Archeoclub d'Italia - Sede di Modugno Michele Ventrella La chiesa di San Giovanni nel Borgo antico di Modugno Stampato con mezzi propri a cura dell’Archeoclub d’Italia – Sede di Modugno Modugno, Giugno 2005 Gli Opuscoli dell’Archeoclub N. 3 - giugno 2005 Seconda edizione – giugno 1015 1 Premessa In questo opuscolo sono ampiamente riportati i miei articoli apparsi sul periodico “Il Cardo selvatico”, N.1 – gennaio e N. 2 - febbraio 2002. Devo alla cortesia del dott. Pasquale Maione, attuale proprietario, che ha messo a mia disposizione i documenti custoditi presso la sua famiglia, ed al compianto Mons. Michele Ruccia, il quale per lunghi anni si applicò allo studio della nostra storia, le notizie che aggiungono nuove certezze alla storia di questa chiesa. Premessa alla seconda edizione “Ospitare i pellegrini”. Rosone settentrionale della cattedrale di Friburgo in Breisgau A dieci anni di distanza, ripubblichiamo questo opuscoletto. Molte cose sono nel frattempo cambiate: nel 2007 la proprietà della chiesa passava dalla famiglia Maione alla famiglia Longo Iusco ed i nuovi proprietari intraprendevano una nuova fase di restauri dell’edificio durante i quali, sotto il settecentesco dipinto absidale, affioravano due opere precedenti fra le quali, più antica, un affresco che, per la sua potenza espressiva,veniva ritenuto degno di essere recuperato e lasciato a vista. Ne forniamo una descrizione sommaria, rimandando per gli approfondimenti alla pubblicazione curata da Nuccia Barbone Pugliese. L’autore 3 La chiesa di S. Giovanni Battista Sorge nel Centro Storico di Modugno, inglobata in un isolato di case compreso tra via Andrea de Ioannacio e la strada che da essa prende il nome. A somiglianza delle chiese paleocristiane ed orientali è orientata su di un asse Est - Ovest, con l'altare posto a levante; è di forma rettangolare, ha la volta a botte e misura m.9x5; l'abside è di stile bizantino, con sporgenza semicircolare esterna e relativa copertura semiconica; la porta d'ingresso è sul lato longitudinale, sormontata da un arco, impostato su mensole sorrette da due reggimensola sui quali sono scolpiti: la conchiglia di S. Giacomo, a sinistra; una zucca (la borraccia del pellegrino), a destra. Fig. 1: San Giovanni, la facciata.. Nella lunetta estradossata un affresco molto sbiadito raffigura San Giovanni Battista nel deserto. A destra dalla porta, si apre una monofora sguanciata, a sesto acuto. (Fig.2) 4 Fig. 2: San Giovanni Battista nel deserto, affresco nella lunetta sul portale della chiesa (foto A. Gernone.). La zucca, usata come contenitore per l’acqua, e la conchiglia di S. Giacomo, simbolo dei pellegrini, ricordano l'ospedale che, secondo la tradizione, era sito in un locale annesso alla chiesa1. Su via Andrea De Iannatio si aprono le porte della casa beneficiale destinata ad abitazione del Rettore. Su tutto il complesso si innalza il campaniletto a vela con relativa campana. Fig. 4: San Giovanni, lato absidale. In fondo, la porta dell’ospedale dei pellegrini. 5 La Storia. Si racconta che le epidemie di peste, le quali endemicamente colpivano la nostra terra, indussero nei primi del '500 i nostri antenati a bruciare tutti i documenti del Capitolo e dell'Università, ritenuti focolaio di infezione. Questa distruzione aprì un vuoto nella storia del nostro paese che oggi è possibile colmare solo parzialmente attingendo ad altre fonti. Ritroviamo notizie di questa chiesetta nel Fondo Benefici dell'Archivio Arcivescovile, nei documenti dell’Archivio Capitolare Parrocchiale e nell'archivio privato del dott. Pasquale Maione, attuale proprietario della cappella. L'interno, semplice e spoglio, presenta dietro l'altare in pietra comune e stucco dipinto, un solo elemento di rilievo: l'affresco absidale del XIV secolo. Dal catino si affaccia il Padre pantocratore. Al centro della composizione la Crocifissione con la Madre e S. Giovanni apostolo, ai lati i santi Paolo, Giacomo, Pietro e Giovannni il Battista. A sinistra dell’entrata, un’acquasantiera in pietra con teschio e tibie dipinte. 6 Nella seconda metà del XIV secolo (tra il 1375 ed il 1400) visse in Modugno il Giudice Giovanni, figlio di Nicola Pietro di Johannacio. Di lui ci restano alcuni contratti2 che documentano l’acquisto di decine di alberi di olivo, pagati in sonanti carlini d'argento in un momento di crisi determinato dalla guerra fra le diversa fazioni della Casa d’Angiò che pretendevano al trono di Napoli. Acquisti ancora più rilevanti effettuarono i suoi figli Antonio, notaio, ed Andrea3, giudice anche lui, in un momento di congiuntura favorevole al commercio e all'esportazione dell'olio. Nel 1408 il giudice Andrea ed il notaio Antonio fondarono un Beneficio familiare "iure patronatu" sotto il titolo di S. Giovanni Battista su di una chiesa di loro proprietà, annessa all’ospedale,4 che sorgeva nel Borgo, fuori della Porta di Bitonto5. Quella degli Johannaci era, a detta del Massilla6, una delle otto famiglie nobilissime di origine greca trasferitesi in Bari al tempo della dominazione bizantina, e questo potrebbe spiegare l’architettura di tipo orientale della chiesetta. Questi Benefici o, più propriamente, Legati Pii, erano solitamente fondati da persone devote e facoltose attorno a cappelle di proprietà della famiglia la quale, per tanto, si riservava la designazione del Rettore, che doveva comunque essere un religioso, il quale ne veniva ad essere, così, Beneficiato. 7 Nel testamento stilato il 23 agosto del 14117, il notaio Antonio, figlio del giudice Giovanni de Giovannacio, lascia alla suddetta chiesa dieci tarì. Fra i testimoni, è nominato tale Antonio de Tauro. In un documento successivo, datato 25 maggio 14308, il venerabile Antonio Petri Tauri, "offerto" (un oblato diremmo oggi) dell'Ospedale di S. Giovanni Battista in Modugno, riceve in dono da un benefattore quaranta alberi di olive situati in "loco Gambecta". Allo stesso Antonio Petri Tauri, legale rappresentante ed offerto dell'Ospedale di S. Giovanni Battista in Modugno, il 13 giugno 14319 viene donata una casa in Bari, in suffragio delle anime dei genitori del donatore. Ma l’offerto non si limitava a ricevere, bensì era anche in potere di effettuare degli acquisti in nome dell'ente che rappresentava: due strumenti notarili, datati rispettivamente 10 luglio 142010 e 8 febbraio 142911, testimoniano la compera di diverse decine di alberi di olive. Il venerabile offerto Antonio di Pietro Tauro fu probabilmente il primo Rettore. Non sappiamo se o di quale ordine religioso facesse parte: certo non dell'Ordine Monastico-Cavalleresco degli Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, come il titolo della chiesa parrebbe suggerire12, ma del resto le fondazioni ospedaliere non erano prerogativa esclusiva degli ordini monastico cavallereschi. Fig. 8 I pellegrini e l’ospitalità. Fig. 7: San Giovanni, la casa beneficiale. 8 L’uomo medioevale avvertì la propria vita terrena come un passaggio, un percorso da compiere per raggiungere la vita eterna. Questo percorso interiore di fede e di penitenza trovava la sua più alta espressione nel pellegrinaggio, laddove le difficoltà del viaggio e le sofferenze costituivano l’atto penitenziale e purificatore essenziale e preparatorio all’incontro col divino. Per dare ricovero ed assistenza ai pellegrini, che col tempo divennero una vera moltitudine, la Chiesa promosse e favorì la costituzione di ospizi ed ospedali più o meno grandi disposti lungo le principali “strade del mondo” coincidenti con gli itinerari verso i tre luoghi più importanti del pellegrinaggio cristiano: Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela. Spina dorsale del pellegrinaggio in Europa fu la “via Francigena” che, nel percorso da Roma a Gerusalemme, ricalcava la via Appia e la via Traiana fino ai porti di imbarco della Puglia. 9 Negli ospizi e negli ospedali i pellegrini, spesso ammalati, potevano ricevere le cure opportune. Soprattutto a partire dal secolo XII, lo sviluppo delle città e l'urgenza della carità verso i poveri e gli emarginati promosse in tutto il mondo cristiano lo sviluppo e la diffusione di queste istituzioni. Le strutture ospedaliere laiche avevano scarsa specializzazione: erano posti malsani in cui i malati venivano ammassati in completa promiscuità. Più ordinati e sicuri dal punto di vista logistico i nosocomi degli ordini religiosi, per esempio quelli dell'ordine di S. Jacopo di Compostella e della Stella. Figura 9: Principali vie di pellegrinaggio. Dopo la pestilenza del 1348, quella, per intenderci, che diede pretesto al Boccaccio di scrivere il suo "Decamerone", la "peste nera" che scemò di un buon terzo la popolazione d'Europa, lazzaretti, lebbrosari ed ospedali per incurabili si moltiplicarono e vennero dislocati lontano dall' abitato, fuori dalle porte delle città e sulle rive dei fiumi mentre in precedenza erano costruiti all'interno delle mura. In molti casi, dato che curare i malati era ritenuto un atto Fig.10 essenzialmente caritativo, questi insediamenti furono considerati luoghi religiosi e per questo sottomessi al diritto della Chiesa, ovvero ad una tutela dell'autorità episcopale (molto teorica, per altro), pur godendo di un regime di autonomia giuridica che permetteva loro di ricevere liberamente donazioni e lasciti, che costituivano la parte principale delle loro risorse. Dispensati dalle imposte e dalle decime, protetti da qualsiasi alienazione patrimoniale, godevano anche di altri diritti quali Cappella e cimitero riservati, diritto d'asilo. L'incarico di dirigere un ospedale era considerato un Beneficio ecclesiastico. Il titolare (rettore, dirigente, amministratore) era nominato dal Vescovo su designazione dei Patroni del Beneficio o della comunità dei "fratelli" o delle "sorelle", esercitava le proprie funzioni per una durata determinata o, più spesso, a titolo vitalizio, beneficiava dei privilegi connessi al chiericato, poteva essere destituito solo per colpa grave. L'orientamento verso una maggiore regolarità di vita del personale di cura si affermò particolarmente nelle comunità di Canonici ospedalieri e in alcuni veri e propri Ordini dalla vocazione ospedaliera (degli Ospitalieri di Santo Spirito, dei Trinitari e di S. Antonio di Vienne). In un sistema simile si introdussero spesso degli abusi: non residenza da parte dei titolari, appropriazione a fini personali delle rendite della casa, mancanza di zelo... Le più alte autorità ecclesiastiche tentarono di reagire (decretale Quia contingit di Clemente V nel 1311) ma senza risultati apprezzabili. Le esenzioni fiscali di cui godevano gli ecclesiastici provocarono negli anni tali abusi che, per quanto riguarda il Reame di Napoli, il re Carlo II dovette, nel Parlamento di S. Martino, prendere anche provvedimenti per difendere gli interessi del fisco contro le frodi del clero, che non mancava di escogitare ogni mezzo per sottrarsi agli obblighi tributari. La cosa riguardava in primo luogo gli oblati (ovvero gli offerti) e coloro che vivevano "cum uxoribus" (cioè da ammogliati) pur indossando l'abito degli Ospedalieri, dei Templari, o di altri Ordini religiosi, i quali avevano preso l'abitudine di offrire i propri beni a chiese e monasteri per poi riprenderseli in usufrutto o "in proprio" per sfuggire alle collette e a tutti gli altri obblighi fiscali ai quali, invece, erano soggetti i laici13 Dal Giudice Andrea de Iohannacio la titolarità del patronato passò al figlio Francesco14 e da questi alla figlia Giovanna che sposò un membro della famiglia Ermezzano. Dal suo matrimonio nacque Tommasina Ermezzano che, sposando Guarino Cataneo, castellano di Bari nel 1512, portò in dote alla famiglia Capitaneo la chiesa di S. Giovanni ed i beni ad essa legati. Di qui in poi è nota la successione dei Rettori della Cappella che, stando ad un Cabreo della Chiesa Matrice di Modugno (foglio 272) stipulato nel 1539 dal notaio Alessandro de Judicibus, possedeva terreni per un valore di circa seimila ducati15. Elenco dei Rettori della Cappella di S. Giovanni Fig. 11 Abate Giampietro Cataneo (?). Don Erennio Pirotto, Chierico di S. Pietro in Roma, Rettore nel 1539. Don Ottavio Cataneo prese possesso il 1595 e morì l'8 (o l'1 ?) agosto 1605. Don Rinaldo Cataneo prese possesso il 1606 e morì il 16 giugno 1607. Don Giuseppe Cataneo prese possesso il 7 settembre 1607 e morì il 4 dicembre 1634. Don Sigismondo Cazzano prese possesso il 1634 e morì il 25 agosto 1646. Don Giov. Andrea Carrettone prese possesso il 1649 e morì il 6 ottobre 1683. Don Sigismondo Cazzano (figlio di Beatrice Capitaneo) prese possesso il 1683 e morì il 9 ottobre 1702 (o il 1692 ?). Insieme a lui furono eletti Rettori don Vito Luca Sannicandro e don Nicola Donato Maffei, Primicerio,(atti stipulati dal notaio Scipione Mangialardi). Dal 1702 al 1802 si succedettero altri sei Rettori di cui si conoscono solo le famiglie di origine: Uno della famiglia Valerio Tre della famiglia Santoro Due della famiglia Del Zotti: nel 1760 e nel 1799. Fig. 12: lapide sul muro absidale. Come si legge nelle iscrizioni sul muro absidale e sull'architrave della porta dell'abitazione in via De Ioannatio, nella seconda metà del XVIII la chiesa era cadente ed il Rettore Nicola Domenico Zotti la restaurò a proprie spese.16 Fig. 13: Iscrizione sulla porta della casa beneficiale. Nel 1799 parteciparono alla votazione per eleggere il nuovo Rettore 593 compatroni. Furono eletti (atto stipulato il 19 giugno 1799 dal notaio Antonio Risotti di modugno): Don Girolamo Catilina, avvocato(morì nel 1817) Don Pietro Martire Santoro (morì il 17 gennaio1815) Poichè anche Don Domenico Scura reclamava i propri diritti, per porre termine al giudizio intentato anche quest'ultimo venne associato al rettorato ed al godimento della terza parte dell'usufrutto e i tre pretendenti al Rettorato, con pubblico istrumento addivennero ad una transazione con la quale si divisero i beni e le rendite del pio legato e stabilirono il diritto di accrescere nel loro reciproco Fig. 14: San Giovanni, il campanile. interesse, in modo che l'ultimo superstite potesse goderne l'intero usufrutto. Alla morte del Santoro, il Catilina e lo Scura convennero tramite un atto privato, stipulato il 17 gennaio 1815, di concedere una parte dei beni e delle rendite del beneficio a Don Gabriele Maffei a titolo di pensione, poichè questi, religioso benedettino e pertanto non avente diritti all'epoca dell'ultima investitura, era pur sempre uno dei discendenti ed erede dei compatroni. Don Gabriele Maffei cessò di vivere nell'aprile 1822. Superstite fu Domenico Scura, il quale, se per alcuni fu l'ultimo Rettore della Cappella legalmente eletto, per altri non fu tale non avendo ricevuto nè i voti dei compatroni nè l'assenso del Vescovo secondo quanto richiesto dal Diritto Canonico. La “Legge Risolutiva” soppresse il Beneficio di S. Giovanni., cosicché alla sua morte, avvenuta il 2 agosto 1824, i beni e le rendite del pio legato rimasero in possesso del suo erede don Nicola Scura (figlio di Giovanbattista) il quale ne conservò l'amministrazione nonostante la Legge Risolutiva e l'Amministrazione Diocesana che ne aveva chiesto il sequestro e rivendicato il possesso asserendo che non vi era più Titolo per tale beneficio. Nel 1855 furono nominati Cappellani di S. Giovanni : don Leonardo de Filippis, Canonico don Luigi Pantaleo, Mansionario un sacerdote della famiglia Faenza (il quale, ammogliandosi, perse ogni diritto) i quali ottennero circa 1000 voti dai compatroni, contro i 35 di don Livio Capitaneo (figlio di Delia Maranta), allora semplice novizio. Il 17 febbraio 1861, (epoca nella quale nessuno si trovava investito della Cappellania) l'ente legato pio fu soppresso per decreto. I nuovi Rettori, con atti del 20 e 23 luglio 1875, fecero istanza affinchè il Tribunale di Bari dichiarasse in loro beneficio la spettanza ed investitura della Cappellania di S. Giovanni Battista e ordinasse agli eredi e successori di Domenico Scura di rilasciare loro la Cappella coi locali annessi nonché i beni del legato pio17. Anche don Livio Capitaneo, ordinato sacerdote nel 1866, con atto del 4 agosto 1875 fece formale istanza18 rivendicando la Cappellania ed i beni annessi, dichiarandosi l'unico avente diritto al titolo discendendo direttamente dal fondatore attraverso due linee della famiglia Capitaneo e collagandosi attraverso la madre, Delia Maranta, alla linea dell'ultimo Rettore Domenico Scura. La sentenza definitiva, emessa il 14 luglio 1879, vide soccombenti tanto i Rettori eletti quanto il Capitaneo il quale però, non dandosi per vinto, reiterò la propria istanza nel marzo 1883. Ma evidentemente le sue ragioni non furono sufficienti, perchè i beni e la Cappella di S. Giovanni Battista rimasero in possesso degli eredi di Domenico Scura. La Cappella in particolare, attraverso la figlia di Giambattista Scura, Marianna, per matrimonio contratto passarono alla famiglia Alfonsi e da questa alla famiglia dell'avvocato Arcangelo Maione il cui figlio dott. Pasquale ne fu proprietario prima della famiglia Longo Iusco. L’interno della cappella e il dipinto absidale prima del restauro. Fig. 15: S. Giovanni, la campana. Da un cielo color dell’oro, si affaccia la SS.ma Trinità benedicente con gruppo di Angeli. Sotto, nel centro, S. Giovanni Battista in abito di penitenza avente a lato il mistico agnello. Alla sua destra S. Giovanni Evangelista con l’aquila ai piedi, recante nelle mani una coppa da cui si erge un serpe; alla sua sinistra S. Francesco di Assisi stimmatizzato. Come la Cappella di S. Giovanni Battista passò in possesso della famiglia Maione19: Da Giambattista Scura e da Isabella Pinto nacquero: Adriana Nicola Mariangela Marianna, che sposò Leonardo Alfonsi Da Marianna Scura e da Leonardo Alfonsi nacquero: Angela Rosa, che sposò Ignazio Faenza Nicola Giambattista Isabella Adriana, che sposò Nicola Aulenti di Canneto Da Nicola Alfonsi nacquero: Giuseppina Eva Maria, che sposò Pasquale Maione Isabella Matilde Da Eva Maria Alfonsi e da Pasquale Maione nacque Arcangelo, che sposò Lucia Mastrolonardo Da Arcangelo Maione e da Lucia Mastrolonardo nacquero: Pasquale (attuale proprieterio della Cappella e delle sue pertinenze) Maria Teresa Raffaele Francesco Note bibliografiche 1 Basandosi sulla tipologia architettonica, Mons. Alberto Romita ritiene questa chiesa anteriore al 1500 e riferisce che, per tradizione, era annessa ad un ospedale per i pellegrini diretti a visitare i luoghi santi ( Archivio Capitolare Parrocchiale: ROMITA Alberto, Inventario delle chiese di Modugno, manoscritto, 1932). Mons. Nicola Milano la ritiene antichissima, sicuramente anteriore al X secolo: ”… il piccolo presbiterio era una volta diviso dalla navata con tavole ben lavorate, aventi tre porte su cui si mettevano le immagini: avremmo quindi una vera iconostasi, che è propria delle chiese greche. Inoltre l’abside è di stile bizantino e l’altare sta ad oriente come in tutte le chiese greche,mentre la porta è sul lato longitudinale invece che sul lato della larghezza. Avendo dunque questa chiesetta le principali caratteristiche delle chiese greche, si può pensare che sia stata edificata al tempo del governo bizantino, in vicinanza del castello Motta, per i soldati del presidio greco." (MILANO Nicola, Modugno – Memorie storiche, III Edizione, Levante Editori, Bari , p. 39; dello stesso Autore, v. “Curiosando per Modugno”, la Tecnografica, Bari 1979, p. 76 e: “Le chiese della Diocesi di Bari”, Edizioni Levante, Bari 1982, p. 425). La notizia della presenza di un'iconostasi nella chiesa di S. Giovanni non trova conferma in altre fonti (n.di r.). 2 Codice Diplomatico Barese (d’ora in avanti CDB), Vol XVIII, Pergamene di S. Nicola di Bari, n. 130 (a. 1378), n. 131 (a. 1378) 3 Codice Diplomatico Pugliese (CDP), Vol. XXIII, Pergamene di S. Nicola, n. 46 (a. 1393), n. 64 (a. 1400), n. 69 (a. 1400), n. 71 (a. 1401), n. 81 (a.1405). 4 Archivio Arcivescovile Barese, Modugno - Benefici, S. Giovanni Battista. (Questo documento mi è stato indicato da Mons. Michele Ruccia il quale ricoprì, dai primi anni settanta, il ruolo di Archivista Diocesano. Autore di numerose pubblicazioni, potè attingere direttamente alle fonti dell'Archivio Arcivescovile Barese. N. di r.) 5 La chiesa di San Giovanni sorgeva nel Borgo, fuori della porta di Bitonto (definita anche come Porta di S. Giovanni): v. Archivio Capitolare Parrocchiale, Testamenti II 38 (a. 1567), III 10b (a. 1578), 18c (a. 1585), 24a (a. 1588) 24b (a. 1588), 24c (a.1588), 28b (a. 1591), 32c (a.1593), documenti vari cart. 1: testamento datato 7, aprile 1579. 6 BONAZZI Francesco (a cura di), La cronaca di MASSILLA Vincenzo sulle famiglie nobili di Bari scritta nell'anno MDLXVII e ora per la prima volta pubblicata con note, giunte e documenti, per cura di Francesco Bonazzi - Napoli, Tipografia Unione, 1881. (Le altre famiglie erano: Dottula, Effrem, Elia, Gizzinosi, Sergii, Carofiglio e Amorosi). 7 CDP, Vol. XXIII, Pergamene di S. Nicola, n. 101 (a. 1411). 8 CDP, Vol. XXVI, Pergamene di S. Nicola, n. 56 (a. 1430). 9 CDP, Vol. XXVI, Pergamene di S. Nicola, n. 61 (a. 1431). 10 CDP, Vol. XXVI, Pergamene di S. Nicola, n. 27 (a. 1420). 11 CDP, Vol. XXVI, Pergamene di S. Nicola, n. 48 (a. 1429). 12 I cavalieri di S. Giovanni possedettero in Bari un'importante Casa con un "ospitium" fin dal XII secolo. Nella seconda metà del XV secolo i beni dell'Ospedale di S. Giovanni furono dati in "Commenda" che, sotto il titolo di "Beneficio di S. Caterina", circa un secolo più tardi comprendeva terre e censi in Bari, Bitetto, Palo e Modugno. [ sull'argomento v. DELL'AQUILA C. - CAROFIGLIO F., Bari extra moenia, insediamenti rupestri ed ipogei. II - Schede, Quaderni monografici Comune di Bari, Adda Editore, Bari, 1985, p. 38 e bibliografia annessa. 13 v. Arc. Stor. Napol. XXVIII, n.1117 (11 aprile 1323), in TRIFONE B., La legislazione angioina, Napoli, 1921. 14 Studio inedito di Mons. Michele Ruccia. 15 Ibidem. 16 Rispettivamente: “REVERENDUS NICOLAUS ZOTTI RECTOR FIERI CURAVIT A.D. MDCCLVII” ; “Beneficialem domum hanc vetustate collapsam Reverendus Dominicus Zotti Primo sui Rectoratus anno aere Proprio a fundamentis erexit caeteraq. Restauravit. A.D. MDCCLX” 17 RUGGERI Vincenzo, Avvocato, Memoria per il signor Canonico Leonardo De Filippis, Tip. Vecchi, Trani1884 18 Istanza del Sac Livio Capitaneo presso la Corte di appello delle Puglie, 1875. 19 Documenti del Dott. Pasquale Maione. Per chi volesse approfondire, consiglio la lettura di: Nuccia Barbone Pugliese (a cura di), L’antico nascosto, la Chiesa di san giovanni Battista a Modugno, ARGONAVIS Edizioni, Bari, 2011.