102 so ttoscriverei J)iù volontiel'i alla parola dci l'e, cfle die chiarò al parlamento: l'educazione popolaTe esse,., it più atlo e più ""genle bisogno dell' C'poca; che non a quella del conspiratol'e , il quale ripetu'tamente affermò, che l'educazione det secolo ti compiuta. A parole, pressocchè tutti possono chiamarsi reptrblicuni: ma l' importante il di esserlo in l'ealtil. E, perciù, restano molte cose a farsi; delle quali, la più essenziale, non è quella di abbattere i re. Cacciato \ . un }'o, ne VIene un altl·o; non importa se col mede. simo, o con d'ivcrso nome; finchè Dcm siasi riescito a far occupare il trono vacante, da chi è solo degno dj regnare : la scienza, la giustizia, la legge. Molti possono credersi monarehici, ed altri molti "ane tarsÌ J'cpublicani; senz' essere nel ,'ero, nè If uni, nè li altl'i. Republicano è chi attende con maggiore alacrità ad educare il popolo, pe- sottrarlo, al più presto, dal giogo dell' ignoranza, e della miseria. E 'Iuegli solo è vel'o republicano. Republica non è che il campo' della democrazia., l'organo d'una progressiva eguaglianza, la perpetua soppressione dci privilegi che opprimono il popolo, ~ dei culti che velano la verità. E là dov' essa è ridutta a mera forma; là dove il popolo sovrano mnore di fame, o vive solo di stenti e di pregiudizii; là, pe,' sentenza anche del Ferrari, :essa non vale il despotismo di Luigi XIV. le" :>. UNITA E FEDERAZIONE. Si può egli asserire che, nel di~ahordo tra ~I)i,tari! e federalisti, ci sia, proprIO, una differenza dI prlllclplI: A me sembra che se tal uno , prima di infervorarsI a scrivere come la fantasia gli dettava, in favore del], unità o della federazione, avesse pensato di formnlarsi nettamente nna tale questione; si sarebbe, forse, persuaso che non valeva la pena di rendere così acerbe le ire, per un argomento, il quale I)on tocca punto i principii, e solo si può riguardare come ogget~ di forma amministrativa. E, così facendo, avrebbe rl~ sparmiato ai buoni il dolore di veder pulJular.". nuovI e più implacabili partiti, nel seno stesso del plU eletto stuolo dei democratici·. 104 . Si: è impossibile sallevare all' altezza di un prinCIpIO la dIscussione (l'a il federalismo e l'unità. Per principio.s'intende ciò che è vero, ciò che ha fondamemo -s0pI'a la verità assoluta ; onde non possa cambiare per correre di tempo , o pel' differenza di clima. L; ma ~ematica, ad esempio, che è fondata Sll principii, ·dara sempre, e dovunque, i medesimi risultati·, e , l)l'e~o il medesimo moltiplicando col llloitilllicatore medesllllo, si avrà sempre il medesimo quoziente; sia che il conto si faccia qui, o in America; oggi, o fra un secolo. Lo stesso dicasi delle altre scienze morali ·e. sp~rimentali ; mentre , per un altro esempio, non SI puo, colla medesima coscienza, professarsi maomettano in Turchia, catolico a I\oma, ed umani sta in Germania, senza mentire tre volle a sè slesso, come nltri già disse; appunto perchè siffatte cI'edenze dipendono da un principio. Ma deU' unità e della federazione Don si può aflermare altl'etanto. Uno può essere unitario in Francia e federalista in Italia o in Germania, senza cessare, pe; ' questo, dI essere dovunque amatore di libertà, ed apostolo di democrazia; poichè non è vero che, nell'una o nel!' altra forma, sia insita la libertà; e solo debbonsi considerare entrambe come rnecanis1nO, più o meno acconcio, per conseguire, e per conservare la libertà, Che anzi, l' istessa qualificazione di federalista, ha diverso significato, a seconda dei diversi paesi. Imperocchè: se col titolo di federalista vituperavansi in Francia quei reazionarii che tentavano di sommovere i diparllluenti per farli insurgere contro Parigi, d'onde par- 150 tiva la scossa elettrica della rivoluzione; col titolo di federalista si onorano, invece, nella Svizzera e nell' Ame~ica, quei radicali che vorrebbero rendere sempre più saldo e uniforme il patto fra i molti stati, onde componsi l'unione federale. (i ), Per il che, si può ben comprendere come, in un paese già ordinato unitariamente, siauvÌ valentuomini i qnali, doplO/'ando la soverchia influenza che esercita, di salito , la capitale sulle diverse provincie, a scapito della libertà, si adoperino per rendere queste provincie sempre più alltonome ed indipendenti, grazie alle instituzioni federali: come comprendo che, in una, o più nazioni, strette tra loro con vincoli federali, sianvi patrioti i qnali, vedendo i danni che derivano al più sollecito ed economica ordinamento delli affari, in conseguenza di tante singole antonomie, si adoperino per conseguire una constituzione più unitaria. Onde trovo assai naturale che vi fossero dei girondini federalisti in Francia, ai tempi della prima rivoluzion'e; e dei radicali nnitarii in Isvizzera, ai tempi del Sonderbund. Ma nella nostra misera Italia, dove tutto rimane an( 'I) « La voce federalismo ha in Frilncia, in llalia, in Svizzera, America, Jssai diversi, anzi oPPQsll~ sig nificati. In America, {cdcl'll,lc e whig si oppone il democratico e ioeo (oco; e dinota una tendenza il stringere vicppiù l'Unione, e scemar le influenze loca li. Lo stesso dicilSi della Svizzera, Qve fed e-rale suo na. quanto 1.milarioJ e si ollpone il cantou <lle. ]0 Francia avvi ene il contrilrio; e federalismo indica l:J. tcndenza il scindere lo stato in provinciali aristocrazie l). - GIUSEPPE FERRARI. Vedi la nota jJIlpiccitata nella ristampa de' suoi opuscoli politici e lettcrarii. Capola go, ~852. i li 1156 1157 cOl'a a conquistare, libertà, indipendenza, ordinamento nazionale; come mai possono trovarsi O'ià parati , i migliori suoi figli, a combattersi acerbamente tra loro , a nome dell' IlnitlÌ o della federazione ? Che possona mal pretendere, fl'a noi, nelle attuali nostl'e miserie cosi detli unitarii; e che, i cosi detti federalisti ? ' ~ lo mi sono trovato , per caso, in l'apporti di per~onale, conoscenza, dirò, anzi: di amicizia, coi più IlIust,., pl'opngnatori delle due opposte dottrine. Ol'amai Intercede tl'a 101'0 un abisso, conviene pur confessal'lo; lInperocchè , ani antichi dissensi intorno alfa constituzione da d...si all' Italia fatta libera , ora s' è aggiunto quest' altro, ben più profondo, intorno al modo di compol'tarsi, pcr renderla libel'a. Ma quando, pochi aUIl) or sono, incominciò la polemica sulla queSllDoe speCIale dell' unità e del federaiismo io vel'ità io non ho mai saputo spiegarmi d'onde 'traessero argomento, i dissidenti , a tanti adii, a tante rabiose IOvettlve. lo vedeva li uni e li altri, procurava di studlame conscienziosamente le diverse ragioni: e, vincendo la pigra e timida natura, mi sono fatto animo di scriver~e a quelli cui mi sentiva legato di più fraterna amICIZia, per vedere se fosse possibile scoprire le Ol'lglOl della controversia: la quale, a' miei occhi, non apparve mai più che una strana e deplorabile malintelligenza, Non riesciva a comprendere come mai uomini ch' io conosceva, per esperienza mia propria, profondamente liberali ed onesti , amanti tutti di democrazia, anzi fautori di republica, potessero lan~i ars i , a vicenùa, tante imprecaz ioni, e vitupcl'arsi dinanzi al publico europeo, qllai traditori della patria; salò pcr una divergenza d' opinioni, cotanto I J(~v~, ~he fa d'uopo essere dotato di non vulgare perspICaCia, solo per arrivare a discernerla. . E val"a il VCI'O. Per quanto studio, e per quanto amore si metta nella ricerca dei punti essenziali di dissenso si viene sempre a scoprire che essi sono quasi imper~ettibili; ed a persuadersi, ognor più, che non valgono la pcna di tanto scandalo, di tanto scalpore. L'unità nazionale, colla più ampia scentrallzzazlOne ed indipendenza dei municipii, \'oluta dalli uni, non può esser cosa troppo diversa dall' indipendenza ed autonomia dei molteplici stati, come è predicata dall, altrI ; in modo, cioè, che non ne venga offesa la nazIOnale unità. Sì, questo è un fallo, che: li unitarii, non meno dei federalisti, p,'opugnano, coll' integrilil della patl'" italiana, la maggiore possibile sO'Tanita dcI commune; ed i federalisti, non meno dcIIi unitari i , colla sovranità del commune, vorrebbero veder grande, felice , éd integra la nazione. ~<Jè mancano i fatti, in conferma di tale asserzione. In mille e solenni occasioni, ebbero agio, li unitarii più intoleranti, di dichiarare quan!' essi abol'l'issero dalla dispotica concentrazione napoleonica , cIte venne loro a torto rimproverata, e che forma una delle cause precipue per cui sì difficile riesce alla Francia il metlere diuturna base a libertà. E, d'altra parte, SI trova jll'opugnata in tutti i libri, anche dei più deliberat, fetlm'alisli, l'inconfutabile idea che la nostl'a pefllsola 108 forma una sola nazione, non due, non otto; che li italiani tutti, dall' Alpi al mare, hanno una sola patria, sono. figli. .tutti di una madre commune. Anzi , le 101'0 pagllle pm eloquenti, son quelle che hanno consacrato a. combaltere, con patriotico disdegno, ogni progetto dI an tlllazlOnale frazionamento; son quelle l'i"olte a oonfutare il disegno di dividere in !t'e brani la nazione, dI fare tre o quaHro halie; cominciando da un' Italia del Nord, ossia dal fortissimo regno boreale, come diceva Gioberti; quando s'era falto capo di una propaganda federale, Che più' Quel medesimo scrittore, che è pUl' detto l'Ercole dei federalisti, nei pochi giorn i che si trovò, contro gemo, moderatore dell' insurrezione lombarda, non per altra ragione mostrò disdegnare, come insuffiCie?ti: i. Soccorsi del solo Piemonte, e con sapiente conSIglIO lUvoeò una deputazione armata da tutta t' [_ talia, se non per rendere omaggio al conceHO della patria integrità; in ossequio del quale, amò persino 1' . . Cd mettere, ad epigrafe della sua istOl'ia, la famosa apostrofe del Tasso: - Italia c Roma: - epigrafe di cui s' impadl'Qnirono tosto li unitarii , per farsene come una parola d'ordine; Jloichè si sono dati a ricopial'la sui giornali, sui bollettini, e su quasi tutti i loro proclami. Insomma; se li unitarii, pur rispettando la ma"gioI' possibile autonomia dei Communi, stimano Il~ cessa l'i a l'unitù dell' assemblea, dei codici, della moneta, dell' armata, della marina, della l'appresen tanza all'estcl'O , dell' azione industriale intel'na ed esterna; H,9 i federalisti riconoscono, a loro volta, fnsieme alla maggior possibile integrità nuz"ionale ~ la necessità di togliere di mezzo ogni distinzione di Stati, snl campo, nell' esercito, neHi arsenali; ne,i porti militari, sulle' flotte; e persino nèll' assemblea. (1). Ciò posto, è facile imaginarsi la compiacenza che io ebbi a sentire quando m'occorse, alla fine, di vedere lncidamente osservate, ed esposte, queste medesime idee, dal Montanelli: il quale venne a conchiudere, che " la questione dell' unità c della federazione, in quanto si riferisce all'ordinamento finale della nazionalità italiana, è pii< di parole che di sostanza » . (2). lo non poteva, certo, lusingarmi tanto da credere che siiTatti ragionamenti valessero a toglier di mezzo ogni controversia; ma non sembravami irragionevole il nutrire fiducia che essa venisse posta, almeno, sopra un terreno pii< conciliante. E, per vero, li unitarii non replicarono pii< sillaba, quasi confessando di tacitamente aderire alle conclusioni ùcl valente toscano. Ma i federalisti non tm'darono a puLlicare le loro proteste. L' un d'essi, pilI' riconoscendo il buOll volere di ·Jlon.anelli; qnasi ch' ei si fosse assunto d·i " dissimuiarc l'immenso intenallo che divide la federazione dall' unità " solo per seguire li impulsi del suo core « d'uomo amorevole e conciliativo»; dichiarò nondimeno, che è (~) V. FERRARI, Feder[J,~io1U! 'l'f1mblicanu; c più sJleci l\ 1m enl ~ l' l/alia dopo il Colpo di Stato, Il. 70 C seg uenti. (2:) V. lltll'oclw~jonc alli appunti islo7'IC;~ p. '12.9. tGO 6rrore, ed "ttol'e fondamentale, l'appa garsi al fallo che li unitarii assentono, anch' essi, ai communi ed alle provincie, molta ampiezza di facultà amministrative. ~on si tratta, qui, di amministrazione, ci disse; ma di libertà e di sovranità. « I singoli popoli debbono star liberi e sovrani in casa loro, cd avere, in faccia ad ogni altro popolo, e all' intera nazione , il pieno possesso, e l'abitudine continua, del proprio diritto ". E questo scrittore riconosce, bensì, che, acconsentendo li unitarii ad ol'dinare la libertà suile tre forme simultanee , del municipio, della città e della nazione, vengono auch' essi a coincidere nei tre termini del vivo modello elvetico: il commune, il cantone e la federazione: come lo vogliono i federalisti. Ma, invece di riconoscere , per un tal fatto , eziandio la verità che , infine, la differenza, tra li uni e li altri , non è poi cosi enorme cOllle si ,'orrebbe fa r eredere ; viene d' improviso alla conclusione che la sovranità, accordata dalli unitarii ai si nooli comllluni " , si riduce ai poteri meramente amministrativi; onde non esita a farne odioso paragone coi consigli dipal'tÌmentali e colle congregazioni austriache; e finisce col dire che, Ira l'ordinamento voluto dalli uni , e quello dalli altri, " v' ha il divario stesso che v' ha . tra l' essere c il non essere ». (1). Un altro, poi, rispose ancora più esplici to. - lo non riesco a comprendel'e come si possa asserire che non ~' è sostanziale differenza tra la federazione e l'uni'.à; men( 1) V. Jllouilo1'e Bibliogi'uFco l ta li!tì/o, Torino, -1$52; I). 26. f6\ tre sarcbbe come affcrmare che non v'ha differenza tra la constituzione politica della Svizzera e quella della Spagna, tra la Germania e la Russia. Si, miche i federal isti prescrivono alli italiani di comballere uniti, togliendo di mezzo ogni dis tinzione f,'a i diversi Stati, in tutto quanto riguarda i mezzi di difesa, per terra, e per mare. Ma (luesto è il fatto costante di ogni federazione; imperoechè i l'alli federali si stringono fra i diversi Stati, appunto per riunire le singole forze, non per lasciarie disgiunte, come parrebbe che la intendano i superficiali unitarii. Ed anche una sola assemblea fu richiesta, e sempre, dai federalisti; imperocchè, senza assemblea federale, senza Dieta , non si può dare federazione. E chi, per le esposte circostanze, vuoI conchiudere che, tl'a la federazione e l'unità, in fondo , il divario è ]loco; somiglia a colui che volesse sostenere che v'ha poca differenza f,'a l' uomo c la donna, perché entrambi hanno core, polmoni , e cervello. Il carattere essenziale delle federazioni sta nella pluralità dei govel'lli, delle assemblee, delle capitali; mentre essenziale carattere dell' unità è d' avere un solo gOl'erno, una sola assemblea, un' unica capitale. Come si può sostenere, dunque, che la differenza sia poca? È forse la medesima cosa avere otto stati, con 0110 diverse assemblee, "on una Dieta centrale di ambasciatori; o fare dell' Italia uno stato solo, con un' assemblea unica di deputati ? 01treché , l'unita vien detel'minata dalla capitale. Là dove havvi un solo centro politico, un solo goYcrno, in unica capitale, là havvi unità. Non importa che le diverse regioni, onde componsi l'imperio , siano, pe" H 165 162 legge, lasciatc piti o mcno libere nella tcatlazione der 101'0 affari amminislrati~i; mentre uno, stato debbechiamarsi unitario, dal Dlomento che dipende da un· centro. Cosi, è unitaria la· Russia, !lerchè riceve li 01'-· ,lini da Pietrobw'go; lo è l'Inghilterra, pel' riguardo di Londra; lo è l'Austria, che riconosce per suo centl'Q. Vienna. Così unitaria è la China, perché sottomessa a· Pekino: come unitario era l'aotico imperio, romano·, che datava sue leggi da Roma. Al contrario, fu dato , in ogni tempo, titolo di federazione·, all' unione politica. di più popoli, dipendenti da centri molteplici; com' erano le republiche greche, e le lucomonie etrusche, una volta; e come sono~ oggidi, i cantoni della Svizzera, i principati della Gel'mania, li Stati Uniti d' America. Carattere distintivo delle feder.azioni è /lur ql'ello. di poter convocare le anfizionie, le, diete ,. li stati genel'ali, anche in una città dì second' ordine; come. W:orms o Francoforte. - Sal'à, quindi, permesso ad ognuno dì preferire l'unità o la federazione , Roma o la Gl'ecia, la Francia o li Stati Uniti; ma non è permesso ad alcuno il disconoscere una differenza incontestata, in tutti i tempi, e in tutti i paesi (i). Queste ragioni SQn buone, c S0l10 evidenti. Ma li unitarii dichiarano che la lezione, pcr quanto erudita, Ilon può essere da loro accettata; per l'unica ragione che non ne hanno bisogllO. Nessuno di essi, infatti, ha mai mostrato d' aver la menoma simpatia per lR (I) V. GIUSEPPE FERRART, F"dera:::1fJI1C ,'epllDlicana J C l' j{ctli4 il Colpo di Stato; 113ssim. (rOpO concentrazioni unitarie alla spagnuola, od alla russa; ed il loro capo partito, ha fatto, anzi, contro di esse, le più esplicite, le più solenni, e replicate preteste, che il Ferrari medesimo non ignora (i). Nè, quando si ,parIa della sola Italia, può valere l'esempio de/Ii Stati Uniti d'America, i quali formano una federazione di vastissimi paesi, difformi d' origine, di lingua, di religione; sicché, alli Stati Uniti d'America, appena si potrebbero contraporre li Stati Uniti d'Europa. E, per verità, chiunque abbia fede nel trionfo finale della libertà, comincia a non più dubitare che l'Europa sia destinata, anch' essa, a divenire, presto o tardi, una fcderazione di li beri Stati, come l'America. Se non che, anco a proposito delli Stati Uniti d'America, il professore Emmanue/e Rossi, di Genova, in uno dei molti scritti publicati in favore dell' unità, acconciamente OSSCl'\' Ò che: la federazione republicana qui vi vigente , benché sia la forma di governo più opportuna a quelle genti, che occupano si vasta estensione di territorio; pur sia, nel fatto, assai poco diversa dalI.' unità che si vorrebbe dare all'Italia. Qnivi, per vero, l'azione politica non è varia, ma una, nel senso più preciso della parola; imperocchè: al pari d' InghilI( (I) (( L' Italin vuoI essere una, non di unità napoleonica, nOIl di eS36crata con centra zione amministrativa, che canceJli 3 benefici@. dì una metropo:i, la libertà delle membra; ma solo unita di patto, unità. di assemblea inlerl>tete del patto, di relazioni internazionali , di eserciti, di codici, di educazione ». - Questa notevole dichia:'" l'azione lli l\Iazzini lrovllsi !ealmenLC citala dal Ferrari, n.eHil Bt;.\l Fi dcl'a:;loJlc "f{Ju 'Jlicanu, p. 1.4,9. 164 terra e. di . Frauc'.a, v.'I la un solo ceutro politico, un solo m.nistero, un solo presidente l l . ' . ' I n so o congresso con ~Ult. I poteri legislativi, una sola flotla un 01 eserCIto ». ., S o Non re t .. d f' s a l'm, unque, altro ralTronto politico a ars., p~r l'Italia, che quello della Svizzera. Egli . e noto che ebbero vigore , nella Svizzera due sorta d. co r. I ", . ' n ec eraziOni: I una, .mposta per volere delle potenze, col trattato di Vienna' l'altra Con . t . dal popol II ' ,( (, qUis atasl 'I S d' o, co e armI, Deila memorunda guena contro ~in:';. elbund .. Nella prima, l'indipendente sovranità dei 0 0 l. canton. era riconosciuta al punto, anche Delle ~ose ,d. lUteresse generale, che ciascuno era padrone . l(t.tllarSI lo. casa, a danno dei Yicini, qualunque COIl]ta"iO, materIale o morale che fosse; come i "esuiti o a peste; era padrone di opporsi al transito dell~ strade' era padrone: in flne, di far sventolare a parte la su~ !'tlCeOla band. era , e chiamar sotto di essa i fratelli a eruunare ~ colla guerra, i cODfedera ti fratelli. E questa pr.ma fogg.a .di constituzione , è quella appunto che Iiene, nOD dIro a rIgore di termine, ma nel!' opinione vulgare, nella più eommune accettazione della parola rlg~tardata come il tipo della federaz ione. Nella consti: tu.zI.one. nuov.a, al contrario, si è voluto sancire unifOI'ffilta dI le"·1 IleI'. CiO ' . Che SI' r.femce , , 00, a cose d' . teresse generale; come a dire , le poste le do~a~:l l'alta polizia, le monete, la milizia. Talchè' silTalta" c~n~ stltuzlOne, viene da tal uni chiamata unitaria, , Or bene; l' unità tanto invocata tra i diversi Stati ù Italta non debb' essere, e non è, infatti , di molto 165 più concentrata di quella ora vigente nei diversi Cantoni della Svizzera: tale, cioè, che ammetta almeno una sola bandiera; onde non sia più possibile veder rinovate, anca in Italia, le miserie del Sonderbund. Poco importa, del resto , che vi siano, non che otto , ma ouanta , ma ottocento , capitali , ed assemblee. Cosi la pensa il maggior numero di coloro che son riputati unitari i : ed ecco la ragion peI' cui vcnne asserito che, tra essi e i cosi detti federalisti, il dissenso non' è poi tanto sostanziale, come parrebbe dalle ardenti polemiche che corsero tra loro. Egli è certo che, neppure i più irreconciliabili federali, possono , senza ingiuria, essere considerati sonderbundisti; e, se eglino stessi fossero' eletti a redigere una nuova constituzione per .l'ltalia libera, la ritrarrebbero, bensi, dal modello vh'ente della Svizzera, come essi dicono; non dalla Russia, nè dall' Ispagna: ma dalla Svizzera d'oggidi, non da quella del 1810. Ed i miei amici unitarii, ed io primo, ce ne terremmo sodisfaUissimi: nulla importandoci di essere chiamati, per ciò, federalisti od unitarii, a grado dei diversi partiti. Cosi, resta un' altra volta provato come la differenza l'l'a le due dottrine, non sia poi tanto irreconciliabile, quanto si vorrebbe far credere. A torto i federalisti accusano li unitarii di volere instituire, anche in Italia, la dispotica centralizzazione dell' Austria o della Russia; e, più a torto, li unitarii accusano i federalisti di voler risuscitare le rivali republichette del medio evo, e di perpetuare, così, le miserande scissure intestine, che hanno sempre travagliato l'Italia. Dico ancor piti i66 ~ torto: im~erocchè la federazione è fatta per riunire I dIversI Stati, per istringerli insieme, ad un palio com.ffiune; non per disgiungerli e farli rivali; come, con ben poca pondel'azione, hanno sempre mostrato d' inIend(ll'la il maggior numero deUi unitarii. Dopo di ciò, si dovrà, dunque, conchiudere che proprio non sussista alcun dissenso tra i propugnatOI'l del due sistemi; e che l'acerba lotta, cui si abb,andonarono, provenga solo da superficiali malintelligenze, da suscettività personali, dall'orgogliosa smania delle polemiche? Sarebbe far troppo torto ai valentuomini che più contl'lbUirono a rendere la disputa tanto fra"orosa " , s~p~onendo che essi vi fossero mossi da si frivoli pasSIOOI; e, nessuno meno di me pnò essere disposto ad am~elter? l'ingiuriosa supposizione; cM, come già diSSI, ebbi campo di conoscere per personale esperienza quant' essi siano innegabilmente distinti, per allezza d'animo, e per forza d'ingegno, Una differenza, e capitai differenza sussiste 'tra i propositi delli uni e quelli deUi altri. Che se non ci venne dato di riconoscerla, là dove fu finora ricercata cioè nel fondo medesimo della dottrina, e della su~ possibile applicazione all' Italia, si trova ben là dove non venne finora avvertita, Talchè, mi sembra necessario di dover studiare la questione sotto un nuovo punto di vista, Uil solo scrittore, ch' io mi sappia, si trova in !lalin, 167 il quale, da qualche tempo, ha spinto tant' oltre l. sua avversione contro ogni ordinall\Cnto unitario, da 'fargli disconoscere la possibilità, e persin~ l'utilità, per l'Italia, di 'eonstituirsi, né ora, nil mal, In .nazlO: naIe unità, C~e anzi, egli vorrebbe mfrangel'e I pattI che strin"ono ad unità le altre nazioni, che pur .}' hanno già conseguita" a costo d'inenal'rabili sacrificii, alll'averso ad una serie lunghissima di .istoriche VICISsitudini, li :iu grazia deU' llnità che egli crede sia stato possibile in Francia il Colpo di stato; illlperocchè, per tal modo , tutte le immense ,forze della nazione stavano raccolte in una -sol mano, cui fu agevole troncare d' ull colpo l'idra republicana, non avendo essa cbe una -sol testa, con oltantasei braccia incatenale. E però, a rendere salda la Iibe"tà, egli s'augurerebbe di vedere convertiti li oltantasei dipartimenti della Francia in altretallii cantoni liberi; mentre non sarà mai possibile, tes'-sere un laccio da strozzare in una lIotte ottantasei assemblee, e oUantasci governi .; c la coscienza di ottantasei popoli armati e com mandati da uomini di loro elezione " E '"ova che l'imperio, proclamatosi in seguito, altro non è , alla fine, se non l'unità personificata; e, così, dimostra che il napoleonismo, come il maomcttismo, e tutti li al tri personalismi , sono altretante incarnazioni, logiche ed inevitabili, dell' unità. Per il che, a detta sua, l' unità condurrà sempre alla dittatllra, ed all' imperio; il ~uale è la -dittatura continuata; ossia l'assenza assoluta di libertà. Anche la republica romana, quando -di,en.lò republica italiana, cessò di vivere, La libertà si vide rifugiarsi .tra _i .federati di Corfinio, e perire ~otto le • 169 168 spade di Mario, di Silla, di Cesare, che erano tutti dittutori cd imperat()ri; poca importa se a nome dei pall'izii, o dei plebei, E difficile tI'ovare argomenti più forti di questi, ill favore della federazione, nò pill efficaci, in odio dcIl' unità. Eppure, sono cosi poco repugnanti le due dottrine , che quel medesimo scrittore, da cui li ho presi, volle altre volte f()['mulare il suo pensiero colla frase ([ell' unità-federale; dichiarando di ammellere, bensi, il> Italia una republica romana, nna cisalpina, poi una siciliana, ed una parlenopea; ma, a patto che fosser() tutle !tnile in solenne ed indissolubile federaz.ione, come la Svizzera d' oggi di , come l'Olanda e l'America. Il che è, poi" quanto desiderano tutLi di conseguire 'anche quelli che, per ciò, si vogliono chiamare unitarii. Il concetto dell' unità non viene impugnato, se non in quanto vDolsi Ollenere per fusione dittatoria, com'egli egregiam~nte si espresse. E siffatta dittatoria fusione , io credo che ben pochi la vogliono in Italia; eziandio tra quelli che sfoggiano maggiore avversione ai federalisti. Li altri scrittori, poi, furono ancora più espliciti. E valga, per tutte, la testimonianza di Giuseppe Fe!'!'ari, come dell' nomo che trattò la questione con maggiore' Ilerseveranza, e con molto maggi()re dottrina. Fu lui che, pur professandosi deliberatamente republicano, ebbe il coraggio di rivelare all'Italia, in dùe distinti OpI!scoli ,. li errori commessi , a suo avviso, nell' ultima rivoluzione, dal partito republicano nnitario; ed accennò, quindi, il modo di evitarli nelle rivolùzioni avvenire .. Eppure, ei non combatte l' miità per· amore di sistema. ma solo pe,'chè, stante Ic co ndizioni alluali dell' Italia, la crcde inefficace, e peggio, al trionfo della liberti•. Per cui non é difficile l' incontrare, nei. diversi suoi libri, i Iliù larghi encomii alla teoria dell'unità, da lui "v"e"sata solo per considerazioni di opportuni ti•. Nelli studii sull' aristocrazia italiana, egli disse, infatti, che non ispetta all' assolutismo il constituire l'unità italiana ,. perché non é possibile reclamare l'unità , O l'indipen" denza, in nome di un priucipe assoluto, senza ledere il diritto divino delli altri principi o ciel papa, senza accettal'e la missione impossibile di conquistatol'e, c di rivoluzionario senza principii. Riconobbe, per altro, che. il concetto constituzionale, anche nel cerchio dei dati attuali, può solo :L'lrettare il giorno il cui l'unità, nella sfera politica, siccome in quella dei materiali intcc'essi , non sarà più un vano sogno per l' Italia » (1 ). Altrove, poi, si compiacque perché , dnrante il dominio napoleonico, siasi stretta in Italia la politica fratellanza, grazie all' uniformità delle leggi; menlre • dal 1808 in poi, t utta l'Italia fu retta da un sol codice, da uno stesso cd unico ordinamento giudiziario, da un solo sistema di finanze, e persino da uno stesso metodo di publica istruzione » (2). E pill inanzi esalla, Con Murat, (luci • periodo severO e glorioso in cui la ritlessione prende il luogo dell' entusiasmo, ed i suc( I) Y. DeU'Arislocl'Clzia italiana: Opuscoli politici e lett.e)'m' il~ 11. 202. (2) V. La 1'iuoluzioll e fd i rivolltz io na,.ii in ltalia , ihil1 p. 2H. ~70 cessi dellì esercìti della penisola danno sp",'an~a di "eeare in atto il pensiero dellO unità dellO Italia • (f). :Il non basta: chè -troviamo -eiiandio deplorate « le telldeJl~e federaliste che aumentano la complicazione .; :s:acche, per esse, « ;Ia Sicilia cerca di separarsi da Napoli," Genova da Torino, Bolo"na da Roma " - ed ù a ,ma l IDcuore si osser~a -che -sonvi tuttavia dei federa1i~ti, ~ nel mentre che la grande maggioranza rivol'll. ZiOna-" a t~'lla -s'intende nell' unità 'taliana , (2). E poche pagme più inanzi: « Che diremo dei federalisti italiani.? È un gran fatto il poterne riscontrare alcuno tra i capi della parte liberale; e, per l''opposito, l'assolutismo italiano è essenzialmente federalista. Il primo atto della ristorazione fu di ristabilire le antiche le"ci . M In tutte le provincie, e di ridestare le avversioni locali. L' Anstria, che non è prodiga, raddoppiava volontariamente .Ie spese d'amministrazione, col separare i due goYe~'DI, dI Venezia -e di Milano, e più tardi, stabil~va ID Verona una semi-eapitale, 'Col -trasferirvi il quar"er generale dell' esercito. Il 'federalismo si riduce alJ' amore dell' indipendenza, ,ristretto entro i 'Confini di -piccole località; e, più il partilo libe'tale sarà {orte _, più (orte SQ7'à l'unione italiana • (5). Se questi encomii .dell' unità sono lolti dai libri di I 1 (4) Ibid. p, ~51. '(2) l'bid. parte seconila, p. -355. (3) lbid. p. 358. - È qui che il Ferrari lrov'ò nccr.ssario di 2ggiun sere, nell'ultima edizione de' suoi Opu$colj~ la noia intorn o ,al .var.ie .senso dato :alla voce (ederall:'rtto.J citala più. .5o.P~'3. chi è reputato il più animoso campione del federalismo, conviene pur conchiudere che unitarii siamo tutti in Italia; ed i federalisti più insigni, non meno' delli altri. Eppure, ripeto, non si potrebbe sostenere, per questo, che proprio nessuna differenza interceda fra le opinioni professate dalli uomini dei diversi partiti; e che la polemica, accesa tra loro, si riduca ad un semplice equivoco, ad un frivolo puntiglio. Sì, una differenza sussiste; 5010, per riscontrarla, conviene scambiare affatto i termini della questione. Finora si è discusso per sapel'e quale delle due forme, l'unitaria o la federale, } ia più acconcia, teoricamente parlando, all' lLalia: e, sin qui, è agevole scorgere li avversari i cadere d'accordo. Ma, stante le circoslanze attuali del nostro paese, la questione dovrebbe essere ben altra. Imperocchè, nOli si Iratta già di sapere: qual sia, delle due forme di governo, la preferibile; il che gioverebbe fare quando si avesse un paese libero, da applicargli una nuova e libera constituzione. Ma l'Italia bisogna pigliarla com' è; ed è forza, inanzi tuUo, studiare lBnb sia il modo più acconcio per trar la dalle attuali miserie: è forza studiare se lìa d'uopo imporle subito, per amore o per forza, l'unità, ond' abbia a trovare quell' accordo quella copia di mezzi, che le sono indispensabili, a sottrarsi dal giogo domestico e straniero: oppure, se convenga secondare altrimenti la rivoluzione, che deve farla libera; salvo a pensare, di poi, al llIodo di uaificarla, • • 175 172 non potrà essere libera, mai, se, prima, non si unifica; cioè se non melle in uno tutte le sue forze; eh" !.ULl: abbisognano a conseguire l' arduo trionfo. Chi vuole prima la libertà, che deve condurre immancabilmente all'unità; chi vuole p,'ima l'unità, come strumenlO indispensabile alla conquisla della libertà ..~ , Unità, dunque, unità, per il periodo d'insurrezione, come condizione urgente, indispensabile di ,'ittoria D; gridano li uni ( I ). - "Ad inaugurare l'unità prima dell' insunezione, replicano li altri, è necessario ricorrere all' egemonia di un re, od alla guerra civile; e, né i' una cosa, nè l'altra, sono falle per condurre i popoli alla vittoria •. Ora procuri si di vedere quale Mi due abbia più ragione. Che lo scopo, cui tulli aspll'lamo, sia la libertà , e che l'unità e la federazione siano in discussione solo come mezzi, più o meno acconci, a conseguirla, è cosa gia dimostrata più del bisogno. Cosi riesce manifesto che, unificare l' lLalia, non vuoi dire farla libera. Assolutamente no. Tanl' egli è vero, che, quel capo partito che si potrebbe considerare come l' unità personiJìeata, più vo~te si il dichiarato pronto a rare sacflficlO della liberta, per ismania di unità: volendo, inanzi tUllO: a"ere l' Ilalia unita; fosse pure sollO li auspicii di un dltt.atOl·e, o di un despota; di un papa, o di un re. Con tale intento furono scr itte, a tanti anni di distanza, le sue lettere, a 'Pio IX, ed a Ca l'l'Alberto. Mi trovino il con- Ciò posto, assai più facile sarà l' intenderci intorno alla confusa qualificazione data sillora ai divCI'si partiti. Amici dell' unità, in fin dei conti, abbiam visto che lo siamo tutti, astrazione fatta da qualche ecce:;.,ionale individuo. Però , s' intenderanno , per unitarii, coloro che stanno per il primo supposto; e, per federalisti, qllelli che propugnano il secondo; 0 , come già d'sse il Ferrari: unitarii coloro che subordinano tutto alla fusione, all' nnificazione, all'unità, alla gUCl'ra; federalisti coloro che slùlordinano la f\lsione , l' unificazione, l' nnità, la guerra, alla lotta contro il vecchio ordinamento delli Stati (i). Vogliono tutti il trionfo dolla democrazia; ed è certissimo che , se avesse ad udil'si suonare oggi stesso il concento delle battaglie, si vedrebbe,'o, lasciati i dissidii, acconere tutti a comballere sotto una sola bandie,'a, quella della libertà, la quale è necessaria per tutti; a raggiungere l'unità non meno che la federazione. Intanto, finchè la tregua delle armi lascia agio alla discussione delle idee, li uni cercano di provare che l' Italia, natnralmente, si unificherà per sè stessa, non appena sarà libera; non allpena, cioè, sarà smorbata da' suoi nemici, interni ed esterni; i quali, soli, la tennero sinora, schiava, e di visa. Li altri, invece, vorrebbero persuaderci che l' Italia ( J) V. FfClcrazionf 1'cpubUcUllrJ,} p. 93. - Ed altro ve. « La fedcrazione ,ha per principio la rivoluz ione, che ch icde: la giustizia, prima della gloria; la libcl'lù, prima dell' unità; il trionfo dci jlrincipii, Iu'ima d' 01; oi cosa ». - V. L' ltalia dopo Il Coll}O di Sfato, Jlag. 92. • ( I) V. E'( mc-lIti • r ivQl u ; [')!lfJfÙ' i:! EUTopa, - Londra, 186:.?, p,2G . 174 quistatorè italiano che nnifichi il paese, da un punta all' altro, diss' egli in cento diverse occasioni; ed, allora, consegnando le mie convinzioni in un libl'o, da publtcarsl anche dopo morto, se vogliono, verrò a servirlo. - Dunque l'unità è tutl' altra Cosa dalla libertà· e potrassi ben discutere se essa valga a mantenerla 'più sIcuramente, u,na "olta conquistata; ma, certo, non può essere mezzo acconcio, per conseguirla. Talchè dirassi che l'unità può essere conseguenza, ma non causa, della libertù. Se . non che, queste medesime considerazioni val "onO' anche pei federalisti. Si può ben supporre la ~os sibilità di stringere, con nodo federale, i diversi Stati d'Italia, una volta ch' essi siano liberi', non ""ià , fintanto che essi rimangono schiavi delli attuali padroni ; i quali hanno tutto l'interesse di tenerli disgiunti. OnM , bisogna conchiudere che·: eziandio la federazione potrassI ottenere in seguito alla libertà; ma è impossibile il farla precedere. Pensino li italiani a liberarsI , come meglio' loro è' concesso, dalla secolare servitù; c questo arduo scopo 10 l'aggIUngeranno, certo, tanto più presto e più facilm~"~e, quanto l>iù si adopereranno pel' diventare sempre plU mstruttl, e più virtuosi, dei loro nemici. Una volta liberi, poi - se saranno. liberi davvero - aVl'anno facoltà di ordinarsi, come loro megliO' talenta. E cosi sarà lecito chiamare unitario, nel senso odiose della pal'ola, quei publicisti (se mai ve ne fossero) che yolesscro costringere l' Ilalia a constituirsi colla micidiale cenll'alizzazione .ussa o: napoleonica; e, federalista, sarà. detto quel tale che sognasse frastagliare la patria colle redivive republiche del medio evo .. Prima d' ~llora:, non ci sono, e non ci ponna essere, nè unitarii, nè federalisti; poiché siamo tuILi schiavi. ('I). Dopo, ci chiameremo federalisti, 00 unitarii, a nostro. grado; poiché saremo tutti liberi. Prima della riv.oluzione·, adùnque ,. Vrlalia è come, fatalmente, l' hanno fatta i suoi err.ori antichi,. e i patti recenti dei, congressi diplomatici; non quale la vorrebbero li unita6i, od i federalisti. l· quali debbono , pertanto, limitare l'applicazione di loro dottrine all' epoca in cui la patl'ia, emancipata, sia. libera. di constituirsi a suo, talento; o, se v,uolsi, anche al momento. in cui, mossa dalla r.ivoluzigne, abbia· a cercare il. mooo, di condurla a· più sollecito compimento. E, pc" poter dire d" aveI' esaminata. la questione in tutta la, sua ampiezza, mi sia lecito soffermarmi eziandio ill!.erno a qu~sv. ultimo sUPEosto .. Tt'asportr:tmoci', col pensiero, al momento, tanto invocato, della crisi rivoluzionaria. 'L'Europa è tutta. in fermento davv.ero;. e, per cooseguenza, anche l'Italia, t questa una verità' confessata diii medesimo Ferrari:Siamo noi federalisti o sep3l<1tisti?" Nè l'uno, nè l'àltro: la federazione non è costituita-; la discussione non è aperta; se si 1"i,)!eiiiie dassificarci antic'jJàlame.nle , . nell: accusarci · di. federalismo,_ lIoi ii aremmo aceusilti di troppo stringere l'unione, e di cadere nel,:, l'eccesso unitario J). _ V. L' lialia dbpo il Colpo di Stato , p. 82. (4) K 17G Ciò posto : do"ranno i pa· trio ti affannarsi a cercare il modo di condurre unitariamente l'insurrezione; o dovranno, in"ece, rivolgere li studii a promoverla ed avvalorarla nei punti speciali, ol"essa prima si manifesta 1 In altre parole, dovranno essi segu ire, in quella solenne emergenza, le norme dell' unità, o ([uelle della federazione? L'unità, durante il periodo rivoluzionario, è dessa possibile, od anche solo supponibile, fuorehé nel caso in cui la penisola insurga tUlla quanta, nel medesimo giorno? E se, ad esempio , si movesse prima la LombUl'dia o la Sicilia (come é a credersi), dovranno questi due paesi, per mnore di unità, ritardare l'ordinamento dei loro interessi; e: quindi, mettere a repentaglio la vittoria per aspettare che sia liberata anche la Toscana e Roma ed al'el'e Ii ordini dell' assemblea unitaria? E se Mi~ lano, cacciali Ii austriaci, amasse constiLuirsi in rèpublica, dovri, essa, per fanatismo di unità, star ad attendere che Torino abbia cacciato il dilelto suo l'e? E quando il Piemonte p,'eferisse essere goyernato dalla reggia cui ora è soggetto , piuttosto che dh'idcre le sorti della rimanente Italia republieanizzata, sarebbe questa una ragione perché la rimanente Italia l'illUneias!e alla republica, sinchè piaccia al Piemonte di cambiar pa,'ere? Ovvero si dovrebbe imporre al Piemonte la repubiica, colla guerra civi le? Republtca deve volcr dil'c Iiberta; e potrebbe essere duratura l• .libertà, quando fosse cosi imposta colla prepotenza? Amerei c~e Ii unitarii più deliberali abbandonassero è presta ad insul'gel'e. - 1 177 'per paco il campo della prevalente 101'0 teoria, c scendessero a questi minuti particolari della pratica; onde .spiegarci in qual modo intendano superare .Ie suddette difficoltà; ehc sono fastidiosissime , è vel'o; ma non, .I1er tanto, meno ineluttabili. E questo è il ;punto dove, a mio avviso, i federalisti hanno molto miglior gioco. « In ogni Stato, essi -dicono, il diritto della rivoluzione è assoluto: ogni Sta to ha il diritto di essere repllblicano, senza consul.tare la potenza, o l'impotenza, de' suoi ~icini : ogni .stato ha il diritto di essere libcro , senza consultare ,la libertà, o la servitù , delli altri Stati. Adesso Ii Stati italiani sono distinti, senza patti rcciproci, senza diete, senza allcanza, senza alcun legame, tranne il doppio dominio del papato e dell' imperio, che abbracciano ·altri popoli dell' Europa. L' Italia ha otto centri: il diritto esige, dunque, che in tutti Ii otto centri si produca la rivoluzione; che vi convochi 'otto assemblee; che vi proclami otto republiche; e che le otto republiche si riuniscano per mezzo di un' assemblea cenlrale; per cui la nazionalità fia legge, e protetta contro ogni stramero , interessato a restaurare il papato c l'imperio, (1). Da quanto abbiam detlo, parmi che risulti con sufficiente chiarezza, che non si può nutrire lusinga di avere constituita l' Italia ad unità, se non quando essa sià rivendicata 'a libertà. Ma, una volta ch' essa sia (i) FERRARI. - L' l!al,c, dopo il Colpo di Stato, 40 ~ p. ~ 42 • 178 libera dai diversi princIpI , che ora la tengono divisa, credo che più nulla abbiano a temere li unitarii. fmpcrocchè la patria nostra ha già troppo chiaramente manifestato come aneli, per inter~sse e pCl' sentimento, " constituirsi in una: sola nazione, La centuplIcata rapidità delle commnnicazioni, ottenutasi col vapore e coi telegrafi elettrici, rende inapplicabili, alle contingenze future, l'esempio delli stati autonomi del medio evo, E quanto hanno già fatto li italiani nel breve istante in cui furono libeti, sta a conferma di tale convinzione, lmperocchè se, nel 1848, i veri rivoluzionari i erano nemici delle fusioni, li itallani tutti si sentirono solidm'ii della causa commune; e, nel primo impeto del sentimento, quando non aveva ancora avuto agio di influire lo spirito deleterio della reazione, accorsero-·voIontarii sul medesimo campo, da · un capo all' altro della pe>nisola, da Torino a Palermo, E bensi vel'o che, tra li uomini cosi detti di azione, che vuoi poi intendersi di perpetua eonspirazione, ve n'ha di coloro, i quali, come abbiam visto, stimando indispensabili le forze riunite di tutta quanta la nazione per liberari a da'suc>i molterlici nemici, vorrebbero che ~i pensasse inanzi tutto a conquistare l'unità, fosse pure coll' opera di un despota, di un dittatore, come mezzo necessario a conquistare ]loscia la libertà; ed hanno, perciò, formulato il loro programma politico in questi· tre gl'adi distinti, c successivi: 1.° Unità; 2.° Indipendenza: 5.° Libertà; e confidano che, tale lora proaramma, sia tanto 1,iù ragionevole, ~ quanto che, per g~an parte dci cammino, cioè nei primi due stadi i , possono marciare di li9 consel'va coi moderati e coi regii. Ma costoro sono io si scarso numero, che si potrebbero quasi contare sulle di ta; né vale la pena che il filosofo perda suo tempo a scrivere libri, per confutarli. Al contrario, la grande maggioranza, anche fra il partito delli unitarii, ,'a ogoor più persnasa: che l' unità sarà conseguenza inevitabile della libertà, non mezzo a conseguirla. Quindi ha posto nel suo programma: 1.0 Liberi"; 2.° Libertà; 5.° Libertà ; e non altro che Libertà; nella certezza che l'unità verrebbe dopo, e da sè. E, quando non venisse, meglio, assai meglio, essel'e liberi e confedel'ati, che uniti nella schiavitù. Nel quale concetto, si trovano tutti mirabilmen te concordi; unitarii e federalisti; mentre è nei libri di uno tra i cosi detti federalisti, che leggonsi le seguenti esplicite sentenze, - • L'Italia deve dimandare tutto alla libertà; essa non ha leggi, nè costumi politici, essa non appartiene a sé medesima; essa non è, né una , nè confederata; essa non progredirà se non col cominciare a chiedere constituzioni, poi la confederazione, indi la guerra, da ultimo t'unità ". - Ed altrove: - • Colle riforme, l' unità dell' Italia rimane sempre un' utopia; colla libertà l' 'utopia si attua, per formm'e 'WlCt na=ione » (1). Fanno opera, dunque, per lo meno inutile coloro che si ostinano a predicare l'unità, indipendentemente dalla libertà; mentre la libertà (non sarà mai ripetuto abbastanza) è l'unico cemento, che valga a renderc (r) FERIURl.- L~ ,'ivol,t:cionc c le Tfforme in 1(aUa .- Veù i O,JUscoli P0lt1iC1~ p. 3S ·' e 429 . • 18t 180 f una e felice la nazione. Che 'se il congresso di Vienna non pensò.. certo, a fare ii interessi clelia Liguria, costringendola ad un'l'si al Piemonte sotto al dominio dispotico dcIIi antichi principi; nè quelli della Sicilia, unificandola con Napoli, sotto il giogo dci l'C Borboni; è manifesto che, eziandio tutte le altre prol"Ìncic d'Italia, non guadagucl'cbbero punto, quando fOSSCl'O sottomesse ad un solo padrone. Se ciò non fossc, com~ spieghel'ehbero i repuhlicani la contl'adizione d'avere, nel '1849, l'l'opugnata la fus ione della Toscana con Roma, mentre ue11848, avevano mandate si alte grida, contro la fusione delia Lombardia col Piemonte? Resta inteso, pertanto, che il quesito dell' unità non IJUÙ essere sciolto, se non dopo quello della Iibert;" come abbiam visto. Ma, poichè le condizioni attuali dell' Enropa ci consentono tanto tempo che basti, non soJo a rimpiangere i nostri errori passati, ma cziandio a pensare ai casi nostri avvenire; non fia snperfluo lo spcndere, fiil d'ora, qualche parola intorno a questa speciale qu~stione, COIllUnqUe essa non debba sciogliersi che di Il0i. Il futuro ordinamento politico del nostro paese, e della democrazia universale, è tale argomento che ben merita la pena di qualche studio pre,-enti VO. Una delle ragioni pitI gravi, addutte dai pochi , i quali vorrebbero ordinare federalmente la nazione, anche dopo averla emancipata, si è il grande amore, c l'immensa importanza, che, a sentir loro, mettono i I,opoli italiani alle capitali già sussistenti. Eppure noi abbiam "isto nel ~8 , quando trattavasi di fundere la Lombardia col Piemonte, che illilano non si degnò preoccuparsi neppure un istante di tale privilegio; e nessuno, là, volle farne parola mai, quando si eccettui una paginetta, Jlublicata da uno scriltOl'e federalista, nell'"unico intento di suscitare nei milanesi quelle passioni municipali che, nell' ebrezza di quei giorni, stimavasi unico rimectio ad impedire l' intempesti,'a fusione. Il quale rimedio, non solo non giovò punto; ma tal'npoco fu accolto. Ben mostrò Torino di commoversi più fortemente, in quella occasione. E non a torto. Il fatto più essenziale, per dare ad una città importanza di capitale, è la residenza del principe (1); ed è naturale che una citti, qualsiasi veda di mal animo allontanarsi la corte, da cui traeva, da secoli, non li~V1 vantaggi pe'suoi inateriali interessi. Per il che, se l'Italia dovesse stringersi unitariamente sotto un solo monarca, si potrebbe agevolmente comprendere, come le diverse città, che ora godono del privilegio di albergare t~n padrone, coi rispettivi cortigiani, possano competers", se non l' onore, il vantaggio, di accogliere tra le proprie mura la corte dell' unico monarca , del futuro re d'Italia. Ma per chi parla di federazione l'epublicana, sifTatta ragione più non sussiste. Proprio dei paesi governati a libertà, è di distribuire i ,'antaggi ; fissando in una città la residenza, non troppo pomposa, del governo; in un' altra, quella del pii, alto trihunale; in una terza, l'Università. Oppure il governo stesso non isdegna d.i trasmutarsi, per turno, da città a città , o ( .1) FERRARI. - L' lt~lf'J, dopo il. Colp o di Stato} Il. 57. 182 onde, una per yolta, possano tutte aodere dei beueficii di sua presenza, come s'usa uet Cantone Ticino. Talchè mi sembra che la questione delle diverse capitali, possa risolversi, anche per l'Italia, senza ricorrere all'estremo rimedio di distruggerle dalle fondamenta, come tal uno, tra i fedCl'alisti, vorrebbe farci credere indispensabile. . [ limiti, fra i diversi stati, sono designati alle fron~Iere. Vorrebbero, dunque, i federalisti, che chi si mette In vagone a Venezia per recarsi a Roma, abbia ad essere trattenuto tre o quattl'o volte per via, onde ottenere uuove vidimazioni al passaporto, c sodisfare alle eSIgenze delle diverse dogane? Vorrebbero essi che la moneta coniata a Genova non fosse più conosciuta a Livorno; e che l'unità di misura usata a Torino non fosse conforme a quella di Parma? _ No? - Ma, allora, che é da essi alli unitarii? E li unitarii, vorrebbero, forse, che quando Milano ha ùa eleggere il suo maestro, il suo medico, il suo prete; quando ha da riattare le sue strade, e da Pl'ovedere <) ' suoi poveri, abbia ad aspettare la sanzione da Roma' Jovesse pur giungere colla nuova celerità del telegrafo? - No? - Ma, allora, che è da essi ai federalisti? Né giova il dire che la questione nou è solo amministrativa, ma anche, ed essenzialmente, politica; mentre non è malagevole il rispondere eziandio alle politiche obiezioni. . Infatti; anche politicamente parlando, uon si possono lare che due supposizioni. O si vuole che l'Italia redenta a libertti, resti scomparti la come ora lo è, pe; 185 riguardo ,alle sue tradizioni, alle sue consuetudini, od ",'suoi pregiudizii, che sia: oppUl'e si decide che meglio fia procllrarlc più uniformc assetto. Si sceglie il primo partito? Ma come pretendere che li stati attuali, così ordinati, a nostro malgrado, dai tl'attati del 1815, abbiano ad essere mantenuti, tai quali, anche dopo che quelli invisi trattati fossel'O infranti? Pel'chè, in un si,stema di libertà, vorrassi obligare Palermo a stare più oltl'e dipendente da Napoli, e Bologna da Roma, e Livorno da Firenze, e Genova da Torino, e Brescia da Milano, quando non sia .per il pratriotico sentimento d'aver tutte contribuito a formare la grande ed unica nazione? Oppure cOOl'enite che l'ordinamento dei diversi stati, quale venoe decretato dal congl'esso di Vienna, non è così saCl'O da doversi scrupolosamente osservare aneo per l' an'enire, pur quando fossimo padroni di cambiarlo; ed allora, come provederassi all' ulteriore scompartimento della penisola? Quali, e quanti, saranno i nuovi stati dell' Italia libera? Con maturo senno parlò, a cluesto proposito, il giovalle poeta Goffredo Mameli, pochi mesi IlI'ima di perdere magnanimamente la vita, fra le battaglie della libertà. Un grave pregiudizio, egli disse, è invalso fra molti; quello, cioè, che le attuali divisioni statuali siano appoggiate sopra l'indole e' la tradizione nazionale. Nessuno dei governi esistenti è nazionale, e fu mai nazionale in Italia. La tradizione italiana; e per tale noi riguardiamo l' istoria del tempo in cui l'Italia fu gloriosa e libera; è, o unitaria nei tempi romani, o t( 185 municipale nel medÌo-evo. Q\telIr che' colfa· Eraùizione volessero appoggiare il frazionamento, non potrebOO:ro logicamente intenderla 'n' all'l'o sen,O' che nel munici]lale. La tradizione non ci' dà, nè lo- Stato di Sardegna, Dè la Toscana, nè le <Tue' Sieilie; c molto meno l'alta !t'alia; ci da Sicilia, Firenze', Genava, Pisa cce. ~fa chi vorrebbe, att(}t'niati come siamo- da forli e compalte' nazioni che' tendono a schiacciarci sotto il 101'0 peso , dividere in mille braui l'Italia? Però, "olendo cOOl'di-. Dare la conslituzione' presente colla tradizione del paesO', non resta che a riunire la tradizione unitur.Ìa romana,. e la municipale'. Da cii> risulta l'unità nazionale, stabilita Sll hasi di larghe lihel,tà municipali" (1). D'altronde, come potrebbero l'i negare la, solidarietà. italiana quei publicisti che, primi, e più efficacemente, la pi'opugnarono nei dì del cimento? Se essi pretendono che ciascuno delIr stati attuali deliba rimanerc jloEticamente autonomo e padrone di sè, sono costretti ad ammettere che' quanùo, ad esempio, la Romagna sia insurta, ed' abbia proclamato' la repuLlica sociale, possa la limitrofa Toscana restarsene tl'anr[Ililla a gedere placidamenle' le austriache leggi ùel suo granduca; sono costretti a riconoscere che la Liguria e la Sicilia non sono padrone di ordinarsi a ,democrazia, né di riunirsi alla rimanente Italia, finchè piaccia ai lazzaroni di Napoli di acclamare' al eorbone; od ai fede I< di Torino di persisteI'e nella loro devozione alla dinastia, onde sono da, secoli governati. (i) V. ScnUi a-i GOFFREDO i\IAlU ELT, Genova, 1850j' !l. 2iB'~ Questo vogliono" forse, i fautori della fed'erazione? Quando ciò fosse, resterebbe a discuterO' se tale promis.cuo ordinamento sia ancora possibile per l'avvenire, coi tanti progressi matC'riali e morali che hanno scambiate tutte le c(}Ildizioni, anche fisiche e geografiche, dal medio-evo in poi; se fia possibile che la forza d' espansione, inerente alle vere republiche, non abbia a trovarsi in tl'OppO aperta collisione coll' istinto di difesa, anzi col diritta di conservazione, si naturale anco nella monarchia. Si, questo sarebhe a discutere. Però, una volta d'ata (e non concessa) siffatta possibilità, la questione potrebbe essel'e risolla. Nel nostro paese, d'una sola lingua, cl' una sola OI'iglne, e d'una sola fede, avremo molti, e diversi, stati : il che offenderebbe, forse, il sentimento politicO'; ma la logica sal'ebbe salva. 1n tal caso, le divisioni della penisola, tanto lamentate, resterebbero ([Ilali sarro; e BOn s'avrebbe più a discorrere, llè d'uniti!, nè di federazione. Ma nessun federalista ha mai mostrato sill)ili pretensioni. Ed, in ogni, caso cOllle pOlrebbe aspettat'si, per un supposto, che il re ]ll'esenle, o futuro, del Piemonte scenda in campo a combatte l'C" i nemici monarchici della "epublica Lombal'do-V'eneta, quando questi nemici siano i suoi più trdi alleati? Come esigere che la republica romana accorra in sostegno del presente, o del futuro, monarca di Napoli, quando questi venga insidiato da un popolo a lei amioo, per communanza di principi i e di senLimenti GJ La lega, e la federazione, richiedono. conformità di interessi tra i confederati, da discutersi in un Congresso- 187 186 o Dieta. Ma tra republica e monarchia, tra un paese soggetto a despotismo ed altro governato a libertà, li interessi più vitali, anzichè conformi, sono radicalmente opposti. Tant'oè "ero che, il primo a parlare di federazione in Italia, quegli che convocò, coll' autorit,ì dcI suo nome, un solenne congresso federativo, quando credeva possibile alleare tuLti i principi della penisola nello scopo eommu~e di far guerra alli austriaci, non tardò a convincersi ·che la confederazione era inetTettuabile, non appena alcuni tra li stati italiani ebbero proclamato la repubUca. Per il che, posto per un momento in disparte il pensiero della guerra dell'indipendenza, cOllspirò per ri'olgel'e contro i fratelli di Toscana c di Roma, quelle armi che erauo dal Piemonte .ordinate aUa guerra contro li stranieri, accampati in Lombandia. E ciò., malgrado che i giovani republicani, di quelle due provincie, protestassero di voler pos.porre ogni altra preoccupazione, a quella suprema di far accorrere le loro schiere sotto la bandiera del re piemontese. Per supporre possibile la federazione, bisogna, dunque, supporre, del pari, d'aver l' !talia già tutta mouarchiea, o tulta republicana. E poicM finora si è discorso della federazione republicaoa, facciasi, a complem&nto, anche q.ualelle parola intorno alla federazione prjncipesca. Ch' io mi sappia, nessuno ha tentato, per anco, in Italia, di propugnare il concetto della federazione monarehiea, più calorosamente della C"oce di Savoja, giorllale fondatosi a Torino, nel 1StiO, da alcuni valenti • siciliani (f); ed io, fin ,l'allora, mi sono ingegnato di confutare pacatamente si fratta dottrina, valendomi di un altro pel'iodico. l pI'ofessori che, a quel tempo, compilavano la Croce, pur dichiarando di aver fede in un avvenire di liberta , né difficile, nè lontano" mostral'ono credere che, rineg:-lta ogni idea di fusione e di guerra di popoli, non vi sia altra possibilità di salute per la patt'ia nostra, se non nelle • constituzioni monarchiche " e nella , federazione completa '; ossia nella letterale ripetizione della politica giobertiana. Ma, quando non bastassero i sanguinosi disinganni dell'esperienza, a mostrarnc la fallacia; a me sembra che sia sufficiente la logica, a scoprirne l' assurdità. Vuolsi la federazione completa? Sia pure. Ma di chi, c con chi? Secondo la politica di Gioberti, e quella tli Azeglio, per redimere l' Italia, è indispensabile • una sincera e confidente unione tra principi e principi, e tra principi e popoli, . E quando ciò potesse conseguirsi, sarebbe lecito intrattenersi a discorrere sopra tale dottrina. Ma dicasi, in buona fede, come potrassi oltenere una si fratta unione? Non parliamo dell' accordo tra i principi ed i popoli, mentre quei medesimi scrittori hanno esplicitamente confessato che • lutti li altri principi d'Italia si sono posti nella alternativa disperata, o di s occltmbe7'e, o di "egnare tiranni.; hanno confessato che quei principi «1) È rimarchevole {juesto fatto, che, tra noi , i I)ochi federali· sti republica'ui di qual che nome, sono lombardi; ed i federalisti monal'ch"ci, sono sicili ani. 188 189 ambiscono, « con malvarria e sverO'orrnata "ara» , a v ti., < e formare »1' infelicità e l'esecrazione di millioni di popoli ». Cosi, resta bell' e deciso che l'accordo , tra p"incipi e popoli, è cosa impossibile ad attenersi, anche per i fautori della croce di Savoia. Si parli, dunque, solo dena federazione dei principi t"a 101'0. Or, ci si dica, di grazia, quale mai, fra li amatori di libertà, vorrà augurarsi che i monarchi attuali facciano· tra loro alleanza; mentre è manifesto che le forze cosi congiunte sarebbero l'i volte a danno, non a profitto, della libertà? Tale federazione , strelta senza il consenso dei popoli, non potrebbe'gioyare, certo, che a rendere più formidabile la tirannia dci goyernanti. E poi, quale mai principe italiano pOll'à mettersi in alteanza con l'altro? Non si è, forse , viù visto che tl'a essi non fu possibile, mai, nè federazione, nè unione, né alleanza, nè lega, neppure nei loro tempi ' più belli; e malgrado li sforzi di tanti preclari ingegni? Oltrecchè, come si potrebbe desiderare che il civile governo di Piemonte stringa alleanza, cd amicizia, con quello » di un chiericato' inesorabile nelle sue "endette, di un re senza \'iscere e senza fede, di uno struniero che l'Italia conculca per dominarla, e di un altro che la distrugge per aiutarla », come calorosamente si è espresso il dello giornale? Ed ecco come resti, cosi, un' altra 1'01ta provato che, in Italia, non ci può essere amieizia, alleanz:l, o federazione di sorta, se non t,'a i soli popoli. l 'I"ali , per . 111 m, HO'l riesciranllo mai a farla valere, silTatta aileanza o federazione, senza aver prima rimosso il fiero ~ ostacolo ,lelli eseerati governi, che ora inesorabilmente li conculcano; secondo la risentita frase del siculo federalista. Se non che, con simili ragionamenti, il federalista monarchico si è, senza accorgersi, accostato alli unitarii; e molto più, forse, che non abbia voluto. Con essi, infatii, egli si mostra d'accordo intorno alla necessità di completamente uni,'e l'Italia; CO;1 essi conviene nel . ritenere impossibili li altri principi, col godimento della libertà. Se, per conchiudere questa cO"'l,leta {ederazione, è indispensabile che li altri pl'Ìllcipi perdano il poter loro, chi può supporre che vogliansi sostituire nuovi padroni alli attuali? Non sarebbe, cotesto, il . più assurdo di tutti li spedienti? Posto che sia assolutamente necessario demolire l' cdificio antic.';, varl'ebbe, forse, la pena di avventurarsi a così ardue concitazioni, per edificarne uno nuovo, sulle medesime basi, e sotto li auspicii medesimi? No, ,{uesto non e supponibile. Onde, si può conchiudere che la causa perorata da quel valentuomo, è, a parole, la federazione monarchica; ma, infatiO, è l'unità nazionale; coll' unica differenza che, a conseguirla, ei crede necessaria schierarsi sotto le principesche insegne della Cmee di Sava;'!, piuttosto che sotto altro popola,'e vessillo. Il quale supposto l'iene confermato, eziandio, dalle parole scritte pochi giorni dopo, dal medesimo giornalista, per esprimere il liberale proposito di yoler mostrarsi inesombile giudice della t"iste condotta dei principi italiani, e di aspirare alla loro definitiva cad"ta; a fine di « redere l'Italia smorbata, una volta, da 190 191 principi vendicativi e spergiur'i )I; c, quindi, l'accogliere in uno le sparse membra della nostra n&zione, sotto li auspici i di una dinastia generosa, gagliarda, e fedele a' suoi giuramenti »). Dopo si esplicita protesta, è egli possibile restare in dubio inlorno alla forma polilica propugnala da quello scrittore? Non è egli evidente che, in fatto, egli vuole l' Italia tulla quanta ,,,,ila sollo il governo di casa Savoia? Indarno, dunque, egli ha lentato di rinegare, a l'al'Ole, la sua troppo chiara professione di fede; dieendo non volere già una lLalia, nemmanco quando fosse presieduta da « una dinastia generosa e gagliarda»; ma varie Ilalie, cui siena 'preposti i vm'ii principi della slirpe suddetta, lodat'no ha soggiunto che la federazione ll'a questi diversi principi l'all'ebbe essere benissimo anche « non confidente e non sincera, purchè legale, e vincolata alla stabilità delle forme " Indarno disse che la federazione reslerebbe conchiusa , non !l'a popoli c popoli, non Ira principi e principi, ma tra governi e governi n j quasi che si potesse dare governo senza principe:, e senza popolo. E, per quali ragioni, i devoti della C.'oce di Savoia mostrano, a panile, di non volere l'unità pall'ia, a nessun patto; e neppure quand' essa fosse conquistala per virtù di un loro prìncipe? - Le ragioni non sono nuove; ed ebbero già, da molte parti, e da molto tempo, conveniente risposta, Quesla nostra terra, essi dicono, i cui popoli hanno pure, una medesima lingua, la religione medesima, I( e la medesima somma dell' istoria », non potrà mai fOI'mare, come le allre lutte, una sola nazioue, pereh;, , nell' Italia sono sparse città piene di tauta gloria quanla ne può avere un' eslesissimo Siato; città naie e cresciute nella propl'ia indipendenza >, E sIa bene, Ma chi mai disse che i fautori dell'unità nazionale intendano di ,togliere di mezzo la COlllmune e la provincia )I, o di menomarne la loro importanza, o l' indipendente loro libertà? Abbiano pUI'e le singole provincie, anzi i singoli communi, quella indipendenza di azione che è indispensabile alla popolare libertà, al crescenle progresso, e<l alla prospel'itù universale; quella indipendenza di azione che forma il vOlo di tulti i patrio li , unitarii o federalisti, che dire si vogliano. Ma che una sia, almeno, la milizia; una la diplomazia, Se no, saremo sempre discordi e divisi ; e, quindi, deboli e schiavi, Se no, vedremo sempre l'ipetersi il triste fatto dell'ultima guerra, in cui "'la era la causa, e molteplici i eondottiCl'i; e, quindi, sarà sempre inevitabile la sconulla. Se no, dopo la sconfitta, vedremo sempre l'ipelersi il miscrando spellacolo on'erto dalla diplomazia italiana, al tempo della famosa mediazione: al cui bugial'do e puel'ile congresso erano accorsi tanti diversi rappresentanti, dalle diverse pal,ti d'Italia, pel' far valere tante diverse ragioni, ed imploral'e tanti diversi modi di aiuto, Che cosa avrauno detto, di noi allri italiani, li stl'anieri ci'e, in quella occasione, hanno udito Ì'I mp,5SO partito da Torino contradire e disdire quello partito da Milano; e l'ilivialo di Firenze perorare in senso Illll' altro da ,[uello ,li Venezia e di Roma? \92 I medesimi scrittori , con molto corredo di dottrina, ·h anuo saputo provarci che tutto l'avvenire dell' Italia e dell' EUl'Opa, si riduce, in fin dei conti, ad una ,!ue. stio ne di finanza e di economia, Ed anche sotto questo punto di vista, come non hanno essi saputo scorgere lo sterminato risparmio che potrà fare l' Italia coll' unificare lo milizia, e la rappresentanza diplomatica, e la popolare? Tutto questo va bene, replicano essi: ma la colpa 110n è nostra se, per una faLale, o pl'ovidenziale, condanna, l' Italia debbe rimanere in eterno divisa, come fu condannata ad esserlo fin qui, E sarà questa una buona ragione? Quante cose non si vedono effettuarsi ai teml,i nostri, che non furono mai? (t) Se all' unità d' Italia posero mente, e indarno, Il grandissimi papi », ed i più u strenui imperatori » ~ come voi dite , perché oserete pregiudicare li arcani cas i del futuro, e confiscare l'avvenire a pro dei vostri giudicii, per sostenere che, del pari, nessuno vi l ,I) Anche il GIOIA ba risposto a queSltl spcciosa abbiezione, nell'opuscolo : Quale tIei govet'n i libo'i meylio con'Venga all' ltalia. _ ( Trenta secoli al più (egli disse) formando il dominio dell' istoria, un pi ccolo n umero di dinastie , tre o quattro popoli iamosi per le loro conquiste., essendo li unici materiali che essa ci presenta, egli è un eccesso d'ardimento volere, con sì scarse cognizioni , fissare i termini del possibile e del probabile, e decidere fr'lD ca mente che al di là non havvi che impossibilità e chimere, usa ndo della logica di quei popoli che, nelle " loro carte "seografiche, meltono al di là dei paesi che essi conos cono , terre inabitabili, sabbie, .e Mserti )l , 195 ,';esc;,'ù? Lo sappiamo bene anche noi, che non cl'a dato nè ai papi, nè alli impel'atori, per streOlli e per grandi che fossel'o, di crcare la patria nostra a nazi~nc, nè dOlada di libertà, Ma perchè non potra credersi, ora, che alla grande missione sia destinato il vero soVI'ano, il vero pontefice dell' aVI'enire, il popolo? Non l'icordano i signori della Oroce eli Savoia che, mentre la vaI';a diplomazia dei molteplici principi italiani compiel'a, e durante, e dopo, la guerra dell' indipendenza, i falti testè deplorati, non ricordano essi, io dico, come tutto il popolo d'Italia sia accorso, dali i estremi punti della penisola, ,ui campi di Lombardia, per confundere in uno irloro sangue, e cementare, con esso, il grande edificio dell' unità nazionale? La regia diplomazia ha ben cer- , cato, nel t848, di disgiungere le sorti dei Lombardi da quella dei Veneti, con una seconda edizione del Il'a llato di Campoformio, Ma i popoli di quelle due provincie SUl'scro, sdegnosi ed unanimi , a protestare che preferivano subire di nuovo, e per un tempo indeterminato, il dolore e l' ignominia del giogo austriaco, piutlosto che godere della più lauta libertà, disgiunti dai loro compatrioti, Ed anche due anni di poi, neI18~O , quando la diplomazia imperiale, fedele alle sue tradizioni ed a' suoi interessi, tentava dividere i Lombardi dai "eneti, mettendo nel programma della comedia constiluzionale, che allora sembra,'a tuttavia rassegnata a rappresentare, il progetto di due distinti parlamenti, non abbiamo noi visto i poveri Yeneli reclamare conlt'o questo atto di segregazione, dichiar&ndo che, al principio dell' unità, essi avrebbero volonterosi sacrificato 43 194 195 Molle l'ultima risorsa ' che dal gOl'ern(} austriaco potessero aspettarsi? Pur troppo, l' istoria d'Italia è tutta piena di astii municipali, di lolte intestine, di guerrc sterminatrici, tÌ'a città e città; ed i sublimi fatti di fratellanza compiutisi nélli ultimi anni, sono senza esempio. Ma perché YDI'remo rinunciare persino alla speranza che questo popolo, il quale seppe ora per la prima volta c(}Illpirli., non possa riesci re , col tempo, anche alla sua libera u nificazionc? Per il che, non deve fare merav iglia, se il giornale di Torino, dopo ayere faticosamente coslrutto un tortuoso edificio di argomentazioni politiche cd istoriche, col proposito di confutare li 'unita.'ii, abbia finito cat mettersi, senza avvedersene, perfettamente d'accordo. Li uni, infatti, dopo avere esplicitamente riconosciuta la necessità di lasciare alle provincie ed ai communi ogni più lata libertà ed indìpendenza d'azione, proclamarono indispensabile « che u"o sia almeno il parlamento nazionale, una la diplomazia, una la milizia » (I). E li altri, del pari, convennero che « tulla l'Italia deve avere nazionale esercito, possente da cacciarsi li stranieri e da guardarsi gelosamente la ricuperata indipendenza; deve avere nazionale pa'rlamento, che snlli interessi comlll"ni delibercrà; ed unica rappresentanza, come una nazione, presso le altre nazioni • (2). Si possono trovare ragioni più letteralmente conformi? ( ,I) V. L' llaha del ~ 8 60, N. 0125. ('1) Y. Cf'QCe di S~1Joja] 4850] N. 2~. Il, ~n . Resta, dunque, provato il mio assunto: che, cioè, eziandio i federalisti monarchici, finiscono col mostrarsi d'accordo colli unitarii; come abbiam yisto accadere ai federalisti repllblicani, A sì poca cosa si ridnce la tanto ostentata differenza fra i due partiti! Non posso lasciare questo argomento senza esprimere la meraviglia che pl'OVO nel vedere come, da tanti anni, si stia questionando in Italia di unità e di federazione, senza che alcuno delli opposti scrittori abbia mostrato far caso delle ragioni addutte, mezzo secolo fa , da ~[elchiorre Gioja; il quale scrisse un libro apposito sul gl'ave tema, e mostrò di saperlo svolgere da tutti i lati, con quella copiosa eloquenza che gli era copsueta .. EjlpUre mi sembra che, trattandosi di un autore di tanta fama, av.'ebbero dovuto lener conto, i dispntanti , delle opinioni da lui si fervidamente propugnate; li uni per avvalDl'are, con esse, la propria dottrina; li altri per poter credere, in coscienza, d'avere più completamente cO!lfutati li avversarii. Invece, il libro di Gioja venne lasciato in tanta dimenticanza, che più d'una volta m'accadde dì vedel'lo citato quasi fosse un campione dei federalisti; mentre egli è uno dei più ardenti · fantori della republica una ed indivisi bile. E ciò senza che alli unitari i sia venuto in mente, per a~10re di verità, e nel 101'0 medesimo interesse, di rettificare l' enorme st.'afalcione. Credo, dunque, che valga il prezzo dell' opera, di compendiare qui brevemente le ' molte pagine scritte dàll' illustre statista, in favore deU' unità nazionale, 196 Dopo avel'e argutamente esposto i gravi danni elle verrebbero all' Italia, quando fosse constituita in tante ~epubliche indipendenti, ed anche in republiche conredeI'atc, esortò il Gioja la patria sua • ad unirsi in una sola republic. indivisi bile D. La natura del territOl'io italiano, cfli disse, le cui parti, avvicinate tra lo~o, non sono disgLUnte da alcun natmalc ostacolo: la rICchezza delle città situate nel continente; la pericolosa posizione di altre sulle frontiere; la moltitudine dei porti, e la capacità dei seni, che ci rendono acccssihil i da tutIC parti alli invasori; l'impotenza dei singol i stati a l'esistere soli alla forza nemica; l' esperienza del passato, che ricorda all' Italia come, divisa, fu conquistata sempre; la necessità di rendere florida la nOSlra mal'ina, ora caduta si io basso; il commercio, ora al'reslato dai mille ostacoli fl'apposti dalle tante dogane; li slessi mali, le slesse speranze, i timori medesimi , tutte, insomma, le considerazioni, fisiche, morali e 1'0liliche , ci invitano ad uni"ci colta massima possibile . strettezza, in una sola repubUca indivisibile. La natura Ila sparso intorno a noi tutti i germi della prosperità e della grandezza. Ora io dico (è sempre il Gioja che pada) che questi gel'mi ·non possono svolgersi che all'ombra di una republica indivisi bile. L'anima delle arli, è la libertà. Per agevolare l'influsso della libertà, conviene abballere li ostacoli che la natura vi oppone ; conviene arrestare torrenti, spezzare montagne, costrurre strade ' sollevar barriere, gettar vagli d'oro in un angolo di terra per andare a l'accoglierlo alla lontana foce di qualche fiume, od in seno di qualche monte; convien . 191 fa lÌcal'e pcr le generazioni ,'entlll'e, senza lusing~ di subito guadagno. A semplificare i traffici, a scemare li errori dell' ignoranza e della mala fede, eonvien slabilire ur.iformità di monete, di pesi, e misul·e. Si, l'cl' trarre il massimo possibile vantaggio dalla nostra posizione; dal nostro territorio, dalla nostra industria , €onvien slabilirc una sola republica indivisi bile. A tanto hanno pl'oveduto i nostri gloriosi avi , quando decretarono che, dali' Alpi all' estrema Calabria, tutti (OSSC I'O considerati ciUadini di Roma . E da ciò trasse la republìca il suo più grande splendore. Se il nome romano lasse stalo circoscritlo ai nati,'i di Roma , esso non avrebbe, certo, conseguito fama sì sterminata. lmperneché fu l'Apulia, e fu Mantova, che diedero i due più grandi poeti: Orazio e Virgilio. Fu a Padova che nacl[Ue l' istorico, che trasìnisc alla posteri là la maestosa narrazione de' suoi trionfi: Tito Livio. I Catoni érano venuti da Tuscolo'; 'Cicerone e Mario da Arpino. Ecco qnali sono i vantaggi dell' unità. Non è a negarsi che, ora, li usi cd i costumi nostri, non sono conformi. Ma quando sulle provincie e sulle capitali, sulle città c sulle campagne, estenderassi la stessa legislazione, tale uniformità communicherassi anche alle idee ed ai sentimenti. Le limitate e timorose affezioni, che tenevano disgiunti i vari i stati d'Italia, cambiate in salde . e generose affezioni, cancelleranno quelle differenze che sparsero i despoti sui nostri volti, e non si vedrà più che una sol' aria di famiglia: la fierezza della libertà, ed il sorriso della virtù. Le glorie di un paese, diverranno, così, prezioso retaggio di tutta la nazione ; 199 Dopo 'ciii, parmi che non sia temerario il conchiudere che il core delli italiani è per l'unità nazionale. Però, a volerla raggiunge.'e prima della libertà, è opera manifestamente assurda e impossibile. Non sarebbe , dunque, assai meglio, che dessero tregua le ardenti polemiche sulla intempestiva questione; massime dopo aver visto che i dissidenti, anzicchè conciliarsi colla amichevole discussione, più ciarle fanno, e più trovano esca a nuovi dissidii' ed a nuovi scandali? 198 tutti si vedranno accorrere lietamente a vendicare i diritti di ogni singola città. Allora, ma allora solo, l'Italia, strettamente unita dalle stesse leggi, abbellita dalle arti, illustrata dalle scienze, ammirata pel va-lore, potrà comparire col nome di nazione, e prendere, llel consorzio delle genti, qucl posto onorevole che le si compete ('l ). • Riepilogando, dunquc, i vantaggi che ridondano dall'unità, possono ridursi ai seguenti: 1.0 centuplicata forza, e dignità: - 2.° un' immensa quantità di veri 'scientifici e di ntili sociali; i qnali indarno si cercano dove non è nn solo e grande centro; mentre certi studii, certi esperimenti, certi maravigliosi trovati delle scienze, non ponno aver luogo senza il concorso di grandi forze, affiuenti ad nn centro commune: - 5.° affratellamento ed ammaestramento reciproco tra i cittadini delle diverse provincie; e sviluppo dello spirito di solidarietà tra tutti i membri del corpo nazionale: - 4.° incalcolabile economia d'impieghi, grandi e piccoli; da cui la possibilità di alleviare il peso, ormai intolerando, delle imposte, e la facoltà di spendere i denari della nazione in più utili e più nobili scopi (2). CI) V. Quale dei gov(rni meglio cOllVt.'nga aLL' lialia, 1)3Ssim . (2) V. Due pa1'ole s ulla Con(edcl'azw7le de,lI'unitar io E. Rossr: - e l'ltalia dopo il Col1JO di Stalo, del federalista G. Ferrari , il \1. 43. Anche il filosofo Condorcel, che morì vittima dell e 113 5. sioni rivoluzion31' ie, nel n94, volle dimostr3 rc i v31Hagg i dell'unit à nazionale colla centralizzazione di Parigi. Bisogna convenire, però, che, tra li autori frances i, 'le n' ha • talUlli, come ho dello sin da principio, i quali esaltano i beneficii dell'unita in casa loro, ma non la vorrebbero in casa nostra. E valga per tulti l'esempio di A. Comte, 1'illustre filosl)fo e male· mati co che si fece gran sacerdote della nuova religione del POSITIVISMO. Scrivendo .:d un suo amico italiano, egli così si espl'es· se: - cc Quant il l'ltalie, la jlriut ipale vue de la politique recom· mandec par vos meneurs O1etaphy siques, consiste da ns la vain e poursuite d'une unHé, non moin s funeste que chimerique, à la quelle vos .gouvernements al/t gl'(wdemcnl ra~$an de s'oppascI', comme aussi cootraire à l'ensemble da passé ilalien, qu'aux be· soins generaux de la régéneralion occidentale. Vous ne deve7. désider que l'unité spiritueUe, vers la quelle tout" tend aujourd'hui; celle qui résulte de la communaulé des opinions , des mreurs , de l'educatioll universelle. Quant à la centralisation politique, ell e ne ful indispen sable qu'èn France, (l'après l'inilialive que fiOU S était réservée, et OÙ nous avion s besoin d'une forte· consistance natio naie, capable de resister aux coalitions rétrogrades. Mais , partout ailleurs , celle unité deviendrait une entrave à la régénération, au lieu de la secooder, co ùétournant d'accepter sponta· nément la présidence morale du type français. Quand la société spirituelle est entin con stituée, la société temporelle - dait se dé· c:omposer beaucouPJ jusqu'à ce que les états deviennent de sim· plcs cités, :lccompagllées seulement des campagnes, qui s'y subor-, 201 200 l'Direbbero ricorda.'e le aspirazioni clic emergono sponlanee dalle viscere dcI eopolo, per bocca de' suoi poeli. Tutta quanta la nostra poesia politica è un voto perenne l'CI' l'unità nazionale; sia quella del gioYÌne lirico, o del salirico provetto; dell' inspirato republicano, o del seutcnzioso monarchico; sia dessa dcll'apostolo Mameli, o del patriarca Alessandro Manzoni. l'iè hassi a temere che la causa dell' unIta l'OS;i\" scapitarne, per tale silenzio; chè, in suo soccorso, ha troppo poderosi ausiliarii: il vapore e l'elettrico. l quali non s'arresteranno, certo, nella loro gigantesca impresa di unitaria trasformazione, per i litigi di pochi individui. Credo averlo detto ahTc yolte. Se i liberali, di -ogni opinione, unanimi si decidessero a non immischiarsi più oltre nell' arduo tema, lasciando che il progresso compia per sé solo il còmpito suo, dopo pochi luslri noi troveremmo, non solo l' Italia, ma l'Europa, ordinate unital'iamente, nel senso che noi intendiamo. E ciò, per opera dci despoti medesimi; i quali, quando peggio imperversano a loro talento, meglio concorrono al più sollecito trionfo della libertù e dell' unità. A tutti una patria l'Italia sorride: Più fillme, né colle, fra noi ci divide; Son l'All'c soltanto , son l'onde, il confino Cosi cantò il Mercantini, nel poema dedicato alla memoria di TITO SPERI. E, qualcbe anno prima, Giuseppe Giusti mise in bocca all' Italia medesima, nella Cronaca dello Stivale, questo pietoso lam cnto: Sì, il core delli italiani è l'e.' l' unità. E !]uando non bastassero, a farcene convinti, le ragioni dei filosofi, li argomenti dei politici, c le cifre delIi statisti, si donnent librement. Tou1c :tulre consLilution politiquc est factice eL oppressive.... Les ilalicns devraicnt, dOlle, se féliciter d'èlrc nalurellement placés, eo compensation de Ieur passé, dans une siluatioll plus 1'3pproché de J'état norma l que t005 les autres oc. ci dclIlaux. Au licu dc ccla, leul's sfupldes mellcurs, Ilour sntisfail'c une coullable ardeur de domination politique, Jcur proposent dc sinscr la France, pour se centraliser pal' des errorts qui ne peuvent qu'avorter, mais don L l'essaI' est pourtant funeste ».- Lascio 1ht'C ai lettori j necessarii commenti alle ragioni del Conne. Solo Ii prego il nOli tener conlo delle frasi poco complimentose, onde, per esse, non venga offeso il loro imparziale Siudicio. • E poi, vedete un po': qua son turchino, Là "osso e bianco, e 'Iuassù giallo e nero; Insomma, a' topp~, come un arlecchino . Se volete l'imcttel'mi da\'Yero, Fatemi, con prudenza e con amore, Tullo d' !l·n l,ezzo, e tlltto d'un col m'e . -_-=-=*",,:z=...._ _ ,