Un postaccio
E quindi immaginatevi Sasha tutta sola a casa in un caldissimo pomeriggio estivo ed ecco che suona il telefono.
Lei risponde e una donna dice: – Sono Anne.
– Chi? – chiede Sasha.
– Credo che tu lo sappia.
– E invece no –. Sasha non vuole fare l’antipatica. È
che davvero non lo sa. Cerca di pensare a eventuali Anne
di cui dovrebbe riconoscere la voce. È una persona con
cui aveva un appuntamento del quale si è dimenticata? È
la proprietaria della macchina fotografica che ha trovato
in un taxi il mese scorso e si è tenuta? È…
– Sono la moglie di Carson.
Sasha dice: – Oh! – E anche se continuasse da lí all’eternità a ripetere «oh!» ogni tre secondi, non riuscirebbe mai
piú a infondergli una tale stratificazione di significati e di
meraviglia.
– Pensavo che dovremmo vederci per un drink, – propone Anne. E per parafrasare il Dr Seuss, Sasha non sa
proprio cosa dire. Deve andare a bere qualcosa con lei? Sul
serio, cosa deve fare? Be’, che cosa fareste voi se la moglie
del vostro amante volesse vedervi?
Dopo la telefonata, Sasha si sente troppo agitata per rimanere in casa, perciò chiama la sua coinquilina, Monique,
al numero dell’ufficio.
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Monique sta uscendo proprio in quel momento, quindi
decidono che Sasha scenderà per la Broadway dalla 106ma
Strada e Monique risalirà la Broadway dalla 36ma, e quando si incontreranno berranno qualcosa nel locale piú vicino, qualunque esso sia.
Essendo in preda all’ansia, Sasha cammina piú in fretta di Monique e cosí finiscono con l’incontrarsi di fronte
a Taco Tico sulla 64ma, ma barano un pochino e vanno nel
pub irlandese che c’è accanto.
– Uau! – esclama Monique quando Sasha le racconta della telefonata di Anne. – Dev’essere stato super
umiliante per lei quando non hai riconosciuto il suo
nome.
Sasha aggrotta appena la fronte. Monique non dovrebbe
stare dalla sua parte? Inoltre, lei non ha affatto dimenticato il nome di Anne: è che Carson non l’ha mai usato.
Diceva sempre: «Mia moglie». «Devo andare, mia moglie mi aspetta». «Fammi chiamare mia moglie per dirle
che faccio tardi».
– E lei come faceva a sapere il tuo nome? – chiede
Monique.
– Immagino che Carson gliel’abbia detto quando le ha
parlato di me, – dice Sasha.
– E allora, quando la vedi?
– Mercoledí prossimo.
Monique sembra stupita. – Ma è lontanissimo!
– Anche secondo me, Ma lei era molto professionale,
sai, tipo donna d’affari, e si capiva che sfogliava l’agenda, dicendo: «Allora, vediamo quando posso inserirti», ed
evidentemente mercoledí prossimo era il primo momento
disponibile.
– Pensi che abbia intenzione di ucciderti? – chiede Monique, finendo l’ultimo sorso di birra.
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– No, perché ci vediamo nel bar all’angolo fra la 99ma e
Amsterdam Avenue, – dice Sasha. – Non è che mi intrappola in un sottopassaggio chissà dove.
– Non per cambiare argomento, – dice Monique, frugando nella borsa e tirando fuori un opuscolo, – ma domani verresti con me alla giornata di volontariato dei single? Rimettiamo a posto la casa di una famiglia bisognosa.
– Come, non vai piú a far la spesa nella serata per single
del tuo supermercato, il giovedí?
– Ci andavo, fino a giovedí scorso, – risponde Monique,
agitandosi parecchio, – quando mi sono fatta una lunga,
intensa chiacchierata con un tipo che stava in coda alla
cassa, e alla fine è venuto fuori che lavorava per l’associazione che difende i diritti dei gay ed era lí soltanto perché
aveva finito la salsa per l’insalata.
– Nelle serate per i single dovrebbero controllare gli
ingressi.
– Allora, ci vieni? – insiste Monique. – Cioè, a meno
che tu non sia piú single, adesso che Carson ha lasciato
sua moglie.
L’idea suona vagamente oltraggiosa e parecchio negativa, perciò Sasha risponde: – Vediamo.
Dopo l’incontro con Monique, Sasha prende la metro
per andare al club di Carson, dove lui si è trasferito da un
paio di settimane. A Sasha il club piace molto – la logora
maestosità degli ambienti comuni, la galanteria del personale, le stanze sobriamente maschili. Le andrebbe benissimo che lui restasse per sempre a vivere lí.
Per caso incontra Carson nell’atrio, dove sta recuperando la posta, e in ascensore gli racconta della telefonata.
Lui sembra stupefatto. – Anne ti ha chiamato?
– Sí, e mi ha chiesto di andare a bere qualcosa con lei.
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– Non credo che ci dovresti andare, – dice Carson.
– Quando beve diventa sgradevole.
L’ascensore si ferma e salgono altre persone, perciò Sasha
ha modo di digerire l’informazione in silenzio. Quando beve Anne diventa sgradevole. Può aggiungerlo agli altri due
dettagli, gli unici che Carson le abbia mai rivelato a proposito di Anne, e cioè che lavora nel consiglio di amministrazione di un ente non profit per la tutela dei senzatetto,
e che non pulisce mai il filtro dell’asciugatrice, cosa che fa
ammattire Carson. Sasha si chiede se la propria mancanza di curiosità nei confronti di Anne non tradisca una debolezza di carattere. Non dovrebbe esserne oscuramente
affascinata, divorata dalla gelosia, al punto da seguirli di
nascosto quando uscivano insieme?
Quando arrivano nella camera di Carson, lei chiede:
– In che senso diventa sgradevole quando beve?
Carson sta controllando la corrispondenza. – Si ripete
all’infinito. Ma si ripete all’infinito anche quando è sobria.
Un’altra informazione. Forse avrebbe dovuto cominciare
molto prima a fargli delle domande. – Secondo te perché
vuole vedermi? Ha intenzione di uccidermi?
– Ah ah, – fa Carson, lasciando cadere la posta sul tavolo. – Può darsi che ti faccia morire di noia, ma a parte
quello sarai perfettamente al sicuro.
Sasha è un po’ scioccata dal fatto che Carson trovi Anne
cosí noiosa. Ha sempre avuto l’impressione che a Carson
interessi praticamente tutto. Gli potresti raccontare una
storia che non ha proprio niente di straordinario, tipo che
un negoziante ti ha dato delle monete canadesi di resto,
e lui direbbe: «Veramente? E che negozio era?» (Le è capitato davvero, la settimana scorsa, e ha messo le monete
nel borsellino, e da allora continua a tirarle fuori per sbaglio quando deve pagare qualcosa, beccandosi un sacco di
improperi dai venditori di strada di mezza Manhattan).
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L’idea che Carson possa trovare noiosa una persona – una
persona che lo ama, per giunta! – è inquietante.
– E comunque, perché le hai detto il mio nome? – chiede Sasha.
– Me l’ha chiesto, – risponde Carson. – La sera in cui le
ho raccontato di noi. Mi ha detto: «Parlami di lei, voglio saperne di piú su questa persona che per te è cosí importante».
Sasha non dice niente. Carson ha parlato a sua moglie
due settimane fa. Ha raccontato a Sasha che non è stata
una cosa premeditata: stavano discutendo del loro matrimonio, Anne era cosí carina e affettuosa, e gli aveva detto
che poteva dirglielo se c’era qualcun’altra, lei avrebbe capito. Da quel momento, aveva aggiunto lui in modo piuttosto criptico, lei aveva in un certo senso «cambiato atteggiamento». Anche solo per una cosa del genere, Sasha
fa fatica a non scuotere la testa di fronte all’universale
stupidità degli uomini.
Sasha e Carson vanno a cena fuori, proprio come una
coppia sposata. Insomma, forse non proprio, ma perlomeno come una coppia legittima, senza piú preoccuparsi se
qualcuno li vede. Durante la cena lui si informa del libro
che Sasha sta scrivendo e Sasha si rende conto all’improvviso di essere noiosa. Dovrebbe parlare della Siria, invece,
o del riscaldamento globale?
È solo grazie a Carson che Sasha scrive. È stato lui a incoraggiarla quando l’editor di una casa editrice le ha chiesto di scrivere storie d’amore per adolescenti, è stato lui
a dirle: «Che importa se è per adolescenti, comunque ti
guadagni da vivere scrivendo», ed è stato lui a mandarle
due dozzine di rose color salmone durante il week-end in
cui ha dovuto leggersi due dozzine di romanzi d’amore per
adolescenti in modo da poter scrivere il successivo della
serie. (E alla fine c’è riuscita, anche se a volte ha l’impres-
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sione di non essere piú la stessa, dopo quell’esperienza). E
adesso Sasha, che prima era praticamente disoccupata, ha
addirittura fatto una specie di carriera, visto che ora le offrono contratti per quattro romanzi e riesce a stare tutto il
giorno in casa in pigiama, e quello che fa le piace proprio.
Inoltre Carson si è dimostrato imbattibile nel correggere i difetti e le incongruenze della trama. Solo Monique
è piú brava di lui, ma si arrabbia se Sasha non utilizza le
sue idee, mentre a Carson non importa. È capace di tirar
fuori una decina di possibili soluzioni e non prendersela
se lei le respinge tutte quante.
Allora Sasha gli racconta che i personaggi di questo romanzo vivono su un’isola, e lei deve fare in modo che tutti
perdano l’ultimo traghetto per tornare a casa, e continuano a discuterne fino alla fine della cena.
Poi tornano nella stanza di Carson e si preparano ad
andare a letto, si lavano i denti insieme (un’altra cosa
da coppia sposata!), Carson sputa nel lavandino e dice:
– Domani comincio a cercare una casa, e mi piacerebbe
che tu venissi con me.
– Devo andare con Monique a fare volontariato, – fa
Sasha, senza averlo previsto. – Gliel’ho promesso.
Sasha e Monique si presentano alla giornata di volontariato per single, insieme a una trentina di altre persone.
A dirigere i lavori c’è un tipo basso e irascibile con i capelli rossi, che si chiama Willie ed è pronto a prendersela
con chiunque alla minima provocazione. Sasha però capisce perché è cosí scorbutico: deve sorvegliare un branco
di volontari piú interessati a studiarsi a vicenda che a lavorare. Le spiace perfino un po’ per la famiglia bisognosa
che verrà a vivere qui, immaginando il livello bassissimo
degli interventi di restauro.
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