Archeoclub d'Italia - Sede di Modugno
Michele Ventrella
La chiesa di San Giovanni
nel Borgo antico di Modugno
Stampato con mezzi propri
a cura dell’Archeoclub d’Italia – Sede di Modugno
Modugno, Giugno 2005
Gli Opuscoli dell’Archeoclub
N. 3 - giugno 2005
Seconda edizione – giugno 1015
1
Premessa
In questo opuscolo sono ampiamente riportati i miei articoli apparsi
sul periodico “Il Cardo selvatico”, N.1 – gennaio e N. 2 - febbraio 2002.
Devo alla cortesia del dott. Pasquale Maione, attuale proprietario,
che ha messo a mia disposizione i documenti custoditi presso la sua
famiglia, ed al compianto Mons. Michele Ruccia, il quale per lunghi anni
si applicò allo studio della nostra storia, le notizie che aggiungono nuove
certezze alla storia di questa chiesa.
Premessa alla seconda edizione
“Ospitare i pellegrini”.
Rosone settentrionale della cattedrale di
Friburgo in Breisgau
A dieci anni di distanza, ripubblichiamo questo opuscoletto. Molte
cose sono nel frattempo cambiate: nel 2007 la proprietà della chiesa
passava dalla famiglia Maione alla famiglia Longo Iusco ed i nuovi
proprietari intraprendevano una nuova fase di restauri dell’edificio
durante i quali, sotto il settecentesco dipinto absidale, affioravano due
opere precedenti fra le quali, più antica, un affresco che, per la sua
potenza espressiva,veniva ritenuto degno di essere recuperato e lasciato
a vista. Ne forniamo una descrizione sommaria, rimandando per gli
approfondimenti alla pubblicazione curata da Nuccia Barbone Pugliese.
L’autore
3
La chiesa di S. Giovanni Battista
Sorge nel Centro Storico di
Modugno, inglobata in un
isolato di case compreso tra
via Andrea de Ioannacio e la
strada che da essa prende il
nome.
A somiglianza delle
chiese
paleocristiane
ed
orientali è orientata su di un
asse Est - Ovest, con l'altare
posto a levante; è di forma
rettangolare, ha la volta a
botte e misura m.9x5; l'abside
è di stile bizantino, con
sporgenza
semicircolare
esterna e relativa copertura
semiconica; la porta d'ingresso
è sul lato longitudinale,
sormontata da un arco,
impostato su mensole sorrette
da due reggimensola sui quali
sono scolpiti: la conchiglia di
S. Giacomo, a sinistra; una
zucca
(la
borraccia
del
pellegrino), a destra.
Fig. 1: San Giovanni, la facciata..
Nella lunetta estradossata un affresco
molto sbiadito raffigura San Giovanni Battista
nel deserto.
A destra dalla porta, si apre una
monofora sguanciata, a sesto acuto. (Fig.2)
4
Fig. 2: San Giovanni Battista nel
deserto, affresco nella lunetta sul
portale della chiesa
(foto A. Gernone.).
La zucca, usata
come contenitore per
l’acqua, e la conchiglia di
S. Giacomo, simbolo dei
pellegrini,
ricordano
l'ospedale che, secondo
la tradizione, era sito in
un locale annesso alla
chiesa1. Su via Andrea
De Iannatio si aprono le
porte
della
casa
beneficiale destinata ad
abitazione del Rettore.
Su
tutto
il
complesso si innalza il
campaniletto a vela con
relativa campana.
Fig. 4: San Giovanni, lato absidale. In fondo, la porta
dell’ospedale dei pellegrini.
5
La Storia.
Si racconta che le epidemie di peste, le quali endemicamente
colpivano la nostra terra, indussero nei primi del '500 i nostri antenati a
bruciare tutti i documenti del Capitolo e dell'Università, ritenuti focolaio di
infezione.
Questa distruzione aprì un vuoto nella storia del nostro paese che
oggi è possibile colmare solo parzialmente attingendo ad altre fonti.
Ritroviamo notizie di questa chiesetta nel Fondo Benefici
dell'Archivio Arcivescovile, nei documenti dell’Archivio Capitolare
Parrocchiale e nell'archivio privato del dott. Pasquale Maione, attuale
proprietario della cappella.
L'interno, semplice e spoglio, presenta dietro l'altare in pietra comune e
stucco dipinto, un solo elemento di rilievo: l'affresco absidale del XIV
secolo.
Dal catino si affaccia il Padre pantocratore. Al centro della composizione
la Crocifissione con la Madre e S. Giovanni apostolo, ai lati i santi Paolo,
Giacomo, Pietro e Giovannni il Battista.
A sinistra dell’entrata, un’acquasantiera in pietra con teschio e tibie
dipinte.
6
Nella seconda metà del XIV secolo (tra il 1375 ed il 1400) visse in
Modugno il Giudice Giovanni, figlio di Nicola Pietro di Johannacio. Di lui
ci restano alcuni contratti2 che documentano l’acquisto di decine di alberi
di olivo, pagati in sonanti carlini d'argento in un momento di crisi
determinato dalla guerra fra le diversa fazioni della Casa d’Angiò che
pretendevano al trono di Napoli.
Acquisti ancora più rilevanti effettuarono i suoi figli Antonio, notaio,
ed Andrea3, giudice anche lui, in un momento di congiuntura favorevole
al commercio e all'esportazione dell'olio.
Nel 1408 il giudice Andrea ed il notaio Antonio fondarono un
Beneficio familiare "iure patronatu" sotto il titolo di S. Giovanni Battista su
di una chiesa di loro proprietà, annessa all’ospedale,4 che sorgeva nel
Borgo, fuori della Porta di Bitonto5.
Quella degli Johannaci era, a detta del Massilla6, una delle otto
famiglie nobilissime di origine greca trasferitesi in Bari al tempo della
dominazione bizantina, e questo potrebbe spiegare l’architettura di tipo
orientale della chiesetta.
Questi Benefici o, più propriamente, Legati Pii, erano solitamente
fondati da persone devote e facoltose attorno a cappelle di proprietà della
famiglia la quale, per tanto, si riservava la designazione del Rettore, che
doveva comunque essere un religioso, il quale ne veniva ad essere, così,
Beneficiato.
7
Nel testamento stilato il 23 agosto del 14117, il notaio Antonio, figlio
del giudice Giovanni de Giovannacio, lascia alla suddetta chiesa dieci
tarì. Fra i testimoni, è nominato tale Antonio de Tauro.
In un documento successivo, datato 25 maggio 14308, il venerabile
Antonio Petri Tauri, "offerto" (un oblato diremmo oggi) dell'Ospedale di S.
Giovanni Battista in Modugno, riceve in dono da un benefattore quaranta
alberi di olive situati in "loco Gambecta". Allo stesso Antonio Petri Tauri,
legale rappresentante ed offerto dell'Ospedale di S. Giovanni Battista in
Modugno, il 13 giugno 14319 viene donata una casa in Bari, in suffragio
delle anime dei genitori del donatore.
Ma l’offerto non si limitava a ricevere, bensì era anche in potere di
effettuare degli acquisti in nome dell'ente che rappresentava: due
strumenti notarili, datati
rispettivamente 10 luglio
142010 e 8 febbraio 142911,
testimoniano la compera di
diverse decine di alberi di
olive.
Il venerabile offerto
Antonio
di Pietro
Tauro fu probabilmente il
primo
Rettore.
Non
sappiamo se o di quale
ordine religioso facesse
parte: certo non dell'Ordine
Monastico-Cavalleresco
degli Ospedalieri di S.
Giovanni di Gerusalemme,
come il titolo della chiesa
parrebbe suggerire12, ma
del resto le fondazioni
ospedaliere
non
erano
prerogativa esclusiva degli
ordini
monastico
cavallereschi.
Fig. 8
I pellegrini e l’ospitalità.
Fig. 7: San Giovanni, la casa beneficiale.
8
L’uomo medioevale avvertì la propria vita terrena come un
passaggio, un percorso da compiere per raggiungere la vita eterna.
Questo percorso interiore di fede e di penitenza trovava la sua più alta
espressione nel pellegrinaggio, laddove le difficoltà del viaggio e le
sofferenze costituivano l’atto penitenziale e purificatore essenziale e
preparatorio all’incontro col divino.
Per dare ricovero ed assistenza ai pellegrini, che col tempo
divennero una vera moltitudine, la Chiesa promosse e favorì la
costituzione di ospizi ed ospedali più o meno grandi disposti lungo le
principali “strade del mondo” coincidenti con gli itinerari verso i tre luoghi
più importanti del pellegrinaggio cristiano: Roma, Gerusalemme e
Santiago di Compostela. Spina dorsale del pellegrinaggio in Europa fu la
“via Francigena” che, nel percorso da Roma a Gerusalemme, ricalcava la
via Appia e la via Traiana fino ai porti di imbarco della Puglia.
9
Negli ospizi e negli ospedali i pellegrini, spesso ammalati, potevano
ricevere le cure opportune.
Soprattutto a partire dal secolo XII, lo sviluppo delle città e
l'urgenza della carità verso i poveri e gli emarginati promosse in tutto il
mondo cristiano lo sviluppo e la diffusione di queste istituzioni. Le
strutture ospedaliere laiche avevano scarsa specializzazione: erano posti
malsani in cui i malati venivano ammassati in completa promiscuità. Più
ordinati e sicuri dal punto di vista logistico i nosocomi degli ordini religiosi,
per esempio quelli dell'ordine di S. Jacopo di Compostella e della Stella.
Figura 9: Principali vie di pellegrinaggio.
Dopo la pestilenza del 1348, quella, per intenderci, che diede
pretesto al Boccaccio di scrivere il suo "Decamerone", la "peste nera" che
scemò di un buon terzo la popolazione d'Europa, lazzaretti, lebbrosari ed
ospedali per incurabili si moltiplicarono e vennero dislocati lontano dall'
abitato, fuori dalle porte delle città e sulle rive dei fiumi mentre in
precedenza erano costruiti all'interno delle mura.
In molti casi, dato che
curare i malati era ritenuto un atto
Fig.10
essenzialmente caritativo, questi
insediamenti furono considerati
luoghi
religiosi e per questo sottomessi al
diritto della Chiesa, ovvero ad una
tutela
dell'autorità
episcopale
(molto teorica, per altro), pur
godendo di un regime di
autonomia
giuridica
che
permetteva
loro
di
ricevere
liberamente donazioni e lasciti, che
costituivano la parte principale
delle loro risorse. Dispensati dalle
imposte e dalle decime, protetti da
qualsiasi alienazione patrimoniale,
godevano anche di altri diritti quali
Cappella e cimitero riservati, diritto
d'asilo.
L'incarico di dirigere un ospedale era considerato un Beneficio
ecclesiastico. Il titolare (rettore, dirigente, amministratore) era nominato
dal Vescovo su designazione dei Patroni del Beneficio o della comunità
dei "fratelli" o delle "sorelle", esercitava le proprie funzioni per una durata
determinata o, più spesso, a titolo vitalizio, beneficiava dei privilegi
connessi al chiericato, poteva essere destituito solo per colpa grave.
L'orientamento verso una maggiore regolarità di vita del personale di cura
si affermò particolarmente nelle comunità di Canonici ospedalieri e in
alcuni veri e propri Ordini dalla vocazione ospedaliera (degli Ospitalieri di
Santo Spirito, dei Trinitari e di S. Antonio di Vienne).
In un sistema simile si introdussero spesso degli abusi: non residenza da
parte dei titolari, appropriazione a fini personali delle rendite della casa,
mancanza di zelo... Le più alte autorità ecclesiastiche tentarono di reagire
(decretale Quia contingit di Clemente V nel 1311) ma senza risultati
apprezzabili. Le esenzioni fiscali di cui godevano gli ecclesiastici
provocarono negli anni tali abusi che, per quanto riguarda il Reame di
Napoli, il re Carlo II dovette, nel Parlamento di S. Martino, prendere
anche provvedimenti per difendere gli interessi del fisco contro le frodi del
clero, che non mancava di escogitare ogni mezzo per sottrarsi agli
obblighi tributari.
La cosa riguardava in primo luogo gli oblati (ovvero gli offerti) e coloro
che vivevano "cum uxoribus" (cioè da ammogliati) pur indossando l'abito
degli Ospedalieri, dei Templari, o di altri Ordini religiosi, i quali avevano
preso l'abitudine di offrire i propri beni a chiese e monasteri per poi
riprenderseli in usufrutto o "in proprio" per sfuggire alle collette e a tutti gli
altri obblighi fiscali ai quali, invece, erano soggetti i laici13
Dal Giudice Andrea de Iohannacio la titolarità del patronato passò
al figlio Francesco14 e da questi alla figlia Giovanna che sposò un
membro della famiglia Ermezzano. Dal suo matrimonio nacque
Tommasina Ermezzano che, sposando Guarino Cataneo, castellano di
Bari nel 1512, portò in dote alla famiglia Capitaneo la chiesa di S.
Giovanni ed i beni ad essa legati.
Di qui in poi è nota la successione dei Rettori della Cappella che,
stando ad un Cabreo della Chiesa Matrice di Modugno (foglio 272)
stipulato nel 1539 dal notaio Alessandro de Judicibus, possedeva terreni
per un valore di circa seimila ducati15.
Elenco dei Rettori della Cappella di S. Giovanni
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Fig. 11
Abate Giampietro Cataneo (?).
Don Erennio Pirotto, Chierico di S. Pietro in Roma, Rettore nel 1539.
Don Ottavio Cataneo prese possesso il 1595 e morì l'8 (o l'1 ?)
agosto 1605.
Don Rinaldo Cataneo prese possesso il 1606 e morì il 16 giugno
1607.
Don Giuseppe Cataneo prese possesso il 7 settembre 1607 e morì il
4 dicembre 1634.
Don Sigismondo Cazzano prese possesso il 1634 e morì il 25 agosto
1646.
Don Giov. Andrea Carrettone prese possesso il 1649 e morì il 6
ottobre 1683.
Don Sigismondo Cazzano (figlio di Beatrice Capitaneo) prese
possesso il 1683 e morì il 9 ottobre 1702 (o il 1692 ?). Insieme a lui
furono eletti Rettori don Vito Luca Sannicandro e don Nicola Donato
Maffei, Primicerio,(atti stipulati dal notaio Scipione Mangialardi).
Dal 1702 al 1802 si succedettero
altri sei Rettori di cui si conoscono
solo le famiglie di origine:
 Uno della famiglia Valerio
 Tre della famiglia Santoro
 Due della famiglia Del Zotti:
nel 1760 e nel 1799.
Fig. 12: lapide sul muro absidale.
Come si legge nelle iscrizioni sul muro absidale e sull'architrave
della porta dell'abitazione in via De Ioannatio, nella seconda metà del
XVIII la chiesa era cadente ed il Rettore Nicola Domenico Zotti la restaurò
a proprie spese.16
Fig. 13: Iscrizione sulla
porta della casa
beneficiale.
Nel 1799 parteciparono alla votazione per eleggere il nuovo
Rettore 593 compatroni.
Furono eletti (atto stipulato il 19 giugno 1799 dal notaio Antonio
Risotti di modugno):
 Don
Girolamo
Catilina,
avvocato(morì nel 1817)
 Don Pietro Martire Santoro
(morì il 17 gennaio1815)
Poichè
anche
Don
Domenico Scura reclamava i
propri diritti, per porre termine al
giudizio
intentato
anche
quest'ultimo venne associato al
rettorato ed al godimento della
terza parte dell'usufrutto e i tre
pretendenti al Rettorato, con
pubblico istrumento addivennero
ad una transazione con la quale si
divisero i beni e le rendite del pio
legato e stabilirono il diritto di
accrescere nel loro reciproco
Fig. 14: San Giovanni, il campanile.
interesse, in modo che l'ultimo superstite potesse goderne l'intero
usufrutto.
Alla morte del Santoro, il Catilina e lo Scura convennero tramite un atto
privato, stipulato il 17 gennaio 1815, di concedere una parte dei beni e
delle rendite del beneficio a Don Gabriele Maffei a titolo di pensione,
poichè questi, religioso benedettino e pertanto non avente diritti all'epoca
dell'ultima investitura, era pur sempre uno dei discendenti ed erede dei
compatroni. Don Gabriele Maffei cessò di vivere nell'aprile 1822.
Superstite fu Domenico Scura, il quale, se per alcuni fu l'ultimo
Rettore della Cappella legalmente eletto, per altri non fu tale non avendo
ricevuto nè i voti dei compatroni nè l'assenso del Vescovo secondo
quanto richiesto dal Diritto Canonico.
La “Legge Risolutiva” soppresse il Beneficio di S. Giovanni.,
cosicché alla sua morte, avvenuta il 2 agosto 1824, i beni e le rendite del
pio legato rimasero in possesso del suo erede don Nicola Scura (figlio di
Giovanbattista) il quale ne conservò l'amministrazione nonostante la
Legge Risolutiva e l'Amministrazione Diocesana che ne aveva chiesto il
sequestro e rivendicato il possesso asserendo che non vi era più Titolo
per tale beneficio.
Nel 1855 furono nominati Cappellani di S. Giovanni :
 don Leonardo de Filippis, Canonico
 don Luigi Pantaleo, Mansionario
 un sacerdote della famiglia Faenza (il quale, ammogliandosi, perse
ogni diritto)
i quali ottennero circa 1000 voti dai compatroni, contro i 35 di don Livio
Capitaneo (figlio di Delia Maranta), allora semplice novizio.
Il 17 febbraio 1861, (epoca nella quale nessuno si trovava investito della
Cappellania) l'ente legato pio fu soppresso per decreto.
I nuovi Rettori, con atti del 20 e 23 luglio 1875, fecero istanza affinchè il
Tribunale di Bari dichiarasse in loro beneficio la spettanza ed investitura
della Cappellania di S. Giovanni Battista e ordinasse agli eredi e
successori di Domenico Scura di rilasciare loro la Cappella coi locali
annessi nonché i beni del legato pio17.
Anche don Livio Capitaneo, ordinato sacerdote nel 1866, con atto del 4
agosto 1875 fece formale istanza18 rivendicando la Cappellania ed i beni
annessi, dichiarandosi l'unico avente diritto al titolo discendendo
direttamente dal fondatore attraverso due linee della famiglia Capitaneo e
collagandosi attraverso la madre, Delia Maranta, alla linea dell'ultimo
Rettore Domenico Scura.
La sentenza definitiva, emessa il 14 luglio 1879, vide soccombenti tanto i
Rettori eletti quanto il Capitaneo il quale però, non dandosi per vinto,
reiterò la propria istanza nel marzo 1883.
Ma evidentemente le sue ragioni non furono sufficienti, perchè i beni e la
Cappella di S. Giovanni Battista rimasero in possesso degli eredi di
Domenico Scura.
La Cappella in particolare, attraverso la figlia di Giambattista Scura,
Marianna, per matrimonio contratto passarono alla famiglia Alfonsi e da
questa alla famiglia dell'avvocato Arcangelo Maione il cui figlio dott.
Pasquale ne fu proprietario prima della famiglia Longo Iusco.
L’interno della cappella e il dipinto absidale prima del restauro.
Fig. 15: S. Giovanni, la campana.
Da un cielo color dell’oro, si affaccia la SS.ma Trinità benedicente
con gruppo di Angeli.
Sotto, nel centro, S. Giovanni Battista in abito di penitenza avente a
lato il mistico agnello. Alla sua destra S. Giovanni Evangelista con l’aquila
ai piedi, recante nelle mani una coppa da cui si erge un serpe; alla sua
sinistra S. Francesco di Assisi stimmatizzato.
Come la Cappella di S. Giovanni Battista passò in
possesso della famiglia Maione19:
Da Giambattista Scura e da Isabella Pinto nacquero:
Adriana
Nicola
Mariangela
Marianna, che sposò Leonardo Alfonsi
Da Marianna Scura e da Leonardo Alfonsi nacquero:
Angela Rosa, che sposò Ignazio Faenza
Nicola
Giambattista
Isabella
Adriana, che sposò Nicola Aulenti di Canneto
Da Nicola Alfonsi nacquero:
Giuseppina
Eva Maria, che sposò Pasquale Maione
Isabella
Matilde
Da Eva Maria Alfonsi e da Pasquale Maione nacque
Arcangelo, che sposò Lucia Mastrolonardo
Da Arcangelo Maione e da Lucia Mastrolonardo nacquero:
Pasquale (attuale proprieterio della Cappella
e delle sue pertinenze)
Maria Teresa
Raffaele
Francesco
Note bibliografiche
1
Basandosi sulla tipologia architettonica, Mons. Alberto Romita ritiene
questa chiesa anteriore al 1500 e riferisce che, per tradizione, era
annessa ad un ospedale per i pellegrini diretti a visitare i luoghi santi (
Archivio Capitolare Parrocchiale: ROMITA Alberto, Inventario delle
chiese di Modugno, manoscritto, 1932).
Mons. Nicola Milano la ritiene antichissima, sicuramente anteriore al X
secolo: ”… il piccolo presbiterio era una volta diviso dalla navata con
tavole ben lavorate, aventi tre porte su cui si mettevano le immagini:
avremmo quindi una vera iconostasi, che è propria delle chiese greche.
Inoltre l’abside è di stile bizantino e l’altare sta ad oriente come in tutte le
chiese greche,mentre la porta è sul lato longitudinale invece che sul lato
della larghezza. Avendo dunque questa chiesetta le principali
caratteristiche delle chiese greche, si può pensare che sia stata edificata
al tempo del governo bizantino, in vicinanza del castello Motta, per i
soldati del presidio greco." (MILANO Nicola, Modugno – Memorie
storiche, III Edizione, Levante Editori, Bari , p. 39; dello stesso Autore, v.
“Curiosando per Modugno”, la Tecnografica, Bari 1979, p. 76 e: “Le
chiese della Diocesi di Bari”, Edizioni Levante, Bari 1982, p. 425).
La notizia della presenza di un'iconostasi nella chiesa di S. Giovanni non
trova conferma in altre fonti (n.di r.).
2
Codice Diplomatico Barese (d’ora in avanti CDB), Vol XVIII, Pergamene
di S. Nicola di Bari, n. 130 (a. 1378), n. 131 (a. 1378)
3
Codice Diplomatico Pugliese (CDP), Vol. XXIII, Pergamene di S. Nicola,
n. 46 (a. 1393), n. 64 (a. 1400), n. 69 (a. 1400), n. 71 (a. 1401), n. 81
(a.1405).
4
Archivio Arcivescovile Barese, Modugno - Benefici, S. Giovanni Battista.
(Questo documento mi è stato indicato da Mons. Michele Ruccia il quale
ricoprì, dai primi anni settanta, il ruolo di Archivista Diocesano. Autore di
numerose pubblicazioni, potè attingere direttamente alle fonti dell'Archivio
Arcivescovile Barese. N. di r.)
5
La chiesa di San Giovanni sorgeva nel Borgo, fuori della porta di Bitonto
(definita anche come Porta di S. Giovanni): v. Archivio Capitolare
Parrocchiale, Testamenti II 38 (a. 1567), III 10b (a. 1578), 18c (a. 1585),
24a (a. 1588) 24b (a. 1588), 24c (a.1588), 28b (a. 1591), 32c (a.1593),
documenti vari cart. 1: testamento datato 7, aprile 1579.
6
BONAZZI Francesco (a cura di), La cronaca di MASSILLA Vincenzo
sulle famiglie nobili di Bari scritta nell'anno MDLXVII e ora per la prima
volta pubblicata con note, giunte e documenti, per cura di Francesco
Bonazzi - Napoli, Tipografia Unione, 1881. (Le altre famiglie erano:
Dottula, Effrem, Elia, Gizzinosi, Sergii, Carofiglio e Amorosi).
7
CDP, Vol. XXIII, Pergamene di S. Nicola, n. 101 (a. 1411).
8
CDP, Vol. XXVI, Pergamene di S. Nicola, n. 56 (a. 1430).
9
CDP, Vol. XXVI, Pergamene di S. Nicola, n. 61 (a. 1431).
10
CDP, Vol. XXVI, Pergamene di S. Nicola, n. 27 (a. 1420).
11
CDP, Vol. XXVI, Pergamene di S. Nicola, n. 48 (a. 1429).
12
I cavalieri di S. Giovanni possedettero in Bari un'importante Casa con
un "ospitium" fin dal XII secolo. Nella seconda metà del XV secolo i beni
dell'Ospedale di S. Giovanni furono dati in "Commenda" che, sotto il titolo
di "Beneficio di S. Caterina", circa un secolo più tardi comprendeva terre
e censi in Bari, Bitetto, Palo e Modugno. [ sull'argomento v.
DELL'AQUILA C. - CAROFIGLIO F., Bari extra moenia, insediamenti
rupestri ed ipogei. II - Schede, Quaderni monografici Comune di Bari,
Adda Editore, Bari, 1985, p. 38 e bibliografia annessa.
13
v. Arc. Stor. Napol. XXVIII, n.1117 (11 aprile 1323), in TRIFONE B., La
legislazione angioina, Napoli, 1921.
14
Studio inedito di Mons. Michele Ruccia.
15
Ibidem.
16
Rispettivamente: “REVERENDUS NICOLAUS ZOTTI RECTOR FIERI
CURAVIT A.D. MDCCLVII” ; “Beneficialem domum hanc vetustate
collapsam Reverendus Dominicus Zotti Primo sui Rectoratus anno aere
Proprio a fundamentis erexit caeteraq. Restauravit. A.D. MDCCLX”
17
RUGGERI Vincenzo, Avvocato, Memoria per il signor Canonico
Leonardo De Filippis, Tip. Vecchi, Trani1884
18
Istanza del Sac Livio Capitaneo presso la Corte di appello delle Puglie,
1875.
19
Documenti del Dott. Pasquale Maione.
Per chi volesse approfondire, consiglio la lettura di:
Nuccia Barbone Pugliese (a cura di), L’antico nascosto, la Chiesa di san
giovanni Battista a Modugno, ARGONAVIS Edizioni, Bari, 2011.
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La chiesa di San Giovanni