Dati sessuati sulla cittadinanza politica delle donne in Italia e in Europa Rappresentanza di genere Prof. Alisa Del Re Università di Padova La presenza femminile in Parlamento nelle varie legislature (Italia 2006) I* I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII XIV XV ‘46 ‘48 ‘53 ‘58 ‘63 ‘68 ‘72 ‘76 ‘79 ‘83 ‘87 ‘92 ‘94 ‘96 ‘01 ‘06 F 43 44 35 27 34 30 33 64 66 70 103 82 124 96 96 154 % 7.5 4.7 4.0 3.0 3,4 3.0 3.3 6.6 6.7 6.9 10.5 8.5 13.1 10.1 10.1 15.8 Tot 556 940 863 879 983 982 981 967 984 1010 980 967 945 945 945 972 Ripartizione degli eletti tra neoeletti e rieletti per sesso e per fasce d'età Camera dei Deputati XVI legislatura - situazione al 29/04/2008 (inizio legislatura) Neoeletti uomini 230 49 Neoelette donne 73 44 Rieletti uomini 269 52 Rielette donne 58 50 630 50,1 131 (20,7%) 47,0 Eletti totale Elette SENATO Statistiche XVI Legislatura (dati aggiornati al 2 maggio 2008) Uomini 264 81,99% 56,57 Donne 58 18,01% 54,57 Totale 322 56,21 Camera dei deputati Senato XVII legislatura Inizio legislatura 24-25 febbraio 2013 Elette alla Camera dei Deputati PD PDL M5S Sel Lista Mont coll Altri totale Totale 110 25 36 6 8 3 188 629 seggi totale PD 292 seggi Pdl 97 seggi M5S 108 Sel 37 seggi seggi Lista Monti 17 seggi Altri46 seggi 26% 33% 22% 7% % su 38% seggi assegnat i 16% % totale 29,8 % XVII legislatura Inizio legislatura 24-25 febbraio 2013 Elette al Senato della repubblica PD PDL M5S SEl Lista Monti e coll Lega Nord Totale Totale 43 9 25 2 3 5 87 315 seggi totale PD 109 seggi PDL 99 seggi M5S 54 seggi SEL 7 seggi Lista Monti 19 seggi Lega Nord 17 seggi 9% 46,2% 28,5% 15,7% 29,4% % sui 39,4% seggi assegnat i 27,6% Dati Arcidonna Dati Arcidonna Età degli eletti • È donna l'eletta più giovane, la venticinquenne Marta Grande, candidata nel Lazio dal Movimento 5 stelle. Al di là dei diversi schieramenti e delle ipotesi di alleanze, il nuovo Parlamento rappresenta non solo una sfida generazionale (età media 48 anni) per un Paese come l'Italia che ha la classe dirigente più vecchia in Europa con una età media di 59 anni, ma soprattutto una sfida al maschilismo imperante nei centri decisionali della politica. Modifica art. 51 Costituzione • 1 comma: La repubblica “promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini” • Viene superata la preclusione all’adozione di misure incidenti sulle procedure elettorali Legge 21 dicembre 2005 n. 270 • Omissione costituzionale Risultati pressione movimenti • Nel 2012 (legge n. 215/2012) si è iniziato ad inserire dei principi di pari opportunità introducendo due misure rilevanti nella legge elettorale per l’elezione dei consigli comunali con popolazione superiore ai 5.000 abitanti: l’imposizione di una quota di lista, in virtù della quale nessuno dei due sessi può essere rappresentato nelle liste in misura superiore ai due terzi dei candidati; la cosiddetta doppia preferenza di genere, ossia la possibilità di esprimere due preferenze per i candidati a consigliere comunale: una per un candidato di sesso maschile e l’altra per un candidato di sesso femminile della stessa lista. In caso di mancato rispetto della disposizione, si prevede l’annullamento della seconda preferenza. Questa legge sarà applicata nelle prossime amministrative. Altri risultati • Per quanto riguarda le giunte degli enti locali ed i consigli regionali, la legge non prevede singole misure, ma è fissato il principio per cui l’atto di nomina o la legge elettorale regionale devono garantire la presenza di entrambi i sessi. • La legge introduce, inoltre, disposizioni in materia di comunicazione politica e di parità nelle commissioni di concorso per l’accesso al lavoro nelle pubbliche amministrazioni. E ancora • Una ulteriore misura volta a favorire la parità di genere nella politica è stata introdotta dalla legge di riforma del finanziamento della politica che prevede la decurtazione del 5% dei contributi per i partiti che presentano un numero di candidati del medesimo sesso superiore ai due terzi del totale. La disposizione si applica alle elezioni politiche, europee e regionali (L. 96/2012, art. 1, comma 7). • Inoltre, per quanto riguarda l’equilibrio tra i sessi negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati, il Parlamento ha approvato la legge n. 120/2011 che dispone che il genere meno rappresentato debba ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti. E ancora • Il 21 gennaio 2013 è stata depositata una sentenza del Tar Lazio dopo un ricorso presentato dall’Ande Roma per l’annullamento della delibera di nomina della giunta del comune di Civitavecchia, che vedeva la presenza, oltre al sindaco, di una sola donna su sette assessori. • Il Tar Lazio afferma che : “l’effettività della parità non può che essere individuata nella garanzia del rispetto di una soglia quanto più approssimata alla pari rappresentanza dei generi, da indicarsi dunque nel 40% di persone del sesso sottorappresentato.” Il Porcellum • Per quanto riguarda la legge elettorale per il Parlamento attuale (proporzionale con premio di maggioranza senza indicazioni di preferenza (a liste chiuse), non piace a nessuno, non garantisce la governabilità (come si vede attualmente) per come è strutturata, ma se ci fossero le quote di genere sarebbe la più utile per la parità. Leggi elettorali regionali • L’obbligo di promuovere la parità d’accesso tra donne e uomini alle cariche elettive è stato stabilito per le Regioni a statuto speciale dalla legge Costituzionale 31 gennaio 2001, n.2 e per quelle a statuto ordinario dall’art. 117, comma VII, aggiunto in occasione della revisione dell’art. V della Costituzione Leggi elettorali regionali • Le misure volte ad incrementare la presenza femminile sono poco uniformi • Comune a tutte le regioni è la previsione di quote elettorali, ovvero l’obbligo di presentare liste composte da candidati di ciascun sesso in proporzioni determinate, mentre altamente diversificate sono sia tali proporzioni, sia le sanzioni previste. Campania • Legge 7 febbraio 2005, n. 1: si limita a vietare le liste monosesso • Modificata il 27 marzo 2009, legge n. 4 con la preferenza di genere • Il 14 gennaio 2010, con la sentenza n. 4 la Corte Costituzionale ha ritenuto non fondata l’impugnazione da parte del Governo Sicilia • Legge 3 giugno 2005 n. 7, i candidati di ogni lista devono essere inseriti secondo un criterio di alternanza fra uomini e donne Altre leggi regionali • Valle d’Aosta, legge 7 agosto 2007, n. 22: “in ogni lista di candidati all’elezione del Consiglio regionale ogni genere non può essere rappresentato in misura inferiore al 20 per cento, arrotondato all’unità superiore” • Abruzzo, legge 13 dicembre 2004, n. 42, modificata il 12 febbraio 2005, n.2, fissa al 70%la proporzione di base alla quale nessuno dei due sessi può essere rappresentato nelle liste Ancora leggi regionali • Marche, Puglia, Lazio, Toscana, Campania e Umbria, con le rispettive leggi 16 dicembre 2004, n. 27; 28 gennaio 2005, n. 2; 13 gennaio 2005, n. 2; 13 maggio 2004, n. 25; 27 marzo 2009,n. 4; 4 gennaio 2010, n. 2, le liste devono essere formate in modo tale da non rappresentare oltre i 2/3 lo stesso sesso Sanzioni • Circa la metà delle leggi regionali si limitano a stabilire una riduzione del rimborso ottenuto per le spese elettorali per i movimenti e i partiti che presentano liste in cui uno dei due sessi è rappresentato in misura superiore a quella indicata: Puglia, Lazio, Umbria, Abruzzo, Sicilia Sanzioni • Le Regioni che hanno stabilito l’inammissibilità della lista che non rispetta la proporzione di genere prescritta sono: Calabria, Toscana, Marche, Campania, Valle d’Aosta. Regioni • Nelle ultime elezioni regionali si dovevano eleggere 699 consiglieri • Primo risultato: due donne presidenti, una nel Lazio e una in Umbria. Due come nella passata edizione con le ultime elezioni (resta l’Umbria e ora il Friuli) • le donne elette sono state il 13,3 per cento. Su 697 eletti, appena 93 sono donne • La maglia nera se la dividono equamente una Regione governata dal centro sinistra: la Basilicata (dove l’unica eletta è dimissionaria) e la Calabria, governata dal centro destra, dove non risulta eletta nemmeno una donna Campania • Il risultato migliore è quello della Campania dove la recente legge elettorale ha introdotto il sistema della preferenza doppia, che obbliga, se si danno due preferenze, ad indicare un uomo e una donna. Il risultato buono, seppure anche questo modesto, 14 donne elette su 60 consiglieri, il 23,3% dimostra che molti elettori si sono limitati ad indicare una sola preferenza e quasi sempre solo un uomo Toscana • Il secondo miglior risultato è quello della Toscana, con 12 elette su 55 consiglieri, e anche qui la recente legge elettorale ha introdotto il concetto che nessun genere può essere presente nelle liste dei candidati con una percentuale maggiore di 2/3. Qui ci si doveva quindi aspettare una soglia dell’almeno 33% di elette invece siamo solo al 21,8%, del resto ormai lo sappiamo che la sola presenza in lista non garantisce l’elezione Puglia • Anche la Puglia ha recentemente modificato la sua legge elettorale, ma non avendo previsto nessuna misura sulla rappresentanza di genere, le donne sono rappresentate con poco più del 5%. Sicilia • In numeri assoluti, le donne elette all'Assemblea Regionale Siciliana sono 15, in percentuale stanno intorno al 16 per cento sul totale di 90 deputati. Un dato largamente al disotto del 30 per cento, quota prevista dalla legge nazionale sulla pari rappresentanza. Nella scorsa legislatura erano in tre. Sicilia • Dalle prossime elezioni amministrative – che per l’occasione sono state prorogate di quindici giorni – gli elettori siciliani potranno esprimere due preferenze: una per un candidato uomo ed un’altra per una candidata donna. Una norma creata per facilitare l’accesso delle donne alle cariche elettive, già prevista dal governo nazionale che con la legge 215 del 2012 aveva disciplinato la doppia preferenza di genere alle elezioni amministrative e regionali. Quella norma però non era stata, fino a questo momento, recepita da nessuna Regione, a parte la Campania . E dopo un lavoro a tappe forzate della Commissione affari istituzionali anche la Sicilia ha voluto mettersi in pari. Donne elette nei consigli regionali • • • • • • • • Donne elette Calabria (0 su 48) Basilicata (0 su 30) Puglia (4 su 78) Veneto (4 su 60) Lombardia ( 15 su 80) Liguria (6 su 40) Molise (2 su 20) % 0 0 5,12 6,66 18,7 15 10 (?) Donne elette nei consigli regionali • Donne elette • • • • • • • • Marche (7 su 43) Lazio (10 su 51) Umbria ( 5 su 30) Emilia-Romagna (10 su 50) Friuli-Venezia Giulia (10su49) Piemonte (13 su 60) Toscana (12 su 55) Campania (14 su 60) % 16,3 19,6 16,6 20 20,3 21,6 21,8 23,3 Giunte regionali • Non molto diversamente dai Consigli Regionali, anche le Giunte mostrano una presenza femminile ridotta e con differenze marcate tra i diversi territori. Giunte regionali • Le Regioni si dividono nettamente in due gruppi: da una parte quelle che hanno realizzato il principio della rappresentanza paritaria in modo quasi perfetto (Toscana, Puglia e Basilicata, che hanno il 50% di donne, escludendo però il Presidente) o comunque hanno tentato di perseguire in qualche modo un equilibrio tra i generi (Emilia Romagna, Umbria, Liguria e Piemonte), e all’opposto le Regioni che hanno vistosamente ignorato Giunte regionali • Il risultato è una percentuale di donne attorno al 28% degli assessori, che cala ulteriormente se si considerano i presidenti (solo 2 su 13) e laddove ci sono i sottosegretari, anche se è nettamente migliore di quella registrata tra i consiglieri eletti (13%) Giunte regionali • La Toscana spicca perché abbina quantità e qualità. Il neogovernatore Enrico Rossi l’ha presentata come “una vera svolta nella storia della Regione”. Le donne sono 5 su 10 (rispetto alle 3 su 14 della giunta uscente), e oltre alla vicepresidenza per l’imprenditrice Stella Targetti, che riceve anche le deleghe a scuola, università e pari opportunità, occupano almeno due posizioni chiave. Giunte regionali • La sanità è affidata a Daniela Scaramuccia, che si è occupata soprattutto di sanità pubblica: progetti sull’analisi di sostenibilità economica, l’ottimizzazione dei percorsi intraospedalieri, il miglioramento della produttività degli ospedali, il benchmarking dei sistemi sanitari. Giunte regionali • L’urbanistica va ad Anna Marson, docente alla Facoltà di Architettura di Venezia, mentre Cristina Scarletti, ex campionessa di atletica e ricercatrice immunologa, ottiene turismo e cultura, e Anna Rita Branerini, unica confermata, mantiene l’ambiente Giunte regionali • Parità anche in Puglia (7 su 14), dove il rieletto Vendola ha voluto come vicepresidente Loredana Capone, che conserva la delega allo sviluppo economico ricoperta nella Giunta precedente, e ha conferito a donne incarichi importanti che vanno dal Welfare all’Urbanistica, al Turismo, alla Ricerca, al Personale Giunte regionali • In Sicilia il governatore Crocetta l’ha voluta a forte componente femminile. Con le ultime nomine in una giunta di 12 assessori, 7 sono donne Giunte regionali • Il Friuli Venezia Giulia, oltre alla Presidente Debora Serracchiani, ha una parità perfetta di giunta: 4 uomini e 4 donne Giunte regionali • Infine la Basilicata, già additata come maglia nera sia perché aveva una giunta tutta maschile nella scorsa legislatura, sia perché ha eletto solo uomini nell’attuale Consiglio. Il presidente confermato, Sanfilippo, si riscatta scegliendo subito due donne (su 6), e poi aggiungendone una terza in seguito alla rinuncia di un assessore rivelatosi incompatibile, così raggiunge la parità…sia pure in extremis. Giunte regionali • Chi non si riscatta dal pessimo esito del voto è la Calabria: nessuna donna in Consiglio, appena una su dieci nella giunta Scopelliti, anche se sarà vicepresidente ed è una figura prestigiosa della società civile, l’architetta e imprenditrice Antonella Stasi. • Molise (Governatore Paolo di Laura Frattura, PD) nessuna donna in giunta Giunte regionali • • E tra le recidive figura la regione più importante per popolazione e ricchezza, la Lombardia, anch’essa senza donne nel precedente quinquennio e con una rappresentanza minimale nel nuovo Consiglio (7 su 80). Il governatore Formigoni ha nominato una sola donna nel 2010 su sedici (venti con i sottosegretari). Ma senza una giusta rappresentanza delle cittadine nelle istituzioni la nostra democrazia è imperfetta: lo ha ribadito l’11 gennaio 2012 la Quinta Sezione del Consiglio di Stato entrando nel merito della questione dell' insufficiente rappresentanza del genere femminile nella giunta della Regione Lombardia, massimo organo dell’amministrazione politica lombarda. Il Consiglio di Stato, con l’importante sentenza n° 89 ha ribaltato in secondo grado un precedente pronunciamento del Tar Lombardia che aveva in un primo tempo – e suscitando molte critiche - graziato la Giunta di Formigoni, in cui sedevano ben 15 amministratori politici uomini e una sola donna, Margherita Peroni. Quindi venne data in febbraio 2012 la delega all’Istruzione a Valentina Aprea; in aprile 2012 la delega allo sport a Luciana Maria Ruffinelli. Giunte Regionali • La formazione del governo regionale in Lombardia da parte del governatore Maroni ha visto una giunta formata da 7 donne su 14 assessori (50/50) Giunte regionali • Migliora rispetto al passato l’Emilia Romagna, che passa da 2 a 5 donne su 12, non proprio di primo piano, ma c’è la vicepresidente, Simonetta Saliera, con delega al bilancio. • In Umbria, la presidente Catiuscia Marini ha scelto una vice, Carla Casciari, con deleghe a welfare e formazione, però il conto totale, presidente compresa, si ferma a 3 su 8. Giunte regionali • Solo due sono le assessore in Veneto e nelle Marche. Nel Lazio lo Statuto della Regione Lazio indica una quota minima del 30% . Nella giunta Marrazzo le donne erano cinque. La presenza di due sole donne su 13 con il governatorato Polverini si spiega con il fatto che la norma prevede 16 assessori e indica in 11 il massimo per ciascun genere. Polverini ha risparmiato tre assessori, guarda caso tre donne. Oggi: Giunta regione Lazio, governatore Zingaretti, 6 assessore (su 11) Ministero dell’interno dati aggiornati al 20/03/2013 Amministratori regionali Descrizione carica Maschi Femmine Presidente di regione 18 2 Assessore 59 14 Assessore non di origine elettiva 58 27 Consigliere 761 100 Ministero dell’Interno dati aggiornati al 20/03/2013 Amministratori comunali (comuni fino a 15.00 ab.) Descrizione carica Maschi Femmine Sindaco 6230 830 Assessore 14769 4077 Consigliere 66745 18516 Ministero dell’Interno dati aggiornati al 20/03/2013 Amministratori comunali (comuni sopra i 15.00 ab.) Descrizione carica Maschi Femmine Sindaco 539 45 Assessore 2445 766 Consigliere 10658 1638 Elezioni amministrative del 26 e 27 maggio e ballottaggi del 9 e 10 giugno 2013. • 76 donne sindaco su 564 comuni al voto. Ossia: il 13,4 per cento. Ovvero: poco più di uno su dieci. Questo il risultato “di genere” delle elezioni amministrative del 26 e 27 maggio e dei ballottaggi del 9 e 10 giugno 2013. Elezioni 2013 I nuovi primi cittadini, dopo una tornata elettorale caratterizzata da un tasso record di astensionismo, sono dunque all'87% di sesso maschile. Tra gli 11 comuni capoluogo, solo uno ha eletto una donna, Valeria Mancinelli ad Ancona. Tra i comuni più grandi, spicca a Molfetta il risultato di Paola Natalicchio, protagonista di una rimonta assai difficile. Elezioni 2013 Un buon risultato nella composizione di genere va alla Lombardia: 1/4 dei 95 sindaci è donna. In Campania invece, dove si è votato in 90 comuni, solo 5 di questi hanno scelto una donna sullo scranno più alto. Nel Lazio, dove si è votato per rinnovare 42 amministrazioni, solo 2 sono state le elette, nei piccoli comuni di Pico e Torrice L’analisi. • I 27 Stati europei sono stati analizzati per gruppi, in base al tipo di correttivo presente nel contesto di riferimento: • Paesi in cui sono presenti quote costituzionali o nella legge elettorale (impositive). Di questo gruppo fanno parte 6 paesi: Belgio, Francia, Grecia, Portogallo, Slovenia e Spagna; • Paesi in cui sono presenti quote elettorali messe in atto spontaneamente da alcuni partiti politici (volontaristiche). Si tratta del gruppo più numeroso (16) e vi fanno parte Austria, Cipro, Germania, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Svezia, Ungheria; • Paesi in cui non è previsto alcun correttivo. Sono 5: Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia. Quote nei partiti politici • Nel secondo gruppo si presentano situazioni estremamente eterogenee. Da Paesi con percentuali molto elevate di presenza femminile nelle assemblee elettive come Svezia (47%), Paesi Bassi (39%) e Germania (32%), a Stati con percentuali medie come Lituania (24%), Italia (21%), Polonia (20%), Regno Unito (20%), fino a paesi con percentuali decisamente basse come Irlanda (13%), Romania (11%) e Malta (9%). • Questi risultati così variegati suggeriscono diverse considerazioni: Quote nei partiti politici • Innanzitutto, l’efficacia di questi sistemi di quote dipende dal rispetto o meno delle quote stesse: non è detto che i partiti rispettino le quote, pur previste e non essendoci sanzioni questo tipo di comportamenti non può essere punito. Inoltre, quasi sempre, l’indicazione di una percentuale di candidature da riservare alle donne non è accompagnata da norme sul loro posizionamento nelle liste elettorali: in questo modo, è possibile che un partito rispetti la quota prevista ma ponga le candidature femminili in coda alle liste o in circoscrizioni in cui ha poca possibilità di vincere seggi, annullando di fatto qualsiasi chance di elezione delle donne in lista. Quote nei partiti politici • In secondo luogo, l’efficacia di questo tipo di quote dipende dalle dimensioni del partito stesso. E’ evidente che maggiore è la base elettorale, il “peso” di un partito che prevede delle quote, maggiori saranno le probabilità di un aumento tangibile in termini di rappresentanza di genere. Quote nei partiti politici • Inoltre, risulta determinante la diffusione delle quote nel sistema partitico di uno Stato: più partiti prevedono quote, maggiori sono le possibilità di vedere un numero apprezzabile di donne nelle assemblee elettive. Quote nei partiti politici • Infine, questi sistemi di quote risultano essere estremamente sensibili al contesto culturale, politico e istituzionale in cui i partiti si trovano ad agire. In contesti predisposti (recettivi perché indotti ad esserlo) le quote volontaristiche risultano maggiormente efficaci: ove, infatti, si rilevi una cultura “paritaria” tangibile, frutto di interventi istituzionali multisettoriali organici, non solo risulta maggiore il numero di partiti che prevede delle quote, ma queste sono applicate con maggiore rigore, con risultati apprezzabili (si confronti Cipro, 10%- un solo partito, Socialdemocratici con quota 30%- con Germania, 32%- quattro Partiti tra cui CDU e SPD). Parlamento Europeo percentuale donne elette per paese elezioni giugno 2009 Paesi n. donne % Totale eletti Malta 0 0 5 Cipro 2 33% 6 Polonia 11 22% 50 Italia 18 25% 72 Repubblica Ceca Lettonia 4 18% 22 3 38% 8 Regno Unito 24 33% 72 Parlamento Europeo percentuale donne elette per paese elezioni giugno 2009 Paesi n. donne % Totale eletti Portogallo 8 36% 22 Grecia 7 32% 22 Germania 37 37% 99 Belgio 7 32% 22 Ungheria 8 36% 22 Spagna 18 36% 50 Parlamento Europeo percentuale donne elette per paese elezioni giugno 2009 Paesi n. donne % Totale eletti Estonia 3 50% 6 Slovacchia 5 38% 13 Finlandia 8 62% 13 Danimarca 6 46% 13 Lituania 3 25% 12 Irlanda 3 25% 12 Parlamento Europeo percentuale donne elette per paese elezioni giugno 2009 Paesi n. donne % Totale eletti Austria 6 35% 17 Slovenia 2 29% 7 Francia 32 44% 72 Olanda 12 48% 25 Lussemburgo 2 33% 6 Svezia 10 56% 18 Parlamento Europeo percentuale donne elette per paese giugno 2009 Paesi n. donne % Totale eletti Bulgaria 8 47% 17 Romania 12 36% 33 Composizione uomini/donne in totale e nelle differenti legislature Legislatura 1979-1984 1984-1989 1989-1994 1994-1999 1999-2004 2004-2009 2009 Uomini % 84 82 81 74 70 69 65 Donne % 16 18 19 26 30 31 35 Parlamento Europeo percentuale donne elette in totale elezioni giugno 2009 • • • • • • • • Seggi 736 Donne elette 258 Uomini eletti 478 Percentuale generale donne: 35% Fonte: IPU Inter-Parliamentary http://europa.eu.int Osservatorio INCA CGIL http://www.osservatorioinca.org