Il futuro del settore “Tessile, abbigliamento e calzature” in Europa CCMI Indice sommario Prefazione di Joost van Iersel, presidente della CCMI 5 Introduzione di Günter Verheugen, vicepresidente della Commissione europea e commissario europeo per le Imprese e l’Industria 7 Introduzione di Vladimír Špidla, commissario europeo per l’Occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità 9 Sintesi illustrata della relazione informativa della CCMI sul tema L’evoluzione dell’industria tessile e calzaturiera europea (CCMI/041) 11 Resoconto dell’audizione svoltasi a Vila Nova de Famalicão 27 Interviste a partecipanti all’audizione di Vila Nova de Famalicão 43 Informazioni generali sulla CCMI 53 Prefazione di Joost van Iersel, presidente della ccmI La scelta della commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI) di dedicare un’approfondita ricerca al settore del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature non è casuale: infatti, trattandosi di una componente chiave della base industriale europea, esso è senz’altro meritevole di un’analisi a sé stante. Questo settore, che un tempo appariva assediato da ogni parte dai problemi legati a un’immagine negativa, a un futuro incerto e al cosiddetto flagello della globalizzazione, è in realtà emblematico di come si possa far fronte alle sfide del mondo commerciale moderno. Come vedrete dalle conclusioni raggiunte dalla CCMI nei vari progetti da essa realizzati in materia, e qui integralmente raccolti, la storia di questo comparto è una lezione di adattabilità e resilienza, che mostra i vantaggi di un’azione concertata e coordinata da parte di tutte le parti sociali. Noterete inoltre che, nonostante una parziale delocalizzazione, il futuro si presenta radioso, e non mancherete di cogliere come tale risultato sia dovuto in misura straordinaria agli sforzi profusi dal settore stesso. Questo successo è reale, e sono felice di potervene dare notizia. Le origini della presente ricerca, tuttavia, risalgono a qualche tempo prima, e sono da ricercare sia nei principi guida che hanno ispirato i lavori dell’intera commissione consultiva sia nei risultati delle attività condotte in precedenza dalla CCMI. Il ruolo della CCMI consiste nell’esaminare le problematiche legate alle trasformazioni industriali in un’ampia gamma di settori particolarmente colpiti dalla modernizzazione dell’economia. A tal fine si avvale di una composizione unica nel suo genere (membri del CeSe a cui si aggiungono delegati esterni) e di un approccio teorico ben definito. Quest’ultimo si divide in due orientamenti principali: l’anticipazione delle trasformazioni dell’industria europea in generale e l’approccio settoriale integrato. In senso lato si può parlare rispettivamente di una prospettiva orizzontale e di una prospettiva verticale. due anni fa la CCMI ha svolto un esame approfondito dell’impatto delle delocalizzazioni su diversi settori dell’economia europea. Questo progetto su ampia scala ha portato a molte conclusioni, tra cui la constatazione del fatto che identificare, definire, valutare e analizzare un fenomeno come la delocalizzazione è cosa estremamente difficile. Sapevamo che si trattava di un processo in atto, ma non sempre siamo riusciti a coglierlo, tranne che nel 5 settore del tessile, dell’abbigliamento, delle calzature e del cuoio: pertanto, al momento di scegliere l’argomento del presente studio, abbiamo tenuto conto di questo dato importante. Questo lavoro trae origine dallo studio sulla delocalizzazione, per cui in questo caso la prospettiva verticale è stata definita da quella orizzontale. Per giunta, anche la tempistica dell’operazione era favorevole, visto che lo studio sarebbe stato ultimato nell’arco della presidenza portoghese. una volta chiarito il perché, desidero ora spendere alcune parole sull’oggetto di questa pubblicazione. 6 I settori del tessile e dell’abbigliamento sono stati esaminati di recente da un gruppo ad alto livello e da numerosi altri organismi, i quali li hanno studiati e commentati da tutta una serie di angolazioni. Che cosa rende unico il corpus della CCMI sull’argomento? Il fatto che essa ha cercato sistematicamente di stabilire in quale misura gli studi condotti al livello di settore riflettano la realtà sul terreno. Le conclusioni raggiunte da altri, ad esempio dal già menzionato gruppo ad alto livello, rispecchiano davvero le esperienze sul campo? La CCMI si è sforzata in ogni momento di abbinare e fondere la dimensione territoriale e quella settoriale. Il vero valore aggiunto di questo corpus sta quindi nella sua applicabilità alle situazioni reali, il che lo rende uno strumento diagnostico di estrema importanza. Vi invito a fare buon uso di questa antologia relativa al settore del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, giacché le lezioni apprese in quest’ambito potrebbero e dovrebbero essere applicate anche altrove. Vi sono settori che necessitano di miglioramenti e altri che richiedono costanti trasformazioni per tenere il passo con un’industria molto dinamica. una cosa è certa, e sarà chiara anche a tutti coloro che consulteranno questo opuscolo: l’industria europea del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature è innovativa, guarda avanti e ha davanti a sé un futuro luminoso. L’auspicio è che la presente pubblicazione possa offrire un contributo sia pure modesto a tal fine. Buona lettura. Joost van Iersel, presidente della CCMI Introduzione di Günter Verheugen, vicepresidente della commissione europea e commissario europeo per le Imprese e l’Industria Il settore europeo del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature è un settore manifatturiero fondamentale per l’unione europea: il suo contributo all’occupazione e alla creazione di valore aggiunto nell’economia europea riveste un’importanza notevole. Nel corso degli anni, esso ha dimostrato un’enorme resistenza alla feroce concorrenza mondiale in atto e questa sua capacità di adattamento va salvaguardata. La produzione di articoli tecnici e di moda innovativi e di elevata qualità richiede un incremento dell’innovazione tecnologica e una manodopera qualificata dotata di migliori competenze. Per incoraggiare la competitività di quest’industria, i poteri pubblici devono creare un contesto che favorisca gli investimenti nell’innovazione, nella ricerca e nelle qualifiche della forza lavoro e garantire un’efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Buona parte della ricchezza generata dai settori industriali altamente specializzati e innovativi proviene dalle esportazioni: sappiamo che, per essere competitivi sui mercati mondiali, dobbiamo assicurarci l’accesso ai mercati dei paesi terzi e creare condizioni omogenee per tutte le imprese europee. Assistiamo inoltre all’emergere di nuove sfide dovute ai cambiamenti climatici e all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materia prime, che incideranno anche sulle attività di questo settore. Le imprese devono trasformare queste sfide in opportunità razionalizzando l’uso dell’energia e delle materie prime e migliorando l’innovazione e l’eccellenza. Il settore tessile, dell’abbigliamento e calzaturiero ha subito un processo di continua ristrutturazione e modernizzazione che ha esercitato un forte impatto sull’occupazione e sulle condizioni socioeconomiche delle regioni che dipendono dalle attività di questo settore. Occorre anticipare questi sviluppi e incentivare le aziende ad accettare il cambiamento e ad adeguarsi alle nuove condizioni. esprimiamo apprezzamento per le iniziative adottate dalla commissione consultiva per le trasformazioni industriali del Comitato economico e sociale europeo per esplorare le sfide affrontate negli ultimi anni dall’industria tessile, dell’abbigliamento e calzaturiera e accogliamo con favore questo suo nuovo opuscolo, che formula una serie di importanti raccomandazioni miranti a rafforzare la competitività di queste industrie sui mercati internazionali. 7 Le conclusioni della relazione coincidono fortemente con l’analisi della Commissione europea e con la strategia per la politica industriale da questa adottata nel 2005. La Commissione ha elaborato una strategia integrata volta a dare più coerenza alla politiche applicate alle industrie manifatturiere. Le misure praticate oggi – ad esempio quelle riguardanti i consumatori, l’ambiente, la concorrenza e il commercio - sono per la maggior parte di tipo orizzontale. Ma dobbiamo anche essere consapevoli delle specificità di ogni singolo settore e tenerne conto. Abbiamo creato strumenti per stimolare l’innovazione, la conoscenza e l’eccellenza e proseguiremo i nostri sforzi per rafforzare la competitività di queste industrie. Mi auguro che il presente opuscolo contribuisca a far conoscere meglio i meriti dell’industria tessile e dell’abbigliamento europea e a sensibilizzare i cittadini alle sfide cui è confrontata nel contesto della globalizzazione attuale. Günter Verheugen, vicepresidente della Commissione europea 8 Introduzione di Vladimír Špidla, commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità È con grande piacere che mi accingo a recare il mio contributo all’opuscolo della CCMI del Comitato economico e sociale europeo dedicato al settore «tessile, abbigliamento e calzature». Con i suoi 3,2 milioni di addetti, pari al 9,3% del totale degli occupati dell’ue, con le sue 250.000 imprese e un giro d’affari complessivo di 240 miliardi di euro, il settore «tessile, abbigliamento e calzature» realizza il 4% del valore aggiunto globale dell’industria manifatturiera dell’unione europea. Queste sole cifre dimostrano, meglio di qualsiasi discorso, l’importanza strategica del settore. detto ciò, non si può negare che questo settore debba far fronte a una serie di sfide di rilievo, alcune delle quali menzionate e discusse nella relazione informativa della CCMI: • la globalizzazione, che rafforza la posizione di paesi terzi molto competitivi rispetto all’europa, segnatamente la Cina e l’India, e rende quindi necessario garantire fra l’altro l’applicazione della nozione e della filosofia del «lavoro dignitoso» in ogni parte del mondo. Per parte mia, mi sono sforzato di promuovere, nelle opportune sedi internazionali (Nazioni unite, Organizzazione internazionale del lavoro), l’adozione del modello sociale europeo, di cui la realizzazione del lavoro dignitoso rappresenta un elemento essenziale, • una diffusione più efficace di determinati progressi tecnologici in grado di trainare effettivamente e durevolmente il settore. Come commissario responsabile della politica sociale, tengo però a sottolineare soprattutto la sfida rappresentata dalle trasformazioni industriali. Gestire bene l’anticipazione di tali trasformazioni è per me un impegno fondamentale, e posso affermare che la dG eMPL e io stesso abbiamo fatto molto in tal senso. 9 Le numerose riflessioni (riassunte in particolare nella comunicazione sul tema Ristrutturazioni e occupazione) e iniziative (segnatamente i Forum sulle ristrutturazioni) da noi condotte ci hanno consentito di porre l’accento su due fattori essenziali: • l’anticipazione, quanto maggiore possibile, delle ristrutturazioni e delle trasformazioni industriali: un compito che rende necessario lavorare a monte, perché tali processi vanno anticipati, non subiti, • l’azione dei partenariati, sui quali occorre puntare: perché una ristrutturazione abbia successo, occorre la mobilitazione di tutti gli attori interessati, ossia i datori di lavoro, i lavoratori e le autorità pubbliche. Il successo di una ristrutturazione passa attraverso la realizzazione di queste due condizioni. 10 Naturalmente, ogni ristrutturazione deve altresì poter contare sul sostegno delle parti sociali; e anche a tal proposito tengo a sottolineare come la Commissione abbia promosso e continui a promuovere il dialogo sociale settoriale, nell’ambito del quale il Comitato per il dialogo settoriale nel settore dell’industria tessile e dell’abbigliamento svolge da anni un ruolo trainante e imprescindibile. Vladimír Špidla, commissario europeo per l'Occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità relazione informativa della commissione consultiva per le transformazioni industriali (ccmI) sul tema L’evoluzione dell’industria tessile e calzaturiera europea adottata in data 4 febbraio 2008 SINteSI ILLuStRAtA Relatore: caPPeLLInI Correlatore: GarcZYnsKI Presidente del gruppo di studio: LasIaUsKas esperto: monTaLBano deFINIzIONe deL SettORe La presente relazione informativa concerne il macrosettore manifatturiero «tessile, abbigliamento e calzature» (tAC) così come definito dalla «Nomenclatura delle attività economiche» (NACe rev 1.1)1 nelle sottosezioni dB e dC (divisioni 17, 18, 19) e nella sottosezione dG, divisione 24.72. tale macrosettore copre un numero elevato ed etereogeneo di attività e manufatti del tessile, abbigliamento, pelliccia e cuoio e corrisponde a una pluralità di processi industriali, imprese e strutture di mercato3. e’ importante sottolineare che tale definizione, ancorché standard, non comprende una serie di attività (classificate in altre categorie NACe) come, ad esempio, l’attività di R&S, design, distribuzione e vendita all’ingrosso e al dettaglio direttamente legate alla produzione del tessile, abbigliamento e calzature: tali attività, pur rimanendo per la loro natura e le loro caratteristiche al di fuori del settore manifatturiero in senso stretto, rappresentano comunque elementi fondamentali della catena del valore complessiva del settore e formano oggetto delle strategie di integrazione verticale delle imprese. Ne consegue che le considerazioni riportate nella presente nota, relativamente all’importanza e al peso socioeconomico complessivo del settore in ambito ue, rappresentano, di fatto, una stima per difetto dell’impatto complessivo del settore sull’economia comunitaria. 1. A partire dal 2007 è operativa la nuova classificazione NACE riv 2. Tuttavia, per l’analisi dell’evoluzione del settore è preferibile far sempre riferimento alle serie storiche che utilizzano i codici di classificazione NACE riv. 1.1 attualmente disponibili. 2. Sottosezione DB-INDUSTRIE TESSILI E DELL’ABBIGLIAMENTO, Divisione 17 “Industrie tessili” e Divisione 18 “Confezione di articoli di abbigliamento; preparazione, tintura e confezione di pellicce”; Sottosezione DC-INDUSTRIE CONCIARIE, FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN CUOIO, PELLE E SIMILARI, Divisione 19 “Preparazione e concia del cuoio; fabbricazione di articoli da viaggio, borse e marocchineria, selleria e calzature”; Sottosezione DG FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI E DI FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI, Divisione 24.7 “Fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali”. Essi corrispondono alle nuove divisioni 13-14-15 della NACE riv. 2. 3. Esso comprende la preparazione e lavorazione delle fibre tessili, naturali, sintetiche e artificiali; la produzione di tessuti a maglia; le attività di finissaggio (es. lavaggio, stampa, tintura, plastificazione, ecc.); la trasformazione dei tessuti in indumenti, maglieria e intrecciati (c.d. industria dell’abbigliamento); la trasformazione dei tessuti in tappeti e tessili per la casa, industriali e tecnici, ivi compreso il c.d. tessile tecnico; la fabbricazione di calzature. 11 Situazione generale del settore L’industria TAC dell’UE-27 costituisce una componente fondamentale del settore manifatturiero europeo, sia in termini di volumi totali di produzione, sia in termini di creazione di valore aggiunto, ma soprattutto dal punto di vista occupazionale. Con circa 250.000 imprese (il 12% delle imprese dell’intera industria manifatturiera dell’UE-27) e un volume di affari di circa 240 miliardi di euro, il settore TAC rappresenta circa il 4% del valore aggiunto complessivo del settore manifatturiero europeo (di cui circa la metà attribuibile al solo comparto tessile). Con i suoi 3,2 milioni di addetti il settore, che è l’unico a maggioranza femminile dell’Unione (64,5%), copre inoltre il 9,3% dell’occupazione totale del settore manifatturiero dell’UE-27. La maggior parte di tali addetti è impiegata nell’abbigliamento (circa 1,5 milioni). Non si può dimenticare infine che l’UE rappresenta il principale mercato di destinazione e il principale esportatore del settore a livello mondiale, con una quota superiore al 20% (dati 2005). Il settore TCF UE-27 in sintesi • 12% del totale delle imprese manifatturiere • 240 miliardi di euro di fatturato • 4% del valore aggiunto totale dell’industria manifatturiera • 3,2 milioni di lavoratori (9,3% dell’occupazione totale del settore manifatturiero) • 64,5% di donne sull’occupazione totale del settore • 20% delle esportazioni mondial Fig. 1 – Peso del settore TAC sul totale della produzione manifatturiera dell’UE-27 e andamento dell’indice di produzione in volume 4 12 TCF Share in EU27 total manufacturing production (2006) Employment evolution 1997-2007 footwear 0,43% textile 1,71% clothing 1,29% Fonte: Elaborazioni dell’autore su dati Eurostat Il settore, tuttavia, in controtendenza con l’andamento complessivo dell’industria manifatturiera dell’UE a 27, ha registrato nell’ultimo decennio una riduzione del proprio valore aggiunto superiore al 40% (-50% nel caso dell’abbigliamento e addirittura -60% nel caso delle calzature). Da notare che tale tendenza negativa pre-esiste alla liberalizzazione commerciale del settore collegata alla scadenza, nel 2004, dell’Accordo OMC sul tessile e abbigliamento (cfr. fig. 1). Analoga tendenza negativa si è manifestata per l’occupazione del settore che, nel medesimo periodo, ha registrato una flessione di oltre il 40% (-46% nel settore tessile; -1,3% nell’abbigliamento e -42,9% nelle calzature). Anche, d’altronde, la tendenza a una riduzione dell’occupazione pre-esiste alla liberalizzazione commerciale multilaterale. 4. L’indice di produzione in volume delle attività industriali mostra l’evoluzione del valore aggiunto al costo dei fattori a prezzi costanti. Per maggiori informazioni si rimanda a http://europa.eu.int/estatref/ info/sdds/en/ebt/ebt_ind_prod_sm.htm Fig. 2 – Peso del settore TAC sull’occupazione totale dell’industria manifatturiera dell’UE-27 e andamento dell’occupazione TCF Share in EU27 total manufacturing production (2006) Employment evolution 1997-2007 footwear 1,18% clothing 4,09% textile 3,11% Fonte: Elaborazioni dell’autore su dati Eurostat L’impatto della liberalizzazione commerciale, come si è visto, non sembra essere stato determinante per la dinamica negativa del settore. Altri fattori chiave hanno pesato, e in particolare: la debole dinamica della crescita europea e la correlata evoluzione dei consumi privati; i cambiamenti nella distribuzione e nella logistica, dovuti a nuovi standard ambientali e alla tutela della salute; l’evoluzione per le imprese dei costi energetici e di trasporto, che stanno rendendo la componente salario sempre meno centrale nella determinazione dei prezzi finali dei beni, nonché, infine, la dinamica dei tassi di cambio. Il settore TAC riflette ciò che sta avvenendo, su scala più ampia, all’interno di tutto il settore manifatturiero europeo, ove è evidente una ridistribuzione globale della forza lavoro a favore del terziario e dove si osservano ristrutturazioni industriali rilevanti dovute ai cambiamenti demografici. Anzi, rispetto ad altri settori manifatturieri, il settore TAC, ha mostrato una capacità di reazione significativa, affrontando un difficile percorso di ristrutturazione, modernizzazione e innovazione tecnologica, migliorando la propria competitività e intensificando la propria specializzazione nella produzione di manufatti ad alto valore aggiunto. 13 SPeCIALIzzAzIONe ReGIONALe Il settore tAC, pur se caratteristico dell’intero panorama europeo, è caratterizzato, in termini occupazionali e produttivi, da un elevato grado di concentrazione regionale (cfr. fig. 3). dal punto di vista della specializzazione relativa, l’Italia è il principale produttore e creatore di valore aggiunto e di occupazione nel settore (essa copre da sola più della metà del volume di affari del settore e oltre il 25% dell’occupazione complessiva). Il settore svolge, tuttavia, un ruolo rilevante in un grande numero di Stati membri, e principalmente in Germania, leader mondiale nel campo dei tessuti per uso tecnico e industriale, nel Regno unito, in Francia e in Spagna. 14 I sig. ri Lasiauskas, Garczynski e cappellini Fig. 3 – Quota del settore TAC sul valore della produzione totale dell’industria manifatturiera per Stato membro dell’UE-27 e per numero di addetti (2006) Share of tCF production value as a proportion of total manufacturing production value (eu-27, 2006) >7% >4% and <7% >2% and <4% <2% Persons employed in the tCF sector as a proportion of people employed in eu-27 manufacturing industries (2006) >15% >10% and <15% >5% and <10% >5% data not available Fonte: elaborazioni dell’autore su dati eurostat 15 È da notare, inoltre, che in termini di specializzazione nazionale, il settore contribuisce significativamente alla specializzazione relativa di Romania, Portogallo, Belgio, Lituania ed Estonia, in modo più rilevante che in Italia (cfr. fig. 4). Fig. 4 – Quota del settore TAC sul valore aggiunto totale dell’industria manifatturiera nei primi 10 produttori dell’UE-27 (2005) Fonte: Elaborazioni dell’autore su dati Eurostat 16 Passando ad un’analisi di dettaglio della specializzazione regionale, vanno certamente ricordati a livello europeo, in termini di quoziente di specializzazione relativa, i seguenti cluster principali (cfr. fig.5)5: • per il tessile: Nord-Est e regioni centrali della Romania, Norte (Portogallo), Lodzkie (Polonia), Severozapeden (Bulgaria) e Severovýchod (Repubblica ceca), • per l’abbigliamento: Norte (Portogallo), Severen tsentralen 5. I cluster sopra riportati sono quelli che evidenziano un elevato quoziente di specializzazione relativa. Per maggiori informazioni sui dati e sulla metodologia adottata, consultare lo European Cluster Observatory (http://www/clusterobservatory.eu/). (Bulgaria), Lodzkie (Polonia), Nord Est (Romania), Yuzhen tsentralen (Bulgaria), Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana (Italia), • per le calzature: Norte (Portogallo), Vest (Romania), Nord-Vest (Romania), La Rioja (Spagna), Marche (Italia). Fig. 5 – Principali cluster di specializzazione nel settore del tessile, abbigliamento e calzature in Europa textile Specialisation 4 and above 2 to 4 1 to 2 0 to 1 Canary Islands Specialisation footwear 4 and above 2 to 4 1 to 2 0 to 1 Canary Islands Specialisation clothing 4 and above 2 to 4 1 to 2 0 to 1 Canary Islands Fonte: European Cluster Observatory (http://www/clusterobservatory.eu/). 17 Commercio internazionale Il settore TAC è rimasto più a lungo di altri settori manifatturieri al riparo dalla concorrenza internazionale, grazie all’Accordo multifibre del 1974, e successivamente all’Accordo sul tessile e abbigliamento (ATC) del 1995. Oggi il settore è sostanzialmente aperto al libero commercio e, con la scadenza del Memorandum d’intesa siglato con la Cina nel giugno 2005, l’UE è oramai pienamente esposta alla concorrenza dei nuovi competitori globali. 18 La figura 6 mette in relazione la dinamica della variazione delle esportazioni mondiali nei principali settori di interscambio con la variazione della quota dell’UE-27 sul totale delle esportazioni mondiali per settore nel periodo 2000-2005. Come si evince dalla figura, nonostante la debole dinamica delle esportazioni mondiali nel settore TAC, l’UE evidenzia comunque una buona performance nell’abbigliamento e, parzialmente, nel tessile, e per contro una performance negativa nel settore delle calzature. Ciò evidenzia, da un lato, seppur limitatamente al tessile-abbigliamento, la vitalità competitiva dell’UE a livello globale pur in una situazione di estrema concorrenza, dall’altro la scarsa dinamica del settore TAC nell’ambito della domanda internazionale. Da notare, inoltre, il peso ridotto del settore TAC rispetto agli altri principali settori di esportazione a livello mondiale, come risulta chiaramente dalla dimensione delle bolle relative al tessile, all’abbigliamento e, soprattutto, alle calzature. È infine interessante notare come, nel complesso, le importazioni dell’UE-27 nel settore TAC non abbiano registrato dopo la liberalizzazione intervenuta alla fine del 2004, il temuto incremento esponenziale. Come si nota, infatti, dalla fig. 7, le importazioni nei settori tessile, abbigliamento e calzature in valore non si discostano molto, nel 2005, dai valori medi del periodo 2000-2004. Dynamic of World Exports 00-05 Fig. 6 – Competitività del TAC dell’UE-27 rispetto ai principali settori di esportazione Variation of EU27 Sham in World Export 00-05 Fig. 7 – Importazioni dell’UE-27 nel TAC e nei principali settori di esportazione, in valore- periodo 2000-2005 19 Priorità e criticità Senza alcuna pretesa di esaustività, la presente nota informativa, anche a seguito dei colloqui avuti con le principali organizzazioni ed esperti del settore e dei risultati dell’audizione pubblica dal titolo Lo sviluppo di un’industria europea del tessile e dell’abbigliamento, svoltasi il 30 ottobre 2007 a Oporto (Portogallo) presso il Citeve, ha scelto di concentrarsi su alcuni temi prioritari e criticità, considerati strategici per l’evoluzione futura del settore TAC, al fine di fornire linee di indirizzo e opzioni di intervento concrete. 20 Il primo tema affrontato ha riguardato la liberalizzazione commerciale intervenuta a seguito della scadenza, il 31 dicembre 2007, del Memorandum d’intesa UE-Cina. È stata, a tale proposito, sottolineata la necessità di favorire il libero commercio e l’accesso ai mercati, in condizioni di reciprocità, attraverso la promozione di una concorrenza leale tra i paesi partner. Si è altresì riconosciuto come fondamentale il ruolo svolto all’interno del mercato globale del settore dai nuovi paesi emergenti dell’Asia e dai «nuovi Stati indipendenti» dell’Europa centro-orientale, nonché la nuova centralità delle relazioni euro-asiatiche anche per le produzioni europee ad alto valore aggiunto. Parallelamente, è stata sottolineata la necessità di accompagnare la liberalizzazione con strumenti adeguati di monitoraggio dei flussi e con specifici «sistemi di allerta precoce», e nonché di proteggere gli interessi degli operatori europei del settore da eventuali pratiche concorrenziali scorrette. Si è inoltre ribadita la centralità del rispetto dei diritti fondamentali del lavoro, così come enunciati dall’ILO nella serie di norme minime fondamentali del lavoro ratificate dalla maggioranza degli Stati membri, ritenendo non tollerabile il cosiddetto «dumping sociale». Si è proposto quindi di stabilire norme vincolanti di carattere tecnico, sociale ed ecologico tese a rafforzare il modello sociale europeo nel mondo, in piena coerenza con la strategia di Lisbona. Si è anche ritenuto necessario avviare una riflessione sulla competitività del settore dal punto di vista dell’innovazione tecnologica e della capacità di proporre un’immagine diversa rispetto a quella stereotipata di settore tradizionale in declino. È stata pertanto sottolineata l’opportunità di acquisire una maggiore consapevolezza del ruolo dell’ue-27 quale leader mondiale nell’utilizzo di tecnologia e innovazione all’interno dei processi produttivi del settore tAC. Ciò non deve tuttavia far dimenticare la necessità dell’intervento di investimenti capaci di mantenere tale vantaggio comparato nel tempo, estendendo la nozione di innovazione a tutti gli avanzamenti tecnologici che hanno degli effetti anche di natura indiretta sul settore. In tal senso, è stata sottolineata l’utilità di promuovere lo sviluppo di centri di eccellenza e di rafforzare le partnership tecniche tra le piattaforme tecnologiche esistenti e quelle di nuova creazione, e tra esse e le principali politiche e programmi europei di ricerca e sviluppo al fine di migliorare l’efficienza delle risorse disponibili. È stata, parimenti, sottolineata la necessità di anticipare i mutamenti industriali che il settore si troverà ad affrontare nei prossimi anni. A tal fine si è raccomandata la diffusione delle migliori pratiche e degli approcci innovativi esistenti a livello europeo, anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle parti sociali. Fondamentale è in questo ambito anche la politica europea degli appalti pubblici, che contribuiscono, da soli, per circa un quinto del PIL dell’ue-27. Le imprese del settore possono infatti trarre importanti vantaggi da una nuova politica degli appalti pubblici che agisca da stimolo all’innovazione, in particolare nei settori dove il tessile tecnico trova maggiore applicazione, ovvero essenzialmente nella sanità, nella difesa e nei trasporti. 21 6. Dal parere del CESE sul tema Lo sviluppo della catena del valore e della catena di fornitura (CCMI/037 – CESE 599/2007; relatore: VAN IERSEL, correlatore: GIBELLIERI). 22 È stato inoltre sottolineato l’elevato grado di frammentazione della catena del valore europea e il ruolo preponderante svolto nel settore TAC dalla piccola e media imprenditoria. Nell’UE-27 oltre il 78% delle imprese del settore hanno meno di 10 addetti e le PMI occupano complessivamente il 72% della manodopera totale del settore, generando il 74% del valore aggiunto complessivo (dati Eurostat). Ciò favorisce la dipendenza delle imprese fornitrici dai grandi clienti, in particolare nelle regioni in cui il settore TAC risulta la principale industria manifatturiera6. La preponderanza di imprese di piccola dimensione e l’assenza di una specifica regolamentazione a livello europeo rende oltremodo difficili le azioni di sostegno all’innovazione e all’aggiornamento tecnologico, lo sviluppo delle capacità di collegamento in rete e l’interconnessione con le catene globali del valore. Si ritiene pertanto fondamentale per il settore un ripensamento complessivo della strategia di aggregazione e di networking, incrementando la cooperazione all’interno della filiera, con particolare attenzione al ruolo delle PMI, e rafforzando le sinergie tra le varie fasi del processo produttivo e tra quest’ultimo e la catena della distribuzione e della logistica. Particolarmente importante, in questa ottica, si considera il rafforzamento del dialogo euromediterraneo e l’adozione di provvedimenti concreti per lo sviluppo di una filiera integrata fra le imprese delle due sponde, mediante la creazione di una zona di produzione euromediterranea nel settore tessile, coerentemente con quanto già proposto dal Parlamento europeo. dal punto di vista sociale, la continua perdita di posti di lavoro verificatasi nel settore nell’ultimo decennio ha reso consapevoli della particolare necessità e urgenza di fornire risposte concrete e tempestive. Prima fra tutte, l’urgenza di accrescere gli standard formativi esistenti e di investire nella creazione di nuovi profili professionali altamente qualificati, coerenti con le strategie di innovazione e di mutamento tecnologico richieste dal mercato globale. Più in generale è stata sottolineata la necessità di promuovere l’istruzione e la cultura scientifica a livello europeo, di stimolare l’interesse dei giovani per le carriere e gli studi scientifici, la loro imprenditorialità e l’interesse per l’occupazione nel settore attraverso campagne di sensibilizzazione specifiche. Sempre in tema di occupazione, risulta inoltre necessario promuovere una nuova immagine del settore, prevedendo una serie di progetti pilota intesi ad assicurare una stretta collaborazione tra poli del design e poli della conoscenza del settore tAC a tutti i livelli (ue, nazionale, regionale). Questi progetti pilota dovrebbero (soprattutto nel caso delle PMI) agevolare l’accesso al credito e tradursi in una maggiore attenzione alla componente tecnologica e innovativa. tutto ciò premesso, è importante sottolineare come le numerose iniziative portate avanti dai principali soggetti istituzionali (ue, Stati, regioni) e privati (imprenditori, sindacati, consumatori, ecc.), seppur rivelatesi fondamentali per la riqualificazione e il rilancio del settore in risposta alle pressioni derivanti dalla competizione globale, hanno purtroppo agito senza alcun coordinamento, orizzontale o verticale, in grado di mettere a sistema i benefici apportati o previsti. 23 24 La CCMI ha quindi ritenuto utile assumere maggiori responsabilità nell’ambito della governance del settore, svolgendo un’attività permanente e continuativa di osservatorio e monitoraggio e promuovendo il rafforzamento del dialogo tra i partner sociali e le altre parti interessate, con l’obiettivo dichiarato di trasformare il dibattito in azioni concrete. In tale ambito la CCMI, in collaborazione anche con il Comitato delle regioni, ha altresì espresso la volontà di sostenere eventuali iniziative regionali, e segnatamente nelle regioni a più spiccata vocazione per il settore. tali iniziative sono tese in particolare a favorire la governance del processo a livello locale nonché la messa in rete, a livello europeo, dei principali poli produttivi regionali del settore, con l’obiettivo finale di coinvolgerli maggiormente nelle catene globali del valore e nelle dinamiche innovative. La presente nota informativa ha infine affrontato anche altre importanti criticità del settore, come la lotta alla contraffazione e la protezione della proprietà intellettuale, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, la protezione dei consumatori, ecc. Relativamente a quest’ultimo punto, si è ribadita l’esigenza di garantire ai consumatori un’informazione chiara e completa sui prodotti: ci si è quindi dichiarati favorevoli all’istituzione di una regolamentazione europea relativa all’origine, tracciabilità ed etichettatura dei prodotti importati ed esportati, in grado di rendere manifeste le fasi più rilevanti di produzione di valore aggiunto della catena del valore, nonché all’adozione di processi e produzioni volti all’efficienza energetica e all’utilizzo delle energie rinnovabili. Nonostante la preoccupazione, in particolare delle PMI, per l’eccessivo peso burocratico connesso con l’adozione del regolamento ReACH, si è infatti riconosciuto che la tutela ambientale può offrire delle nuove opportunità per il settore, sia in termini di adozione di processi di produzione «ecosostenibili», sia in termini di sviluppo di tessuti ecologici. una selezione di siti web sull’argomento è disponibile su http://www.eesc.europa.eu/sections/ccmi/index_fr.asp 25 Resoconto dell’audizione svoltasi sul tema L’evoluzione dell’industria tessile e dell’abbigliamento in 27 Citeve*, Vila Nova de Famalicão (Portugallo), 30 ottobre 2007 * Centro tecnologico delle industrie portoghesi del tessile e dell’abbigliamento L’audizione mirava a consentire scambi di esperienze e di migliori pratiche fra diverse regioni tradizionalmente attive nell’industria tessile. ascoltando i diretti interessati del settore si è potuto verificare in quale misura le conclusioni raggiunte grazie al notevole lavoro compiuto di recente in questo campo rispecchiano le realtà sul terreno. L’audizione ha pure fornito elementi preziosi per una relazione informativa della commissione consultiva per le trasformazioni industriali (ccmI) sul tema L’evoluzione dell’industria tessile e calzaturiera europea (adottata il 4 febbraio 20081). agli interventi introduttivi e al panorama dell’industria tessile e dell’abbigliamento in europa sono seguite una serie di dieci presentazioni su sette regioni appartenenti a sei paesi e una sessione sulle prospettive future del settore2. PRINCIPALI CONCLuSIONI Le conclusioni raggiunte durante l’audizione riguardano tre aspetti principali: ImmaGIne 28 Manifestamente il settore ha un problema d’immagine. troppo spesso è associato ai problemi connessi all’apparente declino occupazionale e delle prospettive commerciali del settore. Pur essendo in parte vero, si è fatto presente come si stiano perdendo opportunità preziose per migliorare l’immagine del settore, che è in ribasso, soprattutto se si considerano le caratteristiche peculiari dei tessili europei e il manifesto potenziale della tecnologia d’avanguardia, delle applicazioni innovative e dell’originalità del design. È cruciale promuovere un’industria dinamica e creativa, ma anche incoraggiare in tutta europa sistemi di produzione socialmente responsabili e quindi capaci di far presa sui consumatori. resPonsaBILITÀ neI conFronTI deLLa socIeTÀ 1. Disponibile su http://www.eesc.europa. eu/sections/ccmi/listofadoptedopinions/ index_EN.asp 2. Tutta la documentazione utilizzata durante l’audizione (interventi, presentazioni e note) è disponibile su http://www.eesc.europa.eu/sections/ ccmi/Hearingsandconferences/Thepast/ index_en.asp Le pressioni crescenti affinché le produzioni industriali si dimostrino responsabili nei confronti sia della società che dell’ambiente offrono un’opportunità veramente preziosa per le imprese europee. Nonostante il persistere di situazioni illegali in vari posti di lavoro dell’intera europa, non vi è dubbio che in genere le condizioni sociali europee ci offrono un vantaggio comparativo in questo campo in termini di attrattività del settore per i giovani di talento e la manodopera qualificata. Nell’attuale società della conoscenza l’accento strategico andrebbe posto sull’innovazione e sulla ricerca, come pure sulle abilità, competenze e qualifiche, anziché puntare sulla corsa sfrenata alla compressione dei costi, con tutti i problemi connessi in termini di responsabilità delle imprese nei confronti della società. Inoltre, occorre promuovere a tutti i livelli la capacità di anticipare i cambiamenti e adeguarvisi mediante un dialogo sociale di qualità, visto che tali pressioni per la responsabilità sociale delle imprese interessano non solo le singole imprese, ma anche i gruppi industriali a livello regionale e le federazioni nazionali e internazionali. sTraTeGIa reGIonaLe La dimensione regionale – e il relativo potenziale delle strategie di raggruppamento delle imprese (clustering) e di cooperazione per le PMI – è una caratteristica fondamentale della produzione tessile e dei sistemi di distribuzione europei. In effetti, viste le ben note difficoltà di accesso a finanziamenti e a programmi europei di ogni tipo, come pure ai mercati a livello globale, le suddette strategie di clustering e di cooperazione potrebbero risultare cruciali per le PMI del settore tessile. Collaborando fra di loro le imprese della medesima regione possono acquistare sia attrattività per le istituzioni finanziarie sia massa critica per accedere ai mercati internazionali. In effetti, anziché puntare sull’introduzione di contingenti per le importazioni da paesi terzi, si dovrebbero creare condizioni che agevolino l’accesso ai mercati da parte dei nostri prodotti. Il coordinamento è indispensabile sia all’interno delle regioni che fra di esse, e lo scambio di buone pratiche può svolgere un ruolo cruciale per realizzare strategie azzeccate. INteRVeNtI INtROduttIVI antónio amorIm, presidente del direttivo del Centro tecnologico delle industrie portoghesi del tessile e dell’abbigliamento (Citeve), illustra brevemente il settore tessile e dell’abbigliamento in Portogallo e le difficoltà che incontra sui mercati sia europeo che globale. descritto come un settore a bassi prezzi e alta intensità di manodopera, questo settore, in Portogallo come del resto anche in numerosi paesi europei, ha incontrato gravi difficoltà a causa della globalizzazione e della conseguente concorrenza a livello mondiale. In questi ultimi anni ha tuttavia ripreso vitalità sfruttando proprio le possibilità offerte da queste stesse dinamiche. Seguendo l’esempio di vari altri Stati membri, l’industria tessile portoghese ha dato prova di flessibilità e creatività crescenti. In Portogallo come anche in europa ciò significa che l’avvenire del settore dipende sempre più dall’innovazione e da scambi regolari di conoscenze fra imprese, associazioni e autorità responsabili. 29 Linas LasIaUsKas, presidente del gruppo di studio del CeSe sul tema dell’audizione, fa presente che il settore tessile è sempre stato innovativo e all’avanguardia nell’affrontare tutte le svariate conseguenze e sfide della globalizzazione. Il settore tessile e dell’abbigliamento continua ad essere un volano importante dell’economia europea, e rimane uno dei maggiori esportatori a livello mondiale. Si può quindi ragionevolmente ritenere che notizie di un suo crollo imminente siano molto esagerate. Anzi, grazie alla sua flessibilità è sempre stato aperto all’innovazione, ed è uno dei motori chiave per la trasformazione dell’europa in un’economia basata sulla conoscenza. Non ci si può però permettere di allentare l’impegno. Affinché il settore diventi più competitivo occorre intraprendere una serie di provvedimenti. Ad esempio, miglioramenti per standard e norme, diritti di proprietà intellettuale, prassi in materia di appalti e diritto del commercio internazionale contribuirebbero notevolmente ad assicurare la competitività del settore. In proposito è altrettanto importante intensificare la cooperazione fra le parti sociali a livello regionale. 30 durval TIaGo FerreIra, vicesindaco di Vila Nova de Famalicão, sottolinea l’importanza economica e il valore della produzione tessile della sua città. Pur rammentando le difficoltà che la regione incontra a causa della globalizzazione (chiusura di stabilimenti e relativa crescente disoccupazione), l’oratore afferma che molte imprese hanno colto nuove possibilità grazie alla modernizzazione, a personale altamente qualificato e a nuovi mercati. In effetti, alcune delle maggiori imprese portoghesi del settore sono proprio a Vila Nova de Famalicão, e ne fanno un polo scientifico, tecnologico e industriale del settore tessile portoghese. PANORAMA deL SettORe Fernando VasQUeZ, vice capo dell’unità «Condizioni di lavoro, adattamento ai cambiamenti» della direzione generale (dG) Occupazione, si concentra anzitutto su una visione globale delle industrie manifatturiere europee in generale. dopo aver illustrato la strategia della Commissione dinanzi alle sfide attualmente causate dalle profonde trasformazioni che l’economia mondiale sta subendo per effetto della globalizzazione, precisa che uno strumento essenziale in proposito è il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione. esso è destinato a difendere gli interessi delle industrie europee concentrandosi su attività a forte valore aggiunto che poggiano sulla costante innovazione tecnologica e su una manodopera qualificata. tali obiettivi richiedono azioni specifiche incentrate su tre idee fondamentali: anticipazione (anziché una semplice reazione ad una crisi), partenariato (attraverso i meccanismi del dialogo sociale e territoriale a tutti i livelli geografici e politici) e coordinamento (delle politiche e degli strumenti). In relazione alle specificità del settore tessile Fernando VASQuez sottolinea l’importanza di coordinare le politiche per far fronte alla sempre maggiore apertura dei mercati, ma al tempo stesso fa presenti i limiti di approcci settoriali che cercano di reagire a inevitabili mutamenti settoriali che comportano conseguenze negative a livello territoriale. L’oratore sottolinea inoltre quanto sia importante che le stesse imprese applichino maggiormente i principi del partenariato e dell’anticipazione. Pierluigi monTaLBano, professore di economia internazionale all’università La Sapienza di Roma, ed esperto per la relazione informativa del CeSe del febbraio 2008, si concentra dettagliatamente sui recenti sviluppi nel settore. dichiara che il settore tessile e dell’abbigliamento costituisce sì un insieme eterogeneo di attività manifatturiere, ma costituisce pur sempre una componente fondamentale della base industriale dell’ue. Precisa tuttavia che, malgrado l’aumento della produzione manifatturiera complessiva a livello europeo, sia la produzione che l’occupazione hanno accusato un declino nel periodo 2000-2007. Il prof. MONtALBANO segnala un’altra caratteristica del settore, ossia che la produzione e l’occupazione sono caratterizzate da una forte concentrazione regionale in tutta l’unione europea. Infine, fa presenti gli importanti risultati che il settore ha messo a segno negli scambi extracomunitari nonostante il processo di liberalizzazione del 2005. Addita poi quelli che a suo avviso sono i principali aspetti da affrontare nel settore: • istituire sistemi adeguati ed efficaci di controllo per gli accordi di liberalizzazione degli scambi fra l’unione europea e l’Asia, • potenziare i sistemi per la creazione di rete per ovviare alla frammentazione regionale e migliorare la capacità delle PMI di partecipare alle catene globali del valore, • capitalizzare sugli attuali vantaggi comparativi dell’europa, • risolvere i problemi sociali e occupazionali, • rafforzare il ruolo dell’innovazione e della ricerca, • migliorare il contesto legislativo, inclusa una politica industriale appositamente concepita, attuata e monitorata. 31 Henrik noes PIesTer, consulente dell’Istituto tecnologico danese (dtI), che ha contribuito a uno studio di settore per la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (eurofound), ha presentato quattro scenari (o alternative future) per il settore tessile e dell’abbigliamento in europa di qui al 2017. essi poggiano su quelli che l’oratore definisce i motori chiave di cambiamento nel settore: • sviluppo dell’economia globale, • domanda di prodotti da parte dei consumatori, • valori pubblici e grado di partecipazione pubblica nel settore, • protezione globale dei diritti di proprietà intellettuale (dPI). Prospettando quattro diverse combinazioni di circostanze in base ai suddetti quattro motori chiave PIeSteR fa notare che tutti questi scenari presentano opportunità di crescita e innovazione anche se in ciascuno di essi le principali sfide sono sostanzialmente diverse. Ciò significa che è cruciale poter anticipare a dovere i cambiamenti in modo che sia i datori di lavoro che i lavoratori siano in grado di reagirvi sollecitamente e in maniera opportuna. 32 manuel aLmeIda dos sanTos, rappresentante dell’Associazione dei consumatori portoghese (deCO), sottolinea in primo luogo l’importanza di fornire ai consumatori un’informazione adeguata mediante un’etichettatura efficace dei prodotti. Riconosce che la rapidità dei mutamenti nella società e i limiti delle conoscenze dei consumatori impediscono di realizzare quella definisce «l’utopia del consumatore bene informato». Ciononostante, rileva che i consumatori stanno diventando più esigenti quando si tratta di scegliere, e che questo si traduce nella richiesta di standard etici elevati e della promozione dei diritti umani universali a tutti i livelli della produzione. tali aspirazioni trovano tuttavia dei limiti nel contesto politico, sociale economico e culturale attuale. PReSeNtAzIONI ReGIONALI – 1A SeSSIONe La 1a sessione, presieduta da claudio caPPeLLInI, membro del CeSe e autore della relazione informativa della CCMI del febbraio 2008, viene dedicata all’europa centrale e orientale. CAPPeLLINI sottolinea l’importanza fondamentale del dialogo fra tutti gli attori per promuovere la responsabilizzazione dell’intero settore. Jerzy KroPIWnIcKI, membro del Comitato delle regioni e sindaco di Łódź, riferisce che la sua città è stata un centro particolarmente importante del settore tessile e dell’abbigliamento fino alla fine degli anni ‘80. L’intera città di Łódź ha sofferto moltissimo quando, all’inizio degli anni ‘90, questo settore ha dovuto misurarsi con mercati competitivi a livello internazionale. Per far fronte a tali problemi è stata messa a punto una strategia che poggia su questi elementi chiave: • razionalizzazione delle reti del valore e delle forniture, incluse (quando opportuno) l’esternalizzazione (outsourcing) e la delocalizzazione (offshoring), • logistica, • fabbricazione di elettrodomestici (white goods), • attenzione alle nuove tecnologie. 33 Si stanno varando iniziative per coordinare le azioni dei diversi attori del settore e creare un raggruppamento (cluster) tessile e dell’abbigliamento nella città. esse sono destinate a promuovere una rinascita innovativa del patrimonio tessile della regione e a reagire alle sfide che la città e le sue attività industriali fronteggiano attualmente. una di queste iniziative è stata l’adesione all’Associazione delle comunità tessili europee (ACte) nel 2005. Costituendo una piattaforma importante di cooperazione, l’ACte ha l’obiettivo di aiutare i territori ad attenuare i contraccolpi delle ristrutturazioni incoraggiando la programmazione e la collaborazione strategica e fornendo alle imprese più vulnerabili degli strumenti per far fronte a tali contraccolpi. In quanto attuale presidente dell’Assemblea generale dell’ACte, Jerzy KROPIWNICKI invita ad aderire massicciamente a una petizione che chiede la regolamentazione delle importazioni di prodotti dai paesi terzi, la quale consentirebbe ai consumatori di operare scelte con cognizione di causa, nell’interesse del settore tessile e dell’abbigliamento europeo. L’ORAtORe invita tutti i soggetti interessati a individuare strumenti e modi per sfruttare la tradizione e il potenziale europei allo scopo di sormontare le difficoltà originate dalla globalizzazione. All’intervento di Jerzy KROPIWNICKI segue una serie di presentazioni sul Portogallo settentrionale. La prima è di Francisca BoneT, rappresentante di Acções e território (ACtO, un’impresa di consulenza impegnata nell’innovazione sul territorio). dopo aver precisato che occorre tener presenti le specificità con cui il Portogallo settentrionale reagisce ai processi di globalizzazione, Francisca BONet riassume le diverse interpretazioni dell’attuale situazione dei settore tessile e dell’abbigliamento in questa regione, nonché dell’impatto della globalizzazione e della delocalizzazione. Circa la situazione del settore, vengono individuate le seguenti caratteristiche principali: • prevalenza di attività di piccole imprese con tendenza sia a ridurre ulteriormente le attività sia ad una progressiva frammentazione dei sistemi produttivi, • controllo ridotto sui vari anelli della catena del valore, • indotto con una forte caratterizzazione territoriale, • settore tradizionalmente caratterizzato da una forte intensità occupazionale che attualmente tende piuttosto a ridurre i posti di lavoro. 34 Si ha in genere la sensazione che il Portogallo settentrionale sia fortemente influenzato dalla globalizzazione. un gran numero d’imprese si considera vittima di questo fenomeno, e solo una minoranza afferma di aver avuto risultati positivi. Questi giudizi sembrano basarsi su fattori come la localizzazione geografica, la collocazione tradizionale o consolidata nella catena di valore, i gradi di cooperazione. In questa regione la globalizzazione ha esercitato il suo impatto sul settore in tre fasi distinte e successive: • delocalizzazione delle imprese straniere precedentemente basate nella regione, • esternalizzazione da parte d’imprese nazionali (dunque portoghesi), • progressivo calo delle ordinazioni dall’estero. La seconda presentazione sul Portogallo settentrionale è di rosendo, direttore del Citeve. Questi illustra Hélder rosendo l’interpretazione che il Centro dà delle situazione del tessile e dell’abbigliamento nella regione in esame ed evidenzia soprattutto i punti di forza del settore nel Portogallo settentrionale esponendo al tempo stesso il ruolo dei consumatori nel settore, e fa presente che la competitività dipende da cinque fattori fra di loro connessi: • creatività, • innovazione, • design, • distribuzione, • servizi. Questi fattori dipendono dalle risorse umane e dalla capacità gestionale. Perciò l’ORAtORe illustra le connessioni con altri ambiti delle conoscenze e afferma che la differenziazione dipende principalmente dall’innovazione costante. Per innovare è importante cooperare, accedere a nuovi mercati, profittare delle tendenze dei consumatori coinvolgendo gli utilizzatori finali/gli stessi consumatori e mettere a punto prodotti più complessi (inclusi i migliori servizi). L’innovazione è inoltre favorita dalla capacità di attirare verso il settore giovani talenti e, soprattutto, dar prova di spirito d’iniziativa al di fuori dei settori battuti. L’ultima presentazione è di alina sILVa, in rappresentanza del Centro per la valutazione delle politiche e per gli studi regionali, che riferisce sul Portogallo settentrionale. Nell’ottica futura essa espone brevemente la strategia regionale per il 2015 della Commissione regionale, inclusi i piani della regione sull’utilizzo dei fondi europei durante il periodo 2007-2013, precisando che il tessile e l’abbigliamento rimane una fonte importante di reddito e di posti di lavoro. Alina SILVA riconosce che, effettivamente, in questi ultimi 15 anni il settore ha subito profonde trasformazioni per effetto dei progressi tecnologici, dell’introduzione di nuovi metodi di produzione, dell’esternalizzazione e della riorganizzazione dei produttori, ma anche che resta ancora molto da fare. A suo giudizio, non è più possibile mantenere questo settore su una base puramente manifatturiera: le imprese dovrebbero piuttosto adoperarsi per evolversi in unità di vendita. Nell’insieme, la strategia della Commissione regionale realizza un nuovo modello di attuazione delle politiche dei pubblici poteri che si basa su una programmazione tempestiva ed accurata. 35 La prima parte delle presentazioni regionali si conclude con l’intervento di Luca RINFRESCHI, già presidente della Camera di commercio di Prato e vicepresidente dell’organismo intercamerale italiano per la filiera moda Italian Textile Fashion (ITF). Questi sottolinea l’importanza di regolamentazioni rigorose sull’etichettatura dei prodotti dei paesi non facenti parte dell’UE. A suo giudizio le industrie europee sono assoggettate a numerose regolamentazioni riguardanti, ad esempio, la sostenibilità sociale e ambientale, il che non sempre vale per concorrenti dei paesi terzi. Come si è fatto presente in relazione a REACH, queste regolamentazioni possono essere fondamentali per promuovere l’innovazione. Tuttavia, occorre creare strumenti per differenziare i prodotti provenienti da paesi in cui vigono regolamentazioni da quelli di paesi non soggetti a simili regolamentazioni. Un’etichettatura adeguata è necessaria affinché i consumatori possano scegliere con cognizione di causa. Perciò l’Italia ha introdotto un sistema volontario di tracciabilità volto a distinguere i prodotti italiani da quelli di provenienza diversa applicando regole ben più severe di quelle previste per legge, valorizzando quindi fortemente l’origine della produzione. Secondo Luca RINFRESCHI, ciò che occorre ora sono regolamentazioni più rigorose e iniziative per invogliare i consumatori ad essere maggiormente esigenti circa l’origine dei prodotti e ad acquistare con cognizione di causa. 36 Segue poi un breve e intenso scambio di vedute sulle questioni relative alla formazione e agli aspetti sociali e sul grado di rappresentatività delle piccole e medie imprese (PMI) nel processo decisionale a livello europeo. Presentazioni regionali – 2a sessione Le presentazioni durante la seconda parte dell’audizione sono dedicate all’Europa centrale e sono presiedute da Radoslaw OWCZARZAK, responsabile della ricerca presso l’Osservatorio europeo del cambiamento (EMCC) della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound). Riferendosi al suo lavoro nell’ambito della ricerca l’oratore auspica che le imprese europee introducano prassi e processi innovativi. La prima presentazione è di Anne VAN LANCKER, membro del Parlamento europeo, la quale riferisce sulla zona belga di Courtrai-Mouscron-Tournai. Dopo una breve introduzione sull’industria belga del tessile e dell’abbigliamento, Anne van LANCKER afferma che il segmento tessile è riuscito a mantenere i livelli di produzione e un saldo positivo della bilancia commerciale nel quadro di risultati globalmente positivi che rispecchiano un livello elevato di specializzazione (in tessili tecnicamente avanzati). D’altra parte, però, durante gli ultimi 30 anni i livelli occupazionali hanno accusato un sensibile declino a causa dei processi produttivi sempre più automatizzati e delle tecniche avanzate che vi sono utilizzate. In confronto, il segmento dell’abbigliamento presenta un quadro totalmente diverso. La situazione è drammatica, con la produzione e l’occupazione falcidiate anche per effetto della maggiore internazionalizzazione della produzione e delle forti pressioni sui prezzi. Nell’insieme, il settore tessile e dell’abbigliamento belga, a forte concentrazione regionale e basato essenzialmente sulle PMI, presenta le seguenti caratteristiche: • immagine negativa del settore, e conseguente assenza di manodopera qualificata, • scarsa mobilità della manodopera, • persistente non ottemperanza del codice di condotta sociale, • chiusura dei mercati dei paesi terzi che ostacola le esportazioni, • contraffazioni, • problemi originati dall’euro forte. Come principali sfide con cui il settore deve misurarsi, Anne van LANCKER indica: • migliorare l’immagine del settore, • sviluppare i punti di forza locali, • proseguire l’integrazione del mercato europeo, • ridurre il dumping sociale ed economico, • migliorare il potenziale accesso ai mercati esteri riducendo gli ostacoli tariffari e non tariffari, • attuare un sistema efficace di prevenzione e di lotta alle contraffazioni. Le prime due presentazioni sono di Antonio SIMINA, presidente del comitato aziendale e vicepresidente del consiglio di vigilanza della Hugo Boss, e riguardano il contesto tedesco (la sede della Hugo Boss è a Metzingen, nel Land Baden-Württemberg). Antonio SIMINA presenta brevemente, a titolo personale, i successi dell’impresa in Germania e addita quelle che, a suo avviso, sono le opportunità per un futuro sviluppo del settore tessile e dell’abbigliamento. Ritiene che per far fronte alla realtà delle delocalizzazioni è fondamentale reagire a vari livelli (quindi non solo a livello d’impresa ma anche in termini di politiche), ma soprattutto puntare su metodi innovativi per motivare e attirare personale qualificato e di talento a lavorare nel settore. Ciò comporta una serie d’incentivi per migliorare il benessere dei lavoratori, ad esempio offrendo opportunità di sviluppo 37 personale o persino asili per i loro figli, in modo da creare una forza lavoro in grado di offrire valore aggiunto al know-how disponibile, e quindi accrescere la competitività delle imprese tessili e dell’abbigliamento europee. Questa filosofia ha assicurato il successo di Hugo Boss in Germania, un paese in cui, nonostante le difficoltà di gestione di un’impresa, il clima globale consente strategie innovative nell’organizzazione del lavoro e un notevole sviluppo personale. Al termine della presentazione Antonio SIMINA manifesta preoccupazione per il fatto che di recente la Hugo Boss è stata acquistata da una società d’investimento (private equità company), il che, a suo avviso, potrebbe vanificare il patrimonio di esperienza accumulato in lunghi anni, un fenomeno che, come ha poi dichiarato OWCzARzAK, può essere un’avvisaglia di quello che potrebbe verificarsi fra poco in tutta europa. 38 La seconda presentazione sulla Germania, che riguarda il Land turingia, è di ralf LecHner, amministratore delegato della Getzner textil Weberei GmbH. esponendo lo sviluppo del settore tessile e dell’abbigliamento in turingia nell’ultimo decennio, Ralf LeCHNeR fa notare che, nonostante il costante calo del numero delle imprese (e quindi dei dipendenti), l’uso delle tecnologie di fabbricazione moderne e la specializzazione di nicchia hanno permesso di quasi decuplicare il fatturato per lavoratore occupato. Se osservati separatamente, sia il tessile che l’abbigliamento sono in fase di calo, ma il fenomeno è stato di gran lunga più drammatico nel secondo. L’oratore fa presente che nelle imprese che hanno sottoscritto contratti collettivi, in seguito all’attuazione di trattative salariali imperniate su abilità, competenze e qualifiche, le remunerazioni sono aumentate in linea con i trend economici. I principali problemi del settore in turingia sono: • impennata dei prezzi dell’energia, • costante aumento dei prezzi delle materie prime, • burocrazia crescente, • protezione della proprietà intellettuale. un altro problema che preme particolarmente all’oratore è che le tendenze demografiche, incluso l’esodo di molti giovani dalla regione, minacciano di privare i settori tessile e dell’abbigliamento di nuove leve qualificate. Per fortuna, un nuovo approccio in materia di formazione e il miglioramento della situazione economica hanno nuovamente consentito di offrire un maggior numero di posti nella formazione. d’altro canto, però, la scarsità di tecnici esperti, di lavoratori qualificati e personale specializzato continua a preoccupare seriamente gli imprenditori della turingia. Occorre attivarsi per rimediare a una certa mancanza di disponibilità dei giovani a intraprendere professioni tecniche, il che è possibile mediante partenariati fra le imprese e le scuole che promuovano la formazione professionale e innovativa rivolta al futuro nel settore tessile. François casTro, consulente di Castex, è il primo a parlare della regione francese Rodano-Alpi. Ripercorrendo brevemente la sua carriera d’imprenditore, CAStRO sottolinea l’importanza cruciale dell’innovazione nel settore tessile e dell’abbigliamento. Attualmente gli industriali tendono a pensare di più a ridurre le spese che a compiere progressi, ma in realtà il segreto è l’innovazione. Interagendo con tutto il personale e ispirandogli il senso di appartenenza i dirigenti possono comprendere le esigenze e incoraggiare i lavoratori a sviluppare nuove idee. La diversificazione, la creatività e l’apertura alla creatività e immaginazione dei lavoratori sono tutte indispensabili, al pari della capacità di comprendere le preferenze dei consumatori. 39 Una seconda presentazione sulla regione Rodano-Alpi viene da Claude SZTERNBERG, delegato generale e vicepresidente della Unitex, il cui intervento riguarda il contesto regionale, la sua reazione alla globalizzazione e le successive politiche per far fronte ai cambiamenti e per incoraggiarli. Claude SZTERNBERG dichiara che la sua regione ha tutte le carte in regola per aver successo nel settore tessile e dell’abbigliamento e mantenere una posizione guida a livello nazionale e illustra un universo di PMI che costituiscono un segmento importante del mercato mondiale. La regione rivela creatività e capacità di apprendimento mantenendo al tempo stesso contatti stretti con le autorità e l’impegno a proseguire il dialogo sociale. La regione Rodano-Alpi non è esente dagli effetti della globalizzazione, anzi ha effettivamente subito dei contraccolpi non indifferenti, ma nell’insieme l’avvento del mercato globale ha dato luogo a un contesto rinnovato cui il settore tessile e dell’abbigliamento ha saputo adeguarsi distinguendosi sul fronte del segmento della moda, dei cambiamenti tecnologici e dei tessili funzionali. Claude SZTERNBERG dichiara che la strategia a livello d’impresa è di vendere il prodotto giusto al momento giusto, tenendo conto - a seconda dei casi - delle seguenti eventuali esigenze: 40 • cambiamenti decisivi, • innovazione, • alleanze, • marketing. Sul fronte delle politiche più generali l’oratore rammenta un’associazione istituita nella regione Rodano-Alpi, la quale collabora con i pubblici poteri per migliorare le condizioni dei settori tessile e dell’abbigliamento. Alle presentazioni formali segue un breve scambio di vedute dedicato sia al vantaggio dei partenariati fra imprese e pubblici poteri, sia al ruolo dei centri per la tecnologia e l’innovazione. Dopo aver parlato dell’importanza del lavoro di squadra a livello d’impresa, la seduta si conclude con un tocco d’ottimismo di Radoslaw OWCZARZAK sul futuro del settore. CONCLuSIONI e PROSPettIVe La seduta conclusiva è intesa sia come l’epilogo dell’audizione, destinata a trarne delle conclusioni, e come prologo all’analisi costante delle prospettive del settore per l’avvenire. tracciando un quadro delle principali conclusioni che si sono potute trarre dall’audizione, agnès soULard e gli ultimi oratori William LaKIn, direttore generale di euratex (european Apparel and textile Organisation), Patrick ITscHerT, segretario generale dell’etuF-tCL (european trade union Federation - textiles, Clothing, Leather), Luc HendrIcKX, direttore responsabile delle politiche per le imprese dell’ueapmi (unione europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese (franc. ueapme)) e Luis Filipe GIrÃo, capo unità della dG Impresa e industria della Commissione europea – hanno esaminato tre aspetti distinti ma al tempo stesso collegati: immagine, responsabilità sociale e strategia regionale. 41 Interviste a partecipanti all’audizione di Vila Nova de Famalicão Al termine dell’audizione si è giudicato interessante intervistare alcuni partecipanti. A ciascuno di essi sono stati posti tre quesiti: 1) La relazione informativa della CCMI contiene una serie di conclusioni e raccomandazioni intese a promuovere il settore tessile, calzaturiero e dell’abbigliamento europeo, accompagnarne lo sviluppo nel contesto di un mercato globale e massimizzarne i vantaggi comparativi esistenti. A Suo avviso, a quali misure dovrebbe essere data precedenza assoluta? 2) La relazione informativa auspica condizioni di parità per quanto riguarda le norme minime fondamentali del lavoro, la legislazione ambientale e le pratiche di concorrenza (ad es. l’accesso al mercato, la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, ecc.). Quali politiche le istituzioni dell’Unione europea possono proporre per garantire tali condizioni di parità, e in quale modo è possibile assicurare una coerenza ottimale con le politiche a livello locale, regionale e nazionale? 3) Tutti convengono sulla necessità di rinnovare l’immagine del settore. In effetti, il fattore immagine è cruciale non solo per assicurare il successo nel breve periodo, ma anche per garantire il costante apporto di forze nuove. Quali misure sono possibili per incoraggiare una maggiore partecipazione e stimolare l’interesse dei giovani nel settore? Le risposte degli interpellati sono riportate qui di seguito. Per agevolarne la lettura, ciascuna di esse è preceduta da alcuni termini particolarmente significativi contenuti nel quesito posto. Elenco degli intervistati • William LAKIN, direttore generale di Euratex (European Apparel and Textile Organisation) • Patrick ITSCHERT, segretario generale di ETUF-TCL (in FR: FSETHC: Federazione europea dei lavoratori del settore tessile, dell’abbigliamento e del cuoio) • Luc HENDRICKX, direttore responsabile della politica delle imprese dell’Ueapmi (FR: Ueapme : Unione europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese) • Anne VAN LANCKER, Europarlamentare • Jerzy KROPIWNICKI, membro del Comitato delle regioni, sindaco di Łódź, presidente dell’assemblea generale dell’ACTE (l’Associazione delle comunità tessili europee) • Hélder ROSENDO, direttore del Citeve (Centro tecnologico delle industrie portoghesi del tessile e dell’abbigliamento) 43 William LaKIn direttore generale di euratex (european Apparel and textile Organisation) 1. Priorità immediate Sono fermamente convinto che oggi l’industria debba lasciarsi alle spalle l’esperienza passata e guardare con risolutezza al futuro: un futuro senza contingenti d’importazione, nel quale la sua competitività dovrà fondarsi sulla capacità di innovarsi, la creatività e la padronanza delle nuove tecnologie. Questo è il compito centrale che deve assolvere l’industria stessa, in cooperazione con i suoi migliori centri di ricerca e di eccellenza e avvalendosi pienamente delle opportunità offerte dal 7PQ e da altri programmi di finanziamento UE. Al tempo stesso, gli esistenti programmi di formazione devono essere perfezionati e tutta l’industria deve prendere coscienza della necessità di proteggere i DPI all’interno, alle frontiere UE e sui mercati dell’esportazione. 2. coerenza delle opzioni politiche 44 L’assenza di soluzioni univoche a livello internazionale in materia di condizioni di lavoro e di ambiente pone gravi problemi, per i quali non esiste una soluzione immediata e in ogni caso è probabilmente inadeguata la volontà politica delle amministrazioni nazionali. È possibile che le cose stiano esattamente così. Tuttavia, le preoccupazioni espresse a questo proposito faranno sì che le nostre autorità esaminino più a fondo le condizioni generali di produzione delle merci importate. Io personalmente considero inadeguata la convergenza delle politiche locali, regionali e nazionali in questo e in molti altri ambiti, nonostante alcuni ottimi esempi individuali di collaborazione. Anche questo comporta una maggiore consultazione delle aziende a livello locale e regionale, e una più stretta cooperazione tra le aziende per conseguire la massa critica. Il messaggio sull’accesso ai mercati è stato pienamente recepito, ma alla data odierna (5 marzo 2008) non possiamo aspettarci molto dall’agenda di Doha (DDA). 3. maggiore coinvolgimento dei giovani Oggi una delle principali sfide è quella di migliorare l’immagine dell’industria e renderla più attraente agli occhi dei giovani. Molte federazioni a livello nazionale, regionale ed europeo si danno da fare per presentare l’industria come un comparto che produce abbigliamento di alta qualità e utilizza tecnologie di avanguardia per creare prodotti che solo una generazione fa erano impensabili. Anche le aziende dovrebbero sentirsi incoraggiate a pubblicizzare le loro storie positive e a far conoscere la stupefacente varietà degli utilizzi finali. Tutti questi sforzi, purtroppo, possono essere vanificati dalle previsioni tetre e catastrofiche di certi commercianti, che dovrebbero essere dissuasi dal rilasciare dichiarazioni pubbliche di questo tenore. Patrick ITscHerT segretario generale di etuF-tCL (in FR: FSe-tHC: Federazione europea dei lavoratori del settore tessile, dell’abbigliamento e del cuoio) 1. Priorità immediate L’Europa ha bisogno di una base industriale e manifatturiera che sia capace di creare servizi, competitiva e sostenibile. Nel settore del tessile e dell’abbigliamento, così come in altri settori, esistono imprese buone e meno buone. Queste ultime sono sempre più destinate a scomparire a causa del crescente processo di globalizzazione. Condizione necessaria, ma non sufficiente, per garantire il futuro di questo settore è la fabbricazione di prodotti di maggior valore aggiunto, di più elevato contenuto tecnologico, innovativi e alla moda, in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori. Tuttavia, al fine di poter procedere alla sua ristrutturazione, l’industria europea del tessile e dell’abbigliamento deve anche cercare di ottenere, da un lato, migliori condizioni di accesso ai mercati dei paesi terzi e, dall’altro, condizioni stabili ed eque in materia di scambi commerciali. Pur dicendo NO al protezionismo, l’industria deve essere tutelata con ogni mezzo contro il dumping, la violazione dei diritti di proprietà intellettuale e altri abusi, il che non è una contraddizione in termini. Al fine di assicurare un ambiente integrato, è necessario migliorare la coerenza tra le politiche industriali e commerciali dell’UE. 2. coerenza delle opzioni politiche Purtroppo è doveroso prendere atto dell’estrema timidezza di cui l’Europa ha dato prova nel promuovere le norme fondamentali sul lavoro. Il movimento sindacale, pur senza opporvisi, osserva (opinione oramai condivisa anche da altri) che la liberalizzazione degli scambi potrebbe comportare un arricchimento di tutto il pianeta ma certamente provoca una crescente divisione del mondo e un aumento delle violazioni di talune norme fondamentali (il che costituisce un parziale insuccesso della responsabilità sociale delle imprese). Il fatto che alcuni paesi terzi siano restii a discutere i problemi sociali a livello multilaterale non deve comunque servire da pretesto: le questioni concernenti la «sostenibilità» o le «condizioni di lavoro decenti» devono far parte necessariamente delle negoziazioni bilaterali a tutti i livelli (esistono precedenti interessanti al riguardo). Infine, il consumatore non deve essere colpevolizzato ma è giunto il momento che venga maggiormente responsabilizzato. 45 Per questo è importante garantire la tracciabilità dei prodotti, onde offrire informazioni chiare e complete. In tale contesto, l’indicazione d’origine rappresenta una prima tappa di questo sviluppo. 3. maggiore coinvolgimento dei giovani Migliorare l’immagine di marca del settore rappresenta certamente una sfida per il tessile e l’abbigliamento. Sarebbe tuttavia troppo facile limitarsi a criticare alcune dichiarazioni o visioni allarmistiche sull’Europa «postindustriale». Troppe imprese comunitarie in questo settore continuano infatti a privilegiare la competitività in termini unicamente di costi – il che non ha più molto senso viste le disparità salariali con l’Asia - giustificando in tal modo salari di basso livello e cattive condizioni di lavoro. Una maggiore capacità di anticipazione e un più intenso dialogo sociale permettono invece di garantire percorsi professionali più sicuri. «Sì, il settore tessile e dell’abbigliamento ha un avvenire nell’UE, a condizione di ridurre il numero di lavoratori, i quali saranno più qualificati, adeguatamente formati e, dunque, meglio retribuiti»: è questo il messaggio da trasmettere. Luc HendrIcKX 46 direttore responsabile della politica delle imprese dell’ueapmi (FR: ueapme: unione europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese) 1. Priorità immediate Per l’Ueapmi è assolutamente prioritario creare un clima favorevole alle PMI in tutti i settori d’intervento delle politiche. Non va dimenticato che a creare i posti di lavoro e il benessere sono le PMI, e non già le politiche. Inoltre, sono cruciali misure atte a diversificare, ad assistere e a sostenere le PMI a sviluppare mercati di nicchia. Nell’ambito della politica commerciale occorre creare migliori condizioni di accesso ai mercati per le nostre PMI. 2. coerenza delle opzioni politiche Questo è probabilmente il problema più spinoso, sia a breve che a lungo termine, e soprattutto per le PMI. Un coordinamento ottimale può essere indubbiamente conseguito nella lotta contro le contraffazioni. Il numero dei prodotti contraffatti sequestrati nell’UE rivela chiaramente che alcuni paesi stanno facendo un ottimo lavoro, mentre nella maggioranza degli Stati membri manca la volontà politica di affrontare il problema. 3. maggiore coinvolgimento dei giovani Non abbiamo sicuramente bisogno di grandi campagne sui media per migliorare la nostra immagine. Ciò che possiamo peraltro constatare anche in altri settori industriali è che si ignorano quelle che sono le possibilità, le opportunità del settore considerato. Ci serve anzitutto una cooperazione (migliore) fra di esso e il sistema di formazione: è indispensabile che gli insegnanti conoscano e comprendano meglio il settore. Si dovrebbero organizzare non solo visite alle imprese ma anche brevi tirocini e stage. In secondo luogo, occorre migliorare il livello e la reputazione degli istituti di formazione superiore a carattere tecnico. Occorre sopprimere le compartimentazioni che li separano dal sistema scolastico generale in modo da agevolare i passaggi e l’avanzamento nei processi formativi. anne Van LancKer europarlamentare 1. Priorità immediate Per poter salvaguardare la sua posizione di leader nella produzione di qualità ad alto valore aggiunto, il settore tessile, calzaturiero e dell’abbigliamento italiano deve assolutamente far leva sulla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e processi. Occorre promuovere l’innovazione e gli investimenti nei progressi tecnologici in nuovi ambiti che rispondono a nuove esigenze creando piattaforme tecnologiche e sviluppando centri di eccellenza, senza dimenticare le piccole imprese. Una carta vincente per migliorare la posizione competitiva del settore è costituita dalla «qualità» del personale. È quindi importantissimo aumentare gli investimenti nella formazione e ottenere personale altamente qualificato. 2. coerenza delle opzioni politiche Le istituzioni europee dovrebbero mettere a punto nuove strategie per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali del lavoro e delle norme ambientali rendendole vincolanti negli accordi commerciali preferenziali e apponendo etichette ai prodotti tessili e di abbigliamento che ottemperano a queste norme lungo tutta la catena di produzione. La politica europea in materia di appalti dovrebbe considerare i diritti sociali e la qualità ecologica dei prodotti come criteri essenziali per la concessione dei contratti. L’Europa deve anche mettere a punto sistemi efficaci di monitoraggio e di preallarme, sfruttare meglio i suoi strumenti di difesa commerciale e varare sia meccanismi intesi a contrastare il dumping e le sovvenzioni, sia meccanismi di salvaguardia quando la concorrenza sleale comprometta gli interessi dei produttori europei e dei loro lavoratori. 47 3. maggiore coinvolgimento dei giovani Per suscitare interesse nei giovani il settore dovrebbe proiettare un’immagine nuova, positiva, presentarsi come un settore creativo, innovativo e promettente. I giovani europei dovrebbero essere informati meglio delle opportunità occupazionali che esso offre e delle qualifiche che richiede. Mediante campagne, job fair (o borse dei posti di lavoro) e sistemi di tirocini e stage occorre incoraggiarli a optare per la formazione tecnica e stimolarne lo spirito d’imprenditorialità. Jerzy KroPIWnIcKI membro del Comitato delle regioni, sindaco di Łódź, presidente dell’assemblea generale dell’ACte (l’Associazione delle comunità tessili europee) 1. Priorità immediate 48 L’Associazione delle comunità tessili europee (ACTE), di cui ho l’onore di presiedere l’Assemblea generale, è convinta che occorra dare immediata priorità al rispetto dei diritti fondamentali del lavoro, rafforzando nel contempo il modello sociale europeo. I membri dell’ACTE ritengono poi estremamente importanti la promozione della mobilità e la diversificazione delle professionalità dei lavoratori. Il miglioramento dei programmi di formazione è un altro «asso nella manica» sia per i lavoratori che, pur rimanendo nel settore, devono riorientare le loro competenze verso nuovi prodotti e nuove applicazioni tessili, sia per quelli costretti ad uscirne per cercare un impiego in un altro settore. La città di Łódź (Polonia) offre alcuni validi esempi di strumenti specifici di promozione dell’imprenditorialità, miglioramento dell’istruzione e della formazione, mediazione occupazionale, messa a disposizione di terreni per nuove attività industriali, creazione di parchi commerciali e potenziamento delle infrastrutture, il tutto al fine di attrarre maggiormente gli investitori stranieri. Oltre a ciò, la collaborazione di laboratori e centri di eccellenza contribuisce a migliorare le condizioni ambientali per il settore tessile. Merita inoltre ricordare che l’ACTE ha dichiarato il 2008 l’Anno dell’innovazione e che in tale contesto è stata lanciata una serie di iniziative di rilievo. Per altro verso, l’ACTE ribadisce il diritto dei consumatori a essere informati in modo appropriato sull’origine, il contenuto, l’etichettatura e la tracciabilità dei prodotti tessili. Insieme alla Federazione sindacale europea del tessile, dell’abbigliamento, del cuoio e delle calzature (Fédération syndicale européenne du textile, de l’habillement, du cuir - FSE:THC), l’ACTE è attualmente impegnata a promuovere la «Petizione per una qualità certificata - Trasparenza, tracciabilità, composizione e origine dei prodotti del macrosettore Tessile, abbigliamento, cuoio e calzature»: un’iniziativa congiunta che testimonia il vivo interesse dei membri dell’ACTE per la tutela della salute dei consumatori e dei lavoratori europei contro i rischi derivanti dall’uso di sostanze pericolose nel macrosettore. 2. Coerenza delle opzioni politiche Il macrosettore Tessile e abbigliamento non va considerato un’entità monolitica. In realtà, infatti, esso è composto da almeno due settori diversi (tessile e abbigliamento), che rappresentano a loro volta reti complesse e interconnesse di catene di valore, ciascuna con le proprie caratteristiche peculiari in termini di vantaggio competitivo, ripercussioni sul territorio, ecc. Tra i due settori, quello tessile è spesso considerato il più «scientifico» - date la propensione tecnologica e l’elevata intensità di capitale e tecnologia che lo caratterizzano -, mentre quello dell’abbigliamento è molto più orientato verso la forza del design e del marchio. Se si vogliono garantire condizioni uniformi, allora bisogna che i meccanismi di sostegno siano adeguati alle specifiche caratteristiche di ciascun settore (consulenza professionale, competenze gestionali e organizzative adatte, programmi di formazione idonei, sistemi IT pertinenti, realizzazione di reti e di aggregazioni (cluster) appropriate). Sovente il settore tessile finisce per dominare completamente l’economia di una singola regione, diventando una sorta di «monocoltura» e dunque esponendo la regione stessa a un grave rischio economico e sociale nelle fasi di rapida e impreveduta ristrutturazione. Proprio questa intima connessione con il territorio fa sì che sia molto importante tener conto del principio di sussidiarietà nel considerare i modi di garantire un’integrazione ottimale fra le politiche. 3. Maggiore coinvolgimento dei giovani Occorre porre maggiormente l’accento sulle opportunità di crescita esistenti (ad esempio nei comparti tecnico e industriale del settore tessile), mettere in primo piano le nuove opportunità di affari legate alle economie emergenti e diffondere con chiarezza il messaggio che per il macrosettore tessile e abbigliamento si profila un grande futuro, non solo grazie al miglioramento delle condizioni di vita ma anche per la creazione di grandi potenzialità di sviluppo. Solo un’immagine positiva del macrosettore varrà a mobilitare gli sforzi necessari per attrarre i giovani verso gli istituti tecnici, ottenere finanziamenti per progetti imprenditoriali dal sistema creditizio e raggiungere accordi strategici con altri settori presenti nei distretti tessili. 49 Hélder rosendo direttore del Citeve (Centro tecnologico delle industrie portoghesi del tessile e dell’abbigliamento) 1. Priorità immediate Nulla è più negativo e devastante per l’economia delle pratiche concorrenziali sleali. Ritengo pertanto necessario dare la priorità a tutte le misure atte a creare pari condizioni di concorrenza per i paesi europei e per quelli asiatici, e ad assicurare al tempo stesso che i prodotti europei abbiano uguali possibilità d’accesso ai mercati esteri. Personalmente non vedo la logica del grande rigore nei confronti dei produttori europei, le cui produzioni sono assoggettate a un gran numero di vincoli, quando poi si permette a prodotti non rispondenti ad alcun requisito etico o ambientale di accedere liberamente al mercato europeo. Di conseguenza, la mia risposta al vostro quesito è: occorre dare la precedenza assoluta a tutte le politiche e le misure volte ad assicurare la parità d’accesso ai mercati, eliminare le pratiche concorrenziali sleali, applicare le regole di origine, tutelare i diritti di proprietà industriale e combattere le contraffazioni. Non meno importante, a mio giudizio, è rivedere il regolamento REACH e adottare provvedimenti per valutare a fondo l’impatto di una tale normativa sulla produzione e sui posti di lavoro europei. 50 2. coerenza delle opzioni politiche Ritengo che i cittadini e i consumatori continuino a percepire un grande divario fra le politiche europee e la realtà della nostra vita quotidiana. E questo vale soprattutto per le decisioni che dovrebbero migliorare la nostra qualità della vita. Di conseguenza, ogni politica o sforzo inteso a produrre miglioramenti negli aspetti summenzionati (norme riguardanti il lavoro, l’ambiente e le pratiche in materia di concorrenza) andrebbe promosso in un contesto caratterizzato da una più stretta e migliore comunicazione fra i rappresentanti europei, i rappresentanti nazionali e locali e la società civile in generale. Questa è la condizione sine qua non per un migliore coordinamento fra le politiche europee, nazionali e regionali. 3. maggiore coinvolgimento dei giovani In proposito diversi paesi stanno attuando alcune iniziative utili, ma nulla ha, in senso positivo e negativo, un impatto pari a quello dei mezzi di comunicazione. Di conseguenza, le organizzazioni di tutti i diversi comparti e segmenti del settore tessile e dell’abbigliamento dovrebbero assolvere una funzione capitale educando i media e mostrando loro gli aspetti positivi del settore. Anche se taluni quasi trovano più rassicurante il «non far notizia» (assimilandolo all’assenza di problemi), non dovremmo perdere l’occasione per far conoscere un’immagine positiva e accurata di questo settore. In effetti, al giorno d’oggi l’intera catena del valore dei prodotti tessili e dell’abbigliamento è caratterizzata non solo da un forte contenuto tecnologico, ma anche da quel ricco input in termini di design e di creatività che ne fanno oggetti di moda o comunque particolarmente desiderabili! 51 Informazioni generali sulla commissione consultiva per le trasformazioni industriali (ccmI) Il cese e il suo nuovo ruolo di promotore di un dialogo strutturato sulle trasformazioni industriali nell’Unione europea La commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI) del Comitato economico e sociale europeo (CeSe), erede degli oltre 50 anni di esperienze in materia di dialogo consultivo maturati dal disciolto comitato consultivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CeCA), associa questo suo patrimonio a una composizione e a un mandato di ampio respiro, tanto da formare un organo di per sé unico nel panorama istituzionale europeo. essa offre un nuovo modello per il dibattito/dialogo tra attori diversi su questioni politiche connesse alle trasformazioni industriali. La CCMI prende in esame i diversi aspetti del cambiamento industriale in un’ampia gamma di settori, offrendo così un valore aggiunto alle attività del CeSe nel suo insieme. Il suo apporto risulta particolarmente prezioso per i nuovi Stati membri che attraversano ora una fase di cambiamento a livello industriale; ciò trova riscontro nella sua composizione, ampliata a fine 2004, in cui questi paesi risultano largamente rappresentati. La CCMI non si limita a far tesoro delle lezioni del passato. In linea con le tematiche affrontate, infatti, ha il compito di guardare al futuro; privilegia pertanto un approccio anticipatore, preventivo e analitico in modo da garantire l’adozione di strategie comuni positive in termini economici, sociali, territoriali e ambientali per la gestione del cambiamento industriale. La CCMI promuove azioni comunitarie coordinate e coerenti rispetto alle principali trasformazioni nei comparti industriali dell’unione allargata e propone un equilibrio tra la necessità di un cambiamento socialmente accettabile, una produzione orientata alla sostenibilità ambientale e il mantenimento di un margine competitivo per l’industria europea. 53 INtROduzIONe In vista della scadenza del trattato CeCA il 23 luglio 2002, il Consiglio «Industria» del 18 maggio 2000 aveva invitato la Commissione europea a presentare la propria posizione sul futuro del dialogo strutturato nei settori coperti dal trattato. Nella comunicazione del 27 settembre 2000 (COM(2000) 588 def.), messa a punto in stretta collaborazione con il CeSe, la Commissione ha proposto di creare in seno a quest’ultimo una struttura specifica che non soltanto consentisse di far tesoro della preziosa esperienza accumulata, nel corso degli anni, dalla CeCA e di proseguire il dialogo strutturato nei settori del carbone e dell’acciaio, ma che fosse possibile ampliare gradualmente fino a coprire tutti gli aspetti del cambiamento industriale in un’unione allargata. CReAzIONe 54 Quanto al contenuto di questo importante ampliamento della funzione consultiva del CeSe, la Commissione ha sottolineato la propria «determinazione ad affrontare l’avvenire del dialogo strutturato CeCA guardandolo in prospettiva e da un punto di vista decisamente orientato verso il futuro». L’esperienza unica della CeCA, «in particolare nell’ambito del consenso sociale, delle ristrutturazioni industriali, della ricerca, verrebbe a rafforzare la capacità del CeSe di svolgere un ruolo attivo nella modernizzazione dell’economia europea e nell’aumento della sua competitività»1. Le altre istituzioni europee hanno appoggiato le proposte della Commissione, mettendo a disposizione del CeSe i mezzi necessari per il funzionamento del nuovo organo, che è stato istituito dall’Assemblea plenaria del CeSe il 24 ottobre 2002. COMPOSIzIONe La CCMI si compone di 48 membri del CeSe e di 48 delegati esterni, avvalendosi così di un’ampia gamma di conoscenze e di esperienze maturate in organizzazioni socioprofessionali di vario tipo attive in settori diversi, tutti accomunati da un processo di modernizzazione economica. Il presidente della CCMI è un membro del CeSe e il vicepresidente un delegato. I delegati sono ripartiti in tre categorie (datori di lavoro, lavoratori, attività diverse) ricalcando così la struttura dei tre gruppi del CeSe. A seguito del recente ampliamento dell’unione a 27 paesi e data la particolare attinenza delle esperienze maturate dalla CCMI per i nuovi Stati membri, quest’ultima conta ora al suo interno un’elevata percentuale di membri e delegati di tali paesi. 1. COM(2000) 588 def. COMPItO La creazione della CCMI ha aperto nuovi orizzonti per il CeSe, il quale è adesso in grado di elaborare pareri nel quadro di un dialogo strutturato diretto tra i suoi membri e i rappresentanti dei settori e dei gruppi d’interesse toccati dalle trasformazioni industriali. Il CeSe ha così la possibilità di esaminare i problemi esistenti in tutta la loro complessità, sia dal punto di vista economico e sociale che sotto il profilo della tutela ambientale o dello sviluppo sostenibile. I problemi vengono pertanto trattati, nel quadro del normale processo decisionale dell’unione, attraverso richieste di consultazione (anche a fini esplorativi) da parte delle istituzioni o mediante pareri che il CeSe emette di propria iniziativa in quanto li giudica necessari per influenzare i processi evolutivi in seno all’unione. MANdAtO e MOdALItà d’eSPReSSIONe Il mandato della CCMI: • continua a coprire le industrie carbosiderurgiche e le loro catene di produzione e di consumo che rientrano nei settori d’intervento comunitario, • è stato progressivamente allargato alla gestione delle trasformazioni industriali in altri settori di attività e alle sue ripercussioni su occupazione, politica sociale e strutturale, regimi in materia di aiuti e di concorrenza, ricerca e sviluppo tecnologico, politica ambientale e sviluppo sostenibile, politica energetica, politica commerciale, • privilegia particolarmente le sfide poste dalle trasformazioni industriali nei nuovi Stati membri. La CCMI ha la possibilità di esprimere le proprie posizioni tramite pareri obbligatori ai sensi del trattato, pareri facoltativi ed esplorativi su richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, pareri d’iniziativa, relazioni informative, nonché l’organizzazione di convegni e audizioni. Mantiene inoltre stretti rapporti di lavoro con le altre istituzioni ed agenzie comunitarie e con organizzazioni di tutti i settori interessati dal cambiamento a livello industriale. 55 Comitato economico e sociale europeo Unita “Visite e pubblicazioni” Tel. (32-2) 546 96 04 • Fax (32-2) 546 97 64 Rue Belliard, 99 • 1040 Bruxelles / Belgique www.eesc.europa.eu Catalogue No.: CESE-2008-08-IT QE-80-08-280-IT-C