COMUNE di AVIGLIANO UMBRO Centro di Paleontologia Vegetale della FORESTA FOSSILE DI DUNAROBBA Settimana della cultura 2013 Mostra permanente opere di Piero Gauli La Foresta Fossile - La Miniera di Lignite - Il territorio circostante SETTIMANA DELLA CULTURA ALLA FORESTA FOSSILE DI DUNAROBBA La Settimana della Cultura 2013 si apre quest’anno con l’inaugurazione della Mostra permanente delle opere dell’artista Piero Gauli trasferitasi, con il Centro Studi dedicato al Maestro, presso i laboratori didattici adiacenti al Centro di Paleontologia Vegetale di Dunarobba. Sono diversi anni che l’Amministrazione comunale lavora sul tema del confronto fra i reperti dell’ammaliante, quanto unica Foresta Fossile di Dunarobba, e i lavori di artisti contemporanei affascinati dalle forme della natura e dall’uso di materiali specifici come l’argilla che ha protetto i tronchi della foresta per secoli. E proprio l’argilla di Dunarobba è stata, come ben si evince dalla Mostra, una scoperta fondamentale per Gauli che l’ha foggiata con tornio a ruota e a mano, rivestendola di brillanti e vellutati smalti, segno distintivo del suo sentire artistico sviluppatosi all’interno del gruppo ‘Corrente’ operante tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, in una produzione importante conservata in molte collezioni private e musei. Con il trasferimento del Centro Gauli e con l’allestimento della Mostra permanente delle opere del Maestro, in cui troviamo non solo le sue ceramiche, ma anche gli oli, gli acquerelli, i disegni e le tempere donate dall’Artista alla nostra comunità, l’Amministrazione vuole mettere a disposizione del pubblico un confronto continuo tra la maestosità della Foresta Fossile e le opere di uno degli artisti che hanno continuato a trarre ispirazione, fino alla morte, dalla natura dell’Umbria in generale, e dalla Foresta Fossile e dal territorio di Dunarobba in particolare. L’Assessore alla cultura Prof.ssa Emanuela Agostini GAULI E “LA FORESTA DEI SEQUOIA” Dal 13 aprile 2013 i visitatori della Foresta Fossile possono ammirare alcune ceramiche, delle tempere, oli e acquerelli che Piero Gauli ha eseguito a Dunarobba dal 1948, nel suo primo contatto con l’Umbria avvenuto nell’ambito della locale Miniera di lignite. L’abbondanza di argilla di ottima qualità, che veniva estratta dalle gallerie, spinse l’Artista a cimentarsi nella ceramica nella cui lavorazione divenne ben presto esperto e grande maestro. Le opere prodotte in quel periodo sono una testimonianza importante del suo percorso artistico e nell’anno 2000, Gauli, allora 84enne, venne invitato a tornare a Dunarobba, con una mostra “Piero Gauli: ritorno in Umbria con le mani nell’argilla dei sequoia”. Nel frattempo la FBM (Fornaci Briziarelli Marsciano), durante i lavori di estrazione nella cava di argilla di Dunarobba, aveva portato alla luce, ai primi degli anni ’80, la “Foresta Fossile”, così chiamata con nome improprio in quanto le “sequoie”, risalenti a circa tre milioni di anni fa, presentano ancora la struttura lignea: alberi, alti all’origine fino a settanta metri, dai quali si forma la lignite, un succedaneo del carbone, con la quale veniva alimentato il forno nel quale Gauli cuoceva le sue opere nel lontano 1948-49. Galvanizzato dal ritrovamento di questi tronchi giganteschi, in un ambiente naturale estremamente suggestivo, Gauli venne ispirato a eseguire un ciclo di opere su questi antichi alberi e sui ricordi del suo soggiorno nei luoghi della Miniera, opere che in seguito egli donò al Comune di Avigliano e che ora si possono ammirare nella Mostra permanente a lui dedicata. Antonio Spadini “IO CERAMISTA IN UMBRIA” “Il 2 novembre 1948 sono ad Acquasparta. Vengo da Milano e mi porta Erardo, commilitone in Russia, sul fronte del Don, dove l’amicizia lega in modi assoluti, nata com’è nel rischio della morte. Acquasparta era sede dei Lincei, un’Accademia che attorno al Duca Federico aveva radunato studiosi e operatori della ricerca scientifica con metodi di sperimentazione e di verifica delle scoperte, al di fuori e in contrasto con pretestuosi riferimenti al soprannaturale. E qui, a Palazzo Cesi, mi figuro quei personaggi secenteschi discutere e agire calorosamente. Essi sono: De Fillis, l’Ecchio, l’Aminale, il Faber e poi, sopra tutti, il Galilei, adirato per l’abominia subita dalla Santa Inquisizione. A pochi chilometri, più su, verso Amelia, è sita la miniera di Dunarobba. La ‘conduce’ l’ingegner Sculati, padre di Erardo; se ne estrae la lignite, un succedaneo energetico del periodo di guerra. È un’impresa che abbisogna ora di trasformazione nel contingente, con diversificazione, e la ceramica ne è pertinente anche come indotto. Mi prende subito la brama dell’argilla. Questa, frammista a torba e piligno, viene portata in superficie da pesanti carrelli, trainati dagli argani e poi smistati ai capannoni-deposito, fra imprecazioni e sferragliamenti, da minatori a torso nudo, madidi di sudore impastato a polvere. Mi immagino come nel ‘Borinage’ e ripenso a Van Gogh, il pittore venerato da noi di ‘Corrente’, e ricordo come nella mia sacca, fra pennelli, stecche, chiavi di rifinitura, avessi portato anche le Lettere a Théo, quasi un... viatico a rincuorare l’intraprendente autodidatta. La natura umbra è geologicamente giovane, di formazione ‘sedimentaria’: alluvioni, sommovimenti tellurici, immersioni, transposizioni glaciali, riaffioramenti e corrugamenti hanno alterato situazioni, hanno sepolto foreste in avvolgimenti argillosi. Da queste epoche proviene la creta, che si usa chiamare terra (e per me è la buona terra), naturalmente ben spartita nelle sue componenti di silice, di ossidi e di feldspati, ma, soprattutto, senza zolfo. Un’argilla che per qualità si accomuna a quella delle culture fittili delle civiltà mediterranee, l’egizia e la greca, che nei tempi, captate tecniche e tecnologie, hanno alfine come compendiato una similare risultanza sia dei modi funzionali sia di quelli estetici. Anche qui in Umbria mi sento attratto, spiando questo antico contesto, a operare in successione di stile (seppure... reinventandolo e modernizzandolo), attento ai moduli da Deruta a Orvieto, da Gubbio a Gualdo Tadino, a Città di Castello. Nel plasmare questa terra, mi par di trattenere nelle mie mani palpitanti, tra il nervoso agitare dei polpastrelli, il suo spirito, che dal fondo afroso si libera ai lucenti cieli del Perugino, del giovane Raffaello e poi dello Spagna, di Filippo Lippi e del Gozzoli. Uno spirito che si libera dalle perdute foreste innescando nella memoria un richiamo alle vecchie cose dell’ erudizione e della mitologia, ma anche alle tematiche del mio dipingere. E così mi ritrovo contornato da rinate ‘Arpie’, ‘Amazzoni’, ‘Centauri’, ‘Angeli musicanti’, ma anche da ‘Arlecchini’, ‘Clowns’, ‘Donne distese’, ‘Nudi che leggono’ o che si lavano. E tanti vasi: con le ‘Civette’, con le ‘Maschere’, con ‘Le ciglia’ con le ‘Donne nere’ e poi la ‘Famiglia antirazzista’. Un vaso canopo attende l’intelligenza. Colori e smalti sono stati ‘costretti’ alla corrosione e al disfacimento da una ‘muffola’ da me tormentata con interruzioni di cottura, ricolorazioni e ricotture, immissione di materie eterogenee e fumate ispirate e suggerite dall’antica stagione di ‘Mastro Giorgio’. Questa mia ceramica del periodo umbro ha dichiarato la patita condizione di partenza espressionista e le patine trovate hanno ben declinato una stagione memore della umana (e personale) sofferenza, anche con quelle sottolineature tecniche che sarebbero state care a Nolde, a Munch e alle loro poetiche. Un operare che finirà però con l’abbandono (imposto da un avverso destino) di questo mio forno a lignite, amico ormai del mio scaltro fare. Saluterò Dunarobba, Beppe il cocciaro, Talamonti il Rosso, impastatore, il sognante Bernardini, modellatore, e Primino, autista della miniera, col quale mi recavo a Cannara ad acquistare smalti, colori, vetrina e chamotte, e dove fra l’altro ho colorato e cotto le mie prime sperimentazioni di lavoro. Da qui procedevamo per la vicina Assisi, ove sostavo in San Francesco, meditando e ammirando l’inarrivabilità di Giotto. È il dicembre del 1952. Continuo a fare ceramica a Roma per altri cinque anni, lavorando da indipendente in vari laboratori, in un contesto pragmatico, progettando opere decorative, di arredamento e di affiancamento architettonico: grandi pannelli, lampadari, consolle, camini, piedistalli e pavimenti... Partecipo attivamente alle rassegne nazionali del settore: da Gubbio a Orvieto e a Terni, da Pescara a Vicenza e a Faenza. Ricordo fra le altre una rassegna a Messina, ordinata da Stefano Cairola (mi venne a trovare a Roma per avere dei suggerimenti): un personaggio del clima di “Corrente” vicino all’ingegnere Dalla Ragione, nostro grande sostenitore, che diede avvio, nel 1942, alla Galleria della Spiga. Scorrendo i Cataloghi di questa stagione d’arte nell’Italia del dopoguerra si nota il particolare interesse di pittori, scultori, architetti con il loro “operare di simpatia” sperimentale nei confronti di questa valenza d’espressione. Così si incontrano frequentemente i nomi di Lucio Fontana, Broggini, Sassu (compagni di cammino in Corrente) e poi Cappello, Agenore Fabbri, Bertagnin, Giandante X, Leoncillo, l’elitario Fancello, con un seguito, come solitamente avviene, di tanti altri. Nella Galleria di Ada Zunino, a Milano, con sensibilità e attenzione, sono state esposte nel 1998 (in una scelta “costretta” dalle difficoltà di reperimento) le opere della mia privata collezione, salvate nei vari frangenti. Esse fanno parte di un contesto di circa mille esemplari monotipici, sparsi un po’ in tutta Italia, particolarmente al Centro. Di qui nasce anche il problema della storicizzazione di questa stagione (dal Novecento ai movimenti di opposizione e al primo dopoguerra) ancora non sottoposta a una rigorosa classificazione e ancora oggetto di polemiche: un suggerimento e un invito alle nuove generazioni!”. Piero Gauli Arpia Cavallerizza bianca Cavallo imbizzarrito COME È NATO IL CENTRO STUDI PIERO GAULI Durante le visite di ritorno dell’artista in Umbria è nata l’idea, subito sponsorizzata dall’Amministrazione comunale di Avigliano, di destinare i locali della ex scuola elementare prima, e ora i locali adiacenti il Centro di Paleontologia Vegetale di Dunarobba, per accogliere dapprima le mostre e poi la donazione di opere riguardanti il territorio: ceramiche fatte in loco, dal 1948 in poi, con l’argilla che veniva estratta nella miniera, alcuni guazzi dell’epoca, oli e acquerelli eseguiti da Gauli nella sua permanenza nel territorio e soprattutto quelli più recenti ispirati alla scoperta della Foresta Fossile e al ricordo della Miniera. L’artista nel suo soggiornare in Umbria, dove nel 1953 sposò Ersilia Piscini di Terni, è sempre stato un animatore culturale, avendo stabilito contatti con illustri artisti umbri come lo spoletino Leonardo Leoncillo e i ternani Felice Fatati, Carlo Quaglia e Ugo Castellani. Beppe il cocciaro (Peppaccetto) Lavorò anche con il Centro Vanoni che gli commissionò acquerello 1949 un ciclo di opere sull’Umbria. Il Centro Studi ‘Piero Gauli’, nato con lo spirito di mantenere vivo l’interesse culturale per le opere del maestro, si propone quindi di collaborare con tutte le istituzioni pubbliche e private per una valorizzazione della Foresta Fossile e del territorio circostante come fonti di ispirazione artistica, partendo anche dall’ammirare le opere di Gauli che ne mettono in evidenza la straordinaria bellezza. L’Associazione Amici di Piero Gauli collabora a tutte le iniziative del Centro Studi. A.S. Everaldo Talamonti acquerello 1949 Volto di donna acquerello 1949 L’ingegner Pandolfi acquerello 1949 BIOGRAFIA DELL’ARTISTA Piero Gauli nasce a Milano nel 1916. Inizia gli studi di ingegneria a Padova passando poi ad architettura a Venezia. Dal 1937 progetta ed esegue scene per teatri sperimentali universitari. Nel 1940 lo troviamo a Milano dove entra a far parte del gruppo di “Corrente” costituitosi attorno alla rivista “Corrente di vita giovanile” fondata da Ernesto Treccani. Il gruppo tra il 1938 e il 1943 cerca e trova una nuova forma espressiva ispirandosi a Ensor e Van Gogh, agli espressionisti tedeschi e ai fauves francesi. Il 18 giugno 1941 Gauli partecipa alla penultima collettiva alla Bottega di Corrente. Una settimana dopo, il 25 e 26 giugno, al Teatro dell’Arte nel Palazzo della Triennale, esegue per il Gruppo Sperimentale teatrale “Palcoscenico” le Autoritratto scene dell’Ultima stazione di Joppolo” con la regia di Paolo Grassi e in cui acquerello 1949 recitano come attori Birolli, Migneco, Badodi, Franco Parenti e Giorgio Strehler. Dopo tre giorni, il 28 giugno, viene richiamato alle armi a Gorizia, da dove verso la metà del 1942 partirà per il fronte russo come ufficiale del III Reggimento di Artiglieria alpina nella Divisione Julia. Durante la terribile ritirata riesce a sopravvivere e a tornare in Italia; ma l’8 settembre del 1943, viene deportato in Polonia dove, nel campo di concentramento di Cholm, documenta con una serie di tragici disegni la vita di prigionia. Quando nel 1946 riprende a dipingere, esegue un Autoritratto con le pie donne, in cui si raffigura con lo sguardo allucinato di chi ha visto cose terribili e vissuto un’esperienza devastante. Nel 1948 giunge in Umbria, portatovi dal suo commilitone Erardo Sculati, figlio dell’ingegnere milanese Alcide, che aveva in concessione lo sfruttamento della Miniera di Lignite di Dunarobba. Con l’argilla che viene estratta dai minatori produce, cuocendole nella “muffola”, un forno a lignite, oltre mille ceramiche monotipiche, prima in Umbria e poi a Roma, ceramiche ora conservate in vari musei e collezioni private. Moltissime sono le mostre personali e altrettanto numerose quelle a cui partecipa in Italia e all’estero, sia con le ceramiche sia con oli, acquerelli e tempere. Ha una produzione molto vasta; esegue cicli pittorici di paesaggi umbri, marchigiani, lombardi, siciliani, su D’Annunzio, Pirandello, sulle chiese rosse di Milano, le edicole di Genova... Nel 2000 ritorna in Umbria con una serie di mostre: la prima al Centro di Paleontologia Vegetale della Foresta Fossile di Dunarobba, dove gli viene dedicato un Centro Studi. Trascorre gli ultimi anni lavorando nella sua casa milanese del quartiere di Brera, che abbandona solo per tornare in Umbria e una volta in Sicilia, in occasione di sue mostre. Durante l’estate si trasferisce a Verna, nella seicentesca casa paterna situata davanti al Museo Gauli che i suoi conterranei e l’Amministrazione del Comune di Ramponio-Verna gli hanno dedicato. Si spegne a Milano nelle prime ore del 4 gennaio 2012. L’Associazione Amici di Piero Gauli, costituitasi quando il Maestro era ancora vivente, lo ha seguito per più di un decennio collaborando alle sue mostre e stampandone i cataloghi CIESSEGI EDITRICE. A un anno dalla scomparsa lo ha ricordato a Milano con la mostra “Piero Gauli - Gli anni di Corrente e la guerra. Opere storiche e inediti 1936-46", organizzata e curata alla Fondazione Corrente dal critico d’arte Deianira Amico, responsabile del Comitato scientifico dell’Associazione. “...MI PRENDE SUBITO LA BRAMA DELL’ARGILLA...” “...questa [l’argilla], frammista a torba e piligno, viene portata in superficie da pesanti carrelli, trainati dagli argani e poi smistata ai capannoni-deposito, fra imprecazioni e sferragliamenti, da minatori a torso nudo, madidi di sudore impastato a polvere. Mi immagino come nel Borinage e ripenso a Van Gogh, il pittore venerato da noi di ‘Corrente’...”. Piero Gauli 1948 - Minatori a Dunarobba 1948 - Paesaggio alla miniera di Dunarobba (Iniziativa realizzata con il contributo della Regione dell’Umbria - L.R. 24/2003)