Una città industriale e il suo movimento operaio
Livio Berardo
I precursori: muratori o metallurgici?
Alla costituzione della Camera del lavoro di Cuneo, culminata dopo un
anno di dibattiti e conferenze nel congresso del 30-31 marzo 1902.1,
Savigliano contribuisce con una Lega metallurgici di 250 soci, una di
muratori con 90 tessere, una di lavoranti del legno (25) e una di arti tessili (50). I 250 lavoratori delle Officine meccaniche rappresentano uno dei
nuclei più consistenti della prima Cdl provinciale, eppure se riferiti al
numero degli addetti complessivo sono una netta minoranza: fuori del
sindacato restano 650 operai. Ancora peggiore è il dato per il settore tessile: le 70 adesioni devono essere rapportate ai 420 addetti delle filande
* Sigle: AATT (Archivio aziendale Trucco Tessile), ACDLA (Archivio Camera del lavoro
di Alba), ACDLM (Archivio Camera del lavoro di Mondovì), ACDLSA (Archivio Camera
del lavoro di Saluzzo), ACDLSV (Archivio Camera del lavoro di Savigliano), ACGIL (Archivio Cgil, Roma), ACLI (Archivio provinciale delle Acli), ACS (Archivio centrale di Stato),
ACSV (Archivio comunale di Savigliano), AFA (Archivio Franco Angeloni), AGA (Archivio
Gianni Alasia), AGB (Archivio Giovanni Bianco), AISRCP (Archivio Istituto storico della
resistenza per Cuneo e provincia), AISRP (Archivio dell’Istituto storico della resistenza per il
Piemonte), ALB (Archivio personale dell’autore), ARSAAL (Archivio rappresentanze sindacali aziendali Alstom), ARSASG (Archivio rappresentanze sindacali aziendali S. Gobain),
ASC (Archivio di Stato, Sezione di Cuneo), ASNOS (Archivio Società nazionale delle officine di Savigliano, oggi in Archivio di Stato di Torino), ATS (Archivio Tribunale di Saluzzo),
BUL (MAIC, “Bollettino dell’Ufficio del lavoro”), CCIA (Camera di Commercio della
Provincia di Cuneo), CISL (Registro dei Verbali del C.E. dall’11-6-50 al 21-6-69, in Archivio
CISL Cuneo, 214 G), CPEC (Consiglio provinciale dell’economia corporativa), CPC (Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale),
DGPS, AAGGeRR (Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza,
Divisione Affari generali e riservati), MAIC (Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio), MAM (Ministero armi e munizioni, I guerra mondiale).
1
Da Cuneo. Camera del lavoro della Provincia di Cuneo, in “Lotte nuove”, 22 febbr. 1902;
SAVERIO DERFNER, Congresso per una Camera del lavoro a Cuneo, ivi, 29 marzo; v. anche
Socialismo in piazza, in “Lo Stendardo”, 17 febbr. e 27 marzo.
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cittadine, per lo più donne, se non ragazze, spesso provenienti dalla campagna. Impressiona in senso inverso il dato dei muratori: i 90 iscritti rappresentano la quasi totalità della categoria che allora in città sfiorava il
centinaio di addetti.2. Per l’esattezza la lega di resistenza alla Snos era nata
il 6 gennaio 1900, rinvigorita dagli interventi degli “agitatori” torinesi
Moglia e Borbonaglia, e aveva raggiunto in un primo tempo i 415 iscritti.3.
Poi si era ridimensionata di fronte a una controffensiva padronale, capace
di coniugare paternalismo (il sostegno alla Società di mutuo soccorso delle Officine, presieduta da Giuseppe Toesca, e al relativo spaccio, i pranzi
sociali con l’intervento dei capisquadra, degli ingegneri e dello stesso
direttore Ottavio Moreno).4 e intimidazione. Secondo l’organo dei socialisti, per venir licenziati bastava essere stati visti attraversare la strada
durante un periodo di malattia.5. Ciononostante a fine agosto del 1902
veniva presentato all’ing. Moreno un memoriale con cui si chiedeva un
adeguamento delle paghe a quelle erogate nello stabilimento di Torino.6.
L’altra rivendicazione puntava alla garanzia del lavoro per almeno 20
giorni al mese: le troppe interruzioni indicavano come l’azienda non stesse attraversando un periodo felice. Anche per questo il potere contrattuale della Lega era ridotto e la cosiddetta “agitazione” non si tradusse in
concrete forme di lotta.7.
A trainare il movimento operaio saviglianese nei suoi primi passi non
sono dunque i metallurgici, bensì la Lega muratori, presieduta da Andrea
Trucco. È Trucco a fondare e promuovere l’organizzazione di altre categorie che oggi parrebbero marginali (ad esempio: i garzoni panettieri che in
numero di 50, a firma di Pietro Odasso e Giuseppe Gerbaudo, chiedono
la riduzione dell’orario notturno).8 e a guidare in città il primo sciopero vit2
FEDERAZIONE DELLE LEGHE. CUNEO, CAMERA DEL LAVORO, Congresso provinciale, Relazione morale e finanziaria del Comitato centrale, Cuneo, Tip. Aime e C., 1902, pp. 3-4.
3
Conferenza, in “Il Grido del popolo”, 13 aprile 1901.
4
Festa del lavoro, in “Il Corriere di Savigliano”, 10 genn. 1902. Il sodalizio tipicamente
interclassista, accoglie al suo interno molti soci onorari, fra i quali, oltre ai dirigenti delle
Officine, il conte Annibale Galateri di Genola, che in occasione del cinquantenario della
Società operaia maschile e femminile, dona un ritratto a olio di Vittorio Emanuele III, accettato con una entusiastica cerimonia (Alla Società Operai delle Officine, ivi, 27 sett. 1902).
5
Il modo di trattare gli operai adottato dal direttore delle officine, in “Lotte nuove”, 26
aprile 1902.
6
Savigliano, ivi, 30 agosto 1902. L’unità produttiva di corso Mortara, nei pressi della stazione Dora, era entrata nelle disponibilità della Snos nel 1889 (G. GIUGIARO, La fabbrica dei
treni di Savigliano, in CN. Cuneo, la provincia granda, a cura di Luigi Botta e Franco Collidà,
Cuneo, Grandapress edizioni, 1990, p. 216).
7
Savigliano. Agitazione, in “Lotte nuove”, 22 nov. 1902.
8
All’Ill.mo Sig. Sindaco di Savigliano, 30 ag. 1901, in ACSV, cat. 15, cl. 1, fald. 1/1, Scioperi.
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torioso, ovviamente di muratori.9. Savigliano diviene così sottosezione della Camera del lavoro di Cuneo e sede del secondo congresso provinciale.10.
L’anno dopo la Lega muratori chiede ed ottiene una «.lieve riduzione
di orario.».
Vi fu pure un centro di agitazione fra le filandaie di Savigliano, [benché]
disorganizzate che colla semplice agitazione ottennero un aumento di 10 centesimi la giornata.11.
A celebrare i successi dei lavoratori saviglianesi il 1° maggio viene
addirittura il segretario nazionale della Federazione edile Felice Quaglino.12.
Nel 1904 la festa, orami al suo terzo appuntamento pubblico, è ancora più imponente: ritrovo in mattinata alla Camera del lavoro, pranzo alla
trattoria Barra di ferro, corteo che percorre le vie cittadine, quindi si dirige verso Madonna della neve, dove si tiene la festa campestre conclusiva.
Vi partecipano moltissimi operai e diversi studenti liceali, due dei quali
(Scaraffia e Genoa) prendono anche la parola, assieme con gli oratori
locali Andrea Trucco e Giovanni Careglio, mentre da Torino è venuto
l’avv. Plinio Gherardini.13.
L’età giolittiana sembrava promettere anche in provincia un crescente
miglioramento delle condizioni di vita degli operai e tolleranza nei conflitti sociali: ma il 4 settembre 1904, mentre il medico della val Maira
inviato dal Psi in Sardegna a dirigere il movimento Giuseppe Cavallera
stava trattando con il direttore della miniera Malfidano a Buggerru, la
forza pubblica apriva il fuoco sulla folla dei minatori in sciopero, tutt’intorno assiepati in attesa di notizie. Tre corpi restavano al suolo senza vita.
Proteste scoppiarono in varie parti d’Italia. Il giorno 15 a Castelluzzo in
Sicilia avveniva un’altra sparatoria, questa invero non più avallata ufficialmente dal governo.14. Nella notte del venerdì da Milano partiva lo
9
Savigliano. Gli effetti dell’organizzazione e la conseguente paura dei capitalisti, in “Lotte
nuove”, 19 apr. 1902; Savigliano. Mentre si attende il 1° maggio, ivi, 1° maggio; Le vecchie e le
nuove condizioni dell’arte muraria, ivi, 10 maggio 1902.
10
Savigliano. Programma dei festeggiamenti, ivi, 22 e 28 marzo 1903; Congresso delle leghe
della provincia di Cuneo, 18 apr. 1903; Il congresso di Savigliano, 16 maggio 1903.
11
FEDERAZIONE DELLE LEGHE. CUNEO, CAMERA DEL LAVORO, Congresso provinciale cit., p. 6.
12
Savigliano. Le domande dei lavoratori, ivi, 19 aprile 1902; Savigliano. L’agitazione dei
muratori, ivi, 26 aprile 1902. Sul segretario nazionale della Federazione edile v. ANNAMARIA
ANDREASI, Quaglino Felice, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di
Franco Andreucci e Tommaso Detti, Roma, Editori Riuniti, vol. IV, 1978, pp. 259-262.
13
Cronaca cittadina, in “Il Corriere di Savigliano”, 6 maggio 1904.
14
Nella risposta al sindaco di Torino che gli aveva trasmesso l’ordine del giorno proposto
dai consiglieri socialisti Giolitti aveva dichiarato che, mentre a Buggerru i soldati erano stati
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Le Officine a fine Ottocento: il reparto montaggi
(dall’Album predisposto per la Fiera campionaria di Milano del 1881).
sciopero generale, il primo della storia italiana, che coinvolse le città
industriali, ma non solo le più grandi.15.
Quel tipo di lotta, fino allora solo teorizzato dai sindacalisti rivoluzionari, divampò in gran parte spontaneo e fu subìto, più che diretto, dalla
maggioranza riformista del Psi16.
«.aggrediti.», a Castelluzzo «.la forza pubblica agì senza ordine dei superiori.», anzi all’inizio
della tragedia vi era la «.pretesa illegale.» del brigadiere che gli fosse «.consegnata la lista degli
iscritti alla Lega contadini.» (La grave agitazione di questi ultimi giorni in Italia, in “La
Sentinella delle Alpi”, 19 sett. 1904).
15
GIULIANO PROCACCI, La lotta di classe in Italia agli inizi del XX secolo, in La classe operaia agli inizi del XX secolo, Roma, Ed. Riuniti, 1970, pp. 386-428; IDOMENEO BARBADORO, Il
sindacato in Italia. Dalle origini al congresso di Modena della Confederazione del lavoro (1908),
Milano, Teti, 1979, pp. 305-310.
16
Sul contrasto fra riformisti e sindacalisti rivoluzionari cfr. LUIGI CORTESI, Il socialismo
italiano fra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali del Psi. 1892-1921, Bari, Laterza,
1969, pp. 146-150; ALCEO RIOSA, Il sindacalismo rivoluzionario in Italia e la lotta politica nel
Partito socialista nell’età giolittiana Bari, De Donato, 1976; ZEFFIRO CIUFFOLETTI, Storia del
PSI. 1. Le origini e l’età giolittiana, Bari, Laterza, 1992, pp. 240-246.
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229
La Camera del lavoro di Savigliano aderì allo sciopero generale, ma
esso investì marginalmente le Officine. Incrociarono le braccia soprattutto i muratori 17. Fu allora che di fronte al «continuo deperimento della
propria classe sia materiale che morale » un gruppo di metallurgici decise di organizzarsi in una Unione di resistenza,
escogitando tutti quei mezzi che possono dargli la possibilità di arrestare il continuo loro malessere economico, onde elevarsi al livello d’uomini liberi e
coscienti e per poter essere solidali coll’intera classe lavoratrice.
Perno dell’Unione è una cassa alimentata ogni settimana da 20 centesimi pro capite con cui preparare un fondo di sussidio per eventuali scioperi.18.
Il primo sciopero alle Officine e la conquista delle 10 ore nelle filande
Il primo sciopero alla Snos scoppia improvvisamente il 3-4 ottobre
1905 nel reparto fucine con una contestazione dell’eccessivo ricorso agli
straordinari.19. La direzione prima multa, poi licenzia l’operaio Pozzi: 54
compagni di reparto scendono in sciopero chiedendone la riammissione
al lavoro nonché il riconoscimento di una commissione interna.
La direzione licenzia tutti e 54 gli scioperanti, poi, temendo il coinvolgimento nella lotta dell’intera maestranza (700 operai), si dichiara
disponibile a riassumerli, a patto che firmino una specie di lettera di scuse. Viene affisso un manifesto
col quale si avvertivano gli operai fucinatori che avevano tempo fino al 15 c.m. a
ritirare la mercede loro spettante e a fare domanda per essere riammessi al lavoro. Scaduto tal termine, essi erano tenuti dimissionari e privi di qualsiasi eventuale loro diritto.20.
Da Torino si precipita l’on. Maffi che, in un animato comizio tenuto
assieme con Andrea Trucco, esorta a non firmare.21.
Si teme che anche gli operai degli altri reparti dell’officina, se non interverrà
una qualche sollecita soluzione, si rendano solidali e dichiarino lo sciopero gene17
Astensione dal lavoro, in “Lotte nuove”, 24 sett. 1904.
UNIONE METALLURGICI E AFFINI, Statuto, Cuneo, Galimberti, 1905. I salari medi in questo periodo sono di 2,80 lire al giorno (BUL, vol. IV, luglio-dic. 1905, p. 729).
19
Agitazione, in “Lotte nuove”, 30 sett. 1905.
20
Gravi provvedimenti contro gli scioperanti, in “Lo Stendardo”, 14 ott. 1905.
21
Un comizio per lo sciopero, ivi, 17-18 ott. 1905; Lo sciopero dei fucinatori, ivi, 24 ott.
18
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rale. È da augurarsi che una buona e sollecita soluzione avvenga nell’interesse
dello stabilimento che tanto onora l’Italia e in cui, per la prima volta in 15 anni
di vita, si verifica uno sciopero, sia della classe operaia stessa, che sempre ebbe a
dimostrarsi disciplinata e buona.22.
La Snos ricorre alle intimidazioni.
La Direzione tenta di strappare con tutti i mezzi la vittoria. Si tentò di accalappiare gli scioperanti con zuccherini e con intimidazioni che però caddero nel
vuoto. Si cercarono inutilmente in ogni angolo crumiri, per sostituirli agli scioperanti. Si fecero venire molti poliziotti.23.
Ma, mentre risultano vane le mediazioni del sindaco cav. Villa e del
consigliere provinciale conte Annibale Galateri,
intervenuti il delegato di PS, il sig. Mossi del Comitato regionale della Federazione metallurgica e il segretario della locale Camera del lavoro, la direzione
accordò la revoca della punizione inflitta all’operaio e la riammissione di tutti gli
scioperanti, previa presentazione di domanda individuale; assicurandoli di non
procedere ad alcun provvedimento a loro carico. Essi accettarono le proposte e
ripresero il lavoro il 21.24.
Dopo ventiquattro giorni di lotta gli scioperanti fucinatori sono tornati tutti
al lavoro, riportando una bella vittoria dovuta alla loro solidarietà e al loro forte
volere. La direzione ha dovuto piegare dinanzi al bravo manipolo... Si noti che la
lotta al momento della soluzione era ingaggiata all’estremo limite, tanto che gli
scioperanti erano stati con lettera raccomandata invitati a ritirare la mercede,
secondo il manifesto affisso al portone, ed a consegnare gli attrezzi... L’operaio
Pozzi, l’eroe della battaglia, è ritornato al lavoro senza macchie, e questo è il
segno della vittoria.25.
L’esito della lotta ha in città conseguenze straordinarie: gli operai delle
Officine e anche le ragazze delle due filande Giorelli e Gambone, del filatoio Alberti e dei quattro stabilimenti misti (Giuseppe e Stefano Alberti,
Fruttero e Pelletta), che danno lavoro ad oltre cinquecento addetti, fanno la coda per iscriversi alle leghe dei metallurgici e dei tessili. Diventa
così possibile stipendiare con 200 lire l’anno (oltre alle quote di iscrizione si raccolgono fondi con serate di beneficenza).26 un funzionario,
22
Sciopero alle Officine Nazionali, ivi, 16 ott. 1905. Cfr. Da Savigliano. La fase acuta dello
sciopero, in “Lotte nuove”, 14 ott. 1905.
23
Lo sciopero continua, ivi, 22 ott. 1905.
24
BUL, loc. cit.
25
La vittoria degli scioperanti, in “Lotte nuove”, 5 nov. 1905; Lo sciopero dei fucinatori è
terminato, in “Lo Stendardo”, 30 ott. 1905.
26
Veglia di beneficenza, in “Lotte nuove”, 3 marzo 1906.
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Giuseppe Maffei, 26 anni, pittore (decoratore?), che inviato da Torino
prende il posto di Trucco nella segreteria della Camera del lavoro.27.
A marzo del 1906 scoppiano due vertenze. La prima riguarda gli
addetti alla falegnameria:
Nell’officina di costruzioni meccaniche e di materiale ferroviario delle
Officine nazionali di Savigliano sono occupati 101 fucinatori (con un ragazzo) a
lire 4, 118 calderai (con un ragazzo) a lire 3.15, 67 trapanatori e tornitori (con
un ragazzo) a lire 3.60, 206 montatori, aggiustatori e attrezzisti (con 6 ragazzi) a
lire 4; 139 falegnami e aiuti (con 7 ragazzi) a lire 3.75, 50 falegnami alle segherie
(con un ragazzo) a lire 3.20, 83 pittori e tappezzieri (con 2 ragazzi) a lire 3.50 e
60 fra macchinisti, fuochisti, muratori e manovali a lire 3. Orario di ore 10 1/2 di
11 1/2 e 15 1/2 per i falegnami. Sono organizzati in sezione della Federazione dei
lavoranti del legno tutti i falegnami e segatori. Il 5 marzo 7 falegnami, cui sembrava fosse stato promesso da un capo squadra un guadagno del 20% su lavori
supplementari a cottimo, vedendo che la liquidazione portava un guadagno del
9%, scioperarono seguiti da tutti i falegnami. Il 7 poi scioperarono anche 15 dei
26 falegnami meccanici della segheria di legname Onorato Rocca che lavora per
le Officine per semplice solidarietà. Furono intavolate trattative dal delegato di
PS e dal tenente dei RRCC; fu concordata una nuova liquidazione con aumento
del 14% e la Direzione si impegnò a stipulare in avvenire contratti scritti anche
per lavori supplementari. Il lavoro fu ripreso il 14.28.
Martedì 13 si è svolto un affollato comizio con Viglongo della Federazione lavoratori del legno e Maffi, a Torino gli operai delle Officine
hanno minacciato di scendere a fianco dei compagni saviglianesi e le
«.modeste richieste.» sono state accolte.29.
La seconda agitazione riguarda le Ferriere che con due giorni di sciopero strappano la garanzia di poter lavorare almeno 18 giorni al mese.30.
La festa del lavoro assume per la prima volta un carattere imponente:
Anche nella città nostra i numerosi operai vollero quest’anno celebrare il 1°
Maggio. L’astensione dal lavoro fu quasi completa. Nessun incidente occorse in
tutta la giornata. Il corteo, indetto dalla locale Camera del lavoro e composto da
un migliaio di persone fra uomini e donne, sfilò più volte per le vie principali della città con a testa la banda di Villafalletto. Furono pronunziati diversi discorsi e
nel pomeriggio tenne una conferenza l’avv. Pier Benvenuto Rossi di Cuneo.31.
27
PREFETTURA DI CUNEO, Lettera al MI, 6 genn. 1906, in ACS, PS 1906, b. 23.
BUL, vol. V, cit., pp. 631-632.
29
Sciopero vittorioso, in “Lotte nuove”, 17 marzo 1906.
30
Sciopero composto, in “Lo Stendardo”, 10 marzo 1906; Scioperi e vittorie, in “Lotte
nuove”, 10 marzo 1906.
31
Il 1° maggio a Savigliano, in “Il Saviglianese”, 3-4 maggio 1906.
28
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Le Officine a fine Ottocento: montaggio carrozze
(dall’Album predisposto per la Fiera campionaria di Milano del 1881).
Le Officine a fine Ottocento: lavorazione legnami
(dall’Album predisposto per la Fiera campionaria di Milano del 1881).
una città industriale e il suo movimento operaio
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Nelle stesse settimane si rinnovano gli organi dirigenti della Camera
del lavoro. Ne fanno parte i fucinatori Enrico Romano e Pietro Gonella, il
meccanico Ettore Ulivelli, le filandaie Teresa Cogno e Francesca Bianchi,
i falegnami Francesco Avataneo e Francesco Belverde, il muratore Pietro
Savia, il verniciatore Carlo Monchiero, il carrettiere Pietro Maccagno e il
calzolaio Giuseppe Aosta, segretario Giuseppe Maffei.32. A luglio costui
dà le proprie irrevocabili dimissioni.33 e, dopoché è andato deserto il
pubblico concorso per la sua sostituzione (la prassi del tempo era questa:
gli aspiranti dovevano avere fra 25 e 35 anni, lo stipendio promesso era
di 80 lire al mese), i Comitati regionali Lavoranti in legno, Metallurgici e
Arti edili inviano come segretario ad interim Ernesto Oldoini.34. Durante
la sua reggenza viene sospeso per otto giorni un operaio del reparto
legno, ma gli «.operai fortemente organizzati.» immediatamente interrompono il lavoro, finché dopo tre giorni avviene il rientro.35.
A fine anno è la Fiom che incarica Carlo Ravarono di seguire la situazione di Savigliano: per il grande sindacato di categoria la città (420
iscritti) è divenuta una piazzaforte cruciale.36.
Il 1906 è l’anno in cui le filandaie, sull’esempio di quanto accaduto a
Torino, scendono in lotta per la riduzione della giornata lavorativa a 10 ore.
A Savigliano esse strappano anche un 10% di aumento salariale,
l’abolizione della pulizia domenicale non retribuita, l’istituzione di una
cassa multe, vale a dire molti dei miglioramenti elencati nella piattaforma
torinese.37. Alla filanda del cav. Fruttero 130 operaie su 150 proseguono
nell’agitazione per protesta contro il licenziamento di due ragazze, finché
queste non vengono riammesse.38.
La Camera del lavoro di Savigliano conta ora 1.362 iscritti (600 metallurgici, 200 falegnami e 365 tessitrici), su un totale provinciale di 2.569
lavoratori organizzati.39 (si può dire che la CdL di Cuneo non venga
dichiarata sciolta per insufficienza di adesioni grazie proprio all’apporto
saviglianese). La Commissione esecutiva è formata dalla filatrice Annetta
Quaglia, eletta con 186 voti, dalla sarta Rosina Ghirardi, e dal metallurgico Giovanni Garbarino con 150 voti.
32
La commissione esecutiva della Camera del lavoro, in “Lotte nuove”, 2 giugno 1906.
Concorso, ivi, 14 luglio 1906.
34
Alla Camera del lavoro, ivi, 18 ag. 1906.
35
Ostruzionismo, ivi, 11 ag. 1906.
36
Il nuovo segretario della Camera del lavoro, ivi, 22 sett. 1906 .
37
La vittoria delle filandaie, ivi, 12 maggio 1906.
38
Ancora della vittoria delle filandaie, ivi, 19 maggio 1906.
39
MAIC, Statistica delle organizzazioni italiane di lavoratori al 1° gennaio 1908, Suppl. al
BUL n. 8, Roma, Off. Poligr. It., 1909, p. 6.
33
234
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La Fiom: dal successo alla débâcle
Nell’estate del 1907 l’economia italiana toccò il picco di una crescita
decennale.40. In provincia di Cuneo in pochi anni il potenziale dell’industria, che pure rimaneva un comparto minoritario, era più che raddoppiato.41. Protagonista di questa vera e propria “rivoluzione” era stata
l’elettricità, tanto più alla Snos, la quale aveva convertito la cospicua forza idraulica a sua disposizione nel nuovo tipo di energia, anzi aveva avviato la produzione di elementi elettromeccanici (generatori e motori).42,
portando il numero degli addetti, nel solo stabilimento di Savigliano, al
migliaio. Il potere contrattuale dei lavoratori sembrava alto: e tale si
rivelò per i muratori, ancora una volta apripista nelle rivendicazioni sindacali.
Fra aprile e maggio, sulla falsariga di una piattaforma elaborata dalla
Federazione nazionale arti edili (memoriale, rivendicazione delle 10 ore,
costituzione di una cooperativa), è tutto un susseguirsi di scioperi.43.
Dopo un mese di lotta i capomastri sono costretti alla trattativa. Passa il
tetto delle 10 ore, il lavoro festivo viene premiato con il 60% di maggiorazione, i minimi salariali sono fissati in 30 centesimi per i muratori, 24
per i manovali e 16 per i garzoni.44.
Quanto alla Fiom, essa aspettò l’estate per affrontare tre grandi vertenze a cui venne annesso un valore nazionale: Terni, Itala e appunto
Snos.45. Con le lotte vittoriose del 1905-1906 Savigliano era divenuta una
delle roccaforti della Fiom. Mentre prima le riunioni si svolgevano, semi40
RODOLFO MORANDI, Storia della grande industria in Italia, Bari, Laterza, 1931 - Torino,
Einaudi, 19756, pp. 182-183; 187-192; 203-205.
41
Ci pare del tutto riduttivo il giudizio di GIACOMINA CALIGARIS, Il rallentamento dei ritmi di crescita economica nella prima metà del ventesimo secolo, in Ritorno all’Europa. Un profilo di storia dell’industria cuneese dal Settecento ad oggi, a cura di Claudio Bermond, Cuneo,
Unione Industriale, 1995, p. 55: « Nel periodo giolittiano lo sviluppo del settore secondario
passò attraverso un ampliamento della struttura artigianale più che attraverso il potenziamento degli investimenti in capitale fisso per avviare produzioni di serie destinate ai consumi
di massa ».
42
TREVISANI, ROSSI, FIORI, L’Italie industrielle à Paris 1900, Milano, Capriolo e Massimino,
1900, p. 260.
43
Conflitto fra capi mastri e muratori, in “Il Saviglianese”, 4-5 apr. 1907;Vertenza fra capi
mastri e muratori, ivi, 11-12 apr.; 2-3 maggio 1907; Convenzione di lavoro fra capi mastri e
muratori, ivi, 9-10 maggio 1907. Il 1907 è anche l’anno in cui si registra il boom di iscrizioni
alla Federazione edilizia che sale da 26.653 a 51.605 soci (BUL, vol. VIII, p. 151).
44
La vittoria dei muratori, in “Lotte nuove”, 11 maggio 1907.
45
MAURIZIO ANTONIOLI, Dalla lega di mestiere alla federazione d’industria 1898-1914, in
La FIOM dalle origini al fascismo 1901-1924, a cura di Maurizio Antonioli e Bruno Bezza,
Bari, De Donato, 1970, p. 17.
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clandestinamente presso la Società di MS, la Lega metallurgica e la
Camera del lavoro avevano aperto una sede in via Garibaldi, 18 (vi era
ospitata anche la Cooperativa muratori).46, mentre alla Festa del 1° maggio ben 2.000 persone erano sfilate in corteo, per ascoltare il comizio dell’avv. Rossi e di Ravarono (con successivo pranzo alla “Corona grossa” e
festa campestre nel pomeriggio).47. Se il tasso di sindacalizzazione dei
metallurgici, una delle più alte fra le varie categorie, era in campo nazionale del 20%, alla Snos esso superava il 50%.
In quel tempo gli operai erano divisi in cinque categorie che guadagnavano in ordine decrescente dalla prima alla quinta 31-45 centesimi
l’ora, 27-30, 23-26, 19-22 e infine 12-18. L’orario di lavoro era di 10 ore
e mezzo al giorno. Dunque i salari oscillavano da un minimo di 1,25 lire
(apprendisti) a 4,725 (operai specializzati): ma la media si aggirava sulle
due lire e mezzo.
Il 26 maggio furono presentate le rivendicazioni che consistevano nei
seguenti punti principali:
– Ore 10 di lavoro.
– Aumento delle ore straordinarie dal 25 al 35 al 50% secondo i casi specifici.
– Aumento generale delle paghe in proporzioni diverse secondo le varie categorie.
– Riconoscimento da parte dell’amministrazione di una Commissione interna
composta di operai di tutti i reparti, la quale avrà il compito di dirimere pacificamente tutte le vertenze che potessero sorgere tra la Direzione e gli operai per
motivi di ragioni tecniche e disciplinari interne.
– Compilazione, a mezzo di una Commissione operaia, in accordo con l’amministrazione di un Regolamento di fabbrica che dovrà essere portato a conoscenza di tutti gli operai con la consegna di una copia ad ognuno di essi 48.
L’ing. Moreno rispose con un’inserzione a pagamento su “La Stampa”
e un opuscolo di 20 pagine, redatto «.a nome di alcuni operai.», in cui
accettava solo la mezzora di riduzione e la paga a fine settimana anziché
quindicinale.49. La proposta più aborrita era quella della Commissione
interna. Scriveva l’ing. Moreno:
46
L. PAGLIASSO, Dalla “ribellione” operaia all’organizzazione di classe, in “La Voce”, 4 febbr. 1970.
47
Primo Maggio, in “Lotte nuove”, 27 apr. 1907.
48
Agitazione degli operai delle Officine Nazionali di Savigliano, ivi, 20 apr. 1907. Le richieste di aumento miravano ad equiparare i salari saviglianesi a quelli della sede torinese delle
Officine (Tra vertenze, scioperi ed agitazioni. L’agitazione dei metallurgici di Savigliano, in “Il
Metallurgico”, 1° maggio 1907).
49
Osservazioni della Direzione delle Officine, Torino, Tip. P. Conte, 1907. «Un opuscolo
pieno di castronerie » lo definiranno gli scioperanti (L’agitazione degli operai delle Officine di
Savigliano, in “Lotte nuove”, 18 maggio 1907).
236
livio berardo
Se si accettasse la Commissione interna, ne avverrebbe che pochi operai,
scelti sotto influenze affatto estranee all’Amministrazione, pretenderebbero di
giudicare l’operato dei loro superiori, cioè Capi e Sotto Capi officina, Capi squadra e Capi cottimo: nessuno nemmeno Ingegneri e Direttori potrebbero fare
osservazioni né sulla condotta né sull’esecuzione del loro lavoro. Pochi operai
pretenderebbero di saperne di più dei loro superiori.50.
A tenere l’assemblea che deve dare una riposta al padrone interviene
il segretario nazionale della Fiom Ernesto Verzi.51. Domenica 26 maggio
nel cortile della Camera del lavoro si ritrovano 507 lavoratori: 490 sono
per la dichiarazione immediata di sciopero, degli assenti un centinaio
farà sapere di condividere questa opinione:
Gli operai delle Officine Nazionali di Savigliano, adunati il giorno 26 maggio
1907 per udire dal Comitato di agitazione la relazione dello svolgersi della vertenza che li riguarda, dopo ampia ed esauriente discussione, constatando che al
memoriale inviato al Consiglio di amministrazione si rispose individualmente
con delle osservazioni, ma il tutto in modo evasivo... deliberarono di indire un
referendum per lasciare adito agli operai stessi di pronunciarsi sulla convenienza di accettare le proposte equivoche della società o respingerle, ed intanto proclamarono lo sciopero.52.
Lo sciopero incominciò lunedì 27 maggio colla massima solidarietà e compattezza, tanto che neppure le macchine e i forni furono accesi e la campana
suonò invano, perché negli stabilimenti non entrarono che gli impiegati e il personale dirigente il quale fu adibito ai lavori d’urgenza.53.
Gli operai dello stabilimento torinese della Snos sono pronti allo sciopero di solidarietà, ma Verzi, d’intesa con il Comitato di lotta di Savigliano, li invita a rinviare la decisione, per non consumare le forze prima
del tempo necessario.54.
Il 4 giugno il R. Commissario avv. Mossino invita a colloquio Ravarono, poi si reca a Torino dall’on. Ciartoso, deputato del collegio, per trovare le vie di una mediazione. L’ing. Moreno non è disponibile ad alcun
incontro:
Gli scioperanti quotidianamente tengono adunanze nelle ore mattutine per il
consueto appello nominale. Ci consta che si stanno prendendo gli opportuni
50
Osservazioni della Direzione, cit., p. 16.
La fase acuta dell’agitazione degli operai delle Officine di Savigliano, in “Lotte nuove”,
25 maggio 1907.
52
Sciopero metallurgici, in “Lo Stendardo”, 28 maggio 1907.
53
Lo sciopero alle Officine Nazionali, in “Lotte nuove”, 1° giugno 1907.
54
Tra vertenze, scioperi ed agitazioni. L’agitazione dei metallurgici di Savigliano, in “Il
Metallurgico”, 1° giugno 1907.
51
una città industriale e il suo movimento operaio
237
provvedimenti per occupare in altri stabilimenti gli operai il cui esodo giornalmente già va effettuandosi in misura sensibile e regolarmente. Sono in discussione le proposte e le comunicazioni del Comitato di agitazione e vigilanza tendenti ad escogitare le necessarie misure atte a rendere vana l’immigrazione dei
cosiddetti “krumiri”. Domenica il sig. Scotti Giuseppe, Segretario della Federazione metallurgica di Torino, portò agli scioperanti parole di incoraggiamento
e annunciò loro che i colleghi dell’Ausiliaria, fedeli alla promessa, vanno effettuando il versamento del salario di mezza giornata destinato a favore degli scioperanti. Sappiamo infine che le Federazioni dei metallurgici e dei lavoranti in
legno di Torino ànno disposto per il raccoglimento di sussidi negli stabilimenti
torinesi ove gli operai sono organizzati.55.
Il referendum si svolge il 15 giugno e approva quasi all’unanimità
l’ipotesi di sciopero ad oltranza. Si succedono i comizi di rincoramento
tenuti da Giuseppe Scotti, Rina Bersano, Mario Bonetto e Ravarono.
Il 29 giugno anche i lavoratori di Torino scendono in lotta a fianco dei
compagni di Savigliano. Ma forse è troppo tardi. Si stanno infatti già
manifestando i primi segni di stanchezza:
Gli operai scioperanti delle Officine di Savigliano, riuniti in assemblea generale; mentre constatano l’interessamento di estranei alla lotta di classe per risolvere l’attuale conflitto che colpisce con gli interessi degli scioperanti quelli dell’intera cittadinanza, riconfermano la fiducia nel Comitato d’agitazione, fanno
obbligo ad ogni scioperante di non partecipare né direttamente né indirettamente a trattare o far parte di eventuali commissioni.56.
Si apre una nuova fase, allorché
un numero esiguo, ma pur sempre considerabile di operai riprende il lavoro.
Questo fatto ha suscitato il risentimento della maggioranza operaia che tuttora
resiste, risentimento che si è reso e si rende manifesto colla accoglienza poco
lusinghiera ch’essa fa ai dissidenti nell’ora di ingresso e di uscita dallo stabilimento.57.
Al 50° giorno di sciopero una sessantina di crumiri, fra lo scherno
generale, protetti dalle baionette dei soldati.58, entrano in fabbrica,
bianchi come cenci lavati di bucato, sotto la pioggia di tozzi di pane condito con
cipolle e grida, coi titoli più volgari di morti di fame, krumiri, traditori. Le più
infuriate, inviperite e violente erano le donne con i marmocchi in braccio.59.
55
Cronaca dello sciopero, in “Il Saviglianese”, 6-7 giugno 1907; Lo sciopero alle Officine
Nazionali continua, in “Lotte nuove”, 8 giugno 1907.
56
Lo sciopero alle Officine di Savigliano, ivi, 6 luglio 1907
57
Lo sciopero, in “Il Saviglianese”, 11-12 luglio 1907.
58
Lo sciopero delle Officine Nazionali, in “Lotte nuove”, 13 luglio 1907.
59
Savigliano. Sciopero, in “La Vedetta del Viso”, 13 luglio 1907.
238
livio berardo
Due manifestanti sono arrestati. Alcune centinaia di operai hanno cercato e trovato posto in altri stabilimenti (sono, vedremo, quasi tutti operai specializzati). “La Stampa” e “Gazzetta del popolo” svolgono una
voluta campagna di disinformazione:
La Federazione metallurgica, la Camera del lavoro e il Comitato di agitazione mentre constatano con piacere la riconfermata e completa solidarietà dei
compagni scioperanti delle Officine Nazionali di Savigliano, mai venuta meno
per manovre dell’Autorità politica locale né per insidiose promesse della Società,
rilevano con dispiacere i tentativi giornalmente fatti dai corrispondenti locali
intesi a favorire il capitalismo, dissolvere e disgregare il movimento e spezzare la
magnifica resistenza proletaria con notizie tendenziose non corrispondenti a
realtà; e invitano i compagni scioperanti che trovansi al lavoro fuori di Savigliano
a non dare ascolto a quanto è stato pubblicato in merito allo sciopero e alla probabile e troppo desiderata ripresa del lavoro da parte del capitalismo, attenendosi esclusivamente alle disposizioni emanate dal Comitato di agitazione e
comunicate direttamente ai compagni e alle sezioni interessate.
Savigliano, 13 giugno 1907
E. Verzi, C. Ravarono, B. Bergesio, F. Avataneo,
D. Mana, G. Dacomo, C. Monchiero 60.
Il 31 luglio la Fiom nazionale proclamava il boicottaggio contro la
Snos: gli operai delle varie fabbriche collegate avrebbero dovuto impedire qualsiasi contatto produttivo, bloccando la spedizione di semilavorati
o l’esecuzione di pezzi sostitutivi.61. La nuova, estrema forma di lotta fu
decisa in un momento in cui il lavoro scarseggiava per tutte le fabbriche
metallurgiche e in quelle estranee alla vertenza fu lasciata cadere, tanto
più che la Cgdl contava (erroneamente) sulla neutralità della Lega industriale.62. Nello stabilimento torinese della Snos il boicottaggio fu portato
avanti con ammirevole spirito di solidarietà e si saldò ad un certo punto
con un generoso quanto fallimentare sciopero generale cittadino.63, ma a
Savigliano esso fu poco efficace perché poggiava solo più sulle spalle dei
«.manuali.», cioè degli operai con qualifica bassa. Il 1° agosto i lavoratori
rientrati nello stabilimento erano 300 e si diceva che altrettanti avessero
presentato domanda di riammissione.64. Nei giorni successivi però sol60
Lo sciopero, in “Il Saviglianese”, 13-14 giugno 1907; Lo sciopero alle Officine Nazionali
e la Stampa, in “Lotte nuove”, 15 giugno 1907.
61
Lo sciopero alle Officine Nazionali, in “Il Saviglianese”, 1-2 ag. 1907.
62
Movimento operaio nazionale. I metallurgici di Savigliano delle Officine nazionali in sciopero, in “La Confederazione del lavoro”, 1° giugno 1907.
63
Il boicottaggio contro le Officine nazionali di Savigliano, in “Il Metallurgico”, 1° sett.
1907; I. BARBADORO, Il sindacato in Italia. Dalle origini cit., pp. 411-412.
64
Sciopero, in “Lo Stendardo”, 30 luglio, 1° ag. 1907.
una città industriale e il suo movimento operaio
239
tanto 40 varcarono i cancelli. La sera del 29 agosto, di fronte alle notizie
di possibile arrivo dall’area torinese attraversata da una grave crisi produttiva di sostituti, in una drammatica assemblea, gli operai decidevano
di riprendere il lavoro, senza aver ottenuto risultati.
Era una sconfitta, anzi un’umiliazione le cui conseguenze si sarebbero
fatte sentire a lungo.
Al 3° Congresso della Fiom, che si tenne a Bologna dal 29 settembre
al 2 ottobre la sezione di Torino si rifiutò di partecipare per protesta contro l’abbandono (cioè il mancato allargamento del boicottaggio) in cui
i lavoratori delle Officine erano stati lasciati. Ravarono, sostenuto da
Verzi, spiegò e cercò di motivare la condotta dell’agitazione.65. Ma alle
Officine di Savigliano gli iscritti al sindacato erano crollati da 600 a 53.
La chiusura della Camera del lavoro
Le conseguenze della sconfitta alla Snos sono pesantissime non solo per
i lavoratori di quell’azienda. La Camera del lavoro, priva del suo sostegno
principale, vacilla. Per sopravvivere tenta un accorpamento con Fossano e
Racconigi.66. Ma la soluzione non regge, per la debolezza dell’organizzazione negli altri due centri, e dopo pochi mesi si chiudono i battenti. Le poche
lotte tentate dalle singole categorie hanno esito negativo:
75 operaie del riparto filatura, di cui 70 organizzate, nel setificio Cesare Gazzera
e figli di Savigliano il giorno 11 maggio 1908 iniziarono lo sciopero a causa dello spostamento di orario. Si pretendeva, cioè, l’entrata alle ore 6 del mattino
anziché alle 7, pur compensando l’ora che entravano prima con mezz’ora per la
colazione e con l’uscita alle 11.30 anziché alle 12, per cui non venivano ad
aumentare le 10 ore di lavoro. Il sindaco locale si interpose onde conciliare la
vertenza. Il 19 maggio lo sciopero ebbe fine. Le operaie scioperanti si presentarono al lavoro adattandosi a fare l’orario voluto dalla direzione.67.
La crisi finanziaria e produttiva che si è aperta sul finire del 1907.68
minaccia l’occupazione, anzi con il prosieguo del tempo (soprattutto
65
La FIOM dalle origini al fascismo cit., pp. 279-280; 287; 321; I. BARBADORO, Il sindacato in Italia. Dalle origini cit., pp. 391-394.
66
BUL, vol. IX, p. 1192; vol. X, p. 163.
67
BUL, vol. X, p. 130. Savigliano. Sciopero, in “La Sentinella delle Alpi”, 15 maggio 1908;
Lo sciopero è finito, ivi, 20 maggio 1908.
68
FRANCO BONELLI, La crisi del 1907. Una tappa dello sviluppo industriale in Italia, Torino,
Fondazione “L. Einaudi”, 1971, pp. 93-102; VALERIO CASTRONOVO, La storia economica, in
Storia d’Italia, Torino, Einaudi, 1975, vol. IV, Dall’Unità a oggi, pp. 190-191; GIORGIO
CANDELORO, Storia dell’Italia moderna, Milano, Feltrinelli, 1974, vol. VII, La crisi di fine secolo e l’età giolittiana, pp. 230-237.
240
livio berardo
1909) trascina con sé un altro un altro flagello, l’inflazione.69: un chilo di
pane balza oltre le 0,36 lire, il riso oscilla fra i 40 e i 50 centesimi al chilo, le patate fra 15 e 20.70. Alle filande i salari rimangono fermi ai livelli
del 1907. Alla Boiler, Giorelli & C., un piccolo filatoio che occupa 46
donne, le paghe vanno da 90 centesimi a una lira e 40.71. Alla filanda e
filatoio Gazzera (3 maschi addetti e 168 femmine, di cui 131 sopra i 15
anni e 37 al di sotto) le fasce salariali vanno da 50 centesimi a una lira e
40, mentre nello stabilimento Gamna (6 maschi e 153 femmine, di cui 48
ragazze) i minimi e i massimi sono lievemente superiori.72.
La Lega tessile viene sciolta.73, sopravvivono quella dei calzolai, che
partecipa con alcune consorelle alla protesta contro la concorrenza del
lavoro carcerario organizzata sotto le mura del Santa Caterina dal fossanese Giovanni Germanetto.74, e soprattutto la Lega edile con 35 iscritti.75,
che riesce ancora a stipulare un contratto “tipo”, corrispondente cioè alle
linee guida della Federazione nazionale, anche se lo stipendio orario
rimane fermo a 33 centesimi contro i 40 di Racconigi.76. Le retribuzioni
sono talmente misere che basta una ritenuta, frutto di una legge peraltro
innovativa e avanzata, a scatenare scioperi spontanei quanto vani.
La sera del 1° giugno, il sabato, le operaie della Ditta Armella e Giorelli che
esercita l’industria della torcitura della seta, rifiutarono la paga quindicinale,
perché da essa era stata detratta la contribuzione per la Cassa di Maternità. E il
mattino del 3, lunedì, 42 sulle 48 operaie, ivi occupate (salario giornaliero di
cent. 95 alle adulte e di cent. 6o alle fanciulle, per dieci ore di lavoro) si astennero dal lavoro. Si trattava più che altro di una manifestazione di protesta, poiché
nel pomeriggio di quello stesso giorno rientrarono spontaneamente nello stabilimento all’ora consueta. Non erano organizzate.77.
Dai resoconti ufficiali emerge drammaticamente, a parte la natura dell’agitazione e l’esito, l’importo degli stipendi: 95 centesimi al giorno per
le adulte, 60 per le fanciulle con dieci ore giornaliere.
69
Ivi, p. 343.
BUL, vol. XII, cit., p. 96.
71
CCIA, Statistica industriale. Le industrie tessili in provincia di Cuneo, Cuneo, Tip. Fr.lli
Isoardi, 1910, p. 12.
72
Ivi, p. 15.
73
Le scioperanti si staccano dalla Camera del Lavoro, ivi, 16 maggio 1908.
74
MAIC, Statistica del lavoro negli stabilimenti penali dell’anno 1908, Roma, Off. Poligr.
It., 1911, pp. 20-22.
75
MAIC, Statistica delle organizzazioni italiane di lavoratori al 1° gennaio 1911, Suppl. al
BUL n. 13, Roma, Off. Poligr. It., 1912, p. 104.
76
MAIC, Tariffe di salario e di orario nell’arte muraria (1911 e 1912), Suppl. al BUL n. 17,
Roma, Off. Poligr. It., 1913, pp. 8-9.
77
Ivi, p. 93. CCIA, Relazione sull’andamento industriale. e commerciale della provincia di
Cuneo durante l’anno 1912, Cuneo, Tip. Marenco, 1913, p. 92.
70
una città industriale e il suo movimento operaio
241
Né il vuoto lasciato dalla Camera del lavoro può essere riempito dai
primi vagiti di un movimento sindacale cattolico: circoscritto alle campagne con la fondazione, come altrove, di casse rurali.78, l’azione della
Chiesa porta all’inizio del 1911 alla nascita di un Circolo agricolo-operaio cattolico, la cui azione appare più che altro formativa e ricreativa.79.
La mobilitazione industriale e la rinascita della Fiom
Il 1914, il primo anno del grande conflitto europeo, con la chiusura
dei mercati provoca anche in un paese non ancora belligerante come
l’Italia una pesante crisi economica, con licenziamenti, riduzione di orario e/o di paga soprattutto nel settore tessile.
Delle 350 filandaie impiegate negli stabilimenti Enrico Gamna e C.,
Cesare Gazzera e figli alcune si erano reiscritte alla Federazione di categoria. Di fronte all’annuncio di una riduzione del 20% per i salari superiori ad una lira e del 10% per quelli inferiori
le operaie non vollero accettare, chiedendo invece una riduzione delle giornate
lavorative; cosicché le ditte il 21 settembre cominciarono a far cessare il lavoro
nei reparti della filanda, lasciando disoccupate circa 190 operaie. Continuarono
a lavorare le maestranze del reparto torcitura, ma anch’esse, istigate dalle compagne disoccupate, il 30 settembre abbandonarono il lavoro. Frattanto i rappresentanti delle organizzazioni operaie cercarono di entrare in contatto colle due
ditte, ma queste si rifiutarono di discutere con essi... Le parti allora si rivolsero al
Sindaco dandogli mandato di pronunciarsi come arbitro nella questione ed egli
dopo alcuni giorni emise il suo lodo, autorizzando, per tutto il periodo della crisi, la riduzione del 10% sui salari superiori ad una lira e del 5% su quelli inferiori. Il lavoro fu completamente riattivato il 12 ottobre...80.
Con l’ingresso dell’Italia in guerra l’asse produttivo si sposta ulteriormente: le aziende legate alla vita quotidiana, all’edilizia languiscono o a
poco a poco restano senza materia prima e rifornimenti energetici. Le
industrie che cooperano allo sforzo bellico sono sollecitate a una produzione crescente. Muta anche il panorama occupazionale. Centinaia di
migliaia di operai e contadini vengono tolti dalla produzione e inviati al
fronte. La legge del 1907 sul lavoro femminile viene modificata con il
Regolamento 6 agosto 1916 per meglio consentire la sostituzione degli
78
Nuova banca a Savigliano, in “Lo Stendardo”, 17 maggio 1899.
Azione cattolica sociale, ivi, 19 marzo 1911.
80
BUL, vol. XXIII, pp. 278-279. Cfr. CITTÀ DI SAVIGLIANO, Estratto verbale del Consiglio
comunale, 10 ott. 1914, in ACSV, cat. 15, cl. 1, fald 2, fasc. 12, Scioperi.
79
242
livio berardo
Il lavoro femminile durante la Grande guerra: imballaggio delle munizioni.
uomini nelle industrie, comprese quelle pesanti.81. La presenza delle donne sarà ben visibile alla Snos: la chiusura o semichiusura delle filande sarà
ampiamente compensata, tanto più che a Savigliano come in tutte le altre
città a centinaia di donne viene affidata la confezione di indumenti militari in improvvisati laboratori o soprattutto a domicilio. Le retribuzioni
medie (dato provinciale) sono di appena 13 lire settimanali.82. Per questo
tipo di sarte non esiste nessuna forma di tutela, solo nella fase di smobilitazione le Camere del lavoro cercheranno di intervenire per portare
avanti qualche rivendicazione nei confronti delle Commissioni locali o
costituire delle cooperative di produzione.
81
BUL, n. s., vol. I, pp. 172-176. Sulle 600 mila donne impegnate nell’economia di guerra (150 mila nelle fabbriche) v. B. BEZZA, Il sindacato di massa tra riorganizzazione capitalistica e fascismo (1915-1925), in La Fiom dalle origini al fascismo cit., pp. 90-109; ANNA BRAVO,
Lavorare in tempo di guerra e LAURA SAVELLI, Reclute dell’esercito delle retrovie. La “nuova”
manodopera femminile nell’industria di guerra (191-1818), in Operaie, serve, maestre, impiegate, a cura di P. Nava, Torino, Rosemberg e Sellier, 1992.
82
BEATRICE PISA, Un’azienda di Stato a domicilio: la confezione di indumenti militari durante la Grande guerra, in “Storia contemporanea”, 1989 (XX), n. 6, p. 1005.
una città industriale e il suo movimento operaio
243
Dunque il governo italiano interpretò, sia pure con qualche ritardo, il
conflitto come uno scontro militare-economico, in cui si dovevano mettere al servizio dell’esercito di massa risorse ogni giorno crescenti. Per
incrementare e disciplinare la produzione fu organizzata la cosiddetta
Mobilitazione industriale, articolata per comitati regionali, che attorno
ad un nucleo di autorità civili e militari raccoglieva anche rappresentanti
degli industriali e del sindacato.83.
Nella Cgdl vi era stata una sofferta discussione se accettare o meno
tale cogestione, dopo i pronunciamenti neutralisti dei mesi precedenti.
Prevalse l’opinione che fosse meglio essere della partita per poter difendere gli interessi dei lavoratori, tanto più che le principali aziende, quelle la cui produzione serviva allo sforzo bellico e che erano investite dalla
massiccia espansione produttiva, venivano una dopo l’altra dichiarate
“ausiliarie”. La Snos ricevette tale qualifica il 16 ottobre 1915.84: oltre a
produrre granate e parti di cannoni o mortai, le Officine avevano attivato un reparto Aviazione, con annesso campo di lancio dove si svolgevano
lavori di riparazione e manutenzione o addirittura si costruivano piccoli
biplani.85.
L’esenzione dal servizio militare era pagata dai lavoratori degli stabilimenti ausiliari a caro prezzo. Contratti e salari erano bloccati, gli unici
margini di discussione riguardavano caroviveri e cottimo.86, ma solo
all’interno delle Commissioni arbitrali per la risoluzione delle controversie previste dal Decreto luogotenenziale 1° maggio 1916, n. 490 (lo sciopero era equiparato all’ammutinamento).
Un’inflazione inarrestabile e la scarsità dei prodotti rendevano la vita
ogni giorno più difficile. È pur vero che il sindaco Attilio MondinoViterbo era stato uno dei primi (e dei pochi) a istituire il calmiere.87, ma
questo non aveva affatto fermato l’ascesa dei prezzi né la rarefazione del83
MASSIMO MAZZETTI, L’industria italiana nella grande guerra, Roma, Stato Maggiore dell’esercito, Ufficio storico, 1979, pp. 7-25; VALERIO CASTRONOVO, L’industria italiana dall’Ottocento ad oggi, Milano, Mondadori, 19902, pp. 135-152.
84
Decreto n. 14, in ACS, MAM, Decreti, b. 2.
85
Un nuovo campo aviatorio in territorio di Savigliano, in “Il Saviglianese”, 14 giugno
1917.
86
LUIGI TOMASSINI, Mobilitazione industriale e classe operaia, in Stato e classe operaia in
Italia durante la Prima guerra mondiale, a cura di Giovanna Procacci, Milano, F. Angeli, 1983,
p. 89; B. BEZZA, Salario e cannoni: tra la fabbrica e il fronte durante la grande Guerra, Roma,
Ediesse, 1985; MAURIZIO BETTINI, Le relazioni industriali durante la Prima guerra mondiale, in
“Studi storici”, a. 34, 1993, n. 2-3, pp. 529-570. «La Mobilitazione industriale ebbe per i
lavoratori un duplice contenuto: di coercizione disciplinare e di tutela economica e sociale»
(MARIO ABRATE La lotta sindacale nella industrializzazione in Italia 1906-1926, Milano, Fr.
Angeli, 1967, p. 169).
87
BUL, vol. XXIII, 1915, p. 302.
244
livio berardo
le merci: a 1917 avviato, il pane di forma unica saliva a 50 centesimi al kg
dai 47 di inizio guerra, la farina abburattata al 90% costava altrettanto, la
pasta 95 centesimi, il latte 30, le patate 0,45 anziché 0,25, le carni, quarti anteriori, 3 lire al chilo, quarti posteriori 4,50, la coscia 5,50, la spalla
3,75 ecc.88.
Zucchero o farina, per decreto prefettizio, sparivano dai dolci (unico
dolcificante ammesso le conserve di frutta), la fabbricazione delle paste
alimentari doveva avere una resa della farina almeno del 75%89. Iniziava
il razionamento dei viveri: lo zucchero disponibile scendeva da 400
grammi al mese per persona a 250.90, la razione giornaliera di pane a
200/250 grammi.91.
In questo clima difficile fin dal 1914 alla Snos era cominciato il processo di ricostituzione della Fiom (una delle sezioni che «.aveva abbandonato la Federazione nei momenti più tristi della sua storia.»)92: la mobilitazione industriale funzionava secondo l’intuizione di Buozzi come un
ombrello sotto il quale rimettere in piedi l’organizzazione di classe. Ciò
non era visto di cattivo occhio neppure dall’Amministrazione comunale:
la Giunta «.democratica.» di Attilio Mondino-Viterbo il 30 gennaio 1915
deliberava la concessione di un contributo annuo per le spese di affitto
della sede alla rinata Camera del lavoro.93. Di fronte al carovita straripante (mentre i prezzi raddoppiavano, i salari erano rimasti fermi fra le 2-5
lire giornaliere) la sezione sindacale sul finire del 1915 aveva avanzato la
richiesta di un aumento di salario:
1) Aumento paga di cent. 5 all’ora per gli operai con salario superiore ai 40
cent. all’ora e aumento di cent. 7 per gli operai con salario inferiore ai cent. 40
all’ora.
2) Percentuale del 50% per le prime due ore di lavoro straordinario giornaliero e del 75% per le ore susseguenti.
3) Percentuale del 30% sulla paga oraria agli operai che lavorano ad economia per un periodo continuato.
4) Applicazione della tariffa 5 stabilita per la manodopera dalla Direzione
generale delle Ferrovie dello Stato per le riparazioni.94.
88
Il calmiere sulle carni, in “Il Saviglianese”, 3 maggio 1917; Calmiere dei generi di consumo, ivi, 28 giugno 1917.
89
La proibizione dei dolci e L’ordinanza per la fabbricazione delle paste alimentari, ivi, 1°
marzo 1917.
90
Distribuzione dello zucchero, ivi, 15 marzo 1917.
91
Istruzione per l’esperimento delle tessere annonarie, ivi, 22 marzo 1917.
92
I nostri progressi, in “Il Metallurgico”, 30 luglio 1914.
93
Alla sezione socialista, in “L’Idea popolare”, 13 maggio 1920.
94
COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, 11 dic. 1915, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100,
Savigliano.
una città industriale e il suo movimento operaio
245
Il 19 gennaio 1916, alla presenza dell’ing. Garbagnati, di Emilio
Colombino e del sottotenente Sardagna, rappresentanti il Comitato
regionale, l’ing. Guidetti Serra e l’ing. Sclaverani firmavano con gli operai Arturo Gerardi, Michelangelo Nosengo, Carlo e Francesco Giuliano,
Michele Tassone, Fiorito Scanavino, Francesco Borda e Biagio Trossarello un verbale di accordo che accoglieva gli aumenti richiesti, con l’esclusione dei «.non meritevoli.», previa la compilazione di un elenco da
sottoporsi al Comitato torinese di mobilitazione industriale.95. Erano
inoltre previste delle «.varianti.» per le ore straordinarie:
del 33% per le prime due ore oltre l’orario normale (11a e 12a ora) invece che
sulle prime tre come prima praticato;
del 60% per le altre ore di lavoro (13 in avanti invece del 50% come prima
applicato soltanto a partire dalla 14a ora);
del 25% per le ore festive del mattino (come prima applicato);
del 60% per le ore festive del pomeriggio (invece del 50% come prima applicato)...
Facoltà agli operai di scegliere per la riparazione delle carrozze ferroviarie o
l’applicazione della tariffa delle Ferrovie colla deduzione del 10% oppure continuare colle tariffe attuali dell’Officina.
Concessione di aumento di 2 cent. su tutte le paghe, qualora gli operai rinunzino all’abitudine della colazione mattutina.96.
Il 25 gennaio l’assemblea approvava l’intesa, ma essa diveniva operante solo all’inizio di marzo. Il reparto “Segheria e tronchi” restava penalizzato dal nuovo sistema di calcolo e altri 38 operai denunciavano di
essere stati esclusi dagli aumenti, mentre per le donne i ritocchi da 2 a 5
centesimi non comportavano il riconoscimento di alcun minimo di
paga.97. Alle proteste di Colombino il numero degli esclusi fu ridotto a 18
(ma fra questi vi erano molti membri della Commissione operaia come
Trossarello e Giuliano).98 e il minimo orario per le donne fu fissato in 15
centesimi orari. Si trattava tuttavia di importi risibili per persone «.diventate ormai le capo famiglia.», costrette « a fronteggiare la difficile situazione odierna.». Anche molti uomini con l’introduzione di una nuova
95
Verbale, 19 genn. 1916, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 11, fasc. 13.
Ibidem. Cfr. GIOVANNI GARBARINI, Scelte individuali e destini collettivi. Rapporti di lavoro alla Società Nazionale Officine di Savigliano tra guerra e dopoguerra. 1914-1920, in “Movimento operaio e socialista”, n.s., n. 1-2, genn.-agosto 1990, p. 170.
97
COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, 11 dic. 1915, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100,
Savigliano.
98
Ing. GUIDETTI SERRA, Lettera a E. Colombino, 13 marzo 1916, in ACS, Fiom 1901-1926,
b. 7, fasc. 100.
96
246
livio berardo
lavorazione (cuffie per mitragliatrici) si erano visti compromettere il cottimo e dunque gran parte dei miglioramenti conquistati.99.
Questi erano in ogni caso ben lontani dal tenere il passo con la crescita dell’inflazione: tra l’inizio e la fine della guerra i prezzi sarebbero saliti del 250% con uno scatto del 100% solo fra il ’16 e il ’17.100. Così ai
primi dell’anno venne formulata la richiesta di un nuovo aumento.101.
L’ing. Moreno, inflessibile, benché avanti con gli anni (sarebbe morto di
lì a poco), questa volta oppose un netto diniego. Fu allora inoltrato ricorso al Comitato torinese, che si espresse
concedendo agli operai:
– un aumento di quattro centesimi l’ora per gli operai con paga inferiore ai
30 centesimi; di sei agli operai con paga da 40 a 50 centesimi e di 5 centesimi
all’ora agli operai con paga oltre 50 centesimi;
– il minimo di paga oraria per le donne e i ragazzi in centesimi 20 all’ora;
– i prezzi dei cottimi stipulati di comune accordo all’inizio delle singole lavorazioni;
– agli operai che fanno il turno delle ore consecutive una retribuzione con
due ore in più (extracottimo) e tutte le percentuali dell’orario notturno, pagate
con lo stesso criterio praticato nelle officine di Torino.102.
Il 4 settembre una cinquantina di operai, fra cui nomi inconfondibili
di attivisti Fiom come Francesco Giuliano, Bernardo Pignata, Giovanni
Pagliasso, Giovanni Isaia, Sante Lodi, comparivano davanti al notaio
Carlo Calleri per costituire una cooperativa di consumo chiamata appunto Metallurgica, aderente alla Lega nazionale.103.
Poiché anche questa iniziativa attenuava, ma non risolveva il problema del carovita, fu indirizzata una terza richiesta di aumenti al Comitato
di mobilitazione (3 luglio 1918). Vi si rivendicavano 10 centesimi in più
l’ora per i lavori ad economia (7 per donne e ragazzi), la maggiorazione
del 30% sul cottimo, l’equiparazione della media utile stabilita per il
reparto “Caproni” a quella generale. Infine, con singolare preveggenza,
si chiedeva che «.sull’aumento concesso venisse fatta la trattenuta di un
centesimo-ora per ogni operaio da versarsi ad una Cassa disoccupazione
per il dopoguerra, da istituirsi.».104.
99
COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, 9 luglio 1916, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100.
ISTAT, Il valore della lira del 1861 al 1982, Roma, Istat, 1983, pp. 69-72.
101
COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, febbr. 1917, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100;
Agitazione operaia, in “Lotte nuove” 13 genn. 1917.
102
Un’altra vittoria dei metallurgici, ivi, 28 apr. 1917.
103
COOPERATIVA METALLURGICA. SOC. AN. COOP. DI CONSUMO, Statuto, Savigliano, Fissore e
Liprandi, 1917.
104
COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, 3 luglio 1918, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100.
100
una città industriale e il suo movimento operaio
247
Il biennio rosso. L’asse Saluzzo-Savigliano
Fra il 1919 e il 1920 lo sviluppo del movimento operaio in provincia,
impetuoso come nel resto del paese trova il suo epicentro sull’asse
Saluzzo-Savigliano. La quantità e l’asprezza delle lotte qui condotte sono
superiori a quelle di tutto il resto del cuneese. Le rispettive Camere del
lavoro sono le più consistenti per dimensione. A Savigliano basta l’iscrizione in massa degli operai delle Officine alla Lega metallurgica per
superare d’emblée il migliaio di aderenti (in tutta la provincia non si
andrà nel 1919 oltre gli ottomila).
Il corteo che attraversa le vie il 1° maggio 1919 rimarrà forse il più
imponente di tutta la storia cittadina. Alla Fiom si sono aggiunte una lega
“Impiegati e tecnici”, una di dipendenti comunali e persino una di insegnanti.105. Anche i mutilati e invalidi, beninteso di estrazione “proletaria”, risultano organizzati in una omonima Lega. Le grandi speranze
accese dalla pace e la combattività delle masse libere dalla disciplina di
guerra, i bisogni oggettivi innescati dal desiderio di un’esistenza meno
precaria e tribolata sono alla radice di quella stagione che è passata alla
storia come “biennio rosso”.
La prima, grande rivendicazione, quella delle 8 ore, era stata messa a
punto dalla Fiom il 10 gennaio 1919 e dopo un mese e mezzo di trattative, senza un’ora di sciopero, era stata accettata dagli industriali, i quali
forse pensavano di poter così mantenere la “pace sociale” del triennio
bellico.106.
Le clausole principali contemplavano: la settimana di 48 ore, senza riduzione di guadagno rispetto alle 60 o 72 precedenti; gli aumenti percentuali dei salari, dei cottimi e delle maggiorazioni per straordinario; il regolamento unico con
il riconoscimento della commissione interna – «.fiduciaria e mandataria dell’organizzazione.», quindi eletta «.dall’assemblea degli operai federati.» – e... l’inquadramento poggiato su poche fasce.107.
Lo sciopero più carico di significati politici, vissuto non solo dalla
borghesia, ma anche da alcuni settori moderati come una minaccia
«.espropriatrice.», fu quello internazionalista, vale a dire le due giornate
105
V. SCOTTA, Movimenti politici, economici e sociali a Savigliano dal 1919 al 1925, Tesi di
laurea, Univ. di Torino, Fac. di Scienze politiche, a.a. 1966-67, p. 17 e segg.
106
B. BEZZA, Il sindacato di massa cit., pp. 113-114. Il 2 febbraio si erano tenuti «solenni
comizi » in tutte le sezioni metallurgiche d’Italia (Ordine del giorno da approvarsi ecc., in ACS,
Fiom 1901-1926, b. 5, fasc. 23).
107
IDOMENEO BARBADORO, Biennio rosso: lotte sociali e direzione socialista, in Storia della
società italiana, vol. 21, Milano, Teti, 1982, pp. 253-254.
248
livio berardo
(20-21 luglio) dedicate alla solidarietà con la Rivoluzione sovietica,
aggredita dalle armate bianche, con l’aggiunta di alcuni obiettivi economici, fra cui la lotta al carovita che aveva ripreso a crescere.
I lavoratori di Savigliano, come quelli di Piasco, Paesana e Verzuolo,
gli altri centri in cui sorgevano delle industrie, confluiscono il lunedì 21 a
Saluzzo: nessun corteo si può tenere, perché pretestuosamente vietato
dal sottoprefetto. La folla si accalca dentro e alle porte del salone dei
tranvieri di via Rifreddo. Al termine dei comizi diversi sono gli arresti, fra
cui quello dell’avv. Lombardo.108.
Le adesioni alla Camera del lavoro continuano a crescere nei primi
mesi del 1920, anche se da aprile il sindacato “rosso” ha un concorrente:
il neonato Partito popolare, avvalendosi anch’esso di aiuti saluzzesi (il
canonico Borghino, l’avv. Amedeo Fantino), fonda un Segretariato del
popolo, con sede in via S. Andrea, 2.109. Da una mera consulenza legale e
assistenziale i “bianchi” cercano di passare alla costituzione di vere e proprie leghe: i ripetuti appelli ai metallurgici perché abbandonino la “tirannia” dei “rossi”, rappresentata dalla ritenuta di un centesimo l’ora sulla
busta paga.110, cadono nel vuoto. Qualche adesione all’Unione arriva dalle filande e soprattutto dalle campagne, dove fanno sentire i loro effetti le
rilanciate casse rurali e gli appositi circoli parrocchiali. A Levaldigi, dove
è attivo il teologo don Alessandro Bernocco, la Lega contadina bianca
raggiunge i 50 iscritti.
Nel mese di giugno le Camere del lavoro e la cattolica Confederazione
del lavoro raggiungono una inopinata intesa per la tutela dei braccianti e
dei mietitori in tutta la pianura che va da Racconigi a Savigliano, da
Polonghera ai fondovalle saluzzesi.
La piattaforma rivendicativa comune prevede per i braccianti le 8 ore
retribuite 2,50 lire l’una, per i mietitori stagionali 3,50 lire l’ora e una
parte del pagamento in natura.111. La controparte padronale, la “Società
proprietari, affittavoli e conduttori fondi”, rifiuta la trattativa. Non resta
altro strumento che il ricorso allo sciopero.112. Il prefetto e i vicecommis108
Tutta Saluzzo proletaria ha dato la propria solidarietà allo sciopero generale, in “La
Riscossa”, 26 luglio 1919. Le vicende di Saluzzo meritano l’attenzione della stampa nazionale: cfr. Ultime notizie e polemiche intorno allo sciopero generale. Piemonte, in “Avanti!”, 26
luglio 1919.
109
Domande e risposte, in “L’Idea popolare”, 15 apr. 1920.
110
Lavoratori! fate la Lega bianca!, ivi, 23 apr. 1920.
111
Lo sciopero generale dei contadini nel Saluzzese, in “Il Corriere subalpino”, 23 giugno
1920; Sciopero agrario nel circondario di Saluzzo, in “Il Saviglianese”, 24 giugno 1920; Malafede, in “La Gazzetta di Saluzzo”, 3 luglio 1920.
112
I nostri contadini hanno incrociato le braccia, in “L’Idea popolare”, 22 giugno 1920.
una città industriale e il suo movimento operaio
249
sari Morrone, Bovolo, Vigliani e Gallo-Vitelli hanno da giorni steso attorno a Saluzzo e Savigliano un vero e proprio stato d’assedio, per impedire
che gruppi di attivisti “bianchi” e “rossi” girino per le campagne.113. In
questo clima di tensione cade la drammatica uccisione di un presunto
crumiro a S. Firmino di Revello: CdL e Unione sospendono immediatamente lo sciopero (21 giugno), ma l’incidente pregiudica la conclusione
della vertenza che spunta 38 lire di salario giornaliero per 12 ore di lavoro estivo.114. Di collaborazione fra “rossi” e “bianchi”, intenti a scaricarsi
la responsabilità di quanto accaduto (l’assassino di Revello, fuggito in
Francia, è stato iscritto a entrambe le organizzazioni) non si parlerà più.
Né la Federterra riuscirà nei mesi successivi a radicarsi sul territorio.
L’occupazione delle Officine
Il 31 agosto in piazza Santarosa prima di cena si teneva uno dei più
imponenti comizi che la nostra provincia avesse mai visto: secondo la
“Voce proletaria”, giornale della locale sezione socialista, vi sarebbero
intervenute 4.500 persone. Il comizio doveva avere un doppio tema:
esprimere solidarietà alle vittime “politiche” causate dalle ultime repressioni poliziesche, manifestare appoggio alla rivoluzione russa ancora alle
prese con le armate “bianche”. Ma a causa del rinvio subìto il comizio
aveva finito per cadere nel bel mezzo della grande azione rivendicativa
che fin dal 20 agosto i metallurgici di tutt’Italia avevano avviato. La lotta,
diretta a conquistare il contratto nazionale secondo gli obiettivi del
Congresso Fiom di Genova (20 maggio), era essenzialmente economica:
l’inflazione galoppante aveva polverizzato i salari, che si aggiravano
mediamente sulle 18 lire: la richiesta principale era quella di un aumento
medio di 7,20 lire, distribuito in modo inversamente proporzionale
all’ammontare degli stipendi in vigore, così da favorire il recupero salariale delle donne, dei garzoni e degli operai comuni.115. Ma il clima di tensione del momento vi introduceva significati ben più complessi, che si
intrecciavano con le elaborazioni di alcuni settori del movimento operaio
(grossomodo quelli che daranno poi vita al Partito comunista) sul “controllo operaio”.
113
PREFETTURA DI CUNEO, Telegrammi del 16 e 22 maggio, 21 giugno 1920, in ACS,
DGPS, AAGGeRR 1920, b. 83, f. 336, Cuneo. Agitazione agraria.
114
Lo sciopero dei lavoratori della terra, in “La Riscossa”, 26 giugno 1920; Lo sciopero dei
contadini. La sconfitta proletaria, ivi, 3 luglio, e già in “Avanti!”, 24 giugno 1920.
115
B. BEZZA, Il sindacato di massa cit., pp. 128-129; PAOLO SPRIANO, L’occupazione delle
fabbriche. Settembre 1920, Torino, Einaudi, 1964, p. 36.
250
livio berardo
Poiché i metallurgici uscivano da una precedente stagione di scioperi
primaverili assai pesanti, ma poco redditizi, la prudente direzione della
Fiom pensò di ricorrere ad uno strumento di lotta che danneggiasse
meno i lavoratori: l’ostruzionismo. Esso consisteva nell’abolizione del
lavoro a cottimo, nel rispetto rigoroso delle formalità.
A Savigliano i 1.400 operai delle Officine, quasi tutti iscritti alla Fiom,
avevano puntualmente applicato le direttive del sindacato, con i cui esponenti nazionali e regionali Colombino e Scaravelli erano in continuo contatto.116. Il segretario locale della Lega metallurgica era invece Francesco
Giuliano.
Ma dopo dieci giorni di ostruzionismo gli industriali metallurgici
rifiutavano sempre, e con durezza, qualsiasi apertura di trattativa («.Da
quando è finita la guerra abbiamo continuato a calare i pantaloni. Ora
basta e cominciamo da voi.», dichiarò il capodelegazione avv. Rotigliano).
Alcuni anzi ventilavano una possibile contromossa: la serrata. La Fiom
aveva messo in conto questa ipotesi e, almeno sul piano teorico, aveva già
previsto una risposta: l’occupazione delle fabbriche per impedire che ciò
avvenisse.
Il comizio di Savigliano si svolse dunque in un clima particolare: parlarono il prof. Fabio Politi, redattore capo della “Voce proletaria”, e due
saluzzesi, il maniscalco Peirotti (che di lì a poco sarebbe divenuto consigliere provinciale nel collegio di Paesana) e l’avv. Lombardo, da quasi un
anno deputato al parlamento.
Terminati i tre discorsi prese brevemente la parola l’aggiustatore
Lorenzo Pagliasso, segretario della sezione socialista di Savigliano: pregò
i compagni del direttivo di passare nella sede, che era lì vicina, per discutere il da farsi. Il giorno prima, lunedì 30 agosto, a Milano gli operai della Romeo avevano trovato la fabbrica sbarrata: quale immediata riposta
la Fiom milanese aveva fatto scattare l’occupazione delle altre officine.
Qualcosa di analogo stava succedendo a Torino, dove la Snos possedeva
un secondo stabilimento. Pagliasso era per rompere gli indugi e procedere all’occupazione. La maggioranza della sezione, con in testa il geom.
Chiaramello, riformista, era contraria.117.
116
Per notizie biobibliografiche su Colombino v. ANNAMARIA ANDREASI, Colombino Emilio, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, Roma, Ed. Riuniti, 1976, vol. II,
pp. 72-74; FRANCESCO MARIA BISCIONE, Colombino Giuseppe Emilio, in Dizionario biografico
degli italiani, Roma Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. XXVII, 1982, pp. 157-159.
117
L. PAGLIASSO, Dalla “ribellione” operaia cit.; ID., Furono quindici operai della SNOS i
fondatori del PCI a Savigliano, in “La Voce”, 5 nov. 1970.
una città industriale e il suo movimento operaio
251
Chi involontariamente aiutò gli operai a decidere fu il giorno dopo
mercoledì 1° settembre il direttore delle Officine Ettore Checchia.
Costui, avuto sentore delle discussioni in merito all’occupazione, pensò
bene di allontanare dallo stabilimento tutti i documenti amministrativi e
tecnici, disegni e progetti compresi, così da vanificare poi qualsiasi prosieguo del lavoro. Ma per caricare tutto quel po’ di roba ci voleva un carro tirato da un cavallo. Dai reparti gli operai accorsero a vedere. Il carro
fu circondato: qualcuno mise di traverso ai cancelli un vagone. Pagliasso,
Cristoforo Botta, Pietro Barbero e Giovanni Isaia della Commissione
interna salirono dal direttore. Fuori la folla tumultuava. Il 19 gennaio
1921 al processo che si tenne presso il tribunale di Saluzzo contro i quattro operai accusati di «.violenza privata.» e «.sequestro di persona.», l’ing.
Checchia e il rag. Morini riconosceranno «.di non aver personalmente
patito violenza o minacce.», pur «.lasciando chiaramente intendere che
alla sospensione del trasporto dei documenti e al rilascio delle chiavi non
altrimenti si addivenne se non perché essi intendevano l’impossibilità di
resistere alla contraria volontà della massa operaia.». Alle ore 18 l’occupazione era virtualmente compiuta.118. Gli operai si accingevano a passare la loro prima notte in fabbrica. Scriveva il prof. Politi sulla “Voce”:
Era la mezzanotte del mercoledì. Io passavo per i vari reparti dell’officina col
cuore in sussulto e col pianto agli occhi. Sì, piangevo di consolazione e avrei
baciato ogni operaio che avessi incontrato sui miei passi... Si trovavano sovrani
in mezzo a quell’ambiente e tra quelle macchine che poche ore prima rappresentavano la loro tirannia.119.
Una bandiera fu issata sulla fabbrica. Si abbozzò una sorta di difesa da
possibili attacchi con un gruppo di giovani “guardie rosse”, armate prima di punteruoli, poi di qualche fucile. E soprattutto venne organizzata,
con i commissari di reparto, la produzione. In due giorni furono fusi 100
quintali di ghisa, e più acciaio di quanto se ne lavorasse sotto la direzione
padronale.120. L’entusiasmo era alle stelle: la sera del 7 l’on. Lombardo
venne a fare visita e tenne un discorso. Lo stesso farà qualche giorno
dopo Giovanni Germanetto che ha lasciato su “Lotte nuove” e nelle
118
MI, Ufficio della cifra, Da Cuneo, 1° sett. 1920, in ACS, MI, DGPS, AAGGeRR, b.
132, fasc. 16, Cuneo.
119
È nel pomeriggio del tre settembre che scatta l’occupazione (Le bandiere rosse sventolano sulla più alta ciminiera e ai cancelli delle Officine di Savigliano, in “La Voce proletaria”, 9
sett. 1920).
120
Resoconti sui numeri del 16 sett. 1920 della “Voce proletaria” (Sono ammirevoli, con
una Lettera di precisazioni del “fonditore” Giuseppe Guasco), 23 sett. (Una visita alle Officine
Saviglianesi) e 7 ott. (F. GIULIANO, La vittoria dei metallurgici).
252
livio berardo
Memorie una descrizione suggestiva delle officine occupate. Lombardo e
Germanetto erano entrati, dopo aver fatto regolare domanda al prof.
Politi e alla sezione socialista.121. Nella fabbrica regnava la più incredibile disciplina. I famigliari che portavano cibo e rifornimenti si fermavano
ai cancelli. Fuori si aggiravano carabinieri e poliziotti, che Giolitti teneva
in posizione di controllo. In provincia l’eco era grande.
Dopo l’euforia dei primi giorni le difficoltà avevano cominciato a farsi sentire. Stava per esaurirsi la materia prima, mancavano gli stipendi
con cui pagare le spese quotidiane. Ancora l’11 sera mille operai su 1400
avevano orgogliosamente rifiutato il piccolo acconto che il Comitato
direttivo aveva messo da parte. Ma i restanti 400, accettandolo, avevano
implicitamente dichiarato di non farcela più.
In quegli stessi giorni 9-10-11 settembre, in cui la rivoluzione sembrava alle porte, gli organi nazionali del Psi e della Cgdl decidevano il da farsi: se ripiegare su un accordo di compromesso o procedere verso «.le
soluzioni massime.». D’Aragona cercò di far ricadere sulla sezione socialista di Torino, cioè della realtà considerata più esplosiva, l’ultima parola.
Il giovane segretario Palmiro Togliatti ammise che il proletariato torinese in regione non avrebbe potuto trovare sostegni se non a Vercelli o
Saluzzo (cioè a Savigliano).
Alla fine, «.la rivoluzione fu messa ai voti.» e... rinviata. Giolitti, rimasto nonostante le isteriche richieste padronali di intervento, in sorniona
attesa, poteva farsi avanti e offrire la sua mediazione. Il 19 settembre
veniva raggiunta una prima intesa, che riportava la vertenza al terreno
economico. La compartecipazione operaia alla gestione delle fabbriche
veniva demandata ad un progetto di legge che non sarebbe mai stato
discusso dalla Camera.122.
Ma prima che le fabbriche venissero sgomberate passarono ancora
alcune settimane: l’intesa Fiom-Amma venne sottoposta a referendum.
A Savigliano si espressero a favore 1.048 operai, contro 150.123. Venerdì
1° ottobre a Torino l’ing. Guidetti Serra e le commissioni interne dei due
121
Un sunto, ancorché sotto forma di contestazione, del discorso di Scaravelli è nella
testimonianza di Pagliasso. Quello di Lombardo è desumibile da F. GIULIANO, Comizio interno dello stabilimento, in “La Voce proletaria”, 9 sett. 1920, nonché da Una visita alle officine
di Savigliano occupate dagli operai, in “La Riscossa”, 11 sett. 1920. Di Germanetto vale il resoconto di Una visita alle officine di Savigliano invase, in “Lotte Nuove”, 11 sett. 1920, e delle
Memorie di un barbiere, Mosca, Edizioni in lingue estere, 1930 - Roma, Editori Riuniti, 19789,
pp. 182-183.
122
L’accordo, 19 sett. 1920, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 13, fasc. 143, Concordati nazionali.
123
Cfr. “La Sentinella delle Alpi”, 27 sett. 1920.
una città industriale e il suo movimento operaio
253
stabilimenti firmavano l’accordo definitivo. Sabato 2 si tenne un’ultima
assemblea generale: il sindacalista Scaravelli che presentava l’accordo
come un successo operaio, fu interrotto da Pagliasso, il quale accettò solo
che si uscisse dalla fabbrica in corteo, ma con la bandiera rossa in coda.
Proprio Pagliasso, con Botta, Isaia e Barbero e alcuni altri che daranno poi vita alla sezione comunista, era stato individuato come elemento
particolarmente «.pericoloso.». L’ing. Checchia, mentre nel ricevere
indietro le chiavi della fabbrica si complimentava per l’ordine con cui era
stato tenuto lo stabilimento, mandava avanti una denuncia penale contro
i presunti «.promotori.».124.
Il 14 gennaio 1921 venivano emessi i mandati di cattura. L’intera fabbrica scendeva in sciopero; i quattro ricercati, nascosti dalla folla dei
compagni, si dileguavano, citati in contumacia davanti al tribunale di
Saluzzo.125.
Il processo venne celebrato il successivo 19. Difensore naturale degli
operai fu, con l’avv. Signorini di Torino, l’on. Lombardo.126. Essi riuscirono a far derubricare la pesante accusa e così a contenere i termini della condanna (3 mesi di detenzione e 300 lire di multa), destinata peraltro
ad estinguersi in virtù dell’amnistia promessa da Giolitti.
L’accordo siglato a Torino il 1° ottobre 1920 da Bruno Buozzi e Federico Jarach nello studio del prefetto Lusignoli portava ai metallurgici
significativi risultati economici: 4 lire di aumento medio sulle paghe, classificazione dei lavoratori in quattro gruppi, 6 giorni di ferie retribuite, l’indennità di fine lavoro (2 giorni ogni 3 anni di anzianità)127. Ma la gestione
contraddittoria, dal punto di vista politico, del movimento da parte del
Psi e della Cgdl durante l’occupazione delle fabbriche avrebbe creato la
causa immediata della scissione comunista, anche se da tempo convivevano nel partito anime diverse e difficilmente riconducibili ad unità.128.
124
Sentenza n. 5, a. 1921, in ATS, oggi ASC, Sentenze penali, 6 b 833; La vendetta dell’AMMA, in “La Voce proletaria”, 21 genn. 1921 e in “L’Ordine nuovo”, 22 genn. 1921.
125
PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI CUNEO, Telgramma-espresso di Stato, 15 genn. 1921, in
ACS, PS 1921, b. 84, fasc. 13.
126
La vendetta dell’AMMA, cit.; Il processo contro i compagni delle Officine di Savigliano,
in “La Riscossa”, 22 genn. 1921; PREFETTURA DI CUNEO, Telegramma 21 genn. 1921, in ACS,
PS 1921, b. 84, fasc. 13.
127
Concordato nazionale, 1° ott. 1920, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 13, fasc. 143;
ARCHIVIO STORICO AMMA, La metalmeccanica torinese tra le due guerre nelle carte dell’Amma,
a cura di Pier Luigi Bassignana e Giovanni Berta, Torino, Ed. Samma, 1995, pp. 295-300. Cf.
P. SPRIANO, L’occupazione delle fabbriche cit. , pp. 132-133; PIETRO BONI, Fiom. 100 anni di un
sindacato industriale, Roma, Ediesse, 1993, p. 102.
128
PAOLO SPRIANO, Storia del partito comunista italiano, Torino, Einaudi, 1967, vol. I, pp.
78-82; AURELIO LEPRE - SILVANO LEVRERO, La formazione del Partito comunista italiano, Roma,
254
livio berardo
Dopo il congresso di Livorno. Gli assalti fascisti.
Le lacerazioni intestine. L’Alleanza del lavoro e lo sciopero legalitario
Il 5 febbraio 1921, pochi giorni dopo la scissione di Livorno, presenti delegati di 65 leghe in rappresentanza di quasi 12.000 iscritti.129, al
Palazzo delle istituzioni popolari di Cuneo si tiene il secondo Congresso
provinciale della Camera del lavoro.130. La relazione «.morale e finanziaria.» è affidata a Carlo Olivero, Giovanni Germanetto e Stefano Paolino,
quella sull’organizzazione a Giovanni Dalmasso, i rapporti con le forze
politiche a Olivero e Isidoro Azzario. È su questo punto che si concentra
lo scontro fra i due tronconi, ora separati del movimento operaio: i
comunisti propongono di
1. Aderire senza riserve alla Sezione sindacale internazionale comunista con le
modalità previste dallo Statuto di questa;
2. Partecipare con mandato deliberativo al primo Congresso dell’Internazionale
comunista che si terrà a Mosca il 1° maggio 1921;
4. Costituire immediatamente in tutti i principali centri i Consigli di fabbrica o
di azienda, dando ai medesimi uno spiccato spirito politico... di netta anticollaborazione e coordinando tutte le attività produttive verso un’efficace opera
di controllo che prepari gli elementi per la futura gestione comunista.131.
Metà del 1921 trascorre per la Fiom in continue polemiche fra comunisti e riformisti: alla Snos la Commissione interna, lacerata, dà le dimissioni.132, proprio mentre l’azienda tanto nella sede di Torino quanto in
quella di Savigliano va riducendo attività e livelli occupazionali.
Ad agosto l’Amma disdetta il concordato sul caroviveri e il contratto
nazionale del 1920, rimandando la trattativa al livello regionale.133.
La frazione comunista chiede che si proclami lo sciopero generale, e
definisce «.vergognoso.» l’assenso di Buozzi alle riduzioni del 20% del
caroviveri.134. Ma gli operai non scendono in sciopero: lo faranno in par-
Ed. Riuniti, 1971, pp. 280-284; PAUL GUICHONNET, Le socialisme italien, in Histoire générale
du socialisme, par Jacques Droz, Paris, Presses Universitaires de France, 1977, tr. it. Storia del
socialismo, Roma, Ed. Riuniti, 1978, vol. III, pp. 213-215.
129
G. GERMANETTO, Le memorie cit., p. 45.
130
Il Congresso della Camera del Lavoro di Cuneo e Provincia, in “La Riscossa”, 19 febbr.
1921; Congresso Camerale Provinciale, in “Lotte nuove”, 29 genn. 1921; Il Congresso della
Camera del lavoro di Cuneo e provincia, in “L’Ordine nuovo”, 28 genn. 1921.
131
La Camera del lavoro di Cuneo per i comunisti, ivi, 12 febbr. 1921.
132
Savigliano. Ancora della Commissione Interna, in “La Riscossa”, 12 luglio 1921.
133
ARCHIVIO STORICO AMMA, La metalmeccanica torinese cit., pp. 373-375. Cfr. M. ABRATE
La lotta sindacale cit., p. 351; B. BEZZA, Il sindacato di massa cit., p. 140.
134
Savigliano. Aspettando il lavoro, in “La Riscossa”, 23 ag. 1921.
una città industriale e il suo movimento operaio
255
te a dicembre quando arriverà la notizia che i compagni dello stabilimento torinese sono stati riconosciuti colpevoli di aver provocato nei
giorni dell’occupazione la morte di un carabiniere:
6 corrente operai Officine Savigliano in numero di quattrocento circa si astennero lavoro scopo protesta contro noto verdetto emesso Giuria Corte Assise
Torino 5 stesso nella causa contro gli operai correi omicidio Regia guardia
Santagata.135.
La minaccia fascista non pone argine alle divisioni interne della sinistra. Anzi lo stato di tensione raggiunge l’apice all’inizio del 1922 e mette a repentaglio l’unità della Camera del lavoro provinciale: l’organizzazione, che è scesa a 48 leghe e 5.670 iscritti, perdendo in un anno la metà
delle sue forze, dovrebbe sancire la prevalenza dei comunisti con 3.378
voti contro 1.423, secondo quanto conteggiato dalla Commissione verifica poteri. Ma su alcuni gruppi di deleghe si scatenano le polemiche: in
modo particolare a Savigliano il numero (arrotondato) dei 1200 metallurgici iscritti è stato assegnato, sulla base di una assemblea, per due terzi ai comunisti. I socialisti non accettano il verdetto e depositano alla presidenza una formale protesta:
Alla sezione metallurgica di Savigliano si sono assegnati 400 voti socialisti
contro 800 comunisti, anche se nell’ultima consultazione di larga base (referendum) si siano avuti i seguenti risultati: 799 socialisti, 478 comunisti.
Come noto, i socialisti abbandonarono i lavori del congresso e soltanto qualche mese dopo rientrarono negli organismi dirigenti della Camera
del lavoro, occupando un numero di posti quasi uguale a quello dei
comunisti. Le feroci polemiche interne non giovavano alla Cgdl. Proprio
in quelle settimane i “bianchi” riuscivano nella fondazione di quella lega
che invano avevano inseguito per anni. Anzi, ancora a gennaio, subito
dopo la nascita della Federazione provinciale delle Unioni del lavoro, le
riunioni promosse da Mario Enrico avevano visto la partecipazione di
poco più di venti persone, fra cui qualche “guastatore” socialcomunista.136. Certamente i 400 iscritti passati in primavera al Sindacato nazionale operai metallurgici, «.sfiduciati della Camera del lavoro.» e «.stanchi
di versare la trattenuta per la propaganda bolscevica.» erano una millanteria del corrispondente del giornale diocesano.137, come avrebbe dimo135
PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI CUNEO, Telegramma-espresso di Stato, 19 dic. 1921, in
ACS, PS 1921, b. 84, fasc. 13. Sui fatti v. G. GARBARINI, Scelte individuali cit., p. 163.
136
La pagina sindacale, in “L’Idea popolare”, 28 sett. 1922.
137
Diocesi e circondario, in “Corriere di Saluzzo”, 14 marzo 1922.
256
livio berardo
strato negli anni successivi il perdurare della forza della Fiom, ma senza
dubbio le lacerazioni interne aggravavano la sempre più difficile condizione operaia. Le organizzazioni padronali, per far fronte alla crisi produttiva, continuavano a ridurre livelli occupazionali e salariali, spesso
utilizzando la dimensione regionale, allora sottovalutata da tutte le componenti della Cgdl. In particolare, gli industriali lombardi, non contenti
di aver intaccato il caroviveri, chiesero anche l’abolizione del «.caro
Giolitti.», vale a dire l’aumento di 4 lire ottenuto con l’occupazione delle
fabbriche.138.
Fu allora (giugno 1922) che la Fiom proclamò lo sciopero generale di
categoria. Alla Snos era già in corso una vertenza relativa ai cottimi:
Fin dalla settimana scorsa in conseguenza dell’agitazione dei metallurgici gli
operai delle Officine nazionali in Savigliano avevano iniziato lo sciopero bianco
per protesta contro la Direzione che intendeva ripristinare tariffe inferiori pel
lavoro a cottimo. Tale forma di sciopero venne però limitata a 24 ore, stante che
la Commissione interna recatasi a Torino a conferire con la Direzione generale
ebbe affidamento che sarebbe stata fra qualche giorno riesaminata la questione.
Forma speciale detta protesta e voci corse di una possibile occupazione officine
da parte operai hanno indotto sottoprefetto Saluzzo, in considerazione mancanza assoluta colà qualsiasi reparto truppa inviata esercitazioni estive in montagna,
a richiedere due compagnie di sede in Alba onde essere in grado di poter impedire eventuale occupazione fabbriche.139.
Il 26 iniziava lo sciopero vero e proprio, ma gli impiegati entravano in
fabbrica.140. Al comizio tenuto presso la Camera del lavoro da Scaravelli
partecipavano solo 200 scioperanti: emergeva un certo «.desiderio di
ritorno al lavoro.».141. Del resto il 5 luglio il governo Bonomi si era attivato per una mediazione. Il 10 luglio tutti gli operai riprendevano il loro
posto.142. L’accordo firmato da Buozzi e Colombino e il Consorzio lombardo degli industriali salvava 3 lire e 35 centesimi su 8,85 del caroviveri
messo in pedi con il concordato del 1° ottobre 1920. A parte la Fiom
otteneva che l’Amma abbandonasse l’interpretazione dello sciopero di
solidarietà con la Fiat come contrario ai regolamenti e dunque sanzionabile con multa.143.
138
P. BONI, Fiom. 100 anni cit., pp. 110-111.
PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI CUNEO, Biglietto di Stato urgente 20 giugno 1922, in
ACS, PS 1923, b. 911, fasc. 10.
140
EAD., Telegramma espresso di Stato 26 giugno 1922, ivi.
141
MI, Ufficio della Cifra, Da Cuneo 4 luglio 1922, ivi.
142
MI, Ufficio della Cifra, Da Cuneo 10 luglio v, ivi.
143
Concordato, 7 luglio 1922, e Impegno della Federazione nazionale degli industriali, 5
luglio 1922, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 13, fasc. 143.
139
una città industriale e il suo movimento operaio
257
Un pericolo ben più minaccioso insidiava il futuro del sindacato, benché poco avvertito in provincia nonostante le vicende sanguinose di Bra
e Mondovì. Mentre il fascismo a gran passi si avvicinava alle soglie del
potere, maturò finalmente (ma tardi) l’unità d’intesa fra comunisti e
socialisti con la costituzione dell’Alleanza del lavoro (20 febbraio 1922),
cui aderirono la Cgdl con tutte le sue componenti, Usi, Sindacato ferrovieri e Federazione nazionale dei lavoratori del porto.144.
La protesta contro gli assalti alle Camere del lavoro, alle cooperative,
alle organizzazioni operaie in genere prese la forma del cosiddetto sciopero legalitario del 1° agosto. Ma esso fu, per così dire, dichiarato a freddo, con un governo vacante, incompreso dalla maggioranza del paese,
anzi sfruttato dai fascisti che si sostituirono prima agli scioperanti nel far
funzionare i pubblici servizi, poi ai poliziotti nel reprimere la lotta, conquistando nuovi consensi nella pubblica opinione. In provincia scioperarono tranvieri e ferrovieri (nei mesi successivi subiranno processi e licenziamenti). Dalle fabbriche maggiori non venne invece una risposta forte
all’appello. Alla Snos pesava la stanchezza della lotta durata dal 20 giugno al 10 luglio: inoltre i fascisti di Cuneo, Saluzzo e Bra erano accorsi ai
cancelli «.per tutelare il diritto al lavoro.», in altri termini per intimidire
gli scioperanti e accompagnare i crumiri.145.
Nell’autunno del ’22 iniziano anche nel cuneese gli assalti alle sezioni
sindacali. Nella notte fra il 1° ottobre e il 2 ottobre viene devastata la sede
della Lega metallurgica di Savigliano.146.
Dal sindacato fascista alla ribellione operaia
Uno dei primi atti del governo Mussolini è la messa fuori legge della
festa del lavoro e la sostituzione con il Natale di Roma. Ma nel 1923 molti sono i lavoratori che osano sfidare il divieto.
Secondo il prefetto Alfonso Limongelli «.a Savigliano minima parte
maestranze quella Officina nazionale pare intenzionata non presentarsi
stabilimento.». A scopo intimidatorio davanti ai cancelli compaiono alcu144
Il testo dell’intesa in PAOLO ALATRI, L’antifascismo italiano, Roma, Ed. Riuniti, 19733,
vol. I, pp. 103-104.
145
“La Sentinella delle Alpi”, 2 e 5 ag. 1922, “Il Subalpino”, 3 ag. 1922. Il prefetto
Frutteri di Costigliole annunciava trionfalmente: « Sciopero generale stabilimenti industriali
provincia completamente fallito mercé misure adottate tutela libertà lavoro. Scioperano unicamente tranvieri Società Belga e parzialmente ferrovieri» (PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI
CUNEO, Telegramma 2 ag. 1922, in MI, PS 1922, b. 56, fasc. 5, Ferrovieri Cuneo).
146
Sede proletaria devastata a Savigliano, in “L’Ordine nuovo”, 3 ott. 1922.
258
livio berardo
ni manipoli della Mvsn. Gruppi di militi sono sguinzagliati per la campagna alla ricerca, che, almeno nel caso di Savigliano, si rivela vana, di quei
«.sovversivi.» che intendono come in passato celebrare il 1° maggio con
una festa all’aperto.147.
Il Natale di Roma non cade a grande distanza dal 1° maggio, anzi la
anticipa. Di qui l’idea di organizzare «.nella seconda quindicina di aprile
pubbliche conferenze in alcuni comuni della provincia sul tema
“Sindacati fascisti”».148. Ma le adesioni incontrate sono scarse. Eppure la
congiuntura occupazionale continua ad essere negativa e l’iscrizione al
sindacato fascista potrebbe far baluginare qualche speranza in più di
conservare il posto. E invece
quest’anno la lotta per la nomina della nuova Commissione interna è stata molto aspra, data la situazione creata nelle officine metallurgiche coi continui licenziamenti degli operai che raggiugnono già la cifra di 400. All’ultimo momento la
direzione delle officine fece noto alla vecchia commissione interna che i membri
eletti avrebbero dovuto essere 7 invece di 5, per lasciare il posto alla minoranza,
poiché sapeva che il locale fascio presentava anche una lista. Allora la Sezione
metallurgica presentò due liste... Ecco il risultato del voto: Liste Sezione metallurgica: Revelli G. voti 480; Abbà S. 474; Bosco A. 464; Perlo S. 359; Supertino
L. 357; Roccia B. 121; Ferrara F. 121. Sindacato fascista: Valenti voti 102,
Rittatore 101, Patrizi 100.149.
Alle Officine di Savigliano il rinnovo della Commissione interna del
settembre 1925 dà ancora 526 voti alla Fiom, contro 27 schede bianche,
8 nulle, una (!) al Sindacato fascista.150.
Il 2 ottobre successivo il «.patto di Palazzo Vidoni.» assegna alle corporazioni la facoltà esclusiva di rappresentare i lavoratori e stipulare contratti. Per i fascisti è finalmente venuto il momento di fare proseliti:
Mentre fervono le trattative fra Corporazioni sindacali fasciste e i datori di
lavoro, già si sentono e si godono i vantaggi del riconoscimento dei sindacati da
parte del governo. Nelle Officine di Savigliano il carattere bollente di sovversivismo va sempre diminuendo. Gli operai giorno per giorno vuotano un sacco
(Fiom) per riempirne un altro (Sindacato operai metallurgici fascisti).151.
147
PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI CUNEO, Telegramma 29 apr. 1923, in ACS, cit.
R. PREFETTURA DI CUNEO, Biglietto postale di Stato urgente 8 maggio 1923, in ACS, PS
1923, b. 87, fasc. Cuneo.
149
Savigliano. Vittoria di classe nelle officine, ivi, 13 genn. 1923.
150
“Lotte nuove”, 19 sett. 1925. Cfr. EMMA MANA, Savigliano nel regime fascista, Tesi di
laurea, Torino, Fac. di Lettere, a.a. 1977/78, pp. 65-72.
151
Vittoria sindacalista nelle Off. Naz. di Savigliano, in “La Patria”, 30 ott. 1925.
148
una città industriale e il suo movimento operaio
259
Il 14 ottobre, sempre alla Snos, 30 sbavatori devono scegliere un
caposquadra: 21 di loro votano per il fascista Leopoldo Zavattaro, solo 7
confermano la fiducia a Lanzetti della Fiom. Il 23 60 impiegati si riuniscono nella sede del Fascio, presente il rag. Pietro Martini, fiduciario
provinciale, per costituire il Sindacato impiego privato.152. Ma si tratta di
successi stentati; nel 1927 gli iscritti sono ancora solo 120, salgono a
1700 nel 1928.
Il comm. Dino Borri, reggente la federazione fascista, ricevuto dal
podestà Annibale Galateri e dal segretario dei Sindacati fascisti Paolo
Tavecchio al Milanollo, tiene «.un’orazione poderosa.». Spiega la Carta
del lavoro e il corporativismo, «.civiltà nuova che tutti vogliono copiare.»,
perché senza padroni i lavoratori non saprebbero dove andare («.con il
rispetto dovuto agli operai si può ben dire che, se la civiltà fosse dipesa
dal solo callo, noi saremmo ancora vestiti di pelli di capra.»), fa la voce
grossa con gli imprenditori, a cui potrà essere comminato anche il confino... se antifascisti.153.
L’iscrizione al sindacato di regime diventa una vera e propria «tessera
del pane», di cui è difficile fare a meno. A contrattare non serve certamente. Recita la Carta del lavoro:
Il contratto collettivo di lavoro si stipula fra associazioni di primo grado, sotto la guida e il controllo delle organizzazioni centrali, salva la facoltà di sostituzione da parte dell’associazione di grado superiore, nei casi previsti dalla legge e
dagli statuti.154.
Da Roma arriva così un testo, che fissa norme relative all’orario, al collocamento, alla disciplina, alle ferie, ecc. Viene trasmesso alle associazioni provinciali, perché ritaglino, se lo ritengono, norme particolari per
quanto riguarda «.la distribuzione annuale dell’orario di lavoro.» e «.la fissazione dei salari.»: si tratta di vere e proprie «.gabbie salariali.» (i minimi
della nostra provincia, ad esempio 2,70 lire l’ora per un operaio metallurgico specializzato, 2,10 per uno qualificato, 1,55.-.1,80 per i manovali,
0,95 per le donne ecc., sono sistematicamente inferiori a quelli delle
grandi città).155. Fra le decisioni degli organismi centrali e quelli provinciali passano di solito uno, due anni, quando la dinamica dei salari è in
152
Nuovo Sindacato a Savigliano, in “La Patria”, 30 ott. 1925.
La nuova forza dell’Italia fascista: l’operaio, in “Il Quotidiano”, 6 sett. 1928.
154
MINISTERO DELLE CORPORAZIONI, Carta del lavoro, Roma, Provv. Gen. dello Stato, 1928,
p. 8.
155
UNIONE FASCISTA LAVORATORI INDUSTRIA CUNEO, Situazione contrattuale salariale delle
categorie dell’industria al 30 luglio 1934, Cuneo, Saste, 1935, p. 6.
153
260
livio berardo
Rappresentanza di tecnici ed operai alla Fiera Esposizione di Milano, 2-3 giugno 1928.
crescita, quando le cose vanno per il verso opposto – e questa fu la situazione più frequente – l’Unione industriale e l’Unione dei sindacati fascisti di Cuneo in poche settimane procedono ad adeguare i livelli retributivi a quelli nazionali. È parimenti estranea ai sindacati fascisti qualsiasi
ipotesi di contrattazione delle riduzioni d’orario, dei licenziamenti o delle chiusure. Ciò fu particolarmente visibile durante la crisi del ’29-’32 che
colpì pesantemente l’industria della provincia. In modo particolare chiusero i battenti quasi tutte le filande, molte per sempre: fra queste lo stabilimento saviglianese del gruppo “Musso Giuseppe Antonio” che negli
anni precedenti aveva assorbito quasi tutte le aziende ancora attive nel
cuneese.156.
La Snos ridusse invece gli addetti da 1200 a 500.157. Solo con l’inizio
delle avventure militari fasciste le sorti occupazionali delle Officine si
156
GIULIA CARPIGNANO, LILIANA BELLO, PIERA MEDICO, La proprietà, in La filatura di
Valfenera, a cura di Giulia Carpignano e Renato Bordone, Alessandria, Ed. dell’Orso, 1991,
p. 123.
157
EMMA MANA, Savigliano nel regime fascista 1925-1939, in “Bollettino storico-bibliografico subalpino”, 1982, LXXX, fasc. 2°, p. 589.
una città industriale e il suo movimento operaio
261
risolleveranno, grazie alle ingenti commesse per la costruzione di infrastrutture in Africa orientale e il rilancio del reparto aviazione.
Mussolini, durante la sua visita in provincia, potrà esibirsi davanti a
masse inneggianti.
Sempre ritto sulla macchina, tra la folla acclamante, assiepata al suo passaggio, attraverso piazza Santarosa, via Alfieri, corso Roma, il Duce arriva alle
Officine Nazionali di Savigliano. Ricevuto dall’amministratore delegato ing.
Ferro, il Duce entra nel grandioso stabilimento. Le maestranze, duemila ottocento operai ed impiegati, ognuno al proprio posto di lavoro, hanno accolto il
Duce con vibranti acclamazioni di giubilo e l’urlo immenso prorompente da
migliaia di petti ha coperto il frastuono delle macchine. Visitato il reparto aviazione prospiciente il vasto campo di 330 mila metri quadrati, adatto a qualsiasi
atterraggio, prosegue a quello della lavorazione ferroviaria, dove visita due nuove vetture di 3a classe internazionali che presto entreranno in funzione. Passa al
reparto costruzioni elettro-meccaniche e sale a visitare le elettromotrici di recente costruzione; quindi al reparto siderurgico; si sofferma sotto le ampie tettoie
dove si costruiscono le gigantesche condotte forzate e si interessa vivamente alla
produzione.158.
Agli inizi del ’40, esaurite le materie prime, la Snos procede a 600
licenziamenti. Nel marzo 1941 riceve grandi ordinazioni di materiale
aeronautico e, oltre ad assumere centinaia di persone, ricorre a straordinari di 60 ore settimanali: terminata la commessa, 12/16 mesi dopo,
dimette di nuovo il personale assunto. L’esempio di Savigliano fa cogliere una fondamentale differenza fra le condizioni con cui è stata affrontata la seconda guerra mondiale rispetto alla prima. Il fascismo, ad onta
della retorica bellicista profusa per anni ed anni e degli interventi militari portati a compimento in Spagna ed Abissinia, non ha mai preparato
una seria economia di guerra.159. Manca completamente una struttura
quale la Mobilitazione industriale del ’15-’18. La maggior parte degli stabilimenti sono sì dichiarati ausiliari, ma ciò serve non tanto a riorganizzare la produzione quanto a controllare una classe operaia di cui il fascismo, non a torto, ha timore. La macchina bellica italiana perde presto
colpi. L’inflazione, peraltro mai sopita negli anni ’30, la scarsità di generi
di prima necessità e il conseguente contingentamento cominciano presto
a farsi sentire. Rispetto al contratto di lavoro stipulato nel ’34 l’incremento del costo della vita nel 1940 è stato del 56%160, ma solo il 3 giu158
Mussolini a Savigliano tra le ferree milizie del lavoro, ivi, 22-23 maggio 1939.
V. CASTRONOVO, L’industria italiana dall’Ottocento ad oggi, Milano, Mondadori, 19902,
pp. 238-244.
160
ISTAT, Sommario di statistiche storiche 1926-1985, Roma, 1986, p. 209.
159
262
livio berardo
gno 1941 i minimi per un operaio metallurgico specializzato vengono
portati a 4,32 lire l’ora, 3,28 per uno qualificato, 2,53.-.2,82 per i manovali, 1,38.-.1,50 per le donne.161.
Nella realtà, per comprare un chilo di pane, occorre rivolgersi alla
borsa nera, dove costa fino a 50 lire, un chilo di frutta come le pere ne
vale 25-28. Per i lavoratori è la fame.
Concentrazione operaia e difficoltà annonarie potrebbero innescare
una miscela pericolosa capace di mettere in discussione l’ordine fascista.
Già alla fine del 1940 i segretari del fascio delle principali città riuniscono i rappresentanti degli industriali e dei lavoratori per costituire degli
spacci interaziendali, destinati a reggersi sulle quote operaie e sui contributi padronali. Aperti i magazzini, i gerarchi credono di aver risolto tutti i problemi senza accorgersi del malcontento sordo che sta montando
nelle fabbriche, alimentato anche dai racconti di chi torna dal fronte a
testimoniare non solo gli orrori della guerra, ma la crudeltà dell’alleato
tedesco e la boriosa impreparazione dell’esercito fascista.
Gli scioperi torinesi, iniziati fin dal 5 marzo 1943 avevano coinvolto
per due volte lo stabilimento gemello delle Officine.162. Ora
la mattina del 15 marzo – riferisce il vicecommissario di PS – circa 1.200 sui
1.800 operai delle Officine nazionali di Savigliano, ente di produzione bellica,
interrompevano il lavoro per l’intera giornata. Mentre la maggioranza poi lo
riprendeva dopo circa un’ora, per il pronto intervento delle Autorità, 224 di essi
si astenevano dal lavoro per l’intera giornata. Dai numerosi interrogatori esperiti e dagli accertamenti eseguiti è risultato che l’astensione stessa deve attribuirsi
a moventi politici, per il significato di solidarietà con le masse operaie delle fabbriche di Torino che nei giorni precedenti si erano messe in sciopero, pur dovendosi ammettere che il movente occasionale va attribuito alla momentanea rarefazione di alcuni generi alimentari su quella piazza, nonché alla ritenuta esiguità
delle razioni concesse dalle tessere e alle paghe ritenute insufficienti. Dagli interrogatori sopraccennati si è avuta conferma di una maggiore colpevolezza di alcuni operai che nella circostanza si sono fatti notare per la loro animosità e precisamente i 26 generalizzati in oggetto, anche per le segnalazioni pervenute a
questo ufficio dall’Ufficio superiore addetto al Ministero della produzione bellica presso quelle Officine, dall’Arma Cc.Rr. di Savigliano, dal Comando della 3a
161
Contratto, in “Foglio annunzi legali della Provincia di Cuneo”, 31 ag. 1941, pp. 74-75,
in ASC, Prefettura, serie 1, cat. 7, 82.2, Contratti di lavoro.
162
GIANNI ALASIA, GIANCARLO CARCANO, MARIO GIOVANA, Un giorno del ’43. La classe operaia sciopera, Torino, Gr. Ed. Piemonte, 1983, passim. Cfr. RAIMONDO LURAGHI, Il movimento
operaio torinese durante la Resistenza, Torino, Einaudi, 1965; TIM MASON, Gli scioperi di
Torino del marzo 1943, in L’Italia nella seconda guerra mondiale e nella Resistenza, a cura di
Francesca Ferratini Tosi, Gaetano Grassi, Massimo Legnani, Milano, F. Angeli, 1988, pp.
399-422.
una città industriale e il suo movimento operaio
263
Legione Mvsn e dalle Autorità fasciste, nonché dalla stessa Direzione delle
Officine.163.
Sul luogo accorrono immediatamente (la sera del 14 c’è stata una soffiata).164 il segretario provinciale dei sindacati, il segretario del fascio cittadino Carlo Marchiaro e il fiduciario dello stabilimento Bigotti (o Picotti), nell’ora di pranzo arriva il federale Serafino Glarey. La concione di
Bonino sull’imminente vittoria ha parzialmente successo; mentre il grosso degli scioperanti rientra al proprio posto, 224 irriducibili continuano
l’agitazione, anzi qualcuno ha l’ardire di contestare le autorità. Gli operai
appartengono soprattutto ai reparti aviazione, falegnameria, montaggio.
Nel pomeriggio iniziano gli arresti. La sera dopo Glarey e Bigotti riuniscono una trentina di capisquadra e promettono 20 mila lire per chi
denuncerà i colpevoli.165. Da un lato si sottolinea che lo sciopero è una
«.protesta contro il cattivo confezionamento del pane e la scarsezza della
razione.», dall’altra si definisce lo sciopero come politico. I fascisti temono la «.congiura sovversiva.». Non a caso fra i tre giovani rispediti al fronte o tra i 23 detenuti nel carcere di Cuneo per quasi due mesi (13 verranno condannati per «.ostruzionismo.») ritroviamo personaggi come
Antonio Botta, Francesco Ambrassa, Antonio Bellino, con Matteo Bianco, uomini particolarmente rappresentativi nel dopoguerra del Pci e della Cgil.166. Bianco, caposquadra al reparto aviazione, è colui che preannuncia lo sciopero ai compagni più fidati :
Lavoravo nel nuovo reparto aviazione che costruiva o riparava i vecchi e
scassati apparecchi CR 42, CR 32, qualche vecchio Macchi e più di tutto apparecchi da scuola. Quel mattino del giorno 15 marzo verso le 7,30 mi ricordo che
il compagno Matteo Bianco, caposquadra del reparto aviazione, si era avvicinato al reparto aggiustatori e aveva fatto presente a me, al compagno Bellino (che
allora era già iscritto al partito comunista) e a diversi altri amici che il lavoro
163
AISRCP, Comune di Savigliano, doc. 120/1, 2, 3.
FRANCESCO AMBRASSA, 15 marzo 1945: anche dalla Snos una spallata per abbattere il
fascismo, in “La Voce”, marzo-apr. 1973; La lettera del segretario del fascio, ivi. È riprodotta
in TERESIO ISAIA, “Sappisti”: la resistenza nel saviglianese, Savigliano, Tip. Saviglianese, 2000,
p. 45.
165
Lettera di S. Risso al CLN delle officine di Savigliano, 23 maggio 1945, in AISRP, E84 a.
È la discolpa di Stefano Risso, caposquadra montatore al reparto aviazione, sospettato assieme con Giuseppe Racca, caporeparto falegnameria, e Antonio Munari, impiegato al reparto
legnami, di delazione.
166
ROSALBA BELMONDO, Gli scioperi del marzo 1943 a Savigliano, in “Notiziario dell’Istituto storico della resistenza in Cuneo e provincia”, n. 25, giugno 1984, pp. 5-33; M. GABRIELLA ASPARAGGIO, Savigliano in guerra 1940-1945, Tesi di laurea, Torino, Fac. di Scienze
della formazione, a.a. 1996-97, pp. 162-173.
164
264
livio berardo
sarebbe stato sospeso alle ore 10 precise quando la sirena dell’allarme suonava
per la prova.167.
Veterano della militanza politica (come Cristoforo Botta ha partecipato all’occupazione del ’20, ma nello stabilimento di Torino), per un certo
periodo piccolo imprenditore, finché le vessazioni fasciste non l’hanno
costretto a chiudere l’officina, Bianco gode fra i compagni e presso la stessa direzione di grande prestigio: dopo il 25 luglio sarà nominato capo della commissione interna, responsabile della squadra annonaria e addirittura vicecommissario prefettizio negli ultimi mesi di vita della Rsi, allorché
essa tenta disperatamente di crearsi un’immagine anticapitalista.168.
Manca tra i fermati solo Spirito Ghibaudo che pure rappresentava il
collegamento diretto del Pci con la fabbrica. Riesce a passare inosservato, secondo i più consolidati crismi della cospirazione.
La vicenda di Savigliano non pare fatta per dirimere in modo decisivo
la polemica spontaneismo/organizzazione che sugli scioperi del marzo
’43 ha diviso in tempi recenti gli storici.
Nascita e morte della Cgil unitaria
Enormi sono i problemi che il sindacato unitario, nato del patto di
Roma fra Dc, Pci e Psiup, deve affrontare con la ricostruzione. I principali riguardano ancora il carovita e la scarsità di alimenti (il razionamento va avanti per parecchio tempo, gestito dalle sezioni provinciali della
Sepral sulla base di contingentamenti fissati dal centro).169, ma ancora più
preoccupanti sono l’esiguità dei salari e la disoccupazione, connessa alla
difficile transizione da un’economia di guerra ad una di pace e all’esuberanza di manodopera, incrementata dal ritorno alla vita civile di centinaia
di migliaia di prigionieri e di partigiani.170. La Snos poi deve riconvertire
167
F. AMBRASSA, 15 marzo 1945; G. ALASIA, G. CARCANO, M. GIOVANA, Un giorno del ’43
cit., p. 208.
168
MATTEO BIANCO, Lettera alla sezione del Partito comunista di Savigliano, 14 ag; 1945, in
AGB; Il Capo della Provincia riceve la Commissione Interna delle Officine di Savigliano, in “Il
Piemonte repubblicano”, 4 dic. 1943; M. GABRIELLA ASPARAGGIO, Dal PNF al PFR: Savigliano
1940-1945, in “Il presente e la storia”, n. 54, dic. 1998, p. 172.
169
Ad esempio nel 1946 in provincia di Cuneo vi è stato un buon raccolto di granoturco,
ma il prefetto, sulla base dei parametri nazionali, non accoglie la protesta della Camera del
lavoro di Savigliano contro l’esiguità della razione individuale (235 grammi) di farina per
polenta, sostitutiva peraltro dei 250 grammi di pane (Protesta della C.d.l. di Savigliano e risposta del prefetto, in “Democrazia e libertà”, 14 nov. 1946).
170
PIER GIORGIO ZUNINO, Struttura industriale, sviluppo tecnologico e movimento operaio a
Torino nel secondo dopoguerra, in AA.VV., Movimento operaio e sviluppo economico in Pie-
una città industriale e il suo movimento operaio
265
di 180° le sue produzioni: i mille motori elettrici che giacciono in magazzino, destinati a scopi bellici, sono del tutto inadatti a qualsiasi uso civile,
le radio e i piccoli trattori, preparati a suo tempo per la Germania di
Hitler, restano invenduti.
Il nuovo direttore generale, ing. Mario Loria, ha acquisito una commessa di carri Fg dalle Ferrovie, ma anziché produrne 35 al mese come
pattuito si rischia di completarne solo 25: la causa, spiegano Bianco e
Botta nell’incontro CI-Direzione, sta nella scarsità di trapani portatili e
nell’angustia dei locali in cui gli operai devono muoversi. Molti capannoni sono inagibili, in altri, attraverso i vetri sfondati, penetra il freddo.171.
Ancora dopo un anno alla sbavatura le finestre restano chiuse con latta e
cartone, e rendono irrespirabile l’aria, ammorbata dalla polvere delle
impurità da cui viene ripulito il metallo fuso. Quasi tutti gli operai del
reparto sono affetti da silicosi.172.
Il campo di aviazione è stato ridotto dalle bombe ad una landa incolta. Invano la Commissione paritetica prima, il Consiglio di gestione
poi.173 propongono di modificare i trattori ad uso agricolo o trasformare
le 120 giornate del campo di volo in un’azienda orticola e zootecnica, che
potrebbe rifornire la mensa aziendale e la cooperativa lavoratori, laddove gli ortaggi vengono importati a caro prezzo da Bra.174. La Direzione
deve fare i conti con la scarsa liquidità e con commissioni governative
(Marina militare, ferrovie) che si riveleranno precarie e scarsamente
remunerative (la Snos ci rimetterà 40 milioni). Il capitale sociale viene
elevato da 80 a 100 milioni, da 100 a 200, 450, 600, un miliardo
(1949).175, ma si tratta di palliativi: bisogna ricorrere ad un prestito del
Fondo monetario industriale di 300 milioni (altri 500 tramite l’Imi arriveranno da una banca americana) per poter acquistare materie prime e
monte negli ultimi cinquant’anni, Torino, Cassa di risparmio, 1978, p. 61; VALERIO CASTRONOVO, Dalla ricostruzione al miracolo economico, in AA.VV., Imprese ed economia in Piemonte
dalla “grande crisi” ad oggi, Torino, Cassa di risparmio, 1977, pp. 69-70.
171
SNOS, Riunione Commissione di fabbrica, 25 ott. 1945 in AGB.
172
Dove i gaz avvelenano ancora i lavoratori, in “Il Lavoratore cuneese”, 31 ott. 1946.
173
Insediamento Consiglio di gestione alla Snos, ivi, 27 nov; 1947; AGA, Riunione per l’insediamento della Commissione paritetica Snos, 27 luglio 1950: ne fanno parte per gli operai
Frandino, Supertino, Villa, per gli impiegati Amerio e Bertoglio.
174
Relazione riassuntiva della Commissione paritetica di fabbrica; Riunione del 22 marzo
1947 indetta dalla Commissione interna e dalla Camera del lavoro per sottoporre alcune questioni al sig. prefetto; Progetto di massima di trasformazione del campo di volo ecc., in ACDLSV,
Carte Grosso.
175
OFFICINE NAZIONALI DI SAVIGLIANO, Bilancio al 31 dic. 1945, in ASNOS, Bilancio al 31
dic. 1946, ivi. Cfr. GIOVANNA FARINA, Lavoratori, sindacato e impresa alla Snos nel decennio successivo alla liberazione, Tesi di laurea, Univ. di Torino, Fac. di Lettere, a.a. 1982-83, pp. 7-22.
266
livio berardo
macchinari negli Stati Uniti e iniziare a sostituire le dotazioni tecnologiche inesorabilmente invecchiate.
Fuori dei cancelli premono 1.500 disoccupati: un centinaio ha trovato lavoro nella carrozzeria Fissore o nella Gibbone e Favaro. La Snos non
solo non ha licenziato le 300 donne mobilitate in periodo di guerra (in
città non troverebbero sbocchi, i setifici sono tutti fermi), ma si è anche
fatta carico di altre assunzioni. Lo stesso Matteo Bianco osserva:
Circa 600 individui sono stati assunti dall’Officina, benché questa non ne
avesse una vera necessità e, trattandosi di operai non qualificati, il rendimento è
stato scarso e si è ripercosso su tutto l’andamento dei lavori. Della questione della disoccupazione avrebbe dovuto occuparsene il Municipio. Questo invece
manda i disoccupati o all’Ufficio di collocamento o alla Commissione interna
delle Officine, la quale ultima non può più ormai costringere la Ditta a fare
assunzioni, che sarebbero in continua eccedenza al fabbisogno.176.
Quanto ai salari, Cuneo è stata collocata dai decreti ministeriali in
zona III anziché II. Gli stipendi mensili presentano nello stabilimento
Snos di Savigliano importi inferiori del 5-7% rispetto a quello di Torino
(7.050 lire contro le 7.500 per la prima categoria, 5.640 contro 6.000 per
la seconda: la forbice si allarga man mano che si scende nella scala retributiva).177.
Invano la Commissione interna di Savigliano chiede la parità di trattamento: arriva al punto di respingere l’accordo siglato a Cuneo fra Unione
industriale e Camera del lavoro l’11 settembre 1945 sul trattamento economico nel settore meccanico e metallurgico.178. Alla fine contratta con la
Direzione delle Officine una soluzione di compromesso, così come ottiene
che le 600 lire in esubero sugli acconti del caroviveri non siano restituite.179.
All’interno della Cgil il problema cruciale riguarda la convivenza tra le
sue varie componenti politico-ideali, o meglio concerne la compatibilità
fra la corrente “cristiana” e quelle di sinistra.180. Anche nella nostra pro176
Riunione del 22 marzo 1947 cit. Tutti costoro si aggiungevano ai 1.517 operai che le
Officine occupavano alla fine della guerra (DIRETTORE OFFICINA DI SAVIGLIANO, Lettera al
Direttore Officina di Torino, 27 luglio 1945, in ASNOS).
177
ASNOS, Contratto collettivo salariale di lavoro per le maestranze metalmeccaniche della provincia di Cuneo, datt., 11 sett. 1945; Accordo per la retribuzione degli impiegati delle
varie categorie dell’industria della provincia di Cuneo, datt., 1° ott. 1945.
178
Mozione delle maestranze Snos dell’officina di Savigliano, 15 sett. 1945, in AGB.
179
Snos, Riunione Commissione di fabbrica, 25 ott. 1945 in AGB.
180
Sul “patto” v. Il testo del Patto di Roma - Principi e obbiettivi della Cgil unitaria, in
“Rassegna Sindacale”, 2 maggio 1994, p. 62; GEORGE COUFFIGNAL, I sindacati in Italia, Roma,
Ed. Riuniti, 1979, pp. 50-52; VINCENZO SABA, Il Patto di Roma, Roma, Ed. Lavoro, 1995. Per
una città industriale e il suo movimento operaio
267
vincia i comunisti godono del maggior numero dei consensi, pur non raggiungendo la maggioranza assoluta. Le Acli, l’associazione dei lavoratori
cristiani che la Chiesa ha voluto, appena stipulato il patto di Roma, per
«.premunirsi dal rischio di trovarsi senza strumenti.».181 nel mondo del
lavoro, a Savigliano non riscuotono il successo che mietono ad Alba, Bra
o Fossano.182. La stessa categoria dei metallurgici nell’intera provincia
arriva in tutto a 364 iscritti, mentre in città si forma un circolo che nel
1950, l’anno di nascita della Cisl e del conseguente rientro delle Acli a
funzioni strettamente ricreative e religiose, conta appena 68 soci ed uno
a Levaldigi con 21. Ciononostante all’Assemblea precongressuale Cesare
Trossarello è il settimo degli eletti con 1639 voti e rientra fra gli otto delegati alle assise nazionali.183.
Alla Snos i rappresentanti operai sono quattro comunisti (Matteo
Bianco con 1.099 preferenze, Stefano Ramello, Giorgio Salomone e Giovanni Campana), due socialisti (Giusto Vagnoli con 435 preferenze e
Bernardo Ambrassa), uno democristiano (Carlo Ferrari con 240 preferenze), un azionista (Giuseppe Altina), quello degli impiegati un indipendente (Luigi Marcelloni).184.
La rottura della Cgil avviene formalmente il 15 luglio 1948: il giorno
prima, alle notizie arrivate da Roma sul grave attentato a Togliatti, in
tutt’Italia i lavoratori sono scesi in sciopero, ancora prima che questo
venisse proclamato.185. Alla riunione serale dell’esecutivo nazionale Cgil,
convocato per fissare a mezzogiorno del 16 la fine dello sciopero, gli 11
membri cattolici dell’organismo non si presentano. Con quanto accaduto a loro avviso si sono consumate le ragioni del patto di Roma e hanno
i suoi limiti valga il sintetico giudizio di Vittorio Foa: «Novità senza precedenti nella esperienza sindacale italiana, l’unificazione decisa col patto di Roma ebbe una vita breve, ed è fin
troppo facile attribuirne la precarietà – come pure la precarietà del nuovo rapporto democratico fra organizzazione e masse lavoratrici – alla genesi verticistica, dall’alto, della nuova
organizzazione unitaria » (VITTORIO FOA, Sindacati e lotte sociali, in Storia d’Italia, V, t. 2,
I documenti, Torino, Einaudi, 1973, p. 1815).
181
SERGIO TURONE, Storia del sindacato in Italia dal 1943 al crollo del comunismo, Bari,
Laterza, 1992, p. 87.
182
Situazione iscritti nel 1948 e nel 1949, in ACLI, III Congresso provinciale, 1949.
183
Verbale dell’assemblea precongressuale per la nomina dei delegati al II Congresso nazionale tenutasi in Fossano il 15 ottobre 1950, in ACLI, V Congresso provinciale, 1949.
184
Commissione interne, in “Democrazia e libertà”, 10 sett. 1946; Votazione membri
Commissione interna, in AGB; Savigliano. Elezione CI della Snos, in “Il lavoratore cuneese”,
18 dic. 1947.
185
GIORGIO BOCCA, Palmiro Togliatti, Bari, Laterza, 1973 - Milano, “l’Unità”, 1992, pp.
461-463; ALDO AGOSTI, Togliatti, Torino, Utet, 1996, pp. 360-362; GIOVANNI GOZZINI, Hanno
sparato a Togliatti. L’Italia del 1948, Milano, Il Saggiatore, 1998.
268
livio berardo
provveduto a comunicare agli attivisti cattolici delle varie fabbriche la
direttiva di presentarsi al lavoro il mattino del 16. Alla Snos appena una
ventina fra operai e impiegati varca i cancelli.186. Subiscono
atti di molestia, di ritorsione e di velata minaccia che continuano [nel pomeriggio] a effettuarsi nell’interno dell’officina da parte di alcuni elementi facinorosi
e provocatori, indubbiamente male informati o non informati affatto sulla realtà
dei fatti.187.
È questa la protesta formale inviata dai rappresentanti della corrente
cristiana alla Commissione interna, la quale stigmatizza gli insulti. Non
contenti di ciò, Allietta, Ferrari, Donalisio e Saglietti vorrebbero che
Matteo Bianco spiegasse che quanto ha affermato in un comizio tenuto in
quei giorni convulsi, denunciando il ritorno di «.sistemi di sorveglianza
personale già tanto odiosi sotto il passato regime.», non ha alcun riferimento con la minoranza sindacale.
Ricordano che hanno sempre speso tutta la loro buona volontà per il mantenimento dell’Unità sindacale, chiedono che codesto Esecutivo compia con l’approvazione dell’o.d.g. da loro richiesto un passo verso la pacificazione tanto
auspicata e sul quale passo si uniformeranno per i loro rapporti in seno al nuovo
Esecutivo generale.188.
Non sappiamo se Bianco abbia accettato di concedere alla corrente
cristiana questa ulteriore soddisfazione. Colpisce indubbiamente una
titubanza a uscire dal sindacato unitario, dovuta forse all’esiguità delle
forze su cui presumibilmente potrà fare affidamento la scissione oppure
alla lunga consuetudine di lavoro comune, iniziato negli anni della resistenza. Poi i ripetuti interventi di Armando Sabatini, già tornitore e
leader dei metalmeccanici torinesi aderenti alle Acli, portano il gruppo
saviglianese ad aderire alla cosiddetta Libera Cgil, e quindi alla Cisl.
I socialdemocratici rimangono invece nella Fiom in virtù di un discusso
patto di alleanza con i socialisti: alle elezioni per la Commissione interna
i comunisti otterranno 864 voti (eletti Cristoforo Botta, Teresio Scaparone, Rino Geroldi e Mario Rovere), la Lista sindacale socialista 464
(eletti Bernardo Ambrassa e Giovanni Trucco), contro i 370 dei Liberi
lavoratori (un solo seggio, Carlo Ferrari, compensato però dai 90 voti
degli impiegati che significano due eletti).189.
186
Testimonianza di Matteo Giraudo, in Le origini della Cisl in Piemonte nelle voci dei
testimoni. L’Unione territoriale di Cuneo, a cura di Antonio Degiacomi, s.l., Ed. Cisl Piemonte, 1999, p. 51.
187
Alla Camera confederale del lavoro, 20 luglio 1948, in ACDSV, Carte Gino Grosso.
188
Alla Camera confederale del lavoro cit.
189
COMITATO ELETTORALE DELLA COMMISSIONE INTERNA, Verbale di scrutinio, 4 dic. 1948, in
una città industriale e il suo movimento operaio
269
La grande crisi della Snos.190
Con i suoi 2.219 addetti la Snos era la più grande fabbrica della provincia e faceva di Savigliano il centro più industrializzato.
Il 1948 era stato un «.anno eccezionalmente favorevole.» con oltre
4 miliardi di commesse liquidate negli stabilimenti di Torino e Savigliano.191. La Società aveva ricevuto anche un milione di dollari, 342
milioni di lire, dall’Erp (European Recovery Program).192, con cui aveva
comprato rame e macchinario americano, effettuato nuove assunzioni e
pagato dividendi allettanti ai sottoscrittori del prestito obbligazionario
da un miliardo.193. Nella medesima estate erano pure terminati i lavori del
convalescenziario di Valdieri, costruito con ritenute salariali nonché fondi delle Officine e della Ceat: l’ing. Loria aveva mantenuto la promessa
fatta a Matteo Bianco, di dare una riposta al problema dei silicotici così
numerosi nel reparto sbavatura.194.
Il 1949 è un anno di una forte conflittualità, dove la Fiom, non più
condizionata dalla “prudenza” della corrente democristiana, riprende il
suo ruolo di sindacato di classe: chiuso l’anno prima in condizioni poco
favorevoli il contratto nazionale, i 15 giorni di scioperi a singhiozzo di
febbraio ottengono un aumento del 40% sull’«.incentivo di produzione.».195. Ancora: il pomeriggio del 16 marzo riesce plebiscitaria la sospensione dal lavoro per mezzora in segno di protesta contro l’adesione italiana alla Nato.196. Ma proprio in quelle settimane la Confindustria ha
ACDLSV, Carte Grosso; D. FRANDINO, Alla C.I. della Snos non vogliamo opportunisti!, in “Il
Lavoratore cuneese”, 12 ag. 1949.
190
Sulla vicenda generale v. GIOVANNA FARINA, Lavoratori, sindacato e impresa cit.; GIANNI
ALASIA, DOMENICO TARIZZO, Una fabbrica in liquidazione, in La scatola di cemento. Una documentazione drammatica della resistenza operaia contro lo strapotere del monopolio, Roma, Ed.
Riuniti, 1960.
191
Savigliano. Bilancio al 31 dic. 1949, ASNOS, p. 9.
192
Tre anni di E.R.P. in Italia, a cura della Missione americana in Italia, Roma, 1951, pp.
190-192.
193
ASNOS, Lettera dello stabilimento di Savigliano alla Direzione generale, 24 luglio 1948;
Savigliano. Bilancio al 31 dic. 1949, p. 10. Ma l’ing. Virginio Tedeschi e l’ing. Mario Loria
saranno accusati di aver falsificato il bilancio, riducendo le passività e dilatando le poste attive
(GIOVANNA FARINA, Lavoratori, sindacato e impresa cit., pp. 266-268), diviso utili per 88 milioni anziché coprire il disavanzo, per far sembrare florida l’azienda e ottenere il prestito obbligazionario, rivenduto il rame americano a favore alla Ceat, proprietà privata di Tedeschi, ecc.
194
GIANNI DE MATTEIS, Un convalescenziario fra i rododendri, in “l’Unità”, 12 ag. 1948.
195
Alle Officine di Savigliano i lavoratori hanno vinto, in “Il lavoratore cuneese”, 24 febbr. 1949.
196
Gli operai e la popolazione di Savigliano uniti contro il patto di guerra, ivi, 17 marzo
1949.
270
livio berardo
sconfessato l’accordo del 7 agosto 1947 (qualche mese dopo avrebbe
rigettato anche quello sui Consigli di gestione), accordo che affidava alle
Commissioni interne notevoli poteri in materia di contrattazione dei
licenziamenti. A settembre il direttore dello stabilimento, l’ing. Ascanio
Ascani, convoca i segretari provinciali della Cgil Giraudo e Parri e comunica loro che l’azienda dovrà procedere ad una serie di licenziamenti: delle 100 carrozze in portafoglio si sta completando la 94a, le quattro tettoie
sono quasi ultimate né le FFSS hanno disponibilità o riferimenti di legge
per ulteriori ordinativi, anzi stanno consumando i fondi Erp, per pagare
– in ritardo – le precedenti commesse (così risponde il ministro Corbellini ad una interrogazione dell’on. Antonio Giolitti).197. Il 22 la Commissione interna incontra i rappresentanti provinciali della CdL e della
Lcgil. Carlo Novara, a nome di quest’ultima organizzazione, propone di
contrattare i licenziamenti, mettendo a disposizione il posto di coloro che
posseggono un appezzamento di terra o degli anziani. Ferraris della
Fiom, riconosce la forte presenza in fabbrica di lavoratori con un’età
superiore ai 65 anni (l’irrisorietà delle pensioni del tempo costringe
anche i vecchi a proseguire nel lavoro): la loro uscita dovrebbe però essere volontaria.198. La realtà è che nessuno si rende ancora conto dell’entità
dei sacrifici che l’azienda prepara: si parla di riduzione dell’orario da 48
a 36 ore e di “svecchiamento” della manodopera.199. La Commissione
interna è disposta ad accettare una settimana di 40 ore, l’integrazione a
zero ore degli «.operai agricoltori abbienti.» e l’integrazione a 11 ore per
i pensionati con oltre 65 anni o per i membri di una stessa famiglia che
eccedano il numero di due.200. È un errore, osserverà Giraudo, aver
accettato il principio dei licenziamenti. Il 3 novembre l’ing. Loria, pone
con durezza il problema del «.ritorno alla normalità.», cioè a non più di
1.500 dipendenti, elencando coloro che devono andarsene; gli avventizi,
le donne, i pensionati che superino i 20 mesi necessari alla riforma della
Previdenza.201. Di fronte all’obiezione dell’imminente stagione invernale,
con il conseguente incombere delle spese per il riscaldamento e le difficoltà a trovare lavoro in agricoltura o nell’edilizia, accetta di rinviare di
qualche mese i licenziamenti. Sui giornali escono commenti ottimistici:
197
MINISTRO DEI TRASPORTI, Interrogazione a risposta scritta, 18 dic. 1949, in ACDLSV,
Carte Grosso.
198
Riunione del 22 sett. 1949, in ACDLSV, Carte Grosso.
199
ASNOS, Lettera della Direzione Generale riservata all’ing. Ascani Direttore dello stabilimento di Savigliano, 5 nov. 1949.
200
C.I., Relazione alle maestranze, 1° ott. 1949, in ACDLSV, Carte Grosso.
201
Seduta di Commissione interna e Direzione, 3 nov. 1949, in ACDLSV, Carte Grosso.
una città industriale e il suo movimento operaio
271
Fortunatamente la Savigliano non è in crisi. Senza dubbio presso lo stabilimento di Savigliano la mancanza di nuove ordinazioni di materiale mobile da
parte delle FF.SS. è venuta creando una situazione diversa, ma la Direzione non
ha atteso oggi ad affrontarla...In attesa che la situazione finanziaria consenta alle
FF.SS. una ripresa delle ordinazioni la società si è assicurata per lo stabilimento
di Savigliano importanti commesse di vetture di classe per la Grecia... malgrado
tutto però una certa riduzione del personale si è resa necessaria. D’accordo con
la C.I. sono gli operai più anziani che se vanno volontariamente in condizioni di
particolare favore.202.
Il 14 novembre si insedia un Comitato cittadino per la difesa delle
officine, formato dall’Amministrazione comunale, dalle associazioni di
categoria, dai sindacati e da una rappresentanza degli operai che mobilita i parlamentari della provincia.203.
Loria si ripresenta il 22 febbraio 1950: dopo aver tratteggiato un possibile, radioso futuro dell’azienda nella tecnologia «.degli acciai ad alta
resistenza saldabili solo elettricamente.», quantifica l’entità dei tagli: 104
avventizi e 38 «.triploni.».204. Le proposte sono esaminate da un Comitato
di coordinamento a cui partecipano 33 lavoratori dei vari reparti (ad
esempio per la fonderia Giovanni Lodi, Domenico Frandino e Giuseppe
Rossano, per la manutenzione Francesco e Antonio Ambrassa, per la sala
Matteo Bianco, ecc.).205. Quindi, anche con le modifiche suggerite dall’Unione industriale e dall’Ufficio del lavoro (104 licenziamenti, spostando nei 38 sospesi casi di particolare bisogno), sono sottoposte a referendum: su 2050 votanti 1817 lavoratori si esprimono per il no, solo 125
sono disposti ad accettare l’accordo.206. È il presidente stesso della
società, l’ing. Virginio Tedeschi, che viene a spiegare l’indispensabilità
non solo dei 142 licenziamenti, ma di altri 350, «.provvedimento da
applicarsi senza precipitazione ma dopo Pasqua e con scaglioni da 50 a
100 persone mensili.».207. L’orario viene ridotto a 30 ore settimanali.
Mentre 169 dei 350 allontanamenti diventano operativi, si apre un dibattito fra i lavoratori: se respingere di nuovo pregiudizialmente l’offensiva
padronale o cercare di modificarla. Dieci reparti su 16 si esprimono per
questa seconda ipotesi, gli altri si dividono fra contrari, astenuti e «.par-
202
Savigliano. Una lettera alla Direzione, in “La Stampa”, 13 dic. 1949, p. 4.
Atti del Comitato cittadino, in ACDLSV, Carte Grosso.
204
Seduta di Commissione interna e Direzione, 3 nov. 1949, in ACDLSV, Carte Grosso.
205
C.I., Relazione alle maestranze, 25 febbr. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.
206
Referendum, 13 marzo 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.
207
C.I., Relazione alle maestranze, 25 febbr. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.
203
272
livio berardo
zialmente favorevoli.».208. I punti della vertenza riguardano l’indennità
extra liquidazione da concedere a chi accetta il licenziamento o offre le
dimissioni e la pienezza dell’orario per chi rimane al suo posto. Dopo 14
giorni di scioperi articolati, l’11 maggio la C.I., formata da Bernardo
Ambrassa, Carlo Ferrari, Francesco Fissore, Giovanni Donalisio, Ambrogio Sacco e Pietro Mana, firma con i direttori ing. Anselmetti e avv.
Amerio l’intesa che prevede l’elargizione extra contrattuale di 75 mila
lire agli operai che lasciano il lavoro, l’immediato ripristino, alla sottoscrizione delle 350 lettere di accettazione, dell’orario a 40 ore settimanali.209. Drammatica è l’assemblea generale che si svolge il giorno dopo alle
9,30 sul piazzale interno. Appena Ferrari inizia a leggere la bozza, si levano grida di protesta:
Non vogliamo l’integrazione; voi della CI non dovevate firmare. Prima di firmare dovevate chiedere a noi. Non bastano le vostre firme. Non accettiamo nessun licenziamento. Voi della C.I. dovevate stare come uditori e non trattare.210.
Particolarmente virulento appare quel Geroldi, membro non più rieletto della Commissione interna dell’anno prima, quella per intenderci
che aveva accettato il principio dei licenziamenti. Calcagno chiede le
dimissioni della C.I. Cerca di riportare l’uditorio alla ragione il giovane
Frandino con un discorso che misura forze ed obiettivi:
Vediamo che i licenziati del primo scaglione di 142 non hanno più avuto
fiducia e sono andati via; hanno cioè accettato in fondo il proprio licenziamento
senza neanche passare dalla C.I. Vediamo il licenziamento dei 169: la reazione
lodevole di tutte le correnti; vediamo però che anche 119 di questi hanno mancato di fiducia e se ne sono già andati via. Hanno dimostrato che non avevano
fiducia nella lotta che 2000 operai facevano per loro. Vediamo che c’è un tentennamento nella maestranza.211.
In effetti alcune centinaia di lavoratori hanno per quella mattina chiesto permesso per non perdere le ore di lavoro dedicate all’assemblea.
Geroldi, Scaparone, Rossano e altri interrompono Frandino:
– Da 40 ore siete scesi a 36: è una vittoria questa?
– Da 30 siamo andati a 36, perché ne facevamo 30.
208
Proposte del Comitato coordinatore di reparto, 20 marzo 1950, in ACDLSV, Carte
Grosso.
209
Verbale di composizione della controversia relativa al licenziamento di 350 operai, 11
maggio 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.
210
Riunione delle maestranze, 12 maggio 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.
211
Ivi.
una città industriale e il suo movimento operaio
273
Corteo di operai a difesa della Snos per le vie di Savigliano (5 marzo 1950).
Alle 11,45 giungono da Cuneo il segretario della Fiom Aldo Manassero, Giraudo e Parri (Simonini e Fagnoni della Cisl arriveranno mezzora dopo). Anche da solo Giraudo sa tenere testa ai contestatori:
Naturalmente è grave pensare che dei lavoratori debbano lasciare il lavoro.
La questione era stata impostata e i lavoratori della Snos combattevano per questo fine, che, se vi erano dei licenziamenti, questi dovevano essere volontari.
Però vi sono state delle defezioni proprio tra coloro che dovevano essere i più
tenaci a resistere e proprio per colpa loro siamo venuti a questo accordo (con
condizioni che, d’altronde, non sono catastrofiche). Se si attendeva ancora un
po’, non soltanto si metteva a dura prova la vostra resistenza che poteva forse
durare ancora molto, ma finivate per lottare per coloro che forse avevano già un
altro impiego a casa o fuori. Naturalmente possono esserci delle obiezioni. Però
vi ricordo che nel passato, quando noi vi facevamo capire che aprire la porta ai
licenziamenti e poi cercare di chiuderla avrebbe presentato delle difficoltà, voi
non ci ascoltavate. Noi pensiamo ora che la questione sia ben chiusa, perché il
datore di lavoro ha promesso che nel 1950, dopo i 350 licenziamenti, il lavoro ci
sarà per tutti.212.
In effetti ora il ridimensionamento prende di mira lo stabilimento di
Torino.213, dove la Commissione paritetica e il Comitato di gestione elaborano proposte di produzione alternative (il motoscooter!), irrise dalla
212
213
Ivi.
AGA, Verbale della riunione per l’insediamento ufficio della C.P. Snos, 27 luglio 1950.
274
livio berardo
Direzione.214, e 120 impiegati, quasi tutti occupati nel capoluogo. Anche
il Comitato di Savigliano studia le prospettive produttive della Snos: in
provincia sono ancora 1.597 i carri ferroviari da riparare.
Calcolando una occupazione di cinque-sei mila ore per carrozza, ne risulta
un complessivo di circa 120 mila ore. Con un media di circa 200 ore lavorative
mensili, sarebbe coperto il lavoro per seicento operai per un mese.215.
Si tratta di palliativi rispetto a quanto è successo (625 posti persi nell’anno) e soprattutto rispetto a quanto si preannuncia. A Torino si diffonde la notizia che si intendano smantellare i reparti falegnameria e fonderia.216. Voci, per il momento, ma ai primi di dicembre l’ing. Tedeschi
comunica alla Commissione interna l’intenzione di mandare in cassa
integrazione altri 850 operai, destinati dal 1° febbraio ’51 a restare a casa.
Con gli operai attualmente in forza si avrà lavoro fino al 31 marzo. Invece
allontanando gli 800 operai di tale lavoro se ne avrà fino al 30 giugno 1951.
Dopo tale data, se non sopravvengono nuove ordinazioni, lo stabilimento verrà
chiuso.217.
La gratifica natalizia, 200 ore, a causa della scarsità di numerario,
verrà pagata al 50%. I lavoratori rispondono il 13 dicembre con un’ora
di sciopero dalle 10 alle 11. Il lunedì dopo all’ora di lotta si uniscono per
solidarietà le principali fabbriche della provincia.218, il 21 dicembre si
sciopera due ore per turno: è lo sciopero generale proclamato dalla Fiom
contro i licenziamenti (Ilva, Reggiane, Breda, Oto e appunto Savigliano).219. La Cisl non aderisce, ma non mancano neppure difficoltà con la
base. Versamenti di solidarietà arrivano da Garessio (19 mila lire), dalla
Burgo (8 mila), dalla Bassani e Manfredi (25 mila), dai compagni di
Torino (107 mila lire).220.
Sotto la mannaia degli 800 licenziamenti si tiene alla vigilia di Natale
la Conferenza di produzione che esamina tutte le possibili occasioni di
commesse, dai trattori alla carpenteria, dal materiale rotabile alle condotte e turbine elettriche, dai 4 locomotori elettrici non ancora assegnati
214
AGA, Lettera del Comitato di Gestione di Torino al Presidente, alla Direzione generale
e alla Direzione tecnica della Snos, 12 dic. 1950.
215
Comitato cittadino Savigliano, 23 nov. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.
216
AGA, Lettera della Commissione paritetica di Torino alla Commissione paritetica di
Savigliano, 28 ott. 1950.
217
Appunti sulla relazione alle maestranze, 7 dic. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.
218
In “l’Unità”, 13 dic. 1950.
219
COMITATO DI DIFESA, Comunicato, 20 dic. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.
220
Attestati di solidarietà, in ACDLSV, Carte Grosso.
una città industriale e il suo movimento operaio
275
all’IRI ai contratti con l’Urss (la Snos non ha avuto grande successo con
gli americani).221.
Il 25 gennaio, il 31 e 1° febbraio si tengono tre incontri presso
l’Unione Industriale: la Cgil, rappresentata da Giraudo, Luigi Borgna e
Arnaldo Parri, respinge gli 850 licenziamenti, la Cisl (Simonini) e la Uil
(Raffo) li accettano, a patto che sia innalzata l’indennità di incentivo per
l’autolicenziamento.222. La divisione fra i sindacati pesa in modo drammaticamente negativo. Denuncia con la consueta lucidità il presidente
del Comitato di agitazione Frandino:
Fino a quel momento le maestranze si presentavano in uno schieramento saldo,
del quale la Direzione temeva... Abbiamo visto sorgere d’incanto numerose voci: la
voce, che non sappiamo quanto sia fondata, che le 75 mila lire non saranno date
dopo il 10/1 ha determinato che degli operai sono andati in direzione a contrattare
ed hanno avuto premi di licenziamento di 90.000 anziché 75.000... la voce che i
capi reparto hanno fatto le liste e di conseguenza fanno da informatori... tutte queste voci hanno portato al risultato che determinati operai vorrebbero scagliarsi contro i capi tecnici, dei quali gli operai stessi, se la situazione si aggraverà, avranno
bisogno... La lotta è fra operaio e operaio, non fra Direzione e maestranze...223.
A gennaio sono stati lasciati a casa 700 dei preventivati 850 operai: a
nulla è servito il 1° febbraio il loro simbolico ingresso in fabbrica.
Per i rimanenti circolano ipotesi come quella che il socialdemocratico
Giuseppe Fagnoni tira fuori durante una segreteria provinciale della Cisl:
Canale chiede come sia possibile licenziare i comunisti al posto dei nostri.
Fagnoni precisa che, dovendo l’azienda licenziare altre 150 persone, può benissimo licenziare tutti i comunisti.224.
La Cisl accusa inoltre il Consiglio di gestione di aver fatto delle proposte per i nuovi indirizzi produttivi, che puntando ad una riduzione dei
costi, implicherebbero anche una contrazione del personale.225.
221
Le possibilità di lavoro alla Snos, in “L’Avanti”, 24 dic. 1950; Riunione a Savigliano sui
licenziamenti alla Snos, in “La Stampa”, 24 dic. 1950; La Conferenza di produzione a
Savigliano riconferma la volontà di battersi fino in fondo, in “l’Unità”, 24 dic. 1950; AGA, Non
è il lavoro che manca alla Snos, a cura del Comitato d’agitazione Snos, Cuneo, Stab. Graf.
Franchino, 1950. Per perorare l’assegnazione dei 4 locomotori su 16 deliberati dal Ministro
dei trasporti il sindaco ing. Marino si è incontrato a Roma con il responsabile del dicastero
assieme con i senn. Carmagnola e Castagno, gli onn. Belliardi, Cagnasso, Giolitti, Sabatini e
Ferraris (COMITATO CITTADINO, Comunicato, 24 dic. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso).
222
Verbale di non avvenuto accordo ecc., 25 genn. 1951, in ACDLSV, Carte Grosso; AGA,
Vertenza licenziamenti Snos. Verbale del terzo incontro fra le parti, secondo incontro in
Prefettura, 31 genn. e 1° febbr. 1951.
223
Adunata delle maestranze, 10 genn. 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.
224
CISL, Comitato di segreteria, 7 marzo 1951.
225
CONSIGLIO DI GESTIONE, Comunicato, 13 marzo 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.
276
livio berardo
L’ultimo gruppo di licenziati è formato in prevalenza da capifamiglia
(56 contro 14 quelli presenti all’assemblea del 5 aprile). Ormai il bisturi
della crisi sta incidendo nel vivo del tessuto sociale cittadino.
Le manifestazioni di solidarietà non mancano: un prete legge in chiesa l’appello del comitato, Pci e Psi rinnovano proposte di rilancio e di sviluppo alternativo.226. Ma ad aprile sono rese pubbliche le risultanze del
bilancio 1950: quasi 400 mila lire di perdite su un capitale di un milione.227. L’ing. Tedeschi si dimette da presidente, lasciando la società senza
guida. A Torino si ipotizzano altri 200 licenziamenti. Il 9 aprile gli operai
della Savigliano e della Nebiolo, anch’essi senza stipendio, cercano di
dirigersi verso la prefettura per conferire con il capo della provincia.
Sono assaliti dalla Celere, caricati e denunciati.228. A Savigliano la vigilanza dei carabinieri non è altrettanto aggressiva, bensì continua e sfibrante;
la rivalutazione di novembre e dicembre, l’integrazione della gratifica
natalizia non sono ancora state pagate. Il saldo dello stipendio di marzo
non arriva, ma neppure arriva l’acconto su quello di aprile. L’azienda
smette di corrispondere la sua quota alla cooperativa di consumo che
rischia il fallimento: i commercianti cittadini non ci stanno più a fare credito. Anche i versamenti alla Cassa mutua provinciale si sono interrotti e
gli operai ammalati devono pagarsi le medicine.229. A metà maggio vengono distribuite 2.000 lire a testa che non servono a niente. Il 15 gli operai della sala, del montaggio, delle condotte e dei veicoli fermano il lavoro e salgono dall’ing. Ascani, che al telefono cerca Loria senza trovarlo.
Il giorno dopo alle 8 Frandino raduna tutti gli operai sul piazzale:
«.Andiamo dall’ing. Ascani a dire che vogliamo subito i soldi, come voi chiedete, e nel medesimo tempo dobbiamo dire che continuiamo a lavorare o no?.».
Le maestranze rispondono no con grandi clamori... «.Non lavoriamo finché
non saremo pagati.»... In quel momento il sig. ing. Ascani viene alla finestra e
dice agli operai: «.I discorsi qui non servono a niente. Vi prego di venire sopra,
così ci potremo spiegare meglio.».230.
Ma anche l’incontro con la delegazione operaia non sortisce alcun
risultato. Il lavoro non riprende. La scena si ripete l’indomani mattina
226
Un parroco legge in chiesa l’appello del comitato di difesa della Snos, in “L’Unità”, 2
marzo 1951; AGA, Per la pace, per il lavoro, perché la Savigliano viva, numero unico a cura
dalla Giunta d’intesa del Psi e del Pci della Snos, 14 marzo 1951.
227
ASNOS, Savigliano assemblea generale ordinaria e straordinaria con presentazione del
bilancio al 31-12-50, 28 apr. 1951.
228
Ordine del giorno di solidarietà, 1° apr. 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.
229
Adunanza maestranze, 13 apr. 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.
230
Adunanza maestranze, 16 maggio 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.
una città industriale e il suo movimento operaio
277
con Loria che trasmette un messaggio telefonico in cui assicura che sta
andando ad incassare il pagamento di tre carrozze consegnate alla Grecia. Non viene creduto e infatti il giorno dopo, quando si presenta in fabbrica, confessa che la Banca del lavoro non ha proceduto all’incasso.
Neppure è in grado di presentare un piano minimo di pagamenti scaglionato nel tempo.231. Si continua così in un crescendo di proteste: 40
ore di sciopero a giugno, astensione dal lavoro ininterrotta dal 3 luglio al
29 luglio.232. Il 7 luglio 1951 il Tribunale di Saluzzo, di fronte alle voci
finite anche sui giornali di gravi irregolarità nei bilanci.233, incarica il dott.
Giuseppe Carnevale e l’ing. Riccardo Levi di un’inchiesta. Il 30 luglio la
Direzione Snos chiede l’amministrazione controllata.234. Il 3 agosto viene
affidata al commissario giudiziale prof. Giovanni Castellino una ricognizione che evidenza un attivo di 3,9 milioni e un passivo di 7,2, coperto
però dal valore delle scorte, delle commesse, degli impianti e delle proprietà.235. Non ci sono gli estremi del fallimento. La maggioranza dei fornitori vota per l’amministrazione controllata.236.
Fino al 3 settembre le officine restano chiuse. Durante le “ferie” la
Direzione chiede altri licenziamenti: 600... 1000 fra Torino e Savigliano.237. A chi se ne andrà vengono offerte 30 mila lire.238.
L’amministrazione controllata procede all’azzeramento del capitale
sociale e al suo reintegro a 600 milioni con 1.200.000 azioni da 500
lire.239. Vengono licenziate 1.529 persone, di cui a Savigliano 54 impiegati e 547 operai.240. A settembre uno sciopero di 3 ore accompagna il congedo dei 570 lavoratori, a dicembre un’ora di astensione dal lavoro
231
Adunanza maestranze, 17 e 18 maggio 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.
Le maestranze della Savigliano chiedono al prefetto una riunione allargata per la soluzione della crisi, in “l’Unità”, 28 giugno 1951; La Savigliano non paga, ma trova i soldi per i
licenziamenti, in “l’Avanti”, 29 giugno 1951.
233
La crisi della Savigliano, in “La Stampa”, 30 giugno 1951. ASNOS, Savigliano assemblea generale ordinaria e straordinaria, 9 giugno 1951, p. 23, al 30 aprile evidenzia un passivo
di 521 milioni.
234
ASNOS, Savigliano assemblea generale straordinaria, 27-28 luglio, p. 43.
235
Relazione del commissario della Società Savigliano, in “La Stampa”, 26 sett. 1951.
236
Fornitori della Snos per l’amministrazione controllata, in “l’Unità”, 29 sett. 1951.
237
La Savigliano ha atteso le ferie per annunciare 600 nuovi licenziamenti, ivi, 8 ag. 1951;
La Direzione della Savigliano ha chiesto 600 licenziamenti, in “l’Avanti!”, 8 ag. 1951; I licenziamenti alla Savigliano saliti a 1170!, in “l’Unità”, 8 ag. 1951.
238
Vano tentativo di dividere le maestranze con l’acconto ricattatorio di 30.000 lire, in
“l’Avanti!”, 4 sett. 1951.
239
ASNOS, Savigliano assemblea generale straordinaria, 16 genn. 1952, pp. 17-18.
240
Concordato preventivo della Società Nazionale delle Officine di Savigliano, Relazione del
commissario giudiziale, prof. dott. Giovanni Castellino ai sensi dell’art. 172 del R.D. 16 marzo
1942, n. 267 all’Assemblea dei creditori del 19 aprile 1952, Tribunale. civ. e pen. di Saluzzo,
1952, p. 6.
232
278
livio berardo
richiama la Direzione al pagamento delle loro spettanze (percentuali di
cottimo, assegni familiari e contingenza inadeguati).241.
Secondo il prof. Castellino le due commesse, 14 carrozze per la
Grecia e 20 vetture articolate per l’Atm di Torino, non sono una risorsa,
bensì un «.disastro.» a causa del rincaro dei materiali. Con il personale
ridotto bastano «.il contratto di riparazione in corso con le FS.» e altre
nuove piccole commesse:
Nello stabilimento di Savigliano la piena occupazione degli operai, che vi
resteranno in forza dopo l’attuazione dei licenziamenti in corso, può ritenersi fin
d’ora assicurata per tutto il 1952, grazie ad importanti lavori di carpenteria
metallica, nei quali l’officina sarà impegnata per vari mesi. Ultimate infatti le
condotte forzate di Pantano d’Avio (Edison) e di Fenestrelle (Riv), è stata avviata la lavorazione delle nuove condotte di Ancipa (Ese) e di Rimagna (Cieli), mentre procede la costruzione degli impianti per la nuova raffineria della Shell italiana a La Spezia e per la centrale termoelettrica della Edison a Piacenza.242.
Nello stabilimento di Savigliano, tecnicamente più arretrato di quello torinese, ma sufficientemente dotato per l’attività che gli è propria, si sta ultimando la
costruzione di un padiglione, nel quale è in corso di istallazione il nuovo materiale (in gran parte acquistato negli USA) per la lavorazione delle condotte forzate.
Di problemi che richiedano una soluzione urgente, l’officina di Savigliano per
ora, non ne propone, eccezion fatta per il ventilato scorporo della fonderia.243.
Il 1° giugno il Tribunale emette mandato di cattura per i sette ex membri del Consiglio di amministrazione: Tedeschi fugge negli Stati Uniti,
Loria è catturato: l’accusa è falso in bilancio e frode.
L’11 febbraio 1952 le Officine di Savigliano presentano ricorso per
essere ammesse al concordato preventivo alle seguenti condizioni:
– pagamento integrale dei crediti con diritto di prelazione;
– pagamento al 40% di quelli chirografari in quattro rate semestrali;
– offerta agli stessi di azioni inoptate dagli azionisti.
La Snos può riprendere il suo cammino:
Sarà, la sua, un’esistenza tutt’altro che facile, ché solo a prezzo di una rigorosa disciplina, di un impegno caparbio e di una condotta esente da qualsiasi errore o debolezza si potrà condurla alle mete auspicate. La forza di penetrazione e
la regolarità di azione, che non le sono consentite dalle sue costituzionali risorse,
la “Savigliano” può invece attingere da un appropriato sistema di alleanze, atto
a trarla fuori dal suo isolamento.244.
241
Ordine del giorno delle maestranze, 27 ag. 1951; Lettera alla Direzione generale, 17 sett.
1951 CI, Lettera alla CI di Torino, 16 apr. 1952, in ACDLSV, Carte Grosso.
242
Concordato preventivo della Società Nazionale cit., p. 11.
243
Ivi, p. 15.
244
Ivi, p. 63.
una città industriale e il suo movimento operaio
279
Lunedì 4 novembre 1952 dopo tre anni si torna per la prima volta a
lavorare 48 ore la settimana (dal 1948 il contratto nazionale prevede
44.+.4 ore settimanali).245, ma a beneficiarne sono 284 operai. Da tempo
la Commissione interna si batte per passare ad un orario di 40 ore con 60
licenziamenti in meno. Nell’estate del ’53 si spargerà la fausta notizia che
la ditta ricerca verniciatori, falegnami, aggiustatori, elettromeccanici, e
tubisti, anche se non vuole passare attraverso la Commissione comunale
sul collocamento.246. Ma dal 1° marzo dell’anno dopo, nei giorni in cui
comincia il processo agli ex amministratori della Snos, l’orario di lavoro
è di nuovo ridotto, anche se non si parla di licenziamenti.247.
Per tutti gli anni ’50 la Snos, alla cui guida è ritornato l’ing. Tedeschi,
rimane una fabbrica con poche centinaia di addetti, continuamente esposta alla precarietà delle commesse.248.
Dalla paralisi della Cgil al rilancio unitario del sindacato
L’emorragia occupazionale accusata a Savigliano arreca un grave colpo alla Cgil, come può constatare lo stesso ispettore Ilario Tabarri, venuto da Roma a controllare il cattivo stato di salute della Camera del lavoro
di Cuneo:
A Savigliano è stata fatta una riunione della corrente di Unità sindacale alla
quale hanno partecipato 30 lavoratori e il segretario della CCdL Panero con un
dirigente della corrente. Il motivo della riunione era il tesseramento sindacale e
la sottoscrizione. Tutti e trenta i lavoratori si sono rifiutati di prendere le tessere
e di ricevere le cartelle della sottoscrizione, affermando che il sindacato non ha
loro dato nulla in questi anni.249.
Con la crisi di Mondovì e di alcuni altri poli industriali di fondovalle
come Dronero è l’intera organizzazione provinciale a vacillare. Pochi
mesi dopo sul Pci e sulla Cgil si abbatte la bufera dei fatti d’Ungheria.
Nel 1957 la Cisl riesce a sopravanzare la Cgil nella sua roccaforte: alle
elezioni per la CI delle Officine in quell’anno riporta 205 voti contro
183.250. È pur vero che già l’anno dopo si riafferma il primato della Cgil
245
Va bene, le 48 ore, ma..., in “La Rinascita della Snos”, n. 2, dic. 1952.
La Snos riassume operai, in “La Voce”, 12 luglio 1953.
247
Soltanto l’unità dei saviglianesi potrà far rinascere la Snos, ivi, 7 marzo 1954; Requisitoria del sostituto procuratore generale contro gli ex amministratori della Savigliano, in “La
Stampa”, 13 genn. 1954.
248
La sorte della Snos affidata al caso, in “La Voce”, 9 febbr. 1958.
249
Alcune note del comp. Tabarri sulla visita fatta a Cuneo il giorno 8 giugno 1956, in
ACGIL, Serie Atti e corrispondenza, 1956, b. 2, fasc. 29, Cuneo.
250
Avanza la Cgil nelle elezioni 1958, in “Lotte nuove”, 8 luglio e 18 nov. 1958.
246
280
livio berardo
(198 voti a 188).251. Ma non è più l’egemonia indiscussa di qualche anno
prima. Con la grande crisi leader come Matteo Bianco erano andati in
pensione, altri come Domenico Frandino erano stati licenziati. Per molti
era iniziato uno sfibrante pendolarismo sulle fabbriche torinesi che poco
spazio lasciava alla militanza politica o sindacale.
Rimane nella Snos qualche giovane quali Biagio Botto e Luigi Grosso
attorno a cui ricostruire una presenza della Fiom, così come paiono
dischiudere possibilità di penetrazione alcune piccole aziende sempre
del comparto metalmeccanico come la Carrozzeria Fissore in forte crescita produttiva. Il cosiddetto miracolo economico in provincia arriva
con alcuni anni di ritardo: il periodo in cui l’occupazione industriale raddoppia e il settore agricolo cessa di essere il comparto dominante si colloca fra il 1960 e il 1964.252. In questo lasso di tempo la Snos risale a 650
addetti, si sviluppa il settore dell’abbigliamento a prevalente occupazione femminile con laboratori per il momento a dimensione artigianale. In
concomitanza con la stretta nazionale del 1965 la crescita si arresta con
rilevanti ripercussioni sulle relazioni sindacali.
La Snos licenzia 106 operai, la Carrozzeria Fissore abolisce il premio
di produzione, pari al 18% del salario (10 mila lire al mese). La lotta
conosce momenti assai tesi: dopo gli scioperi del 14, 19, 21 e 23 gennaio
viene sospeso Dino Groppo, esponente di punta della CI e consigliere
comunale del Pci a Savigliano.253. Groppo viene collocato in cassa integrazione, unico sul centinaio di lavoratori. La Fiom lo ricandida come
capolista nelle nuove elezioni di commissione interna ed egli viene eletto
con 42 preferenze su 48 voti di lista senza che possa riprendere il lavoro.254. Il 4 aprile una manifestazione di solidarietà si tiene in piazza Santarosa con comizi di Pietro Panero e Domenico Trosso.255. La Uil manda un
messaggio di sostegno, la Cisl, seconda forza delle officine Fissore, prende posizione a favore di Groppo. Del resto i rapporti unitari tra Fim e
Fiom risalgono almeno al 1962, vale a dire alla conduzione del rinnovo
contrattuale.256. Comune è stata anche l’appendice alla vertenza, quella
251
I lavoratori della provincia di Cuneo nel 1958 hanno votato così, in “La Vedetta”, 13
nov. 1958.
252
ADALBERTO VALLEGA, Il Cuneese, un territorio di nuova industrializzazione, Savona,
CCIA Savona-Cuneo, 1972.
253
SEZIONE PCI DI SAVIGLIANO, Prepotenza padronale e fascismo alla Fissore di Savigliano, 5
marzo 1965, in ALB.
254
CAMERA DEL LAVORO DI SAVIGLIANO, Lavoratori della Fissore, 24 marzo 1965, in ALB; Il
compagno Groppo rieletto nella CI, in “l’Unità”, 3 apr. 1965.
255
Tutta Savigliano solidale col compagno Groppo, in “La Voce”, 7 apr. 1965.
256
Gli imponenti scioperi unitari dei metallurgici, ivi, 11 luglio 1962.
una città industriale e il suo movimento operaio
281
che partita il 7, 8 e 9 luglio 1963 dalla Fiat, con la ribellione all’accordo
“truffa” sottoscritto da Uil e Sida, si è diffusa in tutta la regione, trovando alla Snos adesioni del 100%.257. Con il nuovo contratto i metalmeccanici hanno ottenuto il diritto di iscriversi al sindacato in fabbrica: dentro
la busta paga ogni direzione inserirà un assegno da mille lire che il lavoratore potrà infilare in una busta chiusa su cui scrivere la sigla della
Federazione prescelta.258. Nelle fabbriche a prevalente manodopera femminile ottiene buoni risultati la Cisl, mentre la presenza della Uil comincia ad avvertirsi alla fine degli anni ’60. Alla vetreria di Savigliano o Vis,
dove gli addetti con la ripresa del 1967 (l’azienda produce vetri temperati per auto), salgono da 28 a 125, le prime elezioni della Commissione
interna danno questo risultato: Cgil 52 voti, Cisl 37, Uil 22.259. I rapporti
unitari si consolidano nell’arco di tempo compreso fra il novembre 1968
e il gennaio successivo con la lotta per l’abolizione delle “gabbie salariali” che tanto aveva penalizzato nei decenni precedenti non solo il
Mezzogiorno, ma anche il cuneese.260.
Più propriamente è da considerarsi “autunno caldo” quello del 1969:
lo sciopero generale del 19 novembre per le riforme (il movimento operaio sta ponendo con forza l’esigenza di una nuova politica della sanità e
della casa) passa alla storia per la sua adesione plebiscitaria.261, capace di
coinvolgere ampi settori di ceto medio e studenti, molti dei quali provenienti dal cosiddetto dissenso cattolico (a Savigliano i giovani si ritrovano al circolo “Don Zaffaroni”, nato per dibattere problematiche terzomondiste). E solo alla vigilia di Natale si chiude la vertenza simbolo di
quegli anni, il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici: l’accordo prevede 65 lire l’ora di aumento per tutti, la settimana di 40 ore, il diritto di
assemblea...262.
257
FRANCO ANGELONI, Entusiasmante la partecipazione alla lotta dei lavoratori cuneesi, ivi,
11 luglio 1962; Massiccia partecipazione degli operai cuneesi allo sciopero nazionale generale,
ivi, 12 febbr. 1963. Per la piattaforma (40 ore, nuova classificazione, innalzamento dei minimi e contrattazione cottimi, ecc.), le modalità e i risultati v. P. BONI, Fiom. 100 anni cit., pp.
175-181.
258
CGIL, Lavoratore metallurgico!, giugno 1963, in AFA.
259
Elezioni sindacali, in ARSASG, 1967.
260
Nuovi scioperi per il superamento delle zone salariali, in “La Voce”, 3 genn. 1969.
261
ANNA GRAGLIA, Anche la provincia di Cuneo ha vissuto una grande giornata di lotta unitaria, ivi, 26 nov. 1969. Sulla dimensione nazionale della lotta v. A. BONACCINI, Lo sciopero
generale per la casa nell’azione del sindacato per le riforme, in “Critica marxista”, n. 6, 1969,
pp. 12-26.
262
P. BONI, Fiom. 100 anni cit., pp. 197-203.
282
livio berardo
Nell’orbita della Fiat
Metalmeccanici e chimici, le due categorie trainanti dell’autunno caldo, sono anche quelle che vanno molto avanti nel rapporto unitario, non
fermandosi come le confederazioni al patto federativo, ma lanciando fin
dal 1970 il tesseramento a Flm e Fulc. Alla vetreria, transitata assieme
con lo stabilimento consociato di Pisa, al gruppo francese Saint Gobain,
Michele Candela della Cgil, Giovanni Barale della Cisl e Piero Pasquero
della Uil trascinano nella Fulc il 90% dei lavoratori.
La dimensione europea dell’azienda, avvezza a relazioni sindacali
avanzate, il buon potere contrattuale dei lavoratori legato non solo alla
massiccia adesione al sindacato, ma anche alla specificità dei processi
produttivi che non richiedono interruzioni, la stessa incidenza dei costi
del lavoro relativamente bassa rispetto a quelli dell’energia, hanno fatto
sì che per molti anni le vertenze si aprissero e chiudessero senza bisogno
di lotte particolari.263. La Saint Gobain è così stata, a parte la collocazione in Cassa integrazione dei 350 operai nell’ottobre ’74, a lungo un’.“isola felice”, in cui viene istituita per gli addetti, saliti a oltre 400, la mensa a
carico per il 70% della ditta (1977).264, mentre l’apposito circolo aziendale organizza attività sociali, ricreative e sportive.
263
I vetri di sicurezza usati sugli autoveicoli, come anche in edilizia, sono del tipo “float”:
« Il vetro fuso viene versato senza interruzione dal forno di fusione in una larga vasca poco
profonda in cui si trova lo stagno in fusione; il vetro fuso galleggia (da qui il termine “float”)
sul metallo, si sparge uniformemente su di esso e forma una superficie perfettamente piana...
La produzione di questo vetro richiede un’alta intensità di capitale. Per essere efficiente, un
nuovo impianto float deve avere un volume di produzione minimo dell’ordine di 150.000
t/anno per il quale occorre una spesa in capitale fisso di circa 100 Mio di ECU. Una volta che
il forno di fusione sia stato acceso e la produzione abbia avuto inizio, la linea di produzione
deve rimanere continuamente operativa 24 ore su 24 per circa 10 anni... Il vetro venduto
all’industria automobilistica dopo opportuna lavorazione è chiamato vetro di sicurezza perché possiede la proprietà di non frantumarsi, all’impatto, in schegge taglienti che potrebbero
ferire gli occupanti del veicolo in caso di incidente. Il vetro di sicurezza è di due tipi: il vetro
stratificato o laminato (che viene usato quasi esclusivamente per il parabrezza) e il vetro temprato (o “bodyglass”) che viene usato prevalentemente per i vetri laterali e posteriori. Il vetro
stratificato viene fabbricato saldando insieme ad alta temperatura e sotto pressione due lastre
piegate di vetro della stessa dimensione con l’interposizione di uno strato di plastica. Il vetro
temprato viene fabbricato riscaldando e piegando una lastra di vetro già sagomata che viene
poi raffreddata rapidamente in modo da comprimerne la superficie. Il vetro stratificato è più
caro di quello temprato” [94/359/CE, Decisione della Commissione, del 21 dicembre 1993,
che dichiara la compatibilità con il mercato comune di una concentrazione (Caso n. IV/M.358 Pilkington-Techint/SIV) Regolamento (CEE) n. 4064/89 del Consiglio, in “Gazzetta ufficiale
CE”, n. L 158, 25 giugno 1994, pp. 24-40].
264
Verbali di accordo, 21 genn., 14 nov. e 20 dic. 1977, in ARSASG, fald. Mensa.
una città industriale e il suo movimento operaio
283
Meno idilliaco è il clima nel quale matura il cruciale passaggio di proprietà della Snos. Nel 1970 la Fiat decide di espandere la sua sezione ferroviaria (che risale come nucleo originario al 1917, ossia all’assorbimento delle officine Diatto, con progressive espansioni), per acquisire la
piena leadership nazionale nel settore. Rileva così l’intero pacchetto azionario della Società ferroviaria Savigliano.265.
I primi approcci del grande gruppo alla realtà “di provincia” non
sono rassicuranti. Appena arrivata, la Fiat sfratta le Acciaierie S. Michele,
da sei anni in amministrazione controllata. È la loro fine.266. Poi sembra
che lo stabilimento di Savigliano debba anch’esso convertirsi alla produzione automobilistica, disperdendo un secolare patrimonio di professionalità.267. Per fortuna le decisioni prendono un altro verso e su Savigliano
vengono concentrate tutte le lavorazioni ferroviarie (1976): gli occupati
salgono da 650 a 1.100 (1.290 compresi gli impiegati della sede centrale).268. Iniziano i primi studi sul treno ad assetto variabile, l’Etr 401 o
Pendolino di prima generazione, un’intuizione che nei decenni successivi sarà larga di successi.
Dal 1° gennaio 1977 i lavoratori di largo Moreno sono a tutti gli effetti dipendenti Fiat e si aspettano quindi che, a differenza della vertenza
del ’74 con cui avevano solo acceduto agli istituti in vigore nel gruppo
(comitato ambiente, borse per operai-studenti, premio annuo ecc.).269,
ora nella contrattazione integrativa venga loro riconosciuta una parità
economica. Così non è. Mentre gli operai torinesi riceveranno una quattordicesima che va dalle 300 alle 340 mila lire, a Savigliano essa sarà, in
virtù della scarsa anzianità Fiat della maestranza, di 220 mila.270. I saviglianesi (la Flm conta su più dell’80% di deleghe, un tasso di sindacalizzazione con cui finora la Fiat non ha avuto a che fare), si ribellano: iniziano gli scioperi articolati di un’ora per turno con blocco dei cancelli.
Dopo quattro giorni la direzione scende a patti: il calcolo della quattor265
Fiat: le fasi della crescita. Tempi e cifre dello sviluppo aziendale, a cura di Stefano Musso
e Lucia Nardi, Torino, Paravia, 1996, p. 50.
266
Sul lastrico i 42 operai delle Acciaierie S. Michele, in “La Voce”, 17 dic. 1970.
267
Cosa vuole fare la Fiat della Ferroviaria Savigliano?, ivi, ott. 1973.
268
FIAT FERROVIARIA, Assemblea ordinaria degli azionisti del 27 maggio 1977, in GIOVANNI
MORZENTI, Storia di una fabbrica di provincia, Università di Sassari, Memorie del Seminario di
Filosofia del diritto e di Storia delle dottrine politiche della Facoltà di Magistero, 1992, p. 115.
269
Cuneo: raggiunto un importante accordo alla Ferroviaria Savigliano, in “l’Unità”, 26 ott.
1971.
270
Ferroviaria in sciopero per il contratto interno Fiat, in “Gazzetta del popolo”, 14 luglio
1977; “L’azienda non vuole rispettare gli accordi già sottoscritti”, ivi, 15 luglio 1978; Alla Ferroviaria Savigliano scioperi articolati, in “l’Unità”, 15 luglio 1978.
284
livio berardo
dicesima viene riconsiderato e, al netto delle ritenute per sciopero, gli
importi nelle varie zone del Piemonte sono fatti coincidere.271.
Gli anni ’70, pur con qualche stretta congiunturale (in cui rientra la
citata cassa integrazione della Saint Gobain) rappresentano una fase di
piena occupazione.
Nel comparto dell’abbigliamento il laboratorio Trucco sotto la nuova
sigla Ci.Ti. esce dalla dimensione artigianale e supera i 100 addetti.272.
Sempre all’inizio del decennio apre i battenti una succursale della torinese Juvenilia, che raggiunge in breve i 250 addetti (inverso in questo senso il percorso del gruppo Trucco che nel capoluogo acquisisce il controllo della maglieria Alpina).273.
Per trent’anni i lavoratori della Ferroviaria hanno condiviso, sia pure
dalla loro peculiare appartenenza ad un settore distinto dal core business
del gruppo, la storia sindacale della Fiat.
Così nel 1979, quando corso Marconi licenziava 61 operai, accusandoli di terrorismo, contestualmente arrivavano a Savigliano 17 lettere di
addebiti per «.abbandono del posto di lavoro senza giustificato motivo.»,
provocando una immediata risposta (assemblea, sciopero).274. L’abbinamento suscitava profonda amarezza in una fabbrica, in cui ci si era mobilitati immediatamente alle prime notizie sul rapimento dell’on. Aldo
Moro e poi della sua uccisione. Per le strade cittadine si era svolta l’anno
dopo una marcia silenziosa in memoria di Guido Rossa e una nutrita
delegazione aveva partecipato al funerale genovese.275. Successivamente
nel salone aziendale si tenne un’assemblea-dibattito con il giudice
Luciano Violante, cui intervennero anche l’on. Manlio Vineis del Psi e
Giovanni Cerutti della Dc.276.
La vertenza dei 36 giorni nel 1980 non coinvolse solo direttamente
alcune centinaia di pendolari saviglianesi, impegnati nelle manifestazioni
e nel lungo, logorante presidio, ma toccò anche la Ferroviaria.
271
Accordo alla Savigliano, in “Gazzetta del popolo”, 19 luglio 1977.
ENRICO RIVOIRA, Studio del caso della “Trucco Tessile S.p.A.” ed analisi comparata di
bilancio, Tesi di laurea, Univ. di Torino, Fac. di Economia e commercio, a.a. 1988-89, pp. 3, 16.
273
EMANUELE MARCHETTI, Analisi di bilancio e delle aree funzionali della “Trucco Tessile
S.p.A.”, Tesi di laurea, Univ. di Torino, Fac. di Economia e commercio, a.a. 1992-93, p. 5.
274
Ferroviaria: “Respingere i licenziamenti alla Fiat”, in “Gazzetta del popolo”, 12 ott.
1979: Indietro non si torna, in “Sindacato di classe”, 26 ott. 1979; Sciopero. Assemblea alla
Ferroviaria per respingere la natura e il metodo dei licenziamenti Fiat, in “Il Saviglianese”, 25
ott. 1979.
275
Ci saranno 500 lavoratori del Cuneese a Genova per i funerali del sindacalista, in “La
Stampa”, 26 genn. 1979.
276
Dibattito sul terrorismo alla Ferroviaria Savigliano, ivi, 17 maggio 1979.
272
una città industriale e il suo movimento operaio
285
Benché non minacciati dai licenziamenti (la produzione di treni non
conosceva difficoltà di mercato, mentre pesanti effetti ebbe la crisi dell’auto sull’indotto e sulla Saint Gobain che collocò in cassa integrazione
tutti i 338 addetti), i metalmeccanici di Savigliano scesero in lotta a fianco dei compagni di gruppo fin da settembre.277, prima con scioperi di due
ore e mezzo ciascuno, quindi con una ulteriore articolazione di un’ora e
15 minuti per turno. In analogia con la lotta di Mirafiori per una settimana si bloccarono i cancelli.278.
Massiccia fu l’adesione agli scioperi regionali del 25 settembre e 10
ottobre.279. Quest’ultimo paralizzò l’intera provincia, investendo anche le
scuole.280.
Alla Fiat Ferroviaria si tenne un’assemblea aperta con Lucio Libertini,
Aldo Viglione, il sindaco Piergiorgio Pagano (il Consiglio comunale aveva
votato un ordine del giorno di sostegno), l’abate di Sant’Andrea Salvagno.
L’introduzione fu svolta da Bruno Gosmar del Consiglio di fabbrica:
La Ferroviaria non è certo Mirafiori... Qui da noi episodi di violenza e di
intimidazione non si sono mai verificati. Nonostante ciò, ultimamente, da parte
dell’azienda per bocca di alcuni capi, si cerca di dare un’immagine della vita di
fabbrica al limite della tolleranza. Se è vero, e noi crediamo che lo sia, che si è
creata una divisione fra operai e capi, bisogna allora ricercare le vere cause senza mistificare la realtà. E quindi bisogna partire dalle 17 denunce effettuate dall’azienda contro i lavoratori, dalle lettere in cui si preannunciavano provvedimenti disciplinari con motivazioni inesistenti («.abbandono del posto di lavoro
senza giustificato motivo.»), dal ricatto di non pagare le ore quando gli impianti
non funzionano per anomalie tecniche, per poi arrivare alla contestazione,
secondo cui lasciare un qualsiasi attrezzo nella tuta da lavoro, depositata nel
guardaroba, è occultamento di materiale e quindi «.furto.».281.
Con gli anni ’80 comincia ad emergere la maturità del settore tessileabbigliamento. Alla Trucco Tessile ciò diventa l’occasione per un confronto costruttivo fra azienda e sindacato, introducendo, prima ditta del277
Bloccati per un’ora e mezzo i cancelli della Ferroviaria, in “Gazzetta del popolo”, 18
sett. 1980.
278
Bloccati i cancelli della Fiat Ferroviaria, ivi, 4 ott. 1980; Scioperi della maestranza della
Ferroviaria, in “La Stampa”, 4 ott. 1980; Crisi Fiat: bloccati i cancelli della Ferroviaria e manifesto del Consiglio comunale, in “Gazzetta del popolo”, 9 ott. 1980; Assemblea aperta alla
Ferroviaria di Savigliano, in “La Stampa”, 10 ott. 1980.
279
Le tute blu della Fiat, in “Sindacato di classe”, 16 sett. 1980; Al lavoro, alla lotta!, ivi,
8 ott. 1980.
280
Fabbriche ferme, scuole deserte. La Granda paralizzata per 4 ore, in “Gazzetta del popolo”, 10 ott. 1980.
281
Indietro non si torna, in “Sindacato di classe”, 10 ott. 1980.
286
livio berardo
la provincia, sulla scia del contratto nazionale del 3 dicembre 1983,
l’orario a part time, gradito e utile alla manodopera femminile.282. Nel
giro di pochi anni oltre un terzo delle lavoratrici finisce per aderire
volontariamente a tale soluzione.283.
I sindacati dei tessili e dei metalmeccanici della nostra provincia,
diversamente da quanto accade nell’area metropolitana con la crisi delle
grandi fabbriche non conoscono nell’arco di tempo 1980-87 alcun crollo degli iscritti.284.
Le Confederazioni riescono a mantenere le cosiddette zone, derivate
dalla proiezione sul territorio dei Consigli di fabbrica nati dall’autunno
caldo. La composizione dei direttivi unitari di zona combina delegazioni
dei Cdf e rappresentanza delle tre organizzazioni, per la zona SaluzzoSavigliano-Fossano 40 toccano alla Cgil, altrettanti alla Cisl e 25 alla
Uil.285.
Il referendum sulla scala mobile rappresentò un momento di lacerazione e di indebolimento complessivo del sindacato. Nel cuneese, tanto
per Cgil quanto per la Cisl, le zone si ridussero a due con la fusione di
Alba-Bra con Saluzzo-Savigliano.
È in questo clima che si sviluppa ulteriormente l’offensiva padronale.
Dopo Mirafiori nel mirino di Cesare Romiti sono entrate tutte le “anomalie”, di solito presenti in aziende che hanno una origine non Fiat e che,
entrate nel gruppo, non si sono ancora adeguate al principio gerarchico
lì vigente. La vicenda più nota è quella dei gruppi omogenei dell’Alfa
Romeo, immediatamente smantellati allorché lo stabilimento milanese
nell’ambito delle privatizzazioni del governo Craxi viene ceduto a corso
Marconi (1986). Ma anche alla Ferroviaria non si scherza. Qui l’organico
è sceso fra l’84 e l’87 da 1.083 a 927 unità, con aumento della produzione grazie agli straordinari e ai contratti di formazione lavoro per 18 mesi.
Alle contestazioni del Consiglio di fabbrica, che rivendica anche la bonifica dei settori in cui si utilizza l’amianto, la direzione risponde con un
provvedimento esemplare.
Il 2 novembre 1987 il rappresentante sindacale Bruno Gosmar viene
accusato di «.insubordinazione a superiore.» e licenziato.286. Non è di
282
AATT, Verbale di accordo, 8 maggio 1984.
ENRICO RIVOIRA, Studio del caso della Trucco Tessile cit., p. 16.
284
4° Congresso regionale Fiom Cgil Piemonte, Relazione di C. Damiano, p. 31, in
ACDLM, Congressi.
285
CGIL, CISL E UIL, Premessa, 15 sett. 1980, in ACDLA, Alimentaristi. Fabbriche varie.
286
FIAT FERROVIARIA SAVIGLIANO, Lettere di contestazione, 5 e 16 nov. 1987, in ACDLSA,
Ferroviaria.
283
una città industriale e il suo movimento operaio
287
questo avviso il pretore di Savigliano che giudica inconsistenti le motivazioni dell’azienda. E soprattutto con Gosmar si schierano compatti i
compagni di lavoro: il 18 novembre dopo affollate assemblee viene proclamato uno sciopero di 4 ore cui aderisce il 90% degli operai.287. I lavoratori dimostreranno la loro fiducia a Bruno eleggendolo responsabile di
zona della Fiom, l’organizzazione che rappresenta circa il 70% dei lavoratori Fiat.288.
L’età della globalizzazione: il singolare rapporto Savigliano-Francia
Sul finire degli anni ’80 la Saint Gobain o Sekurit Italia (i due nomi
sono usati congiuntamente, ma con ordine diverso nel corso del tempo).289 ha raggiunto il tetto occupazionale (400 addetti). Ha quindi subito un ridimensionamento a causa del suo rapporto quasi esclusivo con la
Fiat e dell’ingresso sul mercato italiano del secondo produttore europeo,
la britannica Pilkington che d’intesa con la Techint Finanziaria rilevava
dall’Iri la Società Italiana Vetro Spa (Siv).290. La battaglia del sindacato.291
di quegli anni ottenne che a Savigliano venissero trasferite dalla Francia
produzioni destinate ad altre case automobilistiche europee, di rincalzo
alla Fiat (il trasporto su strada del vetro float grezzo oltre certe distanze è
sicuramente antieconomico, diverso è il caso del vetro stratificato).
Nel medesimo torno di tempo le Confederazioni, ritornate ad una
linea d’azione unitaria, affrontarono la lotta contro la pesante e inaccettabile riforma delle pensioni, varata, rompendo il metodo della concertazione, dal primo governo Berlusconi. Vi furono fermate spontanee nei
principali stabilimenti cittadini, poi il 14 ottobre 1994 una grande manifestazione a Savigliano (altre due si svolsero a Cuneo e ad Alba):
Sono stati circa tremila i manifestanti che venerdì hanno sfilato per le vie di
Savigliano, raggiungendo piazza Santarosa, dove alle 10.30 Titti Di Salvo della
287
La Fiat Ferroviaria licenzia un rappresentante sindacale. Immediata e forte la risposta dei
lavoratori, in “Il Saviglianese”, 26 nov. 1987.
288
La Fim può tradizionalmente contare su un 20% dei consensi, il resto va alla Uilm
(Elezioni sindacali, in ARSAAL, fascicoli vari).
289
CCIA, Milano, Ufficio registro delle imprese, n. 7192700156.
290
94/359/CE, cit.
291
Scioltasi la Fulc, le elezioni interne danno nel 1990 393 voti alla Cgil, 388 alla Cisl, 138
alla Uil; nel 1995 134 voti alla Cgil, 112 alla Cisl, 21 alla Uil (Elezioni sindacali, in ARSASG,
sub anno). Si tenga conto che nelle elezioni del ’90 il sistema elettorale era quello del panachage: consentiva cioè di esprimere tre preferenze, anche su candidati di liste diverse (Elezioni
sindacali, in ARSASG, sub anno).
288
livio berardo
Cgil ha tenuto un comizio. I manifestanti si sono dati appuntamento di fronte
alla maggiore fabbrica saviglianese ed una delle principali di tutta la provincia: la
Fiat Ferroviaria... La variopinta rassegna di cartelli e di bandiere, accompagnata
dagli slogan contro il governo, ha percorso le vie della città senza che nessun episodio di intemperanza o di contestazione ne facesse venire meno il significato...
L’atmosfera riportava agli scioperi degli anni ’60 e degli anni ’70, ma con una
connotazione differente: allora si trattava unicamente di protesta operaia, spesso
appoggiata dagli studenti, mentre oggi si sono visti insieme pensionati, operai,
impiegati, pubblici dipendenti, insegnanti, studenti.292.
Il nuovo millennio ha quasi d’emblé trascinato l’industria saviglianese
nel vortice della mondializzazione. Ciò ha comportato il tramonto del
settore dell’abbigliamento, spiazzato dalla concorrenza dei paesi emergenti, con la chiusura della Juvenilia e la trasformazione in azienda prevalentemente commerciale della Trucco. Soprattutto nel secondo caso il
ridimensionamento occupazionale è avvenuto in un primo tempo con la
riduzione del part time e il ricorso ai contratti di formazione-lavoro.293.
Nel 1996 il Direttore amministrativo Costantino Garella, le Rsa con
Angelo Vero per la Filta-Cisl, Giuseppina Mosca e Alfredo Giglio per la
Filtea-Cgil firmavano un accordo sull’adozione di un contratto di solidarietà.294: 24 lavoratrici a full-time accettavano di alternare per due anni la
loro presenza secondo periodi di due settimane, mentre il part time orizzontale diveniva verticale, in modo da eliminare le disfunzioni che comporta il cambio di persone nella stessa giornata.295.
Quindi, quando si profilò la necessità di provvedimenti più drastici.296, si passò alla gestione contrattata degli ammortizzatori sociali. Per
tutto il 2002 100 lavoratori venivano collocati in cassa integrazione
straordinaria, terminata la quale 57 rientravano in servizio, per gli altri
scattava la mobilità concordata.297.
Ma, se quella della Trucco è la storia di una imprenditoria locale, che
è riuscita pur con profonde modificazioni a mantenersi in vita e a conservare il suo legame con il territorio, ben più complesse appaiono situazione e prospettive delle fabbriche maggiori.
Qui si è assistito allo sviluppo di un inedito e complesso rapporto fra
Savigliano e la Francia non solo per la vetreria, dove esso era nato già
292
Chi ha scioperato, in “Corriere di Savigliano”, 19 ott. 1994.
ENRICO RIVOIRA, Studio del caso della Trucco Tessile cit., p. 64.
294
AATT, Verbale di accordo, 11 marzo 1996.
295
EMANUELE MARCHETTI, Analisi di bilancio cit., p. 121.
296
Alla Trucco crisi profonda, in “Il Saviglianese”, 18 ott. 2001.
297
AATT, Verbale di accordo, 13 febbr. e 2 dic. 2002.
293
una città industriale e il suo movimento operaio
289
qualche decennio fa, ma anche per le officine di piazzale Moreno, da 150
anni simbolo della vita industriale cittadina. Nel 2000 la Fiat, ormai alle
prese con una nuova fase drammatica della sua storia, nell’ambito delle
dismissioni dei settori non automobilistici, cede l’intera Sezione ferroviaria (imperniata sugli stabilimenti di Sesto San Giovanni, Colleferro e
Savigliano) alla francese Alstom. Si tratta di un colosso delle costruzioni
ferroviarie: ha prodotto per la Sncf (Société national des chemins de fer)
il Tgv e porta nel suo marchio il ricordo della fusione fra due produttori
di treni e materiali ferroviari, la Société ALSacienne de Construction
Mécanique e la Compagnie française THOMson Houston (1928, la correzione di Alsthom in Alstom è recente). Tutto ciò rientrava in una ambiziosa politica di espansione che nel caso della Fiat Ferroviaria mirava
all’acquisizione di una tecnologia unica in Europa, quella del pendolamento ottenuto grazie ai carrelli “tilting” in grado di assicurare un 30%
di velocità in più rispetto a quella consentita dal binario nei tratti in curva (anche se il prestigio dell’Etr 460 e dell’Etr 500 non deve far dimenticare i treni regionali o per metropolitana realizzati nei medesimi anni).
L’entrare a far parte di un gruppo con oltre 100 mila dipendenti, attivo
anche nel settore dei cantieri navali e nella costruzione di centrali elettriche (di qui una partecipazione azionaria dell’altro colosso dell’elettronucleare francese, l’Alcatel).298, ha posto al sindacato nuove sfide, a cui si è
risposto affiancando immediatamente al già esistente gruppo italiano di
lavoro dell’ex Fiat Ferroviaria il Cae, il Coordinamento Alstom Europa.
Di misurarsi con la complessità dei problemi di organizzazione del
lavoro, della sua distribuzione e della competitività degli stabilimenti (e
fra gli stabilimenti) localizzati in diversi paesi europei è toccato però
ancora una volta prima ai chimici. Nel 2003 infatti la Saint GobainSekurit Italia ha spostato e tolto da Savigliano la produzione dei lunotti,
riducendo le potenzialità dello stabilimento. Il sindacato non si è limitato a contrattare le conseguenti riduzioni di posti (quasi un centinaio),
ricorrendo agli ammortizzatori sociali, ma ha incalzato il management,
perché si conservasse all’azienda un ruolo vitale, operando, non appena
acquisite nuove commesse nel settore dei parabrezza, per un orario più
flessibile in quel reparto (sette giorni su sette ovvero orario di lavoro su
21 turni).299, mentre la saturazione (cioè il pieno sfruttamento delle capa298
LAURENT GODOT, Alstom. Histoire d’une faillite vue au travers de sa branche “production
d’énergie”, in “Le Monde diplomatique”, n. 29, ott. 2003, disponibile in http://amd.belfort.
free.fr/29alstom.htm.
299
Verbale di accordo, 12 febbr. 2003, in ARSASG.
290
livio berardo
cità produttive) del reparto estrusione era raggiunta con il sistema dei 18
turni ed incentivo economico.300. Notevole anche l’iniziativa di Cgil, Cisl
e Uil.301 per una riduzione dei costi energetici (di qui la proposta di
costruire un impianto di cogenerazione e i relativi passi presso l’Amministrazione comunale) e la richiesta di localizzare a Savigliano nuove produzioni (ad esempio quella del cosiddetto display glass, ossia di cristalli
per televisori al plasma e monitor). La primavera del 2004 ha riservato
però un’amara sorpresa: mentre le produzioni alternative non arrivavano, subiva un ridimensionamento la lavorazione dei “laterali”, con il
connesso esubero di 17 lavoratori interinali.302. Iniziava così una lotta difficile tesa ad ottenere il rispetto degli impegni assunti: accanto alle tradizionali ore di sciopero si ricorreva al volantinaggio sul mercato (9 marzo)
e agli automobilisti di passaggio sulla statale che congiunge Savigliano a
Saluzzo (17 marzo). Qui l’intervento di una pattuglia di carabinieri portava dal rallentamento ad un temporaneo blocco del traffico, conclusosi
peraltro senza conseguenze di qualsiasi tipo.
I problemi dell’Alstom, esplosi drammaticamente nell’estate del
2004, hanno invece origine da disavventure di strategia che hanno colpito il ramo “Power”. Fallita l’intesa con l’inglese Gec, titolare di un brevetto per la produzione di turbine a gas, l’Alstom nel 1999, per un miliardo e 400 milioni di euro assorbe Abb Power (dalla Gec, a saldo della
chiusura dei rapporti, ne sono arrivati solo 900).303. La tecnologia Abb si
rivela disastrosa: i ritardi di consegna passano sotto le forche caudine di
inesorabili penalità. Nel 2003 si accumulano quasi 5 miliardi di euro di
debiti. Il bilancio del gruppo chiude con una perdita di un miliardo e 380
milioni di euro (già 140 nel 2002).304. Divengono inevitabili un cambio
del presidente-direttore generale e un innalzamento del capitale sociale,
a cui partecipa lo Stato francese, in virtù delle forniture di Alstom tanto
a Edf (Electricité de France) quanto alla Sncf. Il settore Transport di per
300
Verbale di accordo, 15 maggio 2003, in ARSASG.
Le elezioni interne hanno dato nel 1999: 114 voti alla Cgil, 67 alla Cisl, 71 alla Uil; nel
2002: 94 voti alla Cgil, 76 alla Cisl, 73 alla Uil (Elezioni sindacali, in ARSASG, sub anno).
302
ELIO ISAIA, Cronaca aziendale: percorso obbligato, in “Cgil. Lavoratori S. Gobain”, marzo-apr. 2004, p. 2; La Saint Gobain lascia a casa 17 lavoratori interinali, in “La Fedeltà”, 25
febbr. 2004.
303
L. GODOT, Alstom. Histoire d’une faillite cit.
304
Cfr. “La Tribune”, 13 marzo, 29 apr., 6 e 30 giugno, 2, 28 e 27 luglio, 5, 6 e 7 ag. 2003;
“Le Monde”, 3 luglio, 5 e 6 ag. 2003; “Est Républicain”, 29 genn. e 3 luglio 2003;
http://www.finanzaonline.com/notizie/news.php?ID=67148.
301
una città industriale e il suo movimento operaio
291
sé non sarebbe in crisi, ma la carenza di capitali da investire nella progettazione e nel rinnovamento, assieme con previsioni pessimistiche sul
mercato cinese e americano, inducono l’azienda a presentare al Cae (30
marzo 2004) tre ipotesi di “razionalizzazione” della produzione dei carrelli, attualmente suddivisi fra i cinque stabilimenti di Le Creusot,
Neuhausen, Salzgitter, Valencia e Savigliano, che prevedono la riduzione
dei siti rispettivamente a tre, a due, al solo Le Creusot.305. Nelle settimane successive acquista credibilità la soluzione intermedia che privilegia
Francia e Germania. Per Savigliano tutto ciò è inaccettabile, non tanto
perché comporterebbe la perdita di qualche centinaio di posti su 1.234,
quanto perché, portando via la tecnologia specifica, quella del carrello
tilting che non trova corrispondenze negli altri siti (i carrelli prodotti a Le
Creusot sono soprattutto per tram) e riducendo le operazioni all’assemblaggio, creerebbe le condizioni per un progressivo inaridimento delle
prospettive future. I lavoratori, Savigliano, la provincia si sono mobilitati
per una lotta lunga e difficile che ha alternato momenti di sciopero con
manifestazioni (compresa una breve occupazione della stazione ferroviaria), assemblee (grandiosa quella aperta del 2 luglio).306 e incontri. Le porte della speranza si sono riaperte non tanto perché in seguito a incontri
ministeriali il piano di riorganizzazione sia mutato, bensì quando, a parte
la garanzia già strappata sul mantenimento delle attuali produzioni per un
biennio, dalla Cina sono giunte notizie della assegnazione di alcune decine di “Pendolini”.307. Tali treni sarebbero realizzabili solo nello stabilimento saviglianese. Siffatto risultato premierebbe un sindacato che, come
nel caso della Saint Gobain, ha saputo confrontarsi con i problemi posti
dalla globalizzazione non con vuoti slogan, bensì con proposte concrete,
basate su una conoscenza dei processi lavorativi e dei mercati.
305
Gruppo di lavoro riorganizzazione carrelli, in ARSAAL, 30 marzo 2004.
Governo e regione difendono l’Alstom, in “La Stampa”, ed. cuneese, 3 luglio 2004.
307
Pendolini per la Cina e l’Alstom vola in Borsa, ivi, 29 luglio 2004; Forti vantaggi per
Savigliano, ivi, 13 ott. 2004.
306
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