Su Dedalo artista Ateniese venuto in Sicilia Dedalo interessa le arti siciliane, a cui die’ vita e movimento, recandosi nell’isola nostra, e quindi di lui ragioneremo, dopo diligenti ricerche, spogliandolo del prestigio della favola, onde lo cinse l’antichità, per ridurlo a personaggio istorico, qual si fu. A lui devono tanto le arti meccaniche e liberali, e la Sicilia in particolare per averle qui spinte innanzi, e lasciatavi fiorentissima scuola, che poi fu ridotta a perfezione dopo parecchi secoli dalle greche colonie sovraggiuntevi. Di Dedalo molti hanno scritto. Il Tiraboschi riguardollo come un essere favoloso dimenticando che in Sicilia esistevano al tempo di Diodoro le sue opere di architettura e di scultura altronde contestate da Platone, Aristotile, Luciano, Callistrato, Pausania e rammentate da Plinio e in fine da Giunio88 e da Lessing89 ne’ loro cataloghi degli antichi artisti. L’abbate [Nicolas] Gedoyn ne scrisse un’erudita dissertazione, inserita nel tomo XIII dell’Accademia francese d’iscrizioni e belle lettere, della quale ci siamo in parte giovati, in parte di quello del nostro amico Ambrogio Baldi [!] Genovese che provò la realtà di lui e delle opere attribuitegli (1)90. Tutti gli scrittori han sostenuto che vi furono più Dedali; anzi il suo nome divenne titolo di onore di alcuni artisti, posteriori al più antico, che se l’appropriarono, e fra questi oltre il primo di cui ragioniamo ch’era nativo di Atene, un secondi [!] di Sicione nell’Acaja, figlio ed allievo di Patroclo che visse pochi anni appresso e un altro di Bitinia, noto per una statua di Giove Strazio, cioè dio degli eserciti. Gli Ateniesi li confusero insieme o per ignoranza, o per vanità di cumulare i pregi di tutti in uno solo ch’era lor concittadino e l’adornarono inoltre di mitiche fantasie, facendone oggetto di meraviglia, particolarmente per la supposta invenzione delle ali congiunte colla cera colle quali spacciarono di esser fuggito col figlio Icaro dalla prigione di Minosse. Difatti scorgesi quel dipinto dell’antico Ercolano nell’atto di volare riguardando il figlio che rotta un’ala ha precipitato sul lido e in due altri monumenti pubblicati Winckelmann91 secondo gli attributi datigli dalla favola. _________________________________ François Du Jon, De pictura veterum libri tres, Amstelaedami, apud Johannem Blaeu, 1637, p. 299. Gotthold Ephraim Lessing, Laocoonte. Prima versione integra, con introduzione e note a cura di Emma Sola, Firenze, G.C. Sansoni, [1925], p. 272-273. 90 A c. 95r nota in calce: “(1) Balbi, Opuscoli, Palermo, Tipogr. del Gior. sett. 1833. <Ambrogio Balbi, “Di Dedalo e della realtà di tutte le opere a lui attribuite. Dissertazione …” in Giornale di scienze lettere ed arti per la Sicilia, v. XLI, a. XI (gen.-mar. 1833), p. 61-91>. 91 Il Gallo rielabora la nota della traduzione italiana dell’opera di Johann Joachim Winckelmann, Storia delle arti del disegno presso gli antichi, Milano, nell’Imperial Monistero di S. Ambrogio Maggiore, 1779, v. 2, p. 134, nota 2. 88 89 53