Antonio Lopez Alla scoperta della Salina di Margherita di Savoia 1 Il viaggio di Gocciolina Montagne di sale Un orizzonte di bacini, piccoli, grandi e splendenti come specchi al sole, dove il vento è padrone. Così ti appare la Salina di Margherita di Savoia, luogo di millenarie fatiche dell’uomo e ambiente costiero straordinario, dove da secoli si produce naturalmente il sale e trovano rifugio migliaia di uccelli acquatici, dai fenicotteri rosa ai cavalieri d’Italia, dagli aironi alle eleganti avocette con il becco all’insù. Questa è la Salina più nota, quella che si allunga per 20 chilometri parallela al mare, nel Tavoliere a sud del Gargano, sulla costa Veduta aerea della Salina di Margherita di Savoia. (ph. Mimmo Attademo / Claudio Grenzi Editore) piccolo. Mille volte più piccolo. Ma così piccolo, che per osservarlo da vicino, dobbiamo fare un grande sforzo di fantasia. E immaginare di seguire il viaggio di una goccia d’acqua marina, che chiameremo Gocciolina, dal fondo dell’Adriatico fin dentro la Salina, dove andrà a depositare il prodotto prezioso che porta nel grembo: il sale. Ed è questa la scoperta che vi invitiamo a fare, per scoprire un microcosmo in un itinerario affascinante che spiegherà com’è fatta e come funziona dal di dentro la Salina di Margherita di Savoia. 3 fra i centri di Zapponeta e Margherita di Savoia, in provincia di Foggia. Piatta come un lago, copre una superficie di circa 4.000 ettari ed è la più grande salina marittima d’Italia. Poi c’è una Salina meno conosciuta. Fatta di un mondo d’acqua ricco e pulsante di vita e piccolo In fondo al mare Gocciolina è giovane e spensierata. Vaga curiosa nel Golfo di Manfredonia con miliardi di sorelline. Le correnti marine la spingono rapida. Ora è sui banchi di sabbia, dove sbuffano cannolicchi e vongole. Ora sbatte contro le pietre di un antico porto romano, quello di Vitruvio, nel mare di Torre Pietra. L’idrovora di Foce Aloisa. L’idrovora di Foce Carmosina. fagocitare in un giorno fino a 400 mila metri cubi d’acqua marina. In un battibaleno si sente sollevata, spinta in una condotta e poi scaraventata dentro una specie di laguna. Un lago piatto e salato, con argini di terra rivestiti di salicornia e altre piante grasse. Quanto sale c’è nel mare? Il modo più semplice per saperlo è quello di fare una campionatura, misurarne cioè una piccola parte. Così si è scoperto, per esempio, che in un metro cubo d’acqua prelevata dal Golfo di Manfredonia (dove c’è il mare che interessa la nostra Salina) a fronte di kg 962,345 di sola acqua ci sono sciolti oltre 36 chilogrammi di tipi diversi di sali. Queste le quantità e i nomi delle sostanze contenute: kg 29,424 di cloruro di sodio; kg 0,505 di cloruro di potassio; kg 3,219 di cloruro di magnesio; kg 0,556 di bromuro di sodio; kg 2,477 di solfato di magnesio; kg 1,357 di solfato di calcio; kg 0,114 carbonato di calcio e 0,003 d’ossido di ferro. 5 Ora s’imbatte in grossi polpi e svogliate boche, sugli scogli e i frangiflutti di Porto Canale. Sembra tutto tranquillo. Invece. Giunta all’altezza di Foce Aloisa si sente risucchiare da un vortice. Non capisce quello che le accade: ma sta attraversando la pancia dell’Idrovora più grande della Salina, che può I prati di salicornia di Foce Focecchia. Birdwatching al tramonto. La laguna dei fenicotteri salina è molto simile (va dai 3,5 ai circa 5 gradi baumè, unità di misura della densità salina), solo che è molto più popolata. Si tratta di un piccolo eden per spigole, orate, cefali, anguille e uccelli acquatici, se ne stimano ogni anno da 20 mila a 50 mila solo di svernanti. Beccaccino; Un gruppo di gobbi rugginosi; Cormorano. Fenicottero rosa. 7 Fa così l’ingresso nell’Alma Dannata, avamposto della zona umida più estesa dell’Italia Centromeridionale, la Salina di Margherita di Savoia appunto. È una “riserva naturale”, ma per Gocciolina ha lo stesso sapore del mare di prima: difatti la concentrazione 9 Stormo di avocette in volo. (Ph. Giovanni Fiorentino) Un osservatorio naturalistico protetto La Salina gode di diversi vincoli di salvaguardia. Il primo è quello di “Riserva naturale di popolamento animale” (D. M. del 10.10.1977), il secondo è quello di “Zona umida di valore internazionale” (D. M. del 30 maggio 1979), per effetto della Convenzione di Ramsar (Iran) del 2 febbraio 1971 sulle zone umide di interesse internazionale. Altri due, più recenti, sono quello di “Zona di protezione speciale” (Zps), per la Direttiva Europea 79/409/CEE, e di “Area Sic” (Sito di interesse Comunitario) per la Direttiva Habitat del 1992 (92/43/CEE). È inoltre un’area IBA, acronimo delle parole inglesi “Important Birds Areas”, perché identifica un luogo strategicamente importante per la conservazione degli uccelli. In alto: misurazione di un uovo di Cavaliere d’Italia. Ricercatori e forestali in osservazione a Foce Focecchia. Censimento a Foce Carmosina. In alto: Cavalieri d’Italia in atteggiamento nuziale. I due limicoli mentre si alimentano. 11 Garzetta in tenuta estiva. Germani reali; Cigni reali. E sono più di 100 le specie presenti: tra sedentari, migratori, nidificanti e quelli che vengono a passare l’inverno. Sono animali diversi e legati ai vari ambienti della Salina, che costituisce uno scalo di sopravvivenza, una sorta di grande supermercato naturale, sulle loro rotte migratorie. Così, per esempio, i pivieri e le beccacce di mare frequentano gli habitat marini; i cardellini, i cavalieri d’Italia e i fraticelli si riproducono nei prati secchi e sui salicorneti; i gabbiani e gli aironi pescano piccoli pesci nei corsi d’acqua dolce (canali Giardino e Carmosina); le anatre selvatiche, le volpoche, le avocette e i fenicotteri rosa trovano alimenti nelle vasche evaporanti. La storia e i monumenti La Salina è stata teatro d’importanti eventi storici, lo testimonia il ricchissimo numero di tracce che si sono conservate nei millenni. Alcune sono antichissime, come i numerosi insediamenti neolitici e dell’Età del bronzo individuati dagli archeologi nella cosiddetta Area delle saline, che abbraccia i comuni di Margherita di Savoia, Trinitapoli, Cerignola e Zapponeta: Altre sono più recenti come la Torre Pietra, bastione costiero che troneggia in riva al mare e fatto costruire nel 1563 da don Pedro Arafan de Ribera, duca d’Alcalà, dodicesimo viceré di Napoli, per difendere il litorale dalle scorrerie piratesche: edifici simili si ammirano anche a nord, prima di Manfredonia, con Torre Rivoli; e a sud, nel centro storico di Margherita, con Torre Saline e sulla sponda barlettana del fiume Ofanto, con Torre Ofanto, ormai un rudere. A documentare le numerose civiltà che si sono succedute sulle sponde della Salina, ci sono scoperte eccezionali, come l’Ipogeo dei bronzi in località Madonna di Loreto (Trinitapoli) con 400 scheletri e 2.000 corredi funerari (pugnali, frecce, spade di bronzo, gioielli di ambra, monili e statuette di avorio) del II millennio a.C.; le stele funerarie dei Dauni, civiltà del ferro che visse il suo periodo aureo tra il VII e V secolo a.C. (centinaia di pinnacoli sono conservati nel Museo nazionale, nel castello di Manfredonia) e i resti romani del Porto di Vitruvio, sulla spiaggetta di Torre Pietra, e della Villa di San Vito, sull’omonima sponda interna. Torre Pietra. 13 Monile in bronzo della “Civiltà degli ipogei”. Come funziona e come è fatta la Salina Idrovora Foce Aloisa ➔ ➔ Foce Focecchia ➔ Zona evaporante ➔ Torre Pietra ➔ ➔ ➔ Il funzionamento della Salina è semplice da capire. Si immette l’acqua marina in un ambiente piatto e adatto alla vaporazione, che abbia un fondo impermeabile (qui c’era il Lago Salpi una volta), tanto sole, scarsa piovosità e vento persistente, così il liquido può ridurre velocemente il suo volume e aumentare la concentrazione fino a depositare il cloruro di sodio. Per questo la Salina va distinta in due grandi ambienti: uno “evaporante”, esteso 3.322 ettari; l’altro “salante” di 530 ettari. Nel primo, una specie di laguna, l’acqua passa di “vasca” in “vasca”, seguendo il processo di addensamento e di riduzione del volume, fino a quando raggiunge il limite di saturazione, vale a dire i 25,7 gradi baumé. ➔ Nel secondo, più vicino al centro abitato di Margherita di Savoia, si ha la precipitazione del sale e la sua raccolta. C’è un rapporto di sette a uno circa, tra le due superfici. Servono sette metri quadrati di area evaporante per ogni metro quadrato di salante, ciò spiega la sua conformazione territoriale, simile più a una laguna che a un’industria estrattiva. Foce Carmosina ➔ Foce Orno Zona salante ➔ Porto Canale Margherita di Savoia ➔ ➔ 15 ➔ Il minivocabolario della Salina Arenile: caratteristica coltivazione su sabbia, in particolare d’ortaggi, presente nella fascia costiera delle saline. Bocchetta: chiusa di legno usata per regolare il movimento delle acque. Canale circondariale: corso d’acqua artificiale che costeggia il confine della Salina, serve per isolarla e scaricare a mare le acque piovane. Misurazione della densità salina. Le montagne di sale viste da Portocanale. Immagine storica della vecchia raccolta del sale con i motocarrelli. Lago Salpi: l’antico bacino palustre bonificato e trasformato nella Salina di Margherita di Savoia. Pluviometro: strumento per misurare la quantità di pioggia. Zona evaporante: estesa 3.322 ettari è composta da quattro grandi ambienti: l’Alma Dannata, il Salpi Nuovo, la Vasca Paradiso e Salpi Vecchio, le Vasche di conserva e servitrici. Simile a una laguna costituisce la stragrande superficie della Salina (i 7/8. Qui l’acqua del mare passa per evaporazione da una densità salina di 3,5 gradi baumé a quella di 25,7 gradi baumé. Riducendo di 40 volte il volume originario. Zona salante: estesa 530 ettari è costituita dai 40 bacini di raccolta del sale, che variano per dimensione da un minimo di 6,1 a un massimo di 23,3 ettari. Zona umida: è la Salina di Margherita di Savoia, 3.871 ettari, riconosciuta tale per Decreto ministeriale del 30 maggio 1979 per effetto della Convenzione di Ramsar (Iran) del 2 febbraio 1971 sulle Zone umide di interesse internazionale per la Prelievo di un campione di sale. sosta e la nidificazione degli uccelli acquatici. Promossa da Airone e dal Comune, il 21 giugno 2003, si è firmata la Carta delle zone umide italiane in occasione dell’Anno mondiale dell’acqua. 17 Densimetro: strumento che misura la densità salina delle acque, che viene misurata in gradi baumé. Idrovora: macchinario capace di aspirare da un luogo grandi quantità d’acqua. Si usa per pompare in Salina quella marina (Foce Aloisa) o per farle superare i dislivelli del terreno (Foce Carmosina, Imperatrice) durante il tragitto, che la porta a depositare il sale. Aie d’ammassamento: sono i depositi all’aperto (Porto Canale, Pettiglio), riconoscibili per le grandi piramidi di sale. Il mistero delle acque rosse Fenicotteri rosa. Avocette. Gocciolina lascia l’Alma Dannata ed entra nel Salpi Nuovo. Il Favonio, il vento caldo dell’estate, capace di far evaporare fino a 20 mm di acqua in un giorno, la spinge tra gruppi di fenicotteri e stormi di avocette. Nuota, è sollevata da nuove idrovore, attraversa nuove valli. Però comincia ad avvertire un senso di pesantezza, il caldo e la ventilazione le hanno sottratto molta acqua, che l’accompagnerà fino alla fine del viaggio. Aumenta la sua densità salina (a Foce Carmosina è di 10-11 gradi baumè), che all’Idrovora Imperatrice, dopo aver percorso i tre quarti del suo viaggio, raggiunge i 20 gradi baumè, ma si libera di inquinanti: l’ossido di ferro, il carbonato e il solfato di calcio. Però avverte un secondo importante cambiamento: appena raggiunge la densità di 15 Le sculture di sale Rappresentano l’ideale souvenir della Salina. Sono piccole come un pugno di sale: le pigne. Oppure più grandi e riproducono croci, ancore e addirittura velieri. Sono manufatti artigianali realizzati con passione. Per ottenerli si fabbricano degli scheletri di legno e si immergono nei bacini salanti, in pochi giorni, durante l’estate, si incrostano completamente di cristalli di sale. gradi baumé, il suo colore comincia a cambiare. Dall’azzurro color del mare comincia a diventare rosso. Un rosso che diventerà d’ora innanzi sempre più intenso. La ragione di ciò è dovuta alla presenza di microscopici animaletti monocellulari di colore rosso, la Dunaliella salina (protozoo presente nelle acque dell’Adriatico) che in queste concentrazioni diventano visibili. Sono loro, infatti, a far sembrare rosse le acque della Salina. E sono sempre loro a consentire la vita a un animaletto più evoluto, l’Artemia salina, un piccolo Velieri, ancore e croci di sale. Dunaliella salina. 19 crostaceo di circa 5 millimetri, di forma allungata e provvisto di due gruppi di zampette laterali, che a sua volta è il piatto base per le avocette. Le terme e le terapie naturali Si racconta che Annibale trovò giovamento dai fanghi e dalle acque rosse del Lago Salpi, quando ferito nella battaglia di Canne (216 a.C.) soggiornò a Salapia, capitale dei Dauni. Le acque madri, quelle rosse e concentrate che hanno partorito il sale, sono difatti particolarmente adatte a vari usi idroterapici. Il colore è dovuto alla presenza di un protozoo flagellato, la Dunaliella salina, fornito di pigmento rosso. Mentre la ricchezza di sali di magnesio, bromo, iodio e zolfo le rendono particolarmente efficaci nella prevenzione di numerose malattie ginecologiche, dermatologiche, dell’orecchio, delle vie respiratorie, dell’apparato osteoarticolare. Le acque madri rinforzano, inoltre, le difese immunitarie. Nello stabilimento Terme di Margherita di Savoia sono utilizzati a scopo terapeutico oltre alle acque madri anche i fanghi naturali del letto dei canali della salina, che sono assai efficaci nella cura dell’osteartrosi e dei reumatismi extrarticolari. E hanno, inoltre, la proprietà di ridurre il dolore e di migliorare la mobilità articolare. Info: Terme, tel. 0883.655402. L’argilla curativa della Salina. Il naturale parto del sale una casella salante, la tappa finale del suo viaggio. Siamo in piena estate e ci troviamo nel bel mezzo della “campagna salifera”, ossia il periodo che nel ciclo di vita annuale di una salina, inizia quando l’evaporazione ha il sopravvento sulle piogge Una pigna di sale. 21 Dopo l’Idrovora Imperatrice, Gocciolina passa nelle cosiddette vasche di conserva e servitrici (Regina, Cappella, Armellina, Reale, Impratrice e Salpi Vecchio), dove termina il suo processo d’evaporazione. Qui raggiunge i 25,7 gradi baumè, la soglia dopo la quale depositerà il sale. Si sente come una partoriente in attesa del lieto evento. Goffa e appesantita, ridotta a un decimo della sua grandezza originaria, ma con il grembo pieno di granellini bianchi, felice del momento che sta per vivere si lascia scivolare in Aia di ammassamento di Portocanale. e finisce con la raccolta del sale dai bacini. Ci pensa la ventilazione ad aiutare l’evaporazione, che ora diventa più difficile sia per l’aumento della densità salina, sia per la presenza della cappa di umidità estiva che ostacola il fenomeno evaporativo. Così si compie il destino di Gocciolina e, come lei, di miliardi di altre gocce sature di acqua marina. Diventano mamme una dopo l’altra. Pettiglio. Aia di ammassamento. La raccolta del sale negli anni ottanta con i motocarrelli. depositato sale, e la raccolta è prossima. Arrivano camion e ruspe che iniziano a realizzare nel bacino delle piste di sale, che chiamano “travoni”: strade di un metro di spessore, capaci di sostenere il peso dei mezzi di carico. La moderna raccolta del sale. 23 E lasciano cadere sul fondo del bacino i bianchi cristalli di sale, cubici e regolari. La Salina è ora una specie di gigante addormentato, che ha cessato di pulsare nel suo sistema circolatorio e si abbandona al meritato riposo. E’ solo calma apparente. Dopo qualche giorno la vasca viene svuotata di acque madri. Il campo di sale si lascia asciugare, il suo biancore è accecante. Qui per tre anni consecutivi si è Inizia così la raccolta del cloruro di sodio, che verrà depositato negli impianti di ammassamento o direttamente nei capannoni industriali dove verrà lavato, insaccato o impacchettato per raggiungere le nostre tavole. E Gocciolina? Dopo il parto è diventata una goccia-madre è ricca di sali di magnesio, di bromo, iodio e zolfo ed è indispensabile nelle cure idroterapiche, nelle locali Terme. Ma questa è un’altra storia, e ne parleremo un’altra volta. La moderna raccolta del sale. (ph. Giovanni Lanotte) 25 L’industria del sale Quella di Margherita di Savoia, con 4.000 ettari circa di superficie, è la più grande salina marittima d’Italia e tra le più estese d’Europa. Costituisce, inoltre, con il suo sistema di produzione e raccolta pluriennale del sale, interamente meccanizzato, una delle industrie estrattive più all’avanguardia nel mondo. Per produrre dai 5 a 7 milioni di quintali di sale l’anno, ha mediamente bisogno di 30 milioni di metri cubi d’acqua marina, che preleva direttamente dal mare con una potente idrovora. Il sale prodotto viene raccolto, ammassato in depositi all’aperto o lavato e confezionato per essere venduto sul mercato nazionale ed europeo. Ha molteplici utilizzi. Si usa in cucina, grosso o fino, per rendere più saporiti i cibi e arricchire la nostra dieta. Si usa per integrare l’alimentazione di animali domestici (vacche, pecore, capre) e degli ungulati selvatici (stambecchi, caprioli, cervi, daini) nei parchi naturali. Sulle strade, quando ghiacciano, e soprattutto nell’industria, dalle conciarie a quelle chimiche. A Margherita di Savoia si confezionano astucci, sacchi e sacconi per 1.700.000 quintali di sale l’anno e lavorano 140 dipendenti. Gestisce la Salina l’Atisale Spa, il cui pacchetto societario è di proprietà della locale Salapia Sale Srl, che raccoglie soggetti che operano nel settore sale, termale, farmaceutico e turistico e vede la partecipazione del Comune di Margherita di Savoia. L’Atisale Spa, la cui sede centrale è a Roma (via Cristoforo Colombo 112, tel. 06.510703, www.atisale.com), produce e vende cloruro di sodio proveniente anche dalle saline di Volterra (Pisa), in Toscana, dove si estrae salgemma minerario per ebollizione, e di Sant’Antioco (Cagliari), in Sardegna, dove si produce sale marino. Impianti di lavorazione del sale. (ph. Giovanni Lanotte) La Terra del sale. Antonio Lopez nasce nel 1957 a Margherita di Savoia. Giornalista dal 1989 della redazione del mensile “Airone”, scrive inchieste e fotografa. Ha pubblicato una ventina di libri illustrati e guide sui parchi e la natura d’Italia. Ha realizzato una decina di documentari con il regista Francesco Barilli, per la Rai e altri enti. Ha ricevuto numerosi premi di giornalismo e fa parte del comitato scientifico dell’Accademia internazionale di Scienze Ambientali di Venezia. Testi e fotografie Antonio Lopez Realizzazione editoriale Claudio Grenzi Editore Disegni Giuseppe Santoro ISBN 88-8431-129-2 © 2004 Claudio Grenzi sas 27 Via Le Maestre, 71 · 71100 Foggia ISBN 88-8431-129-2 Osservazione degli uccelli. Vademecum I contatti e gli indirizzi utili per visitare le saline Atisale Spa Salina di Margherita di Savoia Corso Vittorio Emanuele, 90 La richiesta di visita va inoltrata via fax: 0883.654320 o via e-mail: [email protected] Per ulteriori informazioni tel. 0883.654005. Per le autorizzazioni alla visita della zona umida, rivolgersi al Corpo forestale dello Stato, km 244 strada statale n.159, tel. 0883.656278 Per le escursioni rivolgersi alla locale Associazione fenicottero-salinis, tel. 338.4710034, e-mail: [email protected] Terme di Margherita di Savoia Piazza Libertà, 1 Tel. 0883.655402, fax 0883.655107 www.termemargherita.it, e-mail: [email protected] Atisale SpA Sede centrale Via Cristoforo Colombo, 112 00147 Roma Tel. 06.510703 Fax 06.51070390 www.atisale.com