REPUBBLICA ITALIANA Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione Dipartimento dei Beni Culturali ed Ambientali e dell’Educazione Permanente Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine Studi, ricerche e attività di archeologia subacquea in Sicilia Palermo 2003 1 Coordinamento Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine Dirigente Responsabile Gaetano Lino Consulente Scientifico Sebastiano Tusa Progetto e realizzazione Unità Operativa II – Scientifica Dirigente Responsabile Alessandra Nobili Si ringraziano Unità Operativa I – Affari Generali e Personale Dirigente Responsabile Maria Concetta dell’Aira Unità Operativa III – Tecnica Dirigente Responsabile Stefano Zangara Testi Sebastiano Tusa, Gaetano Lino, Stefano Zangara Fotografie e disegni Archivio S.C.R.A.S. Hanno collaborato alla redazione Floriana Agneto, Francesco Balistreri, Vito Carlo Curaci, Salvo Emma, Alessandro Urbano Abstracts inglese/francese Floriana Agneto A cura di Alessandra Nobili ___________________ Il contenuto del presente lavoro è frutto degli apporti resi nel tempo, in relazione alle specifiche professionalità, da tutti i componenti del Servizio Lo staff del Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine 2 Il Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine della Regione Siciliana Il Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine (S.C.R.A.S.) dell'Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Siciliana, Dipartimento dei Beni Culturali ed Ambientali e dell’Educazione Permanente, è la naturale evoluzione del Gruppo d'Indagine Archeologica Subacquea Sicilia (G.I.A.S.S.), istituito nell’anno 1999 su impulso dell'Archeologo Sebastiano Tusa. Il Servizio, costituito da operatori subacquei, archeologi, ingegneri, architetti, geologi, ricercatori bibliografici, geometri, fotografi, informatici e disegnatori, nonché da un gruppo che cura la gestione amministrativa, ha come compiti istituzionali la ricerca, la valorizzazione e la tutela – in collaborazione con le Soprintendenze e le Forze dell'Ordine – del patrimonio archeologico sommerso regionale. La struttura, già nella sua fase formativa, ha operato con successo effettuando numerose campagne di ricognizione, documentazione e rilievo nonché recupero di reperti di epoche varie. Oggi lo S.C.R.A.S. opera nei nuovi locali dell'Addaura a Palermo - Lungomare Cristoforo Colombo, in una moderna struttura attrezzata per la progettazione, per le ricerche subacquee e per la documentazione grafica, fotografica e video. Da tempo si sono instaurate collaborazioni con vari enti ed associazioni al fine di promuovere la ricerca archeologica subacquea e, più in generale, la divulgazione della stessa. Operazioni di rilievo subacqueo – Acque antistanti il lido di Marausa (TP) 3 Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine STAFF Dirigente del Servizio: Gaetano Lino Consulente scientifico: Sebastiano Tusa Unità Operativa I Affari Generali, personale, ragioneria, contabilità, consegnatario, CED, Biblioteca, Nucleo subacqueo M.Concetta Dell'Aira - Dirigente Responsabile Domenico Presti Salvatore Patti Fabrizio Sgroi Salvo Emma Massimo Licciardello Francesco Balistreri Domenico Ingrassia Gaetano Aleccia Giuliana Dragotta Midulla Unità Operativa II Ricerca e documentazione archeologica, ricerca storica e d'archivio, archeometrica e geomorfologica, progettazione e direzione lavori, pubblicazioni e divulgazioni Alessandra Nobili - Dirigente Responsabile Floriana Agneto Pietro Selvaggio Roberto La Rocca Ignazia Torretta Unità Operativa III Progettazione e direzione dei lavori, documentazione grafica, tecnica, video e fotografica Stefano Zangara - Dirigente Responsabile Alessandro Urbano Vito Carlo Curaci Stefano Vinciguerra Nucleo Subacqueo Roberto La Rocca - Responsabile Floriana Agneto Francesco Balistreri Salvo Emma Domenico Ingrassia Massimo Licciardello Gaetano Lino Pietro Selvaggio Fabrizio Sgroi Alessandro Urbano Stefano Vinciguerra Stefano Zangara 4 IL SATIRO DI MAZARA DEL VALLO Statua bronzea recuperata nel Canale di Sicilia 5 Durante una battuta di pesca, un giorno di marzo del 1998, il motopesca mazarese Capitan Ciccio, di proprietà degli armatori Asaro e Scilla, al comando di Francesco Adragna, rinveniva, nel mare tra Pantelleria e l’Africa, una statua bronzea a grandezza naturale rappresentante un Satiro, sulle prime erroneamente definito Eolo. Tale erronea definizione ci riporta a quella che è la caratteristica più rilevante della statua: la magnifica testa attraversata da un ventoso turbinio, impalpabile ma efficace e vigoroso, che ne modella sia le sembianze anatomiche (zigomi, occhi, naso e bocca), sia la sconvolgente chioma. Tra molte polemiche, inevitabili in casi del genere, il Satiro lasciò Mazara e fu affidato alle cure dei restauratori dell’Istituto Centrale del Restauro e di altri specialisti. La statua, subito reinterpretata come Satiro (le orecchie appuntite ed il foro sul fondo schiena per l’inserzione della coda non lasciavano alcun dubbio sulla sua essenza), divenne occasione di vivace dibattito sui vari aspetti inerenti le circostanze del rinvenimento, sull’attribuzione iconografica, cronologica e culturale e sul valore reclamato dagli scopritori. Innanzitutto le percentuali dei costituenti la lega bronzea inquadrano bene il periodo ipotizzato e l’origine del capolavoro. Le notazioni tecniche concordano con quelle stilistiche e sintattiche dell’opera, rendendo agevole ed accettabile l’ipotesi avanzata di un suo inquadramento nel IV secolo a.C. inoltrato (epoca tardo classica). Così come risulterebbe accettabile, per le stesse considerazioni, l’attribuzione della sua manifattura ad ambiente greco (cerchia di Lisippo ?). Quanto detto rende ancor più problematica l’interpretazione delle motivazioni inerenti il luogo di rinvenimento. E’ verosimile che la statua facesse parte del carico di una nave naufragata tra Pantelleria e Capo Bon tra il III ed il II secolo a.C.. E’ noto, infatti, come dimostra anche il relitto di Madhia, nell’antistante costa nord-africana, che nell’antichità era fiorente il commercio antiquario funzionale a soddisfare le esigenze “arredative” delle ricche dimore di epoca ellenistica e romana. Purtroppo non abbiamo ancora avuto la possibilità, pur avendo da tempo chiesto i necessari dispositivi autorizzativi per il tramite della nostra rappresentanza diplomatiche, di verificare visivamente mediante minisommergibili o indagine a mezzo ROV (veicolo filoguidato con telecamera) se effettivamente esistano altri “compagni di viaggio” del Satiro. Se il resto del carico esiste, esso si trova ancora a quasi cinquecento metri di profondità e soltanto un progetto di ricerca con metodologie di prospezione d’alto fondale potrà darci l’opportunità di conoscere la “verità”. Ma che il Satiro avesse compagni di viaggio è molto più che un’ipotesi remota poiché attente analisi con sonar a scansione laterale, promosse dall’allora soprintendente di Trapani Rosalia Camerata Scovazzo ed effettuate qualche mese dopo la scoperta nello stesso spazio di mare, diedero l’opportunità di 6 isolare alcuni “target”, cioè “bersagli”, dove lo strumento segnalava la presenza di masse anomale (anche metalliche) la cui pertinenza a resti del carico affondato è tutt’altro che improbabile. Al di là di tante ipotesi avanzate a proposito dell’iconografia di riferimento cui assimilare il nostro esemplare, risulta verosimile che il Satiro si trovasse inserito in un complesso scultoreo costituito da altri Satiri e da Menadi accomunati in una vorticosa ed estatica danza orgiastica tipica del ciclo dionisiaco, come suggerisce la numerosa serie di confronti iconografici, alcuni estremamente puntuali, con rappresentazioni su ornamenti che ritraggono simili personaggi, in analoga danza estatica, accompagnati da altri compagni di rito. Il rinvenimento di questa statua pone ancora una volta alla ribalta il problema della ricerca archeologica subacquea in alto fondale ed in acque internazionali, dove l’intervento non è specificatamente normato, ed è affidato, al momento, alle sole raccomandazioni della convenzione di Montego Bay. E’ per questo motivo che si è chiesto con urgenza da tempo alla nostra rappresentanza diplomatica di adoperarsi per raggiungere con le autorità tunisine un accordo per operare in sinergia nella ricerca nelle acque del Canale di Sicilia, partendo dalla constatazione che trattasi di comune patrimonio culturale mediterraneo e, nel caso specifico, di “competenza” italiana e tunisina. La recente adozione della Convenzione internazionale sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo mondiale da parte della Conferenza Generale dell’UNESCO (2 novembre 2001, ancora in attesa della ratifica da parte dei singoli stati) ci porta ad essere ottimisti poiché attraverso questo strumento si regola giuridicamente una materia finora confusamente trattata e, soprattutto, si colma un vuoto normativo che ha permesso gli indiscriminati saccheggi degli ultimi anni. Grazie a questa convenzione gli stati costieri limitrofi alle acque internazionali hanno legittimità d’intervento e, comunque, devono essere interpellati nel caso di ricerche o scoperte fortuite. Questo trattato dà inoltre l’avvio e l’incoraggiamento ad accordi regionali bilaterali per la programmazione e la gestione delle ricerche in acque extraterritoriali. Per discutere le problematiche tecnico-scientifiche dei ritrovamenti di archeologia subacquea e per contribuire alla diffusione delle proposte della Convenzione internazionale mondiale, unitamente a quella, recentissima, della Convenzione regionale dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo il Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine ha promosso due convegni, tenutisi a Palermo e Siracusa, nel marzo 2001 e nell’aprile 2003. 7 8 IL PROGETTO EGADI Sin dalla più remota preistoria attraverso questo mare transitarono genti ed idee che contribuirono allo sviluppo dell’Europa e dell’Africa. Qui si incanalò il flusso migratorio culturale che portò la Sicilia occidentale ad abbracciare la civiltà feniciopunica. In queste acque si consumò in un sol giorno uno di quegli eventi che decisero la storia del mondo di allora: la battaglia delle Egadi del 10 marzo del 241 a.C., che spianò la strada al dominio romano sul Mediterraneo. E' proprio partendo da questo fondamentale evento che il Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine ha tratto lo spunto per le esplorazioni alle Egadi, consapevole comunque che il grande clamore evocativo di quella battaglia costituiva un indubbio richiamo su questo interessantissimo spazio di Mar Mediterraneo, ma non poteva essere la ricerca delle presunte navi affondate in quella battaglia a costituire l'unico ed il fondamentale motivo di un cospicuo investimento finanziario di ricerca. D’altronde era escluso che ci fosse un vero e proprio "cimitero" di navi pertinenti quella battaglia, sia perché pochi furono i vascelli affondati, sia perché quei pochi si sparsero per un vasto areale di mare. Il lavoro effettuato, denominato Progetto Egadi, oltre ad avere un indubbio obiettivo scientifico, doveva servire a reperire quei dati che consentissero di elaborare il sistema di itinerari e parchi archeologici subacquei per costituire il grande "Parco Archeologico Subacqueo delle Egadi", vero e proprio grande "museo" marittimo che si propone come elemento emblematico per l'intera realtà della Sicilia occidentale. A tal fine si è costruito un gruppo di ricerca multidisciplinare dove accanto all'archeologo stessero subacquei dilettanti e professionisti, fotografi, videoperatori, disegnatori, cartografi, ingegneri, architetti, fisici, oceanografi, economisti ed esperti di marketing dei beni culturali. Si sono rilette le fonti classiche, si è scandagliata la bibliografia specialistica (invero esigua) e si è, soprattutto, cercato di rompere il muro di diffidenza di pescatori, subacquei e gente comune per ottenere dai diretti fruitori dei luoghi utili informazioni per lo scopo. Sono scaturite molteplici notizie su potenziali areali e siti d'interesse archeologico che sono servite per pianificare ed ottimizzare la fase della ricognizione effettiva dei luoghi, eseguita sia strumentalmente, con indagini elettroacustiche, che direttamente mediante immersione umana ricognitiva. Con le immersioni degli operatori subacquei si è riusciti a localizzare alcuni siti archeologici subacquei, o areali di dispersione di materiali, che denotavano indiscutibilmente la presenza o di relitti, o di luoghi di ancoraggio; con le ricognizioni strumentali da mezzo nautico si sono localizzati target che potevano cela- 9 re la presenza di emergenze archeologiche. I siti individuati entro la batimetria di m 40 sono stati ulteriormente analizzati con ripetute ricognizioni effettuate da équipe di subacquei. Alle operazioni interpretative è seguita la fase di documentazione fotografica, video e grafica, con il rilievo del sito georiferito mediante GPS. L'eventuale prelievo di frammenti o oggetti archeologici dal fondo è stato limitato a situazioni di pericolo di depredazione o a necessità di studio diretto dell'oggetto per un inquadramento maggiore delle caratteristiche crono-culturali del sito di pertinenza. Per i siti localizzati al di là della batimetria di m 40 si è provveduto di norma alla loro esplorazione mediante alcuni sistemi ad alta tecnologia quali un veicolo filoguidato del tipo ROV, munito di telecamera per investigare visivamente i fondali, e il Side Scan Sonar, ma ci si è anche avvalsi della collaborazione di subacquei professionisti abilitati a raggiungere profondità più elevate grazie all'uso di miscele gassose per la respirazione. Anche per questi siti, malgrado la loro profondità proibitiva, si è valutata la potenzialità come aree di interesse archeologico, dal momento che anche l'immersione a miscela in profondità è una realtà in espansione che viene praticata a livello In alto - Rilievo 3D delle batimetriche di Cala Minnola - CEOM In basso - Fasi di rilievo di reperti 10 turistico e che avrà nell'immediato futuro grande sviluppo. Le rilevazioni effettuate hanno permesso di avere un quadro esaustivo delle presenze archeologiche subacquee nelle Egadi. I risultati raggiunti indicano che tutta l'area compresa fra il promontorio del Cofano e Marsala riveste carattere di grande importanza scientifica e di notevole attrattiva. Ciò sia per le intrinseche caratteristiche delle emergenze archeologiche subacquee, sia per la complementarietà con il contesto archeologico della costa antistante di grande pregio, sia, infine, perché ci troviamo in un'area di elevatissimo interesse ambientale e paesaggistico. Rilievo 2D delle batimetriche di Cala Minnola – CEOM 11 Individuazione di reperti per la realizzazione di un itinerario archeologico subacqueo – Cala Minnola, Isola di Levanzo (TP) 12 GLI ITINERARI ARCHEOLOGICI SUBACQUEI La moderna archeologia ed una aggiornata museografia impongono la lettura dell’oggetto non soltanto nei suoi caratteri estetici, tipologici e tecnologici, ma anche contestuali, come portatori di valori storici comprensibili nella relatività degli insiemi. Ciò non risponde soltanto ad aggiornati criteri di indagine archeologica, ma anche alle necessità insite nella trasposizione divulgativa di quanto la ricerca va portando alla luce. Di itinerari o aree archeologiche subacquee attrezzate e fruibili al pubblico ve ne sono ancora poche sia in Italia che in campo internazionale. Per la verità molteplici sono i siti archeologici subacquei meta di visita, anche guidata, da parte dei vari diving club locali, ma si tratta di siti non tutelati e, comunque, privi di alcuna segnaletica ed organizzazione didattica e propedeutica alla visita. Non esiste in Italia alcun itinerario archeologico subacqueo attrezzato al di là di quello realizzato dal Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine a Gadir (Pantelleria), dal momento che l’itinerario archeologico subacqueo di Ustica, realizzato nell’ambito della Riserva Marina, deve essere classificato in un ambito tipologico diverso, essendo costituito parzialmente da oggetti recuperati altrove e là posizionati a guisa di museo subacqueo. La realizzazione degli itinerari archeologici subacquei scaturisce da precise impostazioni scientifiche, ma anche dall’analisi di quanto è stato fatto altrove. Illuminante a tal proposito è stata l’esperienza di altre parti del mondo. L’Australia ha una realtà paragonabile a quella mediterranea, ma i periodi e la natura dei reperti sono totalmente diversi rispetto ai nostri; tuttavia la sua insularità, con le dovute diversità dimensionali, la rende simile alla Sicilia poiché tutta la sua storia è stata condizionata dai collegamenti marittimi. Dal 1964 l’Australia ha posto in essere una legislazione che protegge tutti i relitti databili prima del 1900. Tutto questo grande patrimonio di storia è stato studiato, ma anche attrezzato per la pubblica fruizione. A questo scopo le varie istituzioni pubbliche hanno sviluppato progetti di valorizzazione in collaborazione con agenzie private. Mutuando quella esperienza il Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine, insieme con i comuni e gli enti interessati, stanno portando oggi a compimento importanti progetti di itinerari archeologici sottomarini. 13 Itinerario di Cala Gadir a Pantelleria Cala del Gadir possiede tutti i requisiti fondamentali per essere stato uno scalo antico, essendo un ottimo riparo naturale da tutti i venti, escluso il levante. In antico, il mare penetrava per circa 200 metri, rendendo evidentemente ancor più sicuro l'approdo. Luogo di antichi naufragi di navi da carico che trasportavano anfore vinarie, olearie e contenenti pesce essiccato o in salamoia di varia epoca, cultura e provenienza, Di tali relitti sono visibili soprattutto parti del carico consistenti in diversi tipi di anfore e ceramica varia e limitate parti lignee degli scafi. Attraverso la tipologia e la cronologia delle anfore possiamo dedurre che nella zona transitarono numerose imbarcazioni tra il III secolo a.C. ed il II secolo d.C., pertinenti culture d'origine diversa. Riscontriamo, infatti, anfore che provenivano dalla Magna Grecia (del tipo greco-italico), da vari porti romani della penisola (del tipo Dressel IA, IB, IC, 2-4) e da ambiente punico nord-africano. L'itinerario di Cala del Gadir è stato realizzato dal Servizio Coordinamento Ricerche Archeologiche Sottomarine e dall'archeologo Marco Chioffi, con la collaborazione del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico e del Nucleo Sommozzatori di Messina dell'Arma dei Carabinieri, del Comune di Pantelleria e dei Diving club di Pantelleria. Può essere visitato contattando i Diving club locali: Dive X - Eduardo Famularo; Big Khauna - Francesco Spaggiari, Flaviano Gorreri; Centro Immersioni Pantelleria - Maria Ghelia; Green Divers - Antonello d'Aietti; Acquasub Diving. Sull’itinerario è stato realizzato un opuscolo-guida, su supporto impermeabile, come ausilio didattico alla visita subacquea. In alto - Opuscolo illustrativo per la visita all’itinerario archeologico subacqueo 14 In alto - Tabella illustrativa del percorso archeologico subacqueo (foto dei reperti Marco Chioffi) In basso - Cala Gadir 15 Itinerario di Punta Li Marsi A - Pantelleria Fin dall’antichità il sito doveva essere frequentato come luogo di ancoraggio e di riparo dai venti, così come suggerisce la presenza di numerose ancore di varia epoca. Lungo il percorso, su fondo roccioso misto a sabbia, si incontrano ancore litiche di forma triangolare, quadrangolare, ovoidale, con fori centrali e distali, alcune delle quali presumibilmente di epoca medievale, e un lingotto plumbeo bifido incastrato tra le rocce. Continuando la discesa si attraversa una larga zona di grandi massi emergenti dal fondo sabbioso, tra i quali si rilevano un ceppo d’ancora romana plumbea concrezionata insieme ad una pancia d’anfora, un paio di colli d’anfora biansati nascosti in una spaccatura, alcuni elementi di una fistola plumbea (pompa di sentina) verosimilmente romana. Poco distante, una piccola ancora in ferro di tipo medievale ed un ceppo d’ancora incastrato sotto una roccia. L’immersione si va poi a concludere sul fondo con una grande ancora moderna, nei pressi di un roccione cui si appoggia in posizione stante una grossa ancora litica ovoidale con foro distale. In alto - Disegno dell’itinerario archeologico subacqueo In basso - Ancora in piombo 16 Itinerario di Punta Li Marsi B - Pantelleria Anche questo secondo percorso è monotematico perché costituito da ancore di vario tipo, antiche e moderne, e va ad integrare il primo percorso poco distante. Su fondo roccioso misto a sabbia si raggiunge, attraverso un canalone, un’ancora litica trapezoidale a tre fori. Alla fine dello stesso, la prima concentrazione di reperti: una piccola ancora moderna in ferro, un’ancora litica di forma indefinita che presenta 2 profondi solchi di imbracatura, un’ancora moderna tipo Hall con catena, un’ancora litica rettangolare con 3 profondi solchi di imbracatura. Queste grosse pietre appena sbozzate, verosimilmente utilizzate come trebbie nel lavoro dei campi, furono reimpiegate come zavorra e/o ancore rudimentali. Continuando a scendere, si rileva un’ancora moderna in ferro a quattro marre ricurve, un’altra ancora litica di forma indefinita con 2 solchi di imbracatura, nonché un collo d’anfora a due anse e due ancore moderne in ferro tipo ammiragliato di grande dimensione che attirano l’attenzione, pur essendo seminascoste dalle posidonie. In alto - Disegno dell’itinerario archeologico subacqueo In basso - Ancora litica 17 Itinerario di Punta Tre Pietre a Pantelleria Anche questo percorso - come i due precedenti di Punta Li Marsi - è monotematico perché costituito esclusivamente da ancore di varia forma e dimensione, e va ad integrare i percorsi già descritti. Il percorso ha inizio ad una profondità di 26 metri, su fondo roccioso misto a sabbia, su cui si trovano ancore litiche ovoidali, quadrangolari, rettangolari e a forma irregolare, con fori centrali, distali e a tre fori. Queste ancore in pietra appena sbozzata, dai contorni irregolari, sono meno rifinite di quelle solitamente rinvenute a Pantelleria e non sembrano essere realizzate in pietra locale. La presenza di così numerosi reperti concentrati in poco spazio suggerisce l’ipotesi di un antico luogo d’ancoraggio al riparo dal vento di scirocco. In alto - Disegno del percorso archeologico subacqueo In basso - Ancora litica a tre fori 18 Itinerario di Cala Spalmatore a Marettimo Nella zona A della riserva marina dell'isola di Marettimo, a Cala Spalmatore, poco a nord di Punta Libeccio, è stato individuato il relitto di una nave del '600. Nel vasto areale interessato, a circa 100 metri dalla costa e a una profondità di 15 metri, sono visibili 8 cannoni di diverse dimensioni e caratteristiche, svariate palle e, nelle vicinanze del sito, un'ancora del tipo "ammiragliato". La disomogeneità delle bocche da fuoco fa supporre che si tratti di un relitto di un’imbarcazione pirata. Il fondale è costituito da roccia calcarea, con stratificazione pianparallela con andamento Est-Ovest, alternata da banchi sabbiosi. Il sito è stato individuato come idoneo alla costituzione di un itinerario di archeologia subacquea. Il progetto è in fase di approvazione. In alto - Cala Spalmatore In basso - Cannone in ferro 19 Itinerario di Capo Grosso a Levanzo A nord di Capo Grosso è stato individuato il luogo d'ancoraggio delle navi romane che, nel 241 a.C., affrontarono la flotta cartaginese proveniente da Marettimo e diretta verso Erice per approvvigionare le guarnigioni cartaginesi assediate. In questo spazio di mare che si trova proprio a ridosso dell'estremità più settentrionale di Levanzo i fondali sono rocciosi e digradanti verso Nord, con una profondità che varia dai 20 ai 28 metri. Adagiati al fondo si trovano numerosi ceppi d'ancora in piombo. Ciò che oggi è visibile è soltanto una minima parte del numero più cospicuo di reperti che fino a qualche anno fa si poteva trovare in situ e che da tempo è stato oggetto di depredazioni. L’importanza storica dei reperti e i suggestivi effetti scenografici del sito hanno creato i presupposti per la costituzione di un itinerario archeologico subacqueo, oggi in fase di realizzazione. In alto - Ceppo d’ancora in piombo In basso - Capo Grosso 20 Itinerario di Cala Minnola a Levanzo e progetto di telecontrollo A sud-est dell'isola di Levanzo, alle batimetriche comprese tra i 15 e i 20 metri, si nota la presenza di un fondale roccioso con colonie di posidonia, nei pressi di una repentina caduta che verso nord raggiunge un fondale sabbioso a circa 30 metri di profondità. In questo sito è stata individuata da alcuni decenni un'abbondante concentrazione di reperti: anfore greco-italiche, romane tipo Dressel I, un'ancora litica trapezoidale e un ceppo d'ancora in piombo di tipo ellenistico-romano di notevoli dimensioni. Per questo sito, per il quale è in fase di realizzazione un itinerario archeologico subacqueo, è stato redatto inoltre un progetto di scavo, musealizzazione in situ e telecontrollo che mira ad un’ampia possibilità di fruizione. L’operazione costituisce il completamento dell’attività di ricerca già avviata da qualche anno e comporterà la musealizzazione in situ del relitto, consentendo, tra l’altro, mediante il telecontrollo, di vedere in diretta dal museo le immagini del fondale su un grande schermo. Si tratta del primo vero esempio di intero relitto visibile a distanza e da strutture museali, nella sua giacitura primaria. Il sito potrà essere individuato anche dalla costa, dove sarà realizzata una piattaforma in legno con pannello descrittivo dell’ area archeologica, testi e tavole esplicative. Operazioni di rilievo video-fotografico e grafico 21 In alto - Rilievo grafico dell’area di scavo In basso - Fotomosaico di uno strato 22 LO SCAVO ARCHEOLOGICO DEL RELITTO DI SCAURI NELL’ISOLA DI PANTELLERIA Le conoscenze sull’esistenza di un probabile relitto nella baia di Scauri risalgono ad alcuni anni or sono. In seguito alla segnalazione di un abitante dell’isola, il sig. Piero Ferrandes, in merito alla presenza di cospicue concentrazioni di ceramiche proprio all’ingresso dell’attuale porticciolo di Scauri, il Gruppo d’Indagine Archeologica Subacquea Sicilia (ex GIASS, ora Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Subacquee) organizzò nel 1997 una campagna di ricerche, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani e la Guardia di Finanza, che mise a disposizione, con la solita solerzia e professionalità, mezzi e personale. Quel primo contatto con il sito permise di constatare l’intensa presenza di frammenti ceramici ed anche di alcuni oggetti integri in un’area discretamente estesa quasi al centro dell’imboccatura del porto di Scauri, su un fondale sabbioso compreso tra m 6 e 10 di profondità. Scauri costituisce uno dei tre luoghi più idonei all’approdo dell’intera isola. E’ perfettamente protetto dal vento di Maestrale e da tutti i venti settentrionali; al contrario l’area diventa pericolosissima con i venti di Scirocco. L’inizio degli scavi consentì l’individuazione delle tracce di un vero e proprio relitto. Lo scavo è condotto dal Servizio per i Beni Archeologici della Soprintendenza per i beni Culturali ed Ambientali di Trapani e dal Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine in collaborazione con la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bologna. Una fattiva e concreta collaborazione è stata sempre offerta dal Comune di Pantelleria, dall’Archeoclub d’Italia (sede di Pantelleria) e dalla famiglia Di Fresco, proprietaria di Mursia & Cossyra Hotels. Finora sono state condotte campagne di scavo (1999, 2000, 2001, 2002) finalizzate alla comprensione dell'esatta natura del contesto mediante indagine stratigrafica estensiva. Con lo scavo sono venuti in luce abbondanti ceramiche, anche integre, nonché una ricca varietà di reperti di vario tipo e natura. I reperti recuperati consistono nella quasi totalità in tre tipologie di oggetti: pentole cilindriche a fondo arrotondato e lati convessi con prese ad orecchia, scodelle tronco-coniche con base piatta ed orlo rivoltato e coperchi con presa a disco. In misura molto minore figurano alcune anfore del tipo "late roman" 2 ed africane grandi, alcuni frammenti di piatti in ceramica "sigillata africana D" con decorazione stampigliata a palmette e segmenti paralleli ed alcuni frammenti di lucerne afri- 23 cane con decorazione a palmette. Sono presenti anche numerosissimi frammenti di vasi, bottiglie e bicchieri in vetro. Ai bisogni di bordo sono da attribuire alcune macine piatte con foro centrale in pietra bianca porosa estranea all'isola di Pantelleria e numerosi resti di fauna (soprattutto denti) pertinenti ovicaprini. Tra i reperti particolari è interessante un'epifisi di bovino fortemente levigata, attraversata da incisioni distali e decorata da tre fori simmetrici per lato. L'interpretazione dell'oggetto non è possibile con certezza anche per la mancanza di confronti, tuttavia è probabile che si tratti di un elemento utilizzato per effettuare un gioco (del tipo di quello che si fa con i dadi) o di un amuleto, facente parte del corredo personale da marinaio. Di analoga natura è un anellino d’argento con castone di corniola decorato da freccia incisa ed un vago di collana in vetro verde. Ciò che colpisce è il tipo di sedimento che si incontra scavando e che costituisce il deposito che accoglie i resti del carico. Talvolta una polvere cinerea grigi-nerastra impalpabile, ma pesante e consistente, avvolge i reperti dando l’impressione evidente di costituire derivato di sostanze combuste. A volte tra le ciotole ed i coperchi che si trovano uno sull’altro in evidente giacitura originale si nota la presenza di un sedimento ancora più compatto che si sbriciola con una leggera pressione e che con molta probabilità è ciò che resta di una sostanza vegetale ancora irriconoscibile con esattezza, ma che potrebbe essere paglia fine adoperata per ammortizzare il carico di terraglie. Dello scafo ancora pochissimo si è rinvenuto. Si sono, infatti, trovati alcuni elementi lignei sporadici privi di alcuna apparente logica contestuale. Di essi alcuni sono piccoli frammenti di tavole di cui è impossibile comprendere la localizzazione nello Pentola tipo “Pantellerian ware” 24 scafo. E’, ormai, certa l'attribuzione del contesto sondato ad un relitto di imbarcazione di medie dimensioni affondata intorno alla fine del V secolo d.C. A proposito delle dinamiche dell’affondamento, è verosimile che la causa del disastro sia stato un incendio poiché, come specificato in precedenza, le ceramiche sono state spesso trovate a gruppi ed inserite in un sedimento cinereo: un evento traumatico sconvolse le normali operazioni di carico determinando la distruzione dell’imbarcazione. Per quanto attiene alla possibile rotta che l’imbarcazione doveva seguire, al livello di pura ipotesi di lavoro, la presenza di frammenti di piatti di "sigillata africana" potrebbe indicare un porto di partenza africano, uno scalo a Pantelleria per caricare una consistente partita di “pantellerian ware” ed un probabile proseguimento verso la Sicilia. Operazioni di sorbonatura del quadrato di scavo 25 IL RELITTO DI MARAUSA (TP) Scavo, restauro e musealizzazione Il progetto, redatto dal Servizio per il Coordinamento delle ricerche Archeologiche Sottomarine, in collaborazione con la Sezione Archeologica della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Trapani, è relativo al recupero, al trattamento conservativo della nave romana denominata “relitto di Marausa” e alla sua musealizzazione. Nell’estate del 1999 veniva segnalato dai signori Dario D’Amico e Fabio Di Bono alla Soprintendenza BB. CC. AA. di Trapani e alla locale Guardia di Finanza, la presenza di reperti fittili in località Lido di Marausa (TP). I rilievi effettuati nell’Ottobre 2000 hanno permesso di individuare lo scafo, di restituire graficamente la sezione della parte lignea e la stratigrafia del materiale di copertura. Il cumulo e la potenza dello strato limoso sottostante, stimato intorno a 2 m, risulta congruente con la dimensione e la direzione longitudinale Est–Ovest del relitto. I dati hanno permesso di accertare l’effettiva consistenza dell’imbarcazione, costituita da ordinate di cm 15 x 15 circa, poste ad interasse medio di cm 27 e fasciame chiodato e accuratamente articolato. Vista la rilevanza storico-scientifica dei risultati si è ritenuto opportuno progettare il recupero dell’intero relitto per esporlo in idoneo museo. Successivamente allo scavo subacqueo e al recupero delle parti lignee si procederà alla datazione radiometrica di almeno 4 campioni di legno con il metodo del C14 e al trattamento di restauro del legno da effettuarsi in laboratori specializzati. Per la musealizzazione è prevista la ristrutturazione del Baglio Tumbarello, dove, nell’ex magazzino vinario, sarà realizzato il Porzione di scafo ligneo 26 salone espositivo. E’ previsto anche l’adeguamento degli edifici della corte interna per le attività legate al funzionamento della realizzanda sala museale. Il complesso da destinare a museo è ubicato nel comune di Marsala (TP) ed è confinante con Baglio Anselmi, attuale sede d’esposizione della nave punica. Per la conservazione del relitto, onde facilitare il controllo del grado d’umidità dell’ambiente, da mantenere necessariamente al di sotto del diciotto per cento, è prevista una bonifica superficiale del materiale di fondazione con la realizzazione di una rete d’aerazione e di ventilazione sotterranea. Nel progetto è previsto anche il collegamento fra i bagli Tumbarello e Anselmi tramite una galleria in vetro, che permetterà la visita contemporanea dei due relitti. Il progetto prevede anche l’intervento di un maestro d’ascia per la ricostruzione di un modello del “relitto di Marausa”. Disegni di progetto del Baglio Tumbarello 27 IL RELITTO PUNICO-ROMANO DI PORTO PALO - MENFI (AG) Nell’antico porto di Selinunte, Porto Palo già Tirsat abi Tawr, luogo avvolto in una leggenda mitica per avere accolto, nella vicina reggia di Cocalo, a Inico, Dedalo che fuggiva l’ira del re Minosse, il Servizio - in collaborazione con la Soprintendenza di Agrigento, sotto la direzione della Dott.ssa M. Musumeci, e con Marenostrum di Archeoclub d’Italia - nel 1999 e nel 2001 ha effettuato attività sistematica di coordinamento per il recupero di parte del carico del relitto punico-romano del II secolo a. C. inabissatosi a pochi metri dalla costa. Le anfore di tipo punico e greco-italiche che costituiscono la parte dominante dell’intero carico, recuperate avvalendosi dell’assistenza dei sommozzatori appartenenti al Comando Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza e contenenti una discreta quantità di residui di lische e di vertebre di tonnetti (garum), sono state depositate presso i locali della Fondazione Culturale Federico II del Comune di Menfi. Con tali reperti l’amministrazione comunale è intenzionata ad allestire un museo archeologico subacqueo locale. Anche nell’anno 2002 si è proceduto alla ripresa dello scavo. Durante le operazioni sono state individuate consistenti porzioni lignee sicuramente relative allo scafo. Alcuni frammenti sono stati recuperati e attualmente sono in fase di analisi presso i laboratori di chimica e bioarcheologia del Centro Regionale per la Progettazione ed il Restauro per l’identificazione delle essenze. L’eterogeneità del carico e dei contenitori che trasportavano il garum conferma tutte le ipotesi già avanzate circa la provenienza dell’imbarcazione che sicuramente operava in ambiente rivierasco siculo nord-africano. Rilievo area di scavo anno 2000 28 Operazioni di recupero di un’anfora 29 Fasi di recupero reperti – Acque antistanti riserva Varvaro, Belice di Mare (AG) 30 INTERVENTI DI INDAGINE E/O RECUPERO SU SEGNALAZIONE Fra i compiti istituzionali del Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine sono da sottolineare gli interventi di indagine e/o di recupero su segnalazioni di reperti occasionalmente individuati e oggetto di possibile depredazione. Gli interventi consistono fondamentalmente nell’individuazione e posizionamento dei reperti o delle presenze archeologiche, nel rilievo grafico, nel rilievo fotografico e video. Operazioni preliminari, queste, fondamentali per instaurare un dialogo tra il rilevatore ed il manufatto, al fine di ottenere da quest’ultimo le informazioni necessarie per i dispositivi di tutela. Il recupero del bene si esegue, di norma, solamente nel caso in cui le rilevanze archeologiche si trovino in condizione di facile asportazione e probabile furto. Si presentano qui, a titolo esemplificativo, alcune immagini del recupero di un’anfora del tipo Dressel I C individuata, a seguito di segnalazione del prof. Santoro, subacqueo locale, nelle acque antistanti la riserva privata denominata Varvaro, in località Belice di Mare - Menfi (AG). Dopo il recupero, alla presenza di responsabili del Servizio, tale reperto è stato consegnato dai funzionari della Soprintendenza di Agrigento all’Istituzione culturale “Federico II”, già consegnataria di altri pezzi recuperati durante le campagne di scavo del relitto punico-romano di Porto Palo di Menfi. Reperti in situ – Acque antistanti riserva Varvaro, Belice di Mare (AG) 31 IL PICCOLO ANTIQUARIUM DELLA PALAZZINA FLORIO A FAVIGNANA 32 La terza sala dell’Antiquarium 33 Un museo virtuale Il museo archeologico subacqueo di Favignana, che ha sede all'interno della Palazzina Florio, è una moderna configurazione museale, dotata di pannelli figurati e didascalie, ricostruzioni grafiche e plastici tridimensionali, nuovi sistemi di visualizzazione. Il Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine della Regione Siciliana ne ha curato il progetto d’allestimento e i pannelli espositivi. Il pubblico può soffermarsi davanti a degli schermi video richiedendo, attraverso una tastiera, di visionare ed ascoltare la ricostruzione della storia della civilizzazione delle Egadi; è possibile così rivivere, a comando, le epoche storiche che il visitatore/turista sceglierà di conoscere. Un'area di questo museo è dedicata all'esposizione dei reperti, consistenti prevalentemente in ancore litiche e in piombo, anfore greco-italiche e tardo puniche del periodo ellenistico-romano, anfore della età tardo-republicana, imperiale e tardo antica provenienti dall’Africa, dalla penisola iberica e da altre aree, anfore bizantine e medievali. Al XV sec. d.C. appartiene una rara fiasca in peltro con tappo a vite contenente vino. Gli oggetti sono presentati al pubblico in forma convenzionale in teche fisse e mobili. Nell'immediato futuro, in un'apposita sala, saranno proiettate immagini in diretta e di repertorio dei siti archeologici subacquei. Sarà possibile vedere i relitti individuati dalle telecamere del veicolo robot che ha percorso in lungo ed in largo il mare dell'arcipelago; si rivivranno momenti di grande suggestione, si avrà l'emozione, mai concessa a un visitatore di museo, di esplorare gli abissi e vedere le cose che il mare ancora conserva. Servizi didattici Per i servizi didattici del museo è stato prodotto un CD Rom multimediale sulla Battaglia delle Egadi. All'interno del CD, oltre alla descrizione e alla ricostruzione animata della battaglia delle Egadi, vi è una sezione dedicata all'archeologia subacquea ed in particolare al lavoro svolto nell'anno 2001 nei fondali di Favignana, Levanzo e Marettimo in occasione del "Progetto Egadi" . Il CD Rom è stato pubblicato nel 2002 dalla SYS di Palermo, con il supporto del Comune di Favignana, dell'Area Marina Protetta delle Isole Egadi e del Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine. 34 Pannello espositivo sulla battaglia delle Egadi 35 Favignana (TP) - Strumentazioni e fasi delle operazioni di varo del R.O.V. della SCAN DYKK di Oslo 36 Collaborazioni Il Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine intrattiene rapporti con istituzioni pubbliche e private che operano direttamente o indirettamente nel settore marino. Oltre che con la Capitaneria di Porto, Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia di Stato, lo S.C.R.A.S. attiva collaborazioni con le Università italiane, con privati e associazioni di volontari, quali Marenostrum di Archeoclub d’Italia, nonché con i Divings locali. Lo S.C.R.A.S. è supportato da personale subacqueo delle Soprintendenze, dei Musei e dei Centri della Regione Siciliana. Fra le collaborazioni più concrete si citano quelle con i pescatori delle varie marinerie locali, che hanno portato spesso al ritrovamento di importanti relitti e reperti archeologici sommersi. Si accenna altresì ad alcune delle attività svolte in collaborazione con altri soggetti: - le ricerche condotte con la COMEX SA di Marsiglia (Francia), gestita da Henri G. Delauze, appassionato del mare e compagno di avventure di Jacques-Yves Cousteau, ideatore insieme a Emile Gagnan del primo respiratore; - il “Progetto Egadi” effettuato con il CE.O.M. (Centro Oceanologico Mediterraneo), società della Regione Siciliana e dell’E.N.I. - A.G.I.P.; - la verifica nel Mediterraneo delle applicazioni tecnologiche del R.O.V. della SCAN DYKK di Oslo (Norvegia). Il Servizio collabora anche con enti e con i comuni marini fornendo, se richiesto, un supporto per la progettazione e l’allestimento di musei, mostre e itinerari archeologici subacquei. Particolarmente attiva è la collaborazione con l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, con la Riserva Marina di Ustica e con il “Museo regionale di storia naturale e mostra permanente del carretto siciliano” di Terrasini. 37 Convegno Internazionale Strumenti per la protezione e la valorizzazione turistica del patrimonio culturale marino nel Mediterraneo Palermo - Siracusa, 8-10 marzo 2001 Il convegno è stato organizzato dall’Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della P.I. della Regione Siciliana insieme con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’Università degli studi di Palermo. Esso ha preso spunto da una disamina degli ultimi risultati nell’ambito dell’archeologia marina, della ricerca scientifica e dei settori collegati (conservazione, restauro, aspetti educativi e turistici) per approdare agli sviluppi nel settore giuridico internazionale, con particolare riguardo ai negoziati in seno all’UNESCO per una Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo (successivamente adottata a Parigi il 2 novembre 2001) e alla possibile applicazione dei suoi principi nelle legislazioni interne, al fine di definire forme di cooperazione tra gli esperti e le istituzioni attivi nel Mediterraneo. I lavori hanno condotto alla promulgazione del documento che qui si trascrive: DICHIARAZIONE DI SIRACUSA SUL PATRIMONIO CULTURALE DEL MARE MEDITERRANEO Gli esperti di diversi paesi rivieraschi del Mare Mediterraneo, partecipanti al Convegno internazionale "Strumenti per la protezione e valorizzazione turistica del patrimonio culturale marino del Mediterraneo", tenutasi a Palermo e Siracusa, Italia, dall'8 al 10 marzo 2001, preoccupati dal fatto che il patrimonio culturale sottomarino sia minacciato da attività di esplorazione e appropriazione incontrollate che non rispettano l'esigenza della conservazione e ricerca, da una crescente commercializzazione degli oggetti scoperti, da danni risultanti da altre attività, auspicando la pronta conclusione dei negoziati in seno all'UNESCO per una Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, agendo nella loro capacità personale, adottano la seguente 38 DICHIARAZIONE DI SIRACUSA SUL PATRIMONIO CULTURALE DEL MARE MEDITERRANEO I. OBIETTIVI 1. Il bacino del Mediterraneo è caratterizzato dalle vestigia delle antiche civiltà che sono fiorite lungo le sue rive e che, avendo sviluppato le prime tecniche marinare, hanno stabilito strette relazioni le une con le altre. 2. Il patrimonio culturale del Mediterraneo è unico in quanto racchiude le radici storiche e culturali di molte civiltà. Esso è inoltre una parte integrante del patrimonio culturale dell'umanità e un elemento importante nella storia dei popoli e delle società. 3. I paesi mediterranei hanno una speciale responsabilità per assicurare che il patrimonio culturale sottomarino che essi condividono sia reso noto e preservato a beneficio dell'umanità. II. PRINCIPI 4. Le attività concernenti il patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo dovrebbero avere luogo soltanto qualora sia assicurato il pieno rispetto dei principi fondamentali dell'archeologia scientifica, come enunciati nella Carta dell'ICOMOS del 1996 e in altri strumenti pertinenti. 5. Gli oggetti di ogni tipo appartenenti al patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo non dovrebbero essere acquisiti, venduti, scambiati o sfruttati per fini commerciali o vantaggio privato. Ogni utilizzazione a fini economici dei siti e degli oggetti appartenenti al patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo dovrebbe svolgersi soltanto sotto rigorosa sorveglianza delle autorità pubbliche. 6. Gli Stati dovrebbero evitare la dispersione e la frammentazione dei contesti archeologici. 7. Senza pregiudizio dei diritti dello Stato costiero, le attività concernenti il patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo dovrebbero essere svolte assicurando la preventiva informazione e il possibile coinvolgimento dei paesi che hanno un legame verificabile con gli oggetti in questione. 8. Senza pregiudizio dei diritti dello Stato costiero, delle consultazioni su come assicurare l'investigazione appropriata, la protezione effettiva e, se essi non sono preservati in situ, la destinazione finale degli oggetti appartenenti al patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo dovrebbero essere condotte tra gli Stati che hanno un legame verificabile con gli oggetti in questione. 9. Le attività concernenti il patrimonio culturale sottomarino dovrebbero evitare ogni danno all'ambiente circostante e, se necessario, una valutazione d'impatto ambientale e delle misure per il ripristino dovrebbero essere intraprese. 39 III. CONSEGUENZE 10. In considerazione della loro responsabilità speciale, i paesi mediterranei dovrebbero cooperare per la protezione del patrimonio culturale sottomarino da rischi derivanti dalla natura o dall'uomo. Essi dovrebbero studiare la possibilità di adottare una convenzione regionale che istituisca la loro cooperazione nel campo dell'investigazione e protezione del patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo e stabilisca i relativi diritti e obblighi. 11. I paesi del Mediterraneo dovrebbero promuovere la conclusione di accordi bilaterali o multilaterali, basati sugli obiettivi e i principi di questa dichiarazione, relativi a specifiche componenti del patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo, come relitti o singoli oggetti. 12. I paesi mediterranei dovrebbero istituire siti o parchi archeologici sottomarini protetti. Essi dovrebbero prendere in considerazione gli strumenti per la creazione di una lista di siti o parchi archeologici sottomarini protetti di importanza mediterranea. Misure appropriate dovrebbero essere prese per proteggere i siti archeologici sottomarini da attività pericolose. 13. Lo stabilimento di una rete di musei dove gli oggetti del patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo sono conservati ed esposti dovrebbe essere incoraggiato e adeguatamente divulgato. 14. I paesi mediterranei dovrebbero scambiare informazioni e cooperare nella formazione di archeologi marini. 15. I paesi mediterranei dovrebbero incoraggiare la cooperazione delle loro autorità competenti con gli enti di governo locale, le istituzioni scientifiche, le organizzazioni nongovernative, le associazioni di pescatori, marinai, subacquei e di categorie professionali nella protezione e promozione del patrimonio culturale sottomarino. Siracusa, 10 marzo 2001 Manifesto della Convenzione UNESCO sulla Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo 40 Convegno Internazionale La cooperazione nel Mediterraneo per la protezione del patrimonio culturale subacqueo Siracusa, 3-5 Aprile 2003 Il convegno, sotto l’egida dell’UNESCO, è stato organizzato dal Ministero degli Affari Esteri, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dall’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Siciliana e dall’ICCROM (International Centre for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property). L’iniziativa è stata finalizzata a promuovere un impegno coordinato degli organi istituzionali dei paesi rivieraschi del Mediterraneo sul tema della protezione del patrimonio culturale sommerso, anche alla luce della recente firma in sede UNESCO della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo (Parigi, 2 novembre 2001). A tal fine si sono riuniti rappresentanti delle Istituzioni dei Paesi sulla costa del Mediterraneo, organizzazioni internazionali, scienziati, accademici italiani e stranieri. Il programma dei lavori si è articolato in tre sessioni, durante le quali si sono affrontate aree tematiche specifiche: - la sessione “Archeologia”, che ha sviluppato le problematiche esistenti nei diversi paesi in materia di ritrovamento, gestione e conservazione; - la sessione “Formazione”, che ha approfondito le questioni relative alla formazione del personale addetto alla ricerca, alla protezione e alla valorizzazione; - la sessione “Diritto”, che si è occupata dell’analisi degli strumenti legislativi e amministrativi vigenti nei diversi paesi e a livello internazionale. La tavola rotonda finale ha discusso e definito concrete proposte di cooperazione internazionale, ai fini di una Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo del Mediterraneo. Unitamente alla conferenza, la Direzione Generale per l’Archeologia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con il Dipartimento dei Beni Culturali ed Ambientali ed E. P. della Regione Siciliana, ha lanciato un forum e-mail teso a focalizzare problemi riguardanti lo studio e la tutela del patrimonio culturale subacqueo nel Mediterraneo. 41 PRODUZIONI VIDEO Attività G.I.A.S.S. Anno 2000 Progetto di ricerca e recupero del patrimonio archeologico al fine di realizzare itinerari e parchi archeologici subacquei nella Sicilia occidentale - Isole Egadi Marettimo - Una scoperta archeologica tra evocazione e realtà - Cronaca di un naufragio 42 ABSTRACTS 43 English The Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine (S.C.R.A.S.) by the Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Siciliana is the natural evolution of the Gruppo d’Indagine Archeologica Subacquea Sicilia (G.I.A.S.S.), created in 1999 on demand of the archaeologist Sebastiano Tusa. The Servizio is formed by divers, archaeologists, engineers, architects, bibliographic researchers, surveyors, geologists, photographers, computer specialists and drawers. Their institutional assignements are in research, promotion and protection – in coordination with Soprintendenze and armed forces – of regional underwater cultural heritage. The Servizio has carried out several researches, documenting and picking up finds of different ages. Among the early projects, the “Progetto Egadi” was conceived to get an important score: research and study on the ships partecipating in Egadi’s Battle (241 b.C.) during the I Punic War. The exploration of sites, made both by instrumental electroacoustic researches and by divermen, and high-tech systems – like ROV robot and Side Scan Sonar – producing at same time research and study data for the institution of underwater archaeological guided tours. In Levanzo island’s sea, north of Capo Grosso, was individuated the site where probably roman ships played the final fight against Carthage’s fleet: on the seabed many anchors standing in their original position constitute an interesting underwater guided tour. Not far from there, in a site called Cala Minnola, another underwater guided tour is available, visiting a wreck keeping many amphoras and anchors. Here an underwater TV cable control project is in progress: the non-diver tourist will be able to visit virtually the site by a camera+television circuit system, watching real time pictures on the screen placed inside Favignana’s Archaeological Museum. In Marettimo island another underwater guided tour has been conceived on Cala Spalmatore’s site: there was probably a XVII century ship, sunk by an explosion on board during a pirate’s fight. Many kind of cannons and cannonballs can be seen dispersed in a large area. In Pantelleria Island the first underwater guided tour was realized in Cala del Gadir. Only authorized local diving clubs can dive with tourists showing the archaeological finds: amphoras, anchors, wooden parts of the ship. Three mono-thematic uderwater guided tours are located in Punta Li Marsi and Punta Tre Pietre, south side of the island. There is a big concentration of lithic and metallic anchors. A broad archaeological field is operating in Scauri’s harbour sea: a lot of ceramic material has been found in last 4 years of excavations, specially the particular kitchen pottery so-called “Pantellerian ware”. ABSTRACTS 44 Near Trapani, in Marausa, an interesting roman wreck was found. It will be studied, recovered and adequately restored, and then placed in provided museum. At moment the work is in progress for the adaptation of Baglio Tumbarello’s Museum, near the Punic Ship of Marsala. In Agrigento’s district - not far from Selinunte - Porto Palo di Menfi it’s the site where a fully loaded punic-roman wreck was studied. Different kind of amphoras, some of which gave back tuna fish-bones, one component of the garum, the famous fish sauce that Romans liked so much. Vestiges of ancient wrecks have been found in Mondello’s Bay. The most important of these are related to an arabiannorman wreck: wooden parts of the ship and several ceramic finds graved with arabic letters dating it in medieval period. The Servizio conceived, in collaboration with the Juridical Departments of the Universities of Milano Bicocca and Palermo, the International Conference “Means for the protection and touristic promotion of the marine cultural heritage in the Mediterranean”, realized in Palermo and Siracusa on march 2001. It was an important meeting point for archaeologists, jurists and government delegates coming from all Mediterranean countries, before the final discussion in UNESCO headquarter in Paris for an international convention on protection of underwater cultural heritage (Paris, 2001). A new International Conference on the same matter, organized in collaboration with Ministero degli Affari Esteri, Ministero per i Beni e le Attività Culturali and ICCROM, was made on 35 april 2003 in Siracusa. Another important occasion to confirm Sicily in its historic central role in Mediterranean context. ABSTRACTS 45 Franç çais Le Servizio per il Coordinamento delle Ricerche Archeologiche Sottomarine (S.C.R.A.S.) de l’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Siciliana c’est la naturelle evolution du Gruppo d’Indagine Archeologica Subacquea Sicilia (G.I.A.S.S.) constitué en 1999 à la demande de l’archéologue Sebastiano Tusa. Le Servizio se compose de plongeurs, archéologues, ingénieurs, architectes, chercheurs bibliographiques, géomètres, géologues, photographes, experts informatiques, dessinateurs. Sa charge institutionnelle est la recherche, la mise en valeur et la protection – en collaboration avec les Soprintendenze et les Forze dell’Ordine – du patrimoine archéologique sous-marin régional. Nombreuses campagnes d’investigation ont été effectuées, en relevant et recuperant des objets archéologiques d’époques differentes. Parmi les premiers projets realisés, le «Progetto Egadi» a été conçu avec un important but scientifique: la recherche et l’étude des bateaux participants à la bataille des îles Egadiennes (241 a.J.C.) pendant la 1ére Guerre Punique. L’investigation des sites, effectuée soit avec des instruments électroacoustiques, soit par des plongeurs ou – en cas de grands profondeurs – avec le robot ROV et le Side Scan Sonar, a permis de rejoindre les objectifs du projet et d’effectuer en même temps des plongées utiles à l’organisation des itineraires archéologiques sous-marins guidés. Dans la mer de l’île de Levanzo, à nord de Capo Grosso, on a probablement localisé le site d’ancrage où les bateaux romains attendaient le passage de la flotte carthaginoise : sur le fond nombreuses ancres de plomb forment un interessant itineraire archéologique sous-marin, accessible par visite guidée. Une autre visite guidée est disponible un peu plus loin, à Cala Minnola, où un épave a conservé son ancre et sa charge d’amphores. On a prevu d’ y réaliser un projet de televideo contrôle, permettant aux touristes non-plongeurs la visite virtuelle du site à travers les images transmises en temps réel sur l’écran placé dans le Musée Archéologique de l’île de Favignana. Dans l’île de Marettimo un autre itineraire sous-marin guidé est accessible sur le site d’un ancien naufrage : il s’agit probablement d’un vaisseau pirate, coulé au XVII siécle avec sa charge de canons et de balles, peut être à cause d’une explosion à bord qui les a dispersés en toutes directions. A Pantelleria le premier itineraire archéologique sous-marin a été realisé dans la baie de Gadir. Les diving club de l’île guident les plongeurs long le parcours voir les objets archéologiques gisant dans leur position originale: amphores et poteries d’époques differentes, une ancre en plomb, des parties de l’épave en bois. Trois itineraires mono-thématiques sont locali- ABSTRACTS 46 sés à Punta Li Marsi et à Punta Tre Pietre, où dizaines d’ancres anciennes et modernes – realisées en pierre et en métal – sont concentrées. L’île de Pantelleria c’est aussi le siége d’une importante campagne archéologique sous-marine qui c’est developpée pendant les années dernières dans le port de Scauri. Les fouilles ont restitué nombreuses ancres lithiques, morceaux en bois de l’épave, amphores et abondant materiel céramique (dont le plus connu c’est la poterie de cuisine qu’on appelle «Pantellerian ware», produit exclusif de l’île). Près de Trapani, à Marausa, un bateau d’époque romaine a été partiellement fouillé et, après les études et la restauration appropriés, il va etre placé dans un musée qui est en train d’être realisé dans le Baglio Tumbarello, a coté du Musée Baglio Anselmi qui garde le bateau punique de Marsala. A Porto Palo di Menfi, entre Agrigento et Selinunte, nombreuses campagnes d’étude ont été realisées sur la charge d’un épave d’époque punique-romaine. Des amphores de formes diverses ont été recuperées, à l’interieur des quelles une bonne quantité de restes de poissons – vertèbres de thon – a confirmé le transport du garum, la sauce à base de poisson très appreciée chez les Romains. A Mondello traces d’anciens épaves ont été relevées par abondants morceaux ceramiques, dont les plus remarquables sont attribuables à l’époque medievale. Un navire arabonormand – dont des parties en bois de la quille sont conservées – transportait des amphores, dont les morceaux recuperés sont marqués avec des inscriptions en arabe. Le Servizio a organisé – avec la collaboration des Départements Juridiques des Universités de Milano Bicocca et de Palermo – le Colloque International «Instruments pour la protection et mise en valeur touristique du patrimoine culturel marin en Méditerranée», realisé à Palermo et Siracusa au mois de mars 2001. Le Colloque a été un point de rencontre très important pour les specialistes archéologues, juristes et représentants des gouvernements des pays riverains de la Méditerranée participants aux négociacions à l’UNESCO pour la Convention sur la protection du patrimoin culturel subaquatique (signée ensuite à Paris 2001). Un autre Colloque sur la même matière, organisé avec la collaboration du Ministero degli Affari Esteri, du Ministero per i Beni e le Attività Culturali et de l’ICCROM, a été realisé à Siracusa au mois d’avril 2003, en confirmant la Sicile dans son rôle central dans la Méditerranée. ABSTRACTS 47 Progetto grafico Alessandra Nobili Stampa Tipografia Luxograph s.r.l. - Palermo Palermo 2003 48