escludono la necessità di aggiungere caratteristiche peculiari dei micoterapici. E’ importante ricordare che, secondo la metodologia clinica usata, possono essere ottenuti diversi gradi di evidenza scientifica. Il modello di ricerca clinica più adatto per ottenere dati validi e con il massimo grado di evidenza è certamente lo studio clinico controllato e randomizzato. In questo tipo di studio i risultati ottenuti con la sostanza studiata vengono 10 confrontati con quelli ottenuti con un “placebo”. La somministrazione di entrambi i trattamenti (sostanza o placebo) avviene con la tecnica cosiddetta del “doppio cieco”. I pazienti vengono divisi e distribuiti per randomizzazione (distribuzione casuale) in due gruppi. Un gruppo riceve la sostanza esaminata e l’altro una formulazione apparentemente simile nella forma ma non contenente la sostanza esaminata (placebo). Per aumentare il valore dei risultati, i trattamenti (sostanza indagata e placebo) possono essere successivamente scambiati (crossover) tra i due gruppi. Il fatto che i funghi siano sostanze naturali non deve indurre a cercare scorciatoie nel tentativo di rendere più agevole la dura e difficile strada della ricerca clinica. E’ importante evitare gli errori più comuni che possono limitare il valore dei risultati. Tra questi, l’utilizzo di un numero ridotto di pazienti, la non randomizzazione, non usare il placebo, non approntare analisi statistiche adeguate o scegliere endpoint o outcome clinici (gli indicatori dell’efficacia) aventi scarso valore clinico (ad esempio, l’uso eccessivodi scale di autovalutazione). In conclusione, se si desidera che i risultati della ricerca clinica sui potenziali effetti terapeutici di funghi siano il più possibile veritieri e quindi utilizzabili, si deve bene avere in mente che una metodologia applicata in maniera non corretta produce risultati utili. Condurre e completare gli studi clinici senza il necessario rigore scientifico di solito genera la sopravvalutazione o la sottovalutazione degli effetti dei trattamenti. Insomma, potrebbe non essere un buon servizio per lo sviluppo della micoterapia. MICOTHERAPY: CLINICAL RESEARCH Calapai G. Department of Clinical and Experimental Medicine, University of Messina Interest for pharmacological effects and consequently for potential therapeutic properties of mushrooms is increasing. This is interest supported by the discovering that several compounds originating from mushrooms show to have different biological activities such as immunomodulatory, antitumoral and antimicrobial action. On these basis it has become urgent the need to confirm the potential beneficial effects of mushrooms through the evaluation of their effects on human. Clinical studies are the main instrument that we have to demonstrate that pharmacological activities of substances can be transformed in successful therapies. Clinical studies are designed to collect data on efficacy and safety of natural or synthetic substances that we want to use as medicinal. The main aim of clinical research is to obtain valid results showing efficacy against human pathologies affecting general population. First of all, on the basis of the experience with clinical studies on medicinal plants, is fundamental the characterization of the product investigated for clinical effects. In consequence, it is necessary to know what is the part used if it is not the whole mushroom, method of extraction and solvent used and its concentration. These are examples derived from herbal medicines but more peculiar issues could be necessary to investigate on micotherapy. Different degrees of evidence can be obtained according to the methodology used in clinical studies. The form of clinical research that is more suitable to have valid data representing the highest degree of evidence is certainly the randomized and controlled clinical study in which the results obtained with the studied substance are compared with those obtained with placebo and in which substance or placebo are given through the double blind administration. According to this methodology, patients are divided in two groups by randomization (casual distribution of patients in the groups), one receiving the substance examined and the other with a formulation apparently similar but not containing the substance examined (placebo). To increase the value of results, treatments )substance and placebo) can be successively exchanged (crossover). The fact that mushrooms are natural substance does not to have induce to short or simplify the hard road map of clinical research. So, it is important to avoid common errors that limit the value of results such as: reduced number of patients, not randomization, do not use placebo, not adequate statistics or endpoints or outcomes having poor clinical value (for example, excessive use of patients self-evaluation scales). In conclusion, if we want results from clinical research on potential therapeutic effects of mushrooms we should have in mind that insufficient methodology produce consequently not useful results. The consequence of conducting clinical studies without the necessary rigorous scientific approach are generally over or under-evaluation of effects of the treatments. It should be not a good service for micotherapy. I FUNGHI COME BIOINDICATORI DI SOSTANZE XENOBIOTICHE IN AMBIENTE 1 Benedetti A.,2L. Cocchi, 3C. Siniscalco, 3C. Jacomini 1 Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Centro di Ricerca per lo Studio delle Relazioni tra Pianta e Suolo, Roma; 2Vice Presidente del Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia; 3 Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA, Roma Negli ultimi venti anni si è andato sempre più affermando l’uso di bioindicatori, cioè l’uso di organismi viventi, nel monitoraggio ambientale soprattutto nel caso della rilevazione di sostanze xenobiotiche potenzialmente nocive alla salute umana, animale e dell’ambiente, quali ad esempio i muschi per l’inquinamento dell’aria, alcuni molluschi per quello dell’acqua, i lombrichi o i microrganismi per quello del suolo. Molto più recente è invece l’uso dei funghi superiori nel monitoraggio ambientale, basato sul ruolo fondamentale dei funghi quali agenti principali dei cicli biogeochimici, dei cicli di materia e di energia alla base del funzionamento degli ecosistemi. Molti studi, infatti, riportano la rispondenza di metodologie basate sulla capacità di infezione micorrizica quale elemento determinante nella diagnosi di inquinamenti ambientali, ma studi 11 molto più recenti dimostrano la loro capacità di bioaccumulo di elementi xenobiotici nel carpoforo, resi così inefficaci nei confronti delle piante. In questo contesto è stato sviluppato un progetto di monitoraggio e raccolta dati che ha prodotto un Report Europeo basato su oltre 9000 campioni di funghi superiori rappresentativi di oltre 200 generi nel quale vengono riportate le concentrazioni di 35 elementi chimici. Questo studio ha consentito di individuare criteri e metodologie atte all’individuazione di indicatori di tossicologia ambientale. In particolare è stato possibile definire il concetto di “fungo di riferimento” (Cocchi et al, 2004, unicamente per basidiomiceti ed ascomiceti attraversoil raggiungimento della stabilità statistica dovuta al congruo numero di osservazioni effettuate ed alla successiva elaborazione statistica mediante “multidimensional-scaling”. Il fungo di riferimento essere utilizzato in tosicologia ambientale per definire differenze e anomalie nei campioni analizzati e quindi utile nel rilevare variazioni per il medesimo xenobiota accumulato nel ungo in differenti ambienti, nonché in studi di tipo tassonomico. Nel presente lavoro verranno forniti alcuni esempi. FUNGI AS BIOINDICATORS OF XENOBIOTICS IN THE ENVIRONMENT 1 Benedetti A.,2L. Cocchi, 3C. Siniscalco, 3C. Jacomini 1 Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Centro di Ricerca per lo Studio delle Relazioni tra Pianta e Suolo, Roma; 2Vice Presidente del Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia; 3 Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA, Roma During the last twenty years bio-indicators, namely living organisms, have been increasingly used for environmental monitoring, especially to detect xenobiotic substances potentially harmful to human, animal and environmental health, such as mosses for air pollution, some molluscs for water pollution, earthworms or micro-organisms for soil pollution. On the other hand, the use of higher fungi for environmental monitoring is much more recent, it’s based on the fundamental role of fungi as major agents of biogeochemical cycles and of cycles of matter and energy that regulate the functioning of ecosystems. Many studies, in fact, show the correspondence of methodologies based on the ability of mycorrhiza to infect as a determining factor in the diagnosis of environmental pollution, but much more recent studies demonstrate their ability in bioaccumulating xenobiotics elements in carpophore, thereby making them ineffective against plants. In this context, it has been developed a monitoring and data collection project that produced a European Report based on more than 9000 samples of higher fungi representing over 200 genera and that shows the concentrations of 35 chemical elements. This study permitted to identify criteria and methodologies for the identification of indicators of environmental toxicology. In particular, it was possible to define the concept of “mushroom of reference”, only for basidiomycetes and ascomycetes, because of the statistical stability achieved with a large number of observations and a subsequent statistical analysis made using “multi-dimensional-scaling “. The mushroom of reference can be used in environmental toxicology to define differences and anomalies in the samples analyzed and it can therefore be useful to detect variations for the same xenobiota accumulated in different environments, as well as for taxonomical studies. In the present work some examples will be provided. FUNGHI E BIORISANAMENTO: UN’ESPERIENZA IN CAMPO GIRLANDA M. Torino SPECIOGRAFIA DEI FUNGHI CONSIDERATI NELLA 1A E 2A SESSIONE E CONSIDERAZIONI SULLE SPECIE ALIENE CONSIGLIO G. Bologna SICUREZZA ALIMENTARE DEI FUNGHI NELL’AMBITO DEL COMMERCIO, DELLA TRASFORMAZIONE E DEL CONSUMO Borrello S. Direttore generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione - Ministero della Salute – Roma (I) 12 I Regolamenti dell’Unione europea 852 e 882 del 2004 sanciscono norme di carattere generale per tutti gli alimenti, alimenti di origine vegetale, pertanto anche funghi. Oltre ai regolamenti europei, in relazione alla commercializzazione, vendita e trasformazione dei funghi si applicano la legge 283/62 e il DPR 327/80 e le specifiche norme di settore rappresentate dal DPR 376/95, da decreto ministeriale 686/96 e dalla legge 352/93. La normativa orizzontale si applica a tutte le fasi della produzione (coltivazione o raccolta dei funghi), trasformazione (essiccamento, taglio, confezionamento, ecc …) distribuzione (trasporto e vendita), esportazione degli alimenti. La produzione primaria per il settore micologico è rappresentata da: Coltivazione del fungo o raccolta del fungo selvatico - Operazioni nell’azienda di produzione o nel sito di raccolta che non ne alterino sostanzialmente la natura - trasporto verso uno stabilimento di lavorazione. In base al Regolamento(CE) 882/2004 è previsto l’esame dei sistemi di controllo posti in atto dall’operatore, quali l’HACCP, le buone prassi igieniche, le buone prassi di fabbricazione e le corrette prassi agricole (produzione primaria). Il Ministero della salute con due specifiche note del 2011 e del 2012 ha fornito chiarimenti al fine di migliorare l’attività di controllo sui funghi all’importazione e sul territorio e ha presentato l’opuscolo “I funghi: guida alla prevenzione delle intossicazioni” che ha lo scopo di informare in maniera chiara e competente il cittadino, il sanitario, il consumatore sui pericoli che specie di funghi tossici, velenosi o mortali possono determinare. FOOD SECURITY OF MUSHROOMS IN TRADE, PROCESSING AND CONSUMPTION Borrello S. Director General for hygiene, food safety and nutrition - Ministry of Health – Rome (I) The European Regulations 852 and 882/2004 laid down general rules for all food, including mushrooms. In addition to the European regulations, general and specific provisions apply to the marketing and processing of mushrooms: Law 283/62, Decree 327/80, Decree 376/95, Ministerial Decree 686/96 and Law 352/93. Horizontal legislation applies to all stages of production (cultivation or harvesting of mushrooms), processing (drying, cutting, packaging, etc. ...) distribution and export. The primary production for the mycological sector is represented by: Mushrooms cultivation or harvesting of wild mushrooms - Operations in the farm or in the site of collection that do not substantially modify the features of the raw mushroom - transport to a processing plant. The Ministry of Health with two specific notes in 2011 and 2012 gave clarifications to improve the activity of official control on mushroom sector and presented the leaflet “The Mushrooms: A Guide to the prevention of poisoning” that aims to inform clearly the healthcare professionals and the consumers of the dangers that toxic, poisonous or fatal species of mushrooms may cause. LE LARVE DEI DITTERI MICETOFILIDI SONO UN PERICOLO/RISCHIO PER LA SALUTE DEI CONSUMATORI? Ferrini A.M., Barletta B., Di Felice G., Bianchi R., Khouy C., Aureli P. Istituto Superiore di Sanità - Roma In questa presentazione, viene discussa l’appropriatezza di qualificare ”pericolo” per il consumatore la presenza di larve morte di taluni ditteri dei funghi epigei conservati alla luce della normativa vigente e dell’analisi del rischio. Viene altresì discussa la caratterizzazione del rischio che le larve morte possono rappresentare in vista della definizione di un eventuale limite tollerabile. ARE THE MYCETOPHILIDAE MAGGOTS A HAZARD/RISK FOR CONSUMER’S HEALTH? Ferrini A.M., Barletta B., Di Felice G., Bianchi R., Khouy C., Aureli P. National Institute of Health – Rome (I) In this work, some aspects of the presence of dead larvae of mycetophilidae in dried edible mushrooms are considered with respect to the relevance of the assessment as “hazard”. Risk characterization is discussed in the perspective of a possible establishment of a tolerable level of contamination for dead larvae in this product. 13 GLI ARTROPODI FUNGICOLI: PRESENZA, FREQUENZA E IMPATTO NEI FUNGHI SPONTANEI FRESCHI, SECCHI E CONSERVATI DESTINATI ALL’ALIMENTAZIONE UMANA Süss L. & Sitta N. La Micofagia è certamente il rapporto fra funghi e artropodi che interessa maggiormente i macromiceti destinati all’alimentazione umana. Fra gli artropodi fungivori, il taxon che prevale è certamente quello degli insetti e, per quanto riguarda i funghi carnosi (e quindi la maggior parte delle specie di interesse alimentare ed economico) in particolare l’ordine Diptera, in cui la micofagia si esplica esclusivamente negli stadi larvali. Le diverse specie fungine, nei confronti dei micofagi, mostrano una diversa predisposizione, tanto da poter parlare di una vera e propria “scala di appetibilità”. Tutti funghi di maggiore importanza economica (tartufi compresi) sono molto predisposti all’attacco di artropodi fungivori, con la sola eccezione di Cantharellus cibarius s.l., in quanto evidentemente la coevoluzione fra questi organismi ha portato gli artropodi a svolgere un ruolo più o meno importante in funzione della dispersione sporale. Una categoria di artropodi non strettamente fungivori che si trovano all’interno degli sporofori fungini è quella dei predatori, che si cibano di altri artropodi presenti nei funghi, e che in alcuni casi risultano piuttosto frequenti. Nei funghi secchi e diversamente conservati destinati all’alimentazione umana, gli artropodi fungicoli sono sempre morti, con la sola esclusione di un fenomeno legato esclusivamente ai funghi secchi, ovvero l’attacco in fase post-essiccazione da parte di Lepidotteri e altri artropodi tipici delle derrate alimentari disidratate. Le migliaia di tonnellate di funghi spontanei importati in Italia, lavorati e commercializzati in prevalenza sul mercato nazionale (e in minor parte per la riesportazione) sono costituiti in buona parte da funghi porcini. La prima lavorazione e conservazione avviene nei paesi produttori, per cui i funghi destinati al mercato italiano (esclusa solo la merce destinata a essere commercializzata fresca) vengono importati già essiccati, congelati, in salamoia o diversamente conservati. Le partite vengono costituite quindi nei paesi produttori, dopo alcune fasi di lavorazione che hanno come obiettivo una certa uniformità merceologica, mentre non necessariamente sono uniformi dal punto di vista della zona geografica di provenienza o del momento stagionale di crescita dei funghi. In Italia la lavorazione, che attualmente avviene sempre sul prodotto già conservato, comprende una serie di controlli, fra cui quello micologico, e una cernita che avviene a occhio nudo, in base alle caratteristiche macroscopiche delle unità fungine. Tale cernita consente l’eliminazione di alcune categorie di corpi estranei, le unità appartenenti a specie fungine estranee, le unità fungine deteriorate o con evidente presenza di artropodi. Mettendo insieme i principali contributi bibliografici a oggi si ottengono 260 analisi parassitologiche svolte su altrettanti campioni di funghi porcini; mettendo insieme i risultati delle analisi, rapportati a un’aliquota standard del peso di 10 g per i porcini secchi o di 100 g per i porcini conservati, emergono alcuni dati significativi: per esempio un solo campione (0,4%) è risultato privo di larve e il 37,3% dei campioni di porcini contiene un numero di larve di ditteri fungivori compreso fra 51 e 150. I dati bibliografici sono abbastanza sovrapponibili a quelli ottenuti da un numero più elevato di analisi parassitologiche su funghi porcini conservati, con il numero più significativo di campioni di funghi che si colloca nell’intervallo fra 51 e 150 larve. Un altro dato interessante che si evince da uno dei contributi citati è il seguente: porcini secchi commercializzati e consumati dagli italiani (quindi ritenuti macroscopicamente idonei) contengono numeri di larve molto simili rispetto a quelli scartati nelle cernite dalle imprese alimentari (materiale certamente inadatto al consumo umano). La presenza di artropodi nei funghi è qui presentata in base al solo parametro numerico: “quante larve/quanti artropodi sono contenuti in un dato campione di funghi”. Tale approccio è possibile con l’utilizzo di una metodica di analisi, consistente in un filth-test opportunamente modificato, che in pratica vede il conteggio degli artropodi mediante l’osservazione e la dissezione dei funghi allo stereomicroscopio, dopo scongelamento o reidratazione. Tale metodica non considera parametri parassitologici macroscopici, come le diverse tipologie di modificazione dei tessuti fungini causate dagli artropodi, che invece sono valutati in fase di controllo e di cernita da parte delle imprese alimentari e sono considerati nella normativa vigente (DPR 376/95 art. 5: tramiti di larve di ditteri micetofilidi). Se il parametro “unità con tramiti di larve” va inteso come unità fungine del tutto commestibili, che mostrano i segni del passaggio degli artropodi ma non risultano deteriorate dagli stessi, altrettanto non si può dire per quelle unità fungine che presentano anche evidenti modificazioni nel colore e nella consistenza. Tali unità deteriorate sono un fenomeno molto frequente nei porcini secchi, in cui rappresentano la principale causa di non conformità all’esame macroscopico. Per contro, nei funghi congelati e diversamente conservati si verifica sia una presenza molto più rara di questo fenomeno di deterioramento, sia una maggiore diversità degli artropodi presenti: ciò è dovuto alla minore durata del processo di conservazione, che causa l’impossibilità di fuoriuscire dai funghi anche per gli artropodi più mobili e meno legati al substrato alimentare. In particolare tre tipologie di artropodi, che risultano rari nei funghi secchi, sono molto diffusi nei funghi diversamente conservati: Collemboli, Imenotteri Formicidi e larve di Coleotteri Elateridi. In conclusione, appare evidente che gran parte delle specie di funghi spontanei commestibili per l’uomo, sono un alimento che comprende sempre, per definizione, la presenza di artropodi fungicoli, di numerose tipologie e in numero variabile, spesso anche in assenza di tracce visibili a occhio nudo. Altrettanto evidente è che gli artropodi dei funghi, per quanto riguarda almeno le larve di ditteri, i collemboli e gli altri taxa più frequenti, sono assolutamente “commestibili”. Essi non sono vettori di patogeni perché in genere non si spostano dai funghi, o comunque non sono tipici di substrati alimentari in putrefazione o di escrementi (con l’eccezione notevole di Anoplotrupes stercorosus); non sono produttori di benzochinoni ed altre sostanze tossiche come i coleotteri Tenebrionidi; infine, per quanto riguarda i rari fenomeni allergici riscontrabili in seguito all’ingestione di funghi, vale la pena di ricordare che i funghi stessi (senza pensare al loro contenuto in larve di ditteri e altri “parassiti”) sono potenzialmente allergenici e che una specie riscontrata fra le più allergizzanti, Lentinula edodes, è anche in assoluto una fra le meno attaccate da artropodi. 14 Problematica ben diversa è quella dei fenomeni di repulsione e “sofferenza psicologica” nei consumatori europei, cosa che certamente non avviene in Asia e in altre zone del mondo ove vi sia tradizione di entomofagia. Se si considera solo il dato della presenza di artropodi, dato che essa è costante nei porcini e quasi tutte le altre specie “pregiate” di funghi spontanei, allora tali funghi sono da considerare alimenti “a rischio” (ai sensi del Reg. CE 178/02) in quanto inadatti al consumo umano. Se invece si considerano parametri come la visibilità degli artropodi a occhio nudo o la presenza di deterioramento dei tessuti fungini, allora non è più l’intera categoria dell’alimento “funghi spontanei” ad essere ritenuta inaccettabile, ma soltanto quei casi in cui effettivamente il consumatore può riscontrare problemi, che si tratti del semplice ribrezzo alla vista dei “vermi”, oppure dell’utilizzo di un alimento deteriorato e non accettabile dal punto di vista igienico. Una migliore definizione di questi aspetti, che dal 2003 è stata richiesta dal Ministero della Salute, potrà provenire dalla ricerca che attualmente è in fase di svolgimento presso l’Istituto Superiore di Sanità. FUNGICOLOUS ARTHROPODS: PRESENCE, FREQUENCE AND IMPACT IN WILD MUSHROOMS (FRESH, DRIED AND OTHERWISE PRESERVED) DESTINED FOR HUMAN CONSUMPTION Süss L. & Sitta N. Mycophagy, among the many interactions between arthropods and fungi, has definitely the greatest impact on the commerce and food consumption of edible mushrooms. Insects are the most important taxon among fungicolous arthropods, in particular for the order Diptera which feed, only at the larval stage, on fleshy, edible (and also economically important) mushrooms species. A natural hierarchy of preferences or palatability exists, by which certain fungal species are much more likely to be consumed by arthropods than others. Nearly all mushroom species which are economically important (including truffles) have spore dispersal mechanisms involving mycophagous insects and, except for Cantharellus cibarius s.l., are remarkably prone to be attacked by fungivorous arthropods. The presence of some species of fungicolous arthropods which are not strictly fungivorous, but are predators of other arthropods, can occur in edible mushrooms and in some cases it can be quite frequent. In dried and otherwise preserved mushrooms destined for human consumption, all the arthropods that are present in fresh mushrooms are dead at the end of preservation procedures; a different phenomenon is the entomofauna that lives in dried foodstuff (i.e., post-drying infestations, which in dried mushrooms are due mainly to Lepidoptera). Thousands of tons of wild edible mushrooms imported in Italy for the domestic market and for re-exportation are mainly porcini. Preservation processes are performed in the supplying countries, and consequently mushrooms destined for the Italian market (except for fresh mushrooms trade) are imported already dried, frozen, brined and orherwise preserved. Mushroom batches are built up in the supplying countries, after a first phase of processing and sorting which aims to reach merceological uniformity. On the contrary, uniformity of geographical origin or season is usually lacking within batches. In Italy, processing operations, which currently occur on already preserved mushrooms, include several controls, and a manual selection, based on characteristics that can be detected macroscopically. Such a selection allows to eliminate foreign bodies, foreign species and deteriorated mushooms units. Examination of parasitological data available in the literature on overall 260 mushroom samples, reveals that only one sample (0,4%) was found without dipteran larvae, and 37,3% of the samples contained a number of fungivorous dipteran larvae between 51 and 150 (referred to the standard quantity of mushrooms of 10 g dry weight or 100 g fresh weight). A separate parasitological analysis carried out on a higher number of porcini mushroom samples show similar data, with the most significant number of samples containing between 51 and 150 fungivorous dipteran larvae. Interestingly, there is a similarity between the number of dipteran larvae found in samples of dried porcini in commerce (in compliance with mycological control and after manual selection) and those found in samples of production waste from the very same selection. Evaluating the presence of arthropods in mushrooms by counting the number of insects per unit weight is feasible only by close inspection of relatively small quantities of mushrooms under a stereomicroscope, after defreezing or rehydrating mushrooms, with the mere purpose of checking the extent of insect contamination. The methodology is a filth-test adapted to mushrooms and does not consider macroscopic parameters such as the different modifications caused by arthropods in the fungal tissues, which on the contrary are duly assessed during mushroom control and processing. For example, mushroom units which present only holes caused by the passage of dipteran larvae in fresh fungal tissue are judged fit for human consumption and tolerated by some regulations, included the Italian regulation currently in force (DPR 376/95 art. 5: “tramiti di larve di ditteri micetofilidi”, i.e. “mushroom units riddled with dipteran larvae holes”). On the contrary, deteriorated mushroom units, which show evident alterations in colour and/or tissue structure by macroscopic control, are unfit for human consumption and represent the most frequent reason for the dried porcini mushrooms to be non-compliant. The presence of deteriorated units is more rare in frozen and otherwise preserved mushrooms, but other arthropods that usually leave the sliced fruiting bodies during the drying process (for example springtails, ants and larvae of Elaterid beetles) are more common. Clearly, mushrooms species destined for human consumption are a foodstuff that always includes in itself the presence of fungicolous arthropods, of different typologies and in various numbers, even without traces visible at the naked eye. It is also evident that fungicolous arthropods (at least dipteran larvae, springtails and the other most frequent taxa) are completely “edible”. They do not carry of pathogenic microorganisms, because usually they do not move from mushrooms or in any case they do not feed on dung or decomposing material (except for Anoplotrupes stercorosus). They do not produce benzoquinones and other toxic substances as darkling beetles (Coleoptera, Tenebrionidae) do. When considering allergic phenomena that are sometimes associated with mushroom ingestion, they are probably due more to mushrooms themselves than to their content in dipteran larvae and other “parasites”. It is worth noting that the shiitake (Lentinula 15 edodes), despite being reported as responsible for allergy in consumers more frequently than other mushrooms, is by far one of the species that is less attacked by arthropods. However, the presence of arthropods in foodstuff can create a sense of disgust in consumers in western countries, where traditions of entomophagy are lacking. Taking into consideration only the parameter “presence of arthropods”, which is constant in porcini and nearly all the other edible and valuable mushroom species, makes all these wild edible mushrooms “unsafe foodstuffs” (Reg. CE 178/02) because they are considered to be unfit for human consumption. On the contrary, considering other parameters, such as size and visibility of the arthropods, or the presence of deterioration of fungal tissues caused by the “parasites”, the whole category of wild mushrooms can continue to be destined for human consumption. In this case, only wild mushroom samples or batches that can cause a problem to the consumer (i.e., sense of disgust in seeing the “worms” or use of a deteriorated foodstuff) will have to be declared unfit and unsafe foodstuffs. The definition of these cases, requested since 2003 from the Italian Ministry of Health, could be clarified with the researche that is currently being carried out at the National Institute of Health. SCENARIO EPIDEMIOLOGICO DELLE PATOLOGIE POTENZIALMENTE CORRELATE ALLE MICOTOSSINE Brera C. Istituto Superiore di Sanità, DSPVSA, Reparto OGM e micotossine A causa della elevata percentuale (25%) di diffusione delle micotossine nelle derrate alimentari, queste sostanze tossiche contaminano la dieta di una larga proporzione della popolazione del nostro pianeta, così che la correlazione tra micotossine e salute umana costituisce un problema generale, peraltro largamente sottostimato e non risolto. L’impatto sulla salute umana attribuibile alle micotossine è verosimilmente molto differente nelle diverse regioni del mondo, toccando in alcuni casi punte di particolare gravità. In molti Paesi a basso reddito le micotossine sono presenti nell’alimentazione, spesso rappresentata esclusivamente da cereali, in maniera continuata e ad alto livello. Nei Paesi industrializzati, in virtù dei limiti di legge in vigore, ragionevolmente restrittivi, il consumatore può essere esposto in maniera cronica, ma solo a livelli bassi di micotossine. Nei Paesi a basso reddito, nell’ultimo decennio, le ricerche epidemiologiche hanno avuto un notevole sviluppo, grazie anche alla disponibilità dei biomarcatori. Fra i risultati più rilevanti è stato confermato il già noto ruolo dell’aflatossina B1 (AFB1) nello sviluppo del cancro al fegato, specialmente in individui infetti dal virus dell’epatite B o C. Un aspetto particolarmente interessante riguarda la correlazione AFB1/crescita e AFB1/ immunomodulazione. Relativamente alla fumonisina B1 numerosi studi epidemiologici in Sud Africa hanno da tempo evidenziato una correlazione fra cancro esofageo (CE) e mais contaminato ed anche in Italia è stata ipotizzata una correlazione tra elevato consumo di mais e CE. Nonostante i numerosi biomarcatori individuati per la fumonisina B1, questa metodologia deve ancora essere perfezionata, anche se l’1-deossisfinganina, di recente individuata, sembra essere molto promettente. Altri studi epidemiologici sono disponibili per altre micotossine, essenzialmente ocratossina A e deossinivalenolo. Nei Paesi industrializzati, ed in particolare nell’Unione Europea, una robusta legislazione relativa ai limiti massimi tollerabili, basata essenzialmente su studi tossicologici su animali e sui margini di sicurezza, dovrebbe contribuire ad esercitare efficaci effetti preventivi. Va tuttavia rilevato che non sono state finora eseguite indagini epidemiologiche volte ad evidenziare quale sia il reale impatto sulla salute umana attribuibile al “paniere” delle micotossine presenti nei nostri alimenti. Ad esempio, solo recentemente sono state avviate ricerche e ottenuti risultati concreti sull’effetto delle micotossine nello stadio prenatale. A tale proposito, è stato ipotizzato che un alto consumo di mais contaminato da fumonisina B1 da parte della madre possa essere associato a difetti del tubo neurale nel feto. Analogamente, è stata accertata la capacità dell’AFB1 di attraversare la barriera placentare. Rimangono assolutamente carenti studi epidemiologici su alcuni effetti tossici ancora meno studiati quali immunosoppressione e difetti nella crescita. EPIDEMIOLOGY OF DISEASES POTENTIALLY RELATED TO MYCOTOXINS (*) Brera C. Istituto Superiore di Sanità, DSPVSA, Reparto OGM e micotossine The distribution of mycotoxins in food products may be as high as 25%; therefore, these toxins may contaminate the diet of a large part of the population and thus become a rather widespread health problem, which is, however, still largely underestimated and not solved. The impact of mycotoxins on human health is probably not the same in different world regions, in some of which it can be particularly severe. In many developing, low-income countries, mycotoxins are consumed in high amounts and continuously in the general diet, which is often composed prevalently by cereals. In industrialised countriesconsumers may also be exposed chronically to mycotoxins, but thanks to rather restrictive health regulations to a minor extent and in general to low amounts. In the last few years, epidemiological studies have been increasingly carried out also in developing countries, thanks to the widespread use of now available biomarkers. Among the most important results, one should mention the proven role of aflatoxin B1 (AFB1) on the development of liver cancer, in 16 particular in hepatitis B or C infected individuals. An interesting correlation has been observed between AFB1 and growth as well as AFB1 and immunomodulation. With regards to fumonisin B1, several epidemiological studies carried out in South Africa have shown a striking correlation between fumonisin B1 contaminated maize and oesophageal cancer (EC). This correlation is now being considered in Italy as well. Several biomarkers have been developed for fumonisin B1, but the techniques still need to be improved: the use of the recently discovered 1-deoxyfinganin seems to hold some promises. Epidemiological studies have also been carried out for other mycotoxins such as ochratoxin A and deoxynivalenol. In the industrialised countries the laws regulating the maximum tolerable levels, which are based on strict toxicology studies and safety margins, should help in setting up prevention measures. On the other hand, no epidemiological studies have so far been carried out to demonstrate the real impact of mycotoxins present in foodstuff on human health. For instance, only recently have studies been done to show the impact of mycotoxins on the foetus: there are first indications on the effects of the consumption of high amounts of fumonisin B1 contaminated maize by the mother on the formation of neural tube defects and other studies have shown that AF1 may pass the placental barrier. No studies, however, are available on effects of mycotoxins on the immune system or on the growth. (*) La versione in inglese dell’abstract è a cura del Comitato Scientifico MOLECOLE BIOATTIVE NEI FUNGHI ANCHE IN RAPPORTO AI FATTORI AMBIENTALI E DI CONSERVAZIONE Guerzoni M.E. Professore dell’Alma Mater Università di Bologna in Microbiologia degli Alimenti Le proprietà medicinali di numerose specie di funghi e dei loro estratti sono note da millenni soprattutto in Asia e nelle Americhe e molte specie sono diventate componenti essenziali della medicina tradizionale di molti paesi. Infatti almeno 270 specie di funghi hanno dimostrato di possedere proprietà terapeutiche. Le denominazioni con le quali alcuni funghi sono stati chiamati nelle diverse culture in tutti i continenti attesta una antica ed ininterrotta conoscenza di proprietà funzionali e non solo alimentari. Lo straordinario sviluppo della chimica strumentale ha consentito oggi la identificazione di innumerevoli composti attivi, appartenenti a diverse famiglie chimiche, dotati di molteplici attività nutrizionali ma soprattutto funzionali. In particolare sono stati identificati polisaccaridi come beta glucani, peptidoglucani quali fibre dotate di attività prebiotica, molecole antiossidanti quali carotenoidi, licopene, acido ascorbico accompagnati da fenoli e flavonoidi dotati anche di attività antimicrobiche. Pertanto molti funghi edibili, oltre al contributo che danno alla grande cucina, sono diventati una fonte sempre più attraente di molecole dotate di specifiche attività sulla salute umana dimostrate attraverso la determinazione di specifici marker metabolici quali livello di colesterolo, di trigliceridi, segnalatori di stress ossidativo, ecc… BIOACTIVE MOLECULES IN MUSHROOMS AND THEIR DEPENDANCE ON ENVIRONMENTAL FACTORS AND STORAGE CONDITIONS. Guerzoni M.E. Professore dell’Alma Mater Università di Bologna in Microbiologia degli Alimenti Many cultures worldwide recognized that certain whole mushrooms or their extracts can have profound health promoting benefits.Therefore they became essential components in many traditional old Medicines. There are at least 270 species of mushrooms that are known to possess various therapeutic properties.The mushrooms were in fact considered the gift from Osiris God by the Egyptians and the food of the gods by the Romans.These definitions account for their different recognized properties.The progress in Food chemistry allowed the identification of a plethora of active compounds endowed with functional properties and antiviral, anti-inflammatory, antitumor activities as well as immunomodulating and hepatoprotective properties. Numerous bioactive compounds belonging to different chemical families, including polysaccharides such as peptidoglycans, beta glucans, polyphenols, sterols, vitamins and carotenoids, have been identified in edible and non edible mushrooms and scientifically evaluated for their biological effects. LA CONSERVAZIONE DEI FUNGHI: PROBLEMI IGIENICO-SANITARI (BOTULINO E CONTAMINAZIONE BATTERIOLOGICA) D AMINELLI P. Brescia 17 LA PRESENZA DI NICOTINA NEI FUNGHI. UNA RAPIDA DETERMINAZIONE MEDIANTE IL METODO QUECHERS CON LC/MS/MS. Santilio A. Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento di Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Reparto Antiparassitari, V.le Regina Elena, 299 – 00161 Roma - Email: [email protected] La nicotina (S)-3-(1-methylpyrrolidin-2-yl)pyridine è il componente principale dell’estratto grezzo di alcaloide. E’ utilizzata in agricoltura come insetticida per il controllo degli afidi, tripidi, mosca bianca e di altri insetti su piante ornamentali in serra e su frutta, viti e vegetali. La Nicotina è largamente presente su vegetali destinati al consumo umano, in particolare quelli appartenenti alla famiglia delle solanacee come patate, pomodori e melanzane. La determinazione della nicotina nei prodotti vegetali destinati al consumo umano è stata studiata da pochi autori, i quali hanno applicato tecniche di estrazione liquido/liquido e purificazione degli interferenti seguita da analisi mediante GC/MS e LC/MS. Nei paesi dell’Unione Europea l’uso dei prodotti fitosanitari a base di Nicotina è stato bandito da Giugno 2010, ma può essere usata in tutti gli altri paesi portando come conseguenza alla presenza di residui sui prodotti trattati. Nel corso degli anni 2008/ 2009 la nicotina è stata rilevata sui funghi selvatici essiccati (principalmente Boletus edulis) a livelli superiori a 0.01 mg/ kg (art.18.1.b del Regolamento Comunitario No. 396/2005). La massima quantità di nicotina rilevata era di 9.9 mg/kg sul prodotto essiccato. A seguito di tale evidenza la Commissione Europea lanciò un programma di monitoraggio all’inizio della stagione di raccolta del 2009. Inoltre, la Commissione Europea chiese all’EFSA parere in merito per poter definire un valore di residuo di nicotina sicuro per il consumatore, sia per i funghi freschi che per i funghi secchi. Sulla base dell’opinione dell’EFSA la Commissione stabilì un Limite Massimo di Residuo (LMR) di Nicotina pari a 0.04 mg/kg per i funghi freschi selvatici; Inoltre, i seguenti LMR si applicano ai funghi selvatici essiccati: 2,3 mg/kg per i boleti, 1,2 mg/kg per i funghi selvatici essiccati diversi dai boleti. A seguito della richiesta di monitoraggio il Laboratorio Europeo di Riferimento per i metodi singoli (EURL-SRM) ha sviluppato e proposto a tutti i laboratori preposti al controllo un metodo di analisi per la determinazione della nicotina nei funghi. Considerando la scarsità di pubblicazioni relative all’argomento, il Laboratorio Nazionale di Riferimento italiano per i metodi singoli, ha adottato il metodo proposto da EURL-SRM e ne ha studiato le prestazioni su funghi essiccati e freschi. Il metodo si basa sull’applicazione della metodologia QuEChERS con LC/MS/MS, usando Nicotina-d3 come standard interno per la quantificazione. Il metodo è stato studiato in accordo alla linea guida SANCO /10684/2009. Limite di quantificazione di 0.01 mg/kg per entrambi funghi essiccati e freschi. Linearità nell’intervallo di concentrazione 0.01-2.3 mg/mL, con r2 >0.99. Recuperi su funghi essiccati furono effettuati ai seguenti livelli di aggiunta 0.01 mg/kg, 0.02 mg/kg, 0.32 mg/kg and 2 mg/kg mentre sui funghi freschi ai livelli di 0.01 mg/kg, 0.02 mg/kg, 0.036 mg/kg and 0.36 mg/kg. I risultati ottenuti fornirono recuperi accettabili con valori medi compresi tra 97% e 178% e una deviazione standard relativa (%RSD) tra 7% e 29%. La tecnica strumentale LC/ MS/MS applicata alla determinazione della nicotina nei funghi si presenta adeguata e sensibile per la quantificazione al livello di 0.01 mg/kg per entrambe le tipologia di funghi. Il metodo è stato applicato per la determinazione dei livelli di nicotina nei funghi freschi ed essiccati commercialmente disponibili. NICOTINE IN WILD MUSHROOMS. RAPID DETERMINATION BY QUECHERS AND LC/MS/MS TECHNIQUE Santilio A. National Institute of Health, Department of Environmental and Primary Prevention, Pesticide Unit, V.le Regina Elena, 299 – 00161 Rome - Email: [email protected] (S)-3-(1-methylpyrrolidin-2-yl)pyridine (nicotine) is the predominant component of the crude alkaloid extract. It is used as insecticide to control of aphids, thrips, whitefly and other insects on glasshouse ornamentals and on crops including fruit, vines and vegetables. Nicotine has a wide distribution in various edible vegetables included the nightshades family (Solanaceae) among them are some common vegetables such as potatoes, tomatoes or eggplants (aubergines). Several authors have described analytical methods concerning the determination of nicotine in food material. These methods include liquid-liquid extraction and clean up step to eliminate interfering compounds followed gas chromatography / mass Spectrometry and Liquid Chromatography /mass spectrometry. In European Countries, the use of plant protection product containing Nicotine has been phased out by June 2010 but its use in Third Countries may continue and may lead to residues of Nicotine in food. During the years 2008/2009, nicotine was detected in dried wild mushrooms. The levels found in wild mushrooms (mainly Boletus edulis) were higher than 0.01 mg/kg on a fresh weight basis (maximum residue level, MRL, set by Article 18.1.b of Regulation (EC) No 396/2005). Residue levels was founded up to 9.9 mg/kg on the dried product. The European Commission launched a monitoring and testing programme at the start of the forthcoming 2009 harvest season. According to the EFSA opinion, a MRL of 0.04 mg/kg for fresh wild mushrooms has been established. In addition, a value of 2.3 mg/kg for dried wild mushrooms (Boletus edulis) was established as safe value for consumers and for other dried wild ceps a level of 1.2 mg/kg was considered safe for human health. As a result of the European Commission request for monitoring the level of nicotine on mushrooms, the European Reference Laboratory 18 for single residue methods (EURL-SRM) developed a single method for the determination of nicotine on mushrooms by LC/MS/MS. As for the determination of Nicotine in mushrooms no papers have been reported, the Italian National Reference Laboratory for Single Residues (NRL-SRM) studied the performance of the method proposed by CRL-SRM for the determination of nicotine levels in both dried and fresh mushrooms. A procedure based on the QuEChERS methodology and on Liquid Chromatography/Tandem Mass Spectrometry (LC/MS/MS) has been adopted, using Nicotine–d3 as internal standard. The performance of the method was studied according to the Document SANCO/10684/2009. Limit of quantification was 0.01 mg/kg for both fresh and dried mushrooms. Calibration curve was linear over the concentration range of 0.01-2.3 mg/mL, with r2 >0.99. As for recoveries in dried mushrooms, spiking levels of 0.01 mg/ kg, 0.02 mg/kg, 0.32 mg/kg and 2 mg/kg were considered, whereas for fresh mushrooms recoveries were determined at 0.01 mg/kg, 0.02 mg/kg, 0.036 mg/kg and 0.36 mg/kg. Satisfactory results were obtained in either matrix: recoveries proved to range from 97 to 178%, with a relative standard deviation (%RSD) of 7 - 29%. The technique LC/ MS/MS is suitable for the determination of Nicotine in mushrooms at 0.01 mg/kg level for both fresh and dried mushrooms. The method was applied to the analysis of Nicotine to assess the levels of nicotine in fresh and dried mushrooms. I FUNGHI: BENI GIURIDICI PROTETTI, BALUARDI A TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ FORESTALE. IL PROTOCOLLO OPERATIVO IN MATERIA MICOLOGICA REDATTO DAL C.F.S. Curto M.D., Trezza G. & Ottaviano N. Comando CFS Avellino Il settore dei funghi, in Italia principalmente, riveste oggi una importanza ancora maggiore rispetto ad alcuni anni addietro, in quanto è cambiata la cultura, la sensibilità del consumatore, la conoscenza, l’approccio verso questo particolare alimento. Molti studi hanno approfondito alcune conoscenze già note, ampliandole, ma principalmente evidenziando come il mondo della micologia, dei macromiceti in particolare, è sempre più ricco di risorse, di nuovi ambiti di applicazione, di nuove sorprese. Nel corso del tempo è cambiata la sensiblerie verso tutto il mondo dei funghi alla luce del riconosciuto ruolo ecosistemico di indiscutibile valore, tale da far considerare i funghi a ragion di logica dei veri e propri beni giuridici protetti, baluardi a tutela della biodiversità forestale. Infatti, spesso, quando si pensa alle foreste, ai boschi si fa riferimento alle svariate specie vegetali e soprattutto arboree che lo caratterizzano, ma non sempre si pone la dovuta attenzione su altri organismi viventi fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio ecosistemico: i funghi. Il ruolo ecologico dei funghi quindi è fondamentale per la vita sul pianeta: senza di essi le piante superiori non potrebbero alimentarsi e crescere. In virtù di ciò, transitivamente argomentando, la stessa vita degli esseri viventi sarebbe compromessa perché, venendo meno le piante, verrebbe a mancare il processo di fotosintesi clorofilliana necessario per la produzione di ossigeno per la vita sulla Terra. L’importanza della micodiversità, ossia delle svariate complesse tipologie, forme ed ecosistemi fungini, è dunque di fondamentale rilievo. I funghi, epigei ed ipogei (i tartufi) dunque rappresentano una risorsa scarsa, ossia insostituibile con valenze ecologiche, alimentari, economiche e turistiche. La tutela legale della micodiversità impone dunque l’adozione di norme di settore che rimandano necessariamente ad una collegata azione di controllo, specifico settore d’intervento, che vede nell’attività di vigilanza del Corpo Forestale dello Stato, il volano centrale. La Micologia infatti è una disciplina cha ha da sempre destato attenzione, fascino e fervente curiosità, essendo notevoli e variegati gli ambiti interdisciplinari interessati. Spesso l’informazione e la formazione micologica sono state suffragate da approfondimenti tematici e testuali inerenti la biologia, la morfologia, la sistematica, gli aspetti legati alla tossicità ed alla commestibilità dei funghi, ecc. Mancava, soprattutto a livello locale, specificatamente per la Regione Campania, un testo che approfondisse in dettaglio gli aspetti normativi connessi alla realtà dei controlli ispettivi in materia micologica. Il Protocollo Operativo intitolato “La vigilanza nel settore della disciplina della raccolta, commercializzazione dei funghi epigei ed ipogei in Regione Campania” Campania”, ha il pregio di colmare questo vuoto, cogliendo l’esigenza, comune sia ai raccoglitori che ai preposti ai controlli, di chiarire tutti quei dubbi interpretativi sollevati dalla normativa generale, locale e regionale di settore, fornendo un manuale operativo organico, funzionale di pratico ausilio per i connessi controlli e, per organicità delle tematiche affrontate, d’interesse per tutte le diverse realtà regionali italiane. Il Protocollo Operativo in argomento offre inoltre lo spunto per evidenziare come i controlli ispettivi in materia micologica, inerenti gli aspetti connessi alla commercializzazione e somministrazione dei funghi epigei ed ipogei, si inquadrino nel più ampio e complesso scenario delle verifiche in tema di sicurezza alimentare, settore che prevede a livello locale e territoriale, la centralità del ruolo svolto, in ambito di controllo preventivo e repressivo ed in tema di salute pubblica, dagli Ispettorati Micologici delle AA.SS.LL, complementariamente ai compiti delle diverse forze di polizia. Pertanto una finalità perseguita, nel predetto manuale, è stata quella di aver intelligentemente elaborato, in un’ottica di condivisa sinergia fra tutti i soggetti istituzionali e non coinvolti, un prezioso strumento di lavoro per gli addetti ai controlli micologici, implementato e corredato da una funzionale modulistica (schemi di verbali e prontuario delle violazioni), da specifici quadri sinottici di approfondimento procedurale, da stilizzate schede micologiche, in modo da rendere fruibile ed interessanti tutti gli argomenti trattati, fornendo in sostanza un ottimo e prezioso vademecum anche per i raccoglitori di funghi epigei ed ipogei. Fra gli approfondimenti di carattere operativo ed interpretativo, il Protocollo Operativo in argomento ben affronta ed approfondisce specifiche tematiche quali: l’atteggiamento di raccolta, il luogo di raccolta (localizzazione e proprietà privata), cogliendo le differenze fra abilitazione ed autorizzazione alla raccolta, fra confisca e sequestro amministrativo e penale, fra commercializzazione di funghi in forma fissa o itinerante, tracciando una check-list per i controlli in tema di raccolta di tartufi, illustrandone tutti 19 i possibili scenari emergenti a controllo. Inoltre immediati quadri sinottici sintetizzano le tipologie di commercializzazione dei funghi delineando, per ognuna di esse, un esemplificativo modus operandi in tema di verifica ispettiva, con esplicito riferimento alle svariate norme disciplinanti il settore. Detto Protocollo Operativo, a seguito della sua pubblicazione in intranet, ha permesso al personale del Corpo Forestale dello Stato di dotarsi di un valido strumento di lavoro che facilitasse l’esecuzione dei controlli in materia, anche in maniera uniforme sul territorio nazionale, grazie all’opportunità di poter disporre di un’adeguata modulistica facilmente fruibile. Numerosi sono e sono stati i controlli del C.F.S. in materia di vendita e commercializzazione di funghi epigei ed ipogei sull’intero territorio nazionale ma, in particolare in tale contesto, giova menzionare la complessa attività ispettiva e d’indagine messa in atto, nel periodo novembre 2011 - marzo 2012 denominata “operazione Por-Cina”. Quest’ultima, infatti, ha interessato diverse regioni e diversi reparti del C.F.S. che talvolta si sono ispirati al Protocollo Operativo in argomento. THE MUSHROOMS: LEGAL INTERESTS PROTECTED, REAL BULWARKS FOR THE PROTECTION OF FOREST BIODIVERSITY THE OPERATING PROTOCOL ON MYCOLOGY DRAWN UP BY THE ITALIAN FOREST RANGER Curto M.D., Trezza G. & Ottaviano N. CONTROLLI UFFICIALI IN FRONTIERA SUGLI ALIMENTI DI ORIGINE NON ANIMALE Monteleone D. Roma PROBLEMATICHE SCATURITE NELLA VERIFICA DELLE FASI DI PRODUZIONE, COMMERCIALIZZAZIONE E VENDITA DEI FUNGHI Rappresentante NAS Carabinieri Roma CONTROLLI EFFETTUATI LUNGO LA RETE VIARIA NAZIONALE SUI PRODOTTI ALIMENTARI TRASPORTATI SU MEZZI GOMMATI Rappresentante Polizia Stradale Roma 20 RELAZIONI LIBERE NEUROTOSSICITÀ DA MACROMICETI DICHIARATI COMMESTIBILI 1 Assisi F., 1Giliotti B., 1Davanzo F., 1Bissoli M M.,., 2Musella G G.,., 1Panzavolta G G.,., 1Rebutti II.,., 1 1 Stella A., Moro P.A. 1 CAV Milano (I); 2Dip. Scienza e Alta Tecnologia - Univ. degli Studi dell’Insubria (I) La parte più rilevante dei sintomi, che si possono presentare dopo ingestione di funghi, sono gastrointestinali, ma in un numero significativo di pazienti è stata rilevata la presenta di alterazioni a carico del SNC e SNP. Con uno studio retrospettivo (2004-2011), il Centro Antiveleni di Milano ha controllato 756 pazienti che, dopo l’ingestione di funghi controllati e non, hanno presentato segni neurologici, di diversa gravità, dalla semplice cefalea ed astenia fino alle convulsioni e al coma. La maggior parte dei casi, pervenuti all’attenzione del tossicologo, sono stati determinati dal consumo di funghi non controllati e compatibili con le specie fungine tipicamente responsabili delle Sindromi neurologiche ad essi ascritte. Nel 19% del campione esaminato, i disturbi neurologici, come lipotimia, rallentamento, parestesie, cefalea, vertigini ecc., erano presenti in soggetti che avevano consumato solo specie fungine dichiarate e/o riconosciute commestibili e non ascrivibili ad altre cause. NEUROTOXICITY CAUSED BY MUSHROOMS CLASSIFIED AS EDIBLE 1 Assisi F., 1Giliotti B., 1DAVANZO F., 1Bissoli M., 1Panzavolta G., 1Rebutti I., 1Stella A., 2 Musella G., 1Moro P.A. 1 Poison Control Centre of Milan (I); 2Departments of Science and High Technology - University of Insubria (I) Mushrooms’ ingestion causes mainly gastroenteric symptoms but in a large number of patients were founded central and peripheral neurological diseases. Poison Control Center of Milan performed a retrospective study (2004-2011) checking 756 patients that, after ingestion of edible and not edible mushrooms, showed neurological symptoms with different seriousness, ranging from simple headache and weakness, to seizure and coma. Most of cases with neurological symptoms, analyzed by a toxicologist, were caused by ingestion of unclassified mushrooms consistents with species liables of the typical syndromes. Neurological diseases, such as lipothymia, drowsiness, paresthesia, headache, dizziness etc etc, happened in 19% of intoxication in patients that ate only mushrooms classified as edible and no other causes were recognized. GLI ISPETTORATI MICOLOGICI NELLA REGIONE VENETO. Di Piazza P. Micologo e Tecnico della Prevenzione - Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione - ASL 16 - Padova (I) Il presente lavoro di ricerca è stato effettuato nell’anno 2008 in occasione di una tesi di laurea sugli Ispettorati Micologici a Padova e nella Regione Veneto, con la quale si è voluta evidenziare la professionalità del Micologo dell’ Ente Pubblico nella Regione Veneto. Per far ciò si è predisposto un questionario che è stato fatto pervenire ai vari referenti degli Ispettorati e Servizi Micologici delle Aziende U.L.S.S. della Regione. L’obiettivo da ottenere attraverso il questionario, adeguatamente sviluppato con una logica sequenza di domande, è stato quello di raccogliere i dati essenziali per dare un profilo di quella che è la consistenza del servizio micologico nelle varie Aziende U.L.S.S. del Veneto in quanto le modalità con cui i Micologi svolgono la loro attività variano da Azienda ad Azienda. I risultati del questionario sono stati elaborati ed analizzati per formulare considerazioni mirate a fornire indirizzi e proposte operative per il miglioramento dei servizi micologici nella Regione. Al giorno d’oggi al Micologo vengono richieste competenze sempre più specialistiche. Si è manifestata globalmente da parte dei Micologi una esigenza formativa, sia generica che specialistica, all’interno della Regione; si è inoltre manifestata la necessità dell’emanazione di normative regionali con relativi protocolli operativi volte ad indirizzare l’organizzazione e le funzioni degli Ispettorati Micologici ed i compiti affidati ai Micologi. THE MYCOLOGICAL DEPARTMENTS IN THE VENETO REGION Di Piazza P. Mycologist and Technical Prevention - Service of Food Hygiene and Nutrition - ASL 16 - Padova (I) This research was realized in 2008 as a graduation thesis about “The mycological departments in the city of Padua and in the Veneto region” in which we intended to underline the competence of the Mycologist working in the Public Agency in the Veneto Region. For this purpose a questionnaire was given to all the representatives of the Departments and Myco21 logical Services of the U.S.S.L. Agency of the Region. The purpose of the questionnaire, made up of a logical series of questions, was to collect all the basic data to give a profile of the mycological service in the different U.S.S.L. Agencies of the Veneto Region as the micologists ways of working vary from Agency to Agency. The results of the questionnaire were developped and analyzed to provide new ideas and operating suggestions for the improvement of the mycological services in the Region. Nowadays the Mycologist requires more and more specialistic competences. They have showed a training need, generic as well as specialistic, inside the Region. They have also showed the need to get regional laws with operating procedures to address the organisation and the purposes of the Mycological Departments and the duties assigned to the Mycologists. PRIMA ESPERIENZA DI CONSULENZA MICOLOGICA OSPEDALIERA IN AMBITO DI AREA VASTA NELLA PROVINCIA DI PESARO URBINO Falasconi M. ASUR Marche - Dipartimento di Prevenzione Area Vasta 1 - Urbino (I) L’ASUR Marche, nel 2009, ha deliberato un progetto biennale, per gli anni 2009-2010, che prevedeva l’istituzione di un servizio di consulenza micologica ai presidi ospedalieri della regione, 24 ore su 24, da parte degli ispettori micologi mediante turni di pronta disponibilità. Nell’ambito dell’Area Vasta N. 1, coincidente con la Provincia di Pesaro Urbino, tale servizio è stato svolto da 6 micologi che hanno turnato per i sette ospedali ricompresi nell’Area stessa. Complessivamente sono stati fatti 21 interventi: 1 nel 2009 e 20 nel 2010; 7 nell’ospedale di Pesaro ed altrettanti in quello di Urbino, 4 nell’ospedale di Sassocorvaro, 2 in quello di Fano ed 1 presso l’ARPAM di Pesaro (richiesto dai NAS dei Carabinieri). L’esame è stato condotto, in prevalenza, sul materiale residuo disponibile (carpofori interi, pezzi di carpoforo, funghi cotti, congelati, preparazioni alimentari, residui di pulitura), in mancanza di questo è stata effettuata la ricerca di spore su vomito e/o aspirato gastrico. La quasi totalità degli interventi è stata effettuata in un ristretto lasso di tempo, primi 15 giorni di ottobre 2010, che ha coinciso con un periodo di crescita eccezionale dei funghi. In tutti i casi si è pervenuti all’identificazione dei funghi responsabili delle intossicazioni, vere o presunte; solo una volta non si è riusciti nello scopo per totale assenza di materiale e ricovero in ospedale del paziente dopo 4 giorni (aspirato gastrico non utile); in questo caso è stata ipotizzata una diagnosi solo dal punto di vista clinico. I funghi identificati sono risultati appartenere sia a specie tossiche, che a specie commestibili, ma consumati in modo non appropriato. Sono state identificate le seguenti specie e/o Generi: 5 volte Russula olivacea, 3 volte Omphalotus olearius e Agaricus sp., 2 volte Agrocybe aegerita, 1 volta Entoloma sinuatum, Hygrocybe conica, Armillaria mellea, Macrolepiota procera, Polyporus varius, Xerocomus sp., Boletus edulis. I casi esaminati ci indicano che le intossicazioni sono derivate, in prevalenza, da funghi provenienti da raccolte private (85%) mentre si hanno basse percentuali per funghi regalati (10 %) o acquistati (5%). FIRST EXPERIENCE OF MYCOLOGICAL ADVICE SERVICE FOR HOSPITALS IN THE DISTRICT OF PESARO URBINO PROVINCE Falasconi M. ASUR Marche - Healthcare Department, District 1 - Urbino (I) In 2009 ASUR Marche approved a two-year plan for the years 2009-2010 introducing a round-the-clock mycological advice service for hospitals of the region to be carried out by mycological inspectors on call-in shifts. In the District No. 1, corresponding with Pesaro Urbino province, this service was carried out by 6 mycologists who worked shifts for the seven hospitals of the district. A total of 21 actions were performed - 1 in 2009 and 20 in 2010 and more specifically 7 in the hospital of Pesaro and 7 in the hospital of Urbino, 4 in the hospital of Sassocorvaro, 2 in the hospital of Fano and 1 at ARPAM in Pesaro (this one requested by NAS, the Carabinieri office against the adulteration of foodstuffs). Tests were mainly carried out on the available remnants (whole sporocarps; parts of sporocarp; cooked and frozen mushrooms; prepared foods; cleaning remnants). Failing these, spores were searched for in vomit and/or gastric aspirate. Nearly all actions were performed in a short period of time, namely the first 15 days of October 2010, in which period an exceptional mushroom growth took place. In all cases the mushrooms responsible for actual or presumed poisoning were identified. In only one case was the object not achieved, because material was totally lacking and the patient was hospitalized after 4 days (gastric aspirate unusable). In this case, the diagnosis was made only on a clinical basis. The identified mushrooms turned out to belong to both to poisonous and edible mushrooms, though eaten in a improper way. The following species and/or genera were identified: 5 Russula olivacea, 3 Omphalotus olearius and Agaricus sp., 2 Agrocybe aegerita, 1 Entoloma sinuatum, Hygrocybe conica, Armillaria mellea, Macrolepiota procera, Polyporus varius, Xerocomus sp., Boletus edulis. The cases examined show that poisoning mostly resulted from mushrooms picked by private individuals (85%), while only few cases resulted from mushrooms given as a present (10%) or from those purchased (5%). 22 INTOSSICAZIONI FUNGINE: NUOVE O RECENTI SINDROMI SEGNALATE DALLA LETTERATURA INTERNAZIONALE 1 Franchina P., 2Bernardello F., 3Franchina G. 1 Biologo, membro del Gruppo Micologico e Protezione Flora Spontanea di Verona (I); 2Medico chirurgo, membro del Gruppo Micologico e Protezione Flora Spontanea di Verona (I); 3Medico chirurgo, dirigente medico dell’Unità Operativa di Pronto Soccorso del Policlinico “G.B. Rossi” di Verona (I) Recentemente è stata segnalata in Cina una nuova sindrome correlata al consumo del fungo Podostroma cornu-damae. A tutt’oggi sono stati osservati 13 casi di intossicazione, con 2 decessi, causati dal suddetto fungo. I sintomi iniziali dell’intossicazione comprendevano diarrea, vomito e disidratazione; dopo 3 giorni dall’assunzione del fungo si sono aggiunti anuria, ipotensione, disturbi della coscienza e polipnea. Nei casi descritti, in assenza di un adeguato trattamento, il decesso è sopraggiunto per un’insufficienza multiorgano. Particolari segni clinici tipici dell’intossicazione da Podostroma cornudamae sono stati la desquamazione del palmo della mano, alopecia, leucopenia e trombocitopenia. In Giappone, inoltre, dal 1958 al 2007 sono stati osservati circa 20 casi di intossicazione, con 8 decessi, correlati al consumo di Russula subnigricans. In una fase iniziale la sintomatologia riscontrata era costituita da nausea, vomito, dolori addominali e diarrea; dopo 2 o 3 giorni dall’assunzione si sono manifestate rabdomiolisi e mioglobinuria seguite da insufficienza renale e insufficienza multiorgano. Ancora in Cina è stata recentemente segnalata una nuova sindrome definita come “Sindrome dello Yunnan” o anche “Yunnan sudden death syndrome”, dovuta all’assunzione di Trogia venenata, piccolo fungo appartenente alla famiglia delle Marasmiaceae. La sindrome è caratterizzata da arresto cardiaco improvviso con circa 400 decessi. Nelle ore che hanno preceduto il decesso i pazienti presentavano nausea, crisi epilettiche, tachicardia, astenia. Si ritiene che le tossine responsabili della “Sindrome dello Yunnan” siano 2 aminoacidi estremamente tossici anche negli animali di laboratorio, ma alcuni tossicologi cinesi e americani ritengono che la sindrome potrebbe essere ricondotta ad una intossicazione da bario, reperito in grandi quantità nell’acqua potabile della provincia e nel terreno ove tali funghi si sviluppano. Un’ulteriore forma di intossicazione, osservata in Giappone e in Europa, è una vera e propria tossicodermia legata al consumo del fungo Lentinula edodes, crudo o poco cotto. Tale intossicazione, definita come “flagellar dermatitis”, si manifesta con la comparsa di lesioni lineari sulla cute di individui che hanno consumato in tempi ravvicinati il fungo in questione in elevate quantità o crudo. Si è ipotizzato che la sostanza responsabile di questa particolare forma di intossicazione possa essere il lentinano, un importante componente chimico del fungo. Le nuove forme di micetismo vanno ad aggiungersi a quelle recenti segnalate nell’ultimo decennio quali la rabdomiolisi da consumo di Tricholoma equestre in Francia e in Polonia, la sindrome acromelalgica da ingestione di Clitocybe amoenolens osservata in Francia e in Italia e l’ encefalopatia criptogenica legata al consumo di Pleurocybella porrigens in Giappone. MUSHROOM POISONING: NOVEL OR RECENT SYNDROMES REPORTED IN THE INTERNATIONAL LITERATURE. 1 Franchina P., 2Bernardello F., 3Franchina G. 1 Biologist, Mycological and Spontaneous Flora Protection Group - Verona (I); 2Medical doctor, Mycological and Spontaneous Flora Protection Group - Verona (I); 3Medical doctor, Emergency Departement, Polyclinic Hospital “G.B. Rossi“ - Verona (I) Recently a new syndrome related to Podostroma cornu damae mushroom consumption has been reported in China. 13 cases of poisoning related to this mushroom have been observed with 2 death. The initial symptoms included diarrhea, vomiting and dehydration; 3 days after anuria, low blood pressure, polypnea and consciousness disturbances arose. In the described cases, if not adequately treated, a multiple organ failure led to death. Typical clinical symptoms of Podostroma cornu damae poisoning were palms desquamation, alopecia, leukopenia, and thrombocytopenia. Another syndrome has been reported in Japan with 20 cases and 8 deaths related to the Russula subnigricans ingestion. At an early stage the patients complained nausea, vomiting, abdominal pain and diarrhea; after 2 or 3 days the patients developed severe rhabdomyolysis and myoglobinuria followed by renal failure and multiple organ failure. A new syndrome, defined as “Yunnan sudden death syndrome”, has been recently reported in China; the syndrome is related to the consumption of the Trogia venenata, a little mushroom belonging to the Marasmiaceae family. The syndrome is characterized by sudden cardiac arrest and 400 deaths have been reported. In the hours before the death the patients developed nausea, seizures, tachycardia, asthenia. It is believed that the toxins responsible for the “Yunnan syndrome” could be 2 extremely toxic amino acids, but some Chinese and American toxicologists believe that the syndrome may be related to a barium poisoning, found in large amounts in drinking water in the Yunnan province and in the soil where this mushroom grows. A further toxic syndrome, described in Japan and Europe, is a toxicoderma linked to the consumption of raw or undercooked mushroom Lentinula edodes; the poisoning, called “flagellar dermatitis”, is characterized by the appearance of skin linear lesions in individuals who had eaten the mushroom in large quantities or raw. These new syndromes are in addition to the recent ones reported in the last decade: rhabdomyolysis following consumption of the Tricholoma equestre, reported in France and Poland, acromelalgic syndrome due to the ingestion of the Clitocybe amoenolens, described in France and Italy, and cryptogenic encephalopathy linked to the Pleurocybella porrigens observed in Japan. 23 IL MISTERO DELL’AMANITA OVOIDEA Martelli L. L., Nicolardi V. V., Miraldi E., Biagi M. M., Perini C. Dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti” - Via P.A. Mattioli , 4 - 53100 Siena (I). È noto che al genere Amanita appartengono sia specie commestibili sia non commestibili, velenose e addirittura mortali; nonostante questo per alcune specie, come il gruppo delle amanite bianche, la tossicità rimane dubbia. Il presente studio nasce da un caso di intossicazione da sindrome norleucinica, avvenuto a Siena nel 2000, con accertata ingestione di Amanita ovoidea. Gli step sperimentali e riportati in questa sede sono i seguenti: preliminare screening fitochimico; estrazione, isolamento, identificazione e quantificazione della tossina; saggi tossicologici su culture di cellule renali umane; analisi sulla presenza dei metalli pesanti nel suolo e nel fungo; valutazione delle eventuali interazioni tra tossine e metalli e l’uomo. THE MYSTERIOUS AMANITA OVOIDEA Martelli L. L., Nicolardi V. V., Miraldi E. E., Biagi M. M., Perini C. Department of Environmental Sciences “G. Sarfatti” - Via P.A. Mattioli , 4 - 53100 Siena (I). It is widely known that the genus Amanita includes various species: edible, inedible, poisonous and sometimes even deadly. Despite the number of studies carried out on the genus Amanita, the toxicity of some species, like the group of white amanita, remains uncertain. The current study examines a case of Amanita ovoidea poisoning, maybe due to allenic norleucine. In 2000 a patient was hospitalized in Siena after ingesting this mushroom with gastrointestinal problems at the beginning, followed by an acute renal failure. The experimental steps carried out are the following: preliminary phytochemical screening, extraction, isolation, identification and quantification of the toxin, toxicology samples on human kidney cell cultures, analyses of soil pollution and mushroom pollution by heavy metals, analysis of possible interactions between toxins, heavy metals and human physiology. LA FORMAZIONE: STRUMENTO UTILE PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO DA INTOSSICAZIONE DA FUNGHI Durante A. A., Rizzi R. R., Schifone C. C., Tria M. M., Palmisano M. M., Perniola G. G., Altavilla G. G., D’Oria G. Centro di Controllo Micologico - Dipartimento di Prevenzione ASL - Taranto (I) Obiettivi Obiettivi: valutare se dall’istituzione del Centro Micologico della ASL di Taranto si è constatato un calo del dato epidemiologico delle intossicazioni da funghi. Materiali e Metodi Metodi: sono stati presi in esame il numero di intossicazioni riscontrate dall’anno 1999 all’anno 2011 nonché il numero di persone formate sia per la raccolta che per la vendita. Sono state identificate le specie fungine correlate all’intossicazione e si è studiata l’incidenza annuale del dato epidemiologico riferito alle intossicazioni in rapporto alle persone formate. Risultati Risultati: nel 99 % dei casi i funghi tossici responsabili sono i cosiddetti “benigni” con sintomatologia a carico dell’apparato gastroenterico - nausea, vomito, crampi addominali, diarrea, risolti grazie alla consulenza specialistica dei Micologi intervenuti su richiesta dei PP.OO. e con terapia sintomatica somministrata dalle diverse strutture ospedaliere; solo l’1% dei casi, determinati da funghi contenenti sostanze letali (in questo caso il Centro micologico non è stato chiamato a consulenza) ha provocato la morte del soggetto. Casi di intossicazione intossicazione: Anno 1999 n.38, Anno 2000 n.20, Anno 2001 n.16, Anno 2002 n.12, Anno 2003 n.10, Anno 2004 n.4, Anno 2005 n.6, Anno 2006 n.6, Anno 2007 n.3, Anno 2008 n.5, Anno 2009 n.3, Anno 2010 n.4, Anno 2011 n.4 Soggetti formati dall’anno 1999 all’anno 2011 2011: n°3700. Consulenza alla popolazione dall’anno 1999 all’anno 2011 2011: n °4250 Conclusione Conclusione: dall’ analisi dei dati, i casi di intossicazione hanno registrato un sensibile decremento nel tempo dei casi di ricovero parallelamente all’aumento dei soggetti formati. Le specie responsabili delle intossicazioni risultanti dalle schede di consulenza micologica sono state: Entoloma sinuatum, Omphalotus olearius, Russula emetica, Boletus satanas, Agaricus xantodermus, Inocybe sp. Nel 2011 si è avuto un caso grave con ricovero in rianimazione. L’esame macroscopico, confermato anche da quello microscopico, aveva portato a determinare che il fungo consumato era un Lactarius tesquorum. Essendo stati conservati sottolio e considerata la determinazione si è proceduto a verificare se poteva trattarsi di botulino. Gli esami tossicologici hanno dato esito positivo, confermando quindi una intossicazione botulinica e non da funghi. L’unico caso mortale è stato dovuto all’ingestione del genere Lepiota sp di piccola taglia da parte di un soggetto comunque con patologia pregressa a carico del fegato. 24 TRAINING: USEFUL TOOL FOR REDUCING RISK OF POISONING FROM MUSHROOMS Durante A. A., Rizzi R. R., Schifone C. C., Tria M. M., Palmisano M. M., Perniola G. G., Altavilla G. G., D’Oria G. Mycological Control Center - Department of Prevention ASL - Taranto (I) Objectives Objectives: the objective of this study was to evaluate if after the institution of the Mycological Centre ASL Taranto there has been a decline in the epidemiological data of poisoning by mushrooms. Materials and Methods Methods: we took into consideration the number of poisonings observed from 1999 to 2011 as well as the number of people trained for the harvest and for the sale. Mushroom species related to intoxication were identified and the annual incidence of epidemiological data referred to poisoning in relation to trainees was studied. Results Results: in 99% of cases, mushroom poisoning is caused not only by toxic mushrooms but also by edible mushrooms, with symptoms affecting the gastrointestinal system - nausea, vomiting, abdominal cramps, diarrhea, solved thanks to the expert advice of mycologists intervened on request of the PP.OO. and the symptomatic treatment administered by different hospitals; only in the 1% of cases, caused by mushrooms containing lethal substances (in this case the mycological center was not called for advice) resulted in the death of the subject. Cases of poisoning poisoning: year 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, Nr. of cases 38, 20, 16, 12, 10, 4, 6, 6, 3, 5, 3, 4, 4. Trained subjects subjects: from 1999 to 2011 nr. 3700 Advice to the population population: from 1999 to 2011 nr. 4250 Conclusion Conclusion: analysing the data, the cases of poisoning showed a significant decrease over the time in the cases of hospitalization in parallel to the increase in trained subjects. The species responsible for the poisoning resulting from advisory mycological boards were: Entoloma sinuatum, Omphalotus olearius, Russula emetica, Boletus satanas, Agaricus xantoderma, Inocybe sp. In 2011 there was a serious case with admission to intensive care. The macroscopic examination, confirmed by the microscopic, had led to the determination that the consumed mushroom was a Lactarius tesquorum that had been preserved in oil. Toxicology tests were carried out to see if it could be Botox. They were positive, confirming a botulinum intoxication and excluding a mushroom intoxication. NUOVE SEGNALAZIONI DI CLITOCYBE AMOENOLENS (AGARICALES, TRICHOLOMATACEAE) PER L’ITALIA E NOTE SULLA SUA DISTRIBUZIONE Vizzini A. Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi - Università degli Studi di Torino,V.le Mattioli 25 -10125 Torino (I) Clitocybe amoenolens è una specie rara finora segnalata per il Marocco (Malençon & Bertault 1975), Francia meridionale (Moreau et al. 2001), Italia centrale (Contu et al. 1999, Leonardi & Maggi 2007), e per la Spagna settentrionale e centrale (Martínez et al. 2010). La specie è stata responsabile, prima in Francia (Fourré 1997, Charignon & Garcin 1998, Moreau et al. 2001, Saviuc et al. 2001) e successivamente in Italia (Leonardi et al. 2002, Marinetti & Recchia 2005) di casi di eritromelalgia (= sindrome acromelalgica sensu Saviuc et al. 2001), un tipo di avvelenamento precedentemente segnalato in Giappone dopo l’ingestione di Clitocybe acromelalga (Nakamura et al. 1987). C. amoenolens è stata confusa con specie commestibili appartenenti al complesso di Lepista flaccida (es. L. flaccida, L. lentiginosa, L. gilva) e con Infundibulicybe gibba (Fourré 1997, Moreau et al. 2001). Nel nostro intervento segnaliamo per la prima volta la presenza di questa specie velenosa nel nord Italia (Vizzini & Ercole 2012), discutendone la distribuzione geografica. NEW COLLECTIONS OF CLITOCYBE AMOENOLENS (AGARICALES, TRICHOLOMATACEAE) FROM ITALY AND NOTES ON ITS DISTRIBUTION Vizzini A. Department of Life Sciences and Systems Biology - University of Turin - Mattioli Avenue, 25 -10125 Turin (I) Clitocybe amoenolens is a rare species known only from Morocco (Malençon & Bertault 1975), southern France (Moreau et al. 2001), central Italy (Contu et al. 1999, Leonardi & Maggi 2007), and northern and central Spain (Martínez et al. 2010). It was responsible, first in France (Fourré 1997, Charignon & Garcin 1998, Moreau et al. 2001, Saviuc et al. 2001) and then in Italy (Leonardi et al. 2002, Marinetti & Recchia 2005), for induced erythromelalgia (= acromelalgia syndrome sensu Saviuc et al. 2001), a poisoning syndrome caused by the ingestion of Clitocybe acromelalga in Japan (Nakamura et al. 1987). C. amoenolens was confused with edible mushrooms in the Lepista flaccida complex (e.g., L. flaccida, L. lentiginosa, L. gilva) and with Infundibulicybe gibba (Fourré 1997, Moreau et al. 2001). In this communication, 25 records of this poisonous species are reported for the first time from northern Italy (Vizzini & Ercole 2012), and its geographical distribution is discussed. UTILIZZO DI PLEUROTUS OSTREATUS NELLA DEGRADAZIONE DI SOSTANZE XENOBIOTICHE Galli E. Istituto di Biologia Agroambientale e Forestale - Consiglio Nazionale delle Ricerche Area della Ricerca di Roma 1 - 00015 Monterotondo - Roma (I) I funghi del marciume bianco possiedono enzimi ligninolitici con bassa specificità per il substrato; ciò permette loro di degradare sostanze organiche xenobiotiche di diversa origine, scarsamente sensibili ad attacchi microbici. Presso l’IBAF da molti anni vengono utilizzati funghi appartenenti al genere Pleurotus per il trattamento di rifiuti e reflui inquinati. In particolare le acque reflue dei frantoi oleari sono state utilizzate come terreno di crescita per il P.ostreatus, ottenendo un’abbondante crescita di micelio e la diminuzione del COD del refluo, con la scomparsa dei fenoli presenti. In esperimenti riguardanti la degradazione del creosoto (miscela usata per trattare traversine ferroviarie e contenente principalmente fenoli, idrocarburi policiclici aromatici e composti eterociclici) il P.ostreatus è riuscito a crescere su una miscela traversina+paglia, degradando completamente i fenoli presenti e riducendo del 65-70% gli altri inquinanti. Uno studio mirato alla degradazione del fluorantene, uno dei principali idrocarburi presenti nel creosoto, ha messo in evidenza che il composto viene prima assorbito completamente dal micelio e poi degradato del 50% in 40 giorni. Un’altra ricerca ha riguardato il problema dell’inquinamento da antibiotici, che vengono usati negli allevamenti intensivi e si ritrovano nelle deiezioni animali a causa del basso assorbimento a livello intestinale. L’uso dei reflui come fertilizzanti nei campi provoca l’inquinamento dei suoli con tali sostanze, con gravi problemi ecologici. In esperimenti in beuta è stata testata la capacità del P.ostreatus a crescere in presenza di ossitetraciclina e degradarla. I risultati hanno mostrato una sua drastica riduzione nei primi giorni di crescita del micelio, e la completa scomparsa in 14 giorni. Ulteriori studi si sono concentrati sull’attività degli enzimi ligninolitici, in particolare le laccasi, per capire il loro coinvolgimento nel processo di degradazione degli inquinanti. PLEUROTUS OSTREATUS IN THE DEGRADATION OF XENOBIOTIC COMPOUNDS Galli E. Institute of Agro-environmental and Forest Biology - National Council of Research Research Area of Rome 1 - 00015 Monterotondo - Roma (I) White-rot fungi possess ligninolytic enzymes with low substrate specificity; that permit them the degradation of organic xenobiotic compounds with different origin, scarcely susceptible to bacterial attack. In the Institute of Agro-environmental and Forest Biology of CNR, fungi belonging to Pleurotus genus have been used for the treatment of polluted waste for many years. In particular, olive mill waste waters were used as growth medium for P. ostreatus, with the result of an abundant mycelium growth and the decrease of COD and phenols in the waste waters. Experiments were performed to study the remediation of wood treated with creosote, a product used as wood preservative and containing phenols and polycyclic aromatic compounds. P. ostreatus was able to grow in a mixture containing creosote treated wood + wheat straw, totally degrading phenols and reducing the 65-70% of polycyclic aromatic hydrocarbons and heterocyclic compounds. To clarify the degradation of fluoranthene, one of the principal polycyclic aromatic compounds contained in creosote, a study was performed in batch. The results pointed out that before the degradation began fluoranthene was absorbed by the mycelium (15 days) and then degraded by 50% in 40 days. Another study focused the problem of pollution by the antibiotic oxytetracycline, that is administered in high doses to livestocks and enters the environmental compartments as a consequence of animal waste disposal. Oxytetracycline disappearance in P.ostreatus culture medium was clearly evident as early as the third day of exposure onwards, with an almost complete removal after 14 days. Further experiments focused on the activity of ligninolytic enzymes, in particular the laccases, to understand their involvement in the degradation process. I PRINCIPI ATTIVI NEI FUNGHI MEDICINALI Lorenzi M. Dopo anni di relativa inerzia accademica, in cui la ricerca si è occupata principalmente di ß-glucani e sostanze sterolosimili, a partire dai primi anni ‘2000 si è potuto assistere ad una progressiva estensione dei lavori con approccio maggiormente sistematico ed a più ampio ampio raggio. I ß-glucani(polimeri formati da unità di D-glucosio) sono stati oggetto di studi importanti e la loro struttura, quantomeno negli aspetti principali, è ormai conosciuta. Sono comunque molecole com26 plesse, variamente conformate e caratterizzate da pesi molecolari molto differenti. Oltre alle differenze di ramificazioni e struttura presentano complessazioni con materiale proteico di varia natura, aspetto su cui ancora permane grande margine di lavoro. L’altro principale ambito d’indagine ha riguardato come detto sostanze a scheletro triterpenico, intrinsecamente molto variabili, di cui sono state identificate oltre duecento molecole differenti. Nel corso dell’ultimo decennio, a seguito di un percorso non molto lineare, la ricerca si è infine estesa ad altre tipologie di sostanze. Un buon numero di lavori riguarda materiale lipidico, proteico, lecitine, molecole a generico potenziale antiossidante ed elementi quali Va e Ge. Attualmente, dopo un periodo piuttosto caotico, la produzione di pubblicazioni sembra finalmente progredire secondo linee progressivamente più organizzate e meglio strutturate. Purtroppo appare ancora estremamente lacunosa l’indagine legata a specie simbionti, ma è questo un aspetto caratterizzato da un tale numero di criticità che molto difficilmente potranno essere superate, quantomeno nel breve periodo. Ad ogni modo, la mole di dati sin qui ottenuta è tale da rendere necessarie catalogazioni distinte per classi ed un costante aggiornamento. ACTIVE PRINCIPLES IN HEALING MUSHROOMS Lorenzi M. After years of low academic activity, when the research mostly considered ß-glucans and sterol-like substances, starting from the early 2000 a progressive extension of studies occurred, based on a more systematic approach and a more extended analysis spectrum. ß-glucans(D-glucose unit based polymers) have been deeply studied and their structure, at least concerning principal aspects, are now well known. Nevertheless they are complex molecules, variously conformed and characterized by very different molecular weight. Besides their ramification and structure differences they present complexation with heterogenic proteinic material, and on this aspect still remains a large margin for in-depth examinations. The other main investigation field concerned, as already said, triterpenic based substances, inherently very changeable, of which more than 200 different molecules have been identified. In the last decade, following a not so linear course, Research finally has extended to other substances typology: a substantial quantity of research activities concerns lipid substances, proteinic, lecitins, generic AO power potential molecules and elements like Va and Ge. At present, after a quite confused phase, scientific publications finally seem to improve, following more organized and structured outlines. Unfortunately the investigation concerning symbiotic species still appears very defective, but this aspect is constantly characterized by criticisms very hard to overcome, at least in the short period. Nevertheless, the data quantity we gain is now so vast that it needs to be constantly updated and catalogued in classes. LA CONTAMINAZIONE DA NICOTINA NEI FUNGHI SPONTANEI Davoli P. & Sitta N. Il recente e del tutto inatteso ritrovamento di nicotina - alcaloide vegetale ad azione insetticida presente nel tabacco e in altre Solanaceae - in campioni commerciali di porcini secchi (ma anche di altre specie di funghi spontanei) ha reso necessario un’opportuna valutazione del rischio per i consumatori da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e la conseguente adozione di limiti, seppur temporanei, a livello UE. Il limite più elevato, 2.3 mg/kg di peso secco, è stato fissato per i porcini secchi, la specie spontanea più frequentemente contaminata, e anche quella commercializzata in maggiori quantità, di provenienza principalmente cinese ma anche est europea. Concentrazioni significative di nicotina a livelli di 0.5-1 mg/kg sono risultate piuttosto frequenti in campioni commerciali di porcini secchi di varia origine, ma sono stati misurati anche valori superiori a 10 mg/kg, soprattutto in porcini secchi di origine cinese. Campioni di origine europea (Germania, Spagna) sono invece risultati contaminati soltanto in tracce (< 0.1 mg/kg) o non contaminati affatto. Le cause della presenza di nicotina nei funghi spontanei rimangono tuttora da chiarire nei dettagli. L’ipotesi più probabile risulta la contaminazione incrociata post-raccolta in fase di essiccamento e lavorazione dei funghi, in quanto nelle zone di produzione (es. Yunnan, nella Cina sud-occidentale) parte del raccolto di funghi viene essiccata negli stessi essiccatoi usati anche per l’essiccamento del tabacco o, in altri casi, utilizzando i residui delle piante di tabacco come combustibile; non è inoltre da escludere che bassi livelli di contaminazione da nicotina possano derivare dal semplice contatto con le dita sporche dei raccoglitori e del personale locale fumatore adibito alla lavorazione/selezione dei funghi secchi. È stato anche ipotizzato l’utilizzo di pesticidi a base di nicotina - bandita come principio attivo nell’UE, ma ancora in uso in paesi del Terzo Mondo e anche in Cina - per il controllo degli insetti infestanti in fase post-raccolta. In mancanza di solidi presupposti biochimici risulta invece piuttosto azzardata l’ipotesi dell’origine endogena della nicotina nei funghi spontanei, magari in risposta a fattori di stress biotico o abiotico, quali la disidratazione. Non basta infatti constatare che i funghi sono in grado di produrre ornitina e acido nicotinico, precursori biosintetici della nicotina, per invocare la possibile produzione endogena di nicotina nei funghi, in quanto a tutt’oggi i passaggi chiave della biosintesi della nicotina non risultano dimostrati al di fuori del regno vegetale. È chiaro invece che in condizioni controllate di essiccamento, la concentrazione di nicotina inizialmente presente nel fungo fresco non subisce alcun aumento dopo l’essiccazione. Da un punto di vista ispettivo-analitico, inoltre, la questione della provenienza dei campioni utilizzati nelle analisi deve essere valutata con attenzione, in quanto generalmente, per i funghi secchi e conservati, la reale origine geografica del prodotto non è ricavabile dall’etichettatura e inoltre in molti casi i prodotti in commercio derivano da miscelazione di materie prime di origini diverse. Sono diversi i casi noti di etichettature non corrispondenti al vero (vedi “operazione por-Cina” condotta dal Corpo Forestale) e quindi, in sostanza, può essere rinvenuta nicotina in campioni di porcini dichiarati come europei, ma che in 27 realtà risultano in definitiva di provenienza extraeuropea. In aggiunta, la determinazione analitica della nicotina, soprattutto a livelli prossimi ai limiti di quantificazione/rilevabilità, risulta tutt’altro che triviale, a causa della sua elevata volatilità e della sua non sempre facile (e totale) estrazione dalla matrice in esame, e l’intero processo analitico si presta inoltre molto facilmente a contaminazioni ambientali prima e durante l’analisi, vista l’ubiquità del fumo da sigaretta. NICOTINE CONTAMINATION IN WILD MUSHROOMS Davoli P. & Sitta N. The recent and most unexpected detection of nicotine - a plant alkaloid endowed with insecticidal activity which occurs naturally in tobacco and other members of the Solanaceae - in commercial samples of dried porcini (and other wild mushroom species as well) has urged the European Food Safety Authority (EFSA) to assess potential risks for consumers’ health and has resulted ultimately in new maximum residue levels that were issued for EU countries, albeit on a temporary basis. The highest level was set at 2.3 mg nicotine per kg dry weight for dried porcini, i.e. Boletus edulis and allied species, which represent the most frequently contaminated wild species; porcini also account for the highest amounts of traded wild mushrooms and originate mainly from China and East Europe. Nicotine concentrations in the 0.5-1 mg/kg range were rather common in commercial samples of dried porcini of different origin, but values above 10 mg/kg were also detected, especially in dried porcini from China. Samples of European origin (Germany, Spain) were found contaminated only in trace amounts (< 0.1 mg/kg) or were not contaminated at all. The reasons for the presence of nicotine in wild mushrooms still need to be clarified at present. Post-harvest cross contamination during drying and processing is most likely, as in mushroom-producing areas (e.g. Yunnan in south western China) part of the harvest is dried in the very same drying ovens where tobacco leaves are also processed, and sometimes tobacco plant waste might be employed as fuel for heating; lower levels of nicotine contamination in dried mushrooms might also result from skin contact during processing and sorting by local workers who are smokers. The utilization of EU-banned nicotine-containing pesticides to control post-harvest attacks by arthropods has been also invoked, as the use of nicotine as pesticide is still permitted in Third World countries and also in China. By contrast, the hypothesis of endogenous formation of nicotine in wild mushrooms, perhaps as a response to biotic or abiotic stress factors such as dehydration, must be regarded as awkward and rather unlikely in the absence of any sound biochemical evidence. In fact, the ability of mushrooms to produce ornithine and nicotinic acid, which represent the biochemical precursors in nicotine biosynthesis, does not imply necessarily that mushrooms are also capable to synthesize nicotine endogenously, as the key steps of nicotine biosynthesis have never been demonstrated outside the plant kingdom so far; in addition, it has been clarified that standard drying did not result in increased nicotine levels in mushrooms. For purposes of inspection and enforcement, care must be taken in evaluating the origin of mushroom samples used for analysis, as for dried and preserved mushrooms the real geographic origin cannot usually be inferred from commercial labels; in many instances, moreover, samples of dried mushrooms sold on the market are obtained by blending raw materials of different origins. Such ‘misleading’ labels have been encountered frequentely during enforcement actions by official control bodies (e.g. Corpo Forestale dello Stato in Italy); therefore, it might well be that nicotine contamination is detected in samples of dried porcini which are labelled as ‘from Europe’ but originate actually from extra-European countries. In addition, the analytical determination of nicotine, especially at levels close to the limit of quantification/detection, does not represent a trivial task due to the high volatility of nicotine itself and to the relative unease of complete extraction from the matrix under examination; worryingly, the whole analytical process is also most prone to environmental contaminations before and during analysis, due to the ubiquity of cigarette smoke. 28 POSTER MINERAL COMPOSITION OF POPULAR EDIBLE MUSHROOM COMMON CHANTERELLE (CANTHARELLUS CIBARIUS) Drewnowska M. & J. Falandysz Institute of Environmental Sciences & Public Health, University of Gdañsk, 18 Sobieskiego Str., 80-952 Gdañsk, Poland; [email protected] Although the fact that wild-grown edible mushrooms can accumulate both essential and toxic metals and metalloids has been proven, there is still not enough information available about the toxicological risk and nutritional benefits of such substances in edible wild-grown mushrooms. We examined Ag, Al, Ba, Ca, Cd, Co, Cr, Cu, Fe, Hg, K, Mg, Mn, Na, Ni, Pb, P, Rb, Sr and Zn in Common Chanterelle fruitbodies and topsoils substratum collected from two sites in Poland: Augustowska Forest (2006) in north-eastern and Zagórów (2007) in central parts of Poland. mercury was determined by cold-vapor atomic absorption spectroscopy (CV-AAS) and other elements by inductively coupled plasma - atomic emission spectroscopy (ICP-AES). The Common Chanterelle at the sites investigated had some potential to bioconcentrate in fruiting bodies trace elements such as K, Mg, P, Rb, Ag, Ca, Cd, Cu, Na, Ni and Zn. Mushrooms from both sites could be considered as relatively abundant in essential elements such as: K (with median concentration range from 39,900 to 60,500 μg/g dw), P (4,300- 5,300) Mg (1000-1200), Na (56-158), Ca (226-516), Fe (69-99), Zn (73-85), Cu (39-57), Mn (26-42) and Co (0.19-0.27 μg/g dw). In light of the European Commission regulations on Cd and Pb and a value of provisionally available weekly intake (PTWI) for Hg by World Health Organization, the Common Chanterelle mushrooms at the sites studied were safe for consumption. The values of Cd, Pb and Hg in Common Chanterelles in this study were well below maximum permitted levels. COMPOSIZIONE MINERALE DEL POPOLARE E COMUNE FUNGO COMMESTIBILE CANTHARELLUS CIBARIUS Drewnowska M. & J. Falandysz Istituto di Scienze Ambientali e Sanità Pubblica, Università di Danzica,18 Sobieskiego Str., 80-952 Danzica, Polonia.;malgorzata.drewnowska @ gmail.com Anche se è stato dimostrato che i funghi commestibili spontanei possono accumulare metalli sia essenziali che tossici e metalloidi, non sono ancora disponibili sufficienti informazioni sul rischio tossicologico e sui benefici nutrizionali di tali sostanze per l’uomo. Abbiamo misurato Ag, Al, Ba, Ca, Cd, Co, Cr, Cu, Fe, Hg, K, Mg, Mn, Na, Ni, Pb, P, Rb, Sr e Zn in carpofori della comune e conosciuta specie Cantharellus cibarius e nei relativi substrati superficiali raccolti in due siti: nel nord-est della Polonia (Foresta Augustowska - 2006) e nel centro (Zagórów - 2007).Il mercurio è stato determinato in spettroscopia ad assorbimento atomico a vapore freddo (CV-AAS) e gli altri elementi con tecnica al plasma ad accopiamento induttivo in spettroscopia ad emissione atomica (ICP-AES). Cantharellus cibarius ha mostrato, nei due siti studiati, qualche capacità di bioconcentrazione di K, Mg, P, Rb, Ag, Ca, Cd, Cu, Na, Ni e Zn mostrando concentrazioni relativamente elevate di elementi essenziali quali: K (con range di concentrazione media da 39.900 a 60.500 mg/g p.s.); P (4.300 - 5.300); Mg (1000-1200); Na (56-158 ); Ca (226-516); Fe (69-99); Zn (73-85); Cu (39-57); Mn (26-42) e Co (0,19-0,27). Alla luce delle norme della Commissione europea per Cd e Pb e del valore (provvisorio) di assunzione settimanale (PTWI) per Hg stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli esemplari di Cantharellus cibarius provenienti dai siti studiati sono sicuri per il consumo essendo I valori di Cd, Pb e Hg misurati in questo studio ben al di sotto dei livelli massimi consentiti. ACCUMULATION OF TOTAL MERCURY AND CADMIUM BY XEROCOMUS CHRYSENTERON Dry³a ¿owska A. & J. Falandysz Institute of Environmental Sciences & Public Health, University of Gdañsk, 18 Sobieskiego Str., PL 80-952 Gdañsk, Poland Aim of study was to examine status of contamination and potential to accumulate mercury and cadmium in fruiting bodies by Xerocomus chrysenteron collected at several regions of Poland. Total mercury was determined by cold-vapor atomic absorption spectroscopy (CV-AAS) after a direct thermal decomposition of materials. Cadmium was determined by inductively coupled - atomic emission spectroscopy (ICP-AES) after wet digestion of mushrooms with concentrated solution (65%) nitric acid and cold extraction of soils with 20% solution of nitric acid. Mercury occurred in caps and stipes of 29 fruiting bodies and soils at seven sites across of Poland at concentrations ranging (in mg/kg dry weight) from 0.08±0.01 to 0.36±0.09 (caps), from 0.06±0.04 to 0.27±0.08 (stipes) and from 0.03±0.02 to 0.10±0.10 (soils). Cadmium, compared to mercury, was more abundant and was more efficiently accumulated by X. chrysenteron in fruiting bodies (caps), which contained from 4.9±4.1 to 41±20 mg/kg dw, while in soils were from 0.02±0.02 to 0.37±0.20 mg/kg dw, on the average. A degree of contamination with cadmium of fruiting bodies of X. chrysenteron collected at some sites (especially from WB W³oc³awek forests) that are commonly used by mushroom fanciers was relatively high and can cause a health concern. Reviewed are also data available from literature on mercury and cadmium in X. chrysenteron. ACCUMULO DI MERCURIO E CADMIO TOTALI IN XEROCOMUS CHRYSENTERON Dry³a ¿owska A. & J. Falandysz Istituto di Scienze Ambientali e Sanità Pubblica, Università di Danzica, 18 Str. Sobieskiego., PL 80-952 Danzica, Polonia Lo scopo del presente studio è stato esaminare la contaminazione ed il potenziale di accumulo di mercurio e cadmio nei carpofori di Xerocomus chrysenteron raccolti in diverse regioni della Polonia. Il mercurio totale è stato determinato mediante spettroscopia ad assorbimento atomico (AAS-CV) a vapori freddi dopo una decomposizione termica diretta dei materiali. Il cadmio è stato determinato mediante spettroscopia ad emissione atomica (ICP-AES) ad accoppiamento induttivo: nei funghi dopo digestione umida con soluzione di acido nitrico al 65% e, nei terreni, con estrazione a freddo con soluzione di acido nitrico al 20%. Il mercurio è stato misurato nei cappelli e nei gambi dei corpi fruttiferi e nei terreni di crescita in sette siti della Polonia. Le concentrazioni misurate sono risultate comprese negli intervalli (in mg/kg di peso secco) da 0,08 ± 0,01 a 0,36 ± 0,09 (cappelli), da 0,06 ± 0,04 a 0,27 ± 0,08 (gambi) e da 0,03 ± 0,02 a 0,10 ± 0,10 (terreni). Il cadmio, rispetto al mercurio, è risultato più abbondante e più efficientemente accumulato nei cappelli di X. chrysenteron che contenevano da 4,9 ± 4,1 a 41 ± 20 mg/kg p.s, mentre i terreni contenevano da 0,02 ± 0,02 a 0,37 ± 0,20 mg/kg p.s. Il grado di contaminazione da cadmio dei corpi fruttiferi di X. chrysenteron raccolti in alcuni siti (in particolare dalle foreste di Wloclawek) che vengono comunemente frequentati dai raccoglitori di funghi è risultato relativamente elevato e pensiamo possa causare problemi di salute. E’ inoltre presentata una recensione dei dati disponibili in letteratura sulla presenza di mercurio e cadmio in X. chrysenteron. STUDYING TRACE ELEMENTS (SE) IN MUSHROOMS Falandysz J. Institute of Environmental Sciences & Public Health, University of Gdañsk, 18 Sobieskiego Str., PL 80-952 Gdañsk, Poland Quality of analytical chemistry data highly matters in the society and this begins from a quality of results of chemical analyses in life sciences or material sciences. Mushrooms are an object of interest by numerous researchers as well as for consumers and depending on their specialist education and knowledge, the paradigm of quality of results of chemical analyses, e.g. trace element composition of edible flesh usually is to them not a matter of concern. In case of trace elements determined in mushrooms and other foods an accurate and precise data on their multi-element composition become more and more expensive to obtain. Within this communication is discussed a problem of emerging but also of earlier examples of incorrect data produced on Se content of mushrooms. Selected data on Se in several species of mushrooms are outlined and discussed. We show that some data published seem either dubious or concentrations too high to be credible and valid when compared to data reported by other authors. The examples of methods and specifically, the measurement techniques of Se as reported by authors examining mushrooms are outlined. A valid database available for Se in mushrooms could be helpful for the authors to consider if their data are correct. Nevertheless, high precautions need to be taken if presenting data for new species (for which no previous data are available). This is because certain analytical methods if used for Se measurement lead to highly incorrect results. Selection of improper analytical method for Se determination is considered a cause of incorrect data reported. STUDIO DI ELEMENTI IN TRACCE (SE) NEI FUNGHI Falandysz J. Istituto di Scienze Ambientali e Sanità Pubblica, Università di Danzica, 18 Str. Sobieskiego., PL 80-952 Danzica, Polonia La qualità dei dati della chimica analitica ha un ruolo sociale molto importante soprattutto in riferimento alle analisi chimiche nel campo delle scienze della vita e dei materiali. I funghi sono oggi oggetto di interesse da parte di numerosi appassionati raccoglitori e consumatori ma, in generale, la loro composizione chimica e la qualità dei dati delle analisi chimiche (al contrario di quanto avviene, per es. per la carne) non è, a parte qualche specialista, una fonte di interesse o di preoccupazione. Lo sviluppo della ricerca di elementi in traccia nei funghi e in altri cibi trova oggi difficoltà a causa dei costi crescenti delle analisi chimiche. In questa comunicazione viene discusso un problema emergente ma anche la situazione 30 provocata in passato dalla divulgazione di dati non corretti sul contenuto di selenio nei funghi. Vengono presentati e discussi i dati della presenza di selenio in diverse specie di funghi. Si ritiene di avere dimostrato che alcuni dati pubblicati siano dubbi e presentino valori troppo elevati per essere credibili. Sono presentati vari metodi e tecniche di misurazione utilizzati da vari autori. Un database che raccogliesse tutti i dati della letteratura sulla presenza di selenio nei funghi potrebbe essere uno strumento utile a tutti i ricercatori per valutare se i dati ottenuti sono corretti. E’ comunque necessaria cautela nella presentazione di dati in specie nuove o per le quali non sono disponibili dati precedenti e questo perché alcuni metodi d’analisi possono portare a risultati altamente errati. La scelta di un metodo analitico improprio nella determinazione del selenio deve essere considerata una delle cause di dati erronei. MULTIVARIATE AND MULTI-ELEMENT STUDY OF BOLETUS LURIDIFORMIS (SCARLETINA BOLETE) COLLECTED FROM TWO DISTANT SITES Gra¿yna J. & J. Falandysz Institute of Environmental Sciences & Public Health, University of Gdañsk, 18 Sobieskiego Str., 80-952 Gdañsk, Poland; [email protected] The goal of this study was to get knowledge on mineral elements composition (Ag, Al, Ba, Ca, Cd, Cr, Cu, Fe, Hg, K, Mg, Mn, Na, Ni, P, Pb, Rb, Sr, Zn) of fruiting bodies of Scarletina Bolete (Boletus luridiformis) collected at the W³oszczowa and Puszcza Dar¿luska sites and to assess mineral elements bioconcentration potential by species and risk to consumers due to toxic Cd, Pb and Hg content. The mineral elements were determined using validated analytical methods with final measurements by inductively coupled plasma atomic emission spectroscopy (ICP-AES) and cold vapour atomic absorption spectroscopy (CV-AAS). Fruiting bodies of Scarletina Bolete from the W³oszczowa (W) and Puszcza Dar¿luska (D) sites showed relatively high content of K, P and Mg. Median of K content in caps was 28000(W) and 20000(D), P 5900(W) and 6000(D), and Mg 940(W) and 700(D) mg/kg dry weight (dw). Rb, Zn and Na were next in their abundance among the chemical elements determined and their median values in caps were 210(W) and 260(D), 210(W) and 110(D), 120(W) and 140(D) mg/kg dw, respectively. Contents of Cu, Ca, Fe, Al and Mn in decreasing order was between 72 to 11 mg/kg dw, and for other metals was below 5.0 mg/kg dw. To demonstrate possible spatial variations in mineral elements composition between two sets of Scarletina Bolete fruiting bodies, both the Cluster (CA) and Principal Components Analysis (PCA) were applied. According to concept of bioconcentration/bioexclusion of mineral elements by macromycetes the Scarletina Bolete mushroom is considered as species that pick-ups effectively Ag, Cd, Cu, Hg, K, Mg, Na, P, Rb and Zn (BCF >1), while excludes Al, Ba, Ca, Cr, Fe, Mn, Ni, Pb and Sr (BCF <1). To understand a potential risk to human health due to toxic Cd, Pb and Hg contained in Scarletina Bolete examined the reference dose (RfD) and values of Provisionally Tolerable Weekly Intake (PTWI) for those metals were applied. ANALISI MULTIVARIATA E MULTI-ELEMENTO DI BOLETUS LURIDIFORMIS (SCARLETINA BOLETE) RACCOLTI DA DUE SITI DISTANTI Gra¿yna J. & J. Falandysz Istituto di Scienze Ambientali e Sanità Pubblica, Università di Danzica, 18 Sobieskiego Str., 80-952 Danzica, Polonia. [email protected] L’obiettivo di questo studio è stato quello di conoscere la presenza di elementi chimici (Ag, Al, Ba, Ca, Cd, Cr, Cu, Fe, Hg, K, Mg, Mn, Na, Ni, P, Pb, Rb, Sr, Zn) in corpi fruttiferi di Boletus luridiformis (Scarletina Bolete) raccolti nei territori di W³oszczowa (W) e di Puszcza Darzluska (D) e di valutare la capacità di bioconcentrazione della specie ed il rischio di tossicità per i consumatori per il contenuto di Cd, Pb e Hg. Gli elementi minerali sono stati determinati usando metodi analitici ufficiali con tecnica al plasma ad accopiamento indutivo in spettroscopia ad emissione atomica (ICP-AES) e in spettroscopia ad assorbimento atomico a vapore freddo (CV-AAS). I carpofori di “Scarletina Bolete” provenienti da territori di W³oszczowa (W) e di Puszcza Darzluska (D) hanno mostrato elevato contenuto di K, P e Mg. I valori mediani di K nei cappelli sono risultati 28000 (W) e 20000 (D), di P 5900 (W) e 6000 (D) e di Mg 940 (W) e 700 (D) mg/kg di peso secco (p.s.). I valori di Rb, Zn e Na erano simili ed i relativi valori mediani nei cappelli sono stati 210 (W) e 260 (D), 210 (W) e 110 (D), 120 (W) e 140 (D ) mg/kg p.s., rispettivamente. I contenuti di Cu, Ca, Fe, Al e Mn sono risultati, in ordine decrescente, tra 72 a 11 mg/kg p.s., e per altri metalli erano inferiori a 5,0 mg/kg p.s.. Per dimostrare le possibili variazioni spaziali della presenza di elementi tra i due gruppi di carpofori di “Scarletina Bolete”, sono state applicate sia l’analisi a cluster (CA) che delle Componenti Principali (PCA). Secondo il concetto di bioconcentrazione/bioesclusione di elementi minerali da parte dei carpofori, Boletus luridiformis accumula in modo efficace Ag, Cd, Cu, Hg, K, Mg, Na, P, Rb e Zn (BCF> 1), mentre esclude Al, Ba, Ca, Cr, Fe, Mn, Ni, Pb e Sr (BCF <1). Per valutare un eventuale potenziale rischio per la salute umana dagli elementi tossici Cd, Pb e Hg contenuti in Boletus luridiformis si é fatto il confronto con la dose di riferimento (RfD) e con i valori (provvisori) di assunzione tollerabile settimanale (PTWI). 31 MERCURY, CADMIUM AND LEAD ACCUMULATION CAPACITY OF XEROCOMUS BADIUS (BAY BOLETE) FRUITING BODIES COLLECTED FROM TWO GEOGRAPHICALLY DISTANT SITES Kojta A.K., G. Jarzyñska, J. Falandysz Institute of Environmental Sciences & Public Health, University of Gdañsk, 18 Sobieskiego Str., PL 80-952 Gdañsk, Poland; [email protected] Many edible mushrooms are known as heavy metals accumulators. Bay Bolete is popular edible wild-grown mushroom widely collected in Poland. This study was designed to evaluate the degree of mercury, cadmium and lead pollution and potential to accumulate these trace elements by specimens of Bay Bolete emerged at two spatially distant sites in Poland. The sites selected were outskirts of Z³otoryja in southern part and the Bory Tucholskie forest in northern region of Poland. The method of Cd and Pb determination was inductively coupled plasma-optical emission spectroscopy (ICP-OES), while of Hg was cold vapor-atomic absorption spectroscopy (CV-AAS). Mercury and lead content of Bay Bolete varied highly between the sites. The specimens collected from Bory Tucholskie contained toxic to human mercury, cadmium and lead at concentration of 0.13±0.04, 1.2±1.2 and 0.14±0.07 ?g g-1 and dry weight, respectively and from Z³otoryja site mercury, cadmium and lead concentrations were 1.0±1.1, 0.84±0.48 and 0.52±0.32 ?g g-1 dw, respectively. Data obtained were subjected to statistical evaluation including multifunction analysis. CAPACITÀ DI ACCUMULO DI MERCURIO, CADMIO E PIOMBO IN CORPI FRUTTIFERI DI XEROCOMUS BADIUS RACCOLTI DA DUE SITI GEOGRAFICAMENTE DISTANTI Kojta A.K., G. Jarzyñska, J. Falandysz Istituto di Scienze Ambientali e Sanità Pubblica, Università di Danzica, 18 Str. Sobieskiego, PL 80-952 Danzica, Polonia; [email protected] Molti funghi commestibili sono noti come accumulatori di metalli pesanti. Xerocomus badius è fungo spontaneo commestibile ampiamente raccolto e consumato in Polonia. Questo studio ha avuto lo scopo di valutare il grado di contaminazione da mercurio, cadmio e piombo e la capacità di accumulo di questi elementi in tracce in campioni di Xerocomus badius raccolti in due siti spazialmente distanti della Polonia. I siti scelti sono stati la zona meridionale della periferia di Z³otoryja e la foresta di Bory Tucholskie nella regione settentrionale della Polonia. Per misurare le concentrazioni di Cd e Pb é stato applicato il metodo della spettrometria ad emissione ottica ad accoppiamento induttivo (ICP-OES), mentre per Hg il metodo della spettroscopia ad assorbimento atomico a vapore freddo (AAS-CV). La presenza di mercurio e piombo in Xerocomus badius varia molto tra i due siti. I campioni provenienti da Bory Tucholskie hanno un contenuto degli elementi tossici per l’uomo: mercurio, cadmio e piombo di 0,13 ± 0,04; 1,2 ± 1,2 e 0,14 ± 0,07 m g/g p.s., rispettivamente; quelli provenienti da Z³otoryja , nello stesso ordine; 1.0 ± 1.1; 0,84 ± 0,48 e 0,52 ± 0,32 m g/g p.s.. I dati ottenuti sono stati sottoposti a valutazioni statistiche tra cui l’analisi multifunzione. SHAGGY INK CAP (COPRINUS COMATUS) MUSHROOM - CAN IT TOLD TO US ABOUT HG CONTAMINATED URBAN SITES? Falandysz J., E. Lenz, G. Jarzyñska Institute of Environmental Sciences & Public Health, University of Gdañsk, 18 Sobieskiego Str., PL 80-952 Gdañsk, Poland Coprinus comatus is popular mushroom species and its common name is the Shaggy Ink Cap (also is called Shaggy Mane, Shaggy Parasol or Lawyer’s wing). This saprophytic species can be found along roadsides, lawns and pastures. Aim of this study was to examine if the Shaggy Ink Cap has any potential as possible boindiactor of urban soils (roadside, barren lands, lawns) pollution with mercury. Also estimated was intake rate of total mercury by consumers of edible fruiting bodies (young specimens) of C. comatus at the region investigated. The fruiting bodies and beneath to them topsoils (0-10 cm layer) samples were collected at several sites from area of a small town of Kartuzy (Kaszuby region) in Pomorskie Voivodeship in northern part of Poland in 2011. Mercury content of mushroom and soils was determined by cold-vapor - atomic absorption spectroscopy (CV-AAS). Intake rate of total mercury was estimated based on median values of mercury concentrations noted in fruiting bodies, possible intake rates of mushroom and a provisionally tolerable intake limits of mercury to adult human. The Shaggy Ink Cap seems to be a sensitive boindicator of urban soils pollution with mercury that is efficiently sequestered by this species in fruiting bodies - both caps and stipes. Eating fruiting bodies of Shaggy Ink Cap collected from the urban environment and especially when emerged at the barren land or “industrial” sites can provide to consumer mercury at relatively high doses. 32 IL “FUNGO DELL’INCHIOSTRO” (COPRINUS COMATUS) PUÒ DIRCI QUALCOSA SULLA CONTAMINAZIONE DA MERCURIO DI SITI URBANI? Falandysz J., E. Lenz, G. Jarzyñska Istituto di Scienze Ambientali e Sanità Pubblica, Università di Danzica, 18 Str. Sobieskiego., PL 80-952 Danzica, Polonia Coprinus comatus è una specie popolare e il suo nome comune è ”Fungo dell’inchiostro”. Questa specie saprofitica si trova ai bordi delle strade, nei prati e nei pascoli. Lo scopo di questo studio é stato quello di verificare se il ”Fungo dell’inchiostro” può essere considerato come possibile boindicatore di inquinamento da mercurio dei suoli urbani (lungo le strade, terreni aridi, prati). Si é inoltre provato a stimare il tasso dell’assunzione di mercurio totale da parte dei consumatori di esemplari (giovani) di C. comatus della zona di indagine. I corpi fruttiferi ed il substrato di crescita (0-10 cm) sono stati raccolti, nel 2011, in diversi siti dell’area urbana di Kartuzy, piccola città della regione di Kaszuby (Voivodato della Pomerania) nella parte settentrionale della Polonia. Il contenuto di mercurio nel fungo e nel suolo è stato determinato in spettroscopia ad assorbimento atomico (CV-AAS) a vapore freddo Si sono stimati: il tasso di assunzione di mercurio totale sulla base di valori medi delle concentrazioni di mercurio rilevate nei corpi fruttiferi, i tassi possibili di assunzione umana dei funghi e un limite provvisorio di assunzione tollerabile di mercurio per la salute umana adulta. Il ”Fungo dell’inchiostro” sembra essere un boindicatore sensibile all’ inquinamento da mercurio dei terreni urbani perché tale elemento è efficacemente accumulato dai cappelli e dai gambi di questa specie. Mangiare corpi fruttiferi del ”Fungo dell’inchiostro” raccolti in ambiente urbano, in particolare siti aridi o industriali, può fornire ai consuamtori dosi relativamente elevate di mercurio. MERCURY IN BOLETUS AESTIVALIS AND BENEATH SOILS FROM TWO SITES IN BELARUS Pankavec S., G. Jarzyñska, J. Falandysz Institute of Environmental Sciences & Public Health, University of Gdañsk, 18 Sobieskiego Str., PL 80-952 Gdañsk, Poland Boletus aestivalis (Summer Bolete) fruiting bodies and samples of surface layer (0-10 cm) were collected from two spatially distant sites in Belarus in 2010 and examined to assess contamination with mercury. Mercury was determined by cold-vapor - atomic absorption spectroscopy (CV-AAS) after thermal decomposition of sample material and amalgamation of released Hg vapors by gold trap and its further thermal desorption and measurement (MA-2000 Mercury analyzer). Total mercury content of mushrooms was from 1.3±0.4 to 2.8±0.6 mg/kg dw (caps) and from 0.56±0.17 to 1.5±0.5 mg/kg dw (stipes). Solis contained mercury in surface layer at 0.038±0.015 and 0.17±0.10 mg/kg dw, respectively. Boletus aestivalis efficiently accumulated mercury in caps (BCF from 25±23 to 40±21) and stipes (BCF from 13±11 to 18±15) on average. Data available from literature on mercury in B. aestivalis and some other Boletus mushrooms are reviewed and discussed. MERCURIO IN BOLETUS AESTIVALIS E NEL SUBSTRATO SUPERFICIALE DA DUE SITI IN BIELORUSSIA Pankavec S., G. Jarzyñska, J. Falandysz Istituto di Scienze Ambientali e Sanità Pubblica, Università di Danzica, 18 Str. Sobieskiego., PL 80-952 Danzica, Polonia I carpofori di Boletus aestivalis e i campioni di terreno superficiale di crescita (0-10 cm) sono stati raccolti in due siti distanti in Bielorussia nel 2010 e si è studiata la contaminazione da mercurio. Il mercurio è stato determinato in spettroscopia ad assorbimento atomico a vapore freddo (CV-AAS) dopo la decomposizione termica del materiale campione con raccolta dei vapori di mercurio su trappola in oro e conseguente desorbimento termico e misura (Analizzatore di mercurio MA-2000). I valori del contenuto di mercurio totale nei funghi sono risultati da 1,3 ± 0,4 a 2,8 ± 0,6 mg/kg p.s. (cappelli) e da 0,56 ± 0,17 a 1,5 ± 0,5 mg/kg p.s. (gambi). Il contenuto di mercurio nello strato superficiale dei due suoli sono risultati di 0,038 ± 0,015 e 0,17 ± 0,10 mg/kg p.s., rispettivamente. Boletus aestivalis accumula con efficacia il mercurio nei cappelli (BCF da 25 ± 23 a 40 ± 21 mg/kg p.s.) e nei gambi (BCF da 13 ± 11a18 ± 15 mg/kg p.s.). Vengono inoltre esaminati e discussi I dati disponibili in letteratura sul contenuto di mercurio B. aestivalis. 33 PATHOGENICITY AND TOXINS OF ALTERNARIA SPECIES-GROUPS ON WHEAT IN ARGENTINA 1 Perelló A., 2R.Labuda, 3M. Sulyok 1 CONICET-CIDEFI (Centro de Investigaciones de Fitopatología). Facultad de Ciencias Agrarias y Forestales de la Universidad Nacional de La Plata. 60 y 119 (1900) La Plata, Buenos Aires, Argentina. e-mail: [email protected]; 2 Associate Professor. Romer Labs Division Holding GmbH, Technopark 1, 3430 Tulln, Austria; 3 Center for Analytical Chemistry, Department of Agrobiotechnology (IFA-Tulln), University of Natural Resources and Life Sciences, Vienna, Konrad Lorenzstr. 20, 3430 Tulln, Austria A total of 32 isolates of Alternaria sp., Pithomyces and Ulocladium obtained from grains and leaves of wheat plants (Triticum aestivum L.) in Argentina were grouped according the results of mycological and mycotoxicological analysis. For identification, isolates were grown under standardized conditions on Potato carrot agar (PCA) under alternating daylight and compared with standard patterns of the fungal collection Romer Labs (Tulln, Austria), where they are stored. Strains were categorized according to the pattern of sporulation 3D, ranked by the morphology of the conidium / conidiophore, and according to the colony color on PCA. Four Alternaria species-groups were identified, 13 isolates belonging to group of A. infectoria, 4 to the group of A. alternata, 6 to group A. tenuissima and 9 were determined as members of A. arborescens group. This is the first report of A. arborescens on wheat in Argentina. Morphological characterization was confirmed by molecular analysis of isolates (DNA extraction and sequencing ITS). Necrotic symptoms such as leaf spots, stained grains, root necrosis and weakening of seedlings were observed as results of the inoculations on five wheat cultivars tested under lab and greenhouse conditions. To assess the associated mycotoxicological risk of the fungi, the toxins involved were analyzed by liquid chromatography with mass spectrometry (LC / MS-MS). Alternariol (AOH), alternariol monomethyl ether (AME), altenuene (ALT), altertoxine I and II (ATX-I, ATX-II), tenuazonic acid (TEA) and tentoxina (TEN) were produced in a relatively high quantity. AOM, AME, ALT, ATX-I, ATX-II, TEA and TEN were detected mostly in the taxonomic members of the arborescens, alternata and tenuissima groups at concentrations that reached to 19.33, 8.05, 8.45, 10.36, 8.90 and 5.57 mg. L-1 raw extract, respectively, following 14 days incubation on Yeast extract agar (YES) at 25°C, in darkness. Pithomyces produced only AOH and AME. Interestingly, Ulocladium and members of the A. infectoria group produced mostly ATX-I and ATX-II, and eventually TEN at low concentrations. In addition to the virulence on wheat plants, argentinian grains are contaminated with a group of fungi being able to produce toxic substances. Considering the high ability of producing these mycotoxins, even in the group of A. infectoria population deserves attention due to the lack of regulations on food in Argentina and other regions of the world. PATOGENICITÀ E TOSSINE DI SPECIE DI ALTERNARIA ISOLATE DA FRUMENTO IN ARGENTINA 1 Perelló A., 2R.Labuda, 3M. Sulyok 1 CONICET-CIDEFI (Centro de Investigaciones de Fitopatología). Facultad de Ciencias Agrarias y Forestales de la Universidad Nacional de La Plata. 60 y 119 (1900) La Plata, Buenos Aires, Argentina. e-mail: [email protected]; 2 Associate Professor. Romer Labs Division Holding GmbH, Technopark 1, 3430 Tulln, Austria; 3 Center for Analytical Chemistry, Department of Agrobiotechnology (IFA-Tulln), University of Natural Resources and Life Sciences, Vienna, Konrad Lorenzstr. 20, 3430 Tulln, Austria 32 ceppi appartenenti ai generi Alternaria, Pithomyces e Ulocladium e isolati dai grani e dalle foglie di piante di frumento (Triticum aestivum L.) in Argentina sono stati raggruppati in base ai risultati di analisi micologiche e micotossicologiche. Per la loro identificazione, gli isolati sono stati fatti crescere a condizioni standardizzate su un agar contenente estratti di patate e carote (“potato carrot agar”: PCA) a luce diurna alternata e paragonati a ceppi conservati nella micoteca dei Laboratori Romer (Tulln, Austria). I ceppi sono stati classificati in base alla morfologia di sporulazione 3D, dei conidi e dei conidiofori e del colore della colonia su PCA. Quest’analisi ha permesso di distinguere 4 gruppi di specie di Alternaria: 13 isolati appartenenti al gruppo A. infectoria, 4 al gruppo A. alternata, 6 al gruppo A. tenuissima e 9 al gruppo A. arborescens, riportato per la prima volta su frumento in Argentina. La caratterizzazione morfologica è poi stata confermata tramite analisi molecolare degli isolati (estrazione di DNA e susseguente sequenze ITS). Sintomi di necrosi quali macchie fogliari, colorazione dei chicchi, necrosi radicali e indebolimento delle pianti cine sono stati osservati in esperimenti di inoculazione di 5 varietà di frumento coltivate in laboratorio e in serra. Per studiare il rischio micotossicologico associato alla presenza di questi funghi, si è usato il metodo di cromatografia liquida associata alla spettrometria di massa (LC/MS-MS) per rilevare eventuali tossine prodotte. I funghi studiati hanno prodotto alternariolo (AOH), alternariolo monometiletere (AME), altenuene (ALT), altertossine I and II (ATX-I, ATX-II), acido tenuazonico (TEA) and tentossina (TEN) in relativamente grosse quantità. AOM, AME, ALT, ATX-I, ATX-II, TEA and TEN erano presenti prevalentemente in ceppi appartenenti ai gruppi A. arborescens, A. alternata e A. tenuissima a concentrazioni che raggiungevano, rispettivamente, i 19.33, 8.05, 8.45, 10.36, 8.90 e 5.57 mg. L-1 dopo incubazione delle colture su agar con estratto di lievito (“yeast extract agar”: YES) per 14 giorni in oscurità. Pithomyces ha prodotto solo AOH e AME. Interessante notare come Ulocladium e isolati appartenenti al gruppo A. infectoria sono produttori, in generale, di ATX I e ATX-II, e talvolta di TEN a basse concentrazioni. Oltre alla virulenza per le piante di frumento, quindi, vi è pure la tossicità delle sostanze prodotte da 34 questo gruppo di funghi da tenere in considerazione. Tenendo in conto la capacità notevole di produrre queste micotossine, pure i membri del gruppo A. infectoria devono essere tenuti sotto osservazione, anche a causa della mancanza di leggi in materia alimentare in Argentina e in altre parti del mondo. CONCENTRATIONS OF CHEMICAL ELEMENTS IN MUSHROOMS AS AN ASPECT OF THE INTERACTION MUSHROOM-SOIL 1 Sena F., 2Cocchi L., 3Petrini O., 4Siniscalco C., 5Vescovi L., 6Cenci R.M. 1 Institute for Environment and Sustainability - Joint Research Centre, [email protected]; 2Associazione Micologica Bresadola, [email protected]; 3Istituto Cantonale di Microbiologia, [email protected]; 4Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, [email protected]; 5Iren S.p.A, [email protected]; 6Università degli Studi di Milano, [email protected] The role mushrooms play in nature and in soil ecosystems is not yet completely understood. Our study aimed at investigating the differential uptake of chemical elements by mushrooms. Finally, we have observed that some mushrooms concentrate high amounts of chemical elements even if they are present at low concentrations in the substrate. High concentrations of some elements in the substrate did not correspond to high concentrations in other species of mushrooms. STUDIO DELLA CONCENTRAZIONE DI ELEMENTI CHIMICI NEI FUNGHI SUPERIORI COME ASPETTO DELL’INTERAZIONE FUNGHI-SUOLO 1 Sena F., 2Cocchi L., 3Petrini O., 4Siniscalco C., 5Vescovi L., 6Cenci R.M. 1 Institute for Environment and Sustainability - Joint Research Centre, [email protected]; 2Associazione Micologica Bresadola, [email protected]; 3Istituto Cantonale di Microbiologia, [email protected]; 4Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, [email protected]; 5Iren S.p.A, [email protected]; 6Università degli Studi di Milano, [email protected] Il metabolismo dei funghi è ancora in gran parte sconosciuto e, quindi, è ancora da comprendere appieno il ruolo che essi giocano in natura e in particolare nell’ecosistema suolo. In ultima analisi ci pare significativo sapere che nel suolo esistono funghi che vivono concentrando elevate quantità di determinati elementi chimici anche se nel suolo-substrato essi sono presenti a ridotte concentrazioni. E’ stato osservato anche l’esatto contrario, cioè la presenza di elevate concentrazioni di alcuni elementi nel suolo-substrato e ridotte concentrazioni in alcune specie di funghi. WHAT IS DOMINANT SOURCE OF MERCURY TO HONEY FUNGUS? Falandysz J., A. Wobalis, G. Jarzyñska Institute of Environmental Sciences & Public Health, University of Gdañsk, 18 Sobieskiego Str., PL 80-952 Gdañsk, Poland In Poland have been identified five species of Armillaria mushrooms: A. solidipes that is also called A. ostoyae and is a most common and other are A. cepistipes and A. gallica, and the rarest is A. borealis and A. mellea. A. solidipes is popular edible mushroom in Poland. In earlier study a relatively elevated concentration of Hg was found in some consignments of A. solidipes collected from 12 sites across of Poland. The mean values of Hg concentration ranged from 0.020±0.008 to 0.30±0.07 μg/g dry weight (d.w.) in caps, from 20±6 to 160±40 ng/g dw in stipes and in soils were from 0.020±0.002 to 0.10±0.13 μg/g dw (Falandysz et al., 2012). Mercury content of A. solidipes from other countries was even greater compared to mentioned study, i.e. on average was ~ 0.30 mg/g dw in Bohemia (Czech Republic), ~ 0.59 μg /g dw in Italy and ~ 0.90 μg /g in Turkey (cited from Falandysz et al., 2012). Honey Fungus utilize plant substrates (alive trees, dead trees, stumps) as source of carbon. The plant biomass compared to fruiting bodies of many mushrooms is known as poor in mercury. To get knowledge on what is dominant source of mercury to A. ostoyae we collected and examined 15 sets of mushrooms and corresponding samples of wooden substrate (stumps) and nearby soils (surface layer; 0-10 cm), which were collected from forest (mainly Scots Pine) in northern part of Poland in 2011. Based on mercury concentrations noted in mushrooms and wooden and soil substrates in this study, it seems possible that mode of life and space colonization by A. solidipes, which spreads by means of root-like rhizomorphs (tentacles, bootlaces) and a direct mycelial contact, enables to it to take-up mercury from degraded wooden substratum (minor source) and largely with water from soils (major source) via rhizomorphs. 35 QUAL’È LA FONTE PRINCIPALE DI MERCURIO NEL “FUNGO DEL MIELE”? Falandysz J., A. Wobalis, G. Jarzyñska Istituto di Scienze Ambientali e Sanità Pubblica, Università di Danzica, 18 Str. Sobieskiego., PL 80-952 Danzica, Polonia In Polonia sono state identificate cinque specie di funghi del Genere Armillaria: A. solidipes, sinonimo di A. ostoyae, che è il più comune. Altre specie sono: A. cepistipes, A. gallica e, più rari, A. borealis e A. mellea. A. solidipes è il fungo più popolare e più consumato in Polonia. In un nostro precedente studio si segnalava una concentrazione relativamente elevata di mercurio misurata in carpofori di A. solidipes provenienti da 12 siti della Polonia. I valori medi di concentrazione di mercurio variavano da 0,020 ± 0,008 a 0,30 ± 0,07 mg/g di peso secco (p.s.) nei cappelli, da 20 ± 6 a 160 ± 40 ng/ g p.s. nei gambi e nei suoli da 0,020 ± 0,002 a 0,10 ± 0,13 mg/g p.s. (Falandysz et al., 2012). Il contenuto di mercurio in A. solidipes di altri paesi era ancora maggiore rispetto allo studio citato, vale a dire, in media, circa 0,30 mg/g di p.s. in Boemia (Repubblica Ceca), circa 0,59 mg/g p.s. in Italia e circa 0,90 mg/g in Turchia (citato da Falandysz et al., 2012). Il fungo del miele utilizza substrati vegetali (alberi vivi, alberi morti, ceppi) come fonte di carbonio. E’ noto che la biomassa vegetale risulta povera di mercurio rispetto ai corpi fruttiferi dei funghi. Per conoscere la fonte principale di mercurio in A. ostoyae abbiamo raccolto ed esaminato 15 serie di funghi, i corrispondenti substrati legnosi di crescita (ceppaie) e campioni del suolo circostante (strato superficiale, 0-10 cm), provenienti da un bosco con prevalenza di pino silvestre nella parte settentrionale della Polonia nel 2011. In base alle concentrazioni di mercurio riscontrate nei funghi, nel substrato legnoso e nel suolo, con questo studio sembra possibile affermare che il modo di vita e di colonizzazione dello spazio da parte di A. solidipes sia la diffusione di ”tentacoli” miceliari rizomorfi che permettono di assumere mercurio dal substrato di legno degradato (fonte minore) e dall’umidità del suolo (fonte principale). 36