Una veloce presentazione Bruno Pizzica Segretario Provinciale Spi-Cgil Bologna ¢ Il lavoro svolto dalle compagne del coordinamento donne dello SPI di Bologna trova in questo quaderno una formalizzazione non solo grafica: non si tratta solo di stampare documenti, ma di rendere esplicito un ruolo che è cresciuto negli ultimi anni in modo evidente e il valore di una elaborazione politica su diversi temi che, messi insieme, compongono il quadro della elaborazione e della iniziativa della nostra categoria. Basterà leggere i testi proposti per capire che si è trattato di un lavoro serio, non individuale ma collettivo, che ha saputo mettere insieme competenza e voglia di cimentarsi con temi non sempre usuali. Questo volumetto raccoglie quel lavoro e lo propone alla attenzione di tutto il gruppo dirigente della categoria, come base per successive elaborazioni, anche rivendicative. Lo SPI di Bologna ha provato ad investire molto su un ruolo crescente del coordinamento donne e sulla partecipazione attiva di tante compagne alla direzione della categoria: proprio qualche settimana fa, è stata eletta la ventesima segretaria di Lega su un totale di 50, raggiungendo così la fatidica soglia del 40%. Inseguivamo da tempo questo risultato (che va tenuto costantemente sotto osservazione) e pensiamo possa segnare un ulteriore avanzamento, perché siamo convinti che avere più donne nel ruolo di prima responsabilità nelle leghe, e non solo, sia un valore aggiunto per l’intera categoria e per la Cgil. 1 Oggi se proviamo a guardare nei territori della nostra Camera del Lavoro, scopriremo che sono tantissime le iniziative pensate, progettate, gestite dalle compagne: non voglio far torto a nessuno segnalando l’una piuttosto che l’altra; basti osservare come tutte si misurano con la necessità di leghe aperte, sensibili, in grado di accogliere gente ma anche di misurarsi con temi importanti e innovativi che consolidano e allargano i nostri riferimenti, propongono questioni nuove (grandi e modeste), si misurano con una realtà sempre più articolata e complessa che non può essere solo gestita in modo tradizionale. Oggi abbiamo un coordinamento donne che propone molte cose, dal teatro recitato in proprio ai corsi di formazione dedicati, dal rapporto con le giovani generazioni alle iniziative di accoglienza e sostegno delle donne e dei bambini immigrati, da iniziative che creano occasioni di socialità, a riflessioni su temi “forti” che riguardano le donne ma non solo. Una realtà significativa all’interno di una struttura come la nostra che è sostanzialmente paritaria nei numeri che compongono i gruppi dirigenti, ma anche nella elaborazione politica e rivendicativa, come dimostra il quaderno che avete tra le mani e come siamo convinti risulterà dalla sessione del direttivo del 6 luglio che abbiamo non a caso voluto dedicare proprio alla presentazione e alla discussione dei documenti elaborati dal coordinamento. Dunque, non resta che leggerlo. 2 Relazione introduttiva Ivana Sandoni Coordinamento Donne Spi-Cgil Bologna ¢ Sono brave…ma… dove sono? Rossana Rossanda anni fa scriveva “Le donne non hanno amici. Possono essere appassionatamente amate, inseguite, sposate, ma il loro potere sulla riproduzione è invidiato, consciamente o inconsciamente che sia, dall’altro sesso. Di qui l’ossessione ad appropriarsene, ingabbiare il corpo che riproduce o normarlo severamente”. - Occupazione femminile 49,7% (insieme a Malta e Grecia i livelli più bassi in Europa) - Presenza femminile ai vertici delle società quotate in borsa: Italia, Cipro e Malta 5% - Svezia e Finlandia 25% - Media Europea 12% - Stati Uniti 15% - Assemblea di Strasburgo 35% la presenza femminile, l’Italia sempre fanalino di coda - 23.654 Municipi in Italia con una presenza femminile pari al 18,7% e su 880 sindaci solo il 10,9% sono donne Un recente sondaggio di Repubblica riporta che il 74% delle donne intervistate chiede il congedo di paternità obbligatorio al contrario troppo spesso anche nei nostri documenti in Cgil releghiamo e rivendichiamo la conciliazione dei 3 tempi per occuparsi dei figli e degli anziani non autosufficienti “per le donne”: GLI UOMINI NON SONO PADRI O FIGLI? Nello stesso sondaggio la donna dichiara di sentirsi sempre più lontana dalla politica, solo 0,7% si occupa di politica in un partito, e il 47% non parla MAI di politica soprattutto prima dei 17 anni e dopo i 55. Questi dati sono destinati a peggiorare considerando l’assenza di una volontà seria del Governo di intervento a sostegno del lavoro, e con i pesanti tagli agli investimenti. Veniamo a noi: la Cgil L’organizzazione dove si registra la più alta partecipazione femminile è la Cgil. Le donne sono circa il 50% degli iscritti, il 46 nei lavoratori attivi. La Cgil con la sua storia ultracentenaria oggi ha un capo donna, categorie importanti hanno al vertice una donna a partire dalla nostra categoria. C’è ancora molto da fare, ma la strada è aperta e indietro non si torna. Spi Bologna 2009: - Direttivo territoriale 50% donne - Segreteria territoriale 40% donne - 29% (12 donne 39 uomini) segretarie donne (51 leghe) 2011: - Direttivo territoriale 50% donne - Segreteria territoriale 50% donne - 40% (20 donne 30 uomini) segretarie donne (50 leghe) Iscritti donne al 31.12.2010 53.132 pari al 54,96% Ho pensato molto a come dare inizio a questa mia relazione che vuole essere anche un resoconto delle tante iniziative svolte e di programma, ho scelto di cominciare dai numeri per finire con un risultato positivo. Quale miglior modo per darci valore e forza? Obiettivo norma antidiscriminatoria rispettato e raggiunto, un risultato importante del quale andiamo fiere. Ciò detto non voglio 4 esimermi dal fare alcune riflessioni sui temi più generali e qui occorre davvero coraggio e una buona dose di vitamina per RESISTERE. SIAMO IN GUERRA nel nord Africa, partecipando alla guerra contro Gheddafi, siamo in guerra anche sul nostro territorio, alimentando i razzismi e respingimenti di massa dei migranti, è una dura realtà e dobbiamo farci i conti. Siamo in guerra perché un nostro ragazzo è stato brutalmente ucciso, un pacifista, un ragazzo che credeva nel valore della libertà, Vittorio Arrigoni, noi l’abbiamo conosciuto attraverso una comune amica Anna Maria Selini, giovane giornalista che è stata a Gaza ad intervistarlo, l’intervista che passano nelle tv è la sua, Vittorio ha scritto un bellissimo libro che raccoglie i suoi reportage “Restiamo Umani”. Io credo che lo straordinario movimento di donne scese in piazza il 13 febbraio e l’otto marzo, dovrebbe mobilitarsi di nuovo e aprire spazi di riflessione su quanto sta accadendo nel nostro paese, non possiamo rimanere passivi e pensare che tanto è un problema che passerà, dobbiamo creare ovunque condizioni “straordinarie” per accogliere le popolazioni in fuga dalla guerra. Adesso c’è la dignità di un popolo intero da difendere IL NOSTRO. Le donne possono e devono giocare un ruolo forte e incisivo, la nostra storia e la consapevolezza insita in ognuna di noi, devono trovare spazio fuori di noi, nel rapporto con la gente, con i giovani, agendo le pratiche da noi ben conosciute dell’accoglienza e della solidarietà. Siamo in guerra contro lo sfacelo di questo governo, che ogni giorno produce miseria “economica e culturale”, una resistenza dura, che la Cgil sta portando avanti con fermezza e che si tradurrà nell’ennesimo sciopero generale il prossimo 6 maggio. Mi esimo dal dare “i numeri” della crisi, delle politiche devastanti di questo governo, dei danni che si sono già sommati e rischiano di creare uno Tsunami sui “soliti noti”, mi esimo, perché saranno oggetto delle comunicazioni successive. Voglio però rimarcare LE RAGIONI E IL PERCHE’ SAREMO IN PIAZZA: IL 6 MAGGIO; OGGI E DOMANI A ROMA; IN PIAZZA A BOLOGNA LA SETTIMANA SCORSA E CI TORNEREMO ANCORA E ANCORA Come ci ha ricordato anche un compagno durante un dibattito con i giovani…in piazza… PER RESISTERE UN MINUTO DI PIU’… CI SAREMO perché noi saremo sempre al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, CI SAREMO per dare forza ai giovani … la forza di prendersi in mano il LORO futuro, CI SAREMO perché sappiamo con CERTEZZA cosa vuole dire avere una 5 vita lavorativa discontinua o peggio una vita lavorativa “in nero” che per tante di noi è il lavoro di cura mai riconosciuto, sappiamo cosa vuol dire e quali sono i danni che produce SULLE PENSIONI, non a caso in maggioranza le donne hanno una pensione più bassa degli uomini. CI SAREMO perché i pensionati non rubano il futuro ai giovani, è una logica che non ci appartiene la rimandiamo al mittente, è la logica di chi vuole DIVIDERE per distruggere meglio, CI SAREMO perché non vogliamo essere “il sostegno” dei giovani vogliamo che i giovani abbiamo un futuro CI SAREMO perché la condizione di milioni di pensionati e di lavoratori è al limite della decenza e TROPPI si stanno arricchendo CI SAREMO perché ci fa schifo che il pensionato e il lavoratore paghino dal 26% al 45% di tasse sul reddito e contrariamente le rendite finanziarie (cioè “IL NON LAVORO”) paghino SOLO il 12% CI SAREMO e dal minuto dopo lavoreremo per trovare le ragioni dell’unità L’assemblea delle donne è anche un momento per fare un bilancio, colgo l’occasione importante di avere con noi Nadia Tolomelli della segreteria Cgil di Bologna, che da poco ha assunto il delicato incarico delle politiche di genere (anzi credo sia la sua prima “uscita pubblica” d’incontro con una categoria con quest’incarico) per porre l’accento sulle difficoltà delle donne anche quando escono dal lavoro “produttivo” o “attivo” come spesso è definito. L’impegno di tutte e tutti noi è stato pesante in questi mesi, per le ragioni che sappiamo e che ho solo sfiorato poco prima, allo Spi abbiamo oltremodo lavorato molto nonostante il periodo difficile, per non arretrare e tenere fede ai dettati della conferenza d’organizzazione e del congresso, sia per l’applicazione della norma antidiscriminatoria e per quello che ci riguarda per raggiungere l’obiettivo del 50%&50% negli organismi dirigenti. Abbiamo attraversato anche momenti di sconforto e insuccessi, per questo sarà importante analizzare insieme cosa possiamo fare per migliorare e quali azioni occorrono da qui in avanti per non recedere e far sì che le donne, non solo ci siano, ma rimangano e lavorino con soddisfazione e agio per sedimentare i risultati e contaminare l’intera organizzazione con politiche e modelli organizzativi innovativi, creativi e coraggiosi. Vi sono luoghi comuni difficili da estirpare come ad esempio pensare che il pensionamento voglia dire per tutti e in eguale misura, libertà d’azione e maggior tempo a disposizione, noi sappiamo bene che non è così, nemmeno il pensionamento è neutro. 6 Ad un anno dal congresso, il tempo vola, difficile rendersene conto quando si è in continuo movimento, l’assemblea è un appuntamento che ci incoraggia nelle necessarie verifiche e nello sviluppo delle proposte, il punto di partenza per progetti futuri, anche attraverso la condivisione e il supporto indispensabile di tutte le compagne e il sostegno della categoria. Abbiamo convenuto e lavorato per una strutturazione dell’assemblea in “ compartecipazione “ Una relazione introduttiva che traccia i contorni generali e a seguire tre presentazioni a cura delle compagne del coordinamento con approfondimenti specifici, progetti e proposte, frutto di un lavoro prezioso e minuzioso che abbiamo fatto divise in gruppi, proposta di lavoro scaturita dalla volontà delle donne che hanno partecipato al corso di formazione ultimato a dicembre sulla “democrazia paritaria”. Formazione di genere che faceva parte del progetto più generale che come SPI ci siamo dati “la formazione a domicilio”, obiettivo principale il coinvolgimento a fine congresso dei nuovi e nuove entrati nella nostra categoria. Lo abbiamo portato a termine e partecipato attivamente al progetto più generale. Lo sottolineo perché per tutti e tutte noi non è stato semplice, mantenere quest’impegno, per molte compagne un carico di lavoro pesante e spesso anche qualche discussione con chi ancora pensa che la formazione sia una vacanza e non un impegno di lavoro. L’abbiamo fatto con gran fiducia negli obiettivi, attraverso un modello di formazione di scambio e trasmissione delle esperienze “nuove ed esperte” insieme, per trasmettere conoscenza dell’organizzazione e della sua complessità. La provenienza da percorsi ed esperienze diverse ha arricchito tutte, ci abbiamo creduto fortemente, e oggi possiamo affermare che lo sforzo richiesto e profuso sta realizzando risultati importanti e ne avrete una prova fra pochi minuti. TRE tematiche in particolare per noi molto importanti sono state scelte per andare ad approfondimenti e progetti futuri: reddito violenza socialità Complessivamente da metà 2009 a pochi giorni fa, 30 compagne al primo corso e oltre 40 successivamente hanno partecipato alla formazione e ai gruppi di lavoro. Nello stesso periodo una compagna ha partecipato ad un Master nazionale, quattro ad un Master regionale, quattro al corso della Cgil di Bologna con le RSU, due al corso della Cgil di Bologna rivolto alle funzionarie, un impegno notevole, considerando che il lavoro “normale” di tutti i giorni, spesso in posti di responsabilità e in un periodo che di tranquillo ha avuto ben poco, non ha subito fermi o blocchi. 7 Le donne partecipano più degli uomini alla formazione a partire dalla tutela, questo è un dato generale non solo di Bologna, dalle donne la formazione è ritenuta utile per rispondere sempre al meglio alle esigenze che la nostra attività richiede ogni giorno. Tutto ciò anche se spesso non è considerato come un valore, ma come un impedimento come ricordavo prima, su questo elemento bisognerebbe fare una riflessione più attenta con i tempi e le modalità che meritano una tematica così importante ma ancora troppo sottovalutata. Sarebbe assurdo ad esempio riconoscere “un credito formativo” “dare un valore” alla formazione? La pongo come riflessione futura. Sono ampiamente soddisfatta dei nostri risultati: di progettualità, relazione, impegno e numerici, oggi posso annunciare il raggiungimento del 40% di donne alla guida delle Leghe, un risultato considerevole perché il cambiamento passa anche attraverso l’esempio e l’assunzione di responsabilità. C’è ancora tanto da fare, i risultati si raggiungono, ma bisogna anche sostenerli continuamente, per non arretrare, e impegnarci sui versanti dove siamo ancora in ritardo. E’ l’occasione oggi per ringraziare le compagne che hanno dimostrato fermezza e grande responsabilità e anche tanti compagni che hanno aiutato e sostenuto il percorso, anche criticando a volte le nostre scelte, ma li ringrazio perché preferisco una critica aperta e leale al “silenzio equivoco”. Un altro importante risultato del nostro programma va condiviso e valorizzato; “la costituzione di diversi luoghi delle donne e coordinamenti ” se possibile ancor più di valore, dal mio punto di vista, perché le donne hanno scelto, a prescindere dal ruolo di responsabilità, di aggregarsi, socializzare e aprirsi al territorio vasto, non rinchiudersi quindi in un ruolo o in una funzione, ma sperimentare forme diverse per carpire i cambiamenti epocali della nostra società. UN SUCCESSO E UN VALORE PREZIOSO concretizzato nelle Leghe di: Budrio; Castenaso; Granarolo; Monte San Pietro; Porto; Ozzano; San Giovanni; San Lazzaro; Vergato; Zola Predosa e nelle aree della Pianura Est e Ovest. è la sperimentazione attiva di una “Azione positiva” nei nostri programmi da tempo e confermato dai questionari “Il rovescio della medaglia”. Risultato raggiunto che ha fatto emergere situazioni e condizioni oggettivamente diverse, a Bologna abbiamo verificato è molto più complicato fare decollare luoghi dedicati, le ragioni sono molteplici, in primis la maggiore offerta di luoghi di socialità e anche il numero rilevante degli anziani, sembra un paradosso, ma non aiuta “non ci si conosce” 8 come nei piccoli paesi. In montagna invece la maggiore difficoltà è dovuta alle distanze e la mancanza di servizi per la mobilità soprattutto degli anziani. Sottolineo ampiamente questo progetto dei luoghi delle donne perché racchiude in sé la pratica attiva di ciò che come SPI abbiamo deciso, aprirsi al territorio, uscire dalle leghe “sperimentare forme diverse“ per cogliere tutte le opportunità d’avvicinamento e inclusione di persone differenti che non si avvicinerebbero altrimenti e mi permette di rimarcare il valore di come si affrontano i sacrifici pur di impegnarsi nella militanza, il valore della sfida, forse perché le sfide ci hanno accompagnato fin dalla nascita. I valori e le sfide sono la nostra forza e un’altra sfida è stata affrontata e superata. All’assemblea precedente ci siamo impegnate a sperimentare direttamente in una lega un’azione positiva, per verificare nuovi modelli organizzativi più idonei alla presenza maggiore di donne. E’ stato presentato il progetto e sviluppato con la partecipazione attiva di tutto il gruppo dirigente, alla Lega Porto, un gruppo dirigente molto sensibile, un lavoro impegnativo che ha generato interessanti analisi e discussioni e il pieno sostegno ad una giovane e nuova segretaria, a quel tempo spaventata e diceva lei “non all’altezza”. Si è poi concretizzato l’apertura di uno spazio donna “Pane e Tulipani” in collaborazione con il Centro Sociale Tolmino, oggi molto più vivacizzato. Le ultime notizie che mi arrivano sono di diversi programmi e iniziative, adesso pure un corso di Inglese, e chi li ferma più? La precedente segretaria di Lega ha sostenuto con fiducia il percorso mettendo a disposizione il suo incarico pur lontano dalla scadenza e accettando una nuova responsabilità in un’altra Lega a ridosso dal Congresso, insomma qui ha agito responsabilità e lealtà. Donne e compagne che stanno costruendo l’obiettivo che lo Spi si è dato da tempo “Un Sindacato Paritario” non solo nei numeri o nelle presenze negli organismi ma paritario nelle scelte politiche, nelle strategie dello Spi. Ed è questo secondo aspetto che ci deve impegnare con coerenza, la rappresentanza è importante, i numeri contano, ma è oltremodo importante, la partecipazione delle donne all’elaborazione delle proposte prima e alla negoziazione sociale poi. La valorizzazione delle donne negli ambiti decisionali è indispensabile e non si torna indietro, e dove incontriamo difficoltà dobbiamo governarle con intelligenza, senza rinunciare all’obiettivo, cercando insieme il percorso che ci aiuta a raggiungerlo. Le scelte strategiche, i contenuti nella contrattazione sociale che riguardano condizioni e diritti delle donne, delle pensionate, devono essere la priorità per tutta la categoria e insieme dobbiamo costruire percorsi, rivendicazioni e 9 strategie per le battaglie sindacali che saranno come ben sappiamo pesanti visti i tempi cupi. La nostra forza, infatti, nel pretendere con ragione, di costruire un sindacato paritario sta proprio in questo, nel valore sociale della rappresentanza, nei contenuti rivendicativi, per una società basata sulla giustizia sociale, sul rispetto e sul riconoscimento delle differenze. Per me tutto deve contribuire a rafforzare lo Spi, nel rispetto della rappresentanza di genere, dalle scelte organizzative di merito e metodo di lavoro, anche innovativo, per favorire l’ingresso e soprattutto la permanenza delle donne a tutti i livelli dell’organizzazione. Favorire e cercare con convinzione le donne, rischiare anche un po’ qualche volta, in fondo non si chiede la luna e nemmeno la perfezione a nessun uomo o donna che sia. Favorire per preparare tante donne e compagne alla militanza, alla direzione. Questa è una sfida per lo Spi e per tutta la Cgil. E’ stato risolto il problema della rappresentanza, ma non delle politiche per le donne c’è ancora molto da lavorare sulla cosiddetta declinazione al femminile dell’attività sindacale e non ho difficoltà ad ammettere che probabilmente una parte della responsabilità è anche nostra. È come se alcune una volta diventate dirigenti fossero costrette a dimenticare l’identità di genere, copiando e con fatica modelli e metodi tipicamente maschili. I gruppi dirigenti femminili che avanzano oggi incrociano una fase di pesante difficoltà del sindacato che rischia di fare riemergere vecchie contrapposizioni o peggio di rimanere nell’inerzia e nell’ombra. La maternità e il lavoro di cura erano e rimangono ancora il cuore del problema per le donne e nel lavoro. Abbiamo ottenuto grandi risultati in questi trent’anni, ma su questo punto siamo in ritardo. Sorprende, ma non c’è molto dibattito su aborto, fecondazione assistita, eutanasia, tutto il dibattito sulla vita. Le donne hanno perso la passione del collettivo? Ripiegamento delle politiche femminili? Non so, certo è che le donne si sono fermate, perché hanno smesso di fare delle battaglie comuni per avere più spazio e più leadership. Poi improvvisamente la goccia che fa traboccare il vaso e avviene il 13 febbraio, è un punto di partenza? Speriamo…noi donne dello SPI le madri, le nonne di queste giovani generazioni violate e mortificate saremo lì con loro insieme e al loro fianco, ma non davanti a loro. 10 PROPOSTA PROGETTO MEMORIA Concorso borse di studio nelle scuole “il valore del lavoro” Ci sarebbe piaciuto molto portare avanti un progetto sui rapporti intergenerazionali e il lavoro delle giovani donne, un progetto che è rimasto in “embrione”. Come sapete ci siamo persino messe in gioco come “attrici” per la trasmissione della memoria e la relazione con le giovani lavoratrici. Con questo progetto si voleva andare oltre “noi” e mettere in valore il lavoro e le difficoltà delle giovani donne oggi, attraverso la realizzazione di un film/documentario con l’apporto e la collaborazione di un giovane regista molto bravo (Riccardo Marchesini). Per realizzarlo e fare un lavoro serio che entri nel circuito cinematografico, occorrono almeno 10.000 euro nemmeno tanti, ma troppi per il budget del coordinamento e le ristrettezze attuali dello Spi. Ho provato a chiedere sovvenzioni e trovare partner ma con poca fortuna, è pur vero che di documentari ce ne sono tanti, ma questo si basa su storie VERE non con attrici, le stesse lavoratrici che raccontano la loro battaglia, la loro resistenza. Non ho ancora abdicato, ma temo che siccome si tratta di problemi di donne - e non è gratis - sarà molto difficile. Poiché la fantasia non ci manca e nemmeno la volontà, abbiamo pensato - e ora lo proponiamo - un progetto rivolto alle scuole. L’esperienza non ci manca: il concorso fotografico “Donne al lavoro” ha aperto la strada per raccontare il lavoro anche immateriale in forme diverse; le belle esperienze che si fanno in tante leghe, alcuni esempi a Savena dove da anni Bruna Minardi cura un progetto con i giovani in aiuto agli studenti immigrati; Casalecchio con il progetto Nonni on line; Budrio con il concorso nell’ambito della giornata internazionale contro la violenza sulle donne; La meglio gioventù progetto unitario; l’esperienza con alcuni licei di Bologna sul tema delicatissimo dell’abuso del corpo delle donne nei media; le tante esperienze con le scuole nei progetti con l’università e la Festa della Storia. Insomma la strada con le scuole è aperta e ci dovrebbe aiutare. L’idea è lanciare un concorso che coinvolga gli studenti con l’intera scuola, quindi un premio finale “alla scuola” che presenterà il progetto migliore. Obiettivo: la ricostruzione della memoria del lavoro e nel lavoro dei nonni. Il lavoro e i diritti non sono più discussi nelle scuole, i giovani escono dopo anni di studio con un’idea del mondo che li attende vaga, e con modelli televisivi aberranti, noi, le famiglie, purtroppo trasmettiamo poco rispetto alla memoria, al sacrificio, alle lotte, alle condizioni del e nel lavoro, ai diritti conquistati. I racconti dei nonni, dei padri e delle madri rispetto alla loro esperienza possono aprire spazi e riflessioni importanti. E’ una sfida che ci sentiamo di fare e chiediamo il vostro consenso e sostegno. 11 Proposta organizzativa Riconoscimento della forma di partecipazione al coordinamento sulla quale chiedo la condivisione delle compagne. Componenti il Coordinamento Territoriale: tutte le compagne del direttivo territoriale, le responsabili dei coordinamenti di lega e/o di area, le compagne che liberamente scelgono di partecipare e contribuire all’arricchimento del dibattito e delle nostre iniziative. PROGETTI REALIZZATI: alcuni esempi GRUPPO TEATRO “ALLEGRO MA NON TROPPO” finalizzato alla trasmissione della memoria e al rapporto intergenerazionale. Progetto che ha coinvolto dieci compagne che hanno accettato una sfida importante e duplice: raccontarsi in prima persona e farlo convertendosi in “attrici” GRUPPO TEATRO “ALLEGRO MA NON TROPPO” RAPPRESENTAZIONI 16 APRILE 2008 ASSEMBLEA DONNE SPI S. Lazzaro 15 GIUGNO 2008 FESTA SPI CASALECCHIO 4 LUGLIO 2008 CADRIANO FESTA UNITA’ 3 MARZO 2009 ANZOLA GRUPPO DONNE 17 MARZO 2009 GRANAROLO COMUNE 23 MAGGIO 2009 FESTA DONNE FILT 29 APRILE 2009 RAVENNA TEATRO SOCJALE 8 MARZO 2010 CGIL BOLOGNA ADOZIONE LAVINIA Dalle tante e diversificate feste/iniziative in occasione dell’otto marzo le leghe destinano una parte delle sottoscrizioni raccolte con la vendita della mimosa a favore dell’ADOZIONE DI LAVINIA – per Lavinia VERSIAMO € 300 ALL’ANNO – La quota che rimane (variabile) è totalmente destinata dal coordinamento a copertura delle spese dei volantini per l’otto in solidarietà alle leghe più piccole con meno risorse economiche. CONCORSO - MOSTRA - CATALOGO DONNE AL LAVORO Il concorso Fotografico ha visto la partecipazione di centinaia di fotografi dilettanti e professionisti, è stato un successo anche di immagine dello Spi, ricordo l’uscita in prima pagina/copertina dell’8 marzo 2009 sull’Unità Nelle mani delle Donne, 12 regalo di Concita e della nostra, purtroppo scomparsa, cara amica Mara Mengoli. La mostra fotografica Donne al lavoro è molto richiesta da Associazioni, Comuni, Leghe, in tutto il paese. E’ stato fatto un investimento per proteggere in modo adeguato le fotografie durante il trasporto e continua quindi il suo percorso, la mostra ha anche il catalogo fotografico di accompagnamento che completa l’opera. E’ stato realizzato il calendario 2010 con fotografie della mostra. GEMELLAGGIO FRATTA POLESINE Il Comune di Fratta e l’archivio storico hanno allestito la nostra mostra e realizzato un’iniziativa pubblica sulla condizione della donna nel Polesine e ricostruzione storica dei lavori delle donne in quella realtà, con la nostra partecipazione. FORMAZIONE Prima del congresso step di formazione con le segretarie di Lega – secondo step con le donne del direttivo finito il 10 dicembre 2010 e proseguito in preparazione ed elaborazione dei lavori di gruppo oggi presentati – terzo step in programmazione per il 2011/12 con i coordinamenti di lega e i direttivi (formazione a domicilio) 14 dicembre 2009 – San Lazzaro: Seminario con Gruppo dirigente Spi con la partecipazione della responsabile politiche di genere della Cgil di Bologna sull’applicazione delibere Democrazia paritaria. ALCUNE DELLE INNUMEREVOLI INIZIATIVE SVILUPPATE DONNE IN MOVIMENTO Iniziativa itinerante del Coordinamento Donne di Pianura che ha visto la realizzazione di iniziative diverse nelle varie leghe anche su tematiche sensibili e molto impegnative quali ad esempio “il testamento biologico” “la sessualità nella terza età”. 25 NOVEMBRE Iniziativa a BUDRIO “Donne esibite violenze nascoste” - Sala Borsa iniziativa “Il corpo delle donne”, con alcune scuole superiori di Bologna, l’archivio storico e le istituzioni, con allestimento del muro nella piazza coperta della Sala Borsa,realizzato dagli studenti del Rosa Luxemburg . 13 PROGETTO CON DONNE SPI DI ROVIGO Progetto che ci ha visto coinvolte in un’azione di scambio e alleanza con le compagne di Rovigo che hanno deciso di realizzare il questionario rivolto alle donne come è stato realizzato a Bologna. “DA UN ANNO ALL’ALTRO” Due anni di impegno raccolti in un quaderno, progetti e lavori delle donne al Punto Donne di Castenaso. I MERCOLEDì di Monte San Pietro Corsi e iniziative ludiche Marzo 2011, Apertura Punto Donne a Zola Predosa FESTA DELLA STORIA Ogni anno il Coordinamento partecipa all’importante iniziativa europea realizzata dall’Università di Bologna e che coinvolge la città e la provincia nel mese di ottobre – ogni anno con un progetto diverso ma sempre legato alla trasmissione della memoria e al rapporto intergenerazionale. “Bologna nel Risorgimento” 7 aprile 2011, Aula Prodi, iniziativa con Università di Bologna “Risorgimento al femminile” 17 aprile 2011, Budrio Sono solo alcuni esempi che vogliono sottolineare l’impegno costante di tante compagne che si adoperano con fantasia e impegno politico per realizzare e costruire ponti con le donne, le associazioni, le scuole, la società vasta. Se dovessi elencare tutte le iniziative a partire da quelle in occasione dell’otto marzo potrei scrivere un libro, e perché no, potrebbe essere un’idea per il futuro “raccogliere tutti i manifesti, i volantini e le elaborazioni”. Pensiamoci. 14 tricot in tricolore Staffetta di donne per la lunga sciarpa dei “diritti e rovesci” da portare al nostro Presidente della Repubblica 15 Gruppo di lavoro “Il reddito degli anziani” ¢ Art.38 della Costituzione italiana “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano provveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”… E io pago… La spesa per le pensioni in Italia secondo i dati Eurostat, ha incidenza sul Pil del 38% nell’Europa a 27-del 14% nell’Europa a 15. La spesa previdenziale italiana, facendo il confronto su dati omogenei è inferiore a quella dell’Europa a 15. Il dato italiano passa al 17% del Pil per due motivi: perché viene conteggiato sia l’indennità di fine rapporto, sia l’interventi per il contrasto alla disoccupazione come i prepensionamenti. E poiché la spesa pensionistica è conteggiata al lordo delle ritenute fiscali, che mentre in alcuni paesi come la Germania non esistono, e in altri come la Francia sono bassissimi, in Italia sono pesanti: con un prelievo fiscale sulle pensioni pari al 2% del Pil. Da ricordare che è da diversi anni che il bilancio dell’Inps si chiude in attivo ( nel 2009 a fine aprile l’attivo è stato di 7,9 miliardi) nonostante un numero crescente di 16 lavoratori con retribuzione ridotta o nulla. L’attivo di bilancio in realtà nasconde delle grandi iniquità perché sono i fondi dei lavoratori dipendenti, dei parasubordinati, delle prestazioni temporanee (cig, disoccupazione, malattia con un attivo di quasi 20 miliardi) coprono i passivi dei fondi dei dirigenti d’azienda (meno 3 miliardi) degli artigiani, commercianti e coltivatori (meno 9 miliardi) e del clero. In sostanza sono i lavoratori dipendenti che pagano buona parte delle pensioni dei dirigenti, commercianti, clero, mentre gli avanzi complessivi del bilancio dell’Inps vengono incamerati dallo Stato! Il 45,9% delle pensioni non raggiunge i 500 euro al mese e un ulteriore 26% ha assegni tra i 500 e i 1000 euro, con pensioni inferiori del 30% per le donne. I pensionati pagano di più perché hanno minori detrazioni, mentre tutti pagano l’IRPEF, le addizionali regionali, locali. Ogni settimana i pensionati svolgono a vario titolo 40 ore di lavoro volontario non retribuito, pari a oltre 2 miliardi di ore che equivalgono a 18,3 miliardi di euro. Il Pil italiano nel 2009 è stato di 1520 miliardi di euro, il contributo dei pensionati italiani è pari all’1,2% Donne e nuove povertà Oggi le donne sostengono il welfare a fondo perduto, uno stato sociale ancora costruito sul capofamiglia maschio adulto e percettore di reddito, per questo il lavoro delle donne risulta pagato per un terzo e non pagato per due terzi. La perdita del potere d’acquisto che si è realizzata nel corso di questi anni non copre il costo reale della vita e colpisce maggiormente le donne che vivono più a lungo, hanno redditi più bassi, con pensioni minimi, sociali, di reversibilità. La fascia sino a 750 euro riguarda quasi esclusivamente le donne, che costituiscono i due terzi dei soggetti con pensioni di tale importo. Da un’indagine dell’Unione Europea l’età effettiva del pensionamento delle donne è più alta di quella degli uomini per le conseguenze di una vita lavorativa discontinua e meno enumerata, differenze salariali che malgrado la Costituzione, continuano a d esistere in maniera vergognosa, che rendono di fatto per le donne la pensione di anzianità un’alternativa reale per mancanza di contributi necessari. Il paniere ufficiale- il paniere reale: le improbabili esigenze degli anzianinessun riferimento al genere femminile, all’età, agli anziani 17 Il Governo sostiene che gli unici a non avere problemi sono i pensionati che hanno un reddito fisso, quindi se non consumano è perché hanno ridotto volontariamente le spese e non perché non arrivano a fine mese, e poi con la carta acquisti si è pensato alle fasce più povere e quindi tutti contenti…i prezzi non diminuiscono, anzi aumentano costantemente, e non è vero che rallentando l’inflazione aumenta il potere d’acquisto delle pensioni che si rivalutano proprio sulla base dell’inflazione e con un anno di ritardo, l’attuale meccanismo di perequazione di fatto impoverisce le pensioni nel tempo, fino a farle scendere per molti, sotto la soglia di povertà. Nel 1992 era previsto che le pensioni dovessero essere indicizzate all’inflazione e aumentate sulla base dell’andamento della ricchezza prodotta dal paese. Questa previsione di aumento è stata parzialmente attuata nel 2007 con l’introduzione della quattordicesima per le pensioni più basse. La finta parità La povertà è un elemento di rischio ancora prima dell’età, in Italia il livello delle pensioni si conferma molto basso e stanno emergendo nuove categorie di poveri, le donne anziane, sole, separate, chi perde il lavoro. Il Governo a luglio scorso era già intervenuto sulle pensioni con due provvedimenti: legando l’età pensionabile all’aspettativa di vita certificata dall’Istat a partire dal 2015 e innalzando l’età pensionabile per le donne del pubblico impiego con un intervento scadenzato che avrebbe portato ai 65 anni nel 2018. Ora si introduce l’aumento secco dell’età pensionabile già nel 2012. L’innalzamento dell’età pensionabile per le donne è una ingiustizia mascherata dall’obbligo che deriverebbe dalle norme europee. In realtà l’art.7 della direttiva 79/7 del 1978 sull’attuazione “del principio di parità di trattamento tra gli uomini e le donne in materia di sicurezza sociale” lascia agli stati la definizione dell’età di pensione. Ma i diversi governi Berlusconi nel contenzioso che si è protratto per anni con l’Europa, non hanno fatto valere né la volontarietà della scelta per le donne di andare anticipatamente in pensione, né il fatto che l’Inpdap non è un sistema previdenziale di un ordine professionale ma è a tutti gli effetti paragonabile all’Inps per i dipendenti pubblici e come tale soggetto al diritto pubblico e alle deroghe accordate dall’Unione Europea. E’ palese l’ingiustizia sostanziale. La vita delle donne, particolarmente in Italia, è segnata in maniera gravissima da un’insieme di fattori negativi, tanto materiali quanto culturali e simbolici (carriere discontinue, “tetto di cristallo”, lavoro di 18 cura). Siamo tra gli ultimi in Europa per occupazione femminile con meno di una donna su due che lavorano, con differenziali di carriera e retributivi medi intorno al 20% che si riflettono pesantemente sulle pensioni e si traducono in differenti trattamenti previdenziali rendendo le donne anziane normalmente più povere degli uomini coetani. Sulle donne si carica il peso del doppio lavoro, produttivo e riproduttivo- più di 5 ore di media al giorno per il lavoro domestico e di cura contro un’ora e mezzo per gli uomini- sia in ragione della cultura sessista ancora prevalente, sia per il sottofinanziamento e l’inadeguatezza dello stato sociale. Le assistenti famigliari (le badanti) Avere redditi insufficienti a fronteggiare il costo della vita porta anche all’allontanamento della vita sociale, culturale. I problemi economici portano a cambiamenti drastici nello stile e qualità della vita che possono portare all’isolamento e all’esclusione sociale. La situazione si aggrava quando al basso livello economico si aggiungono condizioni di salute precaria che necessitano di cura ed assistenza in particolare la non autosufficienza. L’aumento della popolazione anziana e della vita media ha da tempo fatto emergere il problema della durata della vita in buona salute e della condizione di non autosufficienza, da un’indagine Istat del 2005 in Emilia Romagna, dove però non emerge il dato degli istituzionalizzati, gli anziani non autosufficienti sono circa 109mila, di questi 64 mila sono gravemente non autosufficienti e necessitano di cure socio assistenziali continue, il 72% è donna. Le famiglie con disabili nel 2005 erano 157 mila pari al 9% del totale delle famiglie e l’85% di famiglie con disabili anziani. Attualmente il livello di copertura dei bisogni in particolare delle anziane è insoddisfacente, il sistema tradizionale di protezione socio-assistenziale prevede 3 tipi di interventi: l’indennità d’accompagnamento-l’assistenza domiciliare e residenziale- un modello orientato a trasferimenti monetari piuttosto che una rete di copertura veramente efficace dei bisogni. La nostra Regione ha cercato soluzioni alternative lasciando nel contempo ai comuni la discrezionalità di attivare azioni in base alle disponibilità finanziarie da qui deriva l’assegno di cura quale sostegno alle famiglie per mantenere i propri cari anziani a domicilio evitando il ricorso a strutture residenziali, il sostegno alle famiglie con contributi economici da spendere per prestazioni di cura (es.assunzione di badanti, residenza presso strutture accreditate,ec). 19 Cresce il bisogno di assistenza a domicilio e a fronte di domanda insoddisfatta di servizi il ruolo di cura è demandato alla donna, ma l’assistenza agli anziani o ai soggetti più deboli non è considerata una prestazione di valore e non ha riconoscimento sociale, economico paragonabile a quello di mercato. E qui si incrociano due debolezze, l’una ha bisogno di assistenza che i servizi non riescono a coprire esaurientemente, l’altra per bisogno economico, donne che si incrociano con altre donne nel lavoro di cura: le assistenti famigliari ancora conosciute come “le badanti”.Se da un lato il contratto di lavoro nazionale di queste lavoratrici ha sancito il legittimo diritto di vedersi riconosciuti i diritti fondamentali, dall’altro a creato a molti anziani consistenti difficoltà economiche. Le famiglie, le donne sono costrette a improvvisarsi datori di lavoro, due soggetti entrambi meritevoli di tutele che però in situazioni di contenzioso si squilibra come dimostra l’ampia documentazione in merito. Un padrone senza rappresentanza che paradossalmente fa riferimento allo stesso sindacato della lavoratrice, un lavoro di cura dai costi elevati per chi ha pensioni minime e quindi non in grado di sostenere se non ricorrendo a sostegni famigliari (non sempre possibili) e di fatto al lavoro in nero. I punti di forza - Le buone pratiche/le alleanze - I progetti sperimentali - Le proposte Il ruolo dello Spi sul territorio, una rappresentanza diffusa generale, che esercita il proprio ruolo attraverso azioni rivendicative e informative dalle caratteristiche confederali per l’interesse generale. Profondamente radicato sul territorio con le leghe Spi quali punti di riferimento, di ascolto e osservatorio svolgono un ruolo strategico per integrare e promuovere le attività concertative e/o vertenziali (rappresentanza e rappresentatività). Anche per lo Spi la contrattazione deve saper coniugare i nuovi stili di vita con il rispetto delle comunità e dell’ambiente, affrontare le problematiche legate alla povertà, quali: il reddito (trasversale a tutto) la casa, il lavoro, l’integrazione, il versante socio-sanitario, la mobilità, la sicurezza, la violenza nascosta tra le mura domestiche o praticata da chi dovrebbe assistere e curare, la rarefazione delle reti famigliari, la solitudine che genera esclusione e isolamento. 20 Le buone pratiche Conoscere per decidere: la contrattazione che parte dalla conoscenza delle situazioni sul territorio, in grado di recepire il vissuto delle persone e in particolare delle donne (che sono la maggioranza della popolazione e dell’universo anziani) gli strumenti per la misurazione dell’accesso ai servizi e alle prestazioni, gli interventi per contrastare la povertà e l’esclusione sociale, le priorità specifiche: salute, benessere, lavoro di cura (riconoscimento dei diritti di chi cura insieme a quelli di chi è curato), mobilità, socializzazione, inclusione, servizi. Bilancio di genere: racchiude i diversi status sociali, economici, culturali dove il genere femminile appare ancora svantaggiato.Vanno verificatele fasi di programmazione degli enti preposti, il superamento delle disparità con: risorse mirate- riconoscimento dei bisogni, delle differenze- equità-riconoscimento di cittadinanza- liberare il tempo delle donne attraverso i servizi, il riconoscimento del lavoro di cura pagato e non pagato (prevalentemente a carico delle donne). Le donne (non solo quelle del sindacato) vanno coinvolte nelle rivendicazioni con le istituzioni per sapere le risorse a disposizione e le limitazioni delle stesse, per condividere gli investimenti per i servizi sociali e/o eventualmente cosa spostare e all’interno delle disponibilità finanziarie quali priorità scegliere in particolare rispetto alle più urgenti. Per questo la contrattazione deve poter esprimersi con conoscenze, capacità, competenze essere in grado di evidenziare i punti di debolezza da usarsi con intelligenza. Le alleanze Strategico è il rapporto con il volontariato in grado di dare risposte concrete ai bisogni delle persone che hanno l’esigenza di risposte materiali, mentre le istituzioni sono sempre più in affanno per la drastica riduzione di risorse sul welfare, che il federalismo straccione della lega partito di governo farà sentire ancora più pesante il prelievo fiscale sui pensionati e i lavoratori, risaputo tutto questo come intrecciarsi?…. I rapporti con il volontariato sono molto diversificati da territorio a territorio, molte le associazioni presenti a Bologna e provincia, difficile fare rete, talvolta solo in occasioni sporadiche, e/o per ricorrenze tradizionali (esempio come l’8 marzo, il 25 aprile, il 1° maggio)…i centri sociali, l’Auser, parrocchie e società 21 sportive, le associazioni femminili, ecc. sovente si muovono ciascuno per proprio conto, talvolta sovrapponendosi. (vedi lavoro del gruppo sulla socialità). Proposta: tenendo conto che i problemi economici spesso impediscono di svolgere attività culturali, (ad esempio cinema, teatro, lettura, musei, corsi) passate in second’ordine perché diventate troppo onerose e quindi superflue, si può partire con la conoscenza delle opportunità, quali ICARE presenti sul territorio, una mappatura facilmente reperibile, tabelle e dati, servizi e sostegni erogati a vario titolo in modo da intrecciare le conoscenze, proponendo politiche, azioni con cui condividere obiettivi comuni nella ricerca di soluzioni per sostenere le persone più fragili ed esposte anche dalle conseguenze dei tagli alle Regioni, ai Comuni da parte del Governo. I progetti sperimentali Come sostenere il reddito delle donne anziane negli acquisti quotidiani di beni primari,come dare un contributo alla cura di sé? Si possono attivare rapporti diretti con commercianti, negozianti, ecc. proponendo pubblicità in cambio di sconti, riduzioni di prezzi, al di là delle convenzioni che lo Spi realizza ormai da anni, a partire dai piccoli centri per arrivare alla città un modo fra l’altro di farci conoscere e di fatto ampliare la nostra visibilità, gli scopi del nostro agire a sostegno di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese. Le pratiche a sostegno del reddito: attraverso iniziative che informano, coinvolgono, che aiutano ad assumere atteggiamenti, nuovi stili di vita che possono incidere anche sui costi quotidiani. Quindi incontri tematici (già sperimentati in alcuni territori e che hanno dato buoni risultati)su vari aspetti quali la salute e la medicina alternativa, l’uso e l’abuso dei farmaci, l’alimentazione, gli stili di vita che il passare del tempo si modificano, la menopausa e l’osteoporosi, la sicurezza domestica, le visite guidate alla scoperta del territorio e della sua storia e quanto la fantasia femminile sa mettere in pratica… Le proposte Il Coordinamento donne Spi territoriale potrebbe promuovere un ciclo di incontri mirati, appuntamenti che possono avvicinare anche donne al di fuori del circuito dello Spi, laddove possibile in collaborazione con associazioni, categorie e volontariato. Attivare nel contempo una formazione dedicata perché l’ap22 proccio su questi temi non è semplice, né immediato e se il rapporto diretto è il più efficace, i risultati sono legati alla capacità di comunicare, di trasmettere emozioni, insomma sapersi “vendere”in nome di una giusta causa mettendoci la faccia, il coraggio e perché no un po’ di sfrontatezza a volte innata ma inconscia, oppure da costruire perché necessaria. Rette, tariffe e pressione fiscale Sono sempre le donne che a causa di difficoltà pratiche si trovano più frequentemente in situazioni di isolamento e le rette, le tariffe sono fattori che influiscono pesantemente sul bilancio economico in particolare sulle donne sole, in quanto non tengono conto delle possibilità e del disagio della persona anziana. In merito alle nuove povertà, sono altresì aumentate le ansie legate ai consumi e ai costi di acqua, luce, gas e telefono e andrebbe posto all’attenzione dei gestori il problema che si sta allargando per il numero delle persone colpite. Come azioni di sostegno al reddito, da generalizzare, si possono concordare, contrattare con le istituzioni soglie di esenzione di pagamento per i redditi da lavoro e da pensione con progressività delle aliquote per scaglioni di reddito- sulla Tarsu agevolazioni ed esenzioni a favore di condizioni personali o famigliari dove vi siano persone non autosufficienti, portatori di handicap. L’impegno attivo e concreto del sindacato per ottenere la deducibilità dei costi delle assistenti famigliari “badanti” in regola, prendendo a riferimento quanto già è possibile fare per le rette nelle case di riposo, valorizzare attraverso la contrattazione sociale il lavoro di cura quale elemento di sviluppo e investimento. I costi per le cure sanitarie Molti anziani sono esenti dai ticket ma questo non solleva dal problema delle liste d’attesa per le visite specialistiche, un esame che con il servizio sanitario nazionale ha tempi d’attesa di mesi, per alcuni di anni, a pagamento anche in strutture pubbliche, i tempi si riducono drasticamente in pochi giorni, una accelerazione dai costi elevati a cui chi è costretta (problema generale) a ricorrere si assoggetta limitando anche la spesa sugli alimenti...Ulteriore aggravio l’estensione della fascia di farmaci di largo consumo passati recentemente dal Servizio Sanitario nazionale a totale carico dei cittadini, e sulla sanità un capitolo molto importante su cui lo Spi è impegnato da tempo, è necessario il coinvolgimento attivo di più soggetti e le donne debbono a loro volta essere protagoniste. 23 FONTE DEI DATI I dati sono forniti dal Settore Statistica della Regione Emilia Romagna e la fonte è l’Osservatorio sulle pensioni dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) che trae origine dall’archivio gestionale alimentato dalle procedure amministrativocontabili per la liquidazione e la gestione delle pensioni. L’unità di rilevazione per l’inquadramento territoriale delle pensioni è rappresentata dalla provincia in cui opera la sede zonale INPS competente per territorio. L’importo medio mensile della pensione è calcolato con l’importo lordo in pagamento senza aggiunte di trattamenti famiglia ridotto per legge 335/1995 e per trattenuta lavoro autonomo e per lavoro all’estero. L’importo medio mensile delle prestazioni di invalidità civile è comprensivo dell’importo delle indennità di accompagnamento. RELAZIONE ACCOMPAGNATORIA Dalla lettura delle tabelle risulta palese che la media delle pensioni è al di sotto dei 1.000 euro al mese, ad esclusione della Provincia di Bologna che supera questo importo di 37 euro circa. Un assegno da poveri con cui devono fare i conti la maggior parte dei lavoratori a riposo, tutti anziani che rischiano di vivere in miseria se a secco di altre entrate. Tra i pensionati più poveri, quelli che se la passano peggio sono i titolari di pensioni sociali, che hanno prevalentemente redditi inferiori ai 500 euro. Appare inoltre evidente che le pensioni degli uomini sono più alte. Sebbene il numero di delle donne pensionate sia di gran lunga superiore in termini assoluti rispetto a quello degli uomini, questi ultimi percepiscono la maggior parte dei redditi pensionistici; le donne infatti vanno in pensione con un assegno molto inferiore rispetto a quello dei colleghi uomini: cioè il 30,61% in meno, percentuale che si avvicina al 46% (circa 620 euro mensili) se prendiamo in considerazione le sole pensioni di vecchiaia. Il gap delle pensioni tra uomini e donne dimostra, secondo Carla Cantone, Segretaria del Sindacato pensionati della CGIL, che “il problema sta nella stabilità occupazionale delle donne, nell’effettiva parità salariale e nel riconoscimento della loro professionalità” accanto al fatto “che le donne impiegano molta parte della loro vita in attività di cura per figli e anziani, dentro la famiglia, periodo nel quale i contributi previdenziali non vengono maturati” Le discriminazioni salariali tra donne e uomini, dovute alle caratteristiche del 24 mercato del lavoro e alle condizioni dell’occupazione femminile (carriere discontinue, “tetto di cristallo”, lavoro di cura) si riflettono pesantemente sulle pensioni e si traducono in differenti trattamenti previdenziali, che rendono le donne anziane normalmente più povere degli uomini loro coetanei. Pur in presenza di un’anzianità anagrafica maggiore di quella degli uomini, l’anzianità contributiva risulta inferiore a quella dei colleghi maschi. La conseguenza, anche a fronte dell’allungamento della vita, è un numero crescente di pensionate povere, spesso sole e non autosufficienti. Pensioni vigenti per provincia di residenza della sede INPS e categoria al 31 dicembre 2009. Maschi e femmine Province Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale Vecchiaia Invalidità Superstite 63.168 85.799 101.391 148.079 206.135 88.459 85.345 79.450 47.451 905.277 7.793 13.334 13.120 12.680 26.015 9.467 14.442 13.328 8.166 118.345 23.744 32.556 35.079 48.209 69.572 31.978 28.563 28.481 17.936 316.118 Pensioni e Totale assegni 2.330 97.035 4.502 136.191 3.907 153.497 4.114 213.082 5.920 307.642 2.641 132.545 2.457 130.807 2.917 124.176 3.865 77.418 32.653 1.372.393 Pensioni vigenti per provincia di residenza della sede INPS e categoria al 31 dicembre 2009. Femmine Vecchiaia Invalidità Superstite Province Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale 30.759 40.302 48.436 73.999 103.614 45.139 40.559 36.806 20.996 440.610 5.089 8.607 8.447 7.390 16.805 6.448 10.009 8.553 4.670 76.018 20.714 28.492 30.190 41.160 59.124 27.217 24.301 24.544 15.803 271.545 Pensioni e Totale assegni 1.619 58.181 3.333 80.734 2.907 89.980 3.083 125.632 4.404 183.947 1.910 80.714 1.791 76.660 2.122 72.025 2.996 44.465 24.165 812.338 25 Pensioni vigenti per provincia di residenza della sede INPS e categoria al 31 dicembre 2009. Maschi Vecchiaia Invalidità Superstite Province Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale 32.409 45.497 52.955 74.080 102.521 43.320 44.786 42.644 26.455 464.667 2.704 4.727 4.673 5.290 9.210 3.019 4.433 4.775 3.496 42.327 3.030 4.064 4.889 7.049 10.448 4.761 4.262 3.937 2.133 44.573 Pensioni e Totale assegni 711 38.854 1.169 55.457 1.000 63.517 1.031 87.450 1.516 123.695 731 51.831 666 54.147 795 52.151 869 32.953 8.488 560.055 Dati forniti dalla Regione Emilia Romagna - Settore Statistica Importo medio mensile in pagamento delle pensioni vigenti per provincia di residenza della sede Inps e categoria al 31 dicembre 2009. Maschi e femmine (Valori in euro) Province Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale 26 Vecchiaia 945,50 988,37 964,38 966,22 1.037,47 906,34 937,14 841,51 801,02 954,69 Invalidità Superstite 582,56 593,82 590,77 627,33 625,80 598,59 568,23 535,11 518,45 588,81 519,15 519,10 512,73 511,34 532,29 514,32 504,16 455,94 447,31 508,52 Pensioni e assegni 378,07 355,14 339,35 368,78 392,91 355,32 370,70 362,41 369,02 366,93 Totale 798,40 816,63 813,32 831,61 876,01 778,80 791,22 708,94 667,70 806,39 Importo medio mensile in pagamento delle pensioni vigenti per provincia di residenza della sede Inps e categoria al 31 dicembre 2009. Femmine (Valori in euro) Province Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale Vecchiaia 619,13 651,80 669,09 685,25 728,92 663,37 652,89 612,12 543,90 668,00 Invalidità Superstite 487,27 469,92 487,76 507,95 515,33 527,34 489,16 459,01 435,11 490,84 544,09 543,70 537,86 536,11 562,87 537,79 528,39 471,63 461,36 532,84 Pensioni e assegni 371,09 347,35 331,98 358,02 384,25 349,88 366,58 353,04 360,98 358,99 Totale 573,98 581,69 597,14 617,93 647,79 602,74 585,36 538,43 490,81 597,05 Importo medio mensile in pagamento delle pensioni vigenti per provincia di residenza della sede Inps e categoria al 31 dicembre 2009. Maschi (Valori in euro) Province Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale Vecchiaia 1.255,25 1.286,50 1.234,47 1.246,89 1.349,30 1.159,51 1.194,56 1.039,50 1.005,09 1.226,54 Invalidità Superstite 761,89 819,42 776,99 794,09 827,36 750,77 746,76 671,40 629,77 764,75 348,66 346,70 357,57 366,71 359,24 380,11 366,02 358,11 343,23 360,39 Pensioni e assegni 393,95 377,33 360,77 400,94 418,10 369,54 381,78 387,42 396,74 389,53 Totale 1.134,46 1.158,65 1.119,56 1.138,58 1.215,40 1.052,97 1.082,69 944,42 906,39 1.110,02 27 Numero di pensioni Provincia di Bologna al 31 dicembre 2009 Importo medio mensile delle pensioni Provincia di Bologna al 31 dicembre 2009 28 La storia della previdenza a cura di Morena dall’Olio (INCA Bologna) 1898: nasce la previdenza sociale con la Fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai, di natura volontaria e non obbligatoria sia per i lavoratori che per gli imprenditori, c’era anche un contributo dello Stato come incentivo ad aderire. 1919: diventa obbligatoria, successivamente e più precisamente nel 1939 è stabilita l’età pensionabile, 60 anni per gli uomini e 55 per le donne e viene istituita la pensione di reversibilità. Il calcolo di pensione viene effettuato con il sistema contributivo e nel 1952 viene istituito il trattamento minimo di pensione, a cavaliere del 1968/69 è introdotto il calcolo retributivo, con il sistema a ripartizione ovvero i contributi che sono prelevati dai lavoratori attivi servono per pagare le pensioni ai pensionati. Il sistema retributivo Con il sistema retributivo la pensione, per i dipendenti privati è calcolata sulla retribuzione media degli ultimi tre anni rapportata ai contributi versati, per i pubblici dipendenti l’ultimo mese di retribuzione. 1982: altra riforma previdenziale, la pensione è calcolata sulla retribuzione media degli ultimi 5 anni di retribuzione rapportata all’anzianità contributiva versata con un rendimento del 2% per ogni anno lavorato fino a raggiunge il massimo dell’80% della retribuzione (tasso di sostituzione è il rapporto fra la prima pensione e l’ultima retribuzione, indica l’importo della pensione in percentuale dell’ultima retribuzione percepita). 1992: è varata la riforma Amato che introduce due quote di pensione una prima quota è calcolata sulla retribuzione media degli ultimi 5 anni rapportata all’anzianità contributiva versata dal primo contributo al 31.12.1992, una seconda quota calcolata sulla retribuzione media degli ultimi dieci anni rapportata all’anzianità contributiva versata dal 1.1.1993 alla decorrenza della pensione. Questa riforma interessa anche i pubblici dipendenti. Viene innalzato il requisito pensionistico da 15 anni a 20 anni di contributi e l’età pensionabile degli uomini passa a 65 anni e le donne a 60 anni di età anagrafica. 29 C’è la possibilità per i lavoratori di accedere alla pensione di anzianità prima del compimento dell’età pensionabile a fronte di un requisito contributivo di almeno 35 anni di contributi, che fino alla riforma Amato non è agganciato all’età anagrafica. 1993: Amato introduce i fondi pensioni, utili ad integrare la pensione pubblica, i risparmi dei lavoratori integrati anche dal datore di lavoro sono investiti in attività finanziare. 1995: con la riforma Dini del 1995 si passa dal sistema retributivo al sistema contributivo, il finanziamento rimane sempre a ripartizione, ovviamente il calcolo contributivo viene effettuato sull’arco della vita lavorativa ovvero è come aprire un conto corrente nel quale ogni anno è accantonata una percentuale della retribuzione che è del 33% per i lavoratori dipendenti e del 20% sul reddito di impresa per i lavoratori autonomi, con conseguente depauperamento del rendimento pensionistico. Va da sé che il tasso di sostituzione è di gran lunga inferiore al 80%. Sistema contributivo Nel sistema contributivo la quota accantonata è detta montante, al momento del pensionamento il montante è moltiplicato per un coefficiente che tiene conto della speranza di vita, si trova così l’importo annuale della pensione. Con il sistema contributivo l’età pensionabile è resa flessibile ovvero dai 57 anni di età anagrafica fino ai 65, senza distinzione di sesso, il/la lavoratore/ trice decide quando andare in pensione. 1.1.1996: va in vigore la riforma Dini, solo per i nuovi assicurati e per coloro che al 31.12.1995 non hanno 18 anni di contributi possono a richiesta optare per il sistema contributivo. A dicembre 2005 viene rivista la previdenza complementare, è varata una riforma della previdenza complementare per renderla più efficace con nuove regole. La gestione separata Sempre nel 1996 nasce la gestione separata per i lavoratori parasubordinati, precedentemente non avevano copertura previdenziale, è una tipologia di forma contrattuale utilizzata per i giovani, ma anche per lavoratori che perdono il lavoro, dopo i 50 anni., il calcolo di pensione è effettuato con il sistema contributivo con un accantonamento del compenso percepito che è passato dal 10% al 26%. 30 Sistema retributivo / misto Per coloro che rientrano nel sistema retributivo/misto la riforma Dini fissa nuove regole per accedere alla pensione di anzianità, il requisito è legato all’età e all’ anzianità contributiva ovvero alla maggiore anzianità. L’innalzamento fissato è graduale per i lavoratori con qualifica di operai o precoci, a regime nel 2006 con i 35 anni di anzianità assicurativa e con 57 anni di età anagrafica, per gli altri lavoratori con qualifica diversa si arriva a regime con i medesimi requisita ma già dal 2002. In alternativa al requisito età e contributi si può accedere alla pensione di anzianità con la maggiore anzianità a regime nel 2008 pari a 40 anni. Tuttavia alle nuove regole occorre aggiungerne un’altra, le c.d. finestre, che dal 1995 ad oggi hanno subito diverse modifiche. La riforma Prodi del 2007 ha ammorbidito il c.d. scalone previsto dalla legge Maroni del 2004, introducendo una maggiore gradualità dell’innalzamento del requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di anzianità legato all’età anagrafica e al requisito dell’anzianità contributiva. Dal 1.7.2009 il nuovo requisito prevede la c.d. quota ovvero un’età minima di 59 anni e 36 di contributi ovvero 60 anni di età anagrafica e 35 di anzianità contributiva (quota 95). Dal 1.1.2011 fino al 31.12.2012 età minima 60 anni e 36 di anzianità contributiva ovvero 61 anni di età anagrafica e 35 di anzianità contributiva (quota 96). Aumento dell’età anagrafica di un anno Dal 2013 sarà quota 97 aumentando l’età anagrafica di un anno. Per i lavoratori autonomi il requisito è aumentato di un anno e di un punto in più di quota. 60 anni per le donne e 65 anni per gli uomini Dal 1.1.2008 la flessibilità dell’età anagrafica per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo viene meno, è estesa l’età anagrafica prevista dal sistema retributivo, 60 anni per le donne e 65 anni per gli uomini, altra novità introduzione delle finestre di accesso anche per la pensione di vecchiaia. La legge Maroni varata nel 2004, entrata in vigore dal 1.1.2008 ha previsto in via sperimentale che dal 1.1.2008 al 31.12.2015 le donne possono accedere alla pensione di anzianità con i vecchi requisiti: 35 anni di contributi e 57 anni di età anagrafica ovvero 58 anni se lavoratrice autonoma, a condizione che scelgano il calcolo della pensione con il sistema contributivo. Innalzamento età per le donne del pubblico impiego 31 Nel 2009 il Governo di centro destra interviene pesantemente in materia previdenziale per le donne del pubblico impiego, innalzando l’età pensionabile a 65 anni, in forma graduale per arrivare a regime nel 2018, poi con una brusca sterzata nel 2010 (L. 112), cancella la gradualità per arrivare a regime già dal 2012. La speranza di vita Il Governo sempre nel 2009 prevede che a decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di età anagrafica per l’accesso al sistema pensionistico siano adeguati all’incremento della speranza di vita, in sede di prima attuazione, l’incremento dell’età pensionabile riferito al primo quinquennio antecedente non può comunque superare i tre mesi. Nel 2019 ulteriore incremento e così via. Luglio 2010: con la legge 122, il medesimo Governo inasprisce le c.d. finestre di accesso al pensionamento sia di anzianità che di vecchiaia, introducendo la finestra mobile che andrà in vigore dal 1.1.2011, dal requisito devono trascorrere 12 mesi per i lavoratore dipendente, e 18 mesi per i lavoratori autonomi compresi i lavoratori iscritti alla gestione separata 18 mesi. Le donne come stanno Requisiti vecchiaia sistema retributivo/misto 20 anni di contributi per alcune situazioni di deroga ancora 15 anni di contributi e 60 anni di età anagrafica, 61 anni per le donne del pubblico impiego fino al 31.12.2011, poi 65 anni. Finestra di accesso mobile decorsi 12 mesi lavoratrici dipendenti e 18 mesi lavoratrici autonome. Requisiti vecchiaia sistema contributivo 5 anni di contributi, 60 anni di età anagrafica, 61 anni per le donne del pubblico impiego fino al 31.12.201; la pensione è liquidabile prima del 65 simo anno di età solo se il suo importo è pari a 1,2 volte l’importo dell’assegno sociale. Finestra di accesso mobile decorsi 12 mesi lavoratrici dipendenti e 18 mesi lavoratrici autonome. Le donne del settore privato accedono al pensionamento solo dal 61.mo anno di età e le donne del pubblico impiego dal 62 simo anno di età per il 2011 e dal 2012 solo al compimento del 66 simo anno di età come gli uomini, si tenga presente che dal 2015 si dovranno aggiungere almeno 3 mesi all’età prevista, pertanto i 12 mesi o 18 di finestra partiranno dalla nuova età anagrafica. 32 La riforma fatta da questo Governo non cambia il calcolo della pensione, ma ha cancellato l’età pensionabile ovvero è in continuo incremento negli anni e per le donne possiamo affermare che non hanno possibilità di poter chiedere il pensionamento di anzianità con la c.d. quota se non raggiungono prima del compimento dell’età anagrafica i 40 anni di contributi oppure i 35 anni di contributi e 57 di età anagrafica optando per il calcolo contributivo, che nella maggioranza dei casi il risultato è un decremento dell’importo di pensione anche di 200 euro al mese. Le discriminazioni Le donne sono notoriamente impegnate nei lavori di cura piuttosto che gli uomini a fronte di figli o persone anziane da accudire, sono loro che rinunciano al lavoro o in toto o in parte, facendo delle scelte di uscita dal mondo del lavoro o entrando più tardi, ovvero riducendo l’orario di lavoro con contratti a part time. E’ chiaro che non c’è competizione con il mondo maschile, in termini di carriera e di retribuzioni, tenuto conto che molte donne hanno abbandonato il mondo del lavoro per scelta o per altre cause oggettive, successivamente non si sono rioccupate, alcune con grandi sacrifici hanno proseguito con i versamenti volontari, che a lungo termine portano ad un depauperamento dell’importo di pensione, anche se non significativo. Nel mondo del lavoro qualora via siano procedure di mobilità la donna è la prima a cui viene proposto, oppure è un’opportunità di scelta imposta dalla sua condizione famigliare. Per effetto di queste scelte le pensioni delle donne sono di importi più basse rispetto a quella degli uomini perché calcolate su anzianità contributive meno elevate, con dei part time o con contribuzione volontaria. Esempi DONNA andata in pensione con decorrenza luglio 2007 con un importo di pensione pari ad € 1.056,95, con le quote della riforma Amato, l’importo ante riforma sarebbe di € 1.047,70 a fronte di una retribuzione media di 18.200,00 per un’anzianità assicurativa di 37 anni e 5 mesi, età anagrafica al pensionamento 57 anni e 3 mesi. Se avesse optato per il calcolo contributivo la pensione sarebbe stata di € 835,91 (gli importi sono al lordo delle ritenute fiscali). DONNA andata in pensione con decorrenza ottobre 2007, settore pubblico, ATA con la stessa anzianità contributiva ha un importo di pensione pari a € 1.316,19 a fronte di una retribuzione media di 20.400,00 euro. 33 Sperimentazione (a Ozzano, Bologna) legata alla individuazione di buone pratiche Finalità del progetto : Cercare alleanze sul territorio per ridurre le spese che incidono sul reddito dei pensionati in generale e delle pensionate in particolare. Abbiamo scelto di contattare tre categorie commerciali: - alimentari, in quanto una grossa fetta della pensione è spesa in questo settore. - parrucchieri, perchè la cura del proprio aspetto mantiene anche in una donna anziana una buona considerazione di sé aiutandola ad inserirsi in gruppi sociali, combattendo così solitudine e depressione. - veterinari, perchè molte anziane tengono in casa piccoli animali domestici da compagnia. Le spese veterinarie possono incidere notevolmente, portando alla rinuncia di un affetto importante. Prima di visitare questi negozi molti dubbi si sono affacciati alla mente: che cosa dire, come presentarsi, quale sarà l’accoglienza. Non esiste una tecnica specifica se non quella di un approccio chiaro, corretto nell’obiettivo: la ricerca di alleanze nel territorio da parte di un sindacato pensionati , lo Spi Cgil per aiutare chi e’ in difficoltà, con un reddito notoriamente troppo basso, soprattutto in questo momento di crisi economica, offrendo oltre all’opportunità di dare una mano anche quella di avere in cambio un beneficio di visibilità sul territorio. Sono stati visitati negozi in Ozzano centro e in alcune frazioni. I risultati sono stati in alcuni casi sorprendenti e confortanti: - macelleria ozzanese (non solo disponibile ma già con una proposta pronta) - forno dove fanno già offerte scontate, ma l’incontro ha confermato la disponibilità a trovare un accordo ulteriore - parrucchiera a Maggio (frazione di Ozzano), disponibile a fare accordi - parrucchiere a Mercatale (frazione di Ozzano), molto disponibile anche per uomo e per ospiti di case di riposo - veterinario in pensione disponibile anche per visite a domicilio a San Lazzaro di Savena 34 Non tutti negozianti si sono dimostrati sensibili e disponibili, ma comunque hanno ascoltato la proposta riservandosi di dare una risposta. La conclusione di questa esperienza è comunque che è realizzabile. Fondamentale e’ possedere gli strumenti comunicativi più efficaci. In questo campo una formazione studiata per costruire buoni e costruttivi rapporti col territorio è indispensabile. IL PANIERE REALE PER GLI ANZIANI i consumi di un gruppo di donne con più di 70 anni, che vivono sole o con coniuge invalido I dati si riferiscono a 322 spese fatte da utenti di “Ausilio Spesa” di Coop. Adriatica di Ozzano dell’Emilia in merito alla tipologia dei prodotti acquistati, nei 12 mesi dell’anno 2010, con una media di una spesa ogni 15 giorni, al costo medio di 30 euro. 35 Il paniere “ufficiale” non rispecchia le esigenze delle donne anziane e pensionate che abbiamo esaminato. In esso non vengono considerate nè le fasce di età, nè quelle di reddito o di genere. Per quanto concerne il reddito o classe sociale viene solo fatta la seguente distinzione: - intera collettività nazionale - famiglie di operai e impiegati Per verificare che cosa può significare un paniere reale e cioè quali sono i prodotti effettivamente acquistati e consumati da donne anziane, di età superiore ai 70 anni, che vivono da sole o con un coniuge invalido, sono stati raccolti e analizzati i dati di 322 spese effettuate da utenti di Ausilio Spesa di Coop Adriatica di Ozzano dell’Emilia. Il periodo considerato è quello dell’anno 2010. La frequenza media di spesa è una ogni 15 giorni, al costo medio di 30 euro. La frequenza e il costo sono segnali evidenti di difficoltà economiche, la necessità di risparmiare anche sui prodotti di prima necessità, alimentari e non. Nella tabella successiva sono elencate categorie generiche, all’interno delle quali vengono specificati i prodotti e la quantità, cioè quante volte i prodotti di quella categoria sono stati acquistati. categoria frutta verdura latticini uova zucchero latte biscotti-marmellate te’-caffe’ pasta-farina gastronomia-affettati scatolame macelleria bibite acqua minerale sostitutivi del pane dolciumi carta igiene personale detersivi pane fresco pesce fresco prodotti specifici mele – pere - arance –mandarini - limoni insalata – pomodori – cipolle – fagiolini -zucchine mozzarella-yogurt-psrmigiano-stracchino bianco-di canna fresco-a lunga conservazione orzo-camomilla farina bianca – gialla -semolino mortadella - prosciutto crudo - cotto tonno - carne in scatolame -passata di pomodoro – olio -dadi pollo – tacchino - carne macinata - salsiccia vin i- succhi di frutta grissini - fette biscottate - creakers-pane confezionato cioccolato - caramelle -merendine carta igienica – scottex – fazzoletti - tovaglioli dentifricio - pannoloni -sapone liquido piatti – pavimenti – wc -pavimenti pesce azzurro - pesce allevato - molluschi sacchetti per immondizia-vaschette di alluminio-cibo per cani varie non alimentari e gatti-oggetti per la pulizia della casa 36 quantità 257 201 216 77 75 167 137 64 168 150 214 171 108 193 134 58 88 57 157 114 75 103 Questa tabella fornisce delle indicazioni interessanti: - il limitato numero delle categorie dei prodotti acquistati (22) - la scarsa varietà all’interno delle categorie: ad esempio nella categoria macelleria sono presenti solo pollo, tacchino, carne macinata, salsiccia. Quindi carni meno costose e più facilmente masticabili. - il problema della masticazione si ripresenta con l’acquisto di prodotti sostitutivi del pane fresco: fette biscottate, grissini, crekers, pane confezionato; a questo si collega anche un ‘altra difficoltà, a corretta conservazione del cibo. Sulle abitudini alimentari degli anziani stanno gravando sempre di più, oltre all’aumento dei prezzi, anche il costo proibitivo delle cure dentistiche. Il costo medio della cura di un dente non è inferiore a 500 euro. Quanto può costare mantenere efficienti delle protesi dentarie? L’interpretazione dei grafici fornisce un quadro, a volte inedito, dei consumi alimentari di questo gruppo di donne anziane: - ai primi posti si trovano frutta, latticini, e scatolame. Prodotti che non richiedono una preparazione, ma possono essere consumati direttamente senza particolari cotture; l’anzianità e la solitudine fanno diminuire o addirittura scomparire le abilità culinarie. L’alimentazione si impoverisce, manca la varietà, sono poco frequenti alimenti fondamentali come il latte e il pesce che vengono acquistati, in proporzione, meno volte dell’acqua minerale. In fondo al grafico si pone l’acquisto di prodotti per l’igiene personale, un indicatore della scarsa cura del proprio corpo che concorre a determinare, unita ad una alimentazione povera, una qualità di vita progressivamente sempre più scadente. 37 Art.38 della Costituzione italiana “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano provveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”… E io pago … La spesa per le pensioni in Italia, confrontando dati omogenei, è inferiore a quella dell’Europa a 15 Il confronto “ufficiale” non è omogeneo perché: - Si conteggia l’indennità di fine rapporto - Sono compresi interventi di contrasto alla disoccupazione - La spesa pensionistica è al lordo delle ritenute fiscali, che in altri paesi non esistono o sono bassissimi. In Italia il prelievo fiscale sulle pensioni è pari al 2% del PIL Il sistema in Italia - da diversi anni il bilancio Inps si chiude in attivo - l’attivo di bilancio nasconde iniquità (i fondi dei lavoratori dipendenti, dei parasubordinati, delle prestazioni temporanee coprono i passivi di dirigenti d’azienda, artigiani, commercianti e coltivatori e clero) - Il 45,9% delle pensioni non raggiunge i 500 euro al mese e un ulteriore 26% ha assegni tra i 500 e i 1000 euro, con pensioni inferiori del 30% per le donne - I pensionati pagano di più perché hanno minori detrazioni, mentre tutti pagano l’IRPEF, le addizionali regionali, locali ...a Bologna Importo medio mensile delle pensioni Provincia di Bologna al 31 dicembre 2009 38 Il “non lavoro” del pensionato - Ogni settimana i pensionati svolgono a vario titolo 40 ore di lavoro procapite volontario non retribuito, che equivalgono a 18,3 miliardi di euro - Il contributo dei pensionati italiani è pari all’1,2% del PIL italiano Donne e nuove povertà - Oggi le donne sostengono uno stato sociale a fondo perduto - Il lavoro delle donne risulta pagato per un terzo e non pagato per due terzi -l’età effettiva del pensionamento delle donne è più alta di quella degli uomini per una vita lavorativa discontinua e meno remunerata. La pensione di anzianità spesso non è raggiungibile - Il “paniere ufficiale” non è coerente con le esigenze reali delle donne anziane La finta parità aumento dell’età pensionabile delle donne: - equità formale e ingiustizia sostanziale occupazione femminile: - meno di una donna su due lavora - differenziali di carriera e retributivi medi intorno al 20% - carriere discontinue - tetto di cristallo - lavoro di cura - doppio lavoro, produttivo e riproduttivo: più di 5 ore di media al giorno per il lavoro domestico e di cura contro un’ora e mezzo per gli uomini di conseguenza le donne pensionate sono più povere Dalla povertà alla non autosufficienza - I problemi economici portano a cambiamenti drastici nello stile di vita, a isolamento ed esclusione sociale - La situazione si aggrava quando si aggiungono condizioni di salute precaria - La copertura dei servizi ai bisogni è insoddisfacente, il sistema di protezione è orientato a trasferimenti monetari piuttosto che a una rete veramente efficace 39 Alcuni dati 2005 - Anziani non autosufficienti in Emilia Romagna: circa 109.000, di cui 64.000 gravemente non autosufficienti (72% donne) - Sono 157.000 le famiglie con disabili, pari al 9% del totale, di cui l’85% con disabili anziani Le assistenti famigliari (le badanti) Due fragilità: - donne che si incrociano con altre donne nel lavoro di cura - legittimo diritto di vedersi riconosciuti i diritti lavorativi - costi a volte insostenibili per chi ha pensioni minime Due soggetti entrambi meritevoli di tutele che però si trovano su versanti opposti Il punto di forza nel territorio - Ruolo di rappresentanza diffusa dello Spi - La contrattazione sociale Le buone pratiche - Conoscere per decidere - Il bilancio di genere - Le alleanze nel territorio - I progetti sperimentali (es. “i-care”) Beni e consumi veri e artefatti Il “paniere” ufficiale non corrisponde a quanto realmente serve Un esempio… - Una sperimentazione “sul campo” (Ozzano) su utenti Ausilio Spesa ultra 70enni nel 2010 -Emerge: - Si consumano poche varietà di prodotti - Ripetitività degli acquisti - Si usano molti prodotti conservati (scatolette) - La spesa media mensile è tra 60 e 120 euro 40 Le proposte: a livello generale - Rivalutazione delle pensioni/potere d’acquisto - Deducibilità costo lavoro di cura - Interventi su rette e tariffe - Cure sanitarie - Interventi sul “paniere alimentare” Le proposte: a livello locale - Ampliare conoscenza mirata sui consumi - Costruire relazioni con le realtà economiche, sociali e sanitarie del territorio - Attivare contrattazione decentrata (piattaforme, accordi, verifiche) - Ampliare le “buone pratiche” Il ruolo del coordinamento donne - Promuovere partecipazione e formazione - Organizzare occasioni informative e di socializzazione: - Educazione alimentare - Uso dei farmaci - Cura della persona - Attivare in modo diffuso la contrattazione “di genere” Hanno lavorato a questo gruppo: Ceccato Laura Cesari Franca Chiari Anna Minnella Maria Laura Nannucci Siriana Pedrielli Valeria Riccardi Silvana 41 Gruppo di lavoro “Violenza sugli anziani” ¢ Viviamo in una società con alti tassi di violenza subita ed agita. La violenza è l’uso della forza fisica, morale e/o psicologica contro una persona che ne risulta offesa, danneggiata, oltraggiata o distrutta. La violenza sulle donne è la loro principale causa di morte nel mondo. Il 68,3% delle violenze avvengono in casa, solo il 7% è denunciato. Chi subisce violenza è in forte disparità di potere rispetto a chi l’agisce. I dati sulla violenza verso gli anziani CONOSCIUTI Si tratta di un fenomeno poco conosciuto nelle sue reali dimensioni, salvo nei casi eclatanti, o quando è la stessa vittima a fare denuncia. I pochissimi dati italiani disponibili sono quelli resi noti dall’ISPESL (ente di diritto pubblico). Emerge che la percentuale che riguarda gli ultrasessantacinquenni è il 6%, un dato che non si discosta da quelli internazionali. SOMMERSI La maggioranza degli abusi sugli anziani non viene alla luce. Nell’ambito familiare si tace per paura, vergogna, per proteggere e tutelare sé e la famiglia, per impossibilità patologiche (esempio l’Alzheimer), per abuso psicologico ed emotivo. 42 Le tipologie di abusi Possiamo collocare le tipologie di abuso in tre grandi definizioni: ABUSO COLLETTIVO La persona anziana viene considerata un peso per la società, e socialmente trascurata, emarginata, vessata. L’assenza oggi di una adeguata politica che affronti i problemi della domiciliarità delle cure, in particolare per la non autosufficienza, sta determinando una situazione di grande disagio per intere famiglie, a fronte di un aumento significativo di “grandi vecchi”. La diminuzione di politiche di welfare – determinata da un Governo che ha drasticamente tagliato le risorse - in genere si ribalta sulle donne, a loro volta già anziane e pensionate (generazione sandwich) che sono costrette, spesso per affetto parentale, a farsi carico dei problemi, con un carico di lavoro sia fisico sia psicologico totalizzante, in totale isolamento e solitudine, senza alcun sostegno né materiale né psicologico. ABUSI ISTITUZIONALI Sono quelli che avvengono nelle strutture, private o pubbliche (ospedali, case di cura e di riposo) dove sono carenti i controlli da parte delle Istituzioni, e che ogni tanto emergono dalle cronache dei quotidiani. Si tratta di forme di negligenza, trascuratezza, a volte veri e propri maltrattamenti, mancanza di rispetto verso la persona. Esistono strutture prive di scrupoli per le quali gli anziani sono un fruttuoso business. ABUSI INDIVIDUALI Sono quelli che avvengono in genere nell’abitazione dell’anziano: abusi fisici, violenza psicologica come per esempio la minaccia di abbandono, indifferenza, abuso sessuale, spoliazione economica da pare di familiari, parenti, assistenti. GRUPPI AD ALTO RISCHIO Violenza e abusi sono fenomeni spesso nascosti che riguardano la totalità della popolazione ma alcuni gruppi sociali, i più fragili, sono a più alto rischio: - i minori - le donne (sappiamo che la violenza sulle donne è la loro principale causa di morte nel mondo) - i grandi vecchi - gli adulti con fragilità mentale e/o fisica Verso questi in particolare la società ha un dovere di tutela e protezione. 43 LE PROPOSTE Occorre mettere in campo Azioni di prevenzione contro la violenza a tutte le età, per ridurre i comportamenti e gli stili di vita insalubri. Promuovere campagne di educazione sanitaria e di informazione e sensibilizzazione sui temi della violenza contro le persone anziane. Promuovere una inclusione attiva dei cittadini, in particolare di quelli anziani e molto anziani. Incentivare luoghi di socializzazione e farli conoscere (centri sociali, gruppi di auto mutuo aiuto, ecc.) Occorre andare oltre la comunità affettiva (famiglia), prima che si verifichino condizioni di isolamento, progettando azioni di supporto con il vicinato, oltre che con il volontariato. Sensibilizzare le comunità ed i contesti di vita delle persone anziane, con dati per conoscere chi sono e come vivono. Affermare il bisogno di educazione civica, operando affinché passi il concetto che prima o poi tutti abbiamo bisogno di cura e che non vanno interrotte le relazioni. I cittadini in stato di fragilità, non autosufficienti, hanno pari dignità e diritto di cittadinanza in tutte le fasi della loro vita. La dipendenza, in particolare nei casi di non autosufficienza, non è una condizione di cui vergognarsi, occorre insistere perché si valorizzi e rispetti sia chi riceve cura, sia chi la dispensa. Il tema della violenza agli anziani deve entrare a pieno titolo nella contrattazione sociale e sanitaria con i Comuni e i Distretti Sanitari per: - costituire, attraverso le istituzioni, un Osservatorio sulla violenza domestica, per avere dati disponibili a comprendere il fenomeno, e promuovere campagne di informazione a partire dalle scuole - definire protocolli o linee guida che supportino gli operatori socio sanitari, sia nell’individuare i casi sia per adottare azioni appropriate. Spesso occorre prestare assistenza alle vittime di abuso, ma anche a coloro che li commettono. Affrontare il tema con i Servizi sociali e sanitari, lo Sportello Sociale dei Comuni, Case protette e case di riposo, Consultori familiari, Ospedali, Forze dell’ordine, ecc. 44 - Elaborare progetti di Educazione per riconoscere gli indizi di abuso, in particolare verso il personale incaricato dell’assistenza agli anziani (che spesso hanno un carico di lavoro eccessivo). - Promuovere corsi di formazione per le persone coinvolte nel lavoro di cura (badanti, familiari, ecc). Istituire i registri delle assistenti familiari ed i percorsi di formazione per il lavoro di cura. - proporre il monitoraggio delle fragilità, attivando la rete sociale, il volontariato, i medici di famiglia.. - prevedere controlli diffusi sui servizi erogati - prevedere sostegno alle famiglie non solo attraverso gli interventi economici, ma anche con servizi socio sanitari, assistenza domiciliare, posti letto di sollievo, appartamenti o case protette, sostegno psicologico - potenziare e ottimizzare i servizi nel territorio - promuovere l’amministratore di sostegno (legge n. 6 del 9/1/2004) quale figura messa a disposizione della comunità che ha lo scopo di aiutare e tutelare le persone prive in tutto o in parte dell’autonomia, nell’espletamento delle funzioni di vita quotidiane. 45 Alcuni dati 2005 - Anziani non autosufficienti in Emilia Romagna: circa 109.000, di cui 64.000 gravemente non autosufficienti (72% donne) - Sono 157.000 le famiglie con disabili, pari al 9% del totale, di cui l’85% con disabili anziani La violenza - definizione - La violenza è l’uso della forza fisica, morale e psicologica contro una persona che ne risulta offesa, danneggiata, oltraggiata o distrutta - La violenza sulle donne è la loro principale causa di morte nel mondo - Il 68,3% delle violenze domestiche avvengono in casa, solo il 7% è denunciato - Chi subisce violenza è in forte disparità di potere rispetto a chi l’agisce (relazione asimmetrica) Dati sulla violenza verso gli anziani: -Conosciuti - Dati ISPESL: 6% degli ultra65 -Sommersi - Si stima che i dati conosciuti (6%) rappresentano solo il 10-20% del dato reale Tipologia di abusi - Abuso collettivo (sociale): - Anziano “come peso” per la famiglia e la società - Tagli al welfare, in particolare alla non autosufficienza - Peso del lavoro di cura (generazione sandwich) 46 Tipologia di abusi - Abusi istituzionali (in ospedali, case di cura ecc.) - Strutture prive di scrupoli che considerano l’anziano un “business” - Negligenze, maltrattamenti, abusi fisici e terapeutici per mancato controllo, carenze di personale e di professionalità Tipologia di abusi - Abusi individuali (in casa e nelle relazioni familiari) - isolamento, dipendenza - egoismo, indifferenza, abbandono - Ciò determina: violenza fisica e psicologica, minaccia di abbandono, abusi fisici e sessuali, spoliazione economica Gruppi ad alto rischio di abusi -Minori -Donne - Grandi vecchi - Soggetti con fragilità mentale e/o fisica Azioni di prevenzione per una nuova cultura anti violenza - Campagne di educazione e sensibilizzazione sui temi della violenza, a partire dalle scuole - Promuovere inclusione attiva - Incentivare e far conoscere i luoghi di socializzazione - Azione di riconoscimento di pari dignità e del diritto di cittadinanza - Attribuire valore al lavoro di cura - Dare dignità alla condizione di dipendenza 47 Le richieste alle istituzioni: - Costituzione di un osservatorio sulla violenza - Promuovere campagne di informazione - Definire protocolli o linee guida per riconoscere gli indizi di abuso e mettere in atto azioni appropriate (formazione a tutti i soggetti coinvolti) - Monitoraggio delle fragilità (attivando rete sociale, volontariato, medici di famiglia ecc.) Proposte - Controlli diffusi sui servizi erogati - Supporto formativo e psicologico a chi cura (familiari e assistenti) - Sostegno alle famiglie, anche economico - Potenziamento e ottimizzazione dei servizi nel territorio - Promuovere la figura dell’amministratore di sostegno con compiti di aiuto e tutela dell’anziano Hanno lavorato a questo gruppo: Campana Maria Grazia Cartocci Rosa Consolini Graziella Filippini Anna Mulazzani Luana Narsete Lucia Romagnoli Claudia Tinarelli Lucia 48 Gruppo di lavoro “I luoghi della socialità” ¢ Il gruppo “Luoghi di socialità nel territorio” dopo aver attentamente analizzato e discusso il mandato per il lavoro richiesto, è pervenuto alle seguenti osservazioni: ANALISI della SITUAZIONE Le pensionate fra “impegni di cura” e bisogno di “relazioni e socialità” E’ noto che molte pensionate fanno fatica a ricavare spazi di “tempo per sé, poiché spesso il “tempo della pensione” coincide con l’aumento di impegno a sostegno della famiglia allargata, con l’esigenza di aiuto alla crescita dei nipotini (mancano servizi adeguati per l’infanzia , la situazione lavorativa ed economica dei figli registra sovente una precarietà che non consente di sostenere i costi rilevanti dei servizi, non sempre pubblici ), con la cura dei genitori anziani (anche in questo caso ad integrazione o sostituzione di servizi dedicati insufficienti e gravosi ), e quindi si crea una condizione che non favorisce le relazioni con conseguenti situazioni di solitudine, di perdita di interessi, di paura a rimettersi in gioco nel momento in cui diminuiscono gli impegni di cura, l’età avanza e in molti casi le donne si ritrovano senza il coniuge/partner. 49 Le pensionate e l’impegno nello SPI e per lo SPI Le pensionate, seppur motivate, con anche alle spalle esperienze di impegno sociale o sindacale, sono restie ad entrare nell’organizzazione SPI perché temono di dover fare i conti con tempi e attività poco flessibili e conciliabili con gli impegni di cura. Sono frenate dalla consapevolezza di dover investire in risorse e impegno personali con il rischio di dovervi rinunciare all’ aumento dei problemi familiari che richiedono tutta la loro attenzione. A volte le donne impegnate nelle nostre leghe lamentano di essere addette a compiti poco gratificanti, conseguenti alla limitata disponibilità e alle difficoltà di conciliazione. I luoghi di socialità Il dato che si rileva immediatamente dalle prime notizie ricavate da Internet, da conoscenze personali e dai contatti con altre leghe è che i punti di incontro frequentati da donne sono poco numerosi e con partecipanti di età avanzata. Noi intendiamo fare riferimento in particolare ai luoghi di incontro delle over 60. Il nostro sindacato si rivolge a questo target di età e la conoscenza dell’esistenza di luoghi dove socializzare e realizzare iniziative gratificanti serve senz’altro a coinvolgere un maggior numero di donne che, ad una certa età si ritrovano spesso sole e soggette a depressione ed isolamento. A tale proposito occorre fare una precisazione. In Bologna e provincia sono presenti numerosi Centri Sociali autogestiti dagli anziani, ma si registra la percezione generale che in questi luoghi le donne non sempre trovano spazi adeguati e dedicati per svolgere attività che favoriscono la presenza femminile. Le esigenze e gli interessi prevalenti delle donne nei luoghi di aggregazione sono rivolti ad attività particolari, interessanti, ricche di fantasia , a progetti di carattere culturale o manuale , di sostegno, di conforto o assistenza e quindi sono ben diversi dai centri sociali tradizionali. Questa impostazione più aperta e articolata può incontrare gli interessi più diversi, anche con le giovani generazioni. Ci si riferisce, ad esempio, ad alcune interessanti esperienze sorte all’interno delle leghe SPI o alle tante iniziative proposte dalle Associazioni del volontariato che vogliono favorire l’aggregazione e la divulgazione della cultura attraverso lo scambio di esperienze personali, viaggi , visite della città , letture, corsi di computer o di fotografia, ecc. 50 Da dove partiamo: 1) Il questionario delle donne pensionate a cura del Coordinamento Donne SPI CGIL di Bologna “Il rovescio della medaglia” ha messo in risalto: Bologna città: Molto alta la richiesta di luoghi di ritrovo, il bisogno di compagnia, di coinvolgimento in attività ricreative e di rapporto con i giovani... Molto alta la richiesta di informazioni, in particolare legate alle varie attività che si svolgono nei quartieri… Comuni della pianura: Molto alta la richiesta di luoghi di aggregazione e di relazione per donne, in particolare si suggerisce di attivare incontri e socializzazione con donne straniere… Alta la richiesta di corsi per imparare ad usare il computer. Comuni della montagna: Molte donne suggeriscono la costruzione di luoghi ricreativi d’incontro e intrattenimento per le donne, ci sono solo bar e pochi centri sociali già monopolizzati da attività prevalentemente maschili, tutti gli spazi infatti sono occupati da tavoli per gioco delle carte e bocciofila. E ancora: oltre il 40% delle donne intervistate afferma che per combattere la solitudine degli anziani bisogna creare luoghi di incontro per donne. 2) Gli scenari demografici (dal documento dello SPI CGIL di Bologna “Per un nuovo Welfare locale: il caso dei servizi per gli anziani“) Le tendenze demografiche nella provincia di Bologna evidenziano: Età Anno 2010 Anno 2015 + 75 anni 232.000 244.000 + 80 anni 73.233 81.400 Aspettativa di vita: Anno 2024 259.000 94.300 Incremento % + 12% + 29% nei maschi salirà fino agli 82,3 anni nelle donne salirà fino agli 86,7 anni Scenari demografici: cambiamento sociale della popolazione, ossia gli anziani/e di domani saranno più colti, più esigenti, con meno legami, più soli… 51 Prevenzione e “presa in carico leggera” per contrastare la solitudine: la presa in carico può concretizzarsi anche in “formazione al vivere bene” e, quindi, in percorsi collettivi o individuali di educazione alimentare, di buone letture, di scoperte di attività nuove, di esercizio fisico. Su questo si potrebbero coinvolgere associazioni… per non lasciar solo nessuno/a… agire sulla prevenzione come elemento di differimento nel tempo del bisogno di assistenza intensa e perciò costosa. Su questo va costruito un progetto che coinvolga associazionismo e volontariato (e su questo ci “candidiamo” ad un contributo attivo anche come sindacato dei pensionati)…. 3) Le buone prassi Abbiamo constatato che nelle Leghe SPI dove è presente il coordinamento delle donne formalizzato o informale sono più facilmente cresciute esperienze interessanti di socialità e tempo libero, proposte culturali per donne e non solo, sono più evidenti le occasioni di relazione con realtà esterne presenti sul territorio (associazioni, centri sociali, polisportive, scuole, ecc.). Contro l’isolamento Attività nata dalla volontà di dar vita ad un luogo dove le donne possano occuparsi di se stesse, condividere uno spazio ricreativo, di conoscenza e socializzazione…, a seguito del sondaggio promosso dal Coordinamento Donne SPI CGIL di Bologna attraverso 150 interviste a donne pensionate di Castenaso (molte vedove, sole, molte con una piccola pensione, ma soprattutto tante avrebbero apprezzato un luogo dove trovare altre donne senza necessariamente fare corsi specifici…). Lo spazio è stato messo a disposizione grazie all’interessamento della Giunta Comunale e dal 16 febbraio 2009, ogni lunedì pomeriggio, presso il Centro Sociale “l’Airone”, donne incontrano altre donne e non solo e decidono insieme come regalarsi qualche ora di meritato svago. Lo Spi in rete con l’associazionismo Rete per il cambiamento, progetto nel Quartiere Saragozza che vede impegnate insieme diverse associazioni. Lo Spi partecipa con l’obiettivo di non lasciare isolati gli anziani più fragili, mettere in evidenza il bisogno inespresso, dare loro occasioni di socialità e aprirsi al territorio. Tutte le associazioni hanno 52 partecipato al corso di formazione di preparazione. Il punto di riferimento istituzionale è il Quartiere, che ha la responsabilità primaria sulle politiche di assistenza agli anziani. Formazione ed integrazione Dal 2 ottobre 2010 è iniziata a Monte San Pietro un’interessante esperienza con attività aperte a tutte/i quali:corsi di informatica, cucito, inglese, italiano per stranieri, burraco e centro chiacchiere. Un luogo di aggregazione e socializzazione in un comune privo di centri sociali anziani, aperto da lunedì a venerdì, mattina, pomeriggio e anche la sera. Prevenzione e benessere Le donne dello Spi sono state protagoniste di esperienze interessanti ed innovative quali quelle del Gruppo di auto mutuo aiuto “di petto” (incontri, conferenze e aiuto finalizzati al superamento del trauma del tumore al seno, promossi dal Consultorio di S.Giovanni in Persiceto). Interculturalità Da diverso tempo è attivo, su progetto della Lega e del Comune di S.Lazzaro, un luogo di incontro rivolto a donne di tutte le culture e nazionalità, finalizzato allo scambio culturale e delle tradizioni, che ha evitato forme di esclusione e favorito la socialità. Queste buone prassi, citate solo ad esempio, ma altre avrebbero analoga dignità di attenzione, sono la testimonianza del raggiungimento di almeno due obiettivi: 1) la socialità come prevenzione a forme di solitudine, depressione quali anticamera della china verso la non autosufficienza; 2) i luoghi di incontro gestiti dallo SPI, dal coordinamento Donne, hanno favorito una maggiore conoscenza delle realtà SPI, hanno sviluppato e favorito un ruolo attivo delle donne all’interno delle Leghe, hanno favorito la nascita dei coordinamenti donne, sono stati da stimolo alla promozione di ulteriori iniziative/attività e sviluppato collaborazioni con altre realtà associative, culturali, educative del territorio. 53 IMPEGNI DA ASSUMERE Stabilire pochi e chiari obiettivi, che potrebbero essere i seguenti: •Raccolta dei dati sui luoghi della socialità •Ampia divulgazione dei luoghi di relazione delle donne •Diffusione e promozione delle iniziative proposte dai centri di socialità; •Collaborazione e messa in rete fra i luoghi di socialità PUNTI di FORZA 1.ricorrere all’aiuto di AUSER, ANCESCAO, ARCI o altre associazioni e realtà con cui ogni Lega collabora 2.fare riferimento ai luoghi già attivi presso le nostre leghe 3.attivarsi nei confronti delle Istituzioni per avere un quadro più completo e preciso dei luoghi di incontro per donne e delle percentuali di soggetti femminili che, avendo raggiunto l’età pensionabile, potrebbero essere incoraggiati ad una vita sociale più attiva e partecipativa CRITICITA’ 1.il Coordinamento Donne non è presente in tutte le leghe 2.gli impegni sono numerosi e pressanti, occorre individuare una figura dedicata 3.gli strumenti informatici non sono sempre a disposizione e spesso manca la conoscenza adeguata per utilizzarne al massimo le notevoli potenzialità PROPOSTE 1.Stesura di una scheda-questionario per la mappatura 2.Compilazione delle schede da parte di tutte le leghe, attraverso l‘individuazione di un/a referente 3.Elaborazione dei risultati secondo l’ordine prestabilito 4.Individuazione dello strumento di diffusione della mappatura più idoneo in base ai dati raccolti (brochure, CD, schede libro…) 5.Iniziativa specifica di presentazione della mappa Marzo 2012 Riteniamo che il nostro lavoro vada visto in funzione di una maturazione e di una crescita dello SPI che non deve continuare a proporre alle donne compiti e ruoli rigidi e definiti, bensì recepire ed assecondare le loro inclinazioni, lasciandole libere di seguire la loro fantasia e la loro preparazione. 54 Anche attraverso questa “ innovazione organizzativa” si potranno avere: •più partecipazione femminile nell’ambito delle leghe •iniziative diverse e innovative che potranno favorire l‘adesione al sindacato (obiettivo incremento del tesseramento) •la maggiore disponibilità delle donne all‘interno delle leghe 55 Le pensionate fra “impegni di cura” e bisogno di “relazioni e socialità” Il “tempo della pensione” coincide con l’aumento di impegno a sostegno della famiglia allargata: - aiuto alla crescita dei nipotini (mancano servizi adeguati, la situazione lavorativa ed economica dei figli non consente di sostenere i costi rilevanti dei servizi, non sempre pubblici ) - la cura dei genitori anziani (anche in questo caso ad integrazione o sostituzione di servizi insufficienti e gravosi) Questa condizione non favorisce le relazioni con conseguenti situazioni di: - solitudine - perdita di interessi - paura a rimettersi in gioco nel momento in cui diminuiscono gli impegni di cura, l’età avanza e in molti casi le donne si ritrovano senza il coniuge/partner. Le pensionate e l’impegno nello SPI e per lo SPI: - le pensionate, pur motivate e con esperienze, hanno difficoltà ad entrare nello SPI - temono di dover fare i conti con tempi e attività poco flessibili e conciliabili con gli impegni di cura - sono consapevoli di dover investire in risorse e impegno personali con il rischio di dovervi rinunciare all’ aumento dei problemi familiari -a volte lamentano di essere addette a compiti poco gratificanti, conseguenti alla limitata disponibilità e alle difficoltà di conciliazione. I luoghi della socialità nel territorio - i punti di incontro frequentati da donne sono poco numerosi e con partecipanti di età avanzata - nostro riferimento sono i luoghi di incontro delle over 60 - la conoscenza di luoghi dove socializzare e realizzare iniziative gratificanti serve a coinvolgere un maggior numero di donne che ad una certa età si ritrovano spesso sole e soggette a depressione ed isolamento 56 I luoghi della socialità nel territorio - a Bologna sono presenti numerosi Centri Sociali autogestiti dagli anziani ma in questi luoghi le donne non sempre trovano spazi adeguati e dedicati -le esigenze e gli interessi prevalenti delle donne nei luoghi di aggregazione sono diversi -una impostazione più aperta e articolata può incontrare altri interessi, anche con le giovani generazioni Dalla ricerca: “Il rovescio della medaglia” - Bologna città: molto alta la richiesta di luoghi di ritrovo, bisogno di compagnia, di coinvolgimento in attività ricreative e di rapporto con i giovani - Molto alta la richiesta di informazioni sulle varie attività che si svolgono nei quartieri Dalla ricerca: “Il rovescio della medaglia” - Comuni della pianura: molto alta la richiesta di luoghi di aggregazione e di relazione per donne, in particolare si suggerisce di attivare incontri e socializzazione con donne straniere -Alta la richiesta di corsi per imparare ad usare il computer Dalla ricerca: “Il rovescio della medaglia” - Comuni della montagna: Molte donne suggeriscono la costruzione di luoghi ricreativi d’incontro e intrattenimento per le donne, ci sono solo bar e pochi centri sociali già monopolizzati da attività prevalentemente maschili, tutti gli spazi infatti sono occupati da tavoli per gioco delle carte e bocciofila In generale: - oltre il 40% delle donne intervistate afferma che per combattere la solitudine degli anziani bisogna fare luoghi di incontro per donne. Gli scenari demografici: (dal documento SPI CGIL di Bologna “Per un nuovo welfare locale: il caso dei servizi per gli anziani”) + 75 anni + 80 anni nel 2024… nel 2024… incremento + 12% incremento + 29% Aspettativa di vita: nei maschi salirà fino agli 82,3 anni nelle donne salirà fino agli 86,7 anni Gli anziani/e di domani saranno più colti, più esigenti, con meno legami, più soli 57 Che fare Prevenzione e “presa in carico leggera”: - “formazione al vivere bene” (educazione alimentare, buone letture, scoperte di attività nuove, esercizio fisico) - agire sulla prevenzione per differire il bisogno di assistenza intenso - occorre un progetto che coinvolga associazionismo e volontariato Ci “candidiamo” per un contributo attivo anche come SPI Le buone prassi: alcuni esempi - Contro l’isolamento (Castenaso) - Lo Spi in rete con l’associazionismo (Saragozza) - Formazione ed integrazione (Monte San Pietro) - Prevenzione e benessere (San Giovanni in Persiceto) - Interculturalità (San Lazzaro) Le buone prassi: alcuni esempi - Contro l’isolamento (Castenaso) - Lo Spi in rete con l’associazionismo (Saragozza) - Formazione ed integrazione (Monte San Pietro) - Prevenzione e benessere (San Giovanni in Persiceto) - Interculturalità (San Lazzaro) Obiettivi perseguiti - la socialità come prevenzione a forme di solitudine - i luoghi di incontro (SPI, coordinamento Donne) hanno favorito: - una maggiore conoscenza delle realtà SPI - un ruolo attivo delle donne nelle Leghe - la nascita dei coordinamenti donne - stimolo per ulteriori iniziative/attività - sviluppo di collaborazioni con altre realtà associative, culturali, educative del territorio 58 Impegni da assumere: - Raccolta dei dati sui luoghi della socialità - Ampia divulgazione dei luoghi di relazione delle donne - Diffusione e promozione delle iniziative proposte dai centri di socialità - Collaborazione e messa in rete fra i luoghi di socialità I punti di forza - le associazioni nel territorio - luoghi già attivi nostre leghe - ruolo delle Istituzioni Le criticità - non siamo presenti ovunque - manca figura dedicata - difficoltà nell’uso delle tecnologie Le proposte: conoscere la realtà del territorio - Stesura di una scheda-questionario per la mappatura; - Compilazione delle schede da parte di tutte le leghe; - Elaborazione dei risultati; - Individuazione dello strumento di diffusione della mappatura più idoneo in base ai dati raccolti - Iniziativa specifica di presentazione della mappa Hanno collaborato a questo gruppo: Acerra Gianna Grassi Vanna Grazia Vania Malaguti Palma Naldi Cristina Veronese Seconda Zappulla Idria 59 Nelle mani delle donne Se non ora quando martedì 19 aprile assemblea delle donne Spi Cgil di Bologna programma Sala Polivalente “Notti di Cabiria” Via Santi, 1, Anzola dell’Emilia ore 9.00 relazione introduttiva Ivana Sandoni Responsabilele Coordinamento Bologna presentazione lavori di gruppo del coordinamento su: Reddito Violenza Socialità Dibattito Interverranno Mara NardINI Resp.le Nazionale Coordinamento Donne Spi Cgil NadIa toloMellI Segretaria CdLM Bologna BruNo PIzzIca Segretario Generale Spi Cgil Bologna ore 13.00 60 pausa pranzo e sorprese… ore 14.30 il ValoRe della memoRia daNIela BertoNI Intervista aNNa GIroNI Vincitrice XIII Premio Liberetà con il racconto “E NoN VENISSE MaI GIoRNo” MarIca BeNazzI Finalista al XIII Premio di Liberetà con il racconto “IL BaRBIERE” Memorie e storie dei fratelli Monteventi di anzola letture e performace teatrale Saluto dell’aNPI Conclude alBa ortI Responsabile Progetto Memoria Spi Cgil nazionale