BnC"h BOLOGNA SOH.BELLI. 00 K. 00033 (1942l 12039 <Nalale Vi v I è una delicata poesia del nostro Pascoli dedicata alla «Notte di Natale Essa venne composta durante la guerra libica; è indirizzata ai combattenti ed è 1'ultimo componimento poetico del grande rOlTlagnolo. Motivo centrale della poesia è il contrasto fra tutto ciò che in Patria rende soave e santa la festività natalizia e la vita di sacrifici e di ansie che tanti cari fratelli conducono in mezzo al deserto, nelle tene sconfinate. Il Poeta immagina che la PatrIa. come un' anima sola dove sono fuse tutte le nostre anime, trasvoli i cieli e oltrepassi i mari per trascorrere la «Notte di Dio» coi figli lontani. . Sopra la terra le squille suonano zi mattutÙw. Passa una nuvola candida e sola. L'ltaÙa! N L'!tatla el?e vola! che passa {n alto con tutte t anime come una sola g'rand' anima! c E R E 66 >. '''"". ;v Dice: Là, lO trascorra la 1lotte dl' Dio! ... « lVoll lasàel'emo Con l'animo pieno di profonda riverenza frequentemente mi reco a visitare il Cardello, perchè il contatto diretto e quasi intimo con ciò che fu di Oriani, con le cose che ìo videro irrequieto e severo, giudice e padre, uomo e scrittore, trasporta il pensiero in un mondo diverso: si dimenticano le noiose vicissitudini quotidiane e l'animo vola lontano lontano per godere della spiritualità del momento. A volte sosto lungamente per osserVare e toccare ciò che appartenne al Grande o che parla di lui: giornali, fi'bri, rioi'ste. E' stalto in uno di questi momenti che mi è capitato sotto mano un opuscolo (troppo poco conosciuto) dal titolo: Non lascieremo l'Africa, la guerra riprenderà e ci !riprenderà ... Apro: è una lettera di A. Oriani a Luigi A [ti di Faenza e P9rta la data Jel 29 luglio 1896. Scorro velocemente l'occhio sulle righe: resto colpito e f'ileggo con maggiore at« ... Laggiù l'esercito a'Veva saputenzione: to morire: a Roma invece non si sa vivere, giacchè l'umiliazione è morte. Nullameno b:sogna resistere: questo ministero passerà, paisseranno i traffici industriali ... le inani rivalità verso Clt"ispi. Se questi cadde, ed era g,iusto, cadde perchè non osò in Africa quanto la stO!ria imponeva. Noi abbiamo dato all' Abissinia, con la nostra sconfìtta, runa coscienza di nazione. Albbiamo fìm1ato la pace ma pace non sarà. Non lalscieremo l'Africa, la guerra riprenderà e ci ;riprenderà: allora non vi saranno più Rudinì e vi sarà forse l' Italia. Che se nemmeno allora ci dovesse es13ere, se non potesse fìnalmente divenire attrice nella storia e persona in Europa, Garibaldi e Mazzini, Vittorio Emanuele e Cavour e tutti i nostri grandi del Risorgimento diventerebbero il più insolubile fra i !problemi di PSIcologia ... Auguriamoci di seppelli,re presto questi agonizzanti che non furon mai vin, questi ministri che non sanno di avere una patria al di Isopra e un paese al di sotto di se stessi, che non possono essere nè servi nè padroni, che producono le sventure e sono troppo piccoli per ispirare l'odio » . Mi fermo un attimo a meditare sullo spirito veramente pro- r/-~lrl'ca,' la /]'lleJ'1'UniJrendcrò c Cl l'IjJrC'llc!cn[) feNco dell'Oriani. Parole le sue, che ancor oggi sono viVe e palpitanti di quel caUo ardore patridttico di quando furono scritte, piene di quel luminoso, anche se dolorasa verismo, che fu dote peculiare del Grande. Come nel graVe periodO' della dissoluzione poliimperiale di Rama e dell' oscurantismo tico e morale del media evO', rimasero pochi ma grandi sp'iriti a tenere accesa ìa fiaccola della verità e della nostra romanz1tà nello studio del diritto, nella disciplina delle anni, nelle lettere, nelle arti, cosÌ, nel periodO' difficile della r:Jrmazione nazianale, AlfredO' Oriani fu il T irteo delle patl'ze coscienze, il Dopolavoristi romagnoli di Cardello 71 gigante che individuando la piccola mentalità e l'assoluta incapacità degli uomini, si sforzò da solo, con violente babtaglie di pensiero e di penna, a costruire il grandioso ed 'immortale edificio della Patria. Costituitasi a Nazione per volontà e sacrificio dei suoi figli migliori, l'Italia dell' ottocento camminava ancora col passo dei fanciuJli, timorosa di uscire dalla strada ristretta e ibarricata ai lati, sulla quale uomini alle cui menti idee liberaìi o razionalistiche o larve di fantasmi e di sogni facevano velo, l'avevano incammindfa, senza il fardello delle sue tradizioni storiche da conserVare e da arricchire. N el travaglio polt.t1ico della seconda metà dell'800, periodo di assestamento e di consolidamento, 1'Italia, già formata; ma non ancora poliNcamente matura nei quadri dirigenti, anche se esuberante di energie e di ria confronto sorse nel suo papalo, perdeva, con gli aHri stati, costan1temente terreno, Il fatto d'armi di Dogali, che Oriani esaltò in u~ suo memorabile libro e che come primo A di un coloro CUI determinato ne faccia ne che llltereSSii nllIllero ric1l1esta allil provvederà 1"Icevere più copie de «Il Trebbo» nostra il spedirle i\llIministraziuin assegno. Estratti pei Collaboratori Possiamo copertina, copie fornire formato 22 ai noslTi Collaborarori 25 di pago 4 L 50 - di pago 8 l. 100 - 50 75· ".100 " 4L. .. 4 L 100 - estratti con ~otto se~nati; x Jkl ai prezzi " 8l. 150 - ., 8 l. 200 - di pag 16 l. 150 " 16 UOO .. 16 l. 250 capitolo della nuoVa stoY'ia d'Italia definì un canto epico, anzichè suscitare il desiderio di una rivalsa e della vendetta impressionò e intimidì gli organi responsabili del tempo. Ma all' Africa l'Italia era chiamata, oltre che da un suo diritto di vita e da una necessità di sicurezza per il suo suolo e per il suo mare, anche da un' alta missione di civiltà e di educazione sociale. Essa non poteva infatti dimenticare che a questa missione la spinge dal lontano passato la Voce presente di Roma. FUtentò quindi Crispi l'impresa africana, ma anche questa, non opportunamente prepara/a nei mezzi e negli spiriti, ebbe esito sfavoreoo- 72 le. A d A dua, nonostante rifulgessero episodi del grande valore italiano, fummo sconfitti: si dovette conoludere la pace di A ddis A beba e riconoscere l' ind~lPendenza aS301uta e senza riserve dell'Impero etiopico. L'Italia doveva nuovamente ritirarsi da quelle terre che aspeiltavano la sua opera bene/ìca e risanatrice; gli uomini, che in Patria aveVano 80s·tenuto l'impresa ed aVevano in essa sperato, soffrivano per la nUOVa rinuncia. Ma non si spense in quelli .e sopratutto in Oriani, che fu l'apostolo della missione africana dell' Italia, la visione dell' Impero, Non lasci.eremo l'Africa: la guerra riprenderà e ci riprenderà ... Il grande spirito del solitario del Cardello sentiva come un'imperiosa necessità che la PatY'ia non poteva fermarsi; presagiva che 1'A frica era il terreno sul quale l'Italia avrebed attitudini be manifestato le sue capacità colonizzatrici; che non si poteva rinunciare a.[l'Africa senza voler consapevolmente 1inunciare alla vita. A nche in quell' ora tragica della sua storia, la patria aveva ancora uomini che credevano in lei e che ne predicevano la futura immancabile gloria. Doveva essere poi il nostro secolo, così tragicamente incominciato, a provarne la saldissima tempra, l cinquecentomila morti deUa guerra mondiale, la reciproca fiduda del popolo nel gover no e del governo nel popolo, ma sopratutto la nuoVa coscienza, nata e forgiata dal Fascismo nel clima di una rivoluzione, effettuata per la difesa del patrimonio ideale e tra.drzionale della razza, hanno fatto risuonare più aUo e più forte il canto del solitario cantore romagnolo. E in Africa si è nuovamente comibattuto e si è vinto traducendo in realtà ciò che il Vate ebibe ad affermare all' indomani di una dura sconfitta. Se le contingenze belliche ci hanno imposto oggi un nuoVo abbandono di quelle terre tre volte Ibagnate dal nostro sangue, le parole di Oriani restano più che mai vive nella mente degli italiani. Esse ci danno garanzia che nell' imper"J cl'Africa, noi - dopo il travaglio deìla guerra ritorneremo, anche perchè (( non v' è un solo italiano - come recentemente ha affermato il Duce - che non voglia rivioere la primavera del 1938 )1. P. Scalini La 110istra j'ivista sarà inviata to che in da no ai gloriosi combattenti romagnoli. Tutti gii uomini e gli enti di Ramngna sano inviti1ti a partare il 10'1'0' (;ontributa per l'inaltra de 'f- l,L la vace 'I1REù3J30 » ai soldati lantani che a.ttendano del1a prapria tena. C'osì non sarà la. l1ol2tra l"offerta di pO'chi redattari a un esigua numel"a di canterranei in gr.igiovel'de, ma significativa dana di UIIlpO'palo generasa e farte ali sua i erai che cambattona e vincanO' per la piÙ grande Italia. (Que:sta iniziativa l:i è slatc~ suggerita da un cambattente in Africa s.ettentr,ioll1ale che ci ha inviata la X'ilo.gra.fia allegarica qui sapra riprodatta, sgarbiata sul linaleum dUl'<1nte una sasta del cambattim enta). CaTO siamo a./cuni romagnoli e quC'sto anche riuista, che TREBBO ", « ta.nto amiamo. le modalità ad anticipate ancora e tanti Sig. more da che gent;'le Voi pensiero combattiamo La rata, pi di leUara e il fosse la t?na dal col del ddla cuore della grande V oi non mlIignoli di potete Romagna il deserto poesie dialettali nostri più sommessa Il ma di che cari, che su tutto ciò che artistica; cultura d'arte glio conoscere Avrei nostro tante compagno che che tanti hanno ed apprezzare ahre (un cose da compagno il lontano del da che forma mi anche da leoni!). significa per Trebbo del la delle nostro pregio di lo Roma- ricordi, no·i roqui Oooe di in Le uno di babbo, voce pallottole. Poi a voi e ci infor- paese, sia cultu- interessantbsimi perchè come (a proposito in mezzo la Romagna dirVi ciò dd portarci articoli adocam- e urla ,il cannone. al sibilare il grande così Ooce robusta la vita altri che infuria un poco terra di se>le. lettura sembrano si mischia mia si baHonlo ciò la e bonania: costituisce poi l'a- pe.r dei nostri ~en!e, batta'gliero il ghibli rivivere alla il profumo al solito, pubbliwte ci fa che dove pure a noi che Romagna comp'rendere ",chidta di mamma notiziario rale libico con quale ~ia.ia, in dono p.iena spirito come forse XXI d,i ringraziaT Vi per brava di pensieri, e dallo romagnoli. S novembre TQ!ssegna di tutto e d,i seniime1l10 na.K,ita mezzo dei cuore S. pen,iero nostra è una romagnali, i i Italia. senUre la Vostra in Africa per darlo T1C1gione come IL TREBBO /Jarola Romagna. Romagna qui nosina pa~ine un lembo ci inviasti di tutti A. il dooere mi porta E vemment.e se Trebbo, grand.e Trebbo tua T eTm. la rivista. a nome fra quelle palpito giunto conoscono d'operazioni del verso la più del mi sembra non e sento invia,re per grati alla cara di sag~io giorni, non so d.esor.ivere diretta dimostrate nostra veramente G ollini Direttore Ho .ricevuto in questti la rivista abbonilrci alla saluti. Cado Zona IIl. vicini e maga"; un numero che Geniere più ti sa.remmo P eraiò alcuni e des,ideriamo sentirei di abbonamento in vÙione Grazie in armi per farci di storia, sempre me- nostra. Il trebbo vi,,<>ilarsi molto è diventato atIentamente il da .. vicino ce lo in ogni A V Di, me ora della Signor ringraziamento quanto prend,iamo e a ruba Direttore, !' augurio attendono noi battaglia ragazzi come e ai Vosiri mio e d,ci Il T,ebbo ansiosi di in ogni Ronwgna) e ci istante di sosta. collahoratori giungano commlWtoni come una romagnoli desiderata è il che leiter •• di famiglia. Saluti romagnoli. VINCEREMO! Autiere Supercomando Gardelli Libia Posta 'C'ariss,imi ed eraici saldati T alli •• - AutodrappeUo Militare 11 di B,amagna, ricevo spesso valstre lettere (J carto·Ì'ine militari l!I1Vlatemi da tutti i franti e vi ringraz.i'a dell' anare che cancedete a me nel dire che sana da vai « atteso come la lettera della mamma o quella della fidanzata)} parale tue, fante A. Oicagnwni de]l]'llo P. M. 45) e mi senta felice di portare lantanissimi un PO" di 'buon 'Odare di hriciola di vita ramagnala. Parecchi di vai mi scrivano che vado (sano Fan·teriaOasale a Vo.i che siete terra natia, Ullt a ruha fr'a i l'O- mfLgmali, malti che desideranO' avenni quale compagno ne:]a prima linea, tantissimi (e ci sei anche tu bravo ed umile can·tadino che deHa r,ivista farse piÙ di tutta ti piaccianO' le poesie scritte nel tuo dialetto) chiedano le farmalità di a.bbanamenta. ,siccame anch'io sapete mi sana giàkavato vicina a 'voi, davanti al fuaca nemica, naseada nella giacca quasi a custadia delle bambe a manO', c'ari saldati di Ramagna, da agg'i consideratemi l'astrO' fratel1a, l'astrO' cammi1itone e - cantinuandoa sCl'ivermi - segmalatemi l'indirizza di altri combattenti romagnali che no~ mi conascana ancara (e quals~3Jsi altro l'ettare può fare ciò). IO' andrò da 101'0' per essere a quelli coÌnpagnO' .nei giarni dell' attesa, amica insepa;rabile nell' ora della lotta a tutti partamda il ricorda e il bacia della B.OnlfLgna nastra. V arrei essere stampata in migliai a di copie uni(;ameute per vai, erai di questa terra, ma alla povera amminùotraziane mfLncano i mezzi sufficenti per aumentare la tiratura. ValTei giwngere a vai come un significativa dano e, anzichè del madula vaglia per farvi pagine l'abbanamenta, varrei che fra. le mie pagine fùsse inserita un fagl~etta tasì pressapaca concepita: ti. Il camerata (o )' ente) ... mO'me cagnome indirizz'a ... donano « IL T'R,EBBO}) all'ero·ico combattente romagnoIo che per la più grande Italia vincerà ». Perchè aJlara un vastra amica, un calngiullto, i c·itnan affrono l'abbonatadini stessi, gli enti benemeriti menr.o a quei lSaldati di cui 10'1'0' stessi darannO' l'indirizzo appure (se ISpl'OVV~sti di indirizzi) da dest,inarsl 95