Comune di Villanova d'Asti CIRCOLO CULTURALE “MARIA MINELLI” BATÙ E UMILIATE PROTAGONISTI DELLA STORIA DI VILLANOVA Sei secoli di vita della Confraternita Villanova: Disciplinanti e Umiliate. 4 novembre 1935 Dedico questo opuscoletto a tutti i disciplinanti villanovesi, alle umiliate ed in particolare ai disciplinanti: Giuseppe Gorgerino, priore, Bartolomeo Gilli, vice priore, Tomaso Fogliato, tesoriere, Giuseppe Giovenale, maestro dei novizi, eletti nel 1945 a dirigere la nostra confraternita dell’Annunziata. In occasione dell’inaugurazione del centro culturale dell’Annunziata di Villanova, proposto nel 1971 dai giovani del “Planilia” acquistato nel 1977 dal sindaco Franco Sorba, ristrutturato nel 1986 dal sindaco Ivo Bogetto ed ora terminato ed aperto dal sindaco Roberto Peretti, mi è sembrato indispensabile narrare la secolare storia dei nostri “Batù” e delle consorelle “Umiliate”. Spesso la storia privilegia i potenti, ma questa volta sono gli umili, contadini e artigiani, madri e padri, che vivono e decidono la vera storia della gente. Nella loro confraternita ci troveremo per fare cultura, sia in sala concerti che nella Biblioteca civica. Ma l’insegnamento dei più umili, che al solo grido “misericordia e pace”, senza violenza contro altri, ottennero nel 1399 le dimissioni dell’antipapa e la fine dello scisma, ci convinca dell’inutilità delle guerre e del valore della proposte, quando sono vissute. Francesco Tessiore PRIMA PRESENZA DEI BATU’ BIANCH 1260: Il cronista astigiano, Guglielmo Ventura1, scrive che è nato un movimento di penitenza che si espande in Piemonte. Risulta che con molta neve per terra tra i disciplinanti, che flagellandosi, giunsero ad Asti nel 1260 per chiedere penitenza e pace tra le fazioni locali, alcuni provenissero da Villanova. Di conseguenza sembra possibile che a Villanova i disciplinanti, chiamati “Batù bianc”, fossero presenti fin dagli anni 1260. Processione dei disciplinanti, Confraternita di Cessole (At), pittore del XIX° secolo: A ROMA AL GRIDO: “MISERICORDIA E PACE” 1399: Nel maggio 1399 giungono in Villanova, da Chieri molti pellegrini, vestiti da bianchi lenzuoli, al grido di “Misericordia e pace”. Li guida Paolo Reynerio, che pensa di andare a Roma per pacificare la Chiesa, divisa dallo scisma tra due papi, uno a Roma e l’altro ad Avignone. Si avvicina l’anno santo e la chiesa non può rimanere divisa così. L’entusiasmo di questi “Bianchi” contagia molti villanovesi, che si affrettano a deporre nelle mani del notaio comunale, Rotario Machario, le loro volontà in caso di non rientro dalla “peregrinatio”. I pellegrini si avviano ed il 5 luglio 1399 si incontrano a Genova con quelli provenienti dalla Provenza e da altre regioni d’Italia. Frattanto Valentina Visconti, duchessa di Asti e di Villanova, informata del moto dei bianchi, temendo un massacro dei pellegrini ribelli, decide il 19 luglio 1399 di inviare due ambasciatori al cognato Re di Francia, Carlo VI, per spianare la strada ai Batù. La scelta di Valentina cade sull’astigiano Ruffino, canonico di San Martino, e sul noto disciplinante Guipertus di Villanova. Mentre il viaggio dei disciplinanti prosegue verso Roma, Guipertus riesce ad ottenere dal Re di Francia il benestare al pellegrinaggio e comunica la notizia con una lettera a Valentina 2. Esistono 1 Guglielmo Ventura: “Memoriale”in “Monumento di storia patria”, 1848, vol. V°. 2 Il testo della lettera inviata il 29 novembre 1399 da Guipertus di Villanova a Valentina Visconti dice: “Viene consentito il pellegrinaggio dei “Battuti bianchi”, fautori di pace e di concordia. Essi non parteggiano né per papa Bonifacio di Avignone, ma neppure per papa Benedetto di Roma, ma soltanto perché finisca lo scisma, perciò vadano pure i disciplinanti a Roma ...... ed il re di Francia, Carlo consente il viaggio, garantendo l’incolumità dei pellegrini” (vedi: L. Baudoin: “Valentina Visconti”, Asti, 1923, pag. 129) 2 nell’archivio capitolare di Asti alcuni testamenti di villanovesi partenti per la “peregrinatio ad Romam”, stesi dal notaio comunale di Villanova, Rotario Machario. In essi i testatori destinavano (in caso di morte o non rientro nei successivi tre anni) i loro beni secondo l’usanza dei “penitentes”. In caso di mancanza di eredi diretti (figli) i loro averi andassero per due terzi al comune e per un terzo ai consanguinei fino al terzo grado. Senza eredi tutto passava alla comunità. FLAGELLANTE UCCISO A BRASSICARDA Il 30 giugno 1444 a Brassicarda, in un casolare isolato era stato scoperto il cadavere di un contadino avente 35 anni, certo Joannino Rebaudengo. Molto noto perché era stato “miles” e perché apparteneva alla nota confraternita dei batù bianch. Il morto nella sinistra stringeva due zoccoli di caprone essiccato, per cui i superstiziosi ritennero fosse stato ammazzato dal demonio. Nella casa tutto era in disordine, perché il Rebaudengo viveva solo ed era molto pio, per cui sovente si recava nella chiesa. In paese si parlò di un caso di stregoneria, perciò venne informato l’inquisitore, padre Benedetto, domenicano. Recatosi sul posto assieme ad un medico, il domenicano dichiarò che si trattava di avvelenamento e di una tragica messinscena. Il Rebaudengo era stato assassinato. Poche ore dopo, un girovago di Villanova, di nome Giacu Paias, in una osteria di Asti paga da bere agli amici. Poi dopo una abbondante libagione, racconta come sia riuscito a far uccidere dal demonio un ricco flagellante di Brassicarda. Lui, passato per caso nel suo girovagare dalla casa del Rebaudengo, aveva preso il denaro dell’ucciso. All’udire Castello di Brassicarda tali racconti qualcuno avverte i gendarmi, che fermano e portano in carcere il girovago Paias. Egli viene interrogato da Gillio Guidoboni, vice podestà di Asti. Appena avuta notizia di questo arresto il podestà di Villanova, Antonio Nazario, sentito il consigliere Amedeo Gamba, invia una dura protesta al duca d’Asti, perché intervenga: essendo Villanova autonoma, Lui podestà villanovese ha diritto esclusivo di giudizio contro i colpevoli di qualsiasi delitto avvenuto nel territorio della comunità. Ricevuto tale ricorso, il duca di Milano e di Asti, Filippo Maria Visconti, con l’assistenza del notaio imperiale, Bartolomeo Girardi, conferma che Villanova, in base ai suoi antichi statuti3 ha diritto alla completa autonomia e perciò anche di giudicare l’accusato per l’omicidio avvenuto a Brassicarda nel territorio di Villanova. Di conseguenza, il 21 agosto 1444, il governatore di Asti, Ottolino Zoppi, ordina a Gillio Guidoboni, vice podestà di Asti di annullare ogni atto da Lui fatto contro l’indagato (cosa che avviene immediatamente davanti al notaio Bartolomeo De Gualdis) e di consegnare il prigioniero 3 Gli “Statuti” di Villanova d’Asti, approvati dal consiglio comunale il 17 novembre 1414, sono entrati in vigore il primo gennaio 1415. Il codice miniato con gli statuti è conservato in comune. 3 al vice podestà di Villanova, Antonio Nazario. Il Nazario poco dopo giudicherà Giacu Paias e, dopo un processo, lo condannerà. Antonio Nazaro merita di essere ricordato dai villanovesi per aver difeso la totale autonomia di Villanova anche da Asti. (manoscritto in archivio comune Villanova, faldone 2: anno 1444). IL FRANCESCANO CARLETTI FONDA LA CONFRATERNITA 1474: 26 aprile, il francescano (minore osservante), beato Angelo Carletti da Chivasso, sottoscrive con i villanovesi l’atto di fondazione ufficiale della Confraternita dei disciplinanti. Infatti Edoardo Verona4 scrive: Nel 1935 fu ritrovata, durante la riparazione all’Icona del coro dei Batù, la seguente scritta: “Dio, ottimo, massimo - beato Angelo da Chivasso – fondatore della confraternita – in occasione delle feste celebrative – in onore di questo Beato – quando fu elevato ai fasti della santità – I confratelli disciplinanti di Villanova” (sottinteso posero). Di conseguenza la scritta sarebbe del 1753, anno in cui il Carletti fu beatificato. Il Verona conferma che nella confraternita la tela5 esisteva ancora nel 1949. BATU’ SOPPRESSI E REISTITUITI A VILLANOVA Emanuele Filiberto, appoggiò la richiesta di papa Pio IV (papa dal 1559 al 1565) e soppresse i disciplinanti di Villanova. Obbligò molti villanovesi ad arruolarsi sulle tre navi dal duca Filiberto inviate alla battaglia di Lepanto. Non molto dopo un papa più tollerante, Gregorio XIII (papa dal 1572 al 1585) li riammise perché erano molto utili alla Chiesa. Infatti le Confraternite furono la novità del Giubileo del 1575 dando un notevole incremento alla religiosità popolare. Esse incedevano processionalmente per Roma, cantando litanie, accompagnate da cantori muniti dei più svariati strumenti musicali e, spesso, seguite anche da cocchi per le persone più deboli. Confluirono a Roma circa 350.000 persone da tutta l’Europa. Così Villanova riebbe i suoi “Batù Chiesa della Madonna degli Angeli (Via Roma) bianch”. (dal “Theatrum” Sabaudiae) BATU’ VILLANOVESI PERSEGUITATI COME VALDESI 1568: Emanuele Filiberto, dopo le guerre tra Francia e Spagna, iniziò a comandare a Villanova e volle verificare se, come dicevano i podestà la cittadina fosse “immediatamente soggetta” al Duca oppure fosse inclusa nel ducato di Asti. Perciò dopo un lungo processo (svolto nel 1563 4 Cfr. Edoardo Verona “Villanova d’Asti e i suoi dintorni”, Villanova, tip. Baietto, 1949, pag. 28 5 Un testimone mi conferma: “Il parroco, don Ernesto Gonnella, ricordava che il quadro, rappresentante il Carletti, fu ritirato dalla Soprintendenza per il restauro verso al 1970”. 4 con 24 testimoni, quasi tutti ex podestà, quasi sempre a san Damiano dal giudice Giovanni Antonio Sottomarino, procuratore fiscale del Duca) confermò la diretta dipendenza di Villanova. Smilitarizzò la fortezza e le due “bisoche” (torri di vedetta). Poi per ottenere i favori del papa Gregorio XIII, pensò di perseguitare i protestanti, senza però insospettirli. Volendo sapere chi erano i cattolici per discriminare gli appartenenti ad altre confessioni, convinse il vescovo Gaspare Capris ad iniziare nel 1567 il censimento dei “cattolici”. L’anno successivo 1568 il nuovo vescovo, mons. Domenico della Rovere, terminò il censimento. Su oltre 6000 abitanti in Villanova (allora comprendeva anche Dusino San Michele e San Paolo Solbrito) risultarono ben 1027 valdesi, 42 luterani e 87 calvinisti. Evidentemente tanti, quasi il 20 per cento della popolazione. Ma il duca non li perseguitò, li emarginò dalla vita pubblica.6 In seguito per aumentare il controllo contro l’autonomia villanovese, i successori di Emanuele Filiberto giunsero a considerare i 1950: Processione dei disciplinanti a Villafranca (At) Disciplinanti come valdesi, non degni di incarichi pubblici. Questo perché i “batù”continuavano la loro opera di assistenza, recandosi a due a due presso i poveri e gli ammalati, portando oltre all’aiuto spirituale e materiale anche l’idea di “autonomia” dal duca, cosa che i Savoia non volevano.Quando poi i successori di Emanuele Filiberto sul finire del 1500 iniziarono le persecuzioni e gli arresti contro i protestanti, sembra gli stessi “batù” vennero perseguitati come valdesi7. La presenza di tanti eretici in Villanova è ricordata anche nel processo a Giacomo Bruto, nato a Villanova nel 1553. Il Bruto era uno strano sacerdote cattolico, poi diventato calvinista, che venne condannato dall’inquisizione ad essere arso vivo in piazza a Palermo il 28 ottobre 1591. Il 6 I dati delle confessioni religiose sono in Pier Giorgio Baldassarri: “Notizie sui bandi campestri di Valminier”, tesi di laurea in giurisprudenza, 1983 ed in archivio privato, notaio Angelo Conte di Asti, ove esiste una lettera datata 25 gennaio 1574 al governatore di Asti nella quale il duca Emanuele Filiberto chiede i protestanti non abbiano molestie, ma siano tenuti lontani da ogni incarico pubblico. 7 La tradizione orale sui batù perseguitati come valdesi andrebbe approfondita per accertarne la verità. 5 Bruto, durante il processo, dichiarò di aver avuto i primi insegnamenti calvinisti ad undici anni da Sebastiano Visca, suo professore di latino forse a Villanova oppure a Chieri.8 LA CHIESA VECCHIA SULLA CONTRADA MAESTRA Vecchia chiesa dell’Annunziata (dal “Theatrum Sabaudiae”, 1682) Tra le mappe della fortezza del Piemonte, stampate ad Amsterdam nel 1682 per ordine della famiglia reale e facenti parte del “Theatrum Sabaudiae”, vi è anche la mappa di “Villanova dell’Astegiana”, su cui è raffigurata la vecchia chiesa della confraternita, citata in didascalia come “Li disciplinanti”. Viene disegnata a sud dell’attuale chiesa, verso la via centrale. L’agrimensore Giovanni Ottavio Gamba il 17 ottobre 1723 provvide alla misura della “muraglia del circuito della chiesa vecchia” su richiesta del Priore Giuseppe Alberto Capua, constatando che era di 18.999 mattoni. Era un rettangolo lungo tra le attuali vie Roma e De Amicis. La porta di entrata era, stranamente, orientata verso mezzanotte. Come ha documentato la ricerca storica di Valter Canavesio9 alla fine del 1600 tale chiesa era inservibile, perciò i confratelli dell’Annunziata decisero di costruire una chiesa nuova. VISITE PASTORALI ALLA CHIESA VECCHIA DI MONS. DELLA ROVERE Prima visita pastorale di mons. Della Rovere 1570: Il vescovo di Asti, mons. Domenico della Rovere, ispezionò l’oratorio dei Disciplinanti. Trovò nella “casa” od oratorio dei disciplinanti un altare di mattoni con un portatile consacrato sul quale c’erano un’immagine e un crocefisso; ordinò che nello stesso oratorio non fossero fatte funzioni parrocchiali e che non si celebrasse se non per volontà del parroco. (Visconti: “San Paolo Solbrito e dintorni”, Asti 1999, pag. 381) Terza visita pastorale di mons. Della Rovere 1576, Sabato 15 settembre: mons. Domenico della Rovere, vescovo di Asti visita l’oratorio dei disciplinanti: “Vide l’oratorio dei Disciplinanti e ordinò che fosse provvisto di altare, di palio, di tre tovaglie, di presbiterio, di croce e di due candelabri, ordinò che fosse sopra rialzato con due urne e intanto si celebrasse”. (Visconti: “San Paolo Solbrito e dintorni”, Asti 1999, pag. 387) VISITA PASTORALE DI MONS. PERUZZI 1585, 29 gennaio: Mons. Angelo Peruzzi, vescovo di Sarsina e visitatore apostolico, al foglio 259, scrive: “Quel giorno visitò l’Oratorio della confraternita dei Disciplinanti sotto il titolo della gloriosissima Vergine Annunziata, che vide essere molto piccolo; ...i confratelli ascoltavano la 8 Francesco Tessiore: “La travagliata esistenza di Giacomo Bruto”, in “”Il Platano” 1999, 1 e G. A. Garufi: “Segundo proceso de Jacopo Bruto” in “Societé d’histoire vaudoise” 1916. 9 Valter Canavesio: “La confraternita dell’Annunziata”, Castelnuovo D.B. 1994 6 messa che facevano celebrare da un sacerdote regolare con un compenso annuo di sei sacchi di frumento. All’altare si saliva per mezzo di più scalini. Essendo i paramenti poco decorosi, ordinò che si provvedesse ... In suddetto oratorio, ogni giorno festivo di precetto, i confratelli stessi si radunavano per ecitare l’ufficio della gloriosa Vergine; ..... il giovedì santo facevano la lavanda dei piedi con il convito10, che proibì di fare sotto pena di interdetto dello stesso oratorio. La stessa congregazione era retta da un priore, un sottopriore e sei consiglieri, che restavano in carica un anno ed alla fine del loro mandato facevano il rendiconto ai nuovi incaricati entranti. Ordinò che da quel momento in poi a questo rendiconto dovesse essere chiamato il rev. Arciprete, a nome del Vescovo. La congregazione non aveva nulla di immobili eccetto le elemosine, alle quali contribuivano tra loro i confratelli. La confraternita fu eretta su licenza del Vescovo di Asti e spesso dal medesimo visitata. I confratelli stessi, nel loro oratorio, non facevano nulla che pregiudicasse le chiese parrocchiali di suddetta terra, come fu attestato dai medesimi “Strage degli innocenti” (ora in san Pietro) pittore ignoto rettori. (Cfr. Visconti: San Paolo e dintorni”, 1999, pag. 438) IMPEGNI DEI DISCIPLINANTI Scrive Mons. Guglielmo Visconti11: “I disciplinanti di San Paolo, prima di costruire la chiesa di san Sebastiano (in seguito trasformata in parrocchia, l’attuale) erano a Villanova. Infatti: una data verosimile di costituzione potrebbe essere indicata tra la fine del mille e quattrocento e l’inizio del cinquecento: Considerato il loro carattere autonomo di iniziativa laicale e di metodo democratico, è normale che i riconoscimenti formali fossero più tardivi, a volte anche di molto tempo .... In quell’epoca la sede della parrocchia di san Paolo era nella chiesa costruita negli Ayrali (campi) di Villanova”. Noi deduciamo: quindi in Villanova presso la chiesa di san Paolo (zona dove ora è la Madonnina) vi era un altro gruppo di disciplinanti, con devozione a san Sebastiano. Si potrebbe così affermare che i gruppi di disciplinati verso il 1500 in Villanova fossero ben tre: quello di San Martino, questo di San Paolo ed il più importante nella confraternita dell’Annunziata (vecchia chiesa). 10 Probabilmente in alcuni casi avevano mangiato e bevuto più del giusto. 11 Guglielmo Visconti: “San Paolo Sobrito e dintorni”, Asti 1999, pag. 252 e seguenti) 7 VISITA PASTORALE DI MONS. PANIGAROLA 1588, 11 giugno, sabato: Visita di mons. Francesco Panigarola alla confraternita dell’Annunziata. “Quel giorno visitò la Congregazione dei Disciplinanti sotto il titolo di “Oratorio dell’Annunziata”. Era abbastanza antica sebbene non si trovassero le lettere di fondazione. Avevano il documento della approvazione del rev.mo signor Della Rovere (Vescovo di Asti) 14 ottobre 1579. Non avevano una particolare regola, ma nei giorni festivi si radunavano per celebrare un officio che certamente era dei riformati. Avevano le regole di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano e dicevano di vivere in conformità di quelle. Non facevano processioni serali, se non nel giorno della cena del Signore; e allora in detto oratorio, facevano un convito, che chiamavano riunione (collationem)12. Ordinò che non si facesse più, se non modicissima, tanto da non doversi riunire a tavola. Avevano un piccolo podere, ma esiguo a tal punto che a stento rendeva dodici fiorini. Raccoglievano le elemosine che spendevano nell’arredo dell’oratorio. Questi beni erano amministrati da alcuni incaricati che erano eletti ogni anno da tutta la congregazione alla presenza di un sacerdote; facevano il rendiconto al priore senza la presenza del curato. Fu ordinato che facessero il rendiconto alla presenza dell’Arciprete, come Guglielmo Caccia detto il Moncalvo: San Francesco sopra per l’ospedale. Detto podere era stato affitadora il Crocefisso, 1608. tato per 5 anni, in futuro l’affitto doveva essere portato a tre anni per mezzo delle divisioni. Avevano un maestro delle cerimonie. Quando offrivano l’amitto a coloro che entravano nell’oratorio, gli stessi confratelli lo benedicevano. Fu pertanto ordinato che dopo questa visita non venisse più fatto, ma la benedizione fosse data dal parroco: fu chiesto se lo indossassero, fu scoperto che non lo facevano. Celebravano l’officio dei defunti sul morto, solo dopo che i curati avessero completate le esequie. Concedevano l’approvazione dei novizi con l’amen. Nei giorni festivi facevano celebrare la Messa da uno dei reverendi padri di osservanza (i francescani), al quale davano una elemosina (annuale) di sei sacchi di grano. Nell’oratorio ascoltavano la messa senza amitto; perciò fu ordinato che lo indossassero sempre. Non dovevano portare mai l’amitto a casa, se non per lavarlo. L’altare era in buono stato, mancava soltanto il portatile che ordinò fosse inserito e che fosse chiusa un’apertura. Doveva essere realizzata un’immagine. In tutto il resto andava bene e, non occorrendo nient’altro, pose fine alla visita. (cfr. Visite, riportate in Visconti: “San Paolo Solbrito e dintorni”, Asti 1999, pag. 463) 12 Il giovedì santo, dopo la funzione si continuava dunque, ma con moderazione, a fare la cena fraterna dei confratelli. 8 DIVISIONE DELLE QUATTRO PARROCCHIE 1588: Mons. Francesco Panigarola, vescovo di Asti il 13 giugno 1588 decreta13 la divisione del territorio di Villanova in quattro parrocchie e la chiesa vecchia dei disciplinanti rimane nel territorio di san Pietro vecchio (in Vincoli). Tale chiesa di san Pietro era stata costruita dagli abitanti provenienti da Solbrito poco dopo la fondazione di Villanova. Presentiamo l’antica mappa ufficiale con la divisione territoriale delle quattro parrocchie: san Martino, san Paolo in Ayrali (nei campi), san Pietro in vincoli e san Pietro in Supponito. In precedenza le parrocchie non erano divise territorialmente, ma seguivano i fedeli in base ai luoghi di origine. I provenienti da Solbrito celebravano le loro funzioni in san Pietro in vincoli, quelli di Corveglia in san Sebastiano, poi diventato san Pietro di Supponito (aggregando la “commenda”). I provenienti da Villanovetta avevano una chiesa di san Felice, poi ingrandita e diventata san Martino, mentre i provenienti da Supponito (ora Ciuché) seguivano le funzioni in san Paolo fuori mura (in Ayrali, ossia nei campi verso san Paolo). QUADRO DELLA ANNUNZIATA 1601: 28 giugno: il priore Lorenzo Perracchio, il sottopriore Franco Perlaschi ed il clavario Giovannino Borio inaugurarono il bellissimo quadro di autore ignoto, dove la vergine Maria riceve l’annuncio della nascita di Gesù dall’angelo Gabriele. La bella tela ora è nella chiesa di san Pietro, restaurata da Nicola di Aramengo ed incorniciata ad opera di Ottavio Bosco, falegname villanovese. Fino agli anni cinquanta era nella confraternita sopra all’altare dell’Annunziata, al centro della chiesa. Anche altri tre quadri di epoca poco successiva, sono stati restaurati nel laboratorio di Aramengo e posti sulle colonne della navata centrale nella chiesa di san Pietro. Raffigurano: i santi Innocenti, la santa Elisabetta d’Ungheria con sant’Anna, due santi ai piedi di una collina sormontata da una croce. Anche il capolavoro di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, dipinto nel 1608, di san Francesco che adora il crocefisso era nella confraternita. “L’Annunziazione” (1601) particolare 13 Il decreto di divisione è riportato in Guglielmo Visconti: “San Paolo Solbrito e dintorni”, Asti, 1999 pag. 473 e seguenti. 9 AGGREGAZIONE AD ALTRE CONFRATERNITE I Disciplinanti villanovesi dell’Annunziata si aggregarono, dopo l’approvazione dei loro statuti nel 1579, ad altri gruppi di “Batù”: nel 1618 alla confraternita di Roma, nel 1675 al convento dei frati minori di Poirino, nel 1715 alla associazione delle confraternite dell’Annunciata di Torino. VISITA PASTORALE DI MONS. BROGLIA 1626: Il 25 aprile, Ottavio Broglia, vescovo si Asti, inizia la visita pastorale in Villanova da san Martino, poi il giorno dopo (26 aprile, pag. 9 del verbale) “visitavit Horatorium disciplinatos Anonciate”, ossia “visitò l’Oratorio dei disciplinati dell’Annunziata” ed il verbale prosegue: “il prete dell’oratorio è sotto la parrocchia di san Pietro. L’altare portatile è sufficientemente ornato; hanno un calice ed una patena. ... All’altare ha preso possesso Sebastiano Cristino con lo stipendio di sei sacchi di grano (annuo)... (spiega i doveri del cappellano e del parroco) ... comanda che l’altare ligneo rimanga sempre aperto ai singoli confratelli ... e di esporre la croce per adorarla .. Invita ad osservare la regola di san Carlo Borromeo ... Priore della confraternita è Bernardo Benuto, sotto priore Bartolomeo Brina ... Consegna loro l’inventario” Chiesa di San Martino (dal “Theatrum Sabaudiae” 1682) VISITA PASTORALE DI MONS. MILLIAVACCA 1697, 14 ottobre: Il vescovo di Asti, mons. Innocenzo Milliavacca, il 13 ottobre 1697 inizia la visita a Villanova dalla chiesa di san Pietro, ma solo il giorno dopo visita la cappella dell’Annunziata, della compagnia dei disciplinanti. UNA CONFRATERNITA ANCHE A SAN MARTINO 1651, 5 ottobre: In un documento del 1850 circa: “Tavola degli obblighi di Messe perpetue esistenti in questa Arcipretura di san Martino” vengono elencati dieci altari, tra cui: “Altare della beata vergine Annunziata: Per legato del fu Prospero Torriglia, come da suo testamento 5 ottobre 1651, rogito Vignola, messe ..... a detto altare della santissima Annunziata. Legato della fu Anna maritata Torriglia come da atto 22 gennaio 1655, citato in visita mons. Marcantonio Tomatis (vescovo dal 1666 al 1693). .... I beni citati in questo legato sono stati venduti .... per la manutenzione della cappella”. In archivio di stato ad Asti, tra le carte del notaio Asteggiano è una procura dei disciplinanti dell’Annunziata di san Martino. Anche sul registro dei benefici, compilato dal Comune nel 1686 su ordine del Senato, alla pag. 29 si cita tale confraternita. Di conseguenza a san Martino durante vari secoli nella cappella dell’Annunziata si riunì un altro gruppo di disciplinanti. 10 ALLA PROCESSIONE DELLE ROGAZIONI: BATU’ RIVOLUZIONARI? 1723, 20 giugno: Un grave incidente avviene durante la processione per le rogazioni del 1723. Era una giornata importante per le tante presenze alla processione propiziatrice per la produzione agricola, detta “rogazione”, perciò vi partecipavano tutti. Il vicario diocesano e nipote del Vescovo, Adalberto Todone, presiedeva la cerimonia coi parroci, don Francesco Antonio Tonso, arciprete a san Martino e don Gaspare Emanuele Gai pievano di san Pietro, mentre il podestà Filippo Delmastro aveva allertato anche la gendarmeria, presente in forza. Ma il protagonista di tutto fu il conte Oskar Bjorden di Kassel, cattolico svedese, esiliato dal re protestante, Federico II, ed ospitato presso il senatore, conte di Valmeyner, Ignazio Meyner, pur esso presente. Tanta la folla di fedeli e tra le compagnie religiose, i disciplinanti e le prime umiliate, fondate dieci anni prima. La processione partita dalla chiesetta di san Isidoro14 si dirigeva verso la campagna. Il vicario Todone avrebbe benedetto i campi, quando i Batù e le umiliate, per la terza volta intonarono il loro inno “Nui uma mac en re, Diu salvatour”15. Il conte Bjorden, svedese, che poco capiva di italiano e meno Cappella di sant’Isidoro, contadino (costruita nel 1710) ancora di piemontese, convinto che la canzone fosse contro il Savoia, chiese subito l’intervento della gendarmeria. Il podestà Delmastro, onde evitare grane politiche, acconsentì immediatamente. I gendarmi dispersero la gente ed arrestarono due disciplinanti, rilasciandoli subito dopo, su intervento del conte di Valmeyner. Ma i giorni successivi i parroci, appoggiati dal Vescovo, Giovanni III Todone, minacciarono di riferire l’affronto al papa Innocenzo XIII, col quale il duca Vittorio Amedeo II era già in difficoltà. Ignazio Meyner allora mediò, rappacificando gli animi e limitando le proteste dei parroci. Frattanto il Meyner, incolpando il podestà Delmastro dell’accaduto, riuscì a farlo rimuovere. I disciplinanti e le umiliate ebbero maggiore importanza tra i fedeli e nelle parrocchie, pur rimanendo autonomi, senza diretta dipendenza da esse. Ignazio Meyner, che si era prodigato per pacificare tutto, anni dopo, ne approfittò per ottenere nel 1734, dietro il pagamento di una cospicua somma, dal duca Carlo Emanuele III anche16 l’infeudazione del territorio di Villanova. 14 La chiesetta di San Isidoro, costruita nel 1710 circa, dai contadini è dedicata al protettore dei lavoratori agricoli. Davanti ad essa tutti gli anni, alla prima domenica di settembre gli stranottisti (poeti piemontesi dilettanti) dal carro processionale (che ricorda il carroccio) esprimono le loro opinioni e criticano liberamente chi comanda, perché dal carro si può esprimere il proprio parere senza rischio di avere punizioni. 15 Il canto religioso “Unico nostro re è Dio salvatore” era diventato molto famoso tra i villanovesi. Cantato in dialetto, perché orecchiabile e glorioso. 16 Aveva già i feudi di Valminier e di Brassicarda. 11 COSTRUZIONE CHIESA NUOVA, L’ATTUALE Walter Canavesio ha scritto una interessante ricerca documentaria sulla costruzione, avvenuta dal 1618 al 1626, della nuova Confraternita, l’attuale. La pubblicazione17 riporta fonti ineccepibili dell’archivio comunale e documenta come l’attuale chiesa fu iniziata nel 1711 con la costruzione del coro e del presbiterio. La chiesa vecchia era inutilizzabile, perché in parte crollata. I dodici documenti contabili, riferiti a contributi elargiti, riportano sempre la deliberazione di contributo con la domanda avanzata dai priori o dal tesoriere dei disciplinanti. Esiste per ogni spesa del comune il giustificativo deliberato dalla Comunità. Le fasi successive dei lavori, ma soprattutto le successive richieste di aiuto al Comune, durano fino al 1725. I confratelli disciplinanti avevano iniziato i lavori con pochi fondi non tanto per il materiale (utilizzando i mattoni della vecchia chiesa) ma per pagare i muratori. Essi però avevano urgenza di potersi riunire nelle loro funzioni. Perciò prima di tutto realizzarono il coro ed il presbiterio e solo alla fine, dopo molti anni, le cappelle laterali. La prima richiesta di fondi del febbraio 1719 è accolta il 26 febbraio 1719, sindaco Uno dei quattro evangelisti: san Giovanni (1975) Secondo Antonio Bosco, ma liquidata solo il 6 luglio 1719, sindaco Giorgio Emmanuel Riccio. In seguito altre richieste furono sempre accolte dal Comune. Evidenzia il Canavesio: “la sensazione di un cantiere iniziato con eccessivo ottimismo e poi misuratosi, per almeno un decennio, con i grandi limiti economici della confraternita ed il generale stato di crisi. Fu il rapporto privilegiato con il Comune ed anche, ad un certo punto, la stessa presenza di almeno un rappresentante della confraternita all’interno dell’amministrazione comunale in posto preminente a determinare una favorevole accoglienza delle suppliche e quindi a garantire una continuità dei finanziamenti nella fase critica dell’edificazione delle parti essenziali”. Noi constatiamo che il tesoriere dei disciplinanti, Sebastiano Tamagnone, nel 1722 divenne sindaco di Villanova e venne sostituito come tesoriere nella confraternita da Pietro Filippo Asteggiano. Da tale anno il comune cominciò a comprare mattoni dalla confraternita per riparare ponti od edifici della comunità. Esiste addirittura una supplica datata 1723 a Sua Maestà per far ottenere alla confraternita i mattoni delle fortificazioni contemporaneamente firmata dal priore Giuseppe Alberto Capua, dal vice priore Giovanni Antonio Borgnino e dal sinda17 Walter Canavesio: “La confraternita dell’Annunziata”, Castelnuovo Don Bosco, 1994 12 co G. G. Ubaldo Christiano. Insomma col tempo la chiesa nuova stava terminando con la “costruzione del coperto” (tetto) sotto la direzione del capomastro, Stefano Lavagna, nome non noto in Villanova. Assieme ai documenti di contributi elargiti dal comune, tra le carte dell’archivio comunale di Villanova c’è pure la misura della chiesa vecchia (diroccata solo in parte) con muraglia stimata in 18.999 mattoni. Alla fine il comune acquista sito e mattoni. Soprattutto con questi aiuti la confraternita poté essere finita, quasi certamente nel 1726. FONDAZIONE DELLE CONSORELLE UMILIATE 1713: Un gruppo di donne volenterose decide nel 1713 di affiancare, come già in molti altri paesi, i disciplinanti uomini, e fonda le umiliate di sant’Anna. Accetta gli stessi regolamenti ed obblighi, già in vigore per i batù. IL gruppo ben presto diventerà numeroso, anche se non abbiamo documenti, ad eccezione della deliberazione del primo febbraio 1892, poi annullata dal vescovo. Alle riunioni del consiglio delle Umiliate erano sempre presenti il parroco, direttore di entrambe le compagnie (maschile e femminile), e due delegati dei disciPulpito e altare di sant’Anna, protettrice delle Umiliate plinanti. I RICCIO DONANO UN ALTARE PER SAN SEBASTIANO 1729: Con testamento, rogito notaio Giorgio Antonio Astesano, del 21 luglio 1729 la famiglia Riccio lascia alla chiesa dell’Annunciata un altare, dedicato a san Sebastiano. Detto altare non sarà citato nella relazione del parroco Giuseppe Borio del 1876 in occasione della visita pastorale di mons. Carlo Savio, il quale però lo cita sul verbale di visita. Nella stessa data, 21 luglio 1729, certo Sebastiano Canuto fa testamento a favore della nuova VISITA PASTORLAE DI MONS. FELIZZANO 1743: Il vescovo di Asti, mons. Filippo Felizzano, visita la Confraternita18 ed “avendo riscontrato a destra dell’ingresso un ulteriore altare, sul quale era posta la statua del Cristo alla colonna, ne ordinava la demolizione stimando che fossero sufficienti tre altari, ma raccomandava di sistemare bene la scultura” 18 Notizia in Angelo Torre: “Confraternite” Torino, 1999, pag. 259. 13 VISITA PASTORALE DI MONS. CAISSOTTI 1764: Il due giugno Mons. Maurizio Caissotti, vescovo di Asti visita “Horatorium disciplinatorus s.me annunciat.nis in oppido villanove intra limites plebania” (l’oratorio dei disciplinanti in Villanova nei confini della pievania) e ne descrive gli altari: Altar maggiore, al centro con retro il grande coro, Altare dei santi innocenti, in riparazione, Altare di Sant’Anna. Siccome la chiesa è molto umida ordina l’apertura di finestre. Constatata la grande dimensione del coro e il campanile con una sola campana, esamina l’inventario che è in sacrestia, in particolare una tabella con gli obblighi di messe. Il Vescovo decreta che si continuino le processioni in “cena domini”, ossia al giovedì santo, in ricordo dell’ultima cena. Infine decreta che i soci della confraternita si riuniscano pure dove preferiscono, in coro, in sacrestia od in chiesa, ma evitino di far intervenire “delinquentes”, sotto pena di interdetto. Mentre si svolge la visita vescovile si presentano alla porta Mons. Paolo Maurizio Caissotti, Asti, gli amministratori del Comune per chiedere un santo patrono. Seminario Il Vescovo conferma19 “San Barnaba apostolo” con festa all’11 giugno, già protettore di Villanova fin dall’epoca degli statuti del 1414. (Estratto dalla copia del verbale di visita, conservata in Archivio di San Pietro) ESTRATTO DEL CATASTO FIGURATO, CABREO Dal catasto del 1777 (il cabreo figurato del misuratore Geometra Giovan Battista Andreone) si ricava: “Confraternita de’ disciplinanti, sotto il titolo della B. V. dell’Annonziata in questo luogo: “sito della chiesa con piazzale avanti nel quartiere di Supponito, coerenti ab parti la contrada ed a ponente la Comunità, tramediante ritana (spazio), tavole 12 piedi 6. Possessi: giornate 15, tavole 78 piedi 6,6 Lire 69.0.1.6” DOCUMENTI DELL’INVENTARIO, NON RINTRACCIATI 1894: In un inventario del 6 e 7 maggio, ora in archivio San Pietro, sono citati vari libri degli ordinati e che dimostrano l’attività nei secoli della confraternita: 14 dicembre 1579 approvazione della confraternita firmata De Rubeis; Libro secondo della confraternita principiato nel 1620; Libro degli ordinati principiato l’11 maggio 1730; 1845: progetto con capitolato per la riparazione della chiesa della confraternita: Nel 1860 furono fatte riparazioni alla facciata della chiesa. Ne riferisce il priore Francesco Canta citando il costo di 567,52 lire date al capo mastro Giuseppe Cerutti. 20 maggio al 20 luglio 1890: eseguiti vari lavori di restauro della confraternita per lire 136. 1913: altro progetto per la riparazione totale dell’Annunziata. 19 In Archivio Comunale esiste il decreto 2 giugno 1764 del Caissotti 14 INVENTARIO BENI MOBILI 1794: 7 frimaio anno 3 (26 novembre) In archivio comunale esiste un inventario “di tutti li mobili e lingerie si stabili che mobili esistenti nella chiesa della confraternita del presente comune di Villanova” di ben 28 capoversi. In esso vengono elencati anche l’organo con la cornice, il pulpito e gli stalli del coro20. IL VICARIO APPROVA IL NUOVO STATUTO 1830, 23 aprile: il vicario generale, Piero Gardini, essendo Asti rimasta senza vescovo, approva un nuovo statuto della confraternita. In 19 articoli specifica che i consiglieri saranno 15, eletti per un biennio, che il parroco di san Pietro sarà il direttore, con obbligo di sorveglianza. Tra i 15 consiglieri saranno eletti il priore, il sotto priore ed il maestro dei novizi, oltre ad un segretario, un economo ed un tesoriere, quest’ultimo anche esterno. Inoltre vengono aggiunti altri dodici consiglieri da convocare solo per per grosse spese e modifiche di statuto. Le delibere debbono essere prese con almeno due terzi dei presenti. In caso di parità di voti, il direttore (parroco) deporrà il suo che farà maggioranza. Le consorelle si riuniscono a parte, presenti il parroco e due confratelli appositamente delegati. Nella solennità di tutti i santi si fanno le elezioni ed il tesoriere presenta il rendiconto dell’annata. Quattro sono i registri obbligatori (purtroppo tutti smarriti): delibere, conti, iscritti, obblighi Cupola della Confraternita in restauro pluriennali. IL VESCOVO, MONS. LOBETTI, MODIFICA LO STATUTO 1839, 29 gennaio: il vescovo di Asti, Michele Amatore Lobetti, accetta la richiesta dei confratelli di Villanova e modifica lo statuto del 1830 riducendo il numero degli eletti a dirigere la compagnia da 30 a 15. In pratica i consiglieri erano 15 e diventano 6, oltre ai tre di diritto (Priore, vice e maestro dei novizi). In più sono eletti 6 invece di 15 membri eletti, ma solo per decidere gli affari straordinari. IL COMUNE DANNEGGIA LA CONFRATERNITA NEL COSTRUIRE LE SCUOLE 1872: In un documento i disciplinanti protestano contro il comune, che nel costruire le scuole elementari aveva tolto molti bulloni alle chiavi (tiranti in ferro) che tenevano la chiesa. Anche questo fatto potrebbe aver danneggiato la stabilità della chiesa. Inoltre nella costruzione il comune si è appoggiato al muro, togliendo la ritana (spazio) che divideva la confraternita dalla precedente costruzione comunale. 20 Gli stalli in noce furono smontati e venduti in Lombardia (testimonia un villanovese che aiutò a smontarli) nel 1975 15 RELAZIONE DEL PARROCO BORIO PER VISITA PASTORALE 1876: a fine aprile il pievano, Don Giuseppe Borio, nella relazione21 per la visita pastorale di mons. Carlo Savio, scrive tra l’altro: “Chiesa della Confraternita dei Disciplinanti: Si celebra la festa il giorno di san Secondo, patrono della Diocesi (5 maggio), e la festa di sant’Anna, patrona delle consorelle, il 26 luglio. La chiesa è separata dall’edificio delle scuole da una “ritana” (distanza) di un metro, che serve anche per frangi fuoco. Recentemente sono state otturate le sepolture e posto uno strato di ghiaia sotto il nuovo pavimento. Nella chiesa vi sono 4 quadri: san Diego, san Colombano, la Madonna e sant’Anna. Vi è una statua di sant’Antonio. La statua dell’Ecce Omo viene portata in processione al giovedì santo. L’organo è attualmente inservibile. L’altar maggiore ha una balaustra in marmo. Due gli altari laterali: santi Innocenti (a sinistra entrando) con tela della “Strage degli Innocenti”, la cui festa cade al 20 dicembre e sant’Anna (a destra entrando). Sopra questo altare delle umiliate è la tela della loro protettrice, sant’Anna, Santa Elisabetta d’Ungheria, aiuta i poveri, mentre guarda sant’Anna (Chiesa S. Pietro) con accanto Maria e Gesù ed ai piedi santa Elisabetta d’Ungheria, che distribuisce aiuti ai poveri. La carità è uno dei principali doveri di Batù e umiliate. VISITA PASTORALE DI MONS. SAVIO 1876, 2 maggio: il vescovo di Asti, mons. Carlo Savio, visita “L’oratorio della ss. Annunziata nei confini della Pievania della fortezza di Villanova” In essa trova l’altare dedicato a san Sebastiano, lasciato in eredità dai Riccio nel 1729 (rogito 21 luglio 1729)22. Esamina poi l’altare maggiore in marmo al centro della confraternita, tutt’ora esistente, l’altare dei santi Innocenti dalla parte del Vangelo e quello delle umiliate, dedicato a sant’Anna dalla parte dell’epistola. In sacrestia esamina quindi il manoscritto dei numerosi legati alla confraternita. 21 I parroci in vista di una visita pastorale del Vescovo di solito preparavano una relazione, che ci permette di conoscere lo stato delle chiese in quell’anno. 22 Sembra pochi anni dopo l’altare posticcio di San Sebastiano, posto al lato sinistro della chiesa entrando (in cornu evangeli), sia stato demolito 16 MODIFICA DEL REGOLAMENTO 1883, 24 giugno: Il consiglio della Confraternita approva il nuovo regolamento, firmato: Gaspare Molino, priore, Giuseppe Asso, sotto priore, Michele Fasano, maestro dei novizi, Antonio Bosco, Gabriele Marocco, economo, Giovanni Boero, tesoriere, Francesco Bajetto, Giovanni Gastaldi, Francesco Bosco, Giovanni Maria Bevilaqua, Giacomo Giovenale, Giovanni Goria, pievano e segretario assunto. La riunione, come al solito, si tenne nella camera sopra la sacrestia, previ avvisi scritti ai membri del consiglio ed al suono della campana, con l’assistenza del segretario assunto pievano don Giovanni Goria, direttore. Il priore, Gaspare Molino, presenta il regolamento, compilato da apposita commissione, nominata il 2 aprile 1882. Detto nuovo regolamento ha 19 articoli, come il precedente. Il precedente, approvato in data 23 aprile 1830 e modificato con varianti introdotte da Mons. Amatore Lobetti il 22 gennaio 1839, non riusciva a funzionare, per le troppe difficoltà di elezione dei consiglieri. Il nuovo regolamento fu preparato durante un anno dalla apposita commissione nominata il 2 aprile 1882 e così formata: Gaspare Molino, priore, Giuseppe Gallo, Michele Fasano e Giovanni Basso, segretario. Il consiglio viene ridotto a nove membri, tre di diritto e sei eletti con turnazione (tre un anno e tre il successi- Chiesa in restauro: a destra san Matteo evangelista, sullo sfondo era vo) ma di durata biennale. I tre incarica- l’organo. ti: Priore, vice e maestro dei novizi, fanno parte di diritto del Consiglio. Le riunioni verranno convocate con avviso scritto, presente il direttore, pievano di san Pietro “pro tempore”. Il consiglio è valido in presenza dei due terzi e nomina, al suo interno, un economo, un tesoriere ed un segretario, che se fossero consiglieri vengono sostituiti da altri confratelli eletti. I consiglieri non possono essere rieletti, se non dopo un anno dalla scadenza, ad esclusione del Priore, vice e maestro che possono far parte anche di un consiglio immediatamente successivo. Le adunanze sono pubbliche e chiunque, confratello o consorella può chiedere di vedere la delibera, facendone richiesta nei tre giorni successivi alla riunione. In caso di parità di voti, sempre segreti, il pievano aggiungerà il suo voto determinante. Il priore in caso di urgenza, pagherà i mandati fino a 5 lire, da approvarsi nella prima riunione svolta dal consiglio. Sarà pure il priore a proporre l’espulsione dalla compagnia degli inadempienti, solo dopo due anni di assenze ingiustificate. Il pievano sarà come il padre spirituale di tutti e vigilerà sulla condotta dei confratelli, organizzerà le funzioni, anche delegando un altro sacerdote. Il segretario terrà i registri delle delibere e le convocazioni quando non provveda direttamente il priore. Il tesoriere farà incassi e pagamenti sulla base di mandati firmati da segretario e priore. Potrà solo pagare le piccole spese decise d’urgenza dal priore, inferiori alle 5 lire. Le quietanze dovranno essere controfirmate dal percettore, che se 17 Interno Confraternita: lato sud, ove è l’altare dei santi innocenti analfabeta dovrà essere affiancato da due sottoscrittori, testimoni del pagamento. L’economo seguirà i lavori di riparazione e controllerà la conservazione degli arredi, sotto la sorveglianza del priore. Spetterà alla priora, alla vice e maestra delle novizie controllare le consorelle (art. 14). Le funzioni specifiche della confraternita (processioni, feste e funzioni particolari) non debbono mai intralciare le funzioni parrocchiali. In caso di variazione delle proprie funzioni la confraternita dovrà ottenere l’espresso consenso dei due parroci (Arciprete e Pievano) ed il benestare vescovile. La curia vescovile a cui questo regolamento verrà inviato potrà fare le varianti che crederà necessarie. I membri della commissione: Gaspare Molino, priore, Giuseppe Gallo, Michele Fasano e Giovanni Basso, segretario. MONS. RONCO ANNULLA QUATTRO DELIBERAZIONI 1892: Il Pievano di san Pietro, don Giovanni Goria, presentò ricorso contro alcune delibere dei disciplinanti e delle umiliate, che nominavano un altro prete, come direttore spirituale, diverso dal parroco di san Pietro23. Perciò mons. Giuseppe Ronco, vescovo di Asti, il 19 marzo 1892 annullò le decisioni assunte dai Batù i giorni 1, 10 e 24 gennaio e dalle Umiliate il 1 febbraio e confermò gli “statuti, regolamenti” in vigore dal 19 dicembre 1883. I disciplinanti accettarono, perché gli statuti fin dal 1830 prevedevano come direttore solo il parroco “pro tempore” di san Pietro. RICORSO AL COMUNE PER SOLDI DI TRENT’ANNI PRIMA 1906, per richiesta del 1883: Dopo 23 anni il Consiglio comunale di Villanova delibera: “Il presidente (sindaco Maurizio Acino) espone che la confraternita dei disciplinanti avanzò istanza al Comune diretta ad ottenere il pagamento del capitale di L. 900 oltre agli interessi arretrati, di cui in verbale consigliare 29 ottobre 1883 per occupazione di metà del muro della chiesa dell’Annunziata confinante coll’edificio delle scuole, costruite nel 1878 e colla somma ricevuta vorrebbe restaurare il tetto della chiesa stessa. In pratica il Comune aveva occupato il “ritano” 23 La confraternita dell’Annunziata fu sempre sostenitrice della autonomia dei confratelli dalle due parrocchie. Le quattro parrocchie erano, frattanto, ridotte a due con l’unificazione dei due san Pietro (in supponito ed in vincoli) ed il passaggio della parrocchia di san Paolo in ayrali, nei campi, al vicino paese di San Paolo della Valle, mentre il suo territorio confluiva con san Martino. 18 Cupola dell’Annunziata da ponente (foto anni 1970) (spazio tra costruzioni). Da lettura della domanda che porta la data del 14 ottobre 1906 ed invita i consiglieri a discutere e deliberare. Il consiglio presa visione della pratica, …. ritenuto peraltro essere atto di giustizia l’accordare un equo compenso tanto più che questo consiglio col verbale 29 ottobre 1883 deliberava di pagare lire 900 sotto determinante condizione, sebbene poi tale deliberato non abbia avuto esecuzione poiché col successivo verbale 28 marzo 1889 venissero apportate radicali modificazioni fra cui la più importante quella di attendere l’emanazione di provvedimenti legislativi sulle opere pubbliche, che di fatti vennero sanzionati nel 1890 e di devolvere poscia, per effetto di trasformazione del patrimonio della Confraternita, la somma di L. 900 a favore dell’Asilo infantile locale. Atteso ché il deliberato del 28 marzo 1889 non ebbe esecuzione e perciò si ritiene opportuno di definire in modo equanime la pendenza tanto più che il comune da tempo immemorabile si serve gratuitamente del suono della campana della confraternita per il segnale delle scuole. La conforme proposta del sig. Sindaco è approvata ad unanimità di voti palesi. Perciò delibera di dare una volta tanto alla confraternita dei disciplinanti la somma di lire cinquecento per la riparazione del tetto. Il pagamento non verrà effettuato prima del 1908, non essendo predisposto uno stanziamento sul capitolo del bilancio attuale. I BATU’ RISPETTINO GLI OBBLIGHI, PENA L’ESPULSIONE Nel 1901, 20 ottobre: In archivio esiste una lettera, senza data, ma successiva alla riunione del consiglio, svoltasi in tale data, si ricordano gli obblighi delle consorelle (ma identico richiamo è fatto ai confratelli) ossia la partecipazione con la divisa (“camisasse”) a una quindicina di funzioni, definite dalle confraternite. In caso contrario, dopo sei mesi di inadempienza, le consorelle (anche i confratelli) saranno espulse. 19 ATTIVITA’ DELLE CONFRATERNITE Secondo una tradizione orale, tra i meriti delle confraternite villanovesi potrebbe ascriversi anche le prime barelle per il trasporto dei malati. Infatti nel passato spostare un “barellato”, come lo chiameremmo noi oggi, era complicatissimo. I disciplinanti avrebbero iniziato il trasporto su una specie di letto leggero con due ruote simili a quelle delle biciclette. Ma la tradizione orale parla anche dei “Batù”, che durante i periodi di governo dittatoriale, andavano a due a due a visitare i malati, portando aiuti e facendo opera di decisa propaganda per la conservazione dell’autonomia di Villanova. Sembra infatti che nel 1600 siano stati per questo motivo perseguitati come eretici, ma la notizia dovrebbe essere approfondita, per considerarla attendibile. Quello che è certo che partecipavano ai funerali e spesso in caso di peste si occupavano della preziosa opera di seppellire i morti, oltre che bruciare le cose infette. Perciò dobbiamo essere grati ai disciplinanti villanovesi di aver collaborato all’igiene pubblica ed all’istruzione. Infatti oltre al suono della campana, documentato in varie occasioni, spesso i “Batù” istituivano delle scuole domenicali ed anche solo con il loro “maestro dei novizi”, di nomina biennale, istruivano i giovani nei doveri dei confratelli e nelle atti- Interno Confraternita, con statua di sant’Anna e Maria bambina vità svolte dall’Associazione. Queste attività sono ben descritte dallo storico Guglielmo Visconti24, che afferma: “Le confraternite rappresentavano la forma associativa volontaria più capillarmente diffusa, quando in Italia era in pieno sviluppo la vita comunale ...... Caratteristiche fondamentali delle confraternite erano l’iniziativa laicale, il metodo organizzativo democratico, l’autonomia amministrativa e la diversità dei ceti di provenienza. ...ll loro scopo primario era religioso, non corporativo. Essa si realizzava con la partecipazione in vita e in morte ai meriti delle buone opere e delle preghiere dei consociati. Potremmo dire che era una mutua nel campo spirituale. In questo contesto si situano le bolle pontificie che concedevano le indulgenze. Le opere di misericordia, secondo lo schema evangelico, divennero uno dei cardini dell’azione delle confraternite. Sono proprio queste associazioni (i “batù”) che nel medioevo aggiunsero alle sei evangeliche, la settima opera di misericordia: la sepoltura dei morti. 24 Guglielmo Visconti: “San Paolo Solbrito e dintorni”, Asti 1999. 20 ELENCO DEI DISCIPLINANTI Senza data, ma scritto attorno all’anno 1930, esiste un elenco coi nomi dei disciplinanti: (per la provenienza serve la parrocchia di appartenenza: P= san Pietro, M= san Martino, S= Savi) Giovanni Asso S, Giuseppe Asso M, Secondo Acino M, Stefano Acino M, Giovanni Alegge P, Giuseppe Bai M, Francesco Baietto P, Francesco Baietto P, Antonio Ballario, sagrestano P, Matteo Bai M, Giacomo Bosio P, Giovanni Bosio M, Michele Barbero P, Lorenzo Becchi M, Giovanni Bevilaqua M, Giovanni Berrino M, Secondo Bianco P, Giovanni Bianco P, Battista Boero P, Giovanni Boero P, Giuseppe Bombara P, Giovanni Bombara P, Tomaso Bosio P, Secondo Bosco M, Francesco Bosco M, Antonio Bosio M, Francesco Bosco M, Michele Bosco M, Luigi Burdet M, Maurizio Burdet M, Antonio Bosco P, Giacomo Borgnino P, Simone Camorotti M, Francesco Canta P, Giovanni Canta P, Giovanni Canta M, Bartolomeo Cerruti P, Carlo Cerruti P, Giovanni Cerruti P, Luigi Cerruti P, Pietro Cigliano M, Battista Cravesasco P, Giovanni Cravesasco M, Giuseppe Crosetti (Cambiano), Michele Cucco P, Battista Fasano P, Giovanni Fasano (Riva), Giovanni Fasano P, Giuseppe Fasano P, Michele Fasano P, Giacomo Fausione P, Luigi Favaro (di Simone) M, Luigi Favaro (fu Tomaso) M, Simone Favaro M, Tomaso Favaro M, Andrea Finello (Torino), Battista Finello (Menabò), Francesco Finello (Poirino), Giovanni Fogliato M, Giuseppe Fogliato, cantoniere P, Giuseppe Fogliato M, G. Battista Fumero M, Antonio Demichelis (padre) M, Antonio Demichelis (figlio), Giorgio Demichelis M, Emanuele Gallo M, Giuseppe Gallo M, Antonio Gamba M, Antonio Gamba P, Bernardo Gamba P, Giovanni Gamba M, Giuseppe Gamba P, Ignazio Gamba P, Lorenzo Gamba P, Tomaso Gamba M, Giuseppe Gaidano P, Antonio Gambolò M, Battista Gardino M, Carlo Garrone P, Battista Gastaldi M, Giovanni Gastaldi M, G. Battista Gilli P, Bernardo Giovenale M, Carlo Giovenale M, Giacomo Giovenale M, Giovanni Giovenale M, Giuseppe Giovenale M, Giuseppe Giovenale (Gheru) M, Giovanni Gioda M, Domenico Grillone M, Francesco Maina M, Antonio Marocco M, Battista Marocco M, Domenico Marocco M, Gabriele Marocco M, Giovanni Marocco (Savi), Giovanni Marocco M, Luigi Marocco M, Michele Marocco M, Giovanni Martano M, Luigi Martano M, Secondo Maina M, Giuseppe Massaia M, Salvino Massaia M, Domenico Merlini P, Francesco Mina P, Giuseppe Mina P, Giuseppe Mina M, Giuseppe Meriano P, Ludovico Meriano P, Gaspare Molino P, Battista Morra P, Giuseppe Morra M, Secondo Mortara M, Antonio Mosso M, Giovanni Mosso M, Giuseppe Mosso M, Giuseppe Novara P, Giacomo Navone P, Giovanni Navone P, Giovanni Battista Navone P, Giuseppe Navone M, Giuseppe Navone P, Francesco Pavesio M, Giuseppe Pasta M, Giuseppe Quagliotto M, Giuseppe Quagliotto (muratore) M, Michele Quagliotto M, Luigi Raviola P, Antonio Ronco P, Giovanni Ronco (barbiere) P, Giovanni Ronco M, Michele Ronco M, Giacomo Rosa P, Andrea Rosato M, Michele Rosato M, Sebastiano Rosato M, Secondo Rosato M, Giacomo Rosso M, Giovanni Rosso M, Pacifico Rosso M, Giuseppe Sacco P, Antonio Tamagnone M, Francesco Tamagnone M, Giovanni Tamagnone M, Giuseppe Tamagnone P, Matteo Tamagnone M, Bartolomeo Torta M, Francesco Torta P, Giovanni Torta (di Andrea ) P, Giovanni Torta (di Giuseppe) P, Giovanni Torta M, Giuseppe Torta P, Giuseppe Torta (Valminier) M, Michele Torta M, Giovanni Valentino P, Vittorio Varetto P, Ernasto Villa (Savi), Stefano Villa (Savi), Antonio Visconti M. Seguono 12 deceduti nell’anno e perciò cancellati. Come si può calcolare i contadini sono solo il 35% circa, molti gli artigiani (falegnami, fabbri, muratori, calzolai, barbieri). Diversi sono ferrovieri. 21 REGIO DECRETO 1934 Col regio decreto del 13 dicembre 1934 n. 2440, venivano riconosciute formalmente le 315 Confraternite della Provincia di Alessandria25: Tra quelle riconosciute vi è pure, al numero 141: Villanova d’Asti, confraternita dei disciplinanti. Poco dopo nel 1935 il parroco di san Pietro avanza, inutilmente, una domanda di contributo alla sovra intendenza per “eseguire lavori di restauro”. ULTIMA ELEZIONE DEL PRIORE 1945, 8 luglio: Con l’ultimo ordinato (tra quelli ritrovati) della confraternita dei disciplinanti dell’Annunziata di Villanova vengono nominati gli ultimi dirigenti della Confraternita: Priore Giuseppe Gorgerino, Vice priore Tomaso Fogliato, Tesoriere Bartolomeo Gilli, Maestro dei novizi Giuseppe Giovenale. La confraternita funzionò ancora per qualche anno poi si sciolse completamente. Io, Francesco Tessiore, come altri anziani, ricordiamo di essere andati alla funzione del giovedì santo, alla sera, quando avveniva la processione Confraternita in restauro. col Cristo alla colonna e la lavanda dei piedi da parte dei priori a dodici poveri del paese. La funzione ricordava quanto fece Gesù nell’ultima cena. Altre notizie mi diedero Francesco Fogliato della Svelta, Bartolomeo Tamagnone e sua moglie Margherita Tamagnone di via Veneto, Stefano Acino di via Beatrice, oltre a Giovanni Battista Baroetto di Valminier, che ricorderò sempre con riconoscenza per le notizie datemi sulle tradizioni storiche di Villanova. Essi regalarono anche due camicioni: uno bianco dei “Batù” ed uno giallino delle “Umiliate”, perché non andassero perduti. Inoltre abbiamo appreso che l’ufficio dell’Annunziata si celebrava il 25 marzo, mentre la festa solenne avveniva alla prima domenica di maggio. In tal giorno era tradizione sia la messa solenne al mattino, sia il vespro con discorso al pomeriggio. Insomma, molto della storia e delle tradizioni dei “Batù”, i disciplinanti, è andato perduto, ma certamente non tutto. Scrivo queste notizie perché la storia dei confratelli disciplinanti dell’Annunziata e delle consorelle umiliate di sant’Anna è stata molto importante per il nostro paese. Spero i giovani leggendo questo piccolo opuscolo possano sapere come si viveva un tempo e quale era la religiosità dei nostri antenati. Soprattutto vorrei ricordare l’opera benefica svolta dai “batù” e dalle umiliate, che ricordo ancora andavano ad accompagnare tutte le sepolture. Popolani, uomini e donne, servivano il prossimo in tanti modi, in grande umiltà. 25 La provincia di Asti nel 1934 non esisteva ancora ed il suo territorio era incluso nella provincia di Alessandria. 22 EDOARDO VERONA DESCRIVE L’ANNUNZIATA 1949: Chiesa della Confraternita della SS. Annunziata “Questa chiesa fu eretta sotto il titolo della SS. Annunziata, certamente prima dell’anno 1618. Se ne fa l’ufficio il 25 marzo, ma la festa solenne si trasporta alla prima domenica di maggio. In tal giorno, al mattino, santa Messa solenne, e nel pomeriggio Vespro della Madonna con discorso analogo e benedizione del SS. preceduta dalla novena. In questa chiesa è eretta la Compagnia dei disciplinanti della SS. Annunziata, come si scorge da patenti del 14 dicembre 1579. Le è unita la Compagnia delle Consorelle, dette umiliate, sotto il titolo di Sant’Anna, eretta nell’anno 1713. La chiesa della Confraternita è in stile rinascimento, ispirato alle bellezze dell’antichità. Essa ha la figura ovale con una grande cupola a volta molto elevata. Le pareti interne sono dipinte con figure ed ornati, stile barocco. Vi sono due tribune o coretti, una sopra la sacrestia e serve da camera per le adunanze del Consiglio delle Compagnia; l’altra dalla parte opposta serve di sito per le guardarobe dove si ri- Altar Maggiore. Nel coro era, almeno fino al 1949, il pongono gli arredi sacri, alcuni di broccato d’oro. quadro del Carletti (in restauro) L’orchestra è scolpita in legno, con statue di angeli in stile barocco fiorito. Il coro è molto ampio, di forma quadrata con stalli ed inginocchiatoi per l’officiatura. L’altar maggiore e la balaustra sono in marmo policromo. Nel coro campeggia l’icona della SS. Annunziata. Oltre all’altar maggiore vi sono due altari laterali, cioè l’altare degli innocenti e quello di S. Anna. Esistono preziosi quadri, dipinti su tela, con cornici antiche e di pregio. Nel 1935, durante le riparazioni all’icona del coro, furono rinvenute, dipinte su tela, queste parole: “D. O: M. Beato Angelo da Chivasso fondatore della confraternita in occasione delle feste celebrative in onore di questo beato quando fu elevato ai fasti della santità i confratelli disciplinanti di Villanova (posero)”. Questa scritta vuol ricordare che i confratelli disciplinanti di Villanova, con animo grato, hanno posto il dipinto rappresentante il Beato Angelo da Chivasso, fondatore della Confraternita al di sopra dell’Icona, nell’occasione delle feste celebratesi ad onore di questo beato, quando fu elevato ai fasti della santità. Al di sopra di detta Icona, esiste ancora questa tela che ci rappresenta il Beato Angelo, padre francescano, avente tra le mani il libro “Somma Angelica”. (estratto da Edoardo Verona: “Villanova e i suoi dintorni” Villanova d’Asti 1949, pag. 28) 23 IL PLANILIA CHIEDE UN CENTRO CULTURALE 1971, 17 settembre: Nella pagina dedicata alle notizie del Villanovese, che settimanalmente usciva su “Cronache chieresi”, due articoli trattano della Chiesa dell’Annunziata. Dai titoli si capisce l’intento degli autori (“m. a.” e “g. l.”) a nome del Circolo culturale “Planilia” di Piazza Supponito (in quei locali ora c’è la lavanderia). Il primo pezzo, uscito il 17 settembre del 1971, era intitolato: “Un gioiello da salvare” e dopo la descrizione della Chiesa e lo stato di abbandono ci si augurava, con poche speranze, si potesse restaurare la chiesa, invece di abbatterla. Nel secondo articolo, edito il 4 gennaio 1974, il gruppo di frequentanti il “Planilia” proponeva “A Villanova la chiesa dei “batù” può diventare un centro culturale”. L’autore g.l. scriveva: “Nella chiesa abbandonata dai disciplinanti, l’acqua, che filtra dal tetto, prosegue l’opera di distruzione. Ma in paese c’è esigenza di una sede per attività”. Con interviste ai musici Sergio Delmastro e Achille Vallini ed al proprietario responsabile della chiesa abbandonata, don Ernesto Gonella26, l’autore prosegue: “ci sono i monumenti, belli ma inutili, silenziosi Stato di abbandono della Confraternita appena compratestimoni del passato, che non si possono abbatte- ta (foto 1978) re perché la Sovra Intendenza non lo permette, ma non si possono nemmeno restaurare” per mancanza di fondi. L’auspicio del restauro viene lanciato e pochi anni dopo sarà accolto dal Comune. L’AMMINISTRAZIONE SORBA ACQUISTA LA CONFRATERNITA 1977, 24 giugno: Con deliberazione n.72, l’amministrazione comunale, presieduta dal sindaco Franco Sorba, decide l’acquisto della Confraternita dell’ Annunziata per 4.000.000 di lire. L’acquisto verrà formalizzato poco tempo dopo, ma la cifra pagata sarà di soli due milioni, perché verranno considerati come acconto il rimborso delle riparazioni del tetto, effettuate nel 1964. Nella delibera di acquisto viene specificata l’intenzione di ristrutturare la confraternita, appena sarà finanziariamente possibile. La curia obbliga a porre sul contratto due clausole: 1) che la chiesa non venga mai utilizzata per scopi contrari alla nativa destinazione, ossia sala da ballo o cinematografo e 2) La parrocchia di san Pietro terrà alcuni mobili, come i quadri, ora nella navata centrale di san Pietro, il grande crocefisso, ora nella chiesa della Stazione e l’organo, che verrà spostato nella parrocchia di Celle Enomondo27. La notizia è errata, l’organo fu smantellato ed alcune canne sono state vendute ad un organaro di Varese. 26 Don Gonella, parroco di San Pietro, da tanto desiderava cedere la Confraternita, perché altri la restaurasse. 27 Angelo Torre: “Confraternite” Torino, 1999 pag. 259, nota. 24 CONVEGNO SUL BAROCCO E RISTRUTTURAZIONE 1986, 29 novembre: il Sindaco Ivo Bogetto, durante il “Convegno sul Barocco”28 comunica il primo stanziamento di 300 milioni di lire per ristrutturare la Confraternita. La somma non potrà far tutto, ma ferma il degrado progressivo e rende possibile l’inizio del restauro. All’incontro sul Barocco partecipano con corposi interventi l’architetto Sara Inserra della Sovra intendenza, l’Arch: Giovanni Ressia, progettista dei lavori e Giuseppe Violante, responsabile degli interventi di consolidamento, oltre all’Assessore provinciale, Marco Rebaudengo. Il dibattito è lungo ed interessante. Durante gli interventi del pubblico, che seguono, Marino Sacchi e Francesco Tessiore, storico locale, dichiarano che la facciata non è del Juvarra e chiedono notizie più precise sulla datazione storica sia della chiesa vecchia che della nuova, l’attuale. In particolare viene ricordato come la chiesa vecchia fu visitata dal vescovo Ottavio Broglia già nel 1626 e che la confraternita è antichissima, essendo stata fondata dal beato Angelo Carletti il 26 aprile 1474, come scrive anche Edoardo Verona Del convegno parlano, oltre al giornale La Stampa, anche il “Gazzettino” del 05 dicembre 1986 e la “Gazzetta d’Asti” del 12 dicembre 1986, che pubblica un articolo a firma Marino Sacchi. LIBRO DI WALTER CANAVESIO Inizia la ristrutturazione (foto 1987) 1994: Anni dopo il ricercatore Walter Canavesio di Carignano pubblica “La confraternita dell’Annunziata” (con prefazione di Marino Sacchi) dimostrando con una serie di documenti originali che la chiesa nuova fu costruita dal 1718 al 1726. L’interessante fascicolo porta a conoscenza della comunità villanovese tredici richieste di aiuto avanzate dai disciplinanti che, costruito il coro, avevano necessità di aiuti finanziari per terminare la confraternita. Viene così documentato come la costruzione della nuova chiesa duri circa un decennio. CRITICHE DA ANGELO TORRE 1999: Angelo Torre, nel suo libro29, esamina alla pagina 212 lo stato dell’arte di alcune Confraternite astigiane in via di ristrutturazione. Per quella di Villanova, l’Annunziata, che ha già usufruito di 141 milioni di contributi ministeriali, scrive: “non si può che rammaricarsi che ai primi lavori di sostanziali intervanti di consolidamento (forse sovradimensionati) non siano immediatamente fatti seguire, per indisponibilità economica, quelli di risistemazione interna, lasciando per troppi anni gli arredi in estremo disordine e le murature visibilmente manomesse.” 28 Vedi: 28 novembre 1986: “La stampa”: pag. 19 (Asti) “Convegno sul barocco per il restauro dei Batù”. 29 Angelo Torre: “Confraternite”, Torino 1999 25 TANTI LAVORI PER LA CONFRATERNITA RINNOVATA Una prima delibera per la ristrutturazone è del 26 luglio 1985, ma tante altre seguiranno. La parte essenziale per garantire la staticità della struttura è stata effettuata con cura rifacendo gli archetti di fondazione sotto i muri perimetrali, che avevano ceduto. Le pareti, in particolare quella del lato sud, verso via De Amicis, avevano ampie crepe, dovute al cedimento. Rifatti gli archetti e consolidato il terreno sottostante la stabilità dell’edificio dovrebbe essere garantito per secoli. Finita completamente la ristrutturazione statica, sono stati effettuati i lavori di consolidamento dei muri perimetrali, mediante un “cuci scuci” particolare in cui alla malta vecchia veniva sostituita una malta cementizia nuova. Dopo altri lavori, durati circa venti anni, la Giunta di Roberto Peretti appena insediata ha voluto riprendere i lavori, sino a terminarli. RIPRESA DEI LAVORI DI RESTAURO 2003: Su richiesta della Giunta di Roberto Peretti, il geometra Claudio Mogliotti progetta il restauro della parte interna della Confraternita con il rifacimento delle pitture, solo però le parti rimaste visibili. Nella relazione tecnica il progettista Mogliotti ricorda le pregevoli decorazioni eseguite da maestranze artigianali e botteghe di buona scuola, oltre alla parte lignea dell’organo ed agli altari.30 Frattanto l’Amministrazione di Roberto Peretti destina la struttura rinnovata a “salone per congressi e spazio funzionale da destinare a rappresentanza e studio”. Perciò diventerà centro culturale e di incontro ed il grande coro sarà adibito a biblioteca civica. COME SI PRESENTA LA CONFRATERNITA L’edificio, costruito su un suolo rettangolare, è articolato nella composizione interna. Ad un vano rettangolare Vari archetti di fondazione sono stati rifatti iniziale (sormontato dall’organo) fa seguito il grande (1987). corpo centrale a pianta ottagonale coperto dalla grande cupola a spicchi con costoloni. A fianco del corpo due altari laterali (dedicate a sant’Anna e ai santi Innocenti). Verso ovest, segue il presbiterio a pianta quadrata, fiancheggiato da due “pseodo transetti” (uno per lato), sormontate da coretti (matronei) e, infine, il grande coro rettangolare, con il lato lungo perpendicolare all’asse di percorso dell’intero edificio. La ricchezza della decorazione pittorica parietale settecentesca, con finte architetture che dilatano le superfici verso ulteriori spazi, rende ancor più solenne e monumentale l’elaborata struttura interna. Il corredo decorativo funzionale in legno è andato in gran parte disperso, ad eccezione della struttura attorno all’organo (disperso). La facciata dell’oratorio appare maestosa nella sua tripartizione, evidenziata da gruppi di lesene sovrapposte con la zona centrale a due piani terminante a lunetta e con pinnacoli a piramide. Il modellato plastico rivela i canoni dell’architettura di inizio settecento. 30 Scrive Angelo Torre a pag. 259 di “Confraternite” (Torino, 1999): “I due altari laterali, in stucco lucido, opera degli scagliolisti Solari”. 26 DESTINAZIONE FUTURA DELLA CONFRATERNITA Come è ormai noto, la confraternita ristrutturata è destinata ad essere utilizzata come centro culturale, per concerti, incontri, riunioni, conferenze e mostre. La parte posteriore, il coro, invece sarà destinato a biblioteca civica. In questi giorni il Comune ha effettuato alcuni appalti per gli arredi: sia per la sala (ossia il grande spazio nella chiesa sconsacrata), sia per il coro, dove sarà la biblioteca su due piani. Infatti è già stato posto un soppalco con comoda scala, che accoglierà armadi per i libri e tavoli per la lettura. Probabilmente sarà pure ospitato nei due matronei (stanzette chiuse sopra la sacrestia ed il pulpito) l’archivio storico del comune, ora ubicato in un locale del municipio, ma allo stretto e perciò di difficile consultazione. L’archivio, contenendo molti atti antichi deve invece essere a disposizione degli studiosi, che desideraBefana del fanciullo, organizzata dal “Planilia” (1967). no consultare i suoi documenti. Ci auguriamo che anche Villanova possa avere al più presto una biblioteca custodita, con la persona adatta, perché il pubblico possa servirsene con facilità. Lo sport è utilissimo ed educativo, ma la cultura e perciò una biblioteca ben fornita ed una sala per concerti, incontri e convegni sono altrettanto indispensabili per fare del nostro paese una cittadina moderna. Forse il tempo per la totale ristrutturazione della confraternita destinata ad attività sociali e culturali è stato molto lungo, quasi venti anni, ma ora siamo tutti contenti, perché l’opera è finita. Ringraziamo tutti coloro che si sono prodigati per realizzare questo centro culturale, sognato negli anni 1970 dai giovani del Circolo Culturale “Planilia”.31 Negli anni settanta, il gruppo composto da tanti amici: Bruna, Silvano, Valter, Natalina, Beppe, Giulio, Agostino, Margherita, Massimo, Maria Augusta, Gino, Maria Grazia, Giuseppe, Laura, Liliana, Franco B., Clara, Michelino, e tanti altri, tutti insieme con me sognavamo: “la confraternita diventerà un centro culturale a disposizione di tutti”. Ora questo sogno si è trasformato in realtà. Grazie a tutti quelli che vi hanno lavorato: amministratori, progettisti, muratori, restauratori e tanti altri ancora. Ora tocca a noi, villanovesi e cittadini del “Pianalto”: dobbiamo impegnarci e lavoriarci dentro, uniti tutti assieme, per fare cultura e migliorare la nostra vita e quella dei nostri paesi. Auguri. Francesco Tessiore Villanova d’Asti, 20 aprile 2007 31 Il circolo culturale “Planilia” fu attivo in Piazza san Pietro per quasi dieci anni e si sciolse nel 1974 per liti interne. Ne vennero fuori due distinti gruppi: uno morì quasi subito e l’altro, spostatosi nel cortile di san Martino, col tempo diventò l’attuale “Maria Minelli”. Tra le attività del “Planilia”, il cui nome esprimeva il desiderio di unificare la nostra Piana, ricordo la scuola media serale, le mostre di quadri e fotografie, cinque anni di pagine sul settimanale “Cronache chieresi”, le tante gite giovanili (nove in un solo anno), gli incontri “genitori e figli”, i dibattiti sugli immigrati ed i temi del giorno, il musichiere ed i teatri e tanto altro. 27 ALLORA, CHI SONO I DISCIPLINANTI? Con il nome di “battuti” (o disciplinati, disciplinanti, flagellanti) si definiscono i membri appartenenti a confraternite laiche che all’inizio, tra il XIII e il XV secolo, si flagellavano in pubbliche processioni, recitavano preghiere e cantavano inni religiosi, per fare penitenza onde espiare i peccati, propri ed altrui. Il loro scopo era la salvezza dell’anima e la modifica dei costumi di crudeltà verso gli altri, rivolgendo la violenza piuttosto contro se stessi. Soprattuto volevano portare pace, con la sola preghiera e penitenza, tra i contendenti nelle fazioni comunali. Altre volte desideravano impetrare grazia contro le pestilenze e le guerre. Il nome “Disciplinanti” deriva dalla pratica penitenziale dell’autoflagellazione, che li fece chiamare “battuti”. Nel fervore mistico del medioevo, la pratica della flagellazione penitenziale, ristretta a pochi gruppi di fanatici, si ridusse nel tempo, anzi fu sempre limitatissima. Il movimento dei “Batù” in Villanova prese voga dal 1399 (forti i dubbi sulla notizia del 1260). Si diffuse tra il popolo, come avvenne in Umbria e nel chierese. Dato che nel movimento affioravano metodi democratici di elezione dei responsabili e le loro azioni contrastavano le prepotenze dei signori, tentando di preservare l’autonomia comunale, alcuni stati (Milano, Venezia, Cremona, la Sicilia e lo stesso ducato di Savoia) lo vietarono, tanto che, alla fine, anche la Chiesa lo riprovò per i suoi eccessi e per il timore del sorgere di qualche tendenza ereticale. Nel XVI secolo il Papa Pio IV° li soppresse, ma pochi anni dopo, Gregorio XIII non solo li riammise, ma li lodò per il loro valore e l’attività assistenziale e sociale. A questo tipo di confraternite appartenevano, appunto, anche i confratelli di Villanova d’Asti, che si richiamavano alle regole di san Carlo Borromeo. Essi ebbero sempre una struttura autonoma, distinta dalle parrocchie, anzi tentarono di distinguersi da esse, unendo i fedeli dell’intera comunità. Ne è prova la nomina di un sacerdote estraneo alle strutture ecclesiastiche locali nel 1892, pronti però subito ad ubbidire al Vescovo quando annullò le loro decisioni di troppa autonomia dalle parrocchie. BIBLIOGRAFIA Pier Giorgio Baldassarri: “Bandi campestri di Valminier”, tesi di laurea, 1983 Ivana Bologna: “Le confraternite dei batù e delle umiliate in provincia di Asti”, Asti 1995 Valter Canavesio: “La confraternita dell’Annunziata”, Castelnuovo D. B. 1994 Pietro Savio: “Statuti Comunali di Villanova d’Asti” Vaticano 1935, pag. 191 Francesco Tessiore: “Riscopriamo Villanova”, Castelnuovo D. B. 1985, pag. 25 Angelo Torre: “Confraternite”, Torino 1999, pag. 259 Guglielmo Ventura: “Memoriale” in “Monumento di storia patria”, 1848, vol. V° Edoardo Verona: “Villanova d’Asti e i suoi dintorni”, Villanova d’Asti 1949, pag. 28 Guglielmo Visconti: “San Paolo Solbrito e dintorni” Asti, 1999 “Storia della Chiesa” Editrice S.A.I.E., Torino 1971 – vol. XIV°/2 Pag. 846 -878 NOTIZIE IN INTERNET http://www.dspu.it/images/pubblicazioni/volumi/centro-studi-disciplinati.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Disciplinati_di_Bergamo http://www.albain.com/comuni/vezza%20dalba.asp http://www.medioevoinumbria.it/ita/spiritualita/jacopone_laudi.htm http://www.rm.unina.it/repertorio/confrater.html http://www.parrocchia-cambiano.it/StoriaArte_Spirito_Santo.php 28 LA PORTA CHE UNISCE GLI SPAZI ANZICHÈ DIVIDERLI. New Space. Il Controtelaio Dierre per porte scorrevoli. Entrate in una nuova dimensione, apritevi a una grande idea. New Space è il connubio perfetto tra tecnologia e funzionalità, unite allo stile e al design inconfondibile delle porte Dierre. Una gamma completa di porte da interni, in svariati modelli e finiture, vi consentirà di assecondare sempre i vostri gusti, scegliendo la soluzione migliore da abbinare al controtelaio. Con NewSpace sarete liberi di interpretare il vostro spazio. Controtelaio New Space e porta interna Parodi 8 rovere grigio Assistenza tecnica: Dierre Technical Service 800 94 09 88 www.dierre.com n ° verde 800 812086