BIBLIOTECA MENSILE della Cooperazione e della Previdenza N 1a 1" Il. U l Anno Il - 1915 Giugno-Luglio .-.--;-.- •• ~ ••••-••••••••••• ,-;-,"77"0--;-,-;.-,--;~.;-;-;.-.~-; •••••••• • ••••••••••• • ••••••••••• ;~-•• ; •••• • •••••• 07TT: Avv. ETTORE MARCHIOLI la ri~artilione rno1erativi~tirn dei genetti di eonsumo EDITO A CURA DELLA LEGA NAZIONALE DELLE CooPERATIVI!: E DELLA fEOERAZ.IONE ITALIANA DELLE SOCIETÀ DI MihANO - VlEI Pace, 10 M. S. FONDAZIONE ISTITUTO GRAMSCI BIBLIOTECA AVVERT'ENZA Lo scopo dcl presente op11scolo è di 111oslrare cl1ia/'llJ11cnlc e bre1•e111c11te q11ali siano i p;·inci/1ii i11for111ator1 clclla riparli:::ionc coo/1erali1•islica ,/ei generi di cons11mo 111•i Paesi o«e la coopera:::io11c è nssai meglio or9a11i::::::ata che da 11oi, cioè i11 Germania, i11 Inghillcrra r 111 IS1.•i::::::era. ,lii corre obbligo a<''l'ertire che, 11clla tra/ia:::io11e del/'argome11/o, 111i so110 pri11cipal111cnfe sc1Tilo di 1111'opera dcl do/tor Roberlo Sch!Osscr, p11bblicala rece11temc11tc in Germa11ia: Die konsumgcnossenschaftliche Gi.ite r vermiltlung ( 1/ai111/iei111, 19q). Data la fo11te da cui ho speciaZ,,1c11tc alli11to, si ,·t1/1isce come, 11ell'esposi:::io11e della materia, ricorrano spesso cita:::io11i ed esempi tratti dalle U11io11i di cons111110 tedesclir. Tuttavia, 11on ho 111a11cato di acce1111are a11che ai/e Cooperali-z•e i11glesi e svi::::ere, intercal1111do q11a e là qualche mia osser1•a::io11e di caraf/err gr11erale. Confido che, per q11a11to modesto, l'opuscolo potrà interessare i 11ostri cooperatori, e fornire sim11lta11ea111e11te q11alc!ie utile s11ggerime11to a coloro che inte11rlo110 s1 1il11ppare e perfe::io11are anche in Italia la coopan:::ionc di co11s111110, p11rl ro Pf10 ancora allo stadio f' r i 111 o rd i a[('. A\'\'. ETTORE Como, 1915 - Tip. Coopel'ativa comenae «A. na1·i11 ::\L\RCIIIOLI. CAPITOLO I. 1. - Concetto e sviluppo delta Cooperativa di consumo. La Cooperativa di consumo, chiamata anche Unione d1 consumo, è una associazione la quale si propone di procacciare ai suoi membri degli oggetti o dei generi di consumo (beni) nel modo più vantaggioso possibile, per l'appagamento dei loro bisogni personali o iamigliari. Cod<'sta definizione abhisogna di qualche spiegazione. 1\doperiamo la parola « procacciare» perchè la Coop<'rativa non solo vende, ma talvolt:i anche produce clirettame11te certi articoli. I ,'oggetto di consumo, il mezzo cli c.ppagamcnto dcl bisogno, olt re che venduto al massimo buon mercato, deve essere ottimo sotto ogni riguardo, specialmente da l lato igienico e della qualità. Qualità e buon mercato ~ono due elementi per noi inscindibili. In questo senso vanno intese le parole «nel lll'Jdo più vantaggioso possibile». r.'oggetto o il bene ripartito cooperativamcnte può sen ire tanto all'appagamento dci bisogni strettamente personali, come a quelli della famiglia in genere. Inoltre. si può trattare di beni cli consumo immediato, o d1 beni i quali ser vano alla produzione di altri beni. (co- 7 6 mc sementi, foraggi, ccc.), da cons111narsi, però. ncll'àmhito dcll"cconomia domestica. Se scn·i~scru ad altri scopi, la loro ripartizione non san·bbc più, propriamente parlando, cooperativistica. Le prime Unioni di consumo sorsero ,·crso la lìnc elci secolo clecimotta\'o. ~aturalmcnk, anche prima c~i f!ll~sl'q?oca c'erano degli organismi economici per I acquisto 111 comune di dati generi clt consumo; ma essi non aveYano forma cd organiz7azionc (ldcnninatc. :\cl periodo delle corporazioni medioevali le Unioni dt consumo erano superflue. Le corporazioni, nc:l mercato ristretlo della città, rcgola\'ano tanto la produz1onc che il CO Il Sli 111 O. Fu solo colla produzione mercantile o capitalistica che gli. inter_essi dei produttori cli\'cnncro poco a poco prcc~o1~l!nant1 su quelli dci consumatori. Quanto poco oggi sia osservata la parità nel procacciamento elci beni lo si YCdc chiaramente nell'esistenza dci monopoli industriali (cartelli, trusts, ecc.), i quali, senza alcun riguardo pci consumatori, fissano unilateralmente i pn:zzi a loro talento, tanto più elc, ati quanto minore è la resistenza eia p:i: te dei consumatori stessi. lln altro graYissimo incon\'enientc all'od1crna ripartizione dei generi cli consumo è dato dal numero esorbitante dci commercianti priyati e dettaglianti, che crescono in proporzioni mostruose. :.\f ent:·e il / ibcralisn10 ~' eva annuncialo che l'applicazione ciel principio della 11_bera concorrenza avrebbe apportato solo elci vanlagg-i at consumatori, noi possiamo constatare che. quanto più numerosi sono i piccoli commercia11ti. tanto più alto è il prezzo. Sarebbe facile con fermare la verità di questo asserto con attendibili dati statistici. L'aumento nel numero degli spacci non ista a f fallo in proporzione coll'aumento della popolazione. Se, acl esempio. la popolazione aumenta ciel 20 per cento. i prestinai. i m:i.cellai, ccc. crescono del 50. dell'8o. cd anche <lei roo per cento. Tutta questa gente de' e vive re, e ,·ivc infatti parassitariamcnte, improdutti vamcntc, su una piccola clie11lela, acquistata e conser\'ata spesso co11 arte frauclolcnta e disonesta. Dall'accrescimento esagerato dei concorrenti, cleri' a in molti casi pure un peggioramento delle merci. l 1 na degenerazione anche più riprove,·ole della concorru1za è la falsificazione dci generi, che le leggi sono impotenti a combattere, e che, in ogni caso, importano per la loro applicazione un inasprimento delle spese pubbliche. F taciamo delle forme sleali di concorrenza, elci pesi e delle misure non esatti, della mancanza di pulizia e cli tante altre bel le cose, di cui hanno esperienza diretta tutti quell i che frequentano i locali degli intermediari privati. C'è ''oluto tempo assai prima che grandi masse di cons;1111atori riconoscessero la necessità delle Unioni di consumo. Fu solo sotto la dura pressione economica clic g-li strali più poYeri della popolazione, i quali sono anche i più numerosi, acquistarono l'energia e l'entu!" ta~1110 necessari per chiamare in vita simili nuo,·e associazioni. In I nghiltcrra esse rigoglieggiarono assai presto e furono quindi altamente apprezzate da quasi lutto il popolo lavoratore. :'\cl Regno Unito non si ebbero quegli ostili e abbietti attacchi contro la cooperazione che si notarono, e si notano tuttora, in Italia c negli altri Paesi; anzi, ad esse lo Stato commise importanti forniture, che ne accrebbero ancora più il prestigio. La nazionc che. dopo l'Inghilterra, possiede il più poderoso movi!11cnlo coopcrativistico di consumo è la Germania. Su quest'ultimo influirono specialmente due fatti: l'aholizionc delle leggi eccezionali contro i socialisti, e la creazione delle Cooperative a responsabilità limitata. Oggi . in Germania, su 66 milioni cli abitanti, ben 9 milioni e mezzo sono consumatori cooperati visticamente organizzati . Tra pochi anni si calcola che le Ycnditc complessive delle Unioni tedesche raggiungeranno la impressionante cifra di un miliardo di marchi (1). (r) Un marco vale, come è noto, L. r. :i5. 8 2. 9 Le organizzazioni centrali delle Cooperative di consumo. Le Cooperative di consumo non sono pnt oggi isolate come una volta. Ovunque, esse si sono federa te in associazioni regionali, e queste, a loro turno, in Leghe nazionali. Quale tipo cli coteste organizzazioni centrali possono servirci quelle tedesche. l Tedeschi hanno certamente molti difetti: ma anche i loro più acerrimi det rattori riconoscono loro una grande virti'.1: la straordinaria capacità di organizzazione. In G.::rmania, dunque, si hanno due grandi Federazioni cooperativistiche: l) la Lega centrale delle Unioni di consumo, con sede ad Amburgo: 2) la Lega nazionale o imperiale delle Unioni di consumo, con sede a Colonia-;\liilhe1111. La pii'.t importante di queste (non teniamo conto qui di altre piccole associazioni similari) è la prima, la Lega cl"ntrale di Amburgo. E' un'organizzazione davvero gigantesca, con ramificazioni in tutto l'Impero, anche nelle regioni più remote. In essa sono armonicamente conglobati tre grandi organismi, con ìunzioni <lislintc ma non separate: 1) il }fagazzino per gli acquisti all'ingrosso di Amburgo; 2) la Banca unila al :-.ragazzino; 3) il Segretariato centrale di propaganda. Il Magazzino per gli acquisti all'ingrosso è stato fondato allo scopo di procurare in massa alle singole Cooperative - tanto colla compera come colla produzione in proprio - quelle merci che ad esse 11011 è comodo, o è pi1'1 dispendioso, acquistare direttamente. Su cli ciò pa rl eremo più dettagliatamente nel prossimo capitolo: la distribuzione della materia esige tale differimento. l.a Banca centrale - creata nel r908 - regola gli affari monetari delle Cooperative con tre prinicipali oµerazioni: partite di giro, depositi, aperture di credito. Codesto istituto non ha ancora raggiunto le cifre della Sezione bancaria della TVholesale Socie ty inglese, ma è sulla via di raggiungerle. Xel r913 le! partite di giro diedrro 11 seguente bilancio; A debito: marchi 198 milioni 856.636; A credilo: 111arch1 200-496408. Per conto-depositi, al primo gen11a10 1913 c'era un iondo di ?\lk. 29.020.626; nel corso ddl'a11110 furono incas~ati \fk. 26.219.038 e pagati :\Ik.30.003.579. :\elio stesso anno si aprirono crediti per marchi 1.523.059, e al 31 dicembre 1913 il conto-ipoteche ammontava a ;\fk. 8.320.332. 11 Segretariato centrale di propaganda è quello che infonde la vita a tutto il movimento. Fsso 1.utcla i diritti e g li interessi delle Cooperative; promuove gli acquisti in comune delle merci; convoca i Congressi ; puh1>1 ica giornali e opere di propaganda; rlirigc una biblioteca cooperativistica; cura il controlJ,) sulle Unioni; propaga l'istruzione; gestisce un uffici.:> legale; impartisce consigli e informazioni: diffonde i sani principi della cooperazione; compila statistiche; lHOmuOYC i rapporti cooperati\·istici all'interno e all'estero; fayorisce le stipulazioni cli contratti collettivi di laYoro mediante tari I f.::; aiuta tutti gli sforzi dci singoli per l'incremcnto e perfezionamento della cooperazione, ccc. Tutti codesti còmpiti vengono adempiuti dal Segretariato in maniera esemplare. Esso gestisce pure una Cassa cli sussidio per tutti quegli operai e impiegati della Lega centrale, i quali si trovino impossibilitati al lavoro per malattia, infortunio o vecchiaia. Alla Cassa contribuiscono per metà le persone interessate, e per l'altra metil le associazioni. Al ~ r dicembre J~JI3 facevan parte di essa 237 associazioni e circa 8000 persone. L a Lega centrale è congiunta colla «Società editrice delle Unioni di consumo» per la pubblicazione di g-iornali, libri cd opuscoli, per la fornitura della carta. per la legatura ccl il commercio librario, ecc. La Società cclii r:ce si è assnnta principalmente la pnbl>licazione dci due pit't importanti organi di propaganda della I ega: la Ri;•isla Coopcrali«•a e il Ciornalc />o/>olarc cooperai i'i'O. Accanto alla Lega centrale di Amburgo esiste, dal II IO e 19 I 3. lilla F cderazione Imperiale delle nioni di consumo. la quale ha il merito di far penetrare l'idea cooperativa tra certe sfere di impiegati. Le sue istituzioni sono naturalmente ancora bambine. I la due giornali di propaganda: La pratica coopcrat1u1sl1 ·a e 1'U11iv11c di co11su1110. I suoi soci sono circa q4.ooo, mentre quelli della Lega centrale am111011lano a i.621.195 (fìne cliccmlirt 1913). Come organizzazione centrale delle L1 nioni <li consumo, si può pure nominare la Fn/cra:;io11c gc11cralc delle coopcrali<•c, che però per noi non of frc parlicobre i ntcressc. Le tcncknzc generali della Lega centrale e <lclla Fe<lu azione Imperiale sono i nnegahilmcntc socialistiche, qualora, con Bernstein, si intenda per socialismo un mo\'imcnto diretto a instaurare u11 ordinamento cooperatinstico della produzione e dcl consumo. Amlrcclue le organizzazioni mirano, infatti, a sostituire la ripartizione privata e speculatrice dcll'' merci a mezzo cli quella coopcrati,·istica. X ella caccia al profitto da parte d1:l com111Lrc1anle esse scorgono una delle maggiori cause dcl rincaro e dcl peggioramento dci generi di consumo. Esse sono convinte che la ripartizione cooperativistica al posto di quella fondata sull'utile priYato eliminerà tulli gli incoll\ cnicnti. Nell'applicazione dci loro principi i vanno così lontano da cercare cli sostituire non solo tutto il piccolo commercio, sì anche tutto il commercio degli intermediari. Gran parte delle Unioni federate, in pri1110 luogo quelle appartenenti alla Lega centrale, sono pas6ate, pertanto, alla fabbricazione clirclla dci beni. come vedremo in seguito. :~. - L 'organizzazione internaziona le dell e Cooperative. L'intensità dcl movimento cooperai 1vist1co è assai diversa nei rnrii Paesi. Alla tesla sta l'Inghilterra, che è il Paese <l'origine della cooperazione; Slguono im- s, 111ed1atamcnte la Germania e la izzcra. Le istituzioni cooperativistiche di queste nazioni scn ono da immagine alle altre .. \!lo scopo di rendere a Lulli ulilti. zabili le esperienze fatte nei Paesi cl'a ,·anguar<lia, venne fondala a Londra nel i895 la 1 cdcra:;io11c i11lcnza::;io11alc delle Cooperative. I còmpiti della Federazione internazionale sono: a) fissare e diffondere i principii e i metodi della cooperazione; b) promt10\ ere le relazioni internazionali cooperativistiche nei 'ari l'aesi: e) diffondere ovunque la cooperazione; cl) compilare e unificare le statistiche cooperativistiche: e) comunicare informazioni su tutte le quesliOili e farnrirc i rapporti commerciali tra le organizzazioni cooperali' iHichc dci differenti Paesi. Come 111('zzi servono: i Congressi. la pubblicazione di un organo inter leueralc. opuscoli, inchieste, ccc. Da segnalarsi è che la Lega internazionale abbraccia tanto le Unioni dci consumatori quanto quelle dci produttori. L'ideale è il federare tutte le Cooperative. :\'ella pratica, tuttavia, le Cooperati' e di produzione tendono sempre più ad allontanarsi dalla Lega. i cui membri sono cooperati,·c singole e oq~amzzazioni centrali. Nell'anno 1913 aderivano alla Federazione internazionale 24 Paesi, con circa 8000 ( ·oopcrativc. rappresentanti circa 7 milioni di soci. Lo scambio internazionale dcg-li ogg-ctti cli consumo, che la Federazione cerca promuo\ e1·c, è ancora agli inizi. Secondo dati cli Enrico Kaufmann, all\1\Li1110 Congresso internazionale di Cla;;gow le vendite complessive del commercio coopcrati"istieo internazionale ammonla\'ano per l'anno i9r2 - a marchi 65.000.000. Di questi, ben 64 milioni spett;1Yano al ì\Tagazzino all'ingrosso inglese, per generi acqnistati presso Cooperative agricole dell'estero. Il :'.\{agazzino inglese, durante l'anno in parola, acquistò dalle Cooperative agrarie danesi per 52 milioni cli marchi di burro e latticini. 11 ).[agazzino cli A.111- T2 Lurgo comperò merci da quello inglese per marchi 6:;.ooo. S1 vede, perciò. che il commercio internazionale cciopl'rali\ istico, si riduce quasi esclusi\'amentc all'acqnislo di prodotti agricoli danesi da parte clcll'Inghilll'rr;i. :.\lolla cammino si de\ e e si pw'i fare su questn . ., •rac\a. CAPITOLO II. 1. - Gli acquisti delle Cooperative in genere. Gli acquisti delle Cooperative con piccolo numero cli soci vengo no di solito fatti in massa dal consigliere delegato o gerente della associazione . .:-.;clic Unioni più importanti parecchi membri dcl Consiglio cl'amministrazione si ripartiscono le compere a seconda della competenza. Le critiche di lentezza negli acquisti, a,·anzate dai nemici della cooperazione, hanno di regola scarso o nessun fondamento. In quasi tutti gli statuti <\ teoricamente, stabilito che, per certi acquisti, il gerente o i gerenti debbano preventivamente ottenere l'approvazione di tutto il Consigl io. In pra tica, l'indipendenza dei gerenti o direttori è molto maggiore. Il più delle volle si tratta di una sempl ice approvazione pro for ma. Nessuno può comprendere e va lutare la situazio ne del mercato meglio degli acquirenti consueti. Contro i compratori delle Cooperative si è elevata l'obiezione che, derivando spesso dalla classe operaia. essi non hanno competenza commerciale. L'appunto non è ingiustificato, e certamente il movimento cooperali vistico (anche nei Paesi più evoluti) aYrebbe avuto e avrebbe maggior intensità, qualora i dirigenti possedco;scro più ampie conoscenze commerciali . T uttavia. d'altro !alo occorre tener presente che, nel maggior 14 numlro cli casi. 1 gerenti sono, sì, ex-operai; ma sono pure persone intelligenti, che hanno già appa rtenuto (almeno in Germania) a organizzazioni operaie, e ai quali non sono affatto estranei i principi clclla cooperazione. Essi cominciano la loro carriera nelle piccole Unioni, e, soltanto dopo aver dato qui buona prova. sono assunti alla direzione delle Cooperative più important i. Parecchi gerenti arrivano ai posti d i maggio r e responsabilità dopo essere passati attraverso la trafìh degli impieghi d'ord ine. Tn Germania, i gerenti delle piccole Cooperative sono aiutati \'aliclamcnte nel disbrigo delle loro mansioni dall'organizzazione centrale di Amburgo, che fornisce tutte le indicazioni necessarie: listini dci prezzi, cataloghi, ecc. Sono pure tenuti frequenti corsi cli istruzione per gli impiegati delle Cooperative. N'on ostante ciò, si è (e si de\' e essere) molto guarclingh i nella scelta nel personale per gli acquisti. :\on bisogna lasciarsi influenzare clal talento oratorio di un candidato; succede di frequente che una persona parli molto bene, ma non si intenda affatto di affari. Perciò, la scelta dele persone adatte deve essere ponderatament c discussa in seno al Consiglio d'amministrazione prima di essere portata avanti l'assemblea generale. Le Cooperative non concedono cli regola a i gerent i pr emi o in teressenze sull'ammontar e delle vendite. I funzionari devono avere un interesse ideale al buon andamento dell'azienda loro affidata. Qualora difetti cotesto «entusiasmo cooperativistico» è inutile sperare di poterlo artificialmente creare mediante appositi diviùendi. I direttori delle Cooperative sono bensì uomini d'affari, ma uomini d'affari ispirati da un alto ideale: la soppressione del parassitismo commerciale. Se non sono animati da questo ideale, è meglio cambino mestiere. I fornitori, coi quali i compratori delle Cooperative vengono in contatto, sono: a) le aziende commerciali private; b) le organizzazioni centrali d'acquisto; e) le altre Cooperali\'e d1 consumo. Parliamo separatamente di questi tre gruppi di forn itori . 2. - L'acquisto cooperativo di merci presso aziende private. D ato il pr incipio dcl pagamento a contanti, le Coopc1 ali ve sono un acquirente assai desiderato dai forni tor i privati; essi sono molti contenti di poter vendere le loro merci a pronta cassa. Talvolta si inducono a ridurre i prezzi, pur di non perdere sì prezioso cliente. Si potrcbb(•ro citare molti casi nei quali le Cooperati\ e, colla sola minaccia cli produrre in proprio un dato articolo, hanno contribuito a impedire un innalzamento di prezzi, che certi produttori monopolisti a' rd1hero \'Oluto imporre ai consumatori. Ciò è accaduto spesso in Inghilterra, OYC un terzo dell'intera popolazione è organizzata coopcrativisticamentc pc! consumo. Ivi, parecchi monopolii furono clistrutti per opera della cooperazione; famoso è il caso dcl cartello del sapone, il quale venne sconfitto dalla vVholesalc Society inglese. Anche in Germania e in Sv izzera sono tutt'altro che infrequenti queste glo ri ose vitto ri e cooper ative, le quali ridond a no a vantaggio cli tutti i cittadini. Proprio di questi g io rni la organizzazione centrale delle Cooperative svizzere sta combattenclo un' aspra battaglia contro un odioso tentativo monopolistico dei produttori di cioccolata. Le Unioni cli consumo tengono specialmente ca1 culo della q11alità delle merci . Alcune grandi cooperati' e dcl\' estero fanno esaminare i prodotti che acquistano da istituti go\'ernativi per le ·111alisi chimiche. In Germania la Lega centrale nel suo Cong r esso cli >.Io naco ciel 1910 ha inoltre stabilito che non si acquistino oggetti da fornitori i quali s i servono del!' opera dei carcerati o di lavoratori a domicil io. Il lavoro a 16 17 do1111cilio è: una delle piaghe più !'anguinose dell' attuale ordinamento sociale; è un \'ero focolare di ma~altic infctti\·e, che si radica sullo sfruttamento più inumano che si possa immaginare della forza di larn~o . .1. salari p~ù miseri, gli orari più deprimenti, i locali pili malsani sono quelli elci lavoranti a domicilio i quali in Inghilterra sono conosciuti col nome cli la~ voratori col sistcl/la del sudore (sweati11g s:ystem). In tal modo la cooperazione, nel mentre tutela la salute e gli i~1teressi_ elci consumatori organizzati, si ~forza P.ur~ cli sopprimere alcu ni fra gli aspetti più pernic1os1 della produzione capitalistica. 1. - Acqu isti a mezzo d i Cooperative centrali. . Tra i. fornitori delle Cooperative, il primo posto è indubbiamente tenuto dalle Cooperative centrali di acq~1isto ali' ingrosso. Il primo di questi :.\Iagazzini ali' 1ngr?sso fu is~itu i to a ).1anchester nel 1863 col nome d1 Cooperatzi•e TVholesale Society. Cinque anni dopo .fu fondato. in Glasgow il :.\fagazzino per le Cooperati ve scozzesi; nel 1894 il Magazzino d'Amburgo. Queste sono le Associazioni più importanti in materia. >Jcl_ 1913 la Wl~olesale. Society inglese vendette per L.. _181.298.000 d1 me: c1; quel la scozzese per L. 225 mil1on1 ; nel 1914 11 Magazzino d'Amburgo per L 194.542.189. Seguono poi quello danese con L. 86. r39.298; quello svizzero, L. 45.717.076; quello ungherese, con L. 31.729.858; quello austriaco, con L. 27.665.850; quello finlandese. con 2r.367. 154; quello ~~andcsc, con L. 11:119.618. In Italia, il .Magazzino alI 1ng-rosso (Co11sor::10 delle Cooperati1•2 italia11e) venne creato nel 1905. Nell'anno 1913, esso vendette per L r.209.000; nel 1914, per L. 1.431.000. '.-~ ~os~ di maggior rilievo nello sviluppo di cotcsl~ 1st1tut1 yer gli acquisti all'ingrosso è la produzione 1.11 propno. La Tfll1olesale Socie/_\' inglese pos~iede tessiture di lana e cotone, una fabbrica di busti e calze ' c111quc fabbriche di calzature con più di 3000 operai, cmque mulini, tre laboratori per confezioni d'abiti. Produce inoltre direttamente biscotti, marmellate, colori, tabacco, articoli casalinghi, ecc. Ha depositi a ?\ cw-York, Sydnèy, :.\Iontreal, Kopenhagen, Denia (Spagna), Gothenburg, ecc., coi quali sta in attive relazioni mcclìante una propria flotta. Il ).fagazzino d'Amburgo cominciò la produzione diretta colla torrefazione del caffè, alla quale tenne dietro la produzione del sapone, dei sigari, dei zolfanelli e della mostarda. N' el 1913 la fabbrica dcl sapone (in Grolia-Ricsa) produsse per 6 milioni di marchi di merce. Il Magazzino ha filiali in parecchie città tedesche; ad esso è unito un laboratorio, il quale accerta se gli articoli eia ripartirsi siano senza difetti, se il prezzo corrisponda al Yalore, se le qualità garantite potranno durare per tutto il periodo di vendita. Dietro domanda, tutte le Cooperative possano servirsi del laboratorio per esaminare le merci di ditte concorrenti. Accanto alla produzione in proprio, che cerca di allargare sempre più, la Società d'Amburgo svolge la sua attiYità commerciale quale commissionaria; essa, cioè, acquista merci da fornitori privati per conto delle Cooperative. Così ottiene migliori condizioni, incassa una provvigione, ed ha in mano gli elementi per sapere se il passaggio alla produzione diretta di un dato articolo sia o meno consigliabile. Le filiali sono sette; ognuna di essere fa affari su una determinata parte dell'Impero. La loro indipendenza è minore di quella di cui godono le filiali della rr· /iole sale inglese. Le fatture sono di regola mandate ad .\mburgo. I saldi per lo più si effettuano con vaglia postali. ì\umerose Unioni h anno, come sopra dicemmo, un conto-corrente colla Banca della centrale. Il personale viaggiante è composto dì IO o 12 commessi, i quali hanno itinerario prestabilito. Colle loro YÌsitc, i commessi viaggiatori del Magazzino imparano a conoscere direttamente quali sono i bisogni specifici r8 delle singole Cooperati\·e, ne accolgono gli eyentuali lagni e cercano di rafiorzare i rapporti commerciali tra esse e la Centrale. Le CooperatiYe cli consumo tedesche si uniscono c:pesso tra di loro per fare degli acquisti in comune presso il ::\J agazzino. Così possono a\' re qualche \ anlaggio nei prezzi e risparmiare sulle spese di trasporlo. Ogni quindicina, ogni mese ocl ogni clue mesi, i rappresentanti della Società di 1\mhurgo si abboccano con quelli delle Cooperative associate per ricevere le ordinazi'oni in massa, conformemente ai campioni e ai prezzi. Le ordinazioni non si fann0 così alla cieca; i rappresentanti delle Cooperative confrontano attentamente i campioni e i prezzi della Centrale con quelli cli altri concorrenti priYati, i cui delegati, però, non sono ammessi alle adunanze di questo genere. Coteste associazio111 per gli acquisti in comune sono particolarmente utili alle piccole Cooperative, i cui gerenti hanno cli SOYente minore abilità commerciale cli quelli delle maggiori. ?\onostante le filiali della Società di ,\mlmrgo, disseminate in tutta la nazione, tali associazioni non accennano a diminuire cli importanza. Nel r913 se ne formarono 48 tra 945 Cooperative con un milione e mezzo di soci. Complessivamente queste 48 associazioni temporanee acquistarono per :.\Tk. 145 milioni 207.800 presso il l\fagazzino cl'i\mburgo e per .\fk. -14~.899.963 presso altre dille private. 1n l nghiltcrra, la TT'holcsale Socie!)' di l\Ianchester \'iene in contallo coi delegati delle Cooperative in giorni stabiliti. ~11llc particolarità di Ycnclita della Tf"/iolcsalc' non . pt'111k1:11~1 1,ui parole. essendo g i:ì stato trattato que~to aq~omu1to in 1111 opuscolo dcl dott. Cassau. distribuito l'anno scorso ·ai nostri cooperatori. 4. - La produzione in proprio delle Unioni di consumo. Le Unioni di consumo sarebbero poco conseguenti a sè stesse se si fossero soltanto proposte di soppiantare il commercio privato, senza toccare il campo della produzione. In Germania, durante l'anno 1913, le Cooperative di consumo produssero direttamente per 113 milioni di marchi di merce. Alla fine del 1912, già 253 Unioni erano passate alla produzione in proprio. L'indusl ria della panificazione è la preferita: zoo e più Cooperative posseggono un proprio forno; una trentina macellano per conto loro. Altre {Jroducono limonate, crauti, latte e burro, sigari, abiti, calze, maglierie. ecc. Una Cooperativa di Essen uccide ogni anno circa 2000 maiali. ::\folte di queste fabbriche sono grandi aziende, fornite di tutti i mezzi tecnici più perfezionati, scrupolosamente attinentisi a tutte le regole dell'igiene e della pulizia. Quanto alle condizioni d i lavoro. esse sono fissate eia una tariffa collettiva, con minute clausole circa gli orari, i salari, le ferie estive, il preavviso di licenziamento, l'appianamento delle eventl1ali divergenze mediante apposite comm issioni miste, ccc. La capacità di prestazione delle Unioni di consumo di fronte al le aziende private è spesso grandemente influenzata dalle buone condizioni di lavo ro che esse concedono. Le Cooperative, per non ,·enir meno alle l~ro _ragioni d'esistenza, vogliono essere degli imprend1t?ri modello. con orari possibilmente non troppo lunghi e con salari superiori alla media; ciò ha un"ineyit:ihilc ripercussione sui costi di produzione, che sono in media più eleYati di quelli delle altre imprese pri\ate. ,\ltra diflìcoltà allo sviluppo della produzione d ir~tla si. h.a nel f~tto che e~se impiegano materie prime d1 qualita superiore, specialmente dal punto di vista 2I 20 1g-1cnico. Quali tutelatrici degli interessi dci consumatori. c5sc non possono, ad esempio. macellare bestiame di scarto od adoperare farina, cli cattiva qualità .• \nche nella la\ orazione delle materie prime e nella ripartizione dci prodotti elaborati devono essere tenuti in considerazione elementi che sono per lo più trascurati dagli altri produttori prirnti. Così, nella preparazione dei latticin i e nella distribuzioni! ciel latte, sono impiegati costosi apparecchi igienici, che rincarano alquanto il latte e il burro. Inoltre. le CooperaliYe generalmente abbracciano soltanto uno strato di consumatori, le famiglie operaie, che negli acquisti della c·une. ad esempio. non sono sempre in arado di compera re le parti più delicate (e quindi più"'care) <leali animali macellati. "' Q,·e l'Unione di consumo non sia ancora sufficientemente S\ iluppata per passare alla produzione in proprio. c'è la possibilità di fondere parecchie Cnioni per la produzione in comune. Si parla. perciò, di Coopcrati\'e centrali di procluzione. Esse esistono già in In~hillerra. ma non in Germania. ln quest"ultimo Paese si pensa specialmente di crea re una (" ooperati ,.a centrale per la fornitura della carne. Senonchè. i Cooperatori tedeschi sono un po' restii a tradurre in pratica un tale prog-etto. anzitutto pcrchè richiede grossi capital i. e poi pcrchè s i è esperimentalo che il commercio clella carne è tutt'altro che facik e me no proclultiYO di quello di altri generi. ad esempio. il pane. \Ilo stato attuale delle cose. non è possibile preclire quale diffusione potrà troYarc in il\'\ enire la produzione cooperati,·istica diretta. In Inghilterra essa ha già otten uto brillanti risultali, e così pure in lsYizzera. :'\egli a ltri racsi essa è ancora. si può dire, ai primi passi. "· Gli acqu isti d i oggetti presso altre Coope rative. Tempo addietro erano assai frequenti gli acquisti di una Cooperativa presso un'altra. Oggi essi sono assai li1nital1 particolarmente in conseguenza di questi due fatti: r) la creazione cli associazio ni per comper e in comune; 2) la diminuita indipendenza dell e piccole (\~operatiYe, le quali tendono sempre pili a diventare d('llc filiali delle maggiori. La causa cieli" acquisto di generi di cons umo presso altre Cooperative sta ancora oggi in parte nella di\ rrsa potenzialità commerciale delle singole Unioni. Le Cooperatiye minori , ad esempio, provvedono al lo r o iaìJbisogilo di pane comperandolo dalla vicina Cooperati\'a che possiede un proprio forno. In questo caso la Cooperati' :i fornitrice yende il pane al prezzo di costo o si accontenta cli un piccolissimo utile. Lo stesso sucet·dc per la carne. La CooperatiYa di cons umo <li nastl.ca. ad esempio, si è impegnata <li forni r e a prezzo d1 costo la carne a numerose piccole Cooperative. la quali. mediante semplice preavv iso, possono disimpegnarsi. e fare. se credono. i loro acquisti presso macellai pri,·ati. In quest i casi si t ra lla pi[1 che a ltro di forniture di fayore, effettuate per lo<le\'ole sent imen to di solidarietà coop erativistica. .Un ~ltro, e~empio cli acquisti pr esso altre Cooperat1Ye s i puo ricava r e dalla relazione Ji Enrico Ka u f111a1:11 al Congrcss~ internazionale <li G lasgow. S i legge 111 questa relaz1onc: « Ci sono in Germa nia nu merose piccole località. i cui abita nt i sono quas i cscl usi\':t111c11te produttori a domici lio di un determ inato articolo. l;ssi creano. anzitutto. una Cooperativa di cons umo. co~la quale si procacciano non solo i generi a lillll lltan. ma anche le materie prime occorrenti alla loro industria. Qua e là coteste Cooperative s i assumono lah·olta la vendita dei pr odotti domiciliari. Sue- 22 cede anche che le Unioni, per combattere le cattive condizioni d'ambiente dei la\·oranti o. domicilio, istituiscano dei labo r atori in comune; e così, accanto alle. funzioni originarie, queste Cooperali\ e compiono pure funzioni di produzione. Gli articoli prodotti, (panieri. tela, scarpe, oggetti di legno, ccc.) sono spesso \ encluti ad alt re Unioni». Diverse sono, pertanto, le cause che hanno rc!:>o molte Cooperative di consumo fornitrici di altre Cooperative. La ripa r tizione spesso si compie a mezzo dcl :\Iagazzino centrale. E' facile prc\ edere che la produzione coope rativa di certi generi per altre (oopcrat i v~ a~q.uistcrà importan za sempre :naggiorc. ,\ riò contnbutra senza dubbio la situazione fa\·urcn ,lc in cui si trovano alcu ne As1wciazioni per la pruduzionc di determinati articoli . Cr\PITOLO 111. l. - 11 ling uaggio tecnico nella ripartizione coo perativistica degli oggetti di consumo. Passando alla terminologia specifica della riparticoopcrati\·istica. occorre anzitutto ossen·are d11.:. 1w11 mirando la cooperazione precisamente a fai e dd commercio, ma a ripartire dei beni tl1 gr:dimc11to. Cl)SÌ, propriamente parlando, non rki; remmo mai discorrere cli merci. ma solo di ('!i~tctli di co11s1111w. almeno nei rapporti intern i t1 ·.t i soci. TuttaYia, nel linguaggio dci cooperatori, si adopera spesso impropriamente la parola «merce», per hrc\ ità o per unifor marsi alla pr a tica in uso nel mondo clegli affari. La m e rce, infalti, è oggetto di commercio, che si produce pel mercato. La coopera:'.ione conosce, im ece, soltanto oggetti di cons111110, a proc:tcciare i quali i consumatori organizzati h anno incaricato speciali uomini cli fiducia. Per la conservazione degli og·getti o beni. comunq11c procacciati, le persone cli fiducia (gerenti, consig-licri dcleg-ati. ccc.) creando un fo11daco o dispe11sario cc1Jlrak. dal quale i committenti. direttamente o ind irdta:nente. Yengono appron·1g1onati a seconda del bisogno. Sono le persone di fiducia, incaricale di fare r..1onc 24 gli acquisti, che comprano merci dai fornitori pri,·ati (qui si prescinde dagli acquisti fatti presso altre Cooperative), coi quali esse entrano in relazione come commercianti veri e propri. La merce, insomma, acquista il carattere di oggetto di co11s111110 non appena è dc:5tinata ad essere venduta ai soci della Coopcratirn. S"mprc per una esatta terminologia, nei rapporti tra i cooperatori non ci sono compratori e 1.'e11ditori nel vero senso della parola, ma soltanto persone che si riforniscono cli oggetti di consumo presso il dispensari o sociale; i «venditori » sono i dispensieri cli fi<l 1•ia della 1\ssociazione. Così, non si dovrebbe parlare cli «clienti», ma solo cli «soci» e «compagni». li posto ove avviene la ripartizione si chiama comunemente «bottega», «luogo cli vendita», ecc.•\nche queste espressioni sono un po' inesatte, in quanto confondono il rifornimento cooperativistico dei ge.1cri di consumo colla vendita commerciale a scopo di lucro. Cotesta confusione non è, inYccc, possibile fare pci tc."rmini: «magazzino», «magazzino centrale». « ma;rnzz1111ere », «filiale», «riparto», « capo-riparto ». ccc., i quali possano ben~ssimo applicarsi anche :1lla cooperazione di consumo. Queste poche osservazion i haistano a far comprendere che nella ripartizione cooperativistica non si può parlare cli «guadagno»; è solo un «sovrappiù» quello al quale si mira. Senonchè, come vedremo pit'.1 tardi, esistono motivi pratici di vendere i generi al disopra del costo e di restitui re all a fine dcl i' anno il sov rappiù ottenuto mediante concessione di un dividendo. Altre espressioni, che sono adoperate per designare il sovrappiù, sono: «provento», «rimanenza attita », « risparmio». L'ultima parola è assai bene scelta: essa esprime chiaramente che il sovrappiù delle Cooperati\e è un risparmio pei consumatori, i quali ripartiscono da sè stessi e fra sè stessi gli oggetti cli consumo, in confronto di quelli che li acquistano dai commercianti. Sarebbe opportuno che nel linguaggio della cooperazione fosse lasciata cadere in disuso qualche espressione inesatta, di cui abbiamo dato qualche esempio; così anche per il grande pubblico sarthhc più facile comprendere che la cooperazione ~i hasa su principii propri, diversi da quelli delle aziende private a carattere speculativo. 2. La " réclame ,, delle Cooperative. Si può parlare cli rècla111e in largo senso, e di n'cla111c commerciale. Uno scrittore dice che la rèclu111e commerciale «è un mezzo per attirare lattenzione dcl pubblico sopra cose o persone, a scopo di aunH.:ntare gli utili». Questa definizione 11011 si addicc alla cooperazione, poichè essa non persegue aumento di utili; la rèclame che essa fa l: a Yantaggio dcl pubblico, dcli' uniYersalità dei cittadini, non a proprio 'antaggio. X ella cooperazione non ahhiamo. pen\ solo a eh..:: fare colla rèclame commerciale. I cooperatori adoperano continuamente i termini: propaganda e agitazione. Xoi diremo che la réch1111c, nel larg;o scnsu della parola, è «qualsiasi a\·vertimento intorno a persone o ad oggetti, il quale sia alto a guadagnarsi I' attenzione dcl pubblico». In questa dcti11iz1n11e l: compreso anche il concetto di propaganda. Alcuni dicono che la Unio ne di consumo vnolc solo socldis fa re a determinati hisogn i, senza desta mc o eccitarne cli nuovi con mezzi artifi ciali. Scnonchl:. questa t~ pura ideologia. ì\ella pratica noi vediamo che anche le Unioni di consumo cercano irresistibilmente di snscitare nuovi bisogni. Certi bisogni - specialmente dal punlo di vista igienico - che le Coopcrati,·c suscitano. sono altamente loclevoli. Ben diversamente \'anno le cose pei commercianti pri,·ati. (ostoro non guardano che al proprio inkressc. anche se questo t~ in apt.!rlo conflitto con gli interessi dcl pubblico. 27 l'erciò il mercat•) viene inondato <la una proflm ie cli articoli di nessuna utilità. se non dannosi alla salute della gente. La rèclame, in questo caso, è una Ycra calamità pnbbl ica. . \gli scopi della cooperazione, la rècla 1:1c può es>sere assai efficace anche se è contenuta in limiti modesti e non assume quelle otlio"e forme di bluff. alle quali sempre più ricorrono gli intl'rmecliari prirnti. La rì·cla111c può servirsi cli mezzi locali e cent r ali. Tra i rnczzi centrali stanno: le pubblicazioni cooperati\ istichc, gli opuscoli, la spedizione di annuari a scuole e ad auto rità, le inscrzio11i. le esposizioni dei prodotti. i\I ezzi locali sono: le rclazio11i annuali, le p11bl>licaz1011i cd opuscoli di carattue locale; i listini dei prcz;.i, k <'"posizioni, le feste cooperative, le iscrizioni c,11\~li in\'olti dcg-li articoli. le dccorazoni delle vetrine. ccc. Le Cooperati,·e non hanno bisogno di accord;~rc :,peciali premi o abbuoni ag-li acquirenti, nè ckvnno aclopcrare im·o\ti lussuosi. I 11 Gcrrnania. un eccellente organo per aumentare il 11u111ero dci cooperatori è stato il Giornale />ofio/are coof't'ralil·o. edito a cura della Lega Centrale. Questo C:io11111lc c diffuso g ratuitamente tra tutti i soci; contiene illustrazioni e confronti che inducono spesso i lettori ad aumenta r e le loro compere presso lUnione locale o centrale. Esso è riuscilo a penetrare negli st rali più profondi della popolazione ed è oggello cli invidia cla parte degli stessi cooperatori inglesi. Oltre le mostre degli oggetti cli consumo, in Germania han dato buoni risultati anche k visite a domicil io, org-ani zzate dalle Com111issio11i dci soci, composte di t r e fra i cooperatori pit'1 convinti cd entusiasti. Queste commissioni devono aumentare il numero dei soci a mezzo della propaganda spicciola. fatta a domicilio; esse sono assistite in molte località eia persouc di fiducia, ripartite nelle varie ~tracie del paese n della città. Ognuno di questi fiduciari ha, per così dire, la propria circoscrizione, nella quale bada che • l'idea cooperaLiYa acquisti sempre nuo,·i proseliti. 1111pcclcndo co11tcmporaneame11Le che se ne slaccl11no gli clcml'nti incerti o sfiduciati. Così, nelle grandi "Cnioni tedesche migliaia di uom111i rntlo ali' opera per rafforzare sempre più la campa 1o· ine cooperati \·istica. E cotesta propaganda-rèc/a 111c ha i11estimahile pregio di costar pochi quattrini! Si tratta, in (atti. di funzioni puramente onorifiche. I soci si sentono compensati delle loro fatiche clall' onore di essere le persone di fiducia, i Yessillifcri dcli' idea. Taluno potrebbe osservare che, d opo tutto, la cliff usione della cooperazione non richiede sì vasto appar:ilo cli prnpag-ancla. Qualità e prezzi clon-elibero ha'-;larc a fare la rècla111e. Srnonchè. occorre tl'ncr pre~c11te rhe esistono numerosi ceti. i quali sono a\·ycrsari clichianti cklla cooperazione. Tn Germania tali ccli sono g!'\ economicamente e politicamente o r ga' i1citi. lfa1J110 1 loro rappresentanti in Parlamento e n•:i Ceu,,igli comunali. o\·c 11011 si stancano cli denunciare a .~r;:\11 ,·oce «i danni che la coopera:~ionc arreca ;>li' 111du:.tria e al commercio>>. Cw1 assoc iazione cli cn111mncia11ti !la perfino stabilito un premio di 2250 francln a chi saprà conYenientcmente ~wol~cre il scr~ucntc tema: « L' U nionc di consumo come pericolo ccono111 ico e nazionale ». ?\icnten1eno ! E'. quindi, opportuno che le Uniolli co11trappo11g«1110 la loro pro paganda a simile propagallCla \ ekilosa e reazionaria. ."r :3, Spese, ptezzi e dividendi. .\ guisa di tutti gli Fnti pubblic i, le Cooperative di 1:0•1s11mo palesano una CLrla tcnclcnz'l acl aumentare k loro spese di gestione. In Germania . le Unioni ader~nti alla Lega Centrale a\·cvano una spesa media del q 6 per cento nel 1003. dcl 10.8 per cen 1.o nel 1908. e ciel\' I r,6 per cento nel 1913. In generale, k piccole 28 ( ooperativc hanno minori spese cl' amministrazione cli C(llL'llC macrcriori, in proporzione, s' inle:ndc, alla massa bb . . cli beni che ripartiscono. Dal 7 per cento per le m111on, si sale al ro e mezzo per cento per le Cooperali \·e più impananti. Ciò dipende in primo luo~o dalla circostanza che nelle prime si compie molto laYoro onorifico e gratuito, che nelle seconde deve essere compensato. S.::conclariamentc, le maggiori Unioni si propongono, più efficacemente delle minori. cli innalzare non solo i salari 110111i11ali, ma anche i salari reali delle classi lavoratrici. Per elevare i salari reali elci laYora-tori (cioè per far aumentare la capacità di acquisto dcl danaro) occorre spesso sopporta re cl elle spese, che si ripercuotono poi sui risultati generali della amministrazione. Così, il gerente cli una grande unione dd Baclcn dichiarava che le proprie spese di spedizione e trasporto erano superiori a quelle di tutti i speditori pri\ ali; ciò per assicurare migliori condizioni cli larnro agli operai addetti ai trasporti. Riguardo ai prezzi, le Cnioni si possono distinguere in quclllc che ripartiscono i generi cli consumo: a) al prezzo di costo; b) al prezzo locale della giornata; e) sopra il prezzo locale della giornata; d) sotto il prezzo locale. Il sistt·111a di ripartire al prezzo di costo era gencralirn:·1te in tt.C:.t) agli "nizi dcl n10\"irnc11to cooperati\·istico; ma oggi è quasi ovunque sparito. 11 principio della ripartizione al prezzo locale della giornata (con pagamento elci c\ividcndi alla fine dell'anno) era uno dei principii dei Pionieri cli l{ochcl::tle, e come.: tale si è diffuso poco a poco in tutti i Paesi. l~sso presenta, però, l'inconveniente delle frequenti os,·illa;~ioni dci prezzi. Per certi articoli, queste oscill::tzinni possono essere in un anno 200 ed anche 2::;0. .\ftìne di mitigare cotesto incon\'encnle, ogni gcrc1;le o c\1rcttore di CooperatiYa dc\'c studiare il modo, a sceo11ùa delle \'arie localitù. cli rendere immediatamente note. ai soci le differenze di prezzo che è necessario i 11t 1 <dm re. All'uopo possono scr\'lre appositi listi111 da <~·strilrnirc;i a mano. Alcune Unioni ripartiscono i loro generi al di sotto ,Jd prozo locale della giornata, distribuendo. perciò, alla fine clcll'anno dividendi minori. l'n noto coopcrato:·e osscn·a che in ogni modo, il cli\ iden<lo non cle\·e L'SSc re inieriorc al 4-5 per cento; altrimenti si diminuisce l'interessamento dci soci alla Cooperativa. Questo sistema offre il vantaggio di fa\ ori re specialmente i consl!matori più poYeri o economicamente peggio situati. i quali generalmente preferiscono risparmiare sulle spese quotidiane, anzichè usufruire alla fine dell"anno di più cospicuo diYicknclo. La cessione al di sopra elci prezzo quotidiano, allo scopo di dis'..ribuire a fii~ d"ai:no alti ~\·iclencli: po:ta - come mostra la pratica cli molte Loopcrati\·e 111.r\C'si. . a questo risultato: che cli\'entano o restano ~iemhri dcll"as~ociazione soltanto gli operai ben pa~ati, mentre gli altri se ne allontan:rno. La «caccia agli alti cli\·iùendi » è un male, che va vuarito ad opera c\~i cooperatori più intelligenti. r .a cooperazione deve sforzarsi rii elevare gli strati più po\ eri della pop-.. lazionc laYoratrice. e non di favorire delle ristrette categorie cli operai con salari superiori alla media. L uso di dare i dividendi ai soci è assai antico. Esso è anteriore ai cooperatori cli Rochclale. un autore a frerma che già nel 1818 era praticato dalla Cooperativa di 1ìavenport. Comunque sia, è certo che esso è uno elci mezzi per far prosperare le Unioni fra consumatori. I 'altezza dcl di\·idcndo 'aria secondo le Couperatl\·c. '\ella maggior parte dei casi oscilla tra il 4 e il ro pu· cento. In media le Unioni aderenti alla Lega Centrale tedesca pagaron? il IO per cento nel 190~. \'8.3 per cento nel 1909. ti 7,6 per cento nel 191 I, 11 7.~' per cento nel IC)I2, e il 7·-~ per cento nel TC)t3. · Dall'altezza del diYidendo non si può ca\·are alcuna illazione circa la potenzialità di una Cooperativa, Jo quanto che una parte degli utili può essere deyoluta a scopi di istruzione o di beneficenza. e, in secondo luogo, il di\'ldendo è determinalo dall'altezza dei prezzi locali. Se questi sono elevati, di regola anche il diyiclcndo è alto. Jn generale, la percentuale dei dividendi è uguale per tutti gli articoli. Tutta\'ia, di recente si è introdotto in Germania l'uso di dare dividendi inferiori per certi bencri cli consumi, eccettuala la carne, per la quale il dividendo fu fissalo al 2 per cento. La questione dcl dividendo speciale o generale. è stata discussa dallo Schar in un suo lavoro intitolato: « Calcolo e statistica nella grande azienda cooperativistica». ,\JJ'aulorc è servita come oggttto di ricerca la Unione cli eonsumo di Dasilea. Questa C;operatiya ha (come tutte le altre. dcl resto) alcuni riparti che sono molto proficui. altri che dànno utili assai scarsi. Secondo i calcoli dello Schar, chi acquista solo latte dovrebbe accontentarsi ciel 3 per cento di dividendo; chi solo scarpe, dcl 4,2 per cento; chi solo legumi, del 2.72 per cento; chi soltanto vino, elci 16,8 per cento. La Cooperalirn cli Basilea, per evitare minuti conteggi, ha dato, invece, nell'anno 1907 (che è quello preso in considerazione), un dividendo unico clcll'8 per cento. Alcuni vorrebbero che le Cooperative ripartissero gli oggetti di consumo a prezzi accuratamente calcolali. secondo l'utile che se ne può ricavare. Ciò sarebbe giusto da un punl0 di vista astrallo; i consumatori che acquistano articoli con largo margine di utile, non dovrebbero essere pregiudicati dai consumatori di generi con "Car<;o recidilo. }\{a, questo sistema tornC'rC'hhc <dia l11n°a dannoso alla Cooperati\·a. Siccome i prezzi, in lrns-: ai calcoli, potrebbero cssC're una 'nl!a alti e una \'OIL,l bassi, così i consumatori si rifornirebbero presso la Coopnali\'a cli qu<'i gcnC'ri che sa~d;hero fissali a basso prezzo. e, per gli altri, andrebbero dai commercianti pri\'ati. Le Cooperative non usano ricorrere alle solite ma- 111 31 novre del ri1n-ilìo, nè tengono elevati i prezzi quando è già av,•enuto il ribasso. Esse, a questo riguardo, operano come Yeri regolatori. Per alcuni generi di prima necessità, come il pane, sogliono spesso tenere il prezzo allo stesso prezzo, anche quando ci sarebbe ragione per un rialzo. Questo fatto si è verificato specialmente durante il rincaro dell'anno r91r-1912, nel quale i legumi furono venduti dalle Cooperative tedesche a prezzo di costo. Una particolarità delle Cooperali\'e è che esse hanno prezzi uniformi in tutte le loro filiali. I soci esigono che i prezzi siano dappertutto identic1. anche se le spese di una data filiale sono superiori a quelle di tutte le altre. ::\ oi crediamo che si pot<cl>be Yantaggiosame11te introùurre il sistema della di,·ersità dci prezzi a seconda della posizione della filiale. In tal modo si potrebbe ottenere: I. - eh<' i soci cercherebbero d1 procacciarsi i loro generi presso pochi posti di rifornimento. anzichè esigere - come oggi succede - lapertura di sempre nuo\'i negozi, le spese dei quali gravano su tutti gli altri: 2. - che i cooperatori coscienti e riilessi\'i (la.. cooperazione mira appunto ad educare i consumatori) sarebbero spinti ad aumentare le \'enclite delle filiali meno attive, per avere a fin cl' anno un maggiore dividendo; 3. - che si affinerebbe lo spirito di emulazione tra le varie filiali, per stabilire chi può fare migliori condizioni. La concorrenza (concorrenza nel significalo buono della parola) non sarC'hhe più tra i direi· lori o gestori delle singole filiali, ma si allarghercbhe a lutti quanti i membri della associazione. L' unico sYantaggio di questo sistema .:: che richiederebbe un po' più cli laYoro per il conteggio; ma sarebbe un incon\eniente facilmente eliminabile dopo un po' <li pratica. Già alcune Cooperati\e inglesi e tedesche, nelle loro relazioni annuali, esprimono il de- 33 ~idcrio che sia attuata una certa discriminazione nei a seconda delle '"arie filiali. specialmente se c111cstc sono molto lontane dal deposito centrale ed impo11gu110 11011 indifferenti spese d1 trasporto. Le Cooperative devono essere più pronte delle altre aziende private nel!' accogliere le innoyaz1oni utili. Dcl resto, si possono già fin cl' ora segnalare parecchi casi nei quali i soci hanno diverso trattamento relativamente ai prezzi: i. - A Basilea per esempio, il !alle ha prezzo di' crso a seconda che viene fornito al clc:posito centrale oppure a domicilio; 2. - .\ Breslavia si ha differenza di prezzo a seconda della distanza che devono percorrere gli articoli distribuiti a domicilio: 3. - Certe Unioni fanno prezzi diYersi a seconda della quantità dci genet i forniti: .+· - ,\!tre Cooperative fanno prezzi di,·crsi per le rimanenze cli un dato articolo in una determinata lìlialc. mentre lo stesso articolo è ripartito a condizioni diverse in un'altra filiale, che se ne è appena rifornita presso il deposito ccntralc: 5. - Altre Unioni, infine, sono costrette a variare i loro prezzi per quegli articoli le cui spese cli trasporlo crescono più che proporzionalmente alla distanza che devono percorrere. prcz~i 1. - 1 Il principio del pagamento a contanti e i suoi mezzi di attuazione. L' introduzione del principio ciel pagamento a contanti ad opera delle Cooperative ha segnato un grande progresso nello SYiluppo della ripartizione dci generi cli consumo. La perdita degli interessi, il rischio. il necessario servizio di vigilanza, connessi al sistema della YCndita a credito. sparirono cl' un colpo. Senza insistere qu i sui va ntaggi cli codesto principio (vantaggi che furono replicatamente messi 111 evidenza da tutti i cooperatori). intendiamo piuttosto trattare dei mezzi che ne han reso possibile l'applicazione nelle Unioni dci consumatori. Le disposizioni statutarie circa il pagamento a pronti e la loro -stretta osservanza nella pratica, hanno poco alla volta abituato quasi tutti i membri delle Cooperative a staccarsi dal sistema del!' acquisto a credito. Senonchè, anche oggi, dopo una intensa opera di propaganda scritta ed orale, non tutte le difficoltà per l'attuazione del principio del pagamento a contanti possono dirsi superate. Le mi-sure prese a questo proposito dalle Cooperative sono di diversa specie. Assai interessante è un' istituzione della Cooperativa «Produ:;io11e » di Amburgo. Lo statuto cli questa Cooperativa dispone che ogni socio, il quale abbia pagato la prima quota della sua azione, possa, coi di,·idendi che gli spettano, formarsi uno speciale «fondo di riserva> di almeno 100 marchi, al quale attingere in caso di bisogno (disoccupazione, malattia, ecc.), facendo fronte così ai suoi impegni senza ricorrere al sistema del credito. li fondo di riserva individuale della Cooperativa «P roduzione» di A ml.Jurgo si è assai svi luppato in questi ultimi anni. Nel 1910 i soci che lo possedevano erano 19.262 con un capitale cli Mk. 682.787. Nel i9 12 essi erano sal iti a 26.804 con un capitale di :\lk. r.015.526; nel 1913 erano 30.663, con un capitale cli ;\[k. 1. 110.182. In media le prelcvazioni sul fondo furono ciel 25 per cento. Sempre per permettere l'applicazione dcl pr incipio a contanti, in Germania è inoltre diffusa l' istituzione di un fondo sui dividendi, il quale non ha, come il primo, un'altezza determinata, ma è una specie d i anticipo che si fa ai soci, i quali si trovano in caso cli necessità. Fondi analogh i sono i « fondi di disposizione» o « fondi di antici po». in uso presso quasi tutte le Unioni di consumo. 35 Vengono, infine, le istituzioni affini alle Casse di nspa rmio. :\Iolte Cooperati ve tedesche distribuiscono delle marche di risparmio da incollarsi su appositi libretti e da essere usufruite dai soci nei casi di grossi pagamenti, come quando si riforniscono all'ingrosso di carbone o di patate. Per questi pagamenti, non sarebbero sufficenti le entrate ordinarie degli operai; essi diventano, invece, possibili se i soci dura nte l'an no sono stati abbasta nza previdenti da comperare molte marchette, il cui valore oscilla dai IO ai 60 centesim i. ::-\aturalmente, sui libretti di deposito decorrono gli interessi legali. o· altronde, da una recente relazione della Lega Ce11trale delle Cooperative tedesche si può vedere quanto scarsa sia in Germania la percentuale delle yendite fatte a credito. ~cl 1903 esse superarono di poco il mezzo per cento! ì\ el 1908 toccarono quasi r uno per cento. ì\Iano mano che il movimento s' ingrossa e si irrobustisce, si fanno sempre più esigui gli acquisti a credito. :'.'\el 1913 le Cooperati\'e aderenti alla Federa:;io11e generale (che abb raccia, però, molti soci appartenenti ai medi ceti) non ebbe che il mezzo per cento di vend ite a credito. Quale divario dalla «clientela» de i commercianti privati ! 5. - I generi che vengono ripartiti dalle Coo- perative. . ~ec~ndo un protocollo del 12 dicembr e 1844, i Piolllen d1 Rochdale non ripartivano sugli inizi che far~n~, 1.mrr?, zucchero e crnsca. Oggi, quasi tutte le l: 111on1 dei Paesi civili - almeno le più importanti fra ~sse - forniscono tutto quanto può occorrere al fabb1so_g110 personale e domestico. In Inghilterra, O\'e allo sviluppo cooperati,·istico si lascia il suo corso 11aturale. la sfera degli oggetti ripartiti l. ampia quanto quella della speculazione pri\•ata. ~.r r"rnto ai generi di prima necessità, c1 sono tutti gli articoli d1 lusso poss ibili. In Germania. la tassazione sulle 'endite. intralcia 11011 poco lo smercio di certi oggetti: la maggior ,·arictà dci beni ripartiti si ha in Sassonia e nella Germani a meridionale. ::\11merosissimi sono pure gli ogr;C' tti distribuiti cooperali\ isticamcnte in ls\'izzera. "'\ aluralmente. r elenco <lei generi varia eia Paese a Paese. cla località a località, a seconda degli usi e costumi. Le Cnioni, sul principio, de\·ono attenersi agli oggcll i pi IÌ facili, meno rischi osi e cli consumo popola re. In seguito. possono an1 enturarsi anche in altri campi. . \d esempio, il pesce, la carne fresca ed il burro - tra i grneri alimentari - sono articoli assai difficili a trattarsi. e che dànno luogo a frequenti rechmi. :\è tra i iacil1 si Yedono anno\ era re i legumi. le frutta e il latl~. ~on è possibile schematizzare in questo campo: ogni direttore o gerente di Cooperati' a deYe possedere il s:rno criterio commerciale per decidere cli Yolta in Yolta se con\'enga introdurre o consen are in lista un dato oggetto. G. Il deposito centrale (magazzino) e le filiali. Per soddisfare ai bisogni dei loro soci, le Unioni sogliono c.rear~ .dei posti di ripartizione (filiali), che vengono nforn1t1 da un deposito o magazzino centrale :N'clle piccole località non franca la spesa di tenere aperti più di uno o due negozi. Non è necessario 1H.:m111eno aYere un magazzino centrale. anche se le fì.liali ~0110 tre o quattro. La filiale più importante p11ò n fo r111 re q u e11 e minor i. ::\elle citt:\. i1wece. i locali cli riparLizio11e au111c11tano con ,;rande \'Clocità. Qui è 11ecc.'ssario ;nere un ma~~zzino ccnt.1:alc. ben orga1~izzato. \lcune Coope1al1\ e !rnnno ~1u d1. un deposito centrale. a cagione della distanza 111 cui sono clisseminatc le yarie filiali. 37 36 l ' n altro 111otivo per aYere pitt cli un 111ag-azzino. può essere qm·sto: che un deposito ser\'e. 'ltl es., pei generi alimentari, un altro per gli oggetti di \'cstiario. Ddlc 1129 Unioni. che nel 1913 riferirono alla Lega ( \ :nlr,lk tt:de~ca, 227 a\·c, ano un magazzino centrale: alcune ne a\'t•\·ano più cli uno. :\on s.:mprc il mag-azz1no l.· situalo nel centro clella citt.1. Spesso le Coopcral i \'L' sono costrette a portarlo o a istituirlo alla periferia, a causa degli elcYati affitt i. l magazzini delle maggiori Unioni cleYono rifornire 50-100 cd anche circa 200 filiali. Alla fine dcl 1912, la Cooperati,·a « l'rocluzionc » cli .\mburg-o aYc\'a 182 filia li, la Cooperati\'a « 1\\-anti ! » di Drescla 117, la Cooperativa cli I ips1a 10.~. quella di Berlino 103. :'\cli' istituzione di nuo,·i posti cli ripart1z1one, è raccomandabile alle Unioni la maggiore circospezione possibile. :\lai si cle\·e creare una nuO\':t filiale per appag-arc un supposto bisogno latente. bensì. prima ancora dcl!' apertura, deYono esistere sufficienti garanzie che la filiale coprirà in tutto o in massima parte le spese di gestione. ,\ parere di alcuni esperimentati cooperatori, il numero minimo di soci necessario per aprire un nuO\'O spaccio, nelle piccole località, deve essere almeno di 150-200. La vendita complessiva an n ua non deve essere inferiore ai 25-30 mila franchi. Nei grossi centri la cifra c.l' affari deve essere assai maggiore; dc\ e toccare almeno le 100 mila lire. E' una tendenza che \'a combattuta quella cli aprire faci lmente nuo\'i negozi; le Coopcrati\'e devono saper completamente utilizzare i vecchi locali prima di aggra\arc il bilancio con nuo\'c spese cli amministrazione. _\!cune delle filiali delle Cooperati\'e sono situate rn stabi li propri, altri in locali presi in affitto. Presentemente è assai facile alle Unioni trovare locali in affitto; non così succedeva un tempo, quando il movimento coopcrati\'islico era in tutti i modi ostacolato non solo dai mcdi ceti comme rciali, ma anche dalla classe dei proprietari di case. Negli ultimi lustri, le maggiori CooperatÌ\'e si son date alla costruzione in proprio degli edifici in cui hanno fede; così possono l'SSere sicure di non dover traslocare, e, contemporaneamente. pron·eclono ali' abitazione di parecchi loro membri. I locali OYe si fanno le r ipart izioni degli articoli, deY0110 essere semplici, bene arieggiati e illuminati, possibilmente spazios i, e, sopratutto, puliti. In Inghilterra si ha, inoltre, gran cura alla deco r azione delle \'ClrinC'. Le Yetrine delle Cooperali, e sono artisticamente meglio ordinate di quelle dei privati. Anche in Germania alcune importanti Cnioni ~lipendiano appositi decoratori di vetrine. Secondo taluni, ciò è un ottimo mezzo di rèclame. Tanto in Inghilterra che in Germania i magazzini centrali delle pit'.1 importanti Unioni sono assai spaziosi e benissimo ordinati. Anche le minori Cooperati,·e. non lesinano sulle spese affinchè il loro deposito centrale corrisponda perfettamente ai loro bisogni. e offra le più sicure garanzie che 1 generi ivi collocati non abbiano minimamente a deteriorare. ~on sempre le Cooperative ebbero a loro disposizione locali quali oggi possono Yantare. ?\ei primi tempi, esse erano rintanate (anche in Germania e in Inghilterra) in cantine e bugigattoli umidi, oscuri. senza aria e senza luce. Spesso la ripartizione s i faceva al domicilio di qualche socio. :llfano mano che lo svi lu ppo s'accentuò, anche le condizioni d'ambiente mi g lioraronq di molto. Al giorno cl' oggi. non solo s i hanno generici locali di ripartizione, ma ogni locale è diviso in Sezioni o riparti secondo i Yari prodotti. Cir~a la sede del negozio o dei ncgozii, essa è. precktcr111111ata dal luogo di abitazione dci soci. In generale. le Cooperative doYrehbcro Ycndcre soltanto' ai loro membri. In Germania esse si compongono quasi csclusi\'amente. di op~rai .. Ciò presenta un , antaggio per la sede dei local1. Gli operai abitano di solito in determinati quartieri; i"i appunto stabiliscono le Un io- 38 111 1 loro luo~hi cli ripart1z1one. Le Coope:ralin· p1t1 ricche aprono pure qualche negozio nel centro della cillit; ma ciò fanno più che altro a scopo di rècla111c. Per produrre una maggiore concentrazione dci cooperatori in una determinata località, alctmc Unioni tccleschc e inglesi fanno u•1a loro sistematica politica delle abitazioni: costruiscono, ciol:, un intero quartiere cli case pei lo ro soci. :\elio statuto della già nominata Cooperativa «Produzione» cli .\mhurgo, è scritto: «colla costruzione di proprie ca:ìe, la Cooperativa mira 11011 solo a prov,·cdere ai propri membri abitazioni igieniche e a buon mercato, ma anche a concentrarli entro hre' e spazio. affine di aYere maggior comodità nella ripartizione dei generi ». I 11 questi grandiosi edifici, si pen;;a ad appa~are anche i bisogni morali elci componenti l'.\ssociazionc mediante sale comuni di lettura, biblioteche. sale cli diyertimento, ecc. La conccntraz1onc elci !'".oci entro aree c\dcrminale è di grande momento per il rig<>glio cli u11a C 'ooperaliYa. \ parità cli condizioni, un· Unione che aliLia i propri membri sparpagliati sarà sempre in un ~rado di assoluta inferiorità di fronte ad una co11sorclla. i cui componenti siano accentrati. L:n problema che in Germania è stato discusso recentemcnlc è quello relati\'o alla creazione di Cooperative circondaria li e distrettuali. Con questo nome sono state designate quelle Unioni che estendono la loro sfera 5u cinque o sci località, e nelle qnali le ,·enclite falle in luoghi più lontani rappre~cnlano la parte essenziale di tutto il movime11Lo d'affari. Tre circos1anze possono cansare la fondazione di simili Coopcr::itive: a) la fosione cli piccole Unioi"li in unn sola: b) l'allacciamento di piccole C11io11i (che però r~~tano amministrativamente indipendenti) a u•1a 111ar-)'.!;1ore; e) l'apertura di nl!O\ i posti cli ripartizione ali' infuori della sfera ordinaria di affari. In questi ultimi annt, si è fatta assai 'iva la tendenza 'crso la creazione delle Cooperative distrettuali. l n tal modo le piccole l'"nioni con scarso moY1mcnto di capitale si fondono in nn on~anismo più vasto, si ri~parmia sulle spese di amministrazione, si possono ragar meglio gli impiegati, e si cancellano le tracce dcl particolarismo, che può essere un inciampo a una migliore organizzazione cooperativistica. 7. - 11 pe rso nale dei locali di ripartizione. .-1. - Il Gcre11te o Direttore delle filiali. Il Direttore delle filiali forma il Lratto d'unione tra J'ammi11istrazione e i soci, e come tale ha la sua partiCl'lare importanza. In Germania, in Inghilterra. in 1SYizz(:ra. le Unioni usano molte precauzioni prima di affidare a un socio le funzioni cli gerente. Esso deYc essnc un ~alantuomo. una persona orclin<1ta, con attitud iui a trattare col pubblico e fornito cli capacità com.. mcrcia li. :\lolto spesso i direttori dei locali di riparti1io;1e sono in Germania ex-operai. dotati cli intelligenza ~t!periore alla media e che offrono garanzie cli saper disim1'eg11arc bene le loro mansioni. I Direttori delle filiali più importanti sono di frequente assistiti da un segretar io-contabile. Per perfezionare le capacità tecniche dci direttori. la Lega Centrale tedesca tiene (come abbiamo 'islo più su) lezioni, confe r enze, corsi di me r ceologia e contabilità, pubblica opuscoli, impartisce indicaz ioni -;ulb stampa periodica, ecc., ecc. ~\ gerente sono spesso nominali i membri più attivi ciel Consiglio d'amministrazione. \clic piccole Unioni non è infrequente il caso di tro' are delle donne che fungono come Direttrici. :\folti. però . oppugnano la nomina delle donne a gerenti pei se~;uenli moli,·i: esse cambiano professione non appena troYano marito; non sono adatte a ripartire certi oggetti pci quali si richiede un certo sforzo muscolare; 40 l11nno abilità commerciale inferiore a quella degli uo111ini, e dànno luogo più di frequente a lagni o reclami. Quanto alle condizioni di salano e Ja,·oro dei gerenti, esse devono essere, senza dubbio, buone; ma non tali da pregiudicare la capacità di concorrenza dell'azienda loro affidata. E' vero che le Cooperative mirano ad elevare i salari reali dei lavoratori ed ad essere delle imprenditrici modello; ma le conclizio;1i d1 laYoro devono andare d'accordo colla potenzialità commerciale dell'associazione, altrimenti si corre il rischio e.li danneggiare la collettività dei soci per favorire gli interessi di poche persone. Questa considerazione di capitale importanza vale non solo pei Direttori. ma per tutti gli impiegati e operai delle Cooperative. Gli stipendi dei gerenti delle Cooperative della Germania occidentale sono regolati mediante tariffa (contratto di lavoro collettivo). Tanto pei Direttori come per le Direttrici vi sono tre categorie. I Direttori della prima categoria vanno in media da un minimo di .\I k. i8oo annui, a un massimo di i\1k. 2500 (aumentano cioè di 100 marchi all'anno). Quelli della seconda categoria vanno da un minimo di Mk. 1700, a un massimo di .\Tk. 2400. Quelli della terza, da un minimo di 16oo. a un massimo di 2160. Le Direttrici o gerenti della prima dasse vanno da un minimo di 1Ik. 1280 a un massimo cli 1680; quelle della seconda, da I\fk. r155 a 1530; quelle della terza, da Mk. 1030 a 1380. Gli orari sono in media di 58 ore settimanali. Per gli inventari, c'è una gratificazione di 5-10 marchi. Alcune Unioni, oltre allo stipendio, danno ai Direttori delle filiali un premio sulle vendite. Così la Cooperati va di Amburgo accredita ai suoi Direttori di filiali un marco per ogni 1000 marchi di vendita, al di sopra dei 60.000 marchi stabiliti come minimo. Tuttavia, in generale le Unioni non concedono simili premi. ' Vi sono anche CooperatiYe che non <lànno stipendio fisso, ma solo una provYigione sull'ammontare delle ripartizioni fatte. L'Unione <li Bresla\'ia dispone, ad e- 41 sempio, nel suo statuto che i gerenti delle sue fi I ti 1 rice\ ano provvigioni del 3 per cento sulle vendite sino ai ioo.ooo marchi, e del 2 per cento rlai 100.000 marchi all'in su di vendite annue. Come limite minimo, è stabilito uno stipendio di :.Ik. I 500 annui. Circa la concessione delle provvigio?1i in luogo degli stipendi fissi, ci sono ragioni a favore e ragioni contrarie. Tra le ragioni contrarie sta il fatto che la prov,·igionc per alcune filiali è una cosa assai facile a<l ottenersi, anche in misura cospicua; mentre per altre è difficile persino raggiungere il minimo richiesto cli vendile. Contro, milita pure la circostanza che, coll'interessenza agli utili, i gerenti acquistano abitudini <la intermediari privati, a combattere i quali sono appunto sorte le Unioni dei consumatori. D'altra parte, si può osservare che le provvigioni sugli affari spronano a maggiore attività i gerenti, i quali sono così portati a iar fiorire al massimo le loro filiali. ì\oi pensiamo che, di regola. i gerenti debbano fare tutto il loro dovere srnza bisogno di premi speciali; riteniamo, quindi. che il sistema delle provvigioni debba essere sostituito con quello degli stipendi fissi . Se un gerente è pigro o inatti,·o ~ meglio cambiarlo al più presto . Qualora si voglia proprio compensare con un premio extra quelli che mostrano un'abilità eccezionale, si può stabilire una partecipazione agli utili sulle vendite fatte al cli sopra cli un minimo abbastanza elevato, ma non in tutte le filiali, bensì solo in quelle più sottoposte agli urti della concorrenza altrui o sfavorevolmente situate. :\fa questo deve accadere soltanto in linea eccezionale e per conservare qualche elemento prezioso, il quale non si accontenti di un trattamento di' ersn. La regola deYe essere la ricompensa fissa. Prop1 io in questi ultimi mesi anche il ~tagazzino all'ingr_,1sso scozzese ha deliberato di abolire qualsiasi pre11110 sulle vendite. accordando qualchl aumento di stipendio al personale pit1 pron·llo. Un punto importante nel contratto di laYoro dei ge- 4-2 rcnl! è quello t elativo alla bonifica sul calo od amm:uh:'' dci generi. 1; altezza dcli' ammanco è naturalmente diversa a seconda ckllc yaric branche. ).folte l 1111oni tcdcschc bonificano <lai mezzo ali' 1 per cento. l'cr gli articoli che deYono essere tagliati e pesati (: permesso un calo dell' uno e mezzo per cento. Per la cart1c, il lardo e il burro si arriva anche al due per cu1to. ])cl resto, questa materia è assai di' ersamcnlc rct;olala a seconda clcllc Cooperative e clc~li oggetti. Si reputa che la Cooperativa sia tanto meglio organizzala quanto minore è il calo che si verifica. Ciò alte.:.ta lesattezza degli i1nc11lari e r abilità del gerente. '\cl conlrnlto cli laYoro dci ~crenti si parla pure di cauzione .. \nchc qui non esiste una misura fissa. ).Joltc l'nin11i esi~ono una cauzione dai 300 ai 500 marchi: all1e arri\ano ai 1000. altre ancora ai 2000. In un manuale per le CooperatiYe cli consumo si leg~c: «la c:rn;i:ionc da prestarsi dai direttori clcYc essere proporzil'nale ali' ammontare cki generi loro affidali e alla '·'Jllt!lta clcllc Yendite cifettuatc. Di solito si calcola rhc c:-:sa clcliba ammontare almeno alla metà elci Yéllnre degli articoli depositati. Cna parte può essere pa~ala al momento cieli" assunzione in scn·izio. e laltra 111e11silrnc11te, a rate. I ~crrnli non solo sono re5ponsabili dci danni c\a cs~i direttamente causati, ma dcYono rispondere an che per il personale ausiliario loro sottoposto. La responsabilità naturalmente cresce allorchè non siano ~tate csscn·atc le necessarie pTescrizioni cli controllo. Ti\ nomi1;a dci ge renti spella cli solito al Consiglio di \mministrazionc. J .e maggiori Cooperative hanno lul!a\ ia una speciale Commissione per la nomina e il l;cenziamcnto <lei personale. I g:crcnti devono occuparsi esclusivamente dcli" aziC'nda loro affidata. nè possono esercitare mestieri acces5ori. Qualora siano costretti ad assentarsi pron·isoriamenlc, deYono nominare un loro rappresentante <li fiducia, d'accorcio colla Comm issione di Yigilanza. T1 contratto di Ja,·oro dei gerenti contiene. infine. altre clausole circa J" inYClltariO, il prcaniso di licenziamento, la soluzione di c\·entuali conflitti col Consiglio di ,\mministrazione, ecc .. clausole che sono pressochè identiche a quelle contenute in tutti contratti di impiego privato. B. - Il pcrso11alc ausiliario. Eccettuate le piccole Cooperati\ e, quasi tutte le Unioni e le loro filiali hanno, accanto al gerente, il personale ausiliario. Oggi, in tutte le Cooperati,·e cotesto personale ausiliario (commessi. commesse, a:>sistcnti, fattorini, ecc.), è nominato dal Consiglio clirctti\·o. Un tempo, i1wece, era lo stesso geru1tc che assumeva e stipendiaYa le persone di cui a' C\'a bisogno. Generalmente. in Germania, il personale ausiliario è composto di donne e signorine. eccettuato quello adibito a speciali reparti o sen·izi. Se gli ausiliari cllJ\·es:;cro essere tutti maschi, le spese <li amministrazione peserebbero troppo gravemente sul bilancio: le Cnioni cl i consumo si troverebbero in uno stato di cv i<lcntc inferiorità di fronte alle aziende private, le quali non mirano che al «guadagno» e non si curano di adempiere alcun compito sociale. JY altrnnck. a molte mansioni possono benissimo attendere anche le donne. Solo una minima parte ciel personale ausiliario ha qualche istruzione commerciale al mo111ei1lo del!" assunzione. Su questo argomento conviene ossen·arc che. prescindendo dal lato giuridico. r Unione di consumo non è co111111crcia11te. almeno in quanto ri;uarda la ripartizione dci beni tra i soci. 11 commerci·tnte pr iYalo, in tutta la sua attiYità. si propone costantemente lo scopo cli destare nuoYi bisogni. :'\01 'cdcmn~o antecedentemente che questa preoccupazione è. salYo casi eccezionali, estranea ai fini della cooperazione. 111 generale. essa 'uolc appagare soltanto i bi,,og-ni g-i:ì esistenti. Inoltre, la speculazione privala si sforza di ac- 44 ~ r .. Jcere con tutti i mezzi - leciti cd illeciti - . i propri clienti. Le Cnioni di. cons\1111~ si ~cngo1~0, 11wecc, lontane da coteste « ma111polaz1orn » cl af far1. Ouesti tratti caratteristici, che differenziano 1' intlol~~ dci due oro-anismi, si ripercuotono pure sul per,0nale ausiliario"' delle Cooperative, il quale, pil.1 che da ~ liir;to t sscnzialmente c~n~rn~rcial~, deve . es~cr~ ani111 ·1to da spirito cooperat1ustico. Nelle Un1on1 di consumo, quindi, r istruzione commerciale dcl personale ausiliario non ha una pa rte così importante come nelle aziende private. Quanto al maneggio 'ecnico degli articoli, esso è cosa che si apprende abbastanza presto dopo un breve periodo di tirocinio. Del resto, conviene notare che quasi tutte le principali Cooperative hanno apposite istituzioni per istruire celermente il loro personale ausiliario. In I S\ izzera, è la stessa F eclerazione centrale che pensa ad istruire i commessi e le commesse di negozio. Essa mette a disposizione delle Cooperative delle speciali insegnanti pei commessi principianti. In Inghilterra e in Germania si tengono appos1t1 corsi pei tirocinanti. Xci maggio 1914, una Cooperativa di }.fonaco tenne i seguenti corsi: r. O r igine e sviluppo della organizzazione cooperativistica; 2. principii di merceologia, adulterazione delle mer ci, vendite. con speciale rigua rdo alla produzione in prop r io delle Cooperative e del :tvlagazzino centrale; 3. funzioni dei commessi e dell e commesse, e loro posizione di fronte al gerente e ai soci; 4. nozioni cli taglio e pesatura; modo di impaccare e incassare gli articoli. Queste lezioni teo r ico-pratiche pei commessi dell a CoopcratiYa di Monaco diedero ottimi risultati, e. nel frattempo, furono ripetute eia altri Unioni. I 11 Tnghiltcrra e in Germania. il personale ausiliario è quasi tutto organizzato. Tn Germania. b Federazione centrale degli aiutanti cli negozio ha stabilito che in m~dia nessun commesso sia tenuto a \•endcre più cli 2250 ma rchi di merce al mese. Altri punti di contratto cli larnro riguardano g-li orari, gli stipendi. il liccnziam.entn, le ferie. ecc. Pc\ I iccnziamento, ci sono norme ben fisse le qual i tutelano il personale contro possibili abusi. Gli orari non dc,·ono essere superiori alle 58 ore settimanali nelle grandi Cooperative, e alle 63 ore nelle piccole. Gli stipendi delle commesse variano a seconda che s i tratta d i commesse 110n qualificate o cli commesse qualificate. Le prime r icevono 8 marchi per settimana nel primo anno cli servizio; ro marchi nel terzo semestre di servizio; 12 marchi nel quarto semestre. Poi diventano commesse qualificate, e riceYono q marchi scttima1 ali nel quinto semestre, e aumentano di un marco per settimana ad ogni semestre, fino a un massimo <li 20 marchi. X alu ralmcnte questi sono gli stipendi mcdi clcllc CooperatiYe medie; le Unioni più importanti fanno un trattamento migliore. Pei commessi, gli stipendi sono superiori; ma non possiamo farne la media. Le ore straorclir;arie de,·ono essere pagate a parte. e non possono farsi che per gli inycntari. Le ferie di regola sono di 6-I2 giorni all'anno durante \"estate, a seconda dcl tempo che si è in servizio. La Federazione dei commessi mira ad ottenere stipendi uguali, tanto per gli uomini che per le donne. l\'la, sinora. ha ottenuto scarsi risul tati. Si invoca, è 'ero, il pri ncipio: a lavoro uguale. ugua le ricompensa. ~teno n chè, bisogna tener presente non le singole prestazioni, bensì l'intera capacità di prestazione di un uomo e di una donna. Ora, a parte altre consic\crazioni, è certo che le donne. per la loro stessa costituzione fisica, non sono in grado di fornire alfo 11111ga la stessa somma cli lavoro degli uomini; pare. perciò, giustificato che anche le loro mercedi siano inferiori a quelle maschili. 47 s. - I rapporti . I. - fra b centrale e te filiali. Com111issiu11i e rifon1i111c11lo. \"on è sempr e facile al Di r ettore di filia le accer tare e preventi\·are il quantitativo d1 oggetti ch e deve commissionare alla Centrale. Jl gerente deve esse r e u n es perto capo-uftìcio. Deve' pensare ai sala.ri, a lle feste. al cambiamento cli tempe r atu r a, alla stagione, al p aga mento degli affitti. ecc., ccc. \lcuni articoli devono essere co m mission ati all a centrale soltanto in epoche determinate dell'ann o e in misura strettamente adeguata al fabbisogno . inoltre. il o·erente è tenuto acl ordinare a tempo ce rt i generi, pri~11a che essi siano te rminati e senza porre in imbarazzo la centrale per il loro rifornimento. La commissione principale degli oggetti si fa di solito una volta per settimana a giorno fisso. La cedola o polizza delle ordinazioni, oltre la rubrica per la designazione degli articoli, h a uno spazio marginale su cui sono scri tte le parole oggetti ordi11ati e oggetti for11iti. Pe r ogni articolo, vanno indicati il peso, il nu m ero, la misu r a, la qualità, ecc. In consegu enza d ella r egolarità d ell a o rd inazione p r incipale a g io rn o d eterminato, è pur e facile alla central e predispor re r egolarmen t e tutto qu a nto occorr e alle filia li. Oltre la pr incipale, ci sono le forniture accessor ie, le quali vengono effettuate per quegli oggetti ch e n on si possono conservar e a lungo nella fil iale, o ch e furono dimenticati nella polizza cklle commissioni ordinarie. o che richiedono una spedizione a parte. Og-11i fornitura è accompagnala eia una iattura :i doppio o triplo esemplare. Una ccpia è trattenuta d:.i.lla centrale. 1111"altra è ceinsenata dalla filia le, e una terza (se c't:) è rispedita lblla filiale alla centrale clopo esser e stat a quitanzata . T.a tc1 za copia riesce t a h·olta n ecessa r ia in caso di sm arrimento delle alt r~. Le forniture accessorie sono segnate a parte s11l!a fattura p ri ncipale. Ogni mese si raffrontano 1 dati dell a centrale con quelli delle filiali. Pe r le restituzioni . diminuzioni di valore, pei cambiamenti di p rezzo, si usano cedole particolari ..Gli a~ ticoli che vengono r im an dali sono subito pesati e su rati da ll a Centrale. Q ua lora si trovino in cattivo stato, o non corris·pondono al peso e a ll a misura desi o-nati essi venao no immediatamente rnbricati in un b • b . I apposito libro, s u cui il fattorino o vettore ch e 1t rn11no t rasportati appongono la loro firma. . \ sua yolta, il gerente c h e abbia qualch e lagno da avanzare contro gli oggetti ch e li sono inviati dall.a centrale, e.leve senza dilaz ione darne a\'Yiso alla Presidenza, aAìnchè questa possa accertare se il reclamo sia o meno fondato e proYvecla ciel caso. 1:m- B. - Co11tabilità . .\ltenendoci qui a poch i punti essenziali intorno ai lib ri che rigua rdano i rapporti tra il Jeposito centrale e i vari posti di r ipartizione. diremo, anzitutto. che la cent ra le ha un mastro, il quale non differisce gran che dai soliti l ib ri mastri. Su esso vengono inscritti tu tt i g li a r t icoli c h e escono o ri entr ano nel d eposito cent rale. Il carico delle filia li si fa i n base alle fa tt ur e e a lle polizze d e ll e o rdinaz ioni. Le U n ioni importanti ha nn o p ur e un l ib ro d i magazzi.no nel quale sono segnate le en trate e le . us~it~ delle m erci, le variazioni di p r ezzo, le cancell az1o n1 di artico li, le resti t u zioni . ecc. Le fil iali quotidianamente, oppure due o t r e volte pl'r settimana, trasmettono, direttamente o con cl/(.,_ 11111 s. i loro incassi alla centrale. Per m:igg-iore regola1'.id. molte Union i compilano un liilanci·o· settimanale. che \ it"ne t rasmesso alle filiali e al Consiglio D irettiYo. Oltre al mast ro. c'è il libro-cassa . le cui impostazioni sono og111 mese raffrontate con quelle del mast ro. ì +9 9. Ogni semestre si fa poi un bilancio r~cncralc in base a tutti i libri. Cotesto bilancio fornisce ti criterio per accertare gli ammanchi e accordare ~li abbuom nella misura di cui addietro si è discorso L"in\'cntario si fa dal Consiglio dircttirn e dal 0-crcnte. sotto 1·1 controllo dcl Consiglio di vigilanza. DLe liste i1wentariali comprendono i prezzi di compera e quelli di Ycndita, e sono soltoscrillc dagli interessati. C. - I me::::::i e il personale di trasporto. T~1lt~ le grandi Cooperative posseggono oggi i loro mezzi. cli _trasporto, quantunque spesso la spedizione in proprio nesca alle Unioni più gravosa di quella che risulterebbe se si servissero di speditori privali. Ciò diJ'endc quasi esclusivamente dalle condizioni di lavoro che c.ssc fanno al loro personale. La spedizione in pr~p;10 o!fr~: t~ittavia, il vantaggio cli maggior regolanta e_ cl~ piu sicur~ controllo .A cagione delle numerose filiali e delle ~istanze che bisogna percorrere, il personale acld~tto a1 trasporti è cli frequente assai numero!O? e ,·ar1ato. An~h e i_ mezzi sono molteplici. Ad es~my10, la Cooperativa di Amburgo, colle sue 1 3 2 fì l1a_li: aveva n~l 19r3 a sua disposizione; 27 carri ge11c,nc1, 2r carn..pe r il pane, 7 carriaggi militari, 3 ca11~1?ns-automobd1, 5 automob il i per il pane, 2 a utorno~)1'1_ per _1~ per~on e, una barcaccia e una chiatta (pe r 1 1 l~ aspo1 li sull acqua). L uso degli automobili si o-encraliz.za sempre più, tanto in Inghilterra che in ~Gcr man 1a. I c~ntratti cl~ lavoro ~he le Cooperati ve stipulano c~J .P!'I so 11.ale dei t_raspo~t1 offrono co:1dizioni migliori <1.u sal'.tn, per .gli orari, per le ferie, ccc.) di quel le dcli: aziende private. Di conseguenza, come notavamo test_c. le_ spese rela_tive sono anche maggiori. In Inghill~n a e in .Germania, cotesti contratti sono regolati mechanl Alla fine . erano . . e tariffa. . . ciel 1913 , , i'i1 G erm an1a, ci_ i ~a 3000 1 la vora_to n dci trasporti che facevano servizio presso le Un10ni medi a nte contratto collettivo. I rapporti tra le filiali e soci. In Germania, le Cooperative che sono legalmente riconosciute, non possono ripartire i generi di consumo che- ai soci o ai loro rappresentanti. Se si tratta. però, di oggetti prodotti direttamente, è in facoltà delle U ni oni di alienarli anche ai non soci. Pei rapporti tra i ripartitori e i soci, occorre notare una differenza caratteristica tra le Cooperative i soliti negozi dei comm ercianti . In questi ultimi - specialmente nel commercio al minuto - il personale addetto alle vendite deve far mostra ve rso il cliente di una cortesia smaccata e menzognera. In tutt i i modi, il personale deve acquistarsi la simpatia dell'acquirente. Nessun compratore deYe uscire clalla bottega senza aver comperato qualcosa. Il commesso è tanto più apprezzato dal principale quanto più sa «suggestionare» il cliente. )Jcllc Unioni di consumo, i1wece. già il Holyoake osscr\'ava: «i venditori non hanno bisogno di ricorrere ad astuzie maliziose e a sorrisi ipocriti. Essi hanno un solo dovere: misurare e pesa re giusto, e Yendere oggetti di qualità corrispondenti al prezzo». Con questo no n si dice che i commessi debbano essere scortesi: anzi, tutti i gerenti dell e filiali raccomandano ai loro dipendenti di avere il massimo ri gua rdo ve1so i soci e di assumere un contegno premuroso e a michevole. Le ripartizioni si eseguiscono secondo il turno, senza bacia re se il cliente sia ricco o povero, acquisti m o lti o pochi articoli. Dato il principio informatore della cooperazione e il pagamento a contanti, il trattamento Ycrso i soci deve essere uguale per tutti. Per ageYolarc il servizio a t11r110, molte Unioni esigono che i soci, non appena entrano in negozio. consegnino ad un apposito commesso il loro libretto degli acqu isti. Il commesso trasmette poi ai ripartitori l'ordinazione ricev uta, cominciando sempre dal libretto So clic gli fu consegnato pel primo. Con questo sistema, ogni socio pensa precedentemente a quanto gli occorre', fa perdere poco tempo ai commessi, non dimentica 1 generi di cui abbisogna, non è costretto a ritornare alla filiale per ordinare ciò che ha dimenticato, acquista, in una parola, abitudini eia vero consumatore educato. Poichè è bene battere su questo chiodo: la Cooperazione mira principalmente a educare i consumatori, i quali oggi sono guastati dalla libera concorrenza e dai commercianti privati. Se la cooperazione conferisce dei diritti, impone pure dci dov eri ai suoi militi. l consumatori organizzati hanno diritto di esse re trattat i cortesemente, di partecipare alle assemblee generali e ivi esprimere i loro desideri; hanno diritto di controllare, direttamente o indirettamente a mezzo di persone di fiducia, tutto J' apparato amministrativo della associazione e di a\'ere il resoconto dettagliato su tutto l'andamento degli affari; ma, a questi diritti, si contrapongono anche dci doveri, e. tra questi doveri, c'è quello di educarsi e di facilitare nel miglior modo possibile le vendite ai commessi delle filiali. Così, molte Cooperative dell'estero hanno poco alla volta abituati i soci a fare i loro acquisti una volta sola per giornata, ad accedere nei locali eia determinate strade, a portare a casa da sè certi articoli e non a farseli mandare dal fattorino, ecc. Delle comodità dci soci conviene certamente aver riguardo; ma coteste comodità non devono essere troppo oncros~ per l'amministrazione. Dal fatto che nelle Unioni di consumo il tempo, il lnogo e la forma del rifornimento non sono lasciati com pletamente all'arbitrio dei consnmatori, è deri' alo che i gerenti delle filiali hanno in quakhe modo potuto attenuare l'inco1weniente dtlle cosidelle ore morte di vendita. Coteste ore 111orte si fanno più senti r e nelle Unioni di consumo che nelle botteghe dei priYati. I soci sono, infatti, generalmente occupati durante la giornata, e fanno i loro acquisti verso sera. Una \'era co11rFslio11c d1 Yendite si ha poi in certi giorni della ettimana, come al Yenerdì e al sabato sera. Pertanto, molte L"ooperatiye estere hanno stabilito che i soci depongano, un g iorno prima di ritirarli, i loro cesti nei locali della filiale, assieme all'ordinazione, perchè così 1 commessi possano fare le richieste ripartizioni nelle c;re morle della giornata. Si raccomanda, inoltre, ai soci d1 fare, per quanto è possibile, le loro ordinazioni nei primi giorni della settimana durante le ore antimeridiane, oppu re nelle prime ore del pomeriggio. Simili limitazioni dell'arbitrio dei consumatori per quanto clifficoltate dal commercio privato, che del disordine fa sua regola - si estendono sempre più e :•pporiano O\ unque buoni risultati. .:\ aturalmente, esse deYono essere fatte con crite110, 11on a casaccio, secondo gli articoli e senza turk1re troppo graYemente le abitudini <lei consumatori. l:isogna saper conciliare una certa comodilà col risparmio di tempo e denaro. Sta nell'abilità dci gerenti di saper utilizzare nel miglior modo possibile le ore morte, a seconda delle località e dell'importanza della liliale. Chiunque entra in un locale di Cooperativa è subi lo sorpreso dal grande numero di ragazzi che fanno g li acquisti. Vi sono filiali, nelle quali il 50 e pii'1 per cento degli oggetti ripartiti sono consegnati a dei fanC1Ulli. Ciò dipende dal fatto che, di regola, i membri delle Unioni appartengono alle classi più povere; essi non hanno tempo per fare le compere, non hanno persone di serv izio, e mandano, quindi, i loro figliuoli . DiJ>f'!ldc pure- dalb circostanza che nei locali delle Cooperati,·..: si dà a ciascuno il suo, senza il minimo tenlati\'o d'inganno. Perciò i ra gazz i possono benissimo dare la spesa»; i soci non hanno alcun moti,·o per diffidare dcl personale delle Unioni. , erso il quale possono sempre inoltrare reclamo se non fa il proprio dovere. Notando questo fatto, il Holyake, nella sua sto- 53 na elci Pionieri d1 Rochclak. scrive: « i\ltrovc 11011 si mancla110 Yolentien i ragazzi 11elle botteghe qna11do è possibile im·iare degli adulti, poichè si sa che i commercianti appioppano ai ragazz.i ciò che vogliono. l hc , cnga mandato un gran numero cli ragazzi 11cllc hotteg-he delle Cooperative per i,·i fare le compere. è una lodevole prova della fiducia che si nutre per le Cooperati \'e stesse ». :\loltc Unioni tengono particolarmente calcolo elci fatto che molti fanciulli cntra110 nei loro locali: raccoma11clano, quindi, ai commessi di sen irli con cura ccl attenzione, consegnando loro clirettamel'tc in mano gli oggetti ordinati. D'altra parte, tuttaYia. si raccomanda ai genitori di non mandare ragazzi in troppa tenera età; molte spiacevoli lagnanze potrebbero così essere evitate. 10. - La ripartizione a domicilio. Imitando le usanze dele aziende pri,·ate, anche le Cooperative inviano spesso a c\01111cilio gli oggetti acquistati nei loro locali. ,\Jcunc Cooperative però non la clistribuiscono a domicilio se non nel caso di vendite superiori a una data cifra, ad esempio 10 franchi, o marchi, o scellini. Cotesta sarebbe la distribuzione generica a domicilio. La distribuzione specifica a domicilio, invece, è quella di alcuni prodotti . come il latte, il pane, le materie infiammabili (petrolio. ccc.), le patate. le bevande alcooliche. Qui esistono moti,·i abbastanza fondati per il trasporto a domicilio. Per il latte e per il pane, si tratta cli generi consumati ogni giorno, che non si possono conservare e bisogna a ,·ere sempre freschi Inoltre, occorre a\'erli a propria disppsizionc alla mattina pr esto, quando ancora non si è a\'l1to il tempo di \ayarsi e cli fare la toilcllc. Per le materie infiammabili, il carbone, le bevande alcooliche o minerali. si tratta di generi ch e vengono acquistati all'ingrosso. per lung-he provviste, sì che sarebbe assai incomodo a1 soLi il doverli portare direttamente a casa. V celiamo ora un po' dettagliatamente come si fa dalle tJn1oni la distribuzione a domicilio dei singoli articoli testè nominati. I.atte. - );otoriamente il latte è uno degli articoli d1n!cili a trattarsi, perchè si guasta facilmente, non è sempre disponibile nella misura prev':!ntivata, e deve e~.~crc igienicamente puro. La ripartizione del latte s1 fa da alcune Cooperative direttamente; altre lasciano che sia portato alle case dei soci dagli stessi fornitori. Come rnoclcllo della ripartizione dcl latte si può citare l:t Cooperativa di Consumo <li Basilea. Per quanto questa U11ione abbia abituato molti suoi membri a YCnire a prendere il latte nei locali della CooperatiYa, pure un terzo della ripartizione si fa ancora a domicilio, per il quale sen·izio i soci devono pagare un centesimo in più al litro. Si calcola che il trasporto di 800 litri costi q franchi al giorno. Dei 100.000 litri <li latte occorrenti quotidianamente alla popolazione basikse. ben 55.000 ycngono forniti dalla Cooperativa. la quale annualmente fa così affari per circa 7 milioni di franchi. .\Ila distribuzione del latte, è unita quella del burro e formaggio. Ogni sera i distributori devono conSL gnare alla cassa i denari che hanno ricevuto. La Cooperativa cli Basilea è provvista di tutti gli apparecch i più perfezionati e moderni per la distribuz ione del latte e dl·I hmro. L'igiene dci recipienti 11on potrebbe essere curata più scrupolosamente. Pa11c. - Tutte le più importanti Cooperative ri partiscono oggi ai loro soci il pane ed altri generi d1 forneria. In Germania. in Inghilterra, in !svizzera. i forni delle Cooperati\·e posseggono tutti i mezzi necessari per una fahhricazione razionale ed igienica del pane. In Germania. le grosse Cooperative incassano in media 150 marchi all'anno per ogni socio. La distri- 55 huz1011e a domicilio si fa a mezzo d1 garzoni, due \'Olle al g-1orno . .\Joltc Unioni, per comodità elci soci, aprono numerosi negozi di pane nei punll pili dista nti cl 1·llc città. Così, la Cooperativa d'Amburgo alla IÌlll' cld 1912 posscdc\ a ..JS filiali per la distrihuzionc dci p<UH'. ,\e\ L')~11i liltalc sono ack\etl1 uno o più garzoni p,: r il tra ~ purlu a domicilio. Materi.:: i11fia11111iabili. - Come si dis~ c sn1•ra, pt·r alcune materie inliammahili (acl es .. il Jll'lrolio), e 1·cl materiale cli riscaldamento ( carhonc:, k;.;11:1 ). le famiglie elci soci sogliono pro\\ cdcrsi pn lung-o tC'mpo; Il• quantità acriuistate sono spcs~o cons1ch re ,·ç li. e le cooperative devono quindi portarle a c\01111ul10. In lm:hiltcrra. in Germania, e in tulli i l'acsi ckl ~ t·acntrio11l. la pron ista dcl carbone e della kgna ha gra1·clc i•11porta11za, e le Unioni fanno molti afiari in <p1esti generi. I 1 carbone non si ripartisce a mi:;ura. ma a pc~o. Pcl Jrasporlo si adoperano carri spcc1ali, l' i prezzi differenziano un poco a seconda delle di : c tanze. Bcr•a11dc. - Le bc\·an<le che si portano a domicilio sono: il vino, la birra. le gazose e le acque minerali. Le g-azose e le acque minerali sono spesso fabliricatc all'estero dalle stesse Coopcrali\e. J I socio deve restituire le bottiglie qt1a11do sono vuote, altrimenti paga un sovrappiù. I.e Unioni baciano assai alla pul itura di questi recipienti, per cui funzion;u10 apposite macchine. In l rlanda, nella Svizzera tedesca, i11 Gnmania. le Cooperati\'e mandano pure a clomicilio le patate. che, in quei Paesi, sono acquistate in gran copia pcl fabbisogno di un.intera stagione. In Gcrm.u1ia. la vendita clellc palate rappresenta uno elci principali cespiti delle Unioni. 11. - 11 sistema delle marche e il pagamento dei dividendi. Per accertare il di\·idendo spettante a fin d'anno ai soci 111 base agli acquisti fatti, è necessario sapere per l' g11i socio a quanto ammontino cotesti acquisti. A tal uopo si so110 escogitati parecchi sistemi di accertamento, rii cui uno dci più perfezionati è quello delle marche. I e Unioni tedesche distribuiscono ai soci delle marche successivamente numerate. Esse di regola, sono di u sMla: da r /1fc1111ig (poco più di un centesimo), da 2, <la 5. eia 8. eia 10, da 20, da 50, da 80 pfennig; <l t 1 marco. da 2, da 3, e da 5 marchi. Hanno diverso c(ilore, e, oltre il nome della Unione e l'anno, portano su·1tta la denominazione del loro Yalore. Per evitare o;::ni poss1hilc abuso, si cambia tratto tratto il loro colore. Tali marche - custodite in apposite cassette con 12 scompartimenti, corrispondenti alle loro 12 sorta pern1C'tt0110 facilmente al gerente di controllare gli inca ~; s i della giornata. Egli nota verso st>ra l'ultimo numero delle marche distribuite, moltiplica le differenze di numero pel valore delle marche, fa la somma, e vede subi Lo se essa nominalmente corrisponde ali 'incasso. .\flinehè il numero delle marche nelle mani dei soci non cresca a dismisura - ciò che renderebbe assai lungo il conteggio a fine d'anno - si è stabilito che, quando esse raggiungano un determinato ammontare, ad esempio 20 marchi, Yengano restituite alla Cooperativa, dietro rilascio di ricevuta. ~folte Unioni mettono le marche rimborsate in sacchetti chiusi di carta che vengono riaperti a fine d'anno per l'accertamento del dividendo. I .a loro somma deve corrispondere a quelle delle rice' ule, che ogni socio detiene e che presenta all'ufficio pel pagamento dcl dividendo. Cotesto pagamento si effettua alla centrale della 56 Cooper ativa, oppure anch e alle singole filiali . Pcrchè no n c i sia trop pa r essa, i soci <lcYOUo prcsu1tarsì per ordine alfabetico o secondo il lo ro n um ero. X elle ore in cui c'è molto lavo ro d1 d istnbuizionc degli oggetti, non s1 pagano i di vid endi . Scaduto il termine fisso pel loro pagamento, essi, qua lo r a non vengano ritirati per di m enticanza od al t ro, va nn o a 'antaggio d egl i alt r i soc i. Nell'a nn o 1913 , le Coo pe ra ti ve d ell a Germ a ni a distribuirono più cli 50 milion i di ma rchi d i divi d endo. 12. - Il controllo nella ripartizione degli articoli. Il controllo nella r ipa rt1Z1onc degli oggetti ,•iene general mente esercitato d a lla Commi ssio ne di Yigilanza, nominata <la i Consigl io d iretti\ o o d a ll a P resicle11 za. I memb r i d i questa Comm issione s1 r ipartiscono il lavoro, e uno con t r olla i li bri, l'altro la cassa, u n ter zo le botteghe, ecc. :\ loltepli ce è la att ività d ell a Comm issione <li vigilanza, ch e d el suo oper ato d eve ri spo nde re a l Consiglio d ire t tivo e alla collettività d ei soci. J\ nzi tu tto. essa d eve esamina r e se il ca ri co e lo scari co s i facc iano regolarmc11te, e se esistano suffi c ien t i pezze ~iustifi ca ti ve per le inscrizio ni a mastro. Inoltre, d eve co ntrolla r e il servizio di ripa rtizione nelle va ri e fili ali 1 fa re in ventar i strao rd ina ri. esaminare la quantità e la qua lità d egli oggetti di st ribuiti, bada r e a lla pul izia, d ci locali, al tra tt amen to dci soci, ecc. Dato il cr escente numero d elle fil ial i molte U nioni cltll'T nghilte rra e d ell a Germ a nia sono 'state costrette a nom ina re pa r ecchi con t roll o ri sti pendi a ti e a r ico rr ere anche a ll 'oper a d elle Co 111111issio11 i elci soci, le q ua li sorvegli ano i pos ti di ri fo rnim en to e collabo rano colla Comm issione cli vig ila nza nel fa re g li in ven ta ri. Le Coo perative ing lesi e fra ncesi (s'intend e le mag- giori fra esse) apprezzano assai l'opera dei controllori proicssionisti. che riesce molto efficace. Siccome g-li organi dcl controllo non h . .r.no in generale diritto di prendere direttamcnk misure cocrciti,·e o proibitive - specialment~ se que~te sono cli qualch e gra,·ità, - così essi devono fare immediatamente rapporto alla Presidenza pcrchè intcn enga e pr o\ ved a. Per cserruire lopera cli controllo . le commi~sioni di vigilanza 1~cevono spesso d al Consiglio clirct~irn . d~i questionari, da essere riempiti e r ispcditI al ( 0?1:>12'110 "tesso. Copia del questionario riceve pure il gerrntc: E' interessante vedere r elenco <ldlc dt1111:111dc Clll si dcYe rispondere. Esse mostrano con quak meticolosità le U11 io11i tedesche tutelino g-li intcr~·ssi 111:iter iali, morali e igienici elci soci, fino alle più minute p:uticolarità. La lista contiene di solito le seguenti doma11de: 1. 1 locali sono puliti e in buon ordine? 2 . Il magazzino è pulito e ben sistemato? 3. Le cantine e i sotterranei sono puliti e hc11 o rdi nati? 4. 1 pesi e le misure sono puliti e in ordine: 5. Le bilanc ie sono pulite e in ordine? . G. 1 coltell i per tagliare le c:m1i e il formaggio c:.0 110 puliti e affilati ? 7. G li avanzi dei salumi e delle carni sono in ablionclanza oppure in numero normale? 8. Gli oggetti sono d a ti a peso buono? Q. ì\Iancano a rt icoli e qua li? 10. Gli articol i mancanti, so110 giù stati o rdinati al deposito cent rale? 1 T. Esistono custodi di negozio e <li magazzino? 12. I nuovi art icoli vengo no espost1. e come? 13. I generi di stagione sono co1wc11ientcmente e5posti? 1-J.. Le merci yengono nel magazzino? 58 15. l,e bottiglie delle IJe,·ande sono chiuse o a perle? 16. Si cerca vendere lulla la provvista di articoli prima di commetterne una nuo\'a? 17. Di che qualità sono i generi carnei? 1X. J I gerente si lagna della qualità d1 qualche merce? 19. Ci :,ono rccla111 i dci soci per gli arl1coli forniti? 20. Su quali merci spec1almcnle si appuntano le cr1t1chc dci soci? :.n. I.e l.1g11a11zc ri111011tano a 11111110 tempo aclc11ctro? 22 . • \ll"i11convrnie11te si è gi;ì. altra volta posto riparo? . 23. li gtrenlc e l"a111n1inislrazio11e sono slal1 an·ertiti a !1 111po di queste lagnanze? 2.~. ~i lamenta il gei l'nte sul peso o sulla misura clelk merci che gli sono fornite dal ckposito centrale? 25. l .e co111missio11i dcl gerente alla centrale sono falt<' a tl'mpo? 2r.. J soci sono servili cortesemente? 27. Si lagna il gerente del personale ausiliario? 28. E il personale ausiliario si lagna dcl gerente? l 11 questo questiona ri o si parla anche elci reclami di soci . O;:;gi non siamo più, infatti, ai tempi elci Pionieri di f(ochdale, pci quali il g ià citalo Tiolyoake scriveva: «Essi erano cooperatori assai fedeli, che ven ivano da vicino e da lontano per fare i loro acquisti, indiffe r enti se i prezzi fossero alti o bassi, buona o meno buona la qualità degli oggetti loro forniti. Compera' ano perchè tale era il loro dovere». E" appunto n elle intenzioni delle Unioni di consumo di rrnderc csigc11ti i consumatori; ma esigenti non solo nella loro propria azienda, bensì anche in quelle degli altri. D'altro lato, la Cooperativa è una organizzazio;1c che mira principalmente a rendere superflui i reclam i e le lamentele. Già per lo innanzi abbiamo osservalo che il prin cipio fondamentale delle Unioni è quello di \end ere solta nto degli oggetti contro i qual i non si possa sollevare alcuna eccezion e. Nel presente para;;rafn ahb1amo appreso quali sieno le misure acloltate dalle Coopcrati,·e per tradurre in pratica questo pn nei pio. . . . . ~i potr~bhero citare molt1ss1m1 cast t1p1c1 per mostra re come le CooperatiYe si tengano ben lont~nc cl.a Il~ pratiche dc-i commercianti_ riguardo alle fal:1nc~z1on~ e acll!llera7.ioni delle 111erc1. Essc- non framm1sch1ano 1 lupini ai grani cli caffè, nè Yendono o lio di sesamo per olio cl'uliYo ! ì\el maocrior numero di Unioni. i reclami ve11g-onn ;1crolti <'<i ~;aminat i dalla commissione cli vi~~il'.tnza .e dalla Presidenza. Tutl~l\·ia. la C'n1nmi~sio11e dt \'1""1lanza non porta alla discussione della Presick11za chci rrd:1111i più g-ra,·i. . 1n rnolll' località esistono pure clelk ca·;srttc on.' 1 soci possono immettere i rcclan~i seri ti i. 7'_ro.lti i11co11\'('l1Ìcnti. però. si eliminano mecl1anf<' H'111plic1 O$scn·a;1ioni orali. fatte al ~l'rentc o a qualche 111em\irn rklla Commissione rii Yigilann. Qualora il socin ri:t•:• ·:·1 che t~li organi dcl controllo 11011 ahhiano preso suflì1'Pntcmenle i11 considerazinne il sun rcclan!n. e 11011 al•hia110 adottalo misure efficaci per a11nt1lbrc r incor~ \ cni('Pte lanwntatn. ha sempre il cli ritto cli pnrl:irc. ti suo caso avanti l"asscmblea generalc. la quale clcc1clc i11 ultima istanza. 18. - I rapporti coi fornitori privati. I rapporti commerciali coi forni turi privati. cli. cu~ 'ogliamo parlare consistono in ciò. che le l.J_n1on1 <l~ consnmo 11011 acqnistano per proprio conto _glt ?ggett~ cl:i. ripart irsi fra i soci. ma ottengono 1111a rnluz1~ne di prezzo dai dettaglianti privati, ritenendo per se t1'1a piecnla proHigione (di solito clell"uno per cento) sulle Ycnditc fatte . . Tn altre p:irole, \"l'nione di consnmo ott_ien: da certi c0111mcrcianti uno sconto sui prezzi, e si nserh~ lii~ piccolo utile sulle \'endite che cotesti commcrc1ant 1 60 hanno falt:'l a mezzo suo. Per pro\'arc 1 loro acquist~ pn sso i fornitori riconosciuti dalla CooperatiYa, i soci nel, ono cli n·gola u11 buono o una marca. che dc,·on_o poi cc111st·~narc alJa amministrazione clclla Coopcrat1~ , a afli11e di ottencre a fin d'anno la percentuale cli sconto stabilita. l'nina di cominciare le operazioni, le Cooperati,·c fanno di solito firmare dai fornitori un formulano di contratlo, per il qnale rice,·ono pnre una certa prnv\•igionc. Questo contratto, di regola. non i111peg-11a che i for111t;ri, non le Unioni, le quali non sono responsabili se i loro soci non \'Ogliono più sen·irsi da un clato dcttaglia11te. 11 fornitore si obbliga a Yemlcre ai soci delb l oopcrativa gli articoli allo stesso pr..:zzo di tutti gli altri clienti, e a consegnar loro le m uche di sconto che ha ricenito c\all'Cnio11e. In questo modo. i soci non possono usufruire direttamente dello sconto, ma soltanto mcdi~Lnte J'interyento della loro associazione. i\gli inizi del movimento cooperativo il commercio • coi fornitori aveva grande importanza. Tn seguito. collo svilupparsi della produzione 111 proprio eia parle delle Unioni, esso è venula perdendo terreno. Tuttavia. anche oggi è tutl'altro che clisprczzabilc. In Germania, nel 1912, i fornitori privali vendettero ai soci di tulle le Cooperative tedesche per marchi 42-442.JOO, e nel 1913 per marchi 46-48-t.200. Dal 1903 al 1913 esso si è raddoppiato; ma, nel frattempo. quello della produzione in proprio si è triplicato. Esso è, dunque, in regresso di fronte a quc~t'ultimo. 1\lcunc grandi Cooperative, come la Prod11:;io11r di Amburgo, non hanno mai stretto con fornitori privati dci contralti dcl genere che testè abbiamo profilato. /\\tre si sono poco alla 'olta libcrak del sistema degli sconti presso privati . ,\d esempio, la Cooperativa di consumo di Tiasilca, dopo aver stn:tto un contratto di rifornitura con alcuni fornai, se ne liberò nel 1866 61 1ncclia11tc l'istituzione cli propri forni. Pochi anni dopo fece la stessa cosa per la rìparliz10nc delle carni. delJa h1rra. ckllc acr1ue minerali, dci prodotti farmaceutici. dci prodotti tessili, ecc. :\'elJ'aprilc 19q, la Cooperativa di Basilc:a era ancora in rapporti c011 soli due fabbricanti cli oggetti di merceria e cli hcrrctli. _\ questa progressi' a diminuzione essa fu spinla non solo dalJ'allargamenlo delJa produzione diretta, verso cui de' 0110 Ltnclerc le Cnioni di consumo, ma anche dagli abusi dci fornitori privati. S1 constatò, infatti. che gli sconti accordali da cs~i sul prezzo delle merci, tornavano spesso ltlusori, in <1uanto la qualità degli articoli era scadente. :\clic Cooperati\e tedesche, si fanno elci pari sentire frequenti lagnanze sul commercio dci fornitori. In una relazione della Unione di Dortmuncl s1 legge: « Il commercio elci fornitori privati dà origine a una gran~lc quantità di lamentele sul modo con cui sono senili i soci ». In un manuale clell'Oppermann sulle Cooperative di consumo, si fa la seguente osser' azione: «nelle pubbliche adunanze dei soci. parecchi ex-fornitori hanno dichiarato che, ogni quah·olta si presentava loro un membro di Cooperativa, colla quale avevano stretto contralti cli rifornimento, consegnavano loro clelJe merci cli seconda qualità e ad un prezzo superiore all'ordinario»· .\nchc altri fanno a11a\6ghc osservazioni. :-tolti fornitori cercano rivalcrsi dello sconto accordato con tutte le astuzie dcl me!:tierc. ?-\è i difetti del sistema si fermano a questo punto. Spesso accade che i buoni di sconto, che le Cooperati,·e pagano a fine d'anno, non corrispondono alle Yenclitc fatte dai fornitori. ~onostantt' il controlJo, molti soci. riescono, mediante compenso, ad avere immediatamente lo sconto dai fornitori. ai quali cedono le marche, in,·ecc di portarle alla amministrazione della Cooperati ,·a. In \'ista di questi inconvenienti, in una adunanza ••li impiegati della Fe<IPrazionc ctntrnlc clc~lc l1~1i~, di cc111-;u1110 tc:deschc. :,i è appro,·at:i alcuni anni la 1111 a m11ziuiH', nl'lla quall' è d<:tto « clll'. il sis_kma d~glt •coni i non torna utilt· ai soci, dall' le merci rhc ricc~·011" in iscamliio; che esso dù luogo a multl'plic~ rec·h1n1 nl 0 contrario allo sp1r1tu della cooperazione. Si. ia, quindi, votO che le ( oopu·ati.n', nei lirn!ti cicli: J"ro iurze. assumano clirdlamente il commei-c10 ckgl1 n"l't'l I i cli cui abbisognano». . "'"1.e c;111sc dirci/e degli inconvenienti dcl commcrcto dt•i fornitori . stanno senza dubbio nella natura <lei trartìco pri\'ato. esclusivamen te basato s_ull~ caccia al profìlto; ma ~iustizia nwlc si dica eh? inc11rct~a111cntc alle stesse Unioni di consumo non di rado risale I~ ccilpa ciel male deplorato. ~e ossc1:\'lamo l'elenco ck1 ìornilon cli alcune coopcrati,·c, troviamo che esso compn nde cli\·ersÌ fornitori per UnO Ste~SO C~ggct.to. ,taJ_\OJla operanti cnl ro una ristretta cerchia cl a f J a r1. l "c,it•sta sonal1ho11danza di fornitori prova che le_ Unioni non sanno spesso fare la necessaria sclczio11: dti migliori tra essi; e così i fornitor_i conc~rrcnll sono indol ti, per consen·are una pre7.losa cltcntela cpiali· ì.· qnclla elci cooperatori _con pagamento a contanti a ricorrere a tutte le arlt subdole e fraudolente ch e Ìamentiamo nel commercio privalo. Se proprio le Coopcrntivc 110 11 possono fare a meno per ~erti o~getL! di rivolgersi ai fo rnitori, cerchi no almeno di scegliere 1 l1ligliori e i più onesti tra essi. CAPITOLO IV. Tendenze e possibilità di sviluppo. Dopo a' er gettato uno sguardo sui vari elementi di cui si compone la ripartizione cooperativistica dei beni, può essere opportuno affrontan', a guisa di conclusione, il problema se nel futuro sar;\ la ripartizione cooperativistica o qualche altra forma che a\'rà la pre\'alenza. l'\ on è scientifico an cnturarsi in proflZie; noi, quindi, ci limiteremo a tirare qualche auspicio solo in base alle tendenze oggi dominanti nella ripartizione dei generi di consumo tanto cooperativistica quanto capitalistica. Nei precedenti capitoli, abbiamo potuto constatare nella ripartizione cooperativistica d elle merci 1111 risparmio di spese sia nell'acquisto che nella 'enclita dei beni. Senonchè, in parte questi erano soltanto vantaggi derivanti dalla azienda cooperativistica condotta su grande scala, e tali vantaggi noi possiamo trovar~ i1~ tntlc le grandi imprese ben dirette: Lassi prezzi di compu·.i. risparmi nelle spese di trasporto. cli amm1nistrazio11c, ccc. J n parte erano anch" 'antaggi rampollai1ti da associazioni per le compere ali' ingrosso. associaz ioni temporanee e sporadiche alle quali ricorrono talvolta anche gli stessi ùcttagkH1t1 privati. E' 'e1'0 che noi qui si imbattiamo in una prima difficoltà 65 i1~crente. a_lle imp:cse di pura :,pec11laz1onc: J' antago- nismo d1 111tercss1 tra i com11H:rcia11ti. :\la. allora ,·e. ' diamo ~orgere un fatto nuovo: la mo•1opolizzaz1011e e la trust1fìcazionc del p1ccolo co111merç10. Sotto la pressione della concorrenza. i dettaglianti si uniscono pe1 sfru'.ta_re meglio il mercato, opp~trc si ripartiscono n:o11npoltst1ca111c·~1te le zone cli vendita. A Reims, per citare.: un esempio fra mille, i commercianti in rreneri coloniali or non sono molti anni formarono tra loro una ~pecie di società, la quale aveva il carattere di un vero 111.onopolio in <Jttanto mirava ad abolire o a mitigare d1 molto la concorrenza. Negli Stati Unili d'A1nc rica sono, come si sa, assai diffuse queste forme di lrnsl fra dettaglianti. Nè sono ignote 111 Germania in Inghilterra, in !svizzera, e anche in Italia. ' Seno1:chè, i trn.sts fra i det_taglianti non sono i soli a n crsan contro 1 qual i la cooperazione deve combattere; essa ~cvc appuntare le sue armi anche contro un altro nemico ben ag-rruerrito: le filiali ci'oe' d ei· grandi magazzm1 capitalistici. I," accentramento, infatti, non si verifica solt t · I · d · an o ne I capita e 1.n ustrialc e finanziario: esso si manifesta pur_e 1,1el c~p1t~le. commerciale. Si costituiscono grandi societa cap1taltst1che pcl tra nico delle merci Je I· l I d . ' qua i, ac~an. o ~ ep~s1to centrale, creano ovunque, anche net p1c~olt _centri, delle _filial~, in concorrenza ai singoli delta~ltanl1 non. organ1zzat1 e alle filiali delle Cooperative .. Ora, s1 tratta cli vedere se le organizzaz 1·0 · CO t 11. . ' nt ~pc~~ ·1v~ an~an? ~n. se la~1ta forza economica da potei e 11u.sc1re .v11~c1tnc1 nell aspra lolla. L'esame dei ''a1~tagg1 ~pec1fi~1, ~he offrono le Unioni dei consumatori, potra qualche lu111e ci·rca' ]'a vven1re · . . fornirci . coopcral1v1sl1co e ca1)ilalistico d ·li .· t. · e a 11par 1z1one . . . eI eglt oggetti d1 consumo. 1 . . . ,, \nzit11tto . • per . .quel. eh e concerne 1a sudd1\'1s1one e ' attenzione cle1 rischi commerciali derivanti dal decentramento · . . ,dcli" t·niprcsa, s iamo d1. fronte a un vant.1_g-g10 cht: e comune tanto all, a ... icncla coopcratiYist1ca, come a quella capitalistica. Ji • • • • - t,) ' , , Per la rèclamc, le cose sono un po' diverse. J:.· ben \'ero che, tanto le filiali delle Cooperative quanto le filiali dei grandi magazzini capitalistici. usufruiscono 111 misura uguale s'intende a parità di condizioni della rèclame fatta antecedentemente per le altre filiali e per il rispettivo deposito centrale; ma è I' essenza della rèclame in generale che è diversa a seconda delle due intraprese. In un capitolo precedente abbiamo, infatti, constatato che le Unioni cli consumo si servono di mezzi specifici di rèclame: pubblicazioni, opuscoli, conferenze, assemblee, ecc. I costi relativi sono di versi, e, precisamente, sono proporzionalmente minori nella rèclame delle Cooperative, che in buona parte usufruiscono dell'attività gratuita dei soci . I costi della rèclame capitalistica sono assai più elevati, sia perchè non può contare su attività onorifiche e gratuite, sia perchè cerca di suscitare artificialmente nna quantità di bisogni latenti, sia perchè non può fare affidamento su motivi morali oltrechè economici. I soci delle Cooperative sono uniti alla loro intrapresa da ben altri e più vasti legami che non quelli semplicemente materiali ; essi sono comproprietari della loro azienda, sulla quale hanno diritto e possibilità cli controllo continuo. Per quanto le grandi imprese capitalistiche - (tali sono i nd uhbiamente i magazzini commerciali colle lo r o numerose filiali) - non possano pescare nel torbido, come fanno le piccole, ma debbano erigersi su un solido fondamento di ordine, di puntualità, di pulizia, di uguaglianza nel trattamento dei compratori, tuttavia è assai difficile, per non dire impossibile, che dalla pressione della concorrenza e dal febbrile sforzo \'erso il guadagno non siano poco alla volta costrette a peggiorare le merci vendute Si cerca con ogni mezzo di crearsi una clientela, magari in sul principio accontentandosi di non ricavare alcun utile; ma, non appena la clientela è formata, le cose mutano, la qualità non è più quella; nullameno, i clienti continuano ad affluire 66 y~rso quel tal fornitore perchè oramai ci hanno iatt.o r abitudine. E il fornitore pri\ ato sfrutta questa ab1tu<lin1..; . e si rifà dei mancati guadagni di prima. \· endendo oggetti di minor nlore pe~ lo stes:o. pre~zo. Inoltre. anche nelle filiali dei grandi magazz1111 capitalistici si notano spesso gli inconvenienti deplorali nelle botteghe dei dettaglianti. Le vendile degli stessi .oggetti a prezzi diversi, le scar.se pesature, s?n? t.utt a~ tro che infrequenti. I gerenti clt queste fihalt, 1nfatt1, rice\'ono dal direttore generale premi speciali qualora a fin d' anno o di semestre possano fare un b11011 inventario; e il b11011 inventario consiste nel\' a\·er yenduto a scarso peso e a corta misura. Simili pratiche non sono neppure pensabili nelle filiali delle Cooperative; ivi il controllo è inifinitamente superiore che nelle aziende di pura speculazione, e tale controllo è possibile perchè causa relativamen.te poc_:he :pese, essendo in massima parte affidato aglt stessi soci. Altre differenze tra le filiali delle Cooperative e le filiali dei magazzini capitalistici possono essere fissate anche relativamente al pagamento a contanti. Teoricamente, le filiali dei depositi commerciali hanno adottato il principio del pagamento a contanti; ma, in pratica, esso non è sempre osservato. 1 gerenti di queste filiali accordano senza difficoltà il credito ai clienti cosidetti sic11ri; il sistema di pagare a fine mese è assai diffuso . Certo, anche per le Cooperative abbiamo constatato delle infrazioni al principio del pagamento a pronti; ma abbiamo pure visto ~rattarsi ~i in~ra.zioni minime. La percentuale delle vendite a creò1to si nduce in media al mezzo per cento (parliamo dei Paesi cooperati visticamente più evoluti, come !'Inghilter ra, la Germania, la Svizzera); cifra assolutamente irrisoria e stupefacente, quando si pensi che la clientela delle CooperaÙve è in grandissima parte costituita delle classi più povere della popolazione. Ed anche quest~ percentuale tende a sparire, sia perchè i consumaton educati dalla cooperazione conformano sempre più le loro abitudini ai principi cooperatiYist1ci, sia perchè i soci che pagano a contanti tollerano sempre. meno di essere preg;udicati nei loro interessi da que\11 eh.e ac~ quistano a credito. ~ el mentr.e i r.eclami contro t so~.1 procli\·i alle compere a credito s1 fanno sempre p111 \i.vi, d. altro lato, le Cooperati\·e non possono adottare prezzi diYersi a seconda che le me~ci. 7ia1~0 pagate subito o con differimento. Adottare s1m1lt misure sarebbe sano criterio di cooperazione. Co ntrario a O<Tni o . ' Il principio del pagamento a pronti non puo essere, pertanto, sistematicamente applicato che dalle ~oo perative. ::\'"elle imprese capitalistiche, ~é1 sua ~·ealizza zione è sempre problematica e saltuaria, specialmente quando i gerenti delle filiali dei maga.zzin.i . com'tnerciali hanno una forte interessenza agli ut1lt e sono, quindi, spinti a \·endere a credito per fare molti aff~ri. Un altro Yantaggio delle filiali delle Cooperat1Ye in confronto a quelle delle imprese private. è che le prime possono essere aperte anche in istrade poco frequentate dal pubblico, oYe gli affitti. ~i re~ola. s.ono molto c\c,·ati. Di conseguenza, le filtal1 cap1taltst1che costano molto più - sotto questo riguardo - delle filiali cooperati\'istiche. Per la loro organizzazione le Unioni di consumo possono contare in precedenza sopra un dato numero di cl~enti .. al~a cui 1:i~erc~ :.tf~an~ 11 0 ,,.' l cle\·ono, invece. dedicarsi 1 depos1t1 pn,·at1 d1 merci. Relativamente alle Associazioni per le compere collettive:, anche qui fa difetto alle associazioni di carattere capitalistico quella solidarietà di interessi, che è connaturata alle associazioni cooperativistiche. Cn economista. che si è occupato delr argomento che stiamo trattando, lo Hirsch, afferma che le imprese capitalistiche sono più adatte di quelle cooperati\·iste alla scelta delle migliori forze economiche. Ma, in contrario. si può osservare che, mano mano il movimento cooperatiYo si estende. ad esso accorrono anche elementi sempre pit'.t capaci. C8 Le gran<li orga11izzaz1011i coop~-r::i.tin~ 1:i:;ksi , a<l , . -:111ilio. :i\1110 diretce ùa uom:ni di pr:;11is<mo L·rcll'ìC, fon,iti di slranrdina;·ic aì,ilità 1cc:1i..:!H: ·raì· v!c1h'l'ti ]'l·- ,,nati ;!~lt'" c·1 tano, :.:: atir11C.1...... ~:. 1 ì·,1 .. ~l l.''1 r ... .Pi:1 C(Jl~ l'L, c,h er~i ddla cooperazione. Qua·1tu ad altri 1atwn .1a en<di, si ptiÒ notare che, co ne te.ltati, o di a\ v1ci•rn re organicamente la produz1011<: 'll co,1sumo, le ( '00pcratiYe sono meno sottopost<· alk cr;.:;i . com!1~cr c1ali delle aziende capitalistiche, le loro filiali corrono ;1•::ai !ll(;nO rischi e il loro slocl~ cli merci è, ge;1cral1,,(·me, meglio utilizzato di qnel che succeda rn.:i ma•, rzini commerciali. Le perdite, gli scarti, sono di g- rn lunga minori. XCJi scorgiamo, pertanto, che in una serie di casi le filiali delle Cooperative presentano maggiori Yan~ag-gi delle filiali capitalistiche. Di tutti cotesti Yantaggi approfittano, direttamente o indirettamente, i cc;1.;tmiatori.Dal loro punto cli ,·ista, la ripartizione cooperativa dei beni è la più utile. Essa sola li pro' c(?."ge dalle adulterazioni, dal falso peso e da altri abusi: esrn sola è interessata a porre nn argine all'arbitno dci produttori, specialmente quando si ma>1ifesta wtto forma di tmsls, di monopoli e cartelli industriali. Sopratntto, essa non pnò mai fare una politica dei prezzi sfavorevole al consumatore. I.a Cooperati\'a ripartisce gli oggetti soltanto là do\'e ce n'è bisogno; non ispreca energie, e, quindi, rappresen ta gli interessi della collettività nel più largo senso della parola. In essa, i concetti cli economia pri,·ata ccl economia socia le si fondono armonicamente. Con essa il consumatore ottiene quel che vnole. col minimo dispendio possibile di forze. Ha. a piacere, articoli di lusso e comuni, semplici o vistosi. In breve, la \ooperatiYa consegue ciò che dovrebbe essere lo ccopo ultimo di ogni economia: l'appaga111e11to ra:;ioi:alc d1 t11tti i bisoglii sani dcl popolo. Senonchè, a malgrado di tutti cotesti benefici, non è detto che la ripartizione cooperatiyistica dei beni deli )a rimanere i: condizionatamente 'incitricc nelia lott:! di concorrenza colle aziende capitalistiche. Lo scrittore citato poco più su, lo H1rsch. asse risc e che la lih•rtà d'azione dcl personale dirigente delle Gnioni di consumo è rninore di quella di cui godono i capi delle aziende prirnte. Tale opinione si potrebbe contestare citando molti esempi di gerenti cli CooperatiYe, i quali hanno la più completa liberta neli'aprire nuoye filiali, nello stipulare acquisti e alienazioni cli immobili. D 'altronde, nO!l sempre nna limitazione nella libertà d'azione è pre,,. 't:clizie\·ole al buon and,.menlo delle cose. In molti casi una discussione preliminare, congiunta a votazione. può essere assai utile. :\oi crediamo che, in linea generale, gli inconnnienti e i Yantaggi della li(Jerl~ di disposizione si equilibrino. \lcuni economisti parlano inoltre cli una maggior facilità che aHebbero le imprese capitalistiche nel procacciarsi denaro. :;\Ia i più esperti cooperatori possono obiettare che neppure ad essi è difficile ottenere capitali in ca~o di bisogno. Le somme enormi che ad essi affluiscono dalle ,·enclite. il fondo di riscn a ognora crescente. i titoli immobiliari che possegg:ono, i depositi fruttiferi loro affidati dai soci. formano ing-enti capitali. ai quali si può attingere al momento opportuno. Specialmente i depositi dei soci aumentano di continuo. Gli organismi cooperativi inglesi posseggono centinaia cli milioni cli scellini sotto questa forma di risparmio. ?\cl I913 le Gnioni tedesche aderenti alla Federazione centrale aveYano 68 milioni <li marchi di deposito. «Le Unioni di consumo, ossen·a uno scrittore, hanno cessato da un pezzo di essere semplici Cooperative per la ripartizione di determinati articoli; esse sono diHntate Yere e proprie CoopcratiYe di risparmio l>. E questi risparmi nella massima parte de,·ono sempre essere tenuti liquidi. Di tal che, il segretario generale del :.Iagazzi!10 di Amburgo, nella sua relazione pel 1912. potè serinre che le Cooperati\ e eh con- 70 't'nlv (cldle qu:iii qui so!tamo ~1 cE'--::one) <livC"lt~'10 su11 re '):ù in grado cli prùv\'cclere al '1' 1 bi~o::?n 1 J f, n.n1 ziar:o hasantlo-i sulle loro propri.: for:t:L tt 11 altro incon\'eniente <!elle l'nioni di consumo a paragone delle azie1·cle pri\'ate si dc' c ran·isarc ~econdo lo llirsch nello stretto le~arnc delle CooJ>t'rali\'e col 1110\'imento operaio e n-d continuo aumento dci salari che cotesto 1110\'i!ncnto impone. Questo punto 'enne g-ià da noi antecedentemente toccato. nO:: intendiamo qui tornarci i opra. Solo notiamo che cotesta dipendcnz:i -- nelle loc:ilit;'1 OYC esi~t<.: riuò, poco per \'Olla, atte•n1arsi colla penetrazione ••elle Cooperati\'e di clementi non appartenenti alla clas~e operaia. ::\è si dc,·c escluclei·e. anzi si deYC augurare. che i contratti colletti' i (tari i ie) possano mano a mano generalizzarsi a lutro ti pcrsonalc delle aziende pri\'ate. D'altra parte. corn·icne aggiungere che l'osscr\'a!1za del le tariffe è pa rticolarmentc ~Ta ,·osa alla c0operazione. quando que;;ta è sparpar;liata. disccntrata e sottoposta all'influl'llza di partiti po 1iLici, comc an·iene in francia e nel Belgio. ::\ei grandi organismi coopcrati\'i 2pol itici. le tari f fr pos:;ono IJc1issimo essl re praticate senza so' erch io .-\anno. E la tencknza <lei 1110,·imcnto cooperali\'o è appunto \'erso la cristiluzionc di simili organismi. \nchc in Fra 1cia e nel Belgio in questi ultimi anni moltc piccole l1nioni sature di spirito politico clericale o socialista. poco imporla hanno abbandonalo i m ~todi antichi. si sono fu<;c e hanno formato delle associazioni apolitiche, capaci cli resistere alla concorrenza capitaliHica. . Circa le spese generali cli gestione ed amministrazione. quasi tutti gli economisti, anche quelli non troppo teneri Yerso la cooperazione, ammettono che ec:se sono più elevate nelle aziende capitalistiche. :\cl e::empio. lo Hirsch calcola che i puri costi tli ,·endita ammontino nelle prime al r2,09 per cento, e nelle seconde al _1.15 l?er cento. Le principali clifferl.'nze stanno negli affitti dei locali, nell'illuminazione e negli irnbal- Ja~;ji. E' sempre la preoccupazione. cli. dcst~rc nuo,:i hiso"ni e non solo di appagare quelli es1stent1, che on,.,in;..,le 'ma<T<Tiori spese dei magazzini commerciali. «Per b "'"' • . . d suscitare nuo,·i bisogni, gli specularon prl\·at1 e\0~10 aprire i loro negozi nei pun~i pi~ frequ_entati delle ~1t tà, de\'Ono sfarzosamente 1llum1nare i loro locali e usare involti eleganti e lussuosi ». C?teste ~pese. da un punto di vista strettamente econom1co~soc1a.le, sono in gran parte inutili, e quindi ~anno ragione rl ~eo.nc~ della cooperazione quando asseriscono che 1~ U1110111 d1 consumo appagano più razionalmente delle 1~prese ~~ pitalistiche i bisogni soc~ali, raggiungc:!1do m. defi111t1Ya gli stessi scopi con mmore sp:eco d1 energie. . Considerando intecrralmente ti problema dell an"' . . crolo visuale dei consumatori - i quali cost1tu1scono, si può dire. tutta quanta la popolazione - _noi arternuamo che anche se il saggio delle spese tosse comparatiYamente uguale nelle imprese cooperati\'is~iche e in qu(;llc capitalistiche (il che non è>, come abbiamo teste! , isto ì le prime donebbero pur sempre essere preferit·- alle seconde. ·r anto le une quanto le altre dànno in fatti un utile, un compenso. un profitto; ma, mentre .nella ~oopera zione cotesto utile Ya a beneficio degli stessi consumatori, nelle aziende pri\'ate esso è im·ece intascato da poche persone. . \lcuni scrittori argomentano che tale utile rappresenta. nell'un caso e nell'altro, un compenso pei rischi dell'intrapresa. Senonchè. ?c~orre tener presente che il consumatore cooperat1v1st1camente organizzato riceYe di regola per le somme Yersate sotto' forma di azione un interesse, il quale è già un compc 1so per la sua parte di rischio nell'intrapresa. La ;11 agg•or parte del sovrappiù. che gli tocc~ s~tto for~ ma cli di\'idendo, non è un compenso pel nsch10, bens1 è un yero e proprio risparmio. Ad esso partecipano anche quelli che non hanno ancora interamente pagata la loro :izione sociale. '\on è. quindi. dubbio che pei consumatori in ge:::, • • I" ~ ?':il nere la ripartizione cooperati nst1ca dei beni è quella che presenta maggiori Yantaggi: e codesta è una considerazione decisiYa per le possibilità di S\ iluppo della cooperazione. Perchè essa, adunque, non si estende rapidamente, sì da comprendere tutti gli strati della popolazione? A tale domanda si può rispondere dicendo che ogni opera di organizzazione cosciente è lenta, e che difficile è far penetrare nei cervelli di tutti i consumatori !"idea della loro forza e potenza. Tale risposta è fondamentalmente giusta; ma per alcuni autori essa non è del tutto adeguata alla spiegazione dd problema. Per costoro esistono cause psicologiche alla limitazione della cooperazione. Le classi agiate, gli strali più alti clella popolazione - dicono - non aderiranno mai al mo\'imento cooperati\'O: non potrann'J mai adottarsi allo schematismo rigido delle Unioni cli consumo. Tali ceti c;ono materialmente troppo ben situati per sottostare a qualsiasi costrizione; i \'antaggi economici che offre la ripartizione cooperativistica dei beni sono troppo esigui per deciderli a fayore di questa forma di intrapresa. Celeste argomentazioni hanno certamente il loro peso. Senonchè, a nostro turno, possiamo obiettare: è proprio vero che quelli della cooperazione siano solo dei piccoli benefici materiali? A nostro avviso, essi sono vantaggi di tale natura che dovrebbero convi ncere anche i ceti più agiati a favore della cooperazione. Si rifletta infatti: le Unioni cli consumo non solo mirano a ripartire oggetti a prezzi inferiori a quelli usuali. ma, sopratutto, a fornire articoli di buona qualità. "<·crso i quali 11011 si possa solle"t•are alrnna ecce::io11c. Lln alto prezzo non testifica sempre della bontà di una merce, nè esclude la sua adulterazione. Inoltre, i compratori sono generalmente sprovvisti di qualsiasi nozione merceologica: essi non sanno Yalutare la bontà della merce e devono completamente rimettersi alr arhitrio del Yenditore. Oggi. numerosi ceti popolari consumano spesso articoli più igienici che non quelli consumati dai ceti ricchi. Si pensi, infatti, ai forni cooperativi, ove nei processi di panificazione vengono adoperati macchine e strumenti perfezionati, del tutto ignoti ai soliti fornai, presso i quali la borghesia si rifornisce. In Inghilterra, in Germania, in !svizzera le Cooperati ve hanno eliminato per molti generi il la,·oro a domicilio, che è un vero focolare di infezioni e del quale si servono moltissimi speculatori fornitori dei migliori negozi priYati. Nelle Cooperative, le falsificazioni, la mancanza di pulizia, ecc., sono cose assurde, in quanto che è lo stesso consumatore che tutela direttamente i ~ : interessi, nè vuole certo ingannarsi da sè. K oi pensiamo, pertanto, che anche i ceti ri cch 1 possano essere attratti dalla cooperazione. Di L.to, in Inghilterra, in Isvizzera, essi cominciano già ad organizzarsi; in Germania, di alcune Cooperati\·e (come quelle di Stoccarda e Breslavia), fanno largamente parte famiglie dell'alta borghesia. Qui sorge una questione: i bisogni dei diversi ceti di consumatori, con tenore di vita dd tutto di,·erso, possono essere soddisfatti da una stessa associazione? Crediamo che, di regola, non si possa rispondere affermativamente. :Mediante la special izzazione per un determinato teno r di vita - sia questo di operai, di impiegati, o di a ltri - a ll"Unione di consumo è possibile appagare bene e adeguatamente soltanto quella classe di consumatori per cui è sorta e funziona. Qualora nella ripartizione degli oggetti si ' e.glia in seguito aver riguardo anche ad un altro strato di consumatori. ciò significa una certa dispersiol'e r\i forza. A meno che non si possa utilizzare com e uentemente tutti gli elementi personali e materiali t\1 prima, il nuoYO ceto di consumatori che si aggiunge 1.ll"antico impone uno sproporzionato aumento dei costi. Nella gestione di una azienda, infatti, oltre che all"ammontare delle \'endite. occorre tener presente anche la 7+ cclcr11à delle yendite stesse. li princ1p10 economico: <1nauto più celeri le yenditc, tanto maggiore è l'utile, ha qui importanza grande. Ora. per gli strati di consumatori che hanno uguale o poco diverso tenore di Yita, il principio della celerità della yenclita può essere facilmente applicato. La omogeneità dci bisogni e dei consumi ingenera la omogcnc'tà della associazione. Uuando, im·ece, di una Coop•. rati\'a fanno parte clementi dcrogenei (non si pari<•, ~: intende, di casi eccezionali ' · allora si nota un cert J snarpagliamento e minor 1«"1"lità nella ripartizione. :\nche i pratici confessano :· ;icitamente la verità di cotesto asserto quando cli : non possiamo tenere il tale articolo perchè non l.: consumato in massa. _\nche per la regolarità del servizio, le cose proceclono meglio allorchè la Cooperativa abbraccia soltanto C<Jl1St11natori a bisogni omogenei. I consumatori appartenenti ai ceti ricchi. per esempio, desiderano che gli oggetti acquistati sian loro portati a casa e che si mela a prern~ere al loro domilicio le :lrdinazioni; non nos~ono, o non yogliono, aspettare molto tempo prima di e~scre ser_viti, esigono maggiori riguardi, impacchi eleganti, ecc. Cotesta diversità di trattamento causa att1:iti _e au_menta le spese. Giustamente i soci ap~1artc1~cm_1 a1 cet~ più poYeri si rifiutano cli sopportare 1 costi dei co111ocl1 dci ricchi. futtavia, in qualche caso crediamo sarebbe assai cOll\ cnicntc per tutti formare una associazione la qnale comprcnclc;:;se_ i più s.\ ariati ccli della popolazione. ad csc.mp10 per il '.tforn1mcnto delle carni. ?\on solo percl:e le- .macellerie cooperatiYc richieclono forti capitali eh ~cst1onc, ma anche perchL un unico ceto di con~u matori non può smaltire lutlc quelle diverse qualità di car lL. onclc sono costituiti gli animali da macello. f.foltc (oop~ratiYe cli operai e piccoli impiegati non pOSèOn~ apr_1re una propria macelleria perchè non ha:wo 1.c;oc1 _che.acquistino le parti pi[1 fine e più care dei h101 o vitelli macellati. 75 Prima di \"enire alla c01~clusione generale del nostro tema, dobbiamo spendere qualche parola su altre f~,n~1e ti.i organizzazione dci consumatori appartenenti a1 ceti borghesi o ricchi. Cotesti ceti, durante ali ultimi anni. più che yerso la coopuazione. hann~ mostrato di propendere yerso la costituzione delle cosicletie leghe dci co11s11matori. E' un moYimcnto assai note\ o le, specialmente in Austria, in Germania, in Ingh iltcrra. in America e in Is\'izzera. I consumatori stanno destandosi, aprono gli occhi, e chiedono magg.10re tute_la dei loro interessi. In alcuni luoghi si ar· n\'a pcrsrno a porre l'intermediario privato sotto il controllo dei consumatori. Tale mo"imento ha troYato la sua più decisa espressione in , \.ustria, oYe si è costituita una organizzazione imperiale delle massaie. in unione al magazzino cooperati\·o austriaco per gli acquisti all'ingrosso. Al momento della fondazione, l'organizzazione femminile austriaca ha vasto i seguenti due principi i come base del suo programma: 1) lotta contro il rincaro dei generi d1 consumo; 2) unione di tutti i consumatori, specialmente delle massaie. in quanto solo una massa bene organizzata può ottenere seri risultati. Dopo che l'organizzazione delle donne di famiglia austriache ebbe inutilmente tentalo di acquistare maggiore influenza nella prima unione di consumo Yiennese, entrò in trattatiYe colle società per gli acquisti all'ingrosso nella speranza cli poter in ~al modo realizzare meglio i propri scopi. li magazzino all'ingrosso accettò Yolcntieri le proposte della organizzazione fernm111ile. e così si acldiYenne alla stipula;;ione di una co1w enzione. i cui punti caratteristici sono i seguenti: Cn comune comitato per la formazione dei prezzi stabilirà ogni mese i prezzi dei principali generi cli consumo. dopo uno scrupoloso esame della loro qualità (e,cluc;i gli articoli che yanno soggetti a forti oscillazioni di mercato). I soci rice\'eranno \111 di\·idendo, la cni altezza $arà fissata dal comitato csecutiYo. Tutte 77 le merci acquistate 111 comune e all'ingros:;o saranno divise in tre principali gruppi: coloniali. farine e prodotti di farine, commestibili fini. I soci nce\eranno a domicilio gli articoli ordinati, che saranno di qualità uniforme, per quanto ottima. Il comitale esecuti,·o (del quale faranno parte membri delle due associazioni) controllerà tutte le operazioni, e vigilerà affinchè la convenzione sia coscienziosamente osservata. Dal canto suo, l'organizzazione delle massaie austriache offrirà al magazzino all'ingrosso una grande massa di clienti, appartenenti al medio ceto borghese, disciplinale, abituate al pagamento a contanti, e pienamente conscie delle nuove forme di organizzazione del consumo. Cotesta iniziativa delle massaie austriache è certamente lodevole, e dimostra che i consumatori diventano sempre più consapevoli della loro iorza e dei loro diritti . Se poi la forma scelta sia la pit'i giusta e la più efficace, è un'altra questione. Xoi segnaliamo il tentatiYO come un segno dei tempi. Sorgeranno attriti e dissidi? Tali attriti porteranno allo scioglimento della convenzione oppure ad una organizzazione più rigida e compatta? L'avvenire solo risponderà a queste domande. Certo è che, non ostante tt~~ti .i possibili_ attriti, le massaie viennesi palesano g~a c\1. avere chiara coscienza dei vantaggi della orga1~~zzaz1one, e. anche se il tentatiYo col magazzino al1111grosso non dovesse approdare a esito felice cotesta coscienza le spingerebbe Yerso un'ulteriore 'forma di associazione, la quale non potrebbe essere che la coo?crazione nel più completo significato della parola. I ~cl1e~ro. allo stato caotico, anarchico, disorganizzato eh pr11na, non torneranno certamente. , Affine di a_cquistare più influenza sui produttori, e a.nche. poss~bile partecipare alle imprese mediante capitale 111 azioni. Come gli impieo-ati e o-li operai di c~rt~ grandi _imprese capitalistiche"' gii a~quistano az1om delle aziende presso cui sono occupati, così pos- ~ono fare anche i consumatori orga111zzati. _\.cl esem0. la Federazione sYizzera delle Unioni di consumo daila fine del 1913 ha ottenuto notevole influenza su di t~n.i grande macelleria s,·izzera, comperandone una p~1nc di azioni. Si tratta della Società Beli, la quale si ..:stende in tutta la SYizzera. Da tempo le Unioni di c ..n,;i:mo della Yicina repubblica desideraYano di avere carm fresche. Si pensava alla creazione di una grande macelleria a mezzo della Federazione delle CooperatiYe, oppure alla fondazione di una CooperatiYa indipendente. Le difficoltà che oyunque si presentarono alla realizzazione del progetto, persuasero alla fine i cooperatori SYizzeri che meglio sarebbe stato intendersi con 11na società priYata già esistente. Tale società non pote\'a essere che la ditta Beli, la quale non èsolo la più moderna della SYizzera, ma forse dell'intero Continente europeo. E' una società che agli inizi aveva un capitale di fr. 2.600.000, divisi in azioni di fr. 500 cadauna; nel 1912 Yendette per 25 milioni di merce, in confronto dei 2 milioni e mezzo del 1909. La Federazione delle Cooperative le propose di venire ad un accordo, a\'Yertendo contemporaneamente che, in caso di rifiuto, sarebbe stata astretta a fondare un'impresa concorrente. La ditta Beli accettò le profferte della Federazione e si impegnò di fornire le carni a tutte le Unio ni di consumo syizzer e a prezzi equi. Dal canto suo. la Federazione comperò 1754 azioni e si obbligò a non istituì re maceller ie per proprio coilto. X el frattempo, la maggioranza delle azioni passò in niano aJla Federazione. e così la sua influenza decisiva nel rifornimento delle carni in Isvizzera è ormai assicurata. : 1 ** * Da quanto si e Yisto, sono adunque molteplici e syanate le forme colle quali i consumatori organizzati rosso110 tutelare i loro interessi cli fronte ai produt- ton t: a~li ,;peculalori prirat1. Sull"csit0 dcll't111a o dell'altra forma non è possibile ogg-i 1.:mettere un giudizio categorico. l'orse la forma della pura ripartizione cooperati,·isllc:t degli oggetti prenderà il sopran·ento; forse la ripartizione commerciale priYata sollo il coni rollu elci cous11matori troYerà piit larga diffusione; forse potrà preYalere una forma 1111st.1 di intraprese, colla partecipazione delle Cooperative o di alt1c organizzaz ioni di consumatori alle azicnJc capitalistiche. Forse, infine, sorgeranno altre forme tli cui oggi non abbiamo alcuna idea. )fa, quali saranno per essere le specie cli ripartizione di beni nell'avvenire. una cosa sembra certa: i consumatori acquisteranno sempre più influenza sulla produzione. Il legame che unisce la produzione al consumo si farà ognora più stretto, la produzione sarà sempre meno scopo a sè stessa. per diYentare sempre più mezzo allo scopo, che è quello di soddisfare razionalmente ai bisogni sociali. La nostra opinione è che la CooperatiYa di consumo sia la forma più adeguata alla realizzazione del principio economico del massimo utile col minimo dispendio possibile di energie. Concludiamo quindi affermando che essa ha indefinite possibilità di syi\uppo, e potrà abbattere lutti gli ostacoli - da qualsiasi parte sorgano - che si frapporranno al su'.) cammino glorioso. ,