CANTI AVELLINESI POPOLARI ILLUSTRATI V.JL_ n' BOLOGNA TIPI FAVA E GARAGNANI 1874 J^é^x^, j^ SEP 6 Estratto dal Periodico — : Studi \%ttO Filologici, Storicie Bibliografici Il Propugnatore —. Voi. VII. jfiL'v-^v-Eie.TEijrzjL è Avellino Principato Chi di vago Istoria di di \ Dicembre della 1871 45 un notizie storiche Pionati bramasse Chi di \ nella 1872. statistiche, infoilo Avellino \ Censi31 Piazza Irpina, bel Questo di del Mezzanotte ] Tipografia | metti, volu- ( quattro opuscolo Comune Popolazione le Ricerche notizie l'accuratissimo 47 elettorale. consultare (1) può di Provincia collegio essa Serafino || Avellino N. Libertà della ad intitolato: pagine, generale mento intorno 1828-29). procacciarsi trentadue ad di Avellino Napoli, faccia avere nome al decennio anteriori pe'tempi dà e della capoluogo presente Ulteriore, fosse suW al dovuto lavoro , principalmente (i) Decennio, borbonici Bonaparte dalla caduta all'opera solerte chiamavano i liberali addimandavano e di Gioacchino di Re occupazione Gioacchino Murai; alla del di consiglier Napoli, militare, quinquennio Rivoluzione quel cioè i poi dicevano del comunale periodo Regni M.DGGC.XXI. di il che Giuseppe periodo i 4 _ avvocato - somministra Costantino D'Agostino, ogni notizia del Comune. Debbo popolazione alla benevolenza dell'egregioCommendatore Francesco che tanto giovacon l'opera studi linguistici sua gli Zambrini, di poter pubblicarequestiCLXXXVIII e dialettologici, canti popolari;de' quali CLI sono Canti propriamente detti (rispetti e XIV, o villote); XXIII, scherzi infantili; Ninne-Nanne. Li debbo tutti alla colta signorina e lissima, gentiClelia Soldi,la quale li ha raccolti e trascritti ed esemplare. Ho osato ringraziarcon somma diligenza desiderabile intorno la nela indirizzandole alcune non strofe,che trascrivo, perchè documento anzi solo e come pregevoli, della riconoscenzamia ed acciò dopo l'ostica lettura meglio si assapori la spontaneabellezza e non fucata dalle canzoni popolari. nel com(Prego ilprotodi far adoperare o parigèno o perla o diamante;insomma porle:nompariglia il carattere più microscopico possedutodalla tipografia). le stimi I. Come ne' vòrtici Glauchi precipita Crocesignàndosi Il marangone di Svelle, e da le rupi T ostriche perlegràvide; II. Come rimugina Le cieche viscere De' La man gioghialtissimi del minator che gemme Rinvergao III.0 fulgide aurìfero; quarzo il cénere come Che involve i rùderi Di Pompei scavano , Fiorellie' suoi,le nobili reliquie Cercando d'altri sècoli: 5 — — VI. Cosi de' villici Ne la memòria Fruga, svellendone Gr ingenuicanti in cui si piacqueil pòpolo Fiero del nostro Sànnio E notali Irpino. Prima che muòjano Appo l'instàbile V. l'arie Volgo, che ormai lor preferisce D'opere buffe e ^rie, VI. Ove pompeggiano Vezzi ed illècebri Di dotta mùsica, Ma le grazienatie, l'affetto, l'Impeto, E spesso '1 senso mancano. VII. l'opera Prosegui o Clelia; Leggiadra, Né La noncuranza ten distòlgano de' negghienti o Y improbo Sogghignodeglistolidi. Le donne sono uomini ed hanno magpiù atte di nojaltri gior raccogliere questiprodottidella fantasia agio per rabattano popolare.E sarebbe desiderabile che le tante che si arla ridicola nomea di letteratesse, per conseguire attendessero invece a quest'utile opera e modesta. La si limita all'ordinamento parte mia in questa pubblicazione alla rettificadell'Qrtografia ed all'agalfabetico, giunzione di alcuna delle quali(massidelle annotazioni; me di quelleche descrivono i giuochipueriliin cui si mi è stata somministrata adoperanoparecchie canzonette) la materia dalla raccoglitrice stessa. Mi è accaduto di ve- der e parecchiuùinini positivi praticideridere compassioDevolmeDte il tempo e la faticaspesi ìd lavori siffatti. Io non vogliorisponderloro che con alcune paroledi un medico lombardo, desunte dal curioso libretto intitolato: Peregrinazione \ nella Liguriae nel Piemonte \ o \ Lèttere Iscritte di là \ dal \ Dr D....Ì G..J \ al \ Dr N...A G....0 i;Codogno\ Dalla Tipografiadi Luigi Cairo \ 1830. bello studio quello di raccogliere Non sarebbe un « e tutti questidialetti?.... Tu dirai: É con guai classificare » i " vantaggio? Il vantaggiote lo esporrà chi conosce » e la storia,la posizione rapportidi un dialetto parlato le leggi,i costumi, ecc. di chi lo parla. » topografica, affrontò Altronde pochi anni sono, un naturalista non » fatica di raccogliere » coraggiosamentela pazientissima Diclassificaregli animali microscopici » e petrificati? mando io pure: e con al)" Se non guai vantaggio?..,. » che vistro, e glianimali ad occhio nudo impercettibili » sono fatti;ed i fattibene sero, ed i dialettiviventi, » ordinati,tu sai che possono un giorno o T altro es— * » utili.» sere osservazione. Nel Un'altra — fascicolo di degliAnnali Maggio e Giugno .MDCGCXXXVII Civili del parlòdel dialetto napoletano: Regno delle due Sicilie, — « » il chiarissimo letterato Raf- eruditissimo discorso con faele Liberatore vita di Dante Sarebbe ». — del Balbo, strano Così lo encomiava,annotando che fu che io consentissi con uno censore un la borbonico. censore nico, borbo- questidicesse cosa vera. La chiacchierata sudel Liberatore, ingemmata di qualchesgramperficialissima maticatura, direttamente forse non conosceva prova ch'egli nessuno degliscrittorionde ragiona strascicandosi sulla da lui abbreviato o parafrasato. del Galiani, Prova falsariga eh' eglinon era capace di avere una idea propriasullo argomento 0 che che tratta. Prova neppure a dovere finalmente il dialetto; difatti p. che e. non conosceva la parola interpreta 7 — — che pur troppovergognosamentericorrespesso vernacchio, neir di parecchie ne' titoli e persino napoletano opere; uso come fatto indicassesoltanto un se la bocca. Questa è l'accezioneodierna con del'vocabolo ; Idda voleva il suono ma all'epoca in cui della trombetta venti 'brani che di piùusuale scritta la Via- venne e significa significar^ pur scherno di rumore osceno tuttavia mente precisa- Barbariccia. Ho convalidano senti pre- sterà baquest'asserzione: dell'opuscolointitolato che rimandi all'epigrafe : Lo Vernacchio, Respostaa lo Dialetto Napoletano lando Par(1779). diceva il Liberatore de'canti popolari, * » : — « Quanto della poi alle poesieliriche, Napoli,quest'antica figlia di canti popolari, massime di quelli Grecia,non manca che s'intramezzavano le danze qualirisalgono al tempo degliSvevi e degliAngioini. Della maggior » soltanto i primiversi o le prime strofe, » parte si sanno alcuni sen cantano ancora. Né ci meravigli » che non se in un paese » se ne siano conservati in maggior numero in cui v'ha più immaginazioneche memoria; ove l'i» stinto poetico » portail volgomedesimo ad improvvisare ; si generale il popolo è il bisognodi cantare;ove » ove chiede impaziente B ognigiorno qual sia la nuova canSembra abbia » zone » che un napoletano impossibile voluto parlarede' canti popolari delle sue Provincie senza il popolo (ilcuoco, la batia, la fantesca, il interrogare gnare che glieneavrebbe saputo insecontadino,il bracciante) migliaiaed avendo solo presente la Grammatica del Galianit Ad ogni modo, chiunquedarà un'occhiata a tarsi potràaccerquestaed allealtremie pubblicazioni congeneri, che delle nostre canzoni avanza qualcosapiù che i primiversi soli;e che non potrebbonoesserne avanzate le sole prime strofe, perchènon erano composte di strofe.Né detta e credutae ripequestaé l'unica cosa erroneamente » — . con ed i 8 — — Nel Saggio| di \ Canti poesiepopolari. PopolariI raccolti |nel Contado | di Ancona ||Ancona \ Per Sartori Cherubini \ con quattro approvazione | 1858 (ventiche contiene diciottorispetti paginein 8."*piccolo) italianizzati e pabblicati e dieci stornelli, per nozze da Luigi dere Bianchi ed EugenioRumori, prete; ilsecondo non può chiutata intorno alle Avvertimento un un' » torna » zoni che abbiamo Tb » » alla Raccoltina: « — senza che sebben fatta da altri,pure osservazione, » » premesso a di ripetere; ed è, proposito ci che di tante Can- e quasi (e sono oltre a cinquecento ha pur una, che tutte trattano di amore) non ne ve accenni a cosa men pudicaed onesta.... Cosi a questi buoni e semplici campagnuoli.... mantenga sempre iddio della l'integrità fede e del costume coi pochi desie deri la pace del cuore ». i campagnuoli anconitaniavran » — Amen! ma probabilmente taciuto per debiti riguardi più spiattellatamente 5 ammettere che la osceni;non potendosi ragionevolmente poesìapopolareanconitana sola fra tutte le altre Italiani, manchi di canzoni più o men ciniche ; il che equivarrebbe d' indole e di costumi dial dire che gli anconitani son versi da tutti ì rimanenti Italiani, anzi da tutti gli altri uomini. Di allusioni crude, più o men velate,e che il volgoripeteingenuamentesenz' attaccarvi malizia perchè delle plebisarà sempre il linguaggio molto men doso riguaral Rumori sacerdote,i loro canti , , e , schivo della conversazione delle classi colte;^se troveranno anche nelle canzoni presenti. Ma ne come inoltre, cosi pure turpiloquio, di canzoni invereconde. Ne ho d'ogni provincia in buon in picciol di dato e forse sarebber da pubblicare numero Ne ho già lasciate e con le.debite precauzioni. esemplari nel saggiodi Canti popolaridelle pròcorrer parecchie vincie meridionali (Due voi. Torino, 1871-72). Il sopprimerle che dalla loro lettura sarebbe mutilare la figura i nostri concittadinisi dilettanodel 9 — può uno popolo.Ed formarsi del nostro terenziani: nihil humani agliuomini e — me a io appartengo aliemim puto ; nulla d'Italiano. soprattutto, del 1874. Pomiglianod'Arco, 28 Imbruni POPOLARI CANTI LXXXVIl. No' dormo, né riposoa Passo la notte 'ntera Sponta lo sole e vui penzanno; senza io slò suonno; lagrimanno; Poveri nocchi mmii, soffri'non Vanno a puonno! lo liettope'pigliare suonno, cchiù pevo Vanno pe'riposa' (1) anno! Si noti quel cchiù pevo (più peggio)locuzione (1) PevOy peggio. 11 gran Basile (ed essendomi stato sebbene sgrammaticata. energica, da persona poco praticadella di afflbbiargli quell'epiteto rimproverato dichiaro letteraturanapoletanesca, non attribuirglielo pel Teagene, anzi scrivendo: pel Pentamerone)adoperòquesta locuzione in Italiano, Che vita più peggior credo sia non Del pescator,eh* ogni ora Nel mobil fluttola E sol tanto Quel tanno.... rose quanno I Disaventure il mar mi lascia tentar tanto..,, quanto vita arrischia; riposoin fermp lido, Quanto più scosso Non sua sottolineato é da fieriventi l'acquacol un remo. cattivo italianizzamento del Vedi Le | Avventu. (allora.... quando) napoletanesco. di Già. Battista \ Basile il pi\ Favola Maritima | gro;-\academico stravagante\ di Creta. \ Con e privilegio \\[n Venetia,MDCXII \Appresso licenza Sebastiano de' superiori Combi {In 10 — — CXLIII. Vaticaliello (1)mmio, vaticaliello , Porta 'sto core 'nnant' 'o cavallo; ramio Portolo 'ntorniato a lo Come cappiello tovaglia. lo 'retòpuuto a la CXXXVHI Tutti l'hanno ditto che mrae ti lascio (2); 'Sto juorno no' lo pozzono vederle. Io a chillo voglioe a chillo mmi piglio, No' dodicesimo mme ne curo di centrentadue ca passo travagli. pagine)Atto I, Scena I. Nessuno gridila addosso al Basileper questo idiotismo.Ben altrine ha fatto di anzi peggiori: « Il Bembo, tenuto scrittore di purgatissima lingua, croce — » d'eleganza, segnatamentenelle notato per eccesso ^ Casa, Vita del Cardinal in di mi » ho curato » (Bembo. Leti. Voi. » per » terno; » dialettidiversi hanno » letterariae nazionale in » » vece lungostudio e Bembo) sono scrive col dialettoVeneziano che è curato , IL Lib. IH. al RamnusioJ. molti il contrastino, non Ma però è non Italia, può mai, ninno dialetto ma- suo meno che i vero a comporre perpetuamentecospirato mai mi propriode! Fiorentini eh' ei faccia, divezzarsiaffatto dal comeché lettere (Della sue lingua una da veruno, intesa«semparlata bene secondo V ingegnoe Y arte e pre da tutti, e scrittapiù o men il cuore benissimo il Foscolo. degliscrittori.» Cosi, piùch'altro, — , anche trainiere, cioè (1) Vaticaliellodiminutivo di vatecale (dicesi conduttor di traini)carrettiere, cavallante. Retopunto,impuntura. vaglia, Toed anche quelpannolino che scuigamano ripiegato le foresi portavano in capo e che in Valle Caudina addimandano magnosa. Il Mazzarella-Farao dice esser di antica camicia simile agli « spezie pure: la fa venire l' dalde' nostri Zoccolanti e Cappuccini e » » asciugatoi — — ebraico thub,tela di lino. Le del Mazzarella-Farao e sono ebraiche etimologie quelladi nome la monomania Vincenzo Padula. (2) Che ti lascio,di lasciarli.'Sto juorno di vedere muojono d'impazienza erano no* lo pozzono vedere; il giorno(in cui ti lascerò). La di chiesa. Jamo, andiamo. donna, Ma- H — — jaraoa messa a la Madonna Parimo tutti dui figli a 'na mamma! Quanno nce XCIX la sottana; Prevetariello(l),*jeita Come sai dormi' nce Quanno la sera mogliera? senza li vai corcare a Truovi lo lietto friddo li e Quanno lo liettoè frisco e È come a Tarbero sicco despieri. senza senza donna fronne. 11. Amore Mme sì' tornato! mmio, come (2); paripolecinoappagliaruto Si' fallo viecchio Forze nisciuna e non te si''nzoralo (3) : (4) donna t' ha voluto. XXXIV. Da che li sì' partuto n'haggio(5) riso; Vedo li panni tui e sempe chiagno; di prèvete), preticciuolo. pretàccolo, (1)Prevetariello (diminutivo solo a' sacerdoti la massima che abbiamo Questo canto applica : nel IV de' XXXIII Canti popolaridi Mercogliano Lo E r maro no' ommo (2) « Appaglìarato, » » » » dormentato, ammiserito po' stare senza no' po' sta'senza morticcio, dal l'onna, la ronna. avvilito per timore, freddoo da trovata simil malanno. mezzo ad- Metafora la paglia si addormentano. Ciucpresa da' cavalliche dopo mangiata a le case, appaceide,Canto XII, Stanza LXIII: Nche arrivajeno li matarazze Così il Galiani. sse » | 'Ncopp'a jettajeno. gliarute — Polecino stordito come appagliaruto: il pulcinoche s'accovaccia per dormire nella paglia. solo forse da inuxorato. E 'Nzorarse si dice (3) 'Nzorato,ammogliato', dell'uomo l'ammogliarsi anche della femmina : Italiano, non, come , gli animali a cui s' ammoglia (Dante), (4) Nisciuna, nessuna. Canto CXVII, n" è venuta, non (5) N'haggio, non ho. Similmente, è venuta. Chiagno,piango.De lo tujo paese. Vedi l'annotazione al Molti son canto CXIV. 12 — — le gente de lo lujopaese, Co' le lagrimea V uocchi l'addimmanno; Vedo No' so' nienti, mme Pure pe'ti mannare le faccio amici mme salutanno. CXXIV. So' staio a chelle partie mo' 'mmi torno Pe' remirare Luna 'sto viso moderno; de notte, e sole d'ognijuorno(I), Stella diana,para viso eterno. Addò' nei stati vui ne' è sempe juorno, Fiorisceprimaveradint''o vierno (2)I XLIX. Faccio l'amore Dice: ca (3)no' vole; anni. quinnici mmia mamma e nò' nei so' de forse meglio,sole (1) Sole d'ognijuorno altrove, Stella diana, stellamattutina; da dì. diana, aggettivo classici. i nt)stri Berni: (2)Pensiero frequente appo (CantoIII.Stanza LXVIU): y Dormir X mezzujorno. Orlando Innamoralo la vede in atto tanto adorno Che pensar non si può, non che si scriva: Parca che Terba le florisseintorno, E d'amor Adone Marino, a ragionasse quellariva. (CantoXIV, Stanza CCXLI): Non molto va, che al dilettosoparco Dorisbe bella a passeggiar ritorna; E rende d'aurei pomi il grembo carco, E d' intrecciatifior le trecce Io Di adorna. giuro* giuroper Y arco per lo strai, que'begliocchi dove amor soggiorna. Che io vidi ad infiorarl'orme amorose Non le so per qualvirtù,nascer rose. Nella Nov. V. della Giorn. X. del Decameron, v*è fioriscein mezzo al verno per forza d* incanto. — incomincia: Quanno sponta lo sole,sponta vascio, |3) Altrove, meglio:e mamma tua una primaverache Cf. col canto CIV che no' bole. 13 — L' essa che vole? vogliofa', mmi vole. schiatta e lo figlio amore La — mamma * CXXIX. Tengo Co' 'na no' mamma una Vorria la 'n 'auta ne e mamma pozzo stare; nce de ninnillo mmio mamma E juorno e notte la vorria XL. vasare (I). (2) E fussi accisi li curti li curii! e co' li lunghivogliofare! L'amore Si vidi vorria, quanto è lungo Peppinommio 'no Quanno cammina Quanno cammina Povera amante gigantepare. fa trema' le case: riposa! come ssoja, XLIV. Faccia de la merola volante, 'Sta maritata tojano' serve a niente. Mo' chi t'ha' miso 'sto viecchio de canto? (1)Non di so se possa marito: prender Che le verecondia con esprimersi nozze D'onesto no, maggiorel'impazienza affret.tar, segno è pur vivo ma lascivo. ben d'amor Basile,Teagene,li,43. (2)Confronta col medesimo col canto: Quanto musso bella, si Fussi accisi distico. fossero uccisi.Si narra di Giacomo , con T"**,che esule in Pisa,parlando dicendo: V accidettero. Gli de cirasa che termina terminasse toscani, un conto, rac- sero lo richiecomprendendo, uditori, del vocabolo;e lui,dopo essersi raccolto alquanto r significato lo trucidarono. Cosi parlavano o e scrivevano quasituttii napoletani, termini enfaticied ampollosi con o frammischiando parole vernacole, prima non del benefica del dell'opera marchese Basilio Puoti. 14 — Tutta la notte dorme E come a no' fa niente. e cchiù 'n auto pigliatello Che sia ^ galante ubbiriente. mme CI. Quanno nei siti a la chiesa sposare, 'No travo 'nnanti pezzatiancappare; E quanno l'acqua-santave pigliate, a *No serpe 'ramano pezzate ancappare; A chillo pizzo(1)addò' v' addenocchiate, 'Na fonta d'acquanei sorgire; pozza E chillo prèveteche v'ha da sposare, 'Ncopp'aTartare pozza riraanire; Quanno 'No nei siti a tavola muorzo Quanno nce 'ncanna ve siti la sera a mangiare pozza 'ntorzare(2); a corcare, Nò' vi pezzate sose' la matina; E chello poco 'e (3)dote che pigliate. No' vi pozza abbastà' de medicine; Tant' anni 'nfunno 'e liettopuozzistare, Quanta parolaassieme avimo ditto (1) Pizzo, angolo,posto.Addemcchiate , (4)! Fonta, ìngiaocchiate. fonte. (2)Vi si possa attraversare,fermare un boccone (muorzo) in gola in modo che rimaniate soffocato sose',alzare. ('ncanna); di de, cioè di, segnacaso del (3)^E, abbreviazione frequentissima in Poco *e di dote,poco genitivo dote,poca dote; 'Nfunno 'e lietto, fondo di letto (a letto). (4) Imprecazione potenteche però mi ricorda dello: » % » — « un I nostri vicinibergamaschi quandosentono , motto del Ban- alcuno che ma- il cacasangue, la febbre, ledicendo il compagno glidice: ti venga dire : lo non so dir tante il canchero e simili imprecazioni sogliono , cose, ma io vorrei che tu fussimorto. » — 13 — XVUI. Bella che vai r amore Dimmi a — E (( e — (I) viene da la Francia come ss'accomincia? Ss' accomincia co' suoni fenisce co' pene sse e e co* canti, tormenti ». — LXI. vogliolo vìrolo (2),mamma, Ghillo mmi nota la prima mogliera; Vogliolo bello mmio de mò' fa' 1'anno Io nò' lo Chillo mm' amava, voleva bene. e mme XXVII. (3) (4) hai,ninnilla mmia, che stai afflitta? Sempre ti vedo co' lo chianto a 1' nocchi? Che (1)Mi frammento dimostro in nota ad d'una canzone dimostrare ; si possa indurre aver un canto gessano, nel mio Canti popolaridelle provinciemeridionali, questo di saggio esser sembra sul Savonarola: giacchéin per rispetto teso quanto,ben in- siffatticasi dimostrare signiGca presumere. a la prima mogliera. Dice alla nota (2) Vìrolo, vedovo. Mmi le noterebbe semdi non voler isposare il vedovo perchéquégli pre mamma la primamoglie. 0 nominerebbe ma' da un De fa l'anno, d*un anno la, che mi corteggia (3) che mi ganzava anno. in questocanto mi sembra di aver dimostrato un* allusione Per e rimando d* Canti di Gessopalena. qualchefatto storico; in qua, anno o (4)Anche a Nisciuno comme vedi le annotazioni al Canto II che incomincia Amore si' tornalo. Schiavoni e mmio, Se per Ischiavonia debbba intendersi il paese degli abitata dagli per estensione V Ungheria, oppure la regione schiavi che sada negri,da' mori,dagliEtiopi) rebbe (cioèda'ghezzi, pero e per estensione tutto T imquanto dire la Mauritania e Y Etiopia di un semplice ottomano ; se si tratta insomma ratto o d' un ratto di abjuradel Cristianesimo, del Cicala: non sacome prei complicato quello determinare. 16 — — Quacche parolamàmmeta No' vò' che t'ha ditto, lo tuo parlico' consorte. E 'rfauta vota che ti trovo affritta Ti piglio pe' la mano e Si vuò veni' io ti nei porto Da chelle con mrae partide la te ne porto. Schiavonia; Là ti nei faccio 'no castielloforte, Nisciuno de li tui nei po'venire. XCVIII. Pe' l'aria,pe' l'aria 'no flschetto! Ghisso è ninnino mmio Nce vogliomanna' lo De bianche rose chi mo' ssi parte; 'no raraaglietto (I), Garofani scritti. e CXXXV. rinninella(2),che Tu Ferma pe' l'aria vuoli ti dico doje parole. pe' mente m^zzeito. o rammaglietto, (1) Ramaglietto^ pe/ mentre)^ (2) Rinninella rondinella. Pe' mente (letteralmente da divello.Il Padre mentre. Sceppo(forse e scippo,strappo, espcerpo) j Casilicchionella IV Novella dellaIIIDeca dellaIV partedel suo noiosissimo libro parladi persone occupatea continuamente i canuti ca« scippare pelli — di mezzo ai negri. »— da detto: Lettere usa ottava CXLV e : lettre e messi a quasi costantemente Stanza XXIX: r VUI Galle,ali.Lettrecella, letterina.Anche ilTasso Di viti d' edre e del VII. Due Difendea V cento branche edra s' abbarbichi e son al come salci chi ?ion e \ Di del VII: Non \ Senton agli olmi \E allaccia. Nella dolci come sa che se con cento braccia eh' altro i bronchi d' amor ai salci disunite,\ Lagrimando che l'ha divise? Ed stupenda del III.Nella Cffl del- sol V entrata Nella CCXXVI la- vite? man per capei d'oro incontro armata. spieiatoboschier Si lagnan de la % edera, volle nella CLXXVII istessi,i tronchi, i I Chi può dir rini, aggiunge.Similmente il Ma]^^\VAdone, Canto Vili. awsssi edra nodi \ L' Edra scuri e d'amor e rite; fe- sempre falci) Da così recise \ il Muscettola lasciòscritto: 18 - — CXIV. Sienti, commare, Steva a la nuda che mi sortivo (2)e mmi volea (1) sera, corcare. Chi potràmai credere che davvero un e di falsità. leggerezze di Erminia sulla chitarra? ed vetturino del Sempionecantasse l'episodio lodi d'ogni genere strofe « pienedi strane parecchie improvvisasse che le aringheche vi si trovano? » sulla Prussia e T ambra e » il Witte T Ariosto Tasso nostri de' il nelle capanne trovasse o pacchiani ferma afvoltati in dialetto? ed altrettali b ubbole. L'autore o 0 nell'originale in Italianon esservi punta o quasipunta poesiapopolare, appena ricchezza conservarsi in d' antica svanita un' qualche qualcheraro vestigio estrinsecarsiin rispetti sentimento fuggitivo ballata superstite, e qualche esser e stornelliche poco durano; l'Italia poesia troppo colta per aver dalle detta del resto accortamente (che distingue propriamente popolare d'ultim'ordine e dalleStorie e dalleCanzonette de' letterati Improvvisazioni che si vendon per un soldo nellevie e su'muricciuoli e dalla poesia letto). in diaÈ inutileproseguire nell'analisidi questa inezia.La strenna in cui era inseritavisse un altr'anno. Italia, \ Mit Mtràgen \ von j Ida F. W. Freiherrn v. Gaudi/, Gràfln Bahn-Hahn, Barthold,Franz | fred Gay e, C, Fr. v. Bum^hr, | H. W. Schulz. | Herausgegeben| von | AlReumont \ Zweiter Jahrgang.\ Mit einem \]Berlin, Titelkupfer. 1840. I Verlagvon Alexander Dnnrker. (In 16.** pìccolodi AlII-328 rame) L'articolointitolato Toskanische Volkslieder.\ pagg. oltre un \ von | Alfr. Beumont (pag.307-327) è infinitamente supeMitgetheilt riore alla dissertaziondel Witte. Ma il Reumont ci assicura che la poesia Italianaé meramente e» suppone gli stornelli esser lirica, popolare dotto proed i esclusivamente roba romanesco rispetti toscana, quanpuro tunque alcuni possano essere stati importati in altre provincie; del resto che poesia. E quindifa canti più grazia trova in quejsti e bel parlare, sul dialettosardo. Spropositi, una come lungadigressione ognun vede, anch' egli; ne spiffera e cosi accadrà sempre a chiunquesentenzia sopra fatti a' tedeschiche vomale e e soprattutto e sempre pochi esaminati; glionmettere il becco in molle nelle cose nostre. al Canto (1) SoHivo, sorti,accadde. Sera, iersera.Vedi la postilla ribocca di — — ex VI, che incomincia: (2) Steva Forma a la — « Sera e passai tu bella dormivi. nuda, stava ignuda,anche dicono avverbiale della qualei dialettimeridionali fanno a » — la bella nuda. uso viemmaggior 19 — Venne Non la mmia porta; » Le portemmie no' ss' aprano de notte, vuo' parlare Manco de juorno,se mme (1). » So' zitellucciae lo'nore » mme Tu, cavaliere, » No' » E (2)mra' importa; lo vuo' levare. lo levarrai pe' 'no castiello mme pe' 'na manco linguaaulica.Si noti nel torre verso de denari; seguente quella la mmia avrebbe dovuto dirsi a è forma vernacola; non — « — che la a Apri, nennella,ca porto denari!» « — 'no cavaliere — premettemai T , scriveva l'abate Galìani la 'porta mmia. aggettivo possessivo. — ci contenteremo - Sui « porla. Il dialetto pronomi» che avvertire, — i T" pronomi costruirsi sogliono suo, preponendicendo,per esempio,il mio uomo, il twj cadoglial sustantivo, debbono costruirsi impreteribilmente vallo, in Napoletano posponenDir lo mio ommo, lo tujo mio, lo cavallo tiijo. doli,e dire Vommo Un che sarebbe orrore! un una mostruosità, cavallo, napoletano sensubito tìsse dir mia avrebbe tal paura che griderebbe mamma, » mamma » » ì) » » « — che spesso da* Toscani mio^ tuo, mia! » — vo' parlare. (1)Altrove dicono : Vene de juorno chi mme vergine; Zita, spo(2)Zitella,zitelluccia,zitella-zita,fanciulla, sa; A Napoliabbiamo un vicolo delle Zito, sposo; li zite,glisposi. zite. Una bono delle novelle contenute nel libro intitolatoC. Carlo I Le \ Tradizioni popolari\ spiegatecon Gabinetto Letterario del segretario di un (ma veramente la storia T. Dalvo \ Nuo- stampato a Napolida questo lavoro Delcarretto ed il miglior polizia cui la buone disposizioni naturali, ma senza di che valor nulla terario letfar avesse vero impedito ministro di famigerato uomo, \\Milano non , della vita ha turpitudine s'intitolaappunto la zita. Lo *nore (letteralmente l'^oe duraturo) La di la Giulio Cesare tese Cornore) \ poema \ verginità. \ Vajasseide \ \ gomenti, j // pastor sebeto,\ A compiuta perfettione ridotta;\ Con gliaret alcune prose \ di Gian Alesio Abbattutis. \ Dedicata (sic) al potentissimoRe \ dei Venti, \\In Napoli\ Per Novello De Bonis. M. DC.LXVL I Con Licenza de' superiori.\ Ad Scultore alV Insegna di S. Marco ; Canto primo: sosio maddamma Berta De brocca E disse: — se « ch'é lateuenne, istanza benuto d'Adriano 20 — » Tanno la mmia » Quanno(l) vene — persona vedarrai, lo prèvetee raniello».— CXVl. Sera (2)passaie tu, bella,dormivi; Non ti potietti dà' la bona sera; la Tè menai pe'sott'ala porta, Sùsìtti,nenna mmia, e pigliatella. CXXXVI. Tu si l' hai nzorà , No' tanto bella; (3) pigliatella , bella che 'no Pigliatella nce hai paura (4); brunettella(5), poco Che sia dillicatade centura: E si l'hai fare 'na vonnella, nce filo,seta Sparagni (6); cosetura e » La tiempo,che lo zito faccia certa moglieraeh' é omino : e craie venite » Ch' a Lo » , Se la cammisa ne lo 'nore ashiarrite. » iero le gente, e se — corcaro Li zite (1) Tanno.... incomincia: No' dormo né il tema con fondo» comune (2) Sera , riposo a vui penzanno. la Cantilena di Ciullo d'Alcamo. de* vigesimolerzo Mercogliano,che incomincia Sera (3)*Nsorà\ mmio, come (4) Questo canto ha, in cosi assolutamente ed avverbialmente , ra, ierdassera. Confronta col di che Vedi T Annotazione al Canto LXXXVII quanno. XXXIH ad ierseequivale Canti popolari passajee tu, bella,dormivi. Vedi Annotazioni al Canto 11,che incomincia: Amore si* tornato. Non tanto brutta che a te dispiaccia, Né tanto bella che ad altripiaccia (Proverbio). (5) n bruno il bel toglie. (Proverbio). voglie dicono: f orse poli filo,robba e cosetura. A Na(6)Altrove, meglio, con maggiorproprietà per avventura ma con errore di prosodiaho Anzi , udito cantare accresce non le , nvece di cosetura^,manifattura. , 21 — E si Y hai fa' 'n'abbracciatella nce Come — , abbracciassi 'no de fiuri. mazzo xeni. 'Nzòrati (1),ninno mmio, 'nzoratiaguanno, L'anno Tu chi mmi vene io. marito mme le dai li confiettiaguanno, L'anno chi vene, ti donco li mmii. CXLVl. 'na lettera a l' Abate Vogliomanna' 'N'auta la (1)'Nzorati, mmio, » manno latinohoc anno. (2) Monzignore; a Vedi le Annotazioni al Canto II, che incomincia sf tornato. come io Gli — « Agnanno anche spagnuoli : Amore Quest'anno. È corruzione del dicono oganno. " — Cosi ilGaliani* Donco, dò. (2) L'Abate, di Montevergine. Monzignore, il Come può PietraCatella Ceva -Grimaldi M. ecc. XXI. e di Avellino. vescovo Lecce del marchese a Napoli' vedersi neW Itinerario da di (stampatoper la prima volta a Napolinel Opere di GiuseppeCeva- Grimaldi. Due ristampatonelle ilprimodi pagg. 521 oltreotto innumerate ; ilsecondo di 329 volumi in 8.**: tevergine dalla Stamperia oltrerocchio e ilfrontespizio. reale,1847),a MonNapoli, si conserva un' antica immagine, attribuitadalla tradizione a San Luca. Salvatadal furore degl* Iconoclasti si venerò , in Costantinopoli; Balduino quindi II,ultimo primain Antiochia poscia l atino imperador d'Oriente, , quando fuggidalla sua metropoline portòseco la sola testa che la sua ed erede Caterina di Valois donò al Santuario. Montano d* Apronipote il resto della figura, dicesi che ne venisse pagato con rezzo e dipinse bella selva fra Marigliano L'Abate di Montevergine é veuna e Somma. scovo diocesi comprendi^ Torelli Valle e la sua Marigliano OspedaletSammartino e Sangiacomo.Per riguardo futuro lo Terranova a qualche imitatore del Cinelli-Calvoliod al futuro compilatore di una Biblioteca Ir pina indicherò qui due opuscoli che riguardano badia e che essa , , , , , , , , , , mi , donati da vennero I. marzo) — Orazione \ in morte un | frate in una (recitata nel mia visitaal Seminario Cenobio \ del, i?."° P. D. Raimondo verginiano il Morales : dì 30 di | Abate generale 22 — — Che li ";astlca\sii prièvoti abati Tutta la notte PortoDO la a le flgliole (1)I appriesso sottana spampanata, E sott''a caoimisola de colore. LVl. Haggio saputo, ca Diana (2) tesse, E pe' sott'alo telaro l'acquapassa; Fosse lo dio De lo concedesse mme la tela e chi la piglia' mmi tesse. \\Napoli\ dalla Tipografia perpetuo\ di \ Montevergine paginein 16 grande,oltre ilritrattolitografico Virgilio I 1846 (Veniitrè ed ordinario del Autore Morales). aver n' è De Guglielmo Cesare: fra le altre cose, vi s'impara recitataun'altra orazione sul defunto l'eloquente e dotto Sig.FilippoCanonico Mais Qui dépuis Cenno Abignenteda aimait àlors Rome clesiastico ec- Sarno: vertus, ses ne \ fnullius) \ di Montevergi\\(Estratto dall' Encicbpediadell'Ecclesiastico\ toni, IV, pag. 771). II. — storico \ della Badia S^ \ 1851 \ strada Atri numero IlNapoliI Dalla TipografiaVirgilio N'è del pariautore il De Cesare. paginein ottavo piccolo). (Trentadue « Spampana(1)Sottana spampanata, cioè aperta,sbottonata: schiudere, aprire.Nel senso naturale è il distendere i pampani » re, le lor frondi nellafelicestagione : j» che fa la vile; e la rosa e 'l garofalo — » Tass. Né 'mpavone accossì maie » panaie. Ma » che fa de matino si trasferiscea dinotar apriril cuore. \A lo sole la coda spam- lo sfarzo del lusso,o F ilarità o Quindi dicesi di donna in parata, che si abbigli Nota Bene di ehi si vanagloriosamente " D'Ambra, monca ci sia di sebbene : « e n. frequentai, v. a. Spampaneiare, spampanare, la delle » spampanare. Pavoneggiare, Lussureggiare, Spiegare pompa » pomposamente ». — — « o vanti de' suoi talenti, nobihà,ecc. ricchezze, » — Nel — dovizie.Faune » sue » chella coda a l'uocchie mméje spampanejano ? Valent. tutte mme Fuorf.I. pareno; » — Ma Sottana quanno panata, spam- di lusso. esser dunque anche sottana sfoggiata, potrebb' è nome non propriototalmente (2)Quantunquepoco frequente, Ulteriore. nel Principato solito in- 23 — — CXVIII. Sera passaipe' 'no vico Vedielli la bella mmia d'oro, che (1); coseva Coseva cchiù da dinto,che da fore, Sulo la 'janca mano nce pareva. Io li dicietti: « Come nei sai sta' senza Essa mmi « Addio, colonna d'oro: « — disse: Ga quanno è « — de mene? » — Non n'è tierapoancora; tiempolascia fare a mene. » — LXIV. pallad'oro, giro,e torno; 'sii martini etemi. Pe' vui patisco Pe' vui no' mangio,no' bevo, né dormo, E pe' vui stavo (2) continuvo ne lo 'nfierno. Io so' 'na XXVIII. Che t'haggiofatto,che Gontrarii li pozzono mmi essere mini contro? li santi! Non t'haggio fattoquacche mierco Manco t' haggiolevalo (3}'nfronte, quaccheamante. (1) Sera, iersera.Coseva cuciva. (2) Stavo, sto. Continuvo,continuamente. Ed era vendetta frequente lo sfregiarsi fra'po(3)Mierco, sfregio. polani che cercavano amanti spregiati e degli ; ed aUo solitode' gelosi la bellezza cagionede' loro tormenti. Per lo più,nedi distruggere gli si facevano con una moneta di rame ultimitempi questi di cinque sfregi assottigliata grana (dimole maggioredel nostro cinquelire d'argento) che si nascondeva benissimo da un lato: arme insidiosa, e resa tagliente vittima ilferitore la chiuso nel pugno sicché potevacogliere veduta sprovdimostrazione di sciava Né affettolae senza selvaggia sospetto. questa che siffatte La donna dietro di sé odi profondi. poteva ostentare di ch'ella od era stata cicatricisul volto ne insuperbiva: era eran prova e che aveva incomposteed estreme. Ed bella, potuto destare passioni di donna sì ciò. Manco, nemmanco, ogni compiace neppure. ^ , , , 24 — — XXXXl. È ghiuto,è ghìuto,lo munno Le moniche maritare ssi vuoono è feouto! (1); dei (1)Gli amori monacali non potevanonon essere tema frequente canti popolari. E tutto il carattere e T andare d'un canto popolare ha il che Guicciardini ne' DeUi e reca dialogo voli verseggiato Luigi fattipiaceet : et cortigiani nel seguente gravi di diversi Principi,filosofi , Memorabile Vna et esempiodi bellissima Monaca conttnentia et innamoratasi degno d'imitatione. per auuentura graziosogiouane, spinta dall'amore, l'affrontòun ciera, con queste parole dicendo : buona , Noi siamo* par d'età, par di bellezza. Perchè non siamo noi pari d' aniore ? Gìouane. A me Però non piace questa eh' io fuggo il uesta nero , nera. et seguo il bianco. Monaca. Sotto la uesta Se fuggi il ììo carni nera bianche. segui le bianche ner membra. Giouane. Questo uelo ti fa sposa Et Christo si debbe non di Christo , prouocare. Monaca. Lascerò il uel lascerò , Et uergin nuda entrerò V altre cose nel tuo , letto. Giouane. Ancor che lasci il uelo, et l'altre cose. Per questo non sarà minor peccato. d'un bello, giorno, à io sc- — lo e lo torno a carrecare; piglio lo cammino. avanza paloraraella La CXXV. So' stato 'mminacciato pe' la pelle Pè' 'n Mme chi no' vale quatto calle omo (1): voglioammolare (2)'na cortella 'Na carrobina carrecata a palle. la , ^ LVlI. Haggio saputo ca' doje sore siti, E tutte doje a 'na cammera state; Tutte doje a 'no lietto dormiti, Ghillo tutto de lagrimeabbagnate. Io so' de fuoco;vui se mmi voliti, Mmi 'mmiezzo metto e chi nce paté paté. LXXI. Màmmeta ti voleva 'ntossecare Quanno sapivo(3),ca volivi a mene. antica. Il grano napolitano valeva dodici moneta (i) Calli,cavalli; cavalli; e rispondendo il grano a quattro centesimi circa il valore d' un cavallo può stimarsi un terzo di centesimo. Cavalli si usa anche generalmente Giacomo al a T****, Pisa, ispiccioli. emigrato rispondeva per chiedeva che V mendico e\emos\m : Non tengo cavalli. A che il mendico: gli , /' 'un un le chieggos' EU' quatlrino.No' abbia cavalli e carrozza; baie' quatto calle,è locuzione spalle ChiagneaCopinto'usino 'a mammarella; E le dicea raspannose la zella: ticomo' valimmo quatto calle» , — « Io e (2)Ammolare, arrotare, (3) Sapivo, seppe. alfilnre. me basta Vedi proverbiale. 6^a/aJc/one d'Antonio Vitale: Pe' la 'ramideia spennannose le a — . Lo 27 — Pigliati chesta,che fedele come a dare, ti vonno Chesta è cchiiiricca Ma — cchiù bella di e mene: tu no' la truovif mme civ. Quanno sponta lo sole,sponta vascio(l): Quanno cchiiiàvoza,cchiù jettasbrendore. Àccossi è nennella mmia quanno Quanno cchiù cresce, cchiù nasce: jettasbrendore. CL: si potesse, Vorria saghe''ncielo, Co' 'na scalcila(2)de treciento passi : s'alza.Sbrendore, sbrennore,splendore. (1) Vascio, lasso.Àvoza,alza, mi letrasticodella rammenta un Questo canto quadragesimollava v'è dodello Stigliani, Nuovo stanza del trigesimosecondo canto del Mondo in Pasantro: di Nicaona prigioniera detto,parlando Ciascun degVIndi e de' cristiani avea Slupordella beltà meravigliosa. città tutta parca Splenderquella Per la presenza di st nobil cosa. Nel Canto CXXIV, che incomincia: So' stato a chelle parti e mo' rami consimile : Addò' nei stati vui ne' é sempe juorno. torno, c'è un pensiero scaletta. vano Scalellat, (2) Metane,metà. Le scalate date al cielo,si tronelle tradizionipopolari E la torre di Babele ebraica d' ognipopolo. la e Gigantomachia esempliovvii. Fra le novellettepogreca, ne sono polari il Italianece n'é una che tratta in forma meno epicae grandiosa Tattenuamento medesimo tema ed è quindi chi studia importantissima per dei grandiconcetti epici e rimpiccolimento e comicizzamento progressivo , , antichi. Valenti scrittorine hanno fatto lor prò. Nella terza delle satire sue, dice l'Ariosto: Nel tempo, ch'era E che E non era inesperta eran nuovo la gente il mondo prima, le astuzie che son'ora; ancora, 28 — — ssi rompesse, Arrivasse a la melane 'Mbraccia a nennella ramia mostrar, vivea so popol,quale il cielo, un Parca toccasse Non ne la valle ima; più volte osservando Che Luna, or con ritrovasse. mrae alto monte, la cui cima pie'd'un A e corna, Girar del Cielo al la ineguale or piena, or senza, or scema. naturale; corso E credendo poter da la suprema e vederla giungervi, Parte del mondo si Come Chi accresca canestro con in sé si prema; come e chi e per la sacco con Montagna cominciar correr in su tuttia gara di tenerla. Ingordi Vedendo poi non esser giunti più , Vicini a , lei,cadeano in Bramando terra a van lassi. rimasi d' esser giù. Quei ch'alti li vedean da i poggibassi, Credendo la luna , che toccassero Dietrt)venian frettolosipassi. con è la ruota di fortuna, Questo monte Ne la cui cima il volgoignaropensa Ch' sia ogniquiete né ve , diversamente la Novella Il Doni racconta » s'era un tratto » » un » vedevano » » / Marmi almanco, le non , erano , et cosi tutti si posero spuntare fuori dell'acqua, più remi più gente che potevano , a ordine dire :.Come noUabbiamo perchèl'aggireremoa modo nostro, or etc. Et cosi chi più prestofu in orfacendolostare ora andare dine si messe alla regatta che tanto vuol dire quantoa gara chi più con il sole, noi et con ricchi siamo , , , , , tosto v'arriva. Et dato de remi in acqua, chi a mezza » ore » le se Dice che t — qualiessendo tutte in » » : il sole che ognimattina porto ragunate si deliberarono di pigliare , » ne forse mille navi di diversi corsari, et mille,l'eran novecentonovantanove » n' é alcuna. innanzi giorno,chi all'alba et chi a di notte, chi due chiaro,cosi cominciarono dirizzarla prora alla diritturadove pareva loro che egliuscissedell'acqua.Ben sapeteche alcune navi essendo inanzi,pareva a quelli a » che » glile erano adietro et mani sopra , che degliultimi, et ne pativano un coloro fussino quasiper metterbatticuore grande, et quanto più 29 — — CXV. mortelle, Santo Martino,frasca de Viato Io E a nce nce (1)nce chi stava trase, chi vogUo ascine; ne nome e d'abitare; ha casa trase nce trase. XCIV, 0 dio! quanto Chi sse e dura 'sta spartenza! la fide 'e fa' ? (2)'sta lontananza 'Sta spartenzala faccio chiagnenno, E pe' tutta la via lagrimespannoCXXXI. Tengo *no Nola, Cemmeiìle f'CimiUleJ ; dinto 'nammorato ''N auto lo tengo dinto Ghillo de Nola che more, Ga chillo de Gemmetile che amo more, • io. » piùsi credevan esservi appresso. Alla fine giunsero le primea tal luogoche conobbero che V era una stoltizia espressa et il sole,come si trovavano cosi lontani per pigliare quandoerano in » vedendo i Navili a diporto.Molli che per istracchirimasero adietro, » » andavano innanzi , » ritturadella spera sul levarsi, si » Et benché » che tornando adietro i » che la stati, » dere. Cosi » ne ve male capitasse a non disperavon n on alcuni, ci si poverimarinari in mal termine dicessero a v' esser ancor loro. pensava; et ancora queiche erano re- lo volevan creprima, al contento glistatidell'uomo. Eglicorre per giungere che sempre il discontento lo seguita Cf. col pri». et non s'accorge mo disticodel Canto XXXVI, che incomincia: Domane V alba mmi a cosa era come non son — vogliososire. (1) Viato a chi,Beato chi. Trase, entra. Si tratta d'uno sgombero amoroso. chi se la fida di \fare) (2) Chi sse la fide'e fà\ (lettteralmente: cui basta l'animo di fare. fida, Chiagnenno piangendo. chi si , 30 — ~ XXX. Chi te l'ha ditto, ca io Fatti lo gliaresca: « 9 » Senza i" ùeìY Arcadia, chiama che, molti scherzando — con casa boscherecce ciò pa- astuzie, - ed in Avellino si suol dire vuol dire pagliericcio : in Napoli , più propriamente di : una « saccone specie tasca di paglia la quale,ripiena di tela,lungae largaquanto il letto, o di di d el di formentosecche ma faggio, più comunemente quelle foglie Cosi il Carena. asserellidel letto sotto, la materassa sta sugli » ne A Napoli nella tarda stale senti gridare per le vie a squarcigola ; Saccone. — » pagliara,eh' è infino che alle pagliaredi passo in passo si andavano motteggiando, la Raccoglitrische case fummo arrivati come ma invece, m'insegna ce »; , » voglio? ti piglio. creduto diminutivo di nella prosa seconda il Sannazzaro, — mmi pagliaiiello (1),ca iello.L'avrei (1)Fagliar che ti non è Pagliericcio , — . , , , , Sbregliap' 'u Sono saccone! ì venditori ambulanti delle brattee secche come spighedel granturco, delle quali,e non già delle foglie, i sacconi. che 1 toscani hanno « non soglionsi empire dicono la parola Comune e generale foglia per dinotare le glume come è speciale i botanici del formentone. Invece la voce napoletana ; e si per schiettamente greca e si per V eufonia atteso il rumor r origine sua delle dice il Carena — , » , » » , , » che » sca fa di » — . cose , , aridi e sottilimeriterebbe di Cosi il D' Ambra ; ma veramente non essere so accettata in Crucome Y Accademia motivar la della Crusca potrebbe che nesdi questaparola, sun registrazione Vedi Vocabolario \ NapolitanoToscano classicoha finoraadoperata. bra (sic) I doìnestico \ di Arti e Mestieri \ del professore\ RaffaeleD'Amda di A In dell'Autore MDGCCLXXlIf. ottavo Napoli.\\ spese I \ - di XII-544 pagg. oltre una innumerata in fine che contiene che contengono otto anche innumerate in principio un mento, Avverti- un discorso ed il ritrattodell'Autore. 5ulla proemiale; e finalmente il frontespizio D' diverso: scano -Toil titoloè Ambra copertina \ Vocabolario \ Napolitano e NavigaI domeslico di Arti e Mestieri Agricoltura zione Traffico le dichiarazioni delle voci I con proprie traslate figuratee | de' motti adagi e proverbi\popolarie delle frasi comuni furbesche e riposte. \ Comprovateda testimonianze di autori opere e canzoni giche antiche \ E dove è tenuto conto delle ragionigrammaticali etimolodi ed note melodiche, biologiche e etnografia etologia\ con I 31 — — » — già è fatto, pagliariello e jamungenne (1)». Arroba li pannia màmmeta E mo' chi lo « xxxxvi. Faccio r Peppina, hanno 'ncatenato; co' donna amore Li ssuoi bellizzi mm' Si la vediti quanno va a la messa, Mmi pare 'na pupella(2)'nzuccarata. cxvii. Sera (3) passaipe' la Dietti 'na rosa a via nova la nennella , mmia; tani. napoli\ ed un indice de' vocaboli italiani con gliequivalenti I Opera novissima \dove sono raccolti cento cinquanta e più da' precesignificati \ la maggior parie ignoratio non registrati denti Chiurazzi 1873. è autor i.\\ \ L'opera preNapoli\ Tipografia gevole ed il buon vino non ed importante, avrebbe avuto bisognodi storiche mila — tanta frasca. Ma 441 mi si permetta un'osservazione. Il Vocabolario occupa paginadi due colonne di sessantacinque linee;cioè,senza tener in bianco,57,330 linee in tutto. Se i significati que dundeglispazii fossero davvero centocinquanta dovrebbero essercene tre e più mila circa per linea; e gliesempli ? e le annotazioni ? come mai avrebbe potuto conto , metterceli Fautore e dove? (i)Jamungenne^ andiamcene. bamboletta. Pupella'nzuccarata,figurina di zucchero. (2)Pupella, Sera Vedi V annotazione al Canto CXVI che incomincia : (3) « Sera passai si chiama quasi Via nova cosi e tu bella dormivi. » : meridionali. E difattison quasi sempre la strada consolare nelle provincie tutte le consolari di questosecolo : e posteriori alla dominazion francese. Gli spagnuoli non pensavano a fare strade ed i primiBorboni ne fecero solo fino alle villeregie^ ed a' luoghidi caccia. — , , — , , 32 — La torca — la mamma Chi te l'ha data *starosa, figlia mmia? « Mamma', 'Sta (1) Torca rosa nei fe' male non Tha mme é per lo ma fatto del ». se meminisse I Et,me à Paris, trouve d' Artois » l'homme » est \ De Senne, » qui De de Senne Libraire et humide Une ! ce una sua visitaalle dis-jeà prison? Qu* elte coin, cette espèce de « — dans Luxem- au , , racconta falsa) » — la partage. soupente encore couchés sur la terre et sur prie, ces animaux De longs poilscouvrent peuvent-ils peine ramper. hideuses qui sortent de dessous ces couvertures. Leur re- Quels soni, je » la » les téles » gard » et si noir ?» vous soupente? A est stupideet feroce.Ne mangent-ils que « eau chés? » » vingt ans — ». (2) Sse n' n — pain ce si dur de cette Restent-ils toujours cou- « — sont-ils ici? « — ?» Des » — t Soixante et dix Turcs. Depuis ans ». » n'accorge: « Addonare. Lat. Advertere, così ilproverbio : Scoppa nel suo Spicilegio, spiega addona, se -- » È » Anticyram navigat: è pazzo voce » de Ne boivent-ils que € — f — les nommez-vous antica.Lo » doute Depuisquand Quel dge ont-ils? » ». » — Comment « doute. Sans t — Oui € Sans « — bourbeuse ?» » — é conduisait, me | V Italie,\ en Monseigneur\ Comte Libraire Mais, quelleest basse , obscure di loro. Il verso erro)nellesue Lettres \ sur Royal. \ « — un dubbio che i Turchi mostrassero meno dì Roma bourg.| 1 788. (l'indicazione : galeregenovesi di Turco juràbil.Virg,\ Tome premier, \\A Rome; \ Et \ Chez Palais au , (se non — — nome efferatezzache noi mostravamo vèrso i Cristianiquella des Brosses presidente » penziero, data la vecina crudele. GÌ'Italianiayevan y sinonimo di crudele : 1785. (2); n' addona sse c( — « (1)de — , Così il Mormile in nota a' e non sse n' addona /o ». poveriello — versi: seguenti " Mentre Vanno Che lo E correnno 'stìduje,io cane Lupo ss' addonaje lo cuollo tenea strutto, rutto. e 'mparte'mparteera 'nchiajato (Vedi Le F favole\ de Fedro rimma cchiù de 'na saetta napoletana\ da della Società Filomatica \ Liberto d' Augusto \ Carlo Mormile ||A \ 1830. (LibroHI. \ Sportate'n ottava Napole| nella Tipografia Favola VII). 34 — — 111. Amore mmio, stai colèrico! come mangiatol'uva 'nzonica (l). Mm' è stato detto cà ti vuò fa' prèvite, Io pe' l'amore tuo mmi faccio mònica; Tu ti nei mitti nome Patre Colèrico, nei Io mi Sóre Verònica; metto nome Pare che Tha' Quanno nce Volimo fa cade' lo simo chillo monastèrio a parlatòrio. IX. Amore mmio, Quanta vote fatto notte e cuoUo, ha' fatto votare! mm' Diciste ca venivi È fa male lo mmi a miezzujorno, vieni quane (2). manco VII. Amore n^mio,lontano lontano, Chi te l'acconcia lo liettola sera? Chi te l'acconcia te l'acconcia male, in (1)Stai colerico,stai sdegnato, Cola Cuorvo contro a li Petrarchiste collera. Vedi Le Ailuccate de : Velardino, Mase che staìe colereco ? Sto MassUlo, curzo. Velardino, Co' chi? MassUlo. Co' uno che 'ntenne a la riverza. a chicchiovali e di sapore Specied'uva da tavola, bianca, ilche rarissime Questocanto é in versisdruccioli, leggermente agretta. volte accade nelle poesie popolari. (2) Quane, qua. Uva 'nzonica : 35 — Malatiello ti susi — (1)la matina. Si te r acconcio co' 'ste 'na rosa Come mmeje mane , te faccio susire. LVIII. te vuo' Raggio saputo ca Gliiovere e male partire: tiempopozza fare! A chelle parte addò' volitijire, Pozzono asseccà' puzze Puozzi desidera' lo nome La morte voce a la e fontane. mmio, puozzichiamare. LXXXitl 'Nammuratiello Quanno cammini (3), mmio, capilli-sciunni tu le LXXVn 'Mmiezzo a Li turchi sse lo mare la (2). graziespanni.... (4). è nata 'na scarola^ jocanoa primera: (1) Ti susi, V alzi di letto. Canti popolaridi Meroogliam (2)Vedi il settimo de* K\Xin 'junno.Ortensio quelloche incomincia : Capillo"junno mmio capillo ha Anonimo ci di Messer di sotto nome conservato queUtopia Landò, sto dello : biontoscano losco, « Guardatida lombardo calvo, napolitano viniziano guercioet marche» do, siciliano rosso, romagnuoloricciuto, » gianozoppo ». biondi. (3) Sciunni che de* XXI/// Canti popolaridi Mercogliano {ì)Vedi il XXVm Che se qualchemaincomincia Slamo come laccorto a cetrangole a uno ramo. d'andar notando mi biasimasse come di cosa inutilee superflua sponderei tante mìnime varianti d'uno stesso pensiero, e del medesimo canto, riGiacomo le dallo con a paroleusate stampatore press* poco Sarzina nel pubblicare i Discorsi Academici de" signorifncogniti, avuti in Venezia nell'Accademia dell'IllustrissimoSignorGiovati Fran, , — , , — chi se- pe'la dmttia,e chi pe' lo streppone, Viato (1)chi la vence 'sta figliola. Chessa de è figlia figliola, ootaro Che porta la vonnella a mille fiurì; 'Mmiezzo nei porta 'na stellalucente Che fa cade' Y amanti a dui a dui.' I. bello viso, Affacciatia la finestra, Faccia de 'no carofano 'ncarnato! Tu si' la stellade lo paraviso (2) , Lo stennardiellode lo vicinato; Quanno a la finestellav' affacciati La luna co' lo sole 'ntratteniti. cceso gnor e sito Loredano Gasparo Nobile Veneto. All' Jilustrissimo et Eccellenlissimo Thuillerio ambasciatore di Stato del Re Consigliere ordinario Venezia (In Venezia MDCXXXV. cademia. » » » " » Con licenza de' appresso la Serenissima Per Sù^ Cristianissimo Repubblicadi stampatore dell' A- il Sarzina e Privilegio) Egliscriveva : Superiori — « Non ho voluto di porre nella raccolta due discorsid' una medesima sfuggire ine la feconditàdi questi materia;acciò che tu vegga la grandezza gegniche in un soggetto stesso trovano forme nuove e conceUi diffe- remi. Una delle gran meraviglie di dio é il vestiretuttigliuomini con volto differente siano gì*istessinella materia che differìun : e benché perònella forma ». (1) Viaio,Beato. (2)Questo verso mi rimette in mente un' ottava di Baldassarre 0che ha tutta l'indole e l'andare lympiodegliAlessandri da Sassoferrato, d' un canto popolare : » scano Brama ~ veder la stellail marinaro Da fortuna e da tempesta: agitato Per rimirar la stellail pecoraro Da la capanna sua lieva la testa ; Il peregrin piglia riposocaro 37 -^ — XXV. 'ncopp'a(1) 'sto monte, Hai combatte' co' tuttili vienti; che Garofano, stai Hai combatte' co' a mme l' incontro, gradiche(2)possente. P6' 'na parolapigliasti 'no 'mpunto (3); Vedimo chi de nui primo ssi pente. Hai tene' le LIV. che Figliulo, te cricchi? che Votati 'o moccaturo (5)a Co' tuttivai dicenno te cricchi (4)? l'auta sacca: cà si' ricco , Tieni la malapasca che ti vatte. Lll. Figliolaco' 'sto male cereviello(6) Tu frii come a la tiella; l'uoglio Ti vai avandanno, ca si' peccerella , Ca corta te l'ha' fatta la vonnella. LXIII. Io non ti vogliocchiii fiissi'no santo, Mo' che mmi si' caduto dalla mente Vista la stellae lui conlento Cosi faccio mirando Contento resto e : resta ; il tuo bel viso visto ho il paradiso. (1)'Hcopp'a,sopra. radici. (2) Gradiche,radiche, (3)'Mpunto, puntiglio. (4) Che te cricchi che t*immaginid'essere. moccichino fazzoletto pezzuola da naso. (3)Moccaturo (6)Cerm^Wo,.cervello.Frii, friggi. Avandanno, Tiella,padella. la Camme vantando. È tiella! « frije poparuole \ la voce delle friggiverdi. La qualefig. è applicata » iricidi peperoni alle fanciulleche bru, , , — » ciano di maritarsi ». — Cosi il D'Ambrn. , 38 — Mme si' caduto Gheir tanto! da 'sto core mo' t'amai che ora — ne mme pento. CXLIX. Vorria diventa' 'nu sorecillo(1), Pe' fa' 'nu a la vonnella. pertusillo Tanno (2)vorria scava' co' 'sto mussilio, Vorria arrivare a l'uva muscatella. LIX. III!quanta vote mm' ha' fatto venire, . Sotto 'sta fenestellaa sospirare! E de lo friddo mm' Non hai fatto morire, t'ha' voluto 'na vota affacciare. xxxxin. Faccia de la cicoriaamara Chi santo amara, t'ha levato lo colore? Te r ha levato pe' ti fa' morire : Li tuoi bellezzia chi le vuoi donare? Pertusillo,bucoliifio, (1)Sorecillo, topolino. pertugio. Var: allora. Vedi Poesie letto Tanto. Italiane \ e in\ Dia(2) ^Tarino, Napolitanoj di Domenico Piccinni\\ Napoli\ Da" Tipi di Caia827 1 nel Lo : I componimentointitolalp festinoPeducchiuso : — neo , Comm' L'uno ^ A a li cane airuòsemo sse a sejee 'mpocofanno duj'a qnatt* Folla da non poterese contare : Cossi de gente nova tanno tanno La casarellasse vedd* allagare , Che Ne vanno deret'air autr' a ammucchiare pe'paura de mori de pesta fujespaparanzata ogne fenesta. 39 — — LXXXII. mulinarella, Mulinarella (1)mmia, ti tieni a spasso 'sto molino? Come Si pe'dojesommane faccio jire. lo 'mpriesti a mme mme lo viento te lo Come (2) CXXVH. Stivi dinto 'sto Mo' che core lo (1) Partenio Tosco Maggioranzaalla » mano Mugnajo chiuppo mena , non dice Toscana essendo nel si fighulo, (3)le cirase; la Y Eccellenza della linguaNapoletana con ne , (2)Sommane n'ascisti, vuoi trasi'perze hai le chiave. nce Quanno nel secondo te li 'nzuri tu, bello Tanno » e : — "i Lo Molinaro i toscani lo chia, evidente per lo molino primo proprietà e affatto". conosce settimane. y (3) Nzuri, Vedi, Annotazioni al Canto II,che incomincia: Amore beri, d'almmio, come sV tornato. Chiuppo, pioppo,Menare, parlandosi in portare.La modificazione del pi latino (pi ossia pj italiano) dialettimeridionali nei chi (ossia accade (cchiù, chiagnerej chjjcostante fiorentino il in si anche toscani.Di ne' fatti, pioppo pretto, spesso 137 del chiama ehioppo, appunto come a Napolichiuppo.Vedi,pag. di glio Scherzi \ Comici [\Firenze 1819]| Nella stamperiadel GiSaggio\ Si le vende da PasqualeAlhizzi presso scalere di Badia : I le son rarriano'a a E' si sa bene,che quandelle una cert'età, ragazze che alla le ite; » come so o da stagione 'gnufallesostenere da ippalo possibile commediuole dell'Abate Ciana, é im» icchioppo ». Leggendoquelle le abbia lette) consentirmentalmente non rammentarsi (chi e non di PagolBeni : di a Come con le parole potrà graziala fiorentinalinla palma poiché »- gua ottener e viva voce reca tale con la pronuncia tant'offesa alle orecchie umane? Certamente i fiorentiniingorgano » e che l'orecchie degli esterni ne restano maravigliosa» talmente le parole offese: anzi coloro i quali » mente a gentil pronunziahanno -adusata e » l'orecchiae la lingua, tollerarpronunzia non nausea possono senza Oltre che di qua viene anco in buona parteim» cosi aspra e nojosa. * — — — , , 40 - — Tanno ti mittì la moglieraaccanto Quanno t'ha' franchiatqBeneviento(1) LXIl. Io non ti schiatta! vogliocchiù,Qgliulo, Pe' l'amore de le gente voste: 'a gatta Màmmeta va facenno come , E dice ca non so' io la para vosta. Non so' la para de l'ossignoria (2) Nemmeno voglioveni' a la casa vosta. Amore mmio, puozziT pezzente, Puozzi veni' addò' mme a cerca' lo pane, E vienenicidomenica Mamma v' à messa matina, (3)e io sola romano. Mamma v'à abbasci' a la marina, Li turchi » » » » » Tf » » sse messa la pozzono pigliare. sentendosi piùtosto risonar delle parole, la perfetta intelligenza pcdita Laonde molto mi paroleperfettamente. ilqualprese a mostrar io che un elevato ingegnofiorentino, meraviglio fosse derivata dalPÀramea o Ebrea tralasciasse che la fiorentinalingua altro rilevava: che cioè la e segno che piò d'ogn' quest'argomento che forma e risuona nella gorga come quella pronunciafiorentina, buona partedelle sillabeo parole di qua si mostri derivata dair Arae pronuncio o Ebrea,giacché mea questa è in gran parte gutturale alcune voci che discernendosile , , gorgia» Vedi L* AnticriLsca. (i)Quando t'hai comperato Benevento. (2)L' ossigmria la vostra signoria. lunga. (3) V d, contrazione dì va a; Va dev' esser pronunziala che sbarchi barbareschi de' allude canto Romano Questo agli rimango. contrade. loro schiavi nelle i regnicoli e li portavano rapivano » in . , , 42 — — XX. Bella che ti chiami Rosa, figliola Collera 'ncuorpoa te non nce ne trase: Màmmeta miso lo t'ha delle rose nome Lo cchiiibello fiore che sta , 'mparaviso. XXXIII. Come ti voglioama' ca sV 'no pazzo ? Non tieni 'na parolade fermezza (1). Si' figlio a 'na jummenta 'e male Tu mini cauci Vattinne razza. chi te dà carezze: a l'Incorabbele (2) pe' pazzo Là truovi Masto Giorgiochi t'avezza. a parolaferma,stabile.Cosi (i) 'Na parolade fermezza, una ha detto donna di virtù per donna » virtuosa. dove primaoltre gl'infermi (2) GV Incurabili,spedaledi Napoli, Nome d'un i dementi. « Masto Giorgrio. detanto crudele correttor di matti al grandeOspedale quanto illustre, Incurabili divenuto ch'esercitano di tutti siffatto generico niegF quei, stiere.Pare,che quest'uomonecessario alla repubblica, invense non di un morbo creduto incurabile tore, almeno ristoratoredello specifico voluto indi applicare, ma non con (specifico egual successo, ad altri mali nella età nostra ) abbia fioritodopo la metà del secolo passalo» si rinchiudevano anche ^ Dante — , T" » » » . — cioè nel XVII scrivendo il Galiani nel XVIII. secolo , » GiambattistaValentino nel » MDCLXIX^ — « In fatti Napoles contr affatto impressonell'anno suo , » sembra di parlarne Ottave : mico, nelle seguenti » come Deh Masto un uomo vivente allora e Giorgiommio dotto e saputo T" -n Se » Nuje simme » Non te muove vi' ca a dare quarch'ajuto, tutte quante arroinate. lo ss'è perduto judicio , » E a. Che tanta capo-tuostehajeaddomate, non suo so' sbotale ? tante cellevrielle 43 — — CV. Quanto è bello lo morire acciso 'Nnanzi a L'anima la della casa sse 'namraorata; 'mparaviso vace ne E lo cuorpo dìnta sse ne (1). Irase toja,niuovela priesto, perda \st'auto rieslo. Fa che sse sbeghaognuno e che conosca » » Quale e chi era primmo de la pesta; da lo naso ogne mosca » Falle passa' de Tagresla, )) Falle provalo zuco » Azzò ch'ognunode deritto sosca, , » Auza 'ssa verga 9 E non » E sse 9 E fallopriestoca 9 Ca sì no' lo fa' che sse leva ogne fummo da la testa; fare lo . puoje boje. , lo fa lo fajetu , amministratori di quelgrandeospedale signori potranno per zelo delle ! toscani individuali rintracciare notiziedi far » esso. patrie più da quanto tempo le avrebbero fatte pubblicare La lettura 9 oh 9. de' versi di Titta Valentino non persuadeperò punto come dice ilGaliani che Maslo Giorgio fosse un suo contemporaneo. Se io sclamassi : Oh 9 I memorie — , , , Michelaccio mio ! tu solo comprendi la vita ! tu solo sai gustarla! crederebbe che Michelaccio fosse mio coevo, sebbene a' di nostri vi sien tanti che facciano ilsuo mestiere. Lo specifico di Ma- eccetera; sto nessuno Giorgioé il medesimo vantalo da Bulasco nella XVIH canto del Ricciardetto : Ed ha una più che trave grossa avanti alla Regina, mazza E rotandola , Dice : — (1) Vace, va. Se « ne Questaha da far la medicina trasse, se n'entra. » . stanza del I 4i — XXIV. Gara Nennella (1),quanto siti bella, Nce siti nata abbascio a (2). E accessi bella, l'acquave (^orae a la mantene rosa fresca a lo la marina; giardino. XXXVl Domani Pe' E ghr nce V alba mmi a riposaabbascio E chella « — vede' lo sole addò' riposa. a Dinto 'no vogliosusire (3) a la marina a coglie' rose. giardiniello pogne lo dito : Gbisso è Ninnino mmio che vò' caccosa rosa rame (4). , » Ninnino mmio, non haggioche te dare 'no carofano pe' addore. Ti manno » E te lo mitti « tavola quanno mangi; Ti puozziricorda'de mme tre vote l'anno » (1) Nenna, a : : ragazza, Nennella;Ninno, Nennillo;spagnuolismi (careggiativi). (2)Abbascio,giÌL (3) Susire e Sòsere alzarsi.Vedi V annotazione al il sole nel suo giaciglio , gazzo ra- per questoconcetto di cogliere che incomincia : Vor, canto GL 'ncielo si potesse. Siiglie' che la Caccosa, (i) qualcosa, qualche cosa, alcunché. È superstizione nelF acconlo spillo ciarsi o con puntura del dito o fatta con Tago nel cucire, nel i ndichi desiderio d'una 0 una con fiori, un spina coglier sona perria I (lìncìulli L' uno strìnge la e le ragazze fanno un giuoco. attribuito di persona ad mano all'altro, un nome dopo aver mentalmente ognidito della mano stretta. Poi chiede : Qual dito ? V altro indica il lontana. — dito che ha L'altro carezza ? più soffertonella stretta. Il primo chiede : Che gli fareste s econdo il un u n bacio, suo talento, una risponde, dispetto, ecc. ; sì rivelail nome gli darei uno schiaffogli donerei , attribuitoal dito,e si ammira un fiore.Ed allora la forza della simpatia. 45 — — « Tre vote Tore, neh? » La pasca tre vote Tanno, » (1),lo natale e lo capodanno. cxx. Sienti,Ninnino notnio,ca mo' t'avviso: Quanno passida qua, passici onesto; la gente ca nui nei amamo, cali r nocchi e io calo la testa , Non fa vede' Tu E co' lo a nui core salutamo. nce CXI Quanto Pare si' brutto, ti pigliala peste! lo diavolo t'ha visto. ca co' Quanno facivi 1' amore Ieri (2)cchiù Da che russo romene tu che 'no ciraso ; fai cchiù l'amore non co' romene Ha' perzo lo colore e stai roalato. Io che ne vogliofare cchiù de tene? Pe' fierro-viecchioti vogliocagnare. Mroe ne spesaide lo latto de roaroroa; Accossl,bardaselo (3);rame ne speso di te. (i) Pasca, pasqua di risurrezione.Natale, pasqua di ceppo. si sarebbe l*e latina, come regolarmente (2)Ieri, eri;dittongando dovuto fare anche in Italiano.Mtne (3)Bardascio, lo stesso traducendo la terz'eglogadi che ne spesai, feci a Virgilio: E io so' pure che tu ccà , Menarca Piezzo de marranghino, A chiste L'arco Quanno Ch' a e meno. figliulo: ragazzo. Emerisco , fajevecino, le frezze a Dafnide tu rompiste; t'accorgiste 'no bardascio 'nduono l'avea date. Liceale, 46 — — XC. Hon i' saccio addove Come la luna le asci''nnanti vavo Sempe dicenno; Caro « — pe' lo trovare; ramio, amore « Addò' si' ghiuto? ehe hai fatto tanto? « Mm' « Ora ha' fatto consuma' pe' ora sospire 'no pasto de pianto. » da li — LXXIV. Mercoglianiello (1)mmio, piazzapoUta, Sr lo passeggiode li 'nammorati. Quanno passa 'sta nce Lavatevi la vocca zita (2) figliola po'parlati. e XLll. disse l'uogliararo e uoglio » (3) loogllOy Quanno la vedde (4)la bella zitella. li denari Co' h denari, e senza Pura te la egno (5) la lancella (6). — E a — (1) Vedi r Avvertenza premessa ai IXI/// cogitano. (2) Figliolazita, fanciullanubile. Canti Popolaridi Mer- venditore ambulante d' olio: da non confondersi con (3)Uogliararo, sarebbe che il recipiente di lattain cui si tiene l'olio per uogliarulo, l'usoquotidiano. In Napoli che gliogliararivanno gridando, la voce città, diiferisceleggermente da quella attribuitaloro in questo canto: [fogli' è! é! Del resto oglionon [fogli' (Canto Xn, stanza XXXV): è Ei meno va a italianodi olio. Vedi Ricciardetto quel verso allor,zitto com' oglio, vide. Il pronome posto innanzi a questoverbo non è un (4) : anzi la costruzione più usuale nel dialettoé appunto pleonasmo Vedde , mero questa che premetteal verbo immediatamente un pronome che segue indicante l'oggetto dopo. da egnere, (5)Egno empire. (6) Lanrpìla,brocca,vaso di lerracolto, por lo piùcon duo manichi. i7 — — CVIII (1). de cirasa musso Quanto sì' bella, , Teniti lo colore delle rose; fai trema' le case: cammini Quanno Povera vita mmia , riposa! come CVII. si' bella e quanto si Quanto benegna! Chi te r ha dati 'sti bellizzi eterni ? lo fuoco Allumali Sopra 'na legne, senza pietraviva de montagna. X!f. Amore mmio, Tutte le cammarelle Là nce (1)Cf. col trovai canto dormivi, camminai. doje fiche (2)gentile, E che comincia: che termina col disticostesso Calascione tu quanno : Musso de Cerase : In un di Antonio Vitale A la facce de Neiwa È piatto 'sta faccia e Ceraselle nce canto MV nere de Lo è detto : per metafora. Il Cavalier Marino Adone aveva scritto: esso bacche innanzi di recise. De la fico selvaggia il latte espresse E de la felce il seme K la radice,ch'ha De r sonetto li curii, songo infinefine.. De lo striduloalloro asperse in Le , e ammonlonale (2)Fiche, fichi.Qui XI del Xin li curii fussiaccisi ella vi mise. comune anco Eringespinosa il sesso, v' intrise. nella stanza 48 — E pe' inmia — te le toccai. crianza non Le coscinelli (1)che a Co' dui lacci d' amore capo tenivi te V appontai(2). XXII. Bello che figlialo 'Nnanti E fra sai de , a legge, loggia; tojafanci 'na la casa glialtrivelen che dentro v'ai*se, vi sparse. La violenta ipporaene biasimò aspramentenell'Occhiale quella fìco femminile. Sliglìani i Marinolatri M a ammettere non ragione. potevano ne o per parlar ne azzecasse, ne imbroccasse, napoletanescamente, ch'egli incnrrasse una, e Girolamo Meandro juniore difeselo sproposito. Nelle Consideralioni | di \ Messer Fagiano| sopra | La seconda partedell'Occhiale| del Caualiere Stigliano. \ Contro allo Adone \del Cavalier Marino \ E | di Girolamo Aleandro. \ Con Licenza de Sap, sopra la seconda difesa MDCXXX1. In et Privilegio \AppressoGio: Pietro Pinelli ne \\ Venetia; Mi scandalezzo in questo luovien quindigiustamente « : ripreso d ifendere il Marini dello hauer detto, che dello » Aleandro, voglia go nel genere della femmina,perchè a T" la fico Napoh si parlacosì. Oh harebbe la dire ! Tanto bella ragione » potuto capa invece del capo ; perche a Napolisi dice cosi. Se ciascuno ha da potermetter nelle scrit» del suo paese ; manderemo prestopresto in bordello » ture toscane i viti] la purità della lingua toscana ». » nulla origlieri. Etimologicamente parlando, (1) Go^cine//6, guanciali di più ridicolodel vocabolo guanciale, in come usano Toscana, applicato, tiensianche sotto il se« Il guanciale a qualunque speciedi cuscino. dice sotto i piedi, » dere,sotto le ginocchia, contro le reni, ecc.» chiamerò sempre cuscini quelli il Carena ; ma che non servono per me fodere Le de' da noi spesso non le sono guanciali per appoggiarviguance. Tommaso E stavoltaavea , — — , -^ — , , sacco, anzi aperteda' due lati;ed invece di chiudersi con bottoni di bucolini, quandoco' lembi cuciti a punto d' ucchiello son provvedute a o magliette e si allaccianocon aghetto quandoguemitidi campanelline ciato allacdi puntale. ilcanterino dice all' averle Ecco perché di amata i guanciali d'amore. due stringhe con si vanta di essere In l'amante entrato di notte (2) questocanto nella camera della ganza, foi*sein virtù di qualchebreve o di qualche e , armato erba che apra le portesenza chiave. 50 — ~ Li bellizziche avia Carlo Romano (1); La sapienzache avia Salomone. Dudici figli mascoli puozzifare, Piiozzi guarnì' lo Uno Lo Regno ogni pontone (2), vescovo, 'n auto cardinale. papa santo co' lu' 'mperatore. CXXI. paghi 'no carrino (3)T una Mille canzone so'ciento docati; le vuò dà' ciento docati, Si no' mme Si rame Io certo le mme (1) Carlo Romano, rator Romano ; ma lo scorto non a può esser che ignoravo mmazzìate. altriche Re Carlo Magno Impe- fosse tanto bello. (2)Pontone, cantonata, canto. a Lire (3)Il Ducato (che ultimamente equivaleva veva , Italiane4. 25) a- il carlino dieci grana; il grano dodici calli ossia cadieci carlini; valli. 12 » Ne* Diurnali di Giacomo Gallo è detto che « A (di — — Ti Pietramolare che non si volse arrendere et dis1496) « Si pigliò del dishoneste allo trombetta Re, et lo signore signore parole Prenciped'Altamura li (è bandire a sacco et a sangue et a foco,et di subito la pigliaro et fu di sabato, et gi furono della gente della siRe et ne ammazzaro delle due gnoriadi Venetia mandata allo signore la et et fuoco et la poi saccheggiaro poserogne parte una e mezza, cosi mascoli, et multi di quelli come spianarono, femine,portarono li docati venderono bascio insino a tre a a cinquecarlini a Napoliet et per questosi renderò molte di Tuno, mai si vidde tanta crudeltà, lo fratiello de Federico di Monforte et -et gì fu piglialo castelle, quelle 9 di Carlo Sanframundo,et lo fratiello » senza Marzo » » y" » » 9 1 » sero , li presunì. "» — Mme furono ammazzati lo scorto,me ne cento Pranzisi vendicherò. 51 — — CXXXIX. Tutto pompuso Domenica mmio, tutto pompuso, parivi'do Barone (1)! mme Lo lunedi avistila sentenza, a lo padrone. Pigliali pannie portali Tu si' ti vuò 'nzorà'fattili panni; L' aciellonon po' vola' senza le penne. — LXXXII. Quanno sapietti (2),ca stivi malata, la faciettiromita; 'Sta vita mmia Stiettidinto a addenocchiata 'na cammera Sempe dicenno: , Dio, donali! vita! » « — — LXXIII. Mena, fortuna mmia, Tutte le cose 'nfronte, menami contrarie vanno! mmie (3), L'acquamm' Meno la asciugae lo sole mme'nfonne pagliaa mare e vace a funno. — XXXVII. Donna Ca la non t' avantare, ca si bella, tojabellezza poco dura; La morte non t' è mamma né sorella, E pure ti nei porta a la sepoltura. (1) Forse il verso é corrotto deve Domenica leggersi: pariveno come una parola contano spesso per una sola nel canto popolare. sdrucciola, feci,desinenze date a questiverbi (2)Sapietti, seppi,Facietti, certo per analogia. Remita,romita. Addenocchiata inginocchiata. (3)'Nfonnere, 'Nfonhe,bagnare. barone. Ma altrove ho e le due sillabefinalid' avvertito, , 52 — ~ XXXVIII. Duormi, Nennelia (1)mmia, duoritìisicura, Io da qua fore ti so' guardiano; Te le guardo le porte co' le mura, Come a 'na casciolella(2)de denari. cxni. (3) Sai che disse lo monico — casa Quanto si c( « Non « Pe' te ti pozzo fatta a la sore? bella,sore mmia! trova' 'na vota sola, 'mpararele de dio cose » — poli, NelleRime Bernesche \ di \ G. Zanetto. ||Na(1)Nenna, fanciulla. la Pasca. Strada Dalla di N. 1830 Toledo, sotto Tipografia \ I I v' é il seguentesonetto d' Angri \ Num.^ 31 del Principe , AD Di Non conversar con UN AMICO. femmine,tu ancor. imparasti Donna il modo attempata Non vuol passar per tale;e una stoccata batti a questo chiodo. Le dai, qualora . Vecchia tu chiami oltremodo Agnese;ella, teco é sdegnata, E ha detto; «Non son mica stagionata; vecchia fa buon brodo. » « E poi gallina Onde, amico,far dei come il cocchiero Il qual,perchèsi causi una vecchietta. che non è sincero. Usa un linguaggio Allora in fretta ei grida. Nenna, arrossate, Per tua l'imprudenza — — , Prende muro costei.Se dice il vero, Non la scosta neppure una saetta. (2) Cjasciolellacassetta, da cascia,cassa. y (3) Imparare, insegnare. 53 ^ — XV. doje (1)scoppette, tui so' Bella,ca l'uocchi Meoano scoppettatejuornoe notte; N' haggioavuta Mme r hanno una 'nfràlo pietto, fatta 'na ferita a morte. XVÌ (2). Bella,ca 'st' uocchi tui mm' No' mmi nei fanno ì' a hanno attaccato, nisciuno luoco; Io no' nei voglioi' addò' so' mannato, L' anima mmia ssi sparte e vene Uoco! XXXI vò vede' la veccola fllarò? Chi Li un (3). tessere polecini lo lino? é proprio ed in doje,abbiamo una semivocale, (1) La j napoletana La j è quasicome vero con una un monosìllabo, aspirazione trittongo. dove la ; é veramente intercalatafra V o e V e. In Italiano, leggiera s'é fatto com' è consonante spiccatissima pur talvolta fiorentineggiando di nel regola fare napoletano: , Farinata Ne Ad e *l che Tegghiajo fur si — cuqjodi dante,eh' è un animale. un e duro. bue, un beccajo spietato Troja;vedrai le mura. — Noja, le faceziee le novelle spandi. — (2)LlocOylà (da m loco;onde II.XIX. Berni — De la novella Bante. degni. — - Borni Caro 42. II.XIX. 50. I. Parini. i latiniavevan fatto un avverbio di tempo, dicendo illieo). chioccia.Nelle stanze (3) Voccola^ Da viecchieantiche di Velardinielloè detto: aggiosentitodicere Che tre calle valea 'na chiricoccola; 54 — — Chi vò vede' Santella 'a Senza carrafa mesura LXX Màmmeta Dice mm' potegara? lo vinol (1). ha chiammato t'haggiofatta la ca Avive fattocchiara, fattura; pe'sejegrana, e non l'affricere co' la voccola. poiecine , Tridece E nel Pentamerone « — Vardiello,ss*addonaje ca la voccola faceva pe'la qualecosa 'ccommenzaie a dicere: » sciòfsciò;frustaccà, passa Uà. » (Jorn.I. Tratt. III.) l a Potegaracome m'insegna raccoglitricet Bottegaja. Presso noi si adopraa dinotare la pizzicheruola » o pizzicagnolo^ più propriamente la vende nella che sua merce » donde, Botl^ajae poi propria bottega, in questo canto é adoperato » corrottamente Potegara, ma proprionel cantinera le tadì tavemara o come » senso qui chiamansi specialmente vendono il vino dellacantina.Per dare un merito straor» vernaje perchè le si attribuisceun merito impossibile, dinario a Santella, » così,com' è che la chioccia filiod i pulcini Molte tessano il lino ». » impossibile » lo passiggio pe'fora la cammara ; — — — — , — vedi fra l'altraquella cantano di questecose impossìbili; popolari nella introduzione alla PossiUecht^ata. che il SarnelH riporta tori Negliscrit- canzoni si trovano spesso de' brani simili, ma posti in bocca a' matti od ubdelle nostre pastorali briachi.E chi é pratico ben sei sa. Celio Malespini , nella XXYIII di Novella della seconda partedelle sue cosi rappresenta avvinazzato un dugento) all'altroil furore di Bacco nella testa,non lo — « Dugento(cheson Ma più crescendo tuttavia » potendopiùrestringere, d ello inondando l'area d' infinitirutti, ogniriparo intelletto; egliruppe di cervelloe triemitidi gambe,sembrando che eglidovesse vacillamenti in terra,dicendo: Mirate colaggiù, ad ognipasso precipitare signore, » come » » » Uh, pulitamente. damano non vedetevoi come galline quelle cor- " asino che si straccia rono per il mal tempo; ne vi avvedete di quelt Poi eglisi pose a gridare la camisa, mostrando tutto il forame?.. fortemente: DàgU dòglial svergognato; e correndo diede in terra un )» buon » mostaccio " » stramazzone, che vi mancò intitolato:On » — Re si rompesse tutto il poco che non Milanese il raccontino Vedi anche nella mia Novellala e dò Zoccor, fattucchiera.Fattura (1)Fatlocchiaray iljeter un proprio sort de' franzesi. incanto. Fare la , è fattura 55 — Io fattura No' V ne non — saccio fare, V auti haggiofatta a manco e a vui. VI. mmio, le percoche(t) a Tuorlo? Amore Nò' mmi ha' 'vuto 'na vota portare; nce (1)Percoche,pescheduracine. » » » » ]» decette: a che serve 'stomilo? — « avimmo La qualecosa magnato vista da Io Rei tanta spagne, acce, rafanielle, schiavune, cardune,cepolle, rapeste, percoca, mela diece, mela pere, uva 'nzoleca, uva li groja,uva tostala,uva rosa, cerase manocelle,pera, pumma e tanf autre frùscole, e tostale, vìsciole, jateche che m' èparzeto vedere tutte lestasciune aunite 'nzemmora: e mo'te ne viene co' lo melillo! » e finiràcon tutta Italia che fa che una Il vocabolo percoca si sta diffondendo per V essere ammesso aulica, come nella lingua quello — distinzioneutile.L' uva abbiamo trovata nel Canto IH. Sebbene 'nzoleca, negliscrittoritrovo adesso si dica 'manica 'nzokca. costantemente usato 'nzonica uva ed cioli Neglisdruc- d^ Biaso Valentino, digrazie stampatoin scritto uva edizione: é M.DCC.XLVIII) Fuarfece (prima* intitolati: Vita Nasceta, calce alla 'nzolecaè lo stesso che V sua e 'nzoleca, L'Amice 'Na mano po'pe'loro bona grazia, co' 'no pede mm' attaccàjono. Gommo fosse 'no porco casarinolo; Pe' dinto nce passajeno 'na pèrteca ; a le spalle mme 'Ncopp' portaroa Nàpole. justolo grappo d' uva 'nzoleca, De la Terra Promessa,che portàjeno Li dujeesplorature, che sse léggeno Che 'no cantano e cchiù po' la pesàjeno. Parea » Cosi pure nel Pentamerone, (HI, 1.) dov' pertuso, vedde 'no bellissemo giardino, 9 tante cetrangole, » frutte e » sa » mala — le « Affacciannose erano pe' 'no de tante spallere sciure e pede de grottede cetra,tante quatrede d' uva eh' era 'na giojaa bedere. Pe' la pergole gollode' venne » — na bella pigna de eh' 'nzoleca^ qualeco- aveva allom- 56 — Mo' chi malato mmi stavo Mo' chi nò' pozzo io nò' lo Chillo mmi Vene manna la sera Rimano e nei puorti, propiocamminare. LXIX Mamma, — (1). vogliolo vojaro, pe' rape e lopini; smerteca lo carro, mamma vedolella, mmia. C(2). Quanno e ghievaa la scola, piccirillo bello figlio; chiammavano era Tutti mmi Mò' chi r haggio puostidienti e mole mmi Nisciuna mamma vo' dà' la figlia. di buoi, boaltiere.Paolo Costa,scrivendo (1) Vojaro,Negoziante da Bologna,il ventìnove luglio al Marchese Luigi Biondi in Roma della M.DCGG.XX1X e facendogli elogidel suo volgarizzamento sperticati l'Italiatutta, sogRoma e con e con seco Georgicae rallegrandosene giunge: bovattieri. I. Questa pav. 8, leggo « Al capo Vili del lib. che ad un editore ed augumen-^ G' é da stupire rola mi è nuova. » » liana é italatore del vocabolariodella Crusca,sembri nuova questa parola: nella LXXVII Novella del Sacchetti: sin dal trecento e può leggersi dinanzi e da ivi a pochi di,essendo li due boattierìcon la questione — — — » al detto oficìo.... » smerteca Son. e 'mmerteca — Smerteca lo carro; Cosi (da in vertere). il carro lo si rovescia.Si dice (Corda H. Sgrutlendìo Vili.) Meneca,creo pe'fareme 'no scuomo de vroda 'no pignalo; Mme 'mmertecaje E fu lo peo, ca 'nfronte appiccecato che parze cuorno. 'No vruocolo restaje bolo vocafi)Mole, denti molari. Quindicavamole vuol dire cavadenti; rabbia Casalicchio Gli diceva che 1. dal « con (V. IX.) adoperato che facessequella di miniscalco; se non sapeva far l'artedi cavamole, destra che la la in somma, man a maneggiar avea se non tenaglia, la zappa in tulle le sue malore ». a maneggiar s'imparasse -— » " 9 — 58 — — A chillo pizzoaddò' V addenocchiaste, 'Na fonte d'acquasanta nei facisti; » d' donn eh 'an si pseva durar. » Il traduttore italiano gran sfurmigular anonimo : d' intorno, fece gettar " Ozia per levarsiquestacura subito uno hanno, che tutte le donne di quel paese fussero nel tal — — d le quali allospuntardel sole,si ritrovaron tutte nel luogo giorno (sic); destinato Nei 9 » Beytràge\ zur \ Geschkhte \ der \ Italiànischen Poesie I von \ lohann Raspar von Orelli,||Ersles Hefi\ ZUrich,\ bei 1810 (eZweiUs Heft,ibidem) Orell,FUssli und Compagnie, opera che -^ l'editore chiama studio straordinariamente profondo « fruttod'uno » si afferma esservi un'allusione mitologica e " dell'argomento) della luna in que'versi di Guido Guinicelli: parlarsi 9 — — Io vo' dal ver la donna mia laudare E rassembrarla alla rosa al giglio. e pare; splende bello,a lei somiglio. e Più che stelladiana Ciò che lassùé Siella diana y stelladel giorno;e anzi Oh non un non misero stella di Diana, significa indica la luna,che é stella(e neppur pianon neta; gica. mitoloe' é alcuna allusione e qui non satellite); straordinariadi profondità purosangue bisnonno aver anzi stella diurna, diranno l'Orelli uno essere svizzerotedesco! Ma forse i teutoni oriundo Italiano:l'arcavolo dì di Lombardia a Zurigo:OrelU, corruzione emigrato di Aureliil Anche negli Agrumi \ Yolksthumliche Poesieen \ aus alien Mundarten Italiensund seiner \ Inseln. j Gesammelt und ubersetzt \ von von Gustav Crantz. | 1838. (390 pagg. \\Berlin \ Verlag AugustKopisch. in duodecimo oltre 1'errata ) il quartodisticodi una variante napoletadel settuageshnosettimo di questi canti Avellinesi: nesca suo " E 'mpietto porta.... (Michelemmà ....na e Michelemmà !) stelladiana, Pe' fa' mori' l' amante.... e Michelemmà!) (Michelemmà a dujea duje; .... ^ vien tradotto: 59 — Quanno dinto — la chiesia a Co' 'stibeir uo«chi la trasisli, lampa allumasti. an. Quanno sponla lo sole a la matina, 'sto bello viso (1); Spontape' riguarda' Und auf dem Oh Busen tràgtsie — Margareth*, oh, MargarelhM o 'nen Slern der Diana, Die Freier Oh umzubringen. o oli,Margareth'! Margarelh*, Ein Paar una' quelStem der Diana sie ist spròde und heisst, ed s Andre! spi^a: Das postilla di sielladiana é significato chiamata v' é una a Kaltì e la Eppure il l'autore della dedica al dio maun gnano persino scrive Diana con Ja majuscola) lo intende, (ilqualeerroneamente si rilevadalF annotazione seguenteche perònon rivela grandicognizioni astronomiche e cosmografiche: t Lo stesso che Lucifero o ovvio per tanto come Italianoche — 9 stellamattutina ; nitidae bella steUa eh* , » pompa di carissima » cosa » Tommaso » » bellezza.Gli antichi usarono sua col appellavano e nome esce dal mar questavoce di Diana d' Oriente a a far una significare le loro innamorate. lesiellesopra, la Diana \ Rende con | Di splendor grandeclariiaie; \ Cosi la mia d"nna par sovrana iuiie le donne eh' aggioirovaie. » nere Lucifero, Espero,Fosforo o VeBuzzuolo da Faenza : Come — che chiamar si facciain é pianeta; non voglia esce dal mare; ed ignorocosa lezza ci starà per far pompa della sua belcielo, sullacortecciadel globo agliocchi de' Nannucci che fan logomachie ma sicuramente Domando aeroterracqueo. un non po' se s'hanno da annotare in questo stile liricole antok^iescolastiche!(VediManuale \ della \ Leileraiura [del \ dal \ prof,Vincenzio lingualialiana \ compilalo dalf Autore, \ Due volumi, Nannucci. | Seconda edizione \ ripassala Voi, 1 IIFirenze | Barbèra, Bianchi e Comp, \ Tipografi-Editori, Via primo secolo \ della — Faenza, 4765. | 1856.) mento (1)Il solitoegoismoumano, che ha per fondamento peròun senticonfuso della importanza nello Universo. Ma il della nostra stirpe subordina tutto ad uu dato individuo,quandoinvece V individuo volgo appunto non è nulla e la razza é tutto. I due ultimi versi del letrastico 60 — Arriva 'mmiezzo — l'aria a e ssi 'rriposa. Vede li sui bellizzie resta affeso. LXVII lo vierzo de V anno, pe' ti,Nennella,'e jiiornoe notte; Luce la luoa Luce {i). Luce la luoa a pe' la saetterà, Quanno Nenuella ss' è corcata. minia LXVm. Malata Io la vuò' che malatella, conosco Questa non È la ti sano? tojanialatia. è freve (2),né 'no ramusciello de la terzana, gelosia. IV. mmio, la 'mraasciata è fatta: Io non te voglio,ca si'jocatore. Te r ha' jocatele sole a le scarpe, Appresso te la juochi'sta figliola. Amore sono parodiainconscia una del miracolo di Giosuè;anzi,è questosole che rimane incantato a donna del sole , che giudaico più poetico il cielo dalie bellezzed' mezzo indugia a tramontare per agevolare una una car- niflcina. dice la raccoglitrice A lo vierzo de l'anno « non a » (1) che significhi so proprio poichéV ho preso così dalla bocca del popolo Saetterà È un di originalità. ho tal trascritto r e qualeper amore delle case, perché in caso foro stretto e lungoche si fa nelle mura di venir lo dentro tema chi di aggressione, è senza esploda schioppo -» » » 9 » — — — , offeso dallo aggressore. » -- (2)Freve, febbre,(qui,perniciosa) per melatesi. — 61 Lxxxvni — (i). 'No juorno fui chiammato giudicatore, 'na chioppa(2)de zitelle; A giudica' la 'jancae la bruna, giudicare Quale de quelledoje era cchiù bella. 'e fiuri (3) La 'jancammi pareva scocca ; La bruna mnai pareva cosa novella (4); co' la fortuna, Si avesse a giudica' Sempe dicenno; la brima è cchiù bella! A LXXXXV, Oh dio! quanto è longa'sta sommana Sabato a sera quanno vuo' venire? (5) Io no' lo faccio pe' no' faticare, Lo faccio pe'vede' Ninnillo mmio. d'Arco (provincia di (i) Variante del canto, raccolta in Pomiglìano r^apoli). *Nu jornofujechiammato juricatore Pe' ghiuricà' 'na chioppade zitelle. Pe' ghiuricare la 'janca e la vruna, Pe' biré' qual''e chesse é la cchiù bella. La 'janca é 'nu mattelo de sciure, — La vruna è 'na lattucatenerella. 'nu garofano eh' è niro, Pigliate Pe' gintilezza lo purtate'mmano. La 'janca quanno parlamm' alTattura, La vruna mme fa 'a vocca ciancioselhi. (2) Chioppa coppia. ciocca di fiori. (3) Scocca 'e fiuri, y (4)Cosa Novella cosa nuova, l^gersirosa novella. settimana. (5)Sommana y y non più vista ancora. Ma forse dovrebbe 62 — CXLVll — (1). Vogliomanna' 'no luongo sospiro. A Napolibello lo faccio arrivare! la parola Si lo sospiroavesse Che bello 'mmascialore che sarria : Sarria lo 'mmasciatore de' 'sto core de lo bello mmio. Lo segretario Faccio la vita chi fa lo serpente, Ghillo chi è lo cchiù pessimo (2)animale. (1) Vedi fra* XXXIU (2)Mi vien comunicala Magliein Terra d'Otranto: Canti di Mercogliano. popolari una bella variante di questocanto Quannu nascii ieu lu raccoltan spenturatu. parse la spenturammia. lu mare Stese tre giurni quagghiatu, De 'ddh' ura Lu sule era de fore e nu* paria.... Quandu nascii ieu, nu' ne' era gente, Nun Ma nata nuddha criatura; Nascii de 'na *ucca de serpente, mmia foi la furtuna. Ca la mammana Comu Ce mme cuntente pozzu chiamare cuntcnte. ficela furtuna! mme Tutlu lu celu a luttu sse cupresse, Pe* antri è biu lu munnu e pe'mmie morse. bel pleonasma simileal (3) Cchiù pessimo, e sgrammaticatura energica, cchiù pew del canto LXXXVII Siffattelocuzioni pleonastiche (Vedie Cfr.) Se neir uso napolitano, non frequentissime giàcapestrerie. ne trovano esemplia bizzeffe negliscrittoriin dialetto.Vedi La \ Fuor d' A\ co li diece quatre\ de la galloria pratleco feceI overo \ t ommo gnore polloI Opere\ de \ Biase Valentino. \ Addedecata a lo llustrissemo SiPatrizio Maria \ de Lecce, de \ I Avocato, I Signore\ D. Giuseppe son del resto 63 — Quanno Non — nascietti io no' ne" nata era era gente. nisciuna criatura; Nascietti pe' 'na La vammanella de serpente, vocca (1) mnnia fu la fortuna; Le fasciatore(2) furono li vienli, La connolella (3)fu la sepoltura. XVi! Bella,che vai e vieni da Caserta Dimnni lo bello mmio la Cela de Lucerà, Felice Carlo Musca (4). se è vivo o muorto? di ||A Nnapole, MDCCXLVIIL | Nella stamperia Settimo quadro: | Con licenzia de Superiori. La vocca pare chiàveca majesta, Ch' é cchiù pcvo de tutte le sentine; Fete cchiù de 'uà fraceta menesta, Leva la Ed a L' omroo le latrine a procedenza Lo veleno ha la la coda Tha V have a lo dente, vipera lo scorpione; lenguaed a la Lucifero e Plutone; a la mente Cchiù pevo de Da lontano e becino so' fetente Assai cchiù pevo de 'no chiavecone. è perniciosa, La lengua, a Io parla', Se renne a tutte quantacchiù odiosa. trasformazione fonica di Mammana, (1) Vammana, levatrice. le fasce. (2)Fasciatore (sf.plur.) d iminutivo di connota,culla.Lo Sgnittendio, in un (3)Connolella, tecnica ha detto: sonetto eh' è una meraviglia , Devanteme 'sto cielabro 'na cònnola, E 'mmertecase e sbotase pe'latora. di potermiqui diffonderea lungosuH' uso delle caro che sebbene meno di prima e modificalo preficali, frequente loro meridionali.Coé pur vivo tuttavia nelle provincie grandemente in funebri che han voluto scrivere ex professo usi erano non degli han taciutoed e di sludi, gradodi far ciò ; e per insufficienzadi cognizioni (i)Avrei nenie e molto de' canti 64 — — Ca lo lasciai inalato a lo lietto. Teneva lo colore de lo muorto; e onunesso franteso e basterebbe a trattare limiterò a quindi Grimaldi nel suo un eh' è spropositato» argomento che Ma portento. un una nota non si esaurirebbe in volumi. Mi non citare alcuni brani di autori obbliati.Giuseppe GevaItinerariogià citatoin questenote, parlando dellecolonie grechedel Capo di Leuca,la cosiddetta Grecia,traduce undicistrofe nenia,premettendovi questeparole: t I canti funebrivi sono tuttavianel pieno e le cantatricide' lamenti esercitano nelle esequie vigore d'una — ministero essenziale.Esse seggono intorno al feretro avendo in secondo circolo i congiunti: cominciano con l'intonare una cantilena, un eh' è diversa secondo la condizione ed invitano gliastanti dell'estinto, loro: scarmigliansi i capelli, ed alcune ne strappano con a piangere al tempio,e sul cadavere che una parteper {spanderla accompagnano lasciano se prianon è chiuso nellafossa.Ecco la liberaversionedi non la canzone é in di questecantilene per la perdita di un figlio: una versi alternata di strofe greche ed Italiane; mai le une e le altre cattivo d' un un dialogotra il greco e d' un cattivoItaliano.Fingesi estinto e la cantatrìce.1. (La cantatrioe:)Tutti i padre,il figlio tra le braccia d'una padri conducono i loro figli sposa e fanno il Invece del pane si è ingannato. pane bianco. Questo padre infelice Piangimi^ bianco eglimanda al tempiole cere funeree, II. (Il figlio:) il tuo dolore non sia cosi disperato. o padre mio! ma piangimi^ Ohimè! tu ti percuoti il petto come T incudine di un fabbro: chi glioctuoi sono due fiumidi lacrime. 111.(La eantatrìoe:) Ognipena è passaggiera; ognidolore ha il suo termine: ma il dolore pe^figli del cuore? ha mai confine, E come non può averlo se sono i figli IV. (n padre:) Mio figlio la morte era il suo vuole lagrime: non il destino.La pietàè dovuta al suo padre infelice che ha perduto bastone di sua vecchiezza, V. (La eantatrìoe:)Chi è che tanto chi prova molto dolore, piange?Ahimè, piange piangela madre sua, VI. (La oaatatrìoe:) i figli, piangeil suo padre: le madri piangono La morte è molto amara. La morte è dappertutto: ella è più pema nosa i di madre dalle d braccia e s ono una figli quando strappati sorella,VII. (Il padre:) Io aveva scello una pur dianzi un verde arbodi mirto ed un altro di rose porporine, della il vento ma soffiò la più eletta cima del mirto, morte e spezzò e rapile più belle foglie della rosa. Vili. (Ilpadre:)Era egli sul fiore unni suoi,nel degli ^ — 66 — Tengo 'no 'nammorato,è 'no gialluto (1). È ghiutoà (2)festae no' mmi nei ha portala. Io pe'dispietto nei so' ghiuta, suo Mm' haggiotrovalo 'no nuovo 'nnamraorato. LXV. Lo bello mmio mm' ha mannaie a diee, Sola che no' nei jessea la campagna. L' haggio mannaie a dicere access): « — Si pale 'e gelosia che mm' accompagna » — . CXllL Uh, quanto Uh, quanto mmi piace lo torchino! mmi Uh, quanto mmi piacechi lo porla! piaceNinno mmio! * 'No vestiliello torchiliello porta. LI. Falli 'no hello de carduni amari Va ti nei Tu ti va, viale lene! credivi, si no' mm' amavi, corca ca Era fernitoIo munno pe' mene? 'n auto, quanto è bello! Assai cchiù ricco e maggiore di tene! N' haggiotrovalo CXll. haggiovisto 'stammatina! Lo bello mmio n' haggiovisto ancora. Uh, quante n' itterico. macilento e di color giallo, (1)'No gialluto contrazione. Le le festesono (2)A per alla; sagre; e chi cu va od un altro gingillo al cappello ritorna con un pennacchietto, pelli o tra* cache si chiama u scioreche non secca maje(il fiore immarcescibile). y , 67 — — L'avissì visto tu, compagna nimia? dà' 'na bona nova? Mme ne sapissi Io « — c" la chiesia rhaggio visto a Ss' è addenocchiato trasire; l^^altare maggiore. a Doje parole1' haggio'ntese dire: (1)» signorai Dio, fammi sta" bona 'a mmia « « — LXXXIV. Nei si* passato, mo' tuorni a passare Ti pozzono fa' le rosole (2)a li piedi; Male de ventre lo ti pozza afferrare, mmi vieni. ti voglio e tu appriesso non CXLIV. Vogliocanta' e si Ca mmi si non Mmi canto sento Penzanno e fa''no nudico e crepo, morire! sento fa notte ca canto non a 'stocore no' lo vedo! XXIX. uocchi mmii, fati fontane, Chiagniti, Mo' parte da Mo' sse Chi sa, (1)Non era « Un jeunegommeux église. » tant r eau 1 comme le bènitier est dans » chceur! » « — « Madetnoiselk m ognun ne' trovo dans — ne va lontano, lo sujo ritorno si mmi i" une sse come proprio, che seguentebisticcio —- parte e ne a l'amato bene; mme vede, il caso che die luogo al francesi: giornali de poursuit aimez , vo' bene! vous? ses M.® G....jusquc assiduilés demande-t-il , en lui préscn- bénite. Monsieur, répond la jeunefiUe,vous éles dans mon esprit l'église: près de la porteet loin du.,. — (2) Rosole,geloni, pedignoni. 68 — — CXV. Passi "c — a la sera e passi a la matina che nei passia fare? i Lo miezojuorno nei Io e passo, ca nce haggiopassare, € — Nei tengo 'no carofano fiorito. » « — — CXXIII. Si quacchedunoti Sùbbitamente 'na 'mmasciata manna mannamello a (1), dice; Ga nei vogliovenire tutto armato: Pe' 'sta figliola nei perdo la vita. LXXX. Mostinieilo (2),fluri de bellizzi, Quanto ti vanno accunci 'stitui lacci. Quanno la matina te le 'ntricci Mmi pari'no gigantede palazzo(3), (i) 'Mmasciata è per lo più,messaggioamoroso. (2)Mostinieilo è corruzione di Modestiniello, slino. la diminutivo di Mode- "^ (3) Gigantede Palazzo,statua « Sacciate ca Posillecheijata celebre in Napoli,per la qualevedi io songo 'no viecchio de marmora, la fontana prìmma Napole quanno sse seenne da Palazzo, a la marina e propio a lo pontone de la Tarcena. Io — i" che stongo a » che ss' arreva a » che ficea 'na qualepe' 'no despietto de de marmora a 'no pizzo e restaje fata,a la vecchiezza deventaje addove li mme venetulio tutte copierto passaggiere Chiaja d'arena, » vano » ste.... mme » » era 'mprimma 'no a » chio,co' chino;da » de y" Io ventre scarrecare lo marenaro, adduosso: ma.... da chelle schefienzìe e levaje tanta piscede dove veo " Napole'.... — maro, tutto lo mettennome mme uno de l'antecessore vuo- fece 'no bellissemoniccomme de le sdamme passiggio sott' a 'no vardace de li Cavaliere 69 — — xcn. voglioe 'Ntonio rami piglio, li capilli. le taglio Pe' 'Ntonio mme Io le metto 'ncoppaa 'na muraglia, 'Ntonio Passa Ninnillommio e le sse piglia. XLVIII. Faccio V Lo co' 'na amore padre no' suo rosa bianca , la vo' dare. mme Li sui partenti fossero cinquanta, Tutti cinquantale contento io. LXXIX. vogliofa' 'no puzzo Mmi a lo fHsco L' acqua co' doje tirocciole(1) tirare. Tu stividinto a' sto core e te n' ascisti; Mo' chi nei vuò' torna', perza hai la chiave. chiù no' nei trasi; Dinto a 'sto core mmio 'Na spina ne 'è trasuta velenosa. CXXXIl. Tengo 'no Da 'na cantina esce Po' — sse « ne vene 'n' anta e ~ « trase. co' 'na finta risa: 'Nammoratella mmia, (i) Tirocciola, Istrumento di » qualeha » r acqua dal pozzo. Carnicola una chi è 'n acciso! 'nammorato a scanalata, girella » — facimo pace i. legnoo più spesso - di ferro,nel cui si adatta la fune.Serve per tirar Cosi la Raccoglitrice. 70 — CLI Zr monaco, (1). malandrino,faccituosta, ti fare 'na preta No' mmi Si te la te la meno vai, io la corte a Co' li denare menare. coglio'mpietlo, Ti faccio i' a la corte Tu — lamentare. a la corte vengo, a accordamo. Tammici evi. ti benedice Quanto sì' bella,dio (2)! Luca f ha pittato! Pare ca Mm' a santa Margarita, arresemigli santo Pe' li bellizzie no' la santitate. XXXXVI. Faccia de 'na pemmece (3)fetente. Non tieni dote e f accontieni tanto? (1) Bella idea de' costumi monacali e curialisi da questo raccoglie rispello. Ottava: (2)G. B. Basile, nell'Egloga Siente lo multo Come un è le dice; » L' omnio, quanno » Oh comm è » Po' » 0 comm' quann'é gioveniello: dio lo fazzagranne; è bello, » Quanno è de » 0 comm' è bello»dio » Ma » Ed ha la iporte » 0 comm' abbiamo si conservi antico: sse figliulo, dio lo benedica; bello, etate: mezza mme lo maniegna; po' é 'nvecchiato, comme è a canto: dio bello, lo faccia santo. credono giàdetto, di San Luca. dipinto (3) Pemmece, cimice. » — che nel Cenobio ecc. di'Montevergine 71 — A casita tojano' E da dinto nei sta ne sse pedamenta (1)^ fojonoli santi. SCHERZI INFANTILI GLXXIII Vota vota Notte Sse e — (XXII) pe' santo Michele, juorno sse ne vene; Maria; Vota, vota, Michele ramio (2)! ne pe' santa vene CLXXI Vota vota (XX) le monacelle, Monacelle,veniti equa (3) Che bella pazziavolimo fai Fegato(4)frittoe baccalà (5)! (1)Pedamenta» fondamenta. (2) Vedi la nota al Canto GLXXl e Scherzo InfantileXX. delia consonante (3)Cquà; in cquà^ Uà, lloco,il raddoppiamento inizialeé costante e non dipendedalla parolaprecedentequindiho creduto aulica nella lingua bene di notarlo costantemente. Anche in Italiano, Giordano cosi difatti scriveva Bruno. si pronunzia e Ila; e sempre cquà de* grandiuomini hanno Anche le peculiarità e le capestrerie ortografiche di certa sono una razza poiché gente che non fai mai nulla importanza, senza ragione. la parola abbia non so che del vile,noi nego; « Ghe fegato (4) e con ma » gli nego bene,che non si possa nobilitarecon gliaggiunti s i che diventi diceva di messer » » ornamenti, degna poesìaeroica; Ma non mi sembra che una tal nobilitazioneabbia avuto luogoin Fagiano. , — — questacanzonetta. (5) I bambini fanno il giro tondo accovacciano per terra, urlando e e terminando T ultimo ridendo. verso si 72 — CLXX — (XIX) . la fontana; Tuppi tuppi a Uno strevola e 'n 'auta lava; 'N 'aula p^ega a santo Vito, 'no marito. Che li manna Lo marito sta 'n canciello(l).» « — — in prigione: allicancella^ a lo cancielloallaferrata, (1) *N canciello, y Mentre lamentava sse Sse sentette La stessa chiammare da Scatozza si ritrova in espressione che non V.) (Agn. Ze/f. canzonetta una so 'na muntagnella stevano tre zitelle; Ceciliaé la cchiù bella, E ss' é mise 'E lu Le naviga'. a che fece, naviga' V aniello da lu rito. casca Àuza r uocchie all'onna E bere lu « — » piscator. dell'onna, piscator E tu L' aniellomm' é cascato: » E si » r ti li donche ciente scude » E 'na borza ricamata. — » lo vuoi mme bogliocientescude borza ricamata, * Manco 'a Voglio'nu » E si » piglia' r nu' » — mme bacio d' ammore, lu vuoi duna » — r ti ronghe'nu bacio » E mmio » Mo' ci » Vero mmio » E portantissima, impomiglianese trattenermi dal trascriverqui. a 'Ngopp' Là nce lo canciello, fCiommo)a marito mm' vaco a ammazza a allicangelle; marito po' subbelo tomo cu dice, qui.» te; — mme. 74 — Che li manna figliola. sta a lo Hello,» figliola La • — — 'na Mm* affaccioa lu " » Guardo » Veco » Che vanno a barcone, la puntone: Peppinommio buono a fiicilà*. » a » Chest* era » Hajelevatoo' 'nore » Conune la promessa? volimmo Mme fa'? vaco 'd Rre piede mena' è a 0 » d' Capitano mme. Ha levato 'o 'nore » A fucelà'ha mannato » Chillo che vò bene Ceciliammia « — » 'Sta » Ma » '0 graziafatta è tu a » — bella, a te. ajeda spusare d' 'o Rrè. Capitano Doppo spusate,bella, D Li bene d'o » Restano tult'a te. Tanno Capitano cumm' 'na signora jarraje spassa ; Cu' Princepe e signure » a pazzia'. Starraje » » Peppino mme. a Noi lo fucileremo; » mme a » » — 'o Rrè » » » Grazie, Majestà, e Grazie avite a fò' a jf mme. a Quanno è dimano matina » — — SignoreCapitano, e » — Tu te a a — Il fatto narrato in questocanto è anche argomento d'un del qualedarò qui una lezioneraccolta in MontUea popolare, con oltre a cento altricuntì montellesidal Comm. LA Mg* Cicilia ca era BBLLA CiciUa. lera tanto ìera bona femmena Racconto e somi trasmes- Scipione Capone. CICILIA bella. 'No Capitano n* annasolava a sse qaero Lo Capitano facette carcera* lo marito. lessa iette ne 'nammorava. che rida a • lo Capitano. parla*pe* lo Ca - 75 — Che li quatto confietti, manna Quatto confiettistanno (c — pitano. Ricette Io Capitano: maritito. » te t • saccio ro marito: a » Ro — *na lo facette lo iettavo Cicilia mmia, • Ssi — chi Io stievano tanno 1* onore, tordo tarro » • marito lo a » cortigliore e io non , pecche ti » tu mm* lo hai vogliosposa*» trarito — E • , non » rido racconto » dall'Hume » creduto. Ma con aviti Io marito a *no serena: cilia: Cica- Io *mpenniero : e lo Capitano: - hai acciso « Quesso Io mmio lo sposavo. sse Nelle Curiosità Letteraried' Isacco D* Israeliv* é Politicai forgeries and • lo marito lo Capitano. Recette fessa mm* zanotte mez- già mori* Capitano. Recette io. ti sposo *88a marito Lo — cbiange*addk a ra la a trarito,mm* Recette — — «Che — sento aviti ben marito mmio ca Cicilia, chiange*, sarrà mai non » No* « — lesse restava e a pò* manca' ti non armeno, morette, la vita e rinto Trasitinne,bella Cicilia,trasitinne « — *mpennenno fo la fonestra,verette Signore Capitano, mm* « — a » hai, cilia: Responnette Ci- ^ chi mmi lo core, rogliaa ? lo nge lo caccia* lo Capitano: fai rormì* non e e Recette morì*. re re notte. Cicilia qaanno lo lietto; ss* affacciavo ra menavo Ricette Cicilia : » no* duormi che è pena non ti caccio maritimo a le marito. Capitanoparte sospiro.Recette gran Io la tengo *na « ^ *no co* mme, dice* a dice* a notte Lo *mpenne* la bavo ro ghiottea Ssi stette co* lo Capitano la notte. lo marito, nge Mo* « — Faddro, Cicilia,pe* • ^ dice. scritti Si ti stai *na notte « — Ricette ieasa: — — un intitolato capitolo l'orpartigiane Fra talioarrazioni fictions: « colonnello Kirk,e stato messo in opera sanguinario interessanteè e perchè stato eloquenzaappassionata; — del » il Kirk , anzi il r^no di Giacomo II per quanto concerne , anzi la storia inglese, è un impudentemenzogna e spiattellata come » dice , con conscio troppa mitezza il Ritson. Il Kennet, probabihnente L'Hume pocheparole. » della calunnia, la racconta in » lui,anzi ha riferitosenza autorità storiche.L'invenzione fu verisilmil- » mente » anche » » » » » » non ha inventato ~ pia frode de* Whigs,che odiavano il Kirk;ed allorastorielle il Ritson sospetta esser divenute parte e le quali piùspaventevoli della storia inglese, venivano avidamente inghiottite. Si troverà la storia ne' Wonders of commovente ma non originale piùparticolareggiata più the littleWorld del Wanley.L' abbrevierò.Un governatore di Zelanda a' tempi di Carlo il Temerario,avendo tentato invano di sedurre la bella m(^lied'un cittadino. accusandolo di tradiIo fece imprigionare i l la donna voler ch'era venuta a supplìsuo mento, e consegui appo una 76 — « Ncoppa a ^ la tavola San Francisco e sant' Ànìeilo » » che la vita del marito cario,dopo lungodiscorrere, persuadendole potevaesser salvata solo dalla arrendevolezza di lei.La donna sacrificò lacrimando ed abominando, e non senza suo speranza di ven- » Ponor » detta futura.Ma » mate » ma amareggiata, vostro il governatore additandole il carcere, le disse: Se hra- marito,entrate là dentro e voi. La moglie con portatenelo » pur lietadi aver salvo il marito,ebbe a raccapriccella il cadavere disteso nella bara. Dopo ciare trovandone in una » tornò lungopiangere, » dandomi j" » » » » » la promessa ridal feroce: Avete mantenuta il marito; e, siatene certo, di tanto favore. vi ripagherò QueLa donna gliatterritocercò invano di calmarla e di rendersela benigna. da essi riragunògliamici nelle sue case, espose lor tutto e protetta volle fare al duca Carlo,che amando singolarmente la giustizia corse immediatamente la vedoil un a esempio. Obbligò governatore sposare vata, e gli fece far testamento, istituendola moglieerede universale. condotto in prigione ed il governatore Quindila donna venne congedata soffrirela morte stessa che » a » chiamata la vedova, le fu mostrato il aveva- primo.Tanti patemiin 9 come » gentil natura, che mori lasciando 9 state con » Kìrk sembra » )» tanto » » » jf » " » » » 7» » rìposcia, breve tempo eran troppo per quella delle facoltàacquiricco un figliuolo La calunnia appostaal ed egliha rarifacimento di questa storia; e dolore dalla madre. oltraggio al Ritson un indicare questa ned occorreva gionein massima, non nel particolare, Il Douce esistono tant'altre analoghe. sorgente particolare quando ne stima che questa tradizionediffusissima, sìa il fondamento di Measure Measure. I nomi ed i cambiano nelle varie versioni:gl'infor luoghi cidenti sono sempre glistessi.Si tratta sempre d'un soldato(marito 0 fratello) e d'una moglie o sorellache si prostituisce per giustiziato: trasferitaal Kirk Fu quindiagevolmente camparloe viene ingannata. Solo ed il poemetto del Crueltyand Lust, la rese lungapezza popolare. in questa forma fu noto allastorico, come ilqualenoteremo raccontarla fatto comunemente Ma Romanze non le un popolari doattribuitogli. nella Il Belleforest, vrebbero figurare fradocumenti dellastoria inglese. che seantica versione del racconto ha la circostanza del capitano ti sua dotta la mogliepromettendo graziareil marito, glielmostrò subito incidalla del quartiere di lei.Quest'orrido finestra dopoimpiccato d' serviva gliscopi un dente nella storia del Colonnello Sanguinario , Ti inflitta all'innocente. E ilsecondo marito disteso nella bara 77 — lì Chi contavano Le contavano Saglioio a — porcielli; uno, e scinni tu GLIII a uno (1). (11) Ciamma, ciaminarruca, Vidi mammeta addò' è ghiuta! È ghiutaa lo molino A fa la pappa a i polecini (2). CLXIl (Xl) 'Ncoppan 'na prevolaesce V uva, Quanno jammo nce ammatura Nce ammatura a vennegnà' (3). , — 9 9 » yt » che voleva renderlo esoso, li Kirk era un soldato di ventura^ partìto dimenun buontemponee spesso minacciava decimare il reggimento, la é calunniato ticandosene sempre stato vergognosamente dimane; ed dalle imposture ed istoricii qualisi son lasciatiaccalappiare da poeti de' partiti. » — (1) Semplice canzonetta,come Raccoglitrice. giuocoche si fa da un solo o più bimbi stuzzicandole Gf.Pentamerone II 7. della Ciammaruca e Lo Pren(chiocciola) (2)E corna un — , i" cepe,....stanno dinto a lo che ieva 'na bella figliola 9 ceva: » i" a mi assicura la vosco da sperduto iesce coma, te lesce, | Ca mammeta io mascolo. » fa figlio soje,scontraje gusto depigliannose | Te scoma 'ncopp scoma; coglienno maruzze, l' astreco | Che è viva in le gente — e Canzoncina che tuttora Napoli. (3) Vennegna,vendemmiare. Una canzone raccolta in Bagnoli-Irpino dice : Tengo 'na vigna,non saccio dov' è; r haggio saccioquanno; non venegnà', lo pere, Tengo la lina,nei manca Mme Nce Io le chierchiee lo tompagno. vogliofa' 'na votta nova; vuonno mme Àncora ha da 'no luongocastagno; vogliotrova' 'na bellafigliuola, 'Ncor' ha da nasce' io padree la mamma. Mm' 'a nasce 78 — — Tira,molla,carofanà (1). axiv (XIII) Paletta,palettasignoracommarà, Tengo 'na non figlia, sape jocare; Non sape jocà'li vintìquatto, Una, dui, tre e quatto (2)! avii (VI) Gallina zoppa zoppa, Quanta penne puorti'ncoppa? Ne porto vintitrè: Una, due e tre (3). axvm (XVII) Sega sega, nò' pozzo segà\ Co' quinnici grana no' pozzo campa'. da marita'; Tengo 'na figlia Sega sega, che vogliosega'(4). canzonetta. (1) Semplice (2)Vedi (3)Vedi questomodo. » a » dito della mano. » 0 9 » D e al Canto CLVII, e Scherzo infantileVI. la nota ilCanto CLXIV e Più bambini Poi Gallina eccetera uno Scherzo InfantileXIll: su di tengono spiegato di loro la ripete marcando sopra Sul dito di chi canzona dito dei o « — un È un tavolo giuoco un sol Paletta eccetera , compagniuna pal'ultima rola della canzone. capita paroladelF ultimo verso, questi spiegaun altro dito e poi da capo e sempre cosi in seCosi la Raccoglitrice. guito» (4)Si fa così: Un bambino si adagiasulle gambe un altro bambino la canzone. lo dimenn a guisa di falegnameche seghi,ripetendo — , cascun 79 ^ CLXI Lupo" lupo che — (X) fai 'n terra? Mmi » guardo le mie pollaste Quanto ne vub' 'ste dojepollaste? Ne voglioricche e care « ccà sìa commara « Ccà, commara Scinni a bascio a lo mmio giardino « chella cchiu piccolina; "c Pigliati chella eh' è capo biondo « Pigliati Li capilli « so filad' oro » la Vota vota guardiola (1). « — — — — — CLXIX « — Susiti biondina. Pecche « — E Non sapreidire « — — si canti anche da nello esercitare il loro segatori stiere, me- d'Arco: Pomigliano Tira, compagne mmlo, tira la sega, » Te a 'Ngopp' -— — vogliodà' a mangia'cape 'e sarache. » de seta. » moro Tira,cumpagne, mme ^ — lu puzzo ne' è T acqua tirata.» e 'Ngopp'à Un bambino si accocola in terra,e glialtrigligiranoattorno — la tenendogli sul capo, mano e colui che canzone poiuno dimanda Mi risponde quegli Lupo,lupOyecc. finitala scelta e lo porta via,e (2)Una di € « — (1) haggiosusì'? Ti vogliomarita' ». chi mm' haggiopiglia'? lu puzzo ne' è 1' acqua tirata.• Tira,compagne, mmi moro re seta. » — — — € » — — se » mm' la seguentecanzona come — a (XVlll) do le mie guar si un interroga, piglia poi torna da capo, fino ragazza che sta in piedipiglia per che sta accocolata in terra,e incomincia la tra le domande dell'una e quegliche a le canzone dell'altra. risposte sia a ecc. pollaste altro compagno a terra. via portarsi a Poi sua tutti. un' altra ragazza che si alterna poscia mano 80 — « — 'No maslo — de potega, ti veste, » Chi ti cavoza » Ti mette V aniello'o dito » E e ti porta 'mparaviso (2). avi Domani Lo (V) è festa, ssi veste; sorece Ssi veste de vollulo, Lo sorece è cannaruto CLV Domani Lo è festa (1). (IV) , 'nfinesta; sorece La gatta a cucina' E lo sorece a mancia' axvii (2). (XVI) Sabato santo. Pecche sì'stalo tanto, Pecche non Pecche non Domenica 'Na grossa si' venuto? ho potuto. malìna gallina 'Na coscia de crapelto Quatt'ove benedette , Chi chi lo cannaletto (3). mpliccconzonetla. Cannaruto,ghiotto, goloso, mplicecanzonetta, mplicecanzonetta. lo sa- — nce la manno, isso ss"a e santo 'o pozza L'angiolo riceve, (1). accompagnare XIV Bella ,.ca l'uocchi tui mm' hanno trafitto; Come nce ha 'vuto anima 'e ti sparte (2)? Sr stata sempe V nocchio mmio Pe' te io quantichianti mm deritto , 'haggiofatti(3)I GXIV Santa notte (4)ti manno, No' v'addormiti I capo-bionda stati vigilante; e Stati a sentr'ste pene, che io vi conto: (1) 1 poveriangioli più o luen custodi sodo d* incombenze sopraccarichi nella Città di dio mette dalla fantasiapopolare. Sant'Agostino in che de' gentili, numinaglia(mi si permetta la espressione) ad ogniatto della vita ,non lasciavano da far nulla neppure soprantendendo ridicolola al marito nel matrimonio. Mutatis mutandis ed ommissis ommit- costanza tendis è sempre il medesimo. Abbiamo un angeloaccanto in ogni cirdonnicciuole le cala dal cieload istante. Per uno ne esempio, ogni ; sovr'essa si stenda la tovaglia e Gncbè rimanga ogniqualvolta E con somma e stialì per sorvegliare. un angelo la bottiglia tenere finitoil pasto, ripongono e la saliera:per non fretta, f angeloimpedito. Ci vuol discrezione! o spartere, dividere, (2)Lo nce qui é pleonastico. Sparte' separare, credono che il vino ed il sale,scenda E si noti questatendenza spartire. mare curiosissima del dialetto di trasfor- aulica son alcuni che nella lingua conjugazione laddove lo Italianoinvece tende ad asdella quarta ed anche dellaprima; sottigliare de' verbi il numero in ere o lungoo breve. (3) Ah per amarvi voi ho pianto tanto! dice uno stornello di in verbi della terza Toscana. a ancora (4)Santa notte,piùnapoletano timorata dalla devota e preferenza gente del Felice notte ed di dio. adoperato 83 — — Si siti fedele,vi scappa lo chianto Penza,ca ti scostato primo amante. Sempe fedele a vui, contrario a Amore le mmio, (1); (2). mamma (3) d'oro, 'ttaccaglie Mo' si'reddutto co' le funicelle, Le scarpe rotte,e le deta da fore; Va te le cagna e lo chiappoti'mpenne. LXXll voglioarrecchire, 'no cane vogliofatecare; Marito mmio, ti Gomme (1) » Conobbi « — marito,se a a in Parma guisadi » tato che essendo y* mandò meretrice prima pagatanon in madonna questagentil fuori dal pettoun che ricusava di dormire col donna una una profondosospiroet era: mi fu raccon- festevol compagnia , addimandata essendo » dolersi di non aver di sé stessa compiaciuto rispose perchèsospirasse, il qualecon grandeistanzala richiese ad un forte et nob'd cavagliero, » d'amore. y" (2) Un » — Narra Ortensio Landò. dice: di origine aulica evidente, napolitano rispetto Tu ruorme Io sempre Lo nomme Quanno e poi pienzo tuo pienzi al non a te cbiamanno ti chiammo no* Dont* a* sto petto no* Fallo pe* piata, no* nce mme a mme mmio dolore ; dormire. senza tutte vuo* regna Tore; sentire. Ammore , f fa* morire. nastri e particolarmente quelli (ziarelle, fettucce) (3)Altaccaglie Tosco: Partenio Dice calze. delle speciosamente adoperati per legaccioli Non essendo men proprioTuno noi diciamo attaccaglia. « La ligaccia V attaccare che convien soè piùproprio che l'altro daglieffetti, ma » eh' è troppo geche il ligare lamente a corpo morbido e pieghevole » ben Sta si dice: che anche legataquella nerico a corpiduri; » però né si può dire attaccata ». con catene di ferro; 9 Chiappo fabbrica — — , 84 — Mmi — vogliostenta'la fede Quanno simo la tavola a minia , mangiare(1). a Lni ca Figliuolo, ti ti taglio! ca taglio, eartusciellat'arravogliò (2). Dinto a'na Vedi nel XXXVU Chiappote 'mpenne;imprecazione. capestro,cappio. Sonetto della primacorda de La lendio de Tiorba a rompie la de taccone FelippoSgrut- Scafato: • Dette 'no Cecca Ga e sse fece *na tutto (1) Gomme e sauto sse bona strenga: , sbracaje, chiappo mme a' no resata 'mpenga mme ! liana itavogliofaticare. Espressione proverbiale ho mai capito T origine: non bra semdi faticada noi; se fosse in Germania, sopraffatti cane della qualenon de' vernacoli , che i cani sian dove vengono attaccati alle carrette che vanno al mercato e fa pietà il da fuori, vederli trottare con un palmodi lingua Gomm'a: comprenderei. vuole il dativo sempre. Il Corvo schernito ne' dialettinapoletani dice GavIo ì/Lorm\\e:....'Neoppa arvolo restaje dalla volpe, a chili' \ Comm'a il come paputo.Degliultimi due versi del canto « — non il senso, interpretare ricorda me ne uno poi, dice la Raccoglitrice« — raccolti». L'ultimo — Si tu Sempe la vide nce a staee tavola a de » — avendoli cosi naturalmente di Biagio Valentino: mangiare co' tanto neanche io so » musso. che il D'Ambra solo sotto la forma di registra (2) Cartusciella, anche c artolina. vale di cartoscelk, (Ora bigliettobanca,famigliarmente). ravvoltolare, arravoglià\ aggomitolare, Arravogliare, ravvolgere, e, per rubare. Secondo traslato, ed il Mazzarella-Farao oXXoco,mando a rovina, da — « d^a^t^yi,il che essendo » parrò f" distintivade' famosi imbroglioni, presso proprietà f" né fede,con » che tenga. » — da ca- V arravogliare de'quali non elegge dessi neppur caparra alcuna mai vale; né v'é sicurezza Bella etimologia! 85 — — Tu sf lo'fuoco,e io so' la Tu si'la calamita 'nfusa a l'uoglio(1). E si si'forte,iesci 'Nammorato paglia, battaglia: falluto, equa ti voglio. a la XXIII Brunettella ti fecero li santi, Brunettella ti fece sulo dio. de te tengo (2) la stampa; Brunettella, Stajestampata a la cammera mmia; E si pe'casovene'n auto amante. Tengo la stampa toja,brunetta mmia. cxxxiv Tu jancoleilascavoza piedi, Vieni ti cavoza a la potega No' nei veni''ncredenza, ca Si' no' la (1) 'Nfusa a che chiama F puortila r' oro moneta suo crudele ^ di (3). di Leonzia Capitolo Baldassare OlympodegliAlessandri uoglio bagnataneiroUo. ^ l'amante vai; mmia; no' l'hai. Nel il ferroe tu la calamita. del quarto terzetto è: Io sono in alcun canto popolare. quale il primo verso Verso che si trova tale e diceva in Firenze: Una Napoletana (2) Tenere,per avere, alla Spagnuola. Me lo Oh ha lo in mano? male di Tengo un gran capo, del* si uno mostri,lo lasci vedere,rispose paese. Un altro meridionale, — ad approssimò moneta? un cambiavalute e un porgendogli francescone: Tieni Che dice davvero eh' io Si senti rispondere: é un (3)Quel piedi'jancoklla ma leucopode; me t abbia a la tenere? air omerica, Xeoxdreou^, qualificativo la desinenza diminutiva glidà una voza, Scaparticolare. grazia che scalza. Vieni ti càvoza,vieni a calzarti.'Ncredenza,a credilo.Anin. Eccone in Italiano aulico,si é spesso aferizzata la preposizione due esempi dal Ricciardetto; due del e Morgante: Non .... Far da piace, nel più bello della vita station '/i un isola romita. (Forteguerri) 86 — LXXXVl No' canto né pe'sdegno,né pe' 'a bile. Canto pe'mnai spassa''sta fantasia; Faccio 'o cantò chi fa lo riscignuolo, Quanno canta, conta li ssuì guai. CXXVIII Tengo vintinove 'nnammorati ; E chillo chi vogliomo', so'justotrenta, Si ghiutodicenno,ca no' mm' ha' voluto. Pecche no' dici,ca t'haggio lasciato? Si apparentane co' 'sta avesse 'Nnantì mmi dinto menarria CXXXIII Tengo 'na 'N ... E ... . . Un un non ha in su 'n lito che un , (2) quei Flegias *n inghiottirei gallovidi (1) 'no puzzo! lita co' lo' 'nnamorato che mar a razza an , (XIV,39). {PulciII. 39) (IX.20). il contorni boccone. alber grosso (i) Apparentane, apparentarmi, imparentarmi. Razza,non Che ne dice? Sarrà senza spregio. di- gatto maimmone, Cane arraggiato o serpe 'ntossecuso 0 piecoro de Foggia, o caparrone? Pe* ne sape* la razza io so* confuso. , ( Capasso). più comunemente Setpe'ntossecuso, serpe avvelenato. Vedi V Annotazione al Canto XLV, che incomincia: Faccia de 'na cicoria 'nzetnentuta. (2) Gf. col Canto LV. Giudici e presidienti quanta siti.Lo Nce unito,in due sillabe, come haggiodel secondo verso ha da pronunziarsi, Ve lo se fosse scrittoNciaggio. cerco, ve lo chieggo. — 87 — Si — la facili; haggio la ragione,mme tutti a rote, Asciti giudicanti Giudici e cancellieriquanta silicio lo cerco pe'finezza granne ve nce , Condannate 'sto ninno cchiii de 'n anno! a LXXXV nei tienia 'sto giardino? » che Nennella, — • — « Nei sta 'no fiore de V amalo « Dammi — « Nenna, bene. » — — de*sto gesommino; pagatella quanto vene! » (1) 'na scocca tu — XXVI (2" Che addore de carofano che sento, n' è 'na scanta. nce a Nennella mmia 'Mpietto (1) Nel il popolonon questorispetto, cantar ha piùcoscienza della Cosi pure accade per molti altri esempioin , per diffusissimodel qualeriferiròqui una lezione magliese: quello copertaallusioneoscena. Taci te, Rosa Duminica Tegnu Ga *Da no* cchiii crasta dellu verderanu qaeta, nu' toccare Ma chiangire! giardinu. portu allu mia caccia li pumetli d* Se Crasta,vaso te mmia, na* cerchi Ucenza finu. oru ou* la a mmie manu lu primn. da fiori.Tutti ricorderanno il QuaF I Che mi rubò (2) Variante di esso fu la grastadel Boccaccio. d*Arco: Pomigliano Oh* addore 'Mpielto a re ninno garoofano che mmio nce sento, n* è *na pianta. lo mal Cristiano K 88 — — No' che nisciuno nei tene mente, voglio, Si no, nei facciocorre'\ uoglio santo. Non è lo carofano addorente, È lo fiatode Nennella mmia, che addora tanto I XXI (1) Bella figliola, mittiti'mpenzieri, Li tui bellizzi a chi le vuo' donare? Donali a chillo, che ti vole bene; Ca io nianco ti vogliomale. non LXXXIX (2) 'No juornojetti a spasso a la marina, Lo core mmi cadivo dinto a l'arena: Ghisse na* so' caruofane addurente É lo fiato 88oje eh* addora , tanto. Corre l uoglio l'estrema unzione; santo, per amministrargli Scanta, pollone. all'altro mondo. Addore,odore,fragranza, cioè lo spedisco auliNunziante Pagano(AbbuzioArsura)nel Ruotalo Undecima del mento. Le binte rotolade lo valanzone, azzoè Commiento 'npoema intitolato: ha scritto: coppa le binte Norme de la Chiazza de lo Campione, No* ne* è priezzoa 'no libro de 'n Adduotto Quanno è 'nforrato de Ca jetta,sembè* 'N addore (1)Confronta col amara rosa easocaotto, tommaschina XXXXII! , dottrina , ! (damascena) coria che incomincia Faccia de 'ba ci- amara. (2)In PomigUanod'Arco letteraria e recentemente del tratta de *na canto sana gine la seguenteOttava (diorisulla bocca ha diffusa, poiché conservala vien cantata nella qualeanche la torma aulica) popolo cardiaco (chieggo scusa Bella,che ndo si parladi questoruba- della espressione); avete due cori ad Fra questidue ci sta il mio. un petto, 90 — — XCI 'Ntonio d'oro mmio, 'Ntonio d'oro, Nce hanno Ne parienti! simo cacciato,ca volarria volta' (1)lo parentaio; L'amore che avimo fatto non serve niente. a LXXV 'Mmiezzo largone' è nato 'no tallo, È piccirillo e caccia cocuzzielli; a Dimmi Che j» ^ per aver De Cor ^ outrica? fra • II. core: Che E » qualche novella del mio fa II drento? Io tei dirò: € — Te • poco senza sei to ; — Pel • villano? e donasti; me vano?» e — mi non pur par sai d* fuor d* ogni ragion strano? amor stato suo la legge , regge » — . DugenioNovelle seguenti: Perchè timor 4c -r- lassasti, me cor, ». abitasti; tanto me longo tempo viver Che cara Novella della seconda parte delle i versi — te si a costei pria ricorda, o vagabondo Strano e • spiaisono e a s'intrica; ognor loco degno caro lassi,ingrato,aspro te si Che *1 governi amore, che par lasso, che Non Come Nella LXXIX e mio, sì lieto in » «— sì mi se come belle membra sue ritornare Perchè «— lo nel petto mio, cuor che '1 Perchè nel suo sen Pel dubbio che *1 Perchè resto don In te pavento fuoco dì lei suo non non ghiaccio In te, ne* sto il caldo e mio, mi te non in il freddo non stai? accenda. ne vai? • m* offenda. lei? in lei. (1) Votta\imprecare, bestemmiare,maledire. — » — del Male- 91 — Quanto ' — va facenno'sto ne 'No juorno nce l'ammacco CXII Quanto faccigìallo! sf brutta lo scartiello(1). (2) (3)!ti pigliala peste! Pare, ca lo diavolo t'ha visto! Mm' arresemigli a 'na pignatf uva agresta; Giuda mi pari,chi tradivo Cristo. Quanno cammini mmi pari sconquasso, Mmi fai secca' l'aruta a la flnesta (4). (1) Cocuzzielh,zucchine gobba,scrigno. (2)Con lo stesso presente si ritrova in e Gce^si*brutta Bugna, cu currente di canzone sciocco. Scartiello, CXI. Il primoverso della nicatami, Maglie;inTerra d'Otranto,comu- riferitein queste magliesi annotazioni GiuseppeMellone: la pesta ! ! te vegna te ne te vegna doi cataste. vegna (orba) de*n Orcia (per metafora)uno disticocomincia il canto una le altre canzoni come da' signori Giovanni A e la muneta occhio e senza sanetate (salute)! (villanaccia)^ (pettinatura ). 'gnettalura (nessuna) Macari te lai (lavi)e te mini ca acqua Sempre si* nirvìcata (nera)de natura. Gee si brutta, faccia d' 'eUanazza Nu* te cumbiene nuddha » anima d'amore. Cosi A dio,cherubin mio, fior di maggio, « (3) che se le possa bisognadire alle donne; questo è il maggior piacere dicendole brutte. le fa ilmaggiordispiacere fare.Et per lo contrario, se disse una volta tanta Oimè, io mi ricordo già che una mia vicina, j" villaniaad — i" » una mia che haurebbe comare mosso ad ira un Santo Fran- vatti Come ella soggiunse : brutta (emina; rispose. le si auuentò Ella volse » nascondi;non ce ne più. per questaparola che della le ne hauea. » et fece vendetta poi d' ogniminima » contra Cosi Colombina,nel Viluppo. Pignad'uva, grappolo. (4)Alla ruta attribuisconomille virtù. C è un sonetto dello Sgrut» Cesco e mai ella le — , — tendio intitolatoAruta 'ncapoa Cecca, Cecca, perchè T aruta te mettiste *Ncopp 'a *ssa trezza *jonna de natura ; 92 — CXL Uh! si vedissi le mamma Dicissì: « — galere , crai muori! mmio, figliò • — So' tutte 'ntoroiatede bannere, Diato nei sta lo 'nfiemo naturale (1). CXXII Si lo vuò' calà^'sto panariello (2), mme Dinto nei vogliomette' dojeparole: Una de chianto 'n 'auta de e Sempe dicenno: Ninno,io pe'te « — dolore, moro. » xxxn Chi vò' vedere Tuommini L' ha tene'mente E fra Irincole A mettere Fuorze smincole e *88a rossa a pecche la iste legatura? è contraria a AirUorte de le Grazie la 0 de li spirete haìe pecche *Sso bello mazzetiello Affé, te Ca, — muste • Ma L* aruta tu r Lo sango, che paura faciste? saputa, Mineco couta , e la fattura cogliste? dottore è chella eh* ogne haje Pe* te magnare ne femmina scrisse comrae morire, no' l'ha salutare; e tu : male T haie astuta. ? fatto , Ammore — , fritto co* ss* aruta mm* è ^scinto da *8to core. diresti.Crai,domani. e e Crai e poserai poscrigno (1)Dicessi, ha detto il Pulci nel MorganteMaggiore )» e posquacchera » (XVII, vocaboli. Ned al dialetto di mancano napolitano gliequivalentiquesti 55). nelle Muse Napolilane ha scritto:5i dico fia prescrigno G. B. Basile, 'Niomiate dice'pe cienf anne, resta a e fi a prescrotio, |Puro mme circondate. Il canto risale all'epoca della navigazione a remi. diminutivo di Panariello, (2) panaro, paniere. — — 93 — Vidi ca Come a sse ne vanno ~ 'mpflo'mpllo(1), 'na vorzetellade denari. LXXVI 'Mmiezzo a lo largo (2)ne' è 'no tribunale, sottilesottile. Anna' 'mpiiompilOy zetella, Vorintisichire. (1) 'Mpilo 'mpilo, borsellino. poletani (2)Largo,piazza,anche lario. Chiazza (piazza)ne' dialettinavendo, significa poi mercato. Il che ignorandoil signorGoethe e docom' era uso, parlare di tutto,ha scrittonel suo Viaggio Italiano, in data del venzei febbraio M.DCC.LXXXVII: in riva al mare,» » Preso il gran castello « — intende Castelnuovo — « — si stende un lai^o spazzo, il quale,sebben circondato di case dalle quattro bande,non vien chiamato piazza,anzi largo, fin da' tempi antichi probabilmente T» » , quando era un aulico consigliere » non addette ad campo non ristrettoda fabbriche.t" avrebbe dovuto riflettere che tutte le uso Eppure questo piazzedi Napoli, del parilarghi; ci — di mercato, si addomandavan piazzadella Carità. 0 ilGoethe non era conoscere Gnorsi;ma napoletanesco. de* nomi delle nostre ignorandolo, potevaesimersi dal rifrustarV etimologie strade. Ma già,presumendo assai dalle sue cognizioni nella hngua Italiana, n'era poco dotto ed ammaestrato; traduce,per esempio,in quel Valli Viaggiostesso,denari assai con Geld genug ed altrove ì percossi del Manzoni,con geschtagene Thà'ler. É magaririmproveri cosififatti per i qualivengon presiper poca cognizione cotali granciporri, de' dialetti, anche a scrittoried editori Italianie de' più dovessero rivolgersi non lodati.Nel volumetto intitolato// sacco di Roma \del MDXXVH razioni \ Narscelte di Contemporanei di Carlo renze Milanesi, \ \ \ | Fiper cura \ I G. Barbèra,Editore, | 1867; é inserita una lettera del Cardinal avevamo, della Carità puta,il largo in di Como » » y" » » obbligodi e la il vernacolo in cui si racconta che i Lanzichenecchi : il cardinale della Minerva per Roma , ora a Ed 11Milanesi annota «groppa di uno ecc. » — « — condussono piederabellando : « piùvolte , ora Nel Lamento di Roma deglistaffieri. vescovi,prelatie cardinali | Staffieri or son, che'l l'andare correndo a iu Rabellare è ilcorrere o modo legge:Gli questo glipresta\ Al tempo che han dormito, i hreviali.» il vocabolo rabellare questotristicoillustri abbia raccolta quellanotizia staffieri spesso è certo rabellino, non peregrinasul so né donde — il Milanesi di esso! Che significato e del In che , ! Ma che rabellaresignifichi correre staffiere, nego. Rabellare è vocabolo lombardo si piemontese. gli come — Non ce 94 — la pozzo propio vedene; Nei steva Ninnillommio Mo' r hanno fatto pe'caporale, pe'capo-catena. XIX Bella,chi stajeloco senape abbuiti e (1), Patì de gelosiae mai no' schiatti. Màmmeta già lo sape dello tutto, Chi pigliaa vui 'no ciuccio ss'accatta. L'ira del Pelide diventa (i) Abbutta,abbotta', gonfiare, gonfiarsi. li premmune malora che abbottale o 'na : 'n 'arraggia appo il Gapasso d'Achille. 'No ciuccio ss accatta Va detto per disprezzo, « come — » di donna » ciuco ». — — che per le sue qualità ad un può propriorassomigliarsi Cosi la Raccoglitrice. il Il ciuccio napoletano, che, come ciuco é di origine gia aulico, araba,sembra aver non so qualmaggiorenerin quellaforma dialetticache nella illustre, in guisache più d' uno scriUor cortigiano Così per esempioil Tha adoperato con predilezione. che Cosi in nella si Monti, era napolitano, noti, Proposta. pur non e, Arzillo: dico niente.Sarei troppo il gran ciuccio,se « Di fiero non In » che viene da non sapessi fiera,ed è sinonimo di bestiale.» — — Pitone : — « La Crusca é Crusca,e tu sei..Un luttili tuoiamici » asino prese Certo il Monti ». In Onagro:— — « bel ciuccio: cosi dicono che per Se fu ciuccio ilcopista, fu gran dottore neppur V Inferrigno » non agnello, malgrado buona é autorità in fattodi non una lingua; grande i volumi tuttidella Proposta, dove pur c'è tanto da imparare: ho voluto Irasandar di notare non quelsuo amore per un napolepure, tanesimo. E quiporròun' osservazioneche megliosarebbe andata in nota al Canto C che incomincia: Quanno era piccirillo e ghievaa la scola. di Dice il Monti in Mola : di macinare è quella fra le metafore' « Come disseT mostruosi Mola Ariosto. cosi denti » mangiarevoracemente, per dal dolor confuso, Pur. XVII. 59. Fu per gittarsi, » \ Spontaneamente in Orco E si al vorace mosse e gli corse » infinoai muso, \ gola,\ Né fu lontano agirsotto la mola ». » Qui credo che il Monti erri. » un — . — — Mola non è usato anzi nel metaforicamente, senso vocabolo ne' dialettimeridionali di dente molare. E vole il trovarne altre autorità di scrittoriaulici. in cui è tuttor vivo il non sarebbe malagCr 93 — — XCVI letlei*a mmia, piatoso foglio, Partiti, Va vanci a chelle mani e lieggincella; pe'foglio; Lieggincella tu, foglio Quanto male mmi vuò, bene li voglio! XLV Faccia de 'na cicoria'nzementuta Mmi (1), pari'naserpe avvelenata; Si ti facissi'na vesta de volluto, Manco t'accettarriape"nammorata. £ mo' chi lo cancielio è spalancato (2) Trase r^nPra)chi vò trasì', che io sònco asciulo. (1) 'Nzemmtuta, visto detta Faccia de la cicoria (Cf.Annotazione al Canto vrebbe scritto Baldassarre Lingua Metti Gh*a al d'Ambra. manca mal , d* colma tra noi frodo il tempo y dispartirnenon c'è via al \y Ambra, manca (!2) Spalancato autori vernacoli.La trovato aver negli che il Manzoni abbiamo Serpe avvelenata — ogni che , di amara. XXXXIII CXXVIII), serpe velenosa,toscosa, come Olympo degliAlessandri da Sassoferrato. toscosa pur amara Nel canto invidiava al nostro , né perdi : modo. {Linguaccio), ed é vocabolo che vera a- non ricordo parolanapoletanesca rola pa, dialetto,e che é stata sempre da quantine han voluto esaltare l'evidenza e la orgoglio é spaparanzare. I due primiversi della stanza LXXI. virtù d' espressione, del primo canto del Goffredo: // di seguente allor,che apertesono j Del Ittcidooriente al sol le porte vennero tradotticosi dal superbo Fasano lo chiamava il Redi ) : Ma 'nnante assaie, che fu spaparanzata\ (superbo Lo crammaiino a lo sole la porta.Ed egliannota : in tutta" Aperta la accampatacon , — •» Voce per dinotare tutta una portaaperta: diriva dair oca, da noi detta ali ». Partenio Tosco: papara, quando apre ambedue le sue — — NINNE-NANNE cLxxxvii Vienici,suonno, si nei vuo' Ga tante vonno Lo chiamo i" tutta,non » che notte a Il Galiani: che « — in » di pesci, » dersi larete per 9 l'aiuto di Parnaso si slontanano T spaparanza e Non , appriessoa (Andrea Perruccio i\ g si tramuta parte di di due essa tartane ». accop- tengono ciascuna quanto più può distenLombardo invocando 'sto naso appizza,sforgiate \ E ». se chiammo 'stu notte e Lassalo venire, priarìa; tanta a vuoi noe bao* priarìa che Pagano, Rotolo di suouno i\gire,andare sempre vocca ghìMruvanno 'o Vanno o pomiglianese Tanta ed anche l'anta , pienapesca, qualorincontrano squadre dice: Sse 'recchie Vienici, r mezza e e paranzelle si spaparanzano e vuol dire apriegual paranza, aprila sola parola;peruna fatta la preda.Il poi restringersi una (2) Variante cade pari , capo g; chiamansi della rete; e, per far un tendono ! parlando intendersi apri,può 'juorno(3). a Altri crede venire dalla pesca andando " Ght par, ciie l'apra vene propriamentesi spiega con e mezza; , Tt chilio e suonno. tale,che sian pari le porte aperte con col dire solamente piate 9 prearie; quante prearie ehi vò"slo la in modo - venire; Ih! » — no' nei Spaparanza'sta porla! « (xni) suonno: chillo venn' eh' ammorba juorno. de latrina ziante (NunXI). Prearia, priaria,preghiere,supplicazioni: lo Re : tutta nel VI canto ght la gente \ Suh farea Bacco pregarla dell'i4^;»ano Le gutturali Zeffonnaio), pe ad attenuarsi ne' dialettiItaliani ed in 'o v od in una h II e diventa sparire. lievissimamente aspirata e questa a Da precor latino,facciamo pregare italiano;daf frequente. il il napoletanofa pat;à'; da povero fiorentino fa poera italiano, care paecc. 98 — — . CLXXXI (VII) Suonno,suoddo, chi vai Co' 'na palluccia d'oro Dalli'nfronte e no' e vieni da lo monte, dalli 'nfronle. e la fa'male, mme Pezze no' tengo pe'la medecare. Pezze no' tengo e nemmeno denari, Dalli'nfronte e no' Suonno suonno^ Vlen*a cavallo e Vien'a cavallo a Lu tìgliororine La mamma Pace triche ca e nu* benire *na la e *u canta suonno e la fa' male mme non a (1). bieni cavallo bianco: iDamma la caota. pe* lu , piere (piedi). fa* durmlre : chisto ninnillo mmio. a tardare. Ninnillo e Nennillo, diminutivo di Ninno:... Tricà\ indugiare, Gomme boia a e Nennillo,ch'esce da la scola (Agn. Zeff.V.). corre \ E : (1)Variante pomiglianese Suonno Vieni suonno bieni ca cu' palla r* oro Dàlie 'nfronte e non e da lii monte, dàlie 'nfronte. mme lu fa' male , É peccerilloe la vo'fare La nonna Lu figliororme La nonna Lu rorme figlio e vo' fare e vo' fare. nonna a la a la *nu lietto d* amenta: è cuntenta. mamma 'nu lietto de mamma rosa : Vreposa. Non accossine b cane arragbambino, pargoletto: PeccerillOy piccinino, strilla è e forte, giaio\ Sbruffa^ \ Quanno da peccerilk mozzeca, abbaja secotato \ Ch'a chi'mmatte le dà la mala sciorte (Àgn. Zeff. IL) Fa la far la nanna, dormire. Carlo Mormile ha nonna (frasefanciullesca) piettoV haggio mo' lassato \ Che ba e bene comm' a co* le frezze Ammore a lato \ Nce fa la nonna? maro Vieni e bieni, quandogliprecedeun vocabolo tronco. R'oro, mutazione anche in ronna, rorme, non ma costante,del d in r, come frequente, roi (donna,dorme, piedi, due) Non me lo fa male: l'accusativo piere, scritto: Addo lo l'onna;\ Addove invece del dativo, come mamma — spesso: cosi abbiamo lu canta. Amenta, menta. visto Lu rorme figlio e la 99 — — CLXXXVIII ti Vienici,suonno, (XIV) vogliopagare, Ti vogliodare dui tornisil'ora: Ogni doje ore ti donco tre grana: 'Ncapode Tanno ti truovi riccone (1). CLXXXV (XI) t'aspetto, Come Maria aspettava San Giuseppe; E San Giuseppemmio, lo vecchiotto, Suonno, suonno, Porta lo suonno E San vieni ca sotto a Giuspppemmio, Porta lo lo CLXXXIV Suonno, (X) vieni, ca'mo suonno, Vene'na vene, carrica de varca Garrica de bene e bene; mercanzie, Tutto lo porta a Ninno (l) Pagaie, pavare, vecchiariello, lo mantiello. sotto a suonno lo cappotto; bello mmio. pavà\ pagare. Tornisi, grana, paga, antiche monete, abolite dopo T unificazione.li tornese dqczzo era grano e voleva S i noti che Torli centesimi della Italiana. nese lira nostra due, grano quattro ha per plurale la mutazione della lettera tomise, con singolare, accentata. Variante Viene — Rui suonno , tornise a Ogne doje ora A Te : pomiglianese poco a poco V " ora sonco te voglio pavare te voglio dare. : doje *rane te faccio signore. V arricchisco; che etimologicamente la signoria giacché faccio signore, di grado,neld'età l'uso storicamente esser superiorità e superiorità di averi. superiorità significa dovrebb' 100 — — CLXXVII NooDa Donna nonnarella, nonna e (IH) Tutti so'brutti e 'sto figlio mtm È si' vole tanto bello e Yo'fare li servizi a la À la 'Sto e mamma a parienti, la messa ciento. a (Xilj vieni Suonno,suonno, a mamma: tutti li axxxvi Come fa'granne, vale quanto mmio figlio è bdlo: ca ti canto, de tutti li santi! Tutti li santi fecero conziglio, Quanno la 'sto figlio. partorivo 'sto fiore, Partorivo 'sto figlio e partorivo mamma E tutti chi lo vedono ssi 'nnammorano. axxvi Nonna (U) nonnarella, pecorella. come mmia, Tu, pecorella facisti, Quanno 'mmocca a lo lupo li vedisti? Ti vedistie ti nei vedarraje. Tu, pecorella mmia, come farraje? nonna Lo lupo ssi e nonna mangiava'a CLXXVUl Santo Nicola Era a (IV) la taverna e no' nzi vigilia jeva cammarava , (1); giar (1) Jera,andava. Cammara, mangiardi grasso, e scammarà\ mandicono di magro, che i pulitamente e parlanti mangiar di camera Ecco l'origine di queste espressioni, di scamera. secondo la tradizion 101 — Disse » Tengo « — lo tavernaro: a — Aviti nienti? » « — — 'no vottazziellode tonnine, po'mangiare.» fece, Tanto chi è bello no' nzi Santo Nicola tre croce nce — E tre fanciullifece 'rresciuscitare. Quando i frati o per ragiondi età o per motivo di salute o volgare. occasione venivano esentati dal far magro ne' giorni per altra qualunque di di vigilia, mangiarcon essi per non iscandalizzarei compagni,invece nel refettorio, soli in camera loro, cammaravano mangiavan ; quindipoi di mangiar di nel senso questovoeabolo venne preso e generalizzato cioè fuori in e refettorio, mangiar acquistò scammarare, grasso; camera, botticello.Gerard de Nerval, valore di mangiardi magro. VoUazzièllo, neir opera intitolata Bohème galante riferisceuna lezione delF Isola : La di Francia, di questocanto: , Il é tait trois Qui S* 8* — — allaient glaner en vont en petitsenfants soir chez au champs. aux boucher: un Boucher, 41 Entrez, entrez, petitsenfants, Il y de voadraìs-tu nous la place assurément ils n* étaient sitdt eotrés » pas Que le boucher Les a coupés Mis au saloir Saint Il s* les en Nicolas, au alla en brut d* sept dans — « Entrez, entrez, • Il y Il n* était pas Qu* il a « Voulez-vous Je — « Voulez-vous — « Je n'en » Qu* il y à » — Nicolas, n*en manque pas ». — souper. un veux un veux sept morceau pas; morceau veux ans de il n' est de il n' est pas; petit sale je a loger? , « Du ans sitdt entré — » me saint place, il — en , : voudrais-lu demandé n' — champ. ce le boucher Boucher, d* la — tués; a « a » pourceaax. vint chez ». petitsmorceaux comme Saint Nicolas — loger? • jambon? pas bon veau? pas » » ». — — — beau. avoir qu' est dans 1* saloir ». — 102 — — Santo Nicola mmio, Santo Nicola, Facisti tre miracoli de gioja(1)! Quand Hors de « — le boucher entendit cela Boucher, boacher, Repends-toi,dieu » SaÌDt Nicolas Dessus Le posa le bord de premier dit : Le sccond Et le troisième « •— Je , porte il s' enfuya. sa dit : pardonn' ra te • — . trois doigts saloìr. ce J* ai bien « — — t' enfuis pas ; ne moi Et « ! dormi aussi ! » » — répoodit: croyais étre paradis ». en — altre cantilenedi argo(1) Come questastoriadi San Nicola parecchie mento religioso vengon cantate per Ninne-Nanne. Ed un molto maggior da' ciechi e da' storpi che vanno limosinando. da' pifferari, numero o han tempo di badare, alle qualii nostri letteratinon Queste ultime, in cose di maggioreimportanza, ricordate in un curioso trovo occupati intitolato:Roba libro inglese, di Roma \ By \ William W. Story. \In Two volumes. \ London: | Chapman and Hall,i93 Piccadilly, | 4863. | is 16® translation voi. in Due grande.Il primo (The righiof reserved). che dopo il quarto rigo del frontespizio ha un quintoVoi, I di ne Vni-355 pagg. Il secondo che ha invece VoL IL | Second Edition di Street-music in Rome VI-365 pagg. Nel capitolo II del I volume intitolato popolareItaliana.Si descrivono primai pagg, 9-33 si parladella poesia si riferisceuna loro conversazione e poi si trascrive e zampognari, pifferari è sdialettizzata, loro canzone, notandone la musica : la canzone Fautore ha il poco criteriodi vantarsi di averla cosi sottratta al letto una e di Procuste della pronunzia abruzzese. Eccola cosi malconcia: Tu Verginella,figliadi Sant'Anna, Che in ventre tuo portastiil partoristisotto la capanna, Lo mangiavano lo bue Queir Angelo gridava : Dove « — Ch' è andato Gesii. dentro » Ma la » Che 'n cielo San guardate Giuseppe Si trovò al e Vergine 'n terra andava in partoriredi Gesìi , l'asinelio. e » buon Venite Santi, la capanna; beata sia nostr' avvocata. compagnia, Maria. » — 103 — CLXXXIII Suonno e suonno, — (IX) suonno suonno^ dico, Quanto ti faccio te lo benedico! La notte Il padre di Natale e '1 è notte 'Sta la ragione che Sia a bambin Gesù santa.... figlioe lo spiritosanto abbiamo cantato, rappresentato. dall'incontrare alcuni Quindilo Storyparladella letiziaprocacciatagli a Parigi; poi pifferarì vendute ad di altri sonatori ambulanti. Poi viene alle bajoccoFona mentre il volanti, fogli si tramane gracchia: impresse in romanesco, dano oralmente;massime quelle » e fazeppe di spirito è un ripostiglio cezie locali.Ma la memoria umana » troppo pericoloso ed é desiderabilissimo che qualche » per materiale tanto interessante; si adoperia raccoglierlo adatto ad un simil compito, svelto Italiano, » nella duraturo letteratura In seed assegnargli » guito un » patria. posto lo Story viene a discorrere delle serenate, sotto il qualenome colta e trascrivee ne traduce alcuni toltidallaRaccomprendetuttii Rispetti fabbricato dal Bianciardi.Poi sotto Io del Tigri, e fra questi uno della stornelli.In many di melodia tratta degli pseudonimo campagna jetout of lions of the back sireets and squares of the city fountains heads into great oblongstone cistems,oftensufficiently largeto accomMere the common at once. modale some thirtywasherwomen people with grcat laughter and merriment resort to wash their dothes, and themselves while at their work by improvising sometimes amuse verses with rhyme,sometimes ivithout, at the expense ofeach oiher, or perhaps to if he happento be a gapingforestiere, of the passer-byrparticularly whom their languageis unintelligible, elevated stand stone on an They step,so OS io bringthe cistem about mid heightof their body,and on the rough inclined bevel of its rim theyslash and roll the clothes,or, them into the water, or gatherthem together, openingthem,flaunt lifting their arms them with a high above their heads, and alwaystreating which nothingbui the coarsest material can resisi.The air to violence, is almost alwaysa Campagna melody. which theychant their couplets attacks in exceeding and as are given received, Sharp sharp rópliques good-humour;and when there is littlewit, there is sure to be much The salt is oftentimes laughter. prettycoarse, but it givesa relish to ballateche son canterino le un « — Parecchie non su sono — , , ' the talk. 104 — — Ti beoedico lo latte e lo mele, Ti benedico chi 'mbraccia ti tene. 'Mbraccia ti tene 'Sto 'mbraccia t'ha teauto, mo' s^ è addormuto (1). e mmio figlio Madonna mmia, tu chi mmi Fhaje dato, Fammello addorme% ca Thaggio corcato; L' haggiocorcato a 'no Metto de rose, 'Sto figlio mmio dorme' e ssi 'rriposa. CLXXV (!) Maria 'mmiezzo Madre 'o steva mare Panni d'altare tagUavae coseva; Fuorfeci d'oro 'mmano essa teneva: Esce lo ssujofiglio da la scola; « Madre Maria,che voci so' queste?» — — » « » Vanci,mamma Falli la croce «Vanci — i Falli la » E siè la lezionevera, le mme mmia, partorire: ne rincresce ca si"na chillo lato manco. a » — santa, » — puòzziesse' beneditto! figlio, croce chillo lato ritto. a e si è femmena. Maria. » Giovanni; mascolo, Amen, Àmen, accossl sia (2). nel (i) Àltrofe, il mele? chi ha da Tanto che astrillache « — Nei sta 'na donna — terzo verso, si canta,e la rima mi prova esser — quella che c'entra (le poppe),invece di lo mele. Difatti, manne in collo. 'Mbraccia, altri somministratemi come gli (2)Fra le Ninne-Nanne pomiglianesi d*Arco riferiti in queste annotazioni, dalla gentil Pomigliano sola ce n'è che non Rosa Siciliani, ha riscontro fra una signorina , , canti di Eccola: queste avellinesi. Duorme» Ninno Gomm* la Gómm*a E' a duorme mmio, mare lu pesce peccerilloe la che che onDa nonna Onfiare,ofinà,verbo derivato da li onna onna né dal d'Ambra. né dal Galiani, e crisce, pisce; lu mare;.... vo' fare. (onda,maroso)che non é strato regi- 106 — È — 'o raarranchino, venuto Ss' ha 'rrobata'a gallina raeglia (1). CLX (IX) Ieri sera jetti a caccia, Àccidietti'no leprepaccio. Lo portajea Monzignore; no^ nei Monzignore Nei steva la Che steva. mogliera, zucchero ammassava Dicietti(dissij: « — (( — No' tè — Mme « mele. una ». vogliodà' nisciuna ». ne Dicietti: e Dammenne Dammenne quatto.» — — AisofdièJ'no bello piatto; lo banco; Lo meltietli/^/nm^ 'ncopp'a Ivo ne fandòj lo sorece E lo banco chi era e tanchi tanchi. cupo Nei nascivo (nacquej 'no bello lupo; Lo lupo chi era viecchio, No' poteva cchiù zompa'. La grilla va volanno, Pe"ncoppa a li castagni; scammisata, Sse ne fece 'na risata; '0 galloarreto'a porta, 'A gatta (1) — € Chi vcnneva Co zucchero,c"o 'e mele Semplicecanzonetta cotte zucchero infantile. » Marranchtno. ladroncello.Giordano Brnno, nel (2)! -- Cosi la Raccoglitrice. At. V. Se. VCandelajo, attenti che questi marranchini co' le lor frascheriesaranno Dubito, altro venir ad effetto farranno et non qualch' ncgocio, questo V. nelF annotazione farranno uno de glidui ». » se pur ne principale, al Canto CXI, un altro esempio. (2)Semplicecanzonetta infantilesecondo la Raccoglitrice. Àccidietti^ uccisi.Paccio,pazzo. Dammenne una: una giacprobabilmente zeppala, « — j" a far — 107 — CLXxiv — (xxrii) Zompa zompetta, Maria Lisabetta , Ti pigliape''no dito E ti porta 'mparaviso (1). CLXIII Nti ntoli , Mo' sse campanelle e , ne vene Co' Sant' Anna Vanno che sembra di (XII) e Maria bella ; co' Maria , can^tannola lètania (2). che zeppalestesse facendo Tanchi tanchi: una Monsignore. di Lecce col zucchero e col miele la infantileanzi canzonetta un glie mo- dovinello in- cosi: suona {iltopo) 'scia (andava) (ascenàvL, Cinguli-ciànguli male fortuna (il gatto) lo secutha (inseguiva)-, E ci nu' pe' 'nu cauertù, La GiDgulì-cianguliera niuertu. Zompa, saltare. (1) « — Si fa tra due bambini » tiene stretto per la mano fa ciò ripete la canzone. » dell'ultimo » verso l'altroche sta E quegliche si slancia sugli omeri , Raccoglitrice. (2)Semplicecanzonetta 0 dei qualiche sta a terra, in luogopiù alto e mentre sta piùalto air ultima parola del compagno. » — Cosi la secondo la Raccoglitrice. infantile, nella: Campa- o bolla di sapone: sonagliuzzo Gomme E a lo peccerillole soccede fa co' la lescia Che le va Chelle ca appresso, pallucce che Dinto a le mano, ca , le campanelle. peglià'sse so' tanto stregnennole po', niente Ma niente crede belle ; sse vede so'chclle. (Agn. Zeff.). dimostra Y insieme é quel come primosignificato del consiglio ntoli onomatopeico. Il padreCasalicchio (V. I. VII.)parla Qui, ben inteso é NU Funo nel che le campane ecc, , di Santa Chiara danno alle fanciulle: iVto,nto; ritate ma- 108 CLVIII — (VII) lesci iesci sole, castiello'mperatore. Giento e cinquanta, E commoglia a tuttiquanta; 'E Commogliaa chella vecchia, Cbi sta La 'ncoppaa la cerza (1), cadivo fcaddej vecchia foivo ffuggV (2). cerza E la CLII (I) Arri arri arri, E zi'monico cavallo; a Lo ciuccio no' correva, E zi'monico ss'accideva; Ss'accideva co'lo cortiello, E zi'monico poveriello (3)1 CLXV (XIV) Palla,pallad'oro, Chi è cchiù bella esce fore; da convolvere, Cerza, quercia. tener celato, (4) Commoglia,coprire, IlFasano cosi traduce la XXVII del XVIfl Canto del Goffredo:Frem- stanza cchiù le a la gran chiazza \ 'Nnarca pe '»* aula cosa guerriero Cerza ha 'na *na fattass spaccatura cioè spaccazza (una fessura o apertura). una | E come fossefemmena Ila figlia | E dàce a luce (e dà a luce, cioè partorisce) 'na De po' giovenazza Ninfa e bemme\ siuta e bella figlia cioè bella giovane): (e benvestita e bella figlia, |E chiante cienfauire chelle Vide che cosa! fecero lo stesso! a \ po' appriesso, intorno (2)Semplicecanzonetta infantile (secondola Raccoglitrice) alla qualevedi quelche ne ho detto fra le canzoni di Falena nel secondo volume de' miei Canti popolari delle provincie meridionali, sulle Un bambino si leva € (3) gambe un altro e lo trastulla la canzonetta. » Cosi la Raccoglitrice. » ripetendogli maio lo ciglia; \ Ca , , — — 109 • — Esce fore lo a — giardino, A la spara' A li tricchi-tracchi spara' , Una dui carrobina; quatto (1). tre e (XXI) axxi Vota vota pe'Santa Maria Mo'sse ne Sse ne vene Sse ne trase , Giovanni mmio; vene notte , troppo a pe'sotto CLIX lesci iesci sole (2). la porta a (Vili) (3), 'E castiello 'mperatore. Ciento cinquanta pica quanno canta; E la e Molti bambini si mettono in girotondo,poi uno*tra loro canzone ogniparoladi essa sii ciascun com» pagno. Colui che vien segnato dall'ultima paroladell'ultimo verso é Cosi la Raccoglicacciato fuori del cerchio ed ha una penitenza. » » trice. Dello SgrutTricche-tracche^ saltarello, speciedi fuoco artificiale. lendio abbiamo un bel sonetto A la bella Tricchetraccara, zoè,che faceva che termina Giove sta a faretrivole e sciabace benneva iriccheiracche^ che I Perchè ss'è accmrto ca so cchiù potienie \ De lifrugole ssuoje'ssi (\) '» — a incomincia la contando — tricchetracche, (2) — « 1 bambini giranoin tondo e nel dire l'ultimo accoccolano in terra. » — Così la verso si Di questecanzoni da Raccogtitrice. Giulio Cesare rondes francesi, girotondo,o carole che dir si vogliano, Nel Libro II Cortese ce n' ha conservata una usata a' suoi tempiin Napoli. che il protagonista, amori di Ciullo e Perna sando curiodei travagliosi narra chiazza... l'ao*na Genova: addove, secunno « jonzea per de zetelle zite,che pigliannose de lo-pajese, vedette 'na mano sanza 1 la Rionna eh' facevano la 'na a lengualoro chiammano » rota, pe' mano, la Rota, a la Rota,| Mastro Agnielo 1» e nce joca a Napolesse dice: A E Maddamma la Nce T) Margarita» joca Zita,\ Canzonetta InfantileVII. (3) Vedi Nota al Canto CLVIII, » , — ... — . ' 110 — — Canta viòla, E lo masto de la scola; Masto e maestà, E mo' passa Gesocristo. Co' le torce allumate, E co' r angioli apparati. Ghilli stizzichi cadevono, Acqua Acqua santa ssi santa e facevono; acqua rosa, E Maria mo' ssi 'rriposa. Ssi 'rriposa 'raparaviso E Maria che bello riso! POSTILLE Postilla al Canto 11. — freddo, di morlo Appagliarulo, a foi'seperchè chi é tale non avendo altro si copre di paglia. Cosi » il Morraile parafrasando Fedro (LibroIV. Favola XVIII)in nota a* versi: » — socceduto .... T* è ghiusto comme Che bedenno Pe' lo a chillo sciaurato , 'no serpe appagliaruto jelo e lo friddo spotestato N'appe compassione Il testo latino: Gelu rìgentem quidam colubrem Penlanierone. Jorn. I. Tratt. Vili. » annozzalo ascelluto, appagliaruto, Ceccuzza,wekhe ihn so e — « suslulit Ceccuzza,vedennolo cossi Il Liebrecht traduce ». 'ngottonato und niederblass,so traurig — hleich und sah. geschlagen La traduzione del Liebrecht, per essere opera d' un tedesco male e dimostra uua del testo. Non mancano discreta intelligenza massicci glispropositi un e le inesattezze; e di queste e di uno de cientovintea c*é però daremo quelle volendo esser creduti sulla parola. non saggio, (Introduzione:) Taddeo,che sse vedde la pipata'mmano sborzare non e senza carrino.... Thaddàus, welcher sich im Besitz der Pappe sah, und zwar ohm m — amh einen nur den von 120 — Karlinen mitgebrachien ausgegebm zu haben.... Ma no, il Re poteva che offerto alla Zoza quantunque chiedesse aveva solo dodici miserabiliducati, dieci recato aver dire: senz'avere sborsato un cavallo non pezze!Il testo vuol avendo ognicarlino (o callo)giacché, dieci grana ed centoventi cavalliformano ilcarlino. ognigrano dodici cavalli, (GiornataI. Trattenimento II;)'Na testa lavorata co' tanta belle mascarune.,.. Einy mit vielen schonen Zierrathen versehener Blumetitopf... Lo Zierrath,è generico ; ilMascarone,(plur. Mascarune) specialissimo. Coda (Ibid.) de Martora... Schwanz eines Murmelthiers... La Martora e la Marmotta (Ibid.)Bellezza a due. son dojesole... Schonheit mit zwei Sonnen.. i suoli o le suola delle scarpe, ai qualicon altro sono Diavolo, allude il Basile, ed altro ì soli che brillano in cielo! metafora volgare, Trattenimento 1. (Giornata IH.) Vastolla, doppo lo 'mpedemiento de r ordenario e dapò certe sfiole de core.,. e pipoliamente merkte GelUsteìi seltsamen und Uebelkeiten.an Vastolla^ gewissen e generalizzata e troncalaTespressione Ognun vede com'è impoverita sciosciatad' Ibid. la A ) agliaro. ( primma Bei dem ersten Blasen Che e* entra der Hintertrompete... la sciosciatad'agliaro, la trombetta di Barbariccia 1 con L'equivocoé sconcio, ridicolo ed inesplicabile. Agliarovuol dir solo oliano. Il D'Ambra, annota in Agliariello'utelloj stagnata,ampollina, due secoli fa a tali piccioli che almeno Sembra vasi non si un « dal ventre il cannello ricurvo che si vede oggidì,dappoiché " spiccasse dentro fortemente il fiato per dalle partorienti trovasi usato a spirarvi » aiutare le forze ne' dolori del parto. De' numerosi luoghidi scrittor » dove ciò é mentovato, se ne vuole per brevità recar solo » napoletani Livia comme se " uno: fossevecchia a l^arte, a la primma sciosciata 'no mascolo e 'na femmena d' agliariello » duje figliule, scarrecaje — » (Sarn. Posili IIL) ». paginain cui non possa rilevarsiqualcheerrore simile! la traduzione del Liebrecht,emerge favorevolmente Nondimeno, ripeto, di libri tedeschi che si occupano di cose trai maggiornumero Itahane. E non c'è Postilla che ho al promesso Canto XVII. riferire : — testimonio di veduta. I « sono t de' Rustici e de' Gentiluomini ; Ecco — « Vogliodescriverti i miei e il brano del libro del Celano si vassalliformano mortori de' , due qual ordini,cioè i primi dalle coppole. distinguono 112 — che cajppelio, del ernie » i secondi éal » perchèil colore,continuamente non — non have altro che sferzato dal sole, da la forma, è nero tornato della so se per vergogna o per rabbia. Quando muore uno vi resta la moglie, si prendeuna camicia che per lo più è " rosso, » cepperàe » tessuta alla grossa; si pone » 0 umide paglie o attaccata al sarmenti che non camino,di sotto vi si pongono siano totalmente secchi , acciocché » col fuoco diano spessezza di fumo per annerirla, in effettosi fa: come cosi profumata si consegna su le carni della povera vedova e serve di » scorruccio.Poi si fa giacereiu » terra vicino al cadavere del marito colla chioma scinta.Fatto questo, vengono per sangue al defonto,che per lo più in » » » » » » le donne congiunte castellisono molte, questi ed ognuna nelF entrare,battendo le palme, con tuono un spaventoso liei che in buona Hngua suona: Oh micomincia a dire: Oh riegola te! e dicendo cosi s'accosta alla vedova; accostata,le strappa sevo branca di capellie la butta sul cadavere, che sta vicino.Oh quel una die scriverò appresso sarà creduto iperbole, ma pure è vero. L' ultime che vengono, trovando il capo senza tante come manigoldesse capelli, con diavolesse, unghieindurite ed affilatea* manichi dellezappe, danno in faccia e ne tirano giù pezzidi pelle; di mano e questo si chiama del mofto; ed allora si dice più onorato, quando porta più onore di sangue a spese della povera moglie. branche di capelli e spruzzi vedendo una povera giovane, che pareva un mostro, ammiM'inorridii, randomi insieme della costanza di quella misera,che alle dispietate si benché si potevacredere di muoveva, sgraffignatequellearpienon tutte , » » » 9 » 1» » ?h » » che » cadavere » ^ » 9 » j» )» d ?% » T" » » » T" i sentimenti. Finito questo,s*adunano perduto avesse e tutte unite dicono le lodi del morto con d' intomo al certe nenie,da spaventareper T orridezza il diavolo stesso, e si dura finché il morto va portato alla sepoltura, accompagnato dalla musica stessa. Finita con lagrimee con urlida dannate,prendonola donna questafunzione, la fuor che della camicia affumicata, e la ponmartirizzata,spogliano dove finché sta bene, le si porta dalle donne stesse il gonò nel letto, cibo apparecchiato. Quando poi passa all'altromondo un Gentiluomo si negoziain altro modo, meno barbaro veramente, ma cappellante, si bestiale. Morto il marito la non* meno tinge vedova^che vuol dirQ linguacristianasi veste a bruno cioè colla camicia detta di sopra ; in terra colle più strette parenti del defonto vicino si pone a giacere dandosi un carsi chiamano poi certe donne a piangere, al cadavere, lino per ciascheduna per la lacrimosa fatica qualehanno a fare: e si chiamano chianguni; io che questavoce sia antica,ma e credo ben essendo ilcrine, che per lo più, corrotta: plangones. Queste si scingono faccia atta a portareil lutto e grinzuta negro, cuopre una negrissima a , , , 114 — — » tale.La cerimonia di scuotere » essendo toccata » che stava vicino al mio castello(che vuol dire: Gasa,dove abito)mi » » " » » » 1 » una le finestre, termina solo col cadere;ed di queste beneficiatealla casa d'un Cappelluto, che prestoprestofussero andate giù,per potereriposare. E adoperai ho scrittosinora é in partecomportabile, pare, quanto perchèdura un mezzo giorno;leggiquesto.Se morisse il capo della casa ammazzato, continuo, dopo le funzioni già dette,in ogni giornola per un anno vedova pone in mezzo della casa gliabiti insanguinati del marito ucchiama i figliuoli; sbate repiiando, ciso, per dirla collavoce propria, tendo le mani, loro dice: Questo è il sangue di vostro padre, ucciso dallo svergognato traditore tale di tale;e questot ha fattoperchè ^ » sietepiccoli né potete vendicare pupilli^ » vita. Figliuoli^ vi maledico^se di chi vi diede la la morte lascerete invendicata^ quando sarà Vedi e Gf, il De » tempo^ questavergogna che vi è stata fatta. Lantier. Correspondance de Suzette d'Arly{Lettre nuto LI) dove dice avveB — in » " del lutto,che « Passato Tanno Friburgoun fatto simile. chiamano della camicia, si muta; non perchéin tutto questo anno i si l'anniversarionel fa sono quando però figliuoli minori, giorno — » i cuori di sopra. Dallo che nasce, che inaspriti danno si vedono lo atti a maneggiare schioppo, quando que'giovani, » di vendetta, in tanti spropositi che, 9 hanno omicida, » 9 » 9 9 » » » della morte, come se truovano morto il principale da uccidere un consanguineo, e, se questomancasse, dirla,mi sono maravigliato molto,come i Vescovi non vi danno rimedio. Ne parlai con qnestodella mia Terra, che questo era un male irrimediabile, ed avendomi detto, perchéera i che uso o abuso antico erano uso un glirisposi, troppo incallito, della santa chiesa gliha ridottiin una e pure la prudenza baccanali, il dedicata nel nostro festa allegra, san Martino, paese al glorioso si detti Baccanali che nataliziodel nella cade giornata giorno quale un amico dell'inimico.A 9 da coloro che, finitele vendemmie, introducevano principiavano » cittàil vino. Uso antico 9 9 • era e pure si tolse col Ostiario, di gine santo Cristoforo.9 di nella fnori delle chiese Ercole dipingere lar in venerare vece l'imad'Ercole, — Postilla Canto al XXIl. trovando in questo canto sitone, Temo di aver detto uno sproposolenni de' Re un' allusione agi' ingressi — Poemma Agnano Zeffonnato, sono Morgana (propr. la discendenza di Tartarone e Pimpa: ha i. e. fata)predice meridiana, di Cacapozonetto : parlato di Napoliin Foggia.Nel sesto canto de U imbattuto nella stanza seguente.La Aroico,mi Da Che chisto 'no buon p' avere 'no core uommo po' ne accoietato , vene , 115 — — E da bene ped essere troppo oniroo É da tutta la gente accompagnato; Vide la *ntrata de Ga Tanto fossiricchissimo. Il può *no Re é nel questialtriin essere Lo quale 'Mpugliavenne Fatto ferette , : desperato , fravecato. Foggia ha *mpo* fece la Fera piecore, de crape Pe* marrooria Marte lo facette cornuto Isso da tanno De Ferruccio, parladi da bene Pe* de cui defennette; figlio la mogliere femmena la Getk d' introito. quello vuol dire,come Foggia, dette pene, puro chella lo Ga E de Corona. metaforico de' versi d'Andrea Vennera a Quanno , portato: d' ingresso, anzi in senso Ghillo Grieco, che ... Ed ha tenessi ì^entrata de senso illustratoda essere tene isso, co* *8ta dota bona che Dunque entrata non Gomme canto popolare Nel canto a Foggia V pò* chiammare Sse se la mogliere ca , e caparrunc, la roogliera eh* avealo *no caporale de montane. nel contenuto L'equìvocoosceno è vuogliosi suol dir proverbialmente canto, è evidente. E vuoglio, per non una sogliono rimproverare porcheria poichégliogliarari commessa, Postilla esser Canto al XLll. lindi.Dice il Valentino Tutte E dà* de a deciarriano ca al " — CXIV. Canto a vecchia sposa. *8to gra* scuoglio ; te sì cacato : una cecato chiatto tutte strellariano Postilla chi si porta apppresso a te chiammarriano Ga* iste Te — — ; E* vuoglio! è Notevole é vuoglio! » — di variante magliese una questo rispello: Ieri sera *Scìi Visciu A — a la mmia cammera (veggo) trasire (entrare)*o picca « le cinque de la notte (andai)a Nu' a picca (a poco te terrire, ca a poco) pe* riposare. *umbra mme pe* mmie *8cia nu* su* la morte a porte, vicinare. 116 — » Nancu » Suntu » Ga — » • Quannu » Tannu Postilla de china sposi, mme CXVIT. servu a — (castello) , (metti) lu *neddhu tou cumannu. Difficileil non — • turnisi; minti mme veru tìa. pe* *nu casteddhu né , casa su' (allora) Canto al , turre pe* *na buscia; forte (per dormire) cu* dormu cu pe* 'na Mancu niura costanti tou vìnutu Né « (sono)*na suntu 1* amante su* — letti) que'ireultimi disticidel Carme LXV stesso trattano in via di paragone l'argomento » (anello) — rammentarsi (chili abbia di C. Valerio Catullo, che del canto drammatico avellinese: Ut missum spensi Procurrit Quod mìserae Dum Huìc Postilla un al illud Canto primeVI segnate matris Gli — grandedi 390 Augusto^Kopischnato , praeceps CXXVl. a malum gremio, localum, veste prosilit,excutitur, tristi conscius numeri con e prono roanat volume in duodecimo munere oblitae molli sub adventu Atque furtivo virginis casto agitur decursu ore ; rubor. Agrumi del Kopischformano le Corrige, pagg. oltre V Errata romani. Breslavia il ventisei maggio MDCCXCIX, Fu mediocre pittore poesiapopolareserba, mori di subito in Berlino il tre febbraio MDCCCLIII. innamoratosi in gioventùdalla verseggiatore: al pubblico ritenendo lo scrivere la stampa de' suoi scritti, risparmiava cosa prosaica, perchèi poetiserbi non sapevano né leggerené scrivere. In appresso mutò pensiero; le sue poesie né qnal verseggiatore ma ma, traduzione di Dante; né qualprosatoreil suo Carnevale in e la sua né qualpittore le sue impiastricciature, han meritata la fama Ischia, gli che qualnatatore ha usurpataper la sua pretesa scoverta della Grott'Azin Capri,raccontata da lui stesso, con zurra non so quanta sincerità, (con nessunissima, credo) nella prima annata deW Italia (§ 155-201. Vedi Nota al Canto CyiWf):—Entdeckung der blauen Grotte \aufder Insel Capri| von \August Kopisch. e vi si legge NegliAgrumi TortograOaé cnidelmente manomessa, e — puta, no ammorato n per 'no 'nammorato. Le traduzioni sono lascio stare il faccia d' empiso {de 'mpiso)reso con menti; veri tradiRechi von Frommen, giacchépuò scusarsi con la benedetta ironia;ma che dire di schiavotlella(brunetta) tradotto figsam(docile)? di so lagreme den 117 — (tamor e non — sputazzatrasformato in Sinds Liebesthrànen die in Siròmen di Cudda trizza spampinatavoltato in Und mit der Schlq)pe flossen? labi ringsdm Boden fegen?e d'altrettaliamenità? Che dire degliendecasilsicché distico in s una quartinaciancata, spezzati due, ogni produce ciascun verso d' un diverso? numero Esempligrazia: Aizaje r uocchie Viddi *na A la calata ncfelo ne Vedette doje! Che dire de' dialetticonfusi in modo eh' è su' maccaroni , evidentemente lombarda? un pelagoletterarionon la massima da attribuirea Napolila zone Can- insulsissimo di lungo strofeggiare Dirò solo che in questovolume; il resto Nel , stella: sono pochissime è roba le origine poesiepopolari d'autori, spesso affettatissima. é stato felicepalombaroil partedel volume é desunta Kopisch!Del resto AaM* Egeria; e que'rispetti litani napoche si riconoscono ritoccati, ranno sa- ch'egli esattamente,ma pubblica stati probabilmente riveduti dall'amico suo Cammarano. Italienischer Egeria\Sammlung \ Aus muendlicher \ Volkslieder^ und \ Fliegenden Blaetlemy \Begonnen\ von | Wilhelm Ueberlieferung nach dessen Tode herausgege. Mueller, \ Vollendet, \ ben und mit erlaeutemden Anmerkungen \ versehen \ von | Dr, 0. L. B. Wolff, \ Professor 1829. Fteischer. Ernst Weimar. am zu '=^ \ \ Leipzig: ria, EgeGymnasium \ mo I Raccolta \di \ Poesie Italiane popolari» \cominciata \da \ GuglielMueller, \ Dopo la di lui morte terminata e \pubblicata \ da 0. L B. \Lipsia:\ Ernesto Fleischer. \ 1829. Wolff I Dottore e Professore. XVin-262 16. in di (Un voi. pagg. oltre8 di musica ed un quadro y de' dialettiItaliani ). Prima di scrivere in potuto studiare un It^iano, questo caro tantin di si può anteporre,anzi queleh' é peggiod' una grammaticaed avrebbe Wolff, prof. imparareche il di lui non dott.e si dee posporre al sostantivo che lo regge. Ma si è la confusione che regna in sgrammaticatura, stessa ragione per cui in Parigi arbitrio cioè bistecca, per puro. Le poesie miste a canzonette in istrofe, sono proprio, pochissime, chiamata Egeriaper la questa raccolta, chiamano Chateaubriand una in senso popolari che non quelleche divengonpopolari per la musica, ma immediato della fantasia popolare, miste a storie;miste di miste finanche autori in dialetto; diversi idiomi italiani! a sono a dotto proroba di frammenti di versioni del Tasso in 118 — Postilla Canto CXLIX. — Calascione d'Antonio Nel Villano, (che per lapsuscalami ho chiamato Vitale nelle note a'canti CVIII. d' Ammore Nenna c*é un paragone e CXXV) nel Sonetto Vili Forza a simile a quello che forma argomento di questoCanto: al Gomme Quanno 0 corre le *n Quanno Comme voglia Io sorecillo e va berrineia fecocella moscia Justo accessi Pecca Ammore zucare, a trovare» zompariello a a lo settiembro comme La de sta, lo polletrlello; ammore lo lardo 0 la scrofa lo porciello a vene la jommenta comme Va — a resecare; pizzolare V auclello va songh* io sperato pe* te rome : e spuorco, *ngotta e *ntofa, e puorco; Sorece, auciello, polletrìello E corre a majale *a tofa; a te, comm* A si* de te, che Fico, verrineia Postilla al Canto di Cecilia è una una , so* *n joromentella CLXX. e uorco, scrofa. (ScherzoinfantileXIX.). — variante monferrina appo il WolfT ( la povera catalane appo il Briz veneta appo due (Cecilia); Fontanals (ladama y simbé mme, di il Ferrano Della manza ro- (Cecilia); Cecilia); appo il Bolza (La dama de Tolosa)ed il Mila Della Reuss). una comasca delloAnello romanza perdutosi appo il Ferrano (// monile caduto nel mare); della Francia Veronese appo il Righi;veneta appo il Wolff;{L'anello) d*or. II.La fille du roi d'Eoccidentale appo il Bugeaud (I,Les clefs ha varianti:monferrina (U anneau d'or); di Metz spagne);normanda presso il Beaurepaire meridionale presso il Caselli, presso il Puymaigre(L'amant noyè);dell'Italia polari e più d'una toscana e meridionale nella mia Raccolta di Canti Podelle Provincie meridionali. Ultima Postilla. Mentre questa raccoltìna si graziealla cortesia dello illustrecomm. pugnatore, nel Propubblicava tore lo illustraZambrini, ricevettela letteraseguente: PregiatissimoSignor Imbriani Un mio da caro amico, il prof. Brunetta, dopo letli i canti aver voi pubblicatinel Propugnatore,s* imbattè i quali stampati nell* Harper*s Weekly di New-York in alcuni chiudono polari po- versi, 1*idea , di quei piccolicanti. Ve stessa d*uno vostro conoscente e li mando, anche per ricordarvi il quasi dicevo amico Oh. Verona, 30 Giugno 1874. Patuzzi 119 — My I oh! not am I is sick, my heart But I *m not I am, I *m Oh! the ili,I when in is I dare I not am *m I know sad, teli ; noi giad , well, not am myself, I indeed, changed heart cause. grieved, not am — not the not saroe, what; ali except in naroe shall I be changed in that? (Sema nome d' autore)