RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ESSENZIALI
• R. Barthes, Il grado zero della scrittura, Torino, Einaudi, 1982 (orig.
1953)
• R. Barthes, Miti d’oggi, Torino, Einaudi, 1974 (orig.1957)
• R. Barthes, “Il messaggio fotografico” in L’ovvio e l’ottuso, Torino,
Einaudi, 1985 (orig. 1961)
• R. Barthes, “Retorica dell’immagine” in L’ovvio e l’ottuso, Torino,
Einaudi, 1985 (orig.1964)
• R. Barthes, “Il terzo senso” in L’ovvio e l’ottuso, Torino, Einaudi,
1985 (orig. 1970)
• R.Barthes, La camera chiara, Torino, Einaudi, 1980 (orig. 1980)
• G. Marrone, Il sistema di Barthes, Milano, Bompiani, 1994
• I. Pezzini, Roland Barthes: semiologia/semioclastia, inedito, 2004
• Roland Barthes nasce a Cherbourg, in Normandia,
il 12 Novembre 1915.
• Negli anni quaranta,
durante la sua malattia,
riflettendo sul lavoro di
Albert Camus, comincia a
sviluppare l’idea che sarà
alla base della sua intera
opera: “lo scrittore della
modernità è lo scrivente
che ha preso coscienza
della responsabilità delle
forme
linguistiche”(Marrone
1994).
•
Nel ’49, ad Alessandria di Egitto, conosce Algirdas
Greimas che “gli offre il sostegno della sua amicizia e
lo introduce agli studi linguistici (Saussure, Brondal,
Hjemslev, Jakobson e il filosofo Merleau-Ponty), nella
convinzione che gli possano offrire un metodo per
proseguire il suo percorso di ricerca.
•
Così in effetti accadrà: Barthes saprà coniugare
l’epistemologia strutturalista con le esigenze
profondamente sentite di una critica all’ideologia
borghese, e questa sarà la chiave di volta del suo
progetto semiologico” .
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• A partire dal 52, comincia la sua ricerca mitologica. Si
applica a testi della cultura di massa, con l’obiettivo di
demistificarli. “…procede alla prima ‘battitura’ di un
immenso territorio, quello della vita sociale quotidiana, e
delle forme, delle figure, degli stereotipi, dei tic in cui si
esplica e mette in scena, nella convinzione di una sua
significatività non banale e spesso di non immediata
percezione.
• Si tratta inoltre, sin da subito, di una battitura
‘multimediale’, (…) è stato uno dei primi a richiamare
l’attenzione sugli aspetti sensibili dei testi, ad analizzare i
testi visivi, musicali, sincretici, oltre alla moda la
pubblicità, lo spazio, il turismo, il cibo..”
• Nel ‘53 Barthes pubblica
Il grado zero della scrittura. Definisce la
lingua “un orizzonte” parla di “morale della
forma”. La scrittura del livello zero è quella
dove i segni significano soltanto se stessi,
senza rinviare ad una collocazione nella
storia e nella società. Pone la questione dello
stereotipo.
• “Se un autore è segnato da alcune testarde
ossessioni, una delle sue fu certamente
quella per gli stereotipi, o per la Doxa
(l’Opinione pubblica, lo spirito
maggioritario, il consenso piccolo borghese, la Voce del naturale, la Violenza
del pregiudizio.”
• Nel ‘54 Barthes assiste a “Madre Coraggio” e si
entusiasma per il lavoro di Bertolt Brecht
(scrittore e drammaturgo tedesco) che lui
definisce “un marxista che ha riflettuto sugli
effetti del segno” che possiede una raffinata
“Tecnica della significazione”
• Responsabilità morale delle forme espressive.
• Distaccare lo spettatore dal coinvolgimento,
dall’identificazione.
• Lavorare sulle modalità di ricezione. Ruolo attivo
dello spettatore. Anti catharsis. Razionalità.
Straniamento. Disinnesco delle abitudini
percettive.
Bertold Brecht
Un’attrice che intepreta Madre Coraggio
•
Nel 1957 Barthes pubblica Mythologies (Miti d’oggi). Inaugura la moda della
saggistica di scienze umane su larga scala.
•
Critica “le mode piccolo-borghesi create subdolamente dal sistema delle
comunicazioni di massa”.
•
Etnologo della società di massa, la guarda con occhi da straniero. ne rivelano
il fiuto di semiologo, la capacità di farsi catturare dal dettaglio
apparentemente insignificante o dall’evento banale sotto gli occhi di tutti per
trasformarli nei punti d’accesso per la ricostruzione di un’intera architettura di
senso.
•
Scritti sotto lo stimolo e spesso la fascinazione dell’attualità per giornali e
riviste, i Miti d’oggi analizzano le manifestazioni più varie, apparentemente di
superficie o marginali della quotidianità francese anni cinquanta.
• Oggi al posto di mitologie parleremmo forse di
immaginario. Ma nell’accezione di Barthes il mito è
un sistema di significazione, non è tanto un contenuto,
quanto la forma in cui un messaggio si presenta. “Il
mito è un sistema particolare in quanto si edifica sulla
base di una catena semiologica preesistente: il mito è
un sistema semiologico secondo”(Barthes, Miti
d’oggi). E’ un segno che si nutre di un segno già dato.
Il mito è qualcosa di artificiale che si traveste da
naturale. L’ideologia che si presente come ovvia legge
di natura.
• In Miti d’oggi è implicito il ribaltamento
dell’idea di Saussure: semiologia come
parte della linguistica; perché nella società
di massa, il potere di creazione di senso è
più forte nella lingua che nelle immagini.
E’ la lingua che rende intellegibile il mondo.
• Arriviamo al tema del rapporto tra verbale e
visivo.
• Nel ’61 fonda insieme
a Edgar e Violette
Morin, Friedmann e
Claude Bremond la
rivista
Communications.
• Nel ’61 su Communications, pubblica
“Il messaggio fotografico”.
• Nei giornali le fotografie sono sempre
accompagnate da un testo scritto (titolo,
didascalia, articolo).
• Il messaggio fotografico è un messaggio senza
codice. Ma alla sua caratteristica di analogicità
col reale si aggiunge un sistema di connotazione.
• “Il messaggio connotato si sviluppa a partire da
un messaggio senza codice” (Barthes 1961).
• I procedimenti di connotazione della
fotografia:
• Trucco
• Posa
• Oggetti
• Fotogenia
• Estetismo
• Sintassi
• Il trucco “interviene all’interno dello stesso
piano di denotazione, ma a posteriori” (Barthes
1961). Se io aggiungo ad un volto fotografato
un neo, faccio credere che la persona
fotografata lo ha realmente.
• La posa. “E’ chiaro che la fotografia è
significante in quanto esiste una riserva di
atteggiamenti stereotipati che costituiscono
elementi di significati già pronti (sguardi al
cielo, mani giunte)” (Barthes 1961).
• Francesco Rutelli, Elezioni politiche 2001.
• Silvio Berlusconi, Elezioni politiche 2001.
Due diverse pose.
• Gli oggetti sono ottimi elementi di
significazione; rinviano a significati chiari e
conosciuti. Vedi in Calvino, “Le avventure di
un fotografo” la racchetta da tennis per la
modella. O la libreria sullo sfondo nelle foto
dei politici.
• Fotogenia. Il messaggio connotato è
nell’immagine stessa, imbellita da tecniche
di illuminazione, di impresssione e di
stampa.
• L’estetismo permette di imporre un
significato più sottile e complesso di quanto
lo permetterebbero altri procedimenti di
connotazione.
• “Cartier-Bresson ha costruito l’accoglienza
del cardinale Pacelli da parte dei fedeli di
Lisieux come il quadro di un antico maestro”
(Barthes 1961).
• Vedi anche Oliviero Toscani, David Kirby.
• Andrea Mantegna, Compianto sul Cristo morto, 1500 ca.
• Olivieto Toscani, David Kirby, 1992.
Un esempio di estetismo.
•
La sintassi infine è
il concatenamento
tra parti
all’interno
dell’immagine
fissa. Fotogramma
tratto da “Citizen
Kane” (Quarto
potere) di Orson
Welles.
• Scrive Barthes “…l’immagine non illustra più la
parola; è la parola che, strutturalmente, è parassita
dell’immagine.”
• E’ il testo che suggerisce i percorsi di lettura
dell’immagine.
• Il rapporto per cui un tempo era l’immagine che
“spiegava” le parole è invertito.
Il sistema della moda
• Prendendo come oggetto di analisi il vestito,
Barthes (1957) pensa che sia possibile distinguere
il COSTUME ( come la Langue)
dall’ABBIGLIAMENTO (come la Parole).
• Nel caso del Costume siamo nella dimensione
istituzionale-sociale (codici vestimentari) nel caso
dell’abbigliamento siamo nella dimensione
individuale (vestirsi come atto del singolo).
• Nel libro intitolato “Il sistema della moda”
(1967), l’oggetto di analisi è l’analisi
strutturale dell’indumento femminile così
come è descritto dalle riviste di moda.
• La moda, attraverso la parola scritta, “parla”
gli indumenti, li riveste di una rete di sensi,
crea un simulacro dell’oggetto reale.
• Infatti, è il “senso” che fa vendere…
Applicando la prova di commutazione, Barthes trova
che gli enunciati verbali delle riviste possono essere
ridotti a due insiemi:
• Insieme A: Indumento/Mondo
• Insieme B: Indumento/Moda
• Nel ’64 su Communications, pubblica “Retorica
dell’immagine”. E’ il primo articolo di semiotica
della pubblicità. L’analisi della pubblicità Panzani è
celebre. Fa parte del background degli esperti di
comunicazione in tutto il mondo.
• Barthes riflette sulle modalità attraverso cui
l’immagine significa. Il testo pubblicitario è ideale da
questo punto di vista per la sua franca e totale
intenzionalità comunicativa.
Barthes individua nella pubblicità tre messaggi:
• messaggio linguistico
• messaggio iconico non codificato: l’immagine degli
spaghetti “sta per” gli spaghetti reali.
• messaggio iconico codificato: l’immagine degli
spaghetti, in quanto prodotto tipico, sta per Italia o
meglio per l’ italianità.
Oggi non si suddivide più il testo in messaggi; si fa riferimento
piuttosto alla sua configurazione semantica complessiva.
• Scrive Barthes: “non è del tutto giusto parlare di una
civiltà dell’immagine: siamo ancora e più che mai
una civiltà della scrittura” (Barthes 1964).
• L’immagine è polisemica (può avere molti e diversi
significati). In ogni società si sviluppano tecniche per
contrastare l’incertezza dei segni, una di queste
tecniche è l’utilizzo del messaggio linguistico.
• Il rapporto tra messaggio linguistico e messaggio
iconico (doppio: codificato e non) può essere di:
• Ancoraggio
• Ricambio
• Ancoraggio: “il linguaggio verbale determina
il corretto livello di percezione, fissa i
significati opportuni che da questa devono
trasparire, regola cioè l’interpretazione
(repressiva, secondo Barthes) dell’intero
messaggio”. (Marrone 1994)
• “impedisce ai sensi connotati di proliferare
verso regioni troppo individuali o verso valori
disforici”. (Barthes 1964)
• Ricambio: “come
accade nei fumetti e
soprattutto nel cinema,
la parola si fa
complementare
all’immagine”.
• Torniamo alla pubblicità Panzani.
• Il messaggio verbale: didascalia posta in basso,
etichette. Ha la funzione di concentrare
(ancoraggio) l’attenzione sugli oggetti nominati;
selezionare il livello di percezione “immagine
pubblicitaria” e non, per esempio, “reportage
giornalistico”.
• Il messaggio verbale introduce alla lettura degli
altri messaggi.
• Si possono così individuare, secondo Barthes,
quattro segni.
• La borsa della spesa semiaperta: ritorno dal mercato,
freschezza, preparazione casalinga.
• I prodotti “tipici” e i colori (della bandiera) richiamano
l’italianità.
• La copresenza di prodotti freschi e prodotti
confezionati suggerisce l’idea di “servizio culinario
totale” e l’equivalenza di qualità tra prodotto naturale e
prodotto in scatola.
• Segno estetico: il richiamo all’idea di natura morta.
Oggi si parlerebbe piuttosto che di singoli segni che
connotano, dell’articolazione testuale complessiva.
• La lettura di questi quattro segni è possibile grazie all’ancoraggio del
visivo al verbale. Ma anche ad un sapere antropologico, per cui siamo
in grado di riconoscere nell’immagine, ad esempio del pomodoro, il
pomodoro reale. Questione del riconoscimento.
Joseph Kosuth,
One and Three
Chairs, 1965
(Photograph,
chair, entry for
“chair” in
English-toFrench
translation
dictionary.)
• Il piano della connotazione viene naturalizzato
dalla sua base denotativa, come se l’idea fosse:
“non si tratta che di una normale busta della
spesa…”
• Scrive Barthes “l’immagine denotata naturalizza
il messaggio simbolico, rende innocente
l’artificio semantico molto denso (soprattutto in
pubblicità), della connotazione. Benché il
manifesto ‘Panzani’ sia pieno di ‘simboli’, nella
fotografa resta una specie di esserci naturale
degli oggetti, (…) : la natura sembra produrre
spontaneamente la scena rappresentata”.
• Questa artificialità naturalizzata è propria quella
al centro “Miti d’oggi”.
• Le diverse forme espressive, verbali e
visive, e la loro correlazione costituiscono
un sistema di connotazioni, di strategie,
una retorica. La retorica è la “faccia
significante dell’ideologia”.
• Il sintagma del messaggio denotato
naturalizza il sistema del messaggio
connotato.
Si pongono le questioni di:
• codice necessario per il riconoscimento
degli oggetti: per Barthes è di tipo
antropologico?
• codice di riconoscimento figure: Barthes
credo o meno alla naturalità della
percezione visiva?
• il riconoscimento puro, senza connotazione,
è possibile?
• Ugo Tognazzi e Raimondo
Vianello, senza ancoraggio
verbale.
• Sempre del 64 sono gli Elementi di semiologia.
• “Attività strutturalista. Smontaggio e rimontaggio dei
sistemi sociali e semiologici alla ricerca delle strategie
di senso” (Marrone 1994)
• Anni 60-70 il periodo di grazie dello strutturalismo e
post-strutturalismo francese.
• Lo strutturalismo francese. Il linguaggio non è un
banale strumento di trasmissione. Sistemi di autorità
celati sotto i sistemi linguistici (Marrone 1994).
• Il soggetto è nel linguaggio. Liberare il linguaggio per
liberare i soggetti.
• Luis Althusser Michel Foucault, Algirdas Greimas,
Jacques Lacan, Claude Lévi-Strauss.
• Nel 1970 Barthes pubblica “Il terzo senso. Note di
ricerca su alcuni fotogrammi di Ejzenstejn”.
I concetti chiave del saggio sono: senso ovvio e
senso ottuso. Ed è su questi che ci concentreremo.
•Vedremo anche che
in questo saggio
Barthes sviluppa e
reimposta il discorso
sull’immagine
rispetto a Il
messaggio
fotografico e
Retorica
dell’immagine.
Fotogramma di Ivan il terribile di Ejzenstein
Barthes, nel fotogramma che abbiamo appena visto,
distingue innanzitutto due livelli di senso:
• livello informativo della comunicazione: scenario,
costumi, aneddoto, periodo storico.
• livello simbolico della significazione: il rituale
imperiale del battesimo mediante l’oro.
Ma vi è, secondo Barthes, un terzo senso che sfugge
all’articolazione e descrizione verbale, lo coglie ad
esempio nel naso “stupido” di uno dei cortigiani,
nella compostezza del belletto. E’ il:
• livello della significanza: il senso che non è
proprio dei due livelli precedenti e che sfugge ad
una articolazione linguistica.
• Barthes dichiara di essere interessato solo al
livello simbolico e a quello della significanza.
Cerca le parole (un metalinguaggio) per definire i
sensi di questi due livelli.
• Il senso del livello simbolico è intenzionale,
evidente, completo. Lo definisce senso ovvio.
Attenzione all’etimologia: “Obvius”: che viene
incontro.
• Il senso del livello della significanza è ostinato ma
sfuggente, liscio e inafferrabile, indicibile. Lo
definisce senso ottuso. Non collegare il concetto a
“persona ottusa” ma a “angolo ottuso”. Attenzione
all’etimologia: “Obtusus”: che è smussato, di
forma arrotondata..
• “…lo smussamento di un senso troppo chiaro,
troppo violento” (Barthes 1970)
SENSO OVVIO
• “Il pugno chiuso (…) significa l’indignazione, la collera a stento
trattenuta, canalizzata, la determinazione della lotta”; “simbolizza la
classe operaia”; “Esso è immediatamente il pugno di un proletario”.
(Barthes 1970)
SENSO OTTUSO
SENSO OVVIO
• “…che cosa in questa vecchia donna che piange mi poneva il
problema del significante? Mi persuadevo rapidamente che non
erano, benché perfette, né l’espressione né la gestualità del dolore
(…). Sentivo che il tratto penetrante, inquietante come un invitato
che ostina a trattenersi senza dire nulla là dove la sua presenza non
è richiesta, doveva risiedere nella zona frontale: la cuffia, il
foulard- copricapo non era qualcosa di gratuito. Tuttavia
nell’immagine VI il senso ottuso sparisce, rimane soltanto un
messaggio di dolore. Ho capito allora che quella specie di
scandalo, di supplemento o deriva imposta da questa
rappresentazione classica del dolore, proveniva precisamente da un
rapporto sottile, impalpabile: quello della cuffia bassa, degli occhi
chiusi e della bocca convessa; (…) un rapporto tra la “bassezza”
della linea della cuffia (…) la linea circonflessa delle sopracciglia
sbiadite (…) la curva delle palpebre abbassate (…). Tutti questi
tratti (…) hanno come vago riferimento un linguaggio un po’
basso, quello di un travestimento alqanto misero; uniti al nobile
dolore del senso ovvio, formano un dialogismo così tenue che non
si può garantirne l’intenzionalità.” (Barthes 1970, p 48-49)
SENSO OTTUSO
• “la crocchia contrasta con il piccolo pugno alzato, senza
che questa riduzione abbia un minimo valore simbolico:
prolungata nei riccioli, tra il viso verso un modello ovino, e
dà alla donna qualcos di toccante (…) di sensibile.
(Barthes 1970, p 50)
• Il senso ottuso è amabile, come nei due berretti.
• “Il senso ottuso non si trova nella langue (…) ma non si
trova neanche nella parole.” (ivi, p. 53”.
• “Il senso ottuso è un significante senza significato” (ivi, p.
55)
• Con il concetto di senso ottuso Barthes riflette sulla capacità
delle immagini di significare fuori dalla lingua verbale.
Rispetto ai saggi precedenti l’immagine non viene
considerata in quanto messaggio analogico o messaggio
senza codice. Si lavora piuttosto nella direzione di cogliere
un linguaggio delle immagini.
• In questa direzione si muoverà tutta la semiotica visiva di
tradizione generativa, la cosiddetta Semiotica plastica.
• Nel 1984 Greimas scriverà “Semiotica plastica e semiotica
figurativa”, saggio fondante della Semiotica plastica, in cui
afferma la possibilità di analizzare il senso di un’immagine
senza fare riferimento a ciò che essa rappresenta.
Fotogramma da Le fascisme ordinarie
• Nel 1980 Barthes pubblica
La camera chiara. Nota
sulla fotografia.
• E’ un libro sull’esperienza
fenomenologica di
fruizione della fotografia
• Cogliere il reale che sta
dietro la fotografia.
• Il nucleo della fotografia è
il suo cordone ombelicale
con ciò che è stato e non è
più.
Barthes distingue tra
• operator: colui che fotografa
• spectrum: colui che è fotografato
• spectator: colui che guarda la foto
La camera chiara è dedicato solo all’esperienza dello
spectator. Nell’esperienza dello spectator succede
che solo alcune foto, rispetto ad altre, avvengono,
colpiscono e catturano profondamente lo sguardo.
Altre invece si lasciano guardare, sono interessanti,
ma non colpiscono. O ancora di una foto, solo un
dettaglio salta agli occhi.
• Per rendere conto di questo fenomeno Barthes
introduce i concetti di studium e punctum.
• Lo studium è “l’investimento culturale che la foto
esige dal suo osservatore” (Marrone 1994 p. 205)
“rinvia sempre ad una informazione classica:
l’insurrezione, il Nicaragua, e tutti i segni dell’uno
e dell’altro” (Barthes 1980 p.27). “Appartiene
all’ordine del to like” (ivi, p.29)
• Il punctum è “ciò che all’interno della foto ferisce
l’osservatore” (Marrone 1994, p.205); “il punctum
di una fotografia è quella fatalità che, in essa, mi
punge” (Barthes 1980). Appartiene all’ordine del
to love.
• Come l’ottuso, il punctum è difficile da
definire, non esiste una regola per
individuarlo. Barthes procede per esempi
raccontando la sua personale esperienza.
• Attenzione, il punctum non è dato dalla foto
rara, dalla sorpresa, dal virtuosismo.
• Vediamo alcuni esempi.
Koen Wessing, Nicaragua: L’esercito pattuglia le strade, 1979.
“Capii subito che l’ ‘avventura’ di quella foto era dovuta
alla co-presenza di due elementi…” (Barthes 1980, p. 24)
Koen Wessing, Nicaragua: Genitori davanti al cadavere del figlio, 1979.
• “…il lenzuolo
portato dalla
madre in
lacrime
(perché quel
lenzuolo?)…”
(ivi, p. 26)
William Klein, Il 1 Maggio a Mosca, 1959.
• Richard Avedon, William Casby, nato schiavo, 1963.
“La maschera è il
senso, in quanto è
assolutamente puro…”
(ivi, p. 37)
James van der Zee, Ritratto
di famiglia, 1926.
Lewis H. Hine, Istituzione mentale, New Jersey, 1924.
Nadar, Savorgnan de Brazza, 1882.
André Kertész, Ernest, Paris 1931.
“E’ possibile che Ernest viva ancora oggi: ma dove?
come? Che romanzo!” (ivi, p. 85)
.
Alexander Gardner, Ritratto di Lewis Payne, 1865
“E’ morto e sta per morire”(ivi, p. 97)
• “La fotografia è letteralmente un’emanazione
del referente” (Barthes 1980, p. 81)
• “un’emanazione del reale passato, una magia,
non un’arte” (ivi, p. 89)
• “Il noema della Fotografia è semplice, banale,
nessuna profondità: “E’ stato”.” (ivi, p.115)
• La fotografia “è folle”, prima della foto
“nessuna raffigurazione poteva assicurarmi circa
il passato della cosa” “una forma di
allucinazione: falsa a livello della percezione,
vera a livello del tempo”(ivi, p. 115).
• “La società si adopera per far rinsavire la fotografia, per
temperare la follia (…)” per far questo ha due mezzi:
trasformarla in arte, (anche il cinema la addomestica);
generalizzarla, banalizzarla, diffonderla, in modo che
accanto ad essa non ci siano altri tipi di immagini rispetto
alle quali spiccare.
• “La fotografia, (…), se generalizzata, derealizza
completamente il mondo umano dei conflitti e dei
desideri..” (ivi, p.118); “Le società avanzate consumano
immagini invece che credenze” (ivi, p.119).
• “Aboliamo le immagini salviamo il Desiderio immediato”
(ivi)
• “Pazza o savia? La fotografia può essere l’una e l’altra
cosa: è savia se il suo realismo resta relativo, temperato da
abitudiini estetiche o empiriche (…); è pazza se questo
realismo è assoluto, (…), se riporta alla coscienza amorosa
e spaventosa la lettera stessa del Tempo.”
Ciriaco Campus, Artigiano, 1996.
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