Fra Giacomo Foglio trimestrale sul Servo di Dio fra Giacomo Bulgaro (1879-1967) - Frate Minore Conventuale - Direzione e Redazione: Convento San Francesco - Piazza San Francesco 3 A - 25122 Brescia - Italia tel. 030.29.26.701 - fax 030.29.26.780 - Direttore Responsabile: p. GIANFRANCO CATTOZZO - Redazione: p. LEOPOLDO FIOR - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 3 del 1998 Autorizzazione dei Superiori - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 DCB Brescia Anno X, n. 04 | ottobre-dicembre 2010 - Realizzazione Grafica: Cidiemme/Brescia - Stampa: Grafica Sette/Bagnolo Mella (Bs) Natale O Figlio d’Amore che sei nato per amore, sei disceso dal Cuore Divino del tuo Padre Divino. Per opera di Spirito Santo sei nato da un Cuore Santo e hai dato al Mondo il tuo Cuore Santo per riscaldare ogni cuore amato. E, benché bambino, in mezzo a tante tristezze lasci nei cuori le tue dolcezze, facendo sorgere nei cuori gioia e amore. Ora che sei nato dà al mio cuore il tuo Cuore beato per riscaldare d’amore, con tutto il mio cuore, le tue membra gelide. Fa’ che il mio cuore sia da te riscaldato dal caldo Mio amoroso Amor. Accetta, bambino, gli omaggi del mio cuore d’amor. E sia, a te bambino, ogni gioia e amor nel tuo Cuor d’amor. (1958, q 16, 15v-16r) Diario di Fra Giacomo 4 2010 Ordinazione sacerdotale di p. Alessandro Perissinotto Sabato 25 settembre 2010 parrocchia di Fossalta di Piave “Cari lettori di Fra Giacomo vorrei condividere con voi la gioia legata all’ordinazione presbiterale ricevuta sabato 25 settembre, nella mia parrocchia di Fossalta di Piave, un piccolo paese in provincia di Venezia, ma in diocesi di Treviso, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di sua eccellenza monsignor Gianfranco Agostino Gardin, vescovo di Treviso, già provinciale della nostra provincia religiosa e poi anche ministro generale del nostro ordine. L’essere stato ordinato nella mia parrocchia, dove ho ricevuto tutti i sacramenti e adesso anche questo, quello dell’Ordine, è stato un dono inaspettato che mi ha dato molta felicità. Questo regalo, io lo leggo come se il Signore abbia voluto riportarmi lì dove sono le mie radici, dove sono nato e cresciuto nella fede, per confermarmi in essa e farmi vedere l’amore e la misericordia che da sempre ha usato nei miei confronti. Per questo in me sono presenti sentimenti di gioia, di gratitudine e di riconoscenza verso il Signore e la comunità che mi ha educato e allevato. Durante la messa quando il sacerdote legge il prefazio a un certo punto ascoltiamo queste parole: “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, renderti grazie sempre e dovunque, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Gesù Cristo, nostro Signore.” Questa frase indica bene il senso dell’Eucarestia, il perenne rendimento di grazie di ogni cristiano per il progetto di salvezza compiuto dal Padre mediante il Figlio. Penso che il sacerdote debba essere un uomo eucaristico, un uomo che sappia ringraziare Dio per ciò che opera ogni giorno nella sua vita e in quella dei fratelli. Questo per me è un tempo dove questo ringraziamento si fa più forte e più sentito, un ringraziamento che è riconoscenza per tutte le persone, che in qualche modo sono state mediatrici dell’opera del Signore nel mio percorso di vita e di fede, a partire dai vari parroci che si sono succeduti, agli educatori, ai miei familiari, ai frati della mia comunità fra Giacomo n. 04 | ott.-dic. 2010 - 02 e a quelli che mi hanno accompagnato nella mia formazione francescana. In particolare, visto che l’obbedienza mi ha portato qui a Brescia, luogo dove ho trascorso il tempo del postulato, sento di dover ringraziare in modo particolare il Signore per il dono dell’incontro con padre Lucio, un frate molto devoto di fra Giacomo che molti di voi hanno conosciuto e che è stato per molto tempo responsabile proprio di questo opuscolo. Padre Lucio è stato per me un esempio di dedizione al ministero, uomo di relazione che con la sua accoglienza sapeva trasmettere l’amore del Signore ai fedeli che incontrava ma anche ai frati e ai postulanti. Spero nel mio piccolo di poter in parte avere assunto un po’ del suo spirito, per diventare come lui un sacerdote secondo il cuore di Gesù. Adesso con l’ordinazione si apre per me un nuovo cammino, un nuovo servizio all’interno della Chiesa e della comunità, che vivo con entusiasmo, ma anche consapevole della responsabilità che questo implica. Ad ammonirmi, riguardo all’impegno che questo ministero comporti, è San Francesco stesso, che, nella “lettera a tutto l’Ordine”, invita i suoi frati sacerdoti a celebrare con purezza di cuore e devozione l’Eucaristia, a desiderare di piacere solo a Dio ed a nessun altro; li mette in guardia a non essere superficiali e a non vivere con leggerezza il loro sacerdozio. Il testo prosegue descrivendo il grande dono che Dio fa ai sacerdoti, i quali dovrebbero essere per santità pari quasi a Giovanni Battista e alla beata Vergine Maria. Secondo San Francesco, il Signore ha onorato questi frati affidando loro questo ministero, nel quale ed attraverso di loro, diviene presente sotto le specie del pane e del vino. Perciò come Dio ha onorato questi frati, così loro dovrebbero onorare Dio con una vita santa per essere santi come Lui è santo. Di fronte a queste parole di san Francesco che descrivono la vocazione al presbiterato in modo così alto e impegnativo, da un lato mi sento stimato dal Signore per avermi chiamato a questo ministero, dall’altro lato riconosco tutta la mia indegnità ed il mio limite umano. Nonostante le mie fragilità e debolezze confido che sarà il suo amore provvidente e preveniente a sostenermi ed a guidarmi, come riconosco ha fatto fin’ora. Oggi, dopo un mese dall’ordinazione, posso confermare che questa sua grazia ha accompagnato i miei primi passi nel sacerdozio facendomi sperimentare la bellezza e grandezza di questo ministero”. P. Alessandro Perissinotto fra Giacomo n. 04 | ott.-dic. 2010 - 03 4 ottobre Manerbio incontra san Francesco Lunedì 4 ottobre, il turista entrando in chiesa, illuminata e parata a festa, si sarebbe chiesto il motivo di tale solennità, ma soprattutto sentendo un sindaco dire: “A nome ed in rappresentanza di tutto il popolo bresciano, rinnovo a te, Frate Francesco, l’offerta dell’olio, riaccendendo la lampada votiva. Con questo simbolico gesto esprimiamo l’amore che tutti gli italiani hanno per te ed imploriamol la tua costante protezione. Vigila, Francesco, fratello santo, sul nostro popolo, illumina i governanti, veglia sul comune di Manerbio. Guarda con benevolenza alla Provincia di Brescia. Il tuo saluto di “Pace e Bene” risuoni anche sulle labbra delle persone. Dona alle nostre famiglie il sostegno per vivere la fedeltà alle radici cristiane. La tua benedizione scenda propizia su tutti noi oggi e sempre”. All’interrogativo, il turista si sarebbe sentito dire che, quest’anno, la comunità cristiana di Manerbio, nel giorno di San Francesco, offre l’olio per riaccendere la lampada votiva dei comuni di Brescia come segno di fede e gratitudine affinché, come detto dal parroco di Manerbio, “sia luce per chi cammina sulle strade del Vangelo; sia luce per chi vive nel dubbio. Per chi vive le fatiche della fede, per chi è provato dal dubbio, per chi soffre nel corpo e nello spirito, sia balsamo e forza. Sia gioia per i poveri di speranza e per tutti gli uomini”. Manerbio, in dialetto Manèrbe, dista una ventina di chilometri da Brescia ed è una opulenta cittadina distesa nell’ubertosa bassa bresciana irrigata dal fiume Mella dal quale cui si dipana un reticolo di irrigui canali che rendono la terra assai fertile. Il territorio fu abi- Notizie spicciole tato fin dal periodo neolitico (5000 a.C.), ma fu nell’età dominata dai Romani che l’abitato venne denominato “Minervium”, da cui derivò l’attuale denominazione. Ricchissima di storia, oggi è una cittadina di oltre 13.000 abitanti ricca, nel centro storico, di architettura religiosa e civile, trapunta da verdi parchi tra cui spicca il Parco fluviale del Mella. Attorno al nucleo storico abitativo sono sorte numerose industrie, ma la campagna è ancora disseminata dalle caratteristiche cascine bresciane, immerse nella natura e quasi nascoste dalla floridezza delle colture. Lunedì 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, una folta delegazione di manerbiesi, preceduti dal gonfalone della città ed accompagnati dal sindaco, dottor Cesare Giovanni Meletti, e dal parroco, Mons. Tino Clementi, ha partecipato all’annuale offerta dell’olio fatta alla nostra chiesa di San Francesco da parte del comune di Manerbio. L’offerta dell’olio per la lampada della pace, che brilla perennemente davanti all’altare del santo, è una tradizione che si rinnova ogni anno e vede protagonista un paese del bresciano. Tradizione che vuole invocare la benedizione del santo su ogni cittadino e far risaltare la sua opera di pacificatore. Accanto all’olio, non sono mancati anche i profumati doni di natura casereccia: vari e saporiti prodotti di quella terra che da lustro alla operosità e generosità dei manerbiesi. “La sapienza del Vangelo fondi la civile convivenza della nostra gente” è, in sintesi, l’augurio che questa celebrazione ha proposto come motivazione di un cammino sotto la protezione di san Francesco. ttori, Carissimi le 11, di BUON 20 IO R U G U A n o tti u to economic inviando a tu arvi per l’aiu zi . a to gr u n en ri st o vogliam ci avete so le a u q il n co ato iano tartass Poste ci abb le ne, te io n a iz st ed o i sp Non esosa tassa d ed ire va n o u ve n er p la con i a farvi it sc u ri o m a o” si Fra Giacom il “Foglio di o. d io er p esto anche in qu o di cuore Desideriam per le offerte ringraziarvi pervenute: che ci sono permesso ndi ci hanno piccole o gra p a resentare di continuare Dio del Servo di la spiritualità ligiose e le realtà re . ostra chiesa inerenti la n re o ringrazia Non potend almente, tutti person il nostro este pagine u q a o m ia ore, affid sgorga dal cu GRAZIE che ramente, ma che, sicu como lo di Fra Gia parte da quel diamo al quale chie di voi per ognuno benedizioni uovo anno affinché il n francescano sia ricco del e”. “Pace e Ben ! IE Z GRA o m o c a i G a r F Brescia - Italia sco 3 A - 25122 San France del 1998 sco - Piazza Brescia n. 3 Tribunale di nto San France ione: Conve zzazione del a ne e Redaz FIOR - Autori DCB Bresci 1, comma 2 ntuale - Direzio p. LEOPOLDO n° 46) art. - Redazione: Minore Conve lo Mella (Bs) CATTOZZO L. 27/02/2004 -1967) - Frate Sette/Bagno (conv. RANCO (1879 o 003 Grafica GIANF a: o Bulgar D.L. 353/2 - Stamp nsabile: p. o Postale me/Brescia di Dio fra Giacom - Direttore Respo in Abbonament azione Grafica: Cidiem strale sul Servo - fax 030.29.26.780 - Spedizione Realizz 1 Superiori re 2010 el. 030.29.26.70 Autorizzazione dei o-settemb 02 | lugli Anno X, n. pecorella Signore, o Dio, mio : divino Pastore tuo cuore alla porta del ritrovato hai che rella eco zonti. oriz ti rdu spe tutta umiltà con de ti chie essa RE. ssere amm tuo santo AMO re, scuola del cuo le apra il tuo ede che tu rare ent er r pot Amore. ste cele l tuo a sapienza, ’Amore: Dio d’infinit alla sede dell comi giunto cifisso, mio Dio Cro ! ORE l’AM lui iato omi abbracc ignore, ecc e, lla tua croc arerò da te non mi sep rnità. l’ete a tutt per r) 141v-143 (1933, q 2, giacomo Diario di Fra fra Giacomo n. 04 | ott.-dic. 2010 - 04 Ciao, Bosco, e Grazie! Il 15 ottobre, il nostro sagrestano Bosco ci ha lasciato per ricongiungersi definitivamente alla sua famiglia, la moglie Angela ed i figli Malintha e Chiara, dopo 13 lunghi anni di lavoro tra di noi. Arrivavi, ogni mattina e con qualsiasi tempo, con la tua fida bicicletta che parcheggiavi nel chiostro cinquecentesco. Il volto, sempre sorridente, ispirava subito simpatia e fiducia. Calmo e delicato nel trattare con i fedeli, preciso e metodico nel pulire i vari locali della chiesa, della sagrestia e nel fare la barba all’erba del chiostro trecentesco. Non una parola in più delle dovute, se dovevi chiedergli una informazione o spiegazione, lo scorgevi con i suoi panni, piumini, scope, spazzettoni, barattoli di cera intento a tirare a lucido i vari angoli della chiesa, accarezzando con delicatezza il coro e gli intarsi della sagrestia per togliere i residui di polvere e facendone risaltare la bellezza artistica. Pavimenti sempre puliti, smaglianti di lucentezza frutto di olio di gomito e di tecnica appresa in lunghi anni di lavoro in questa chiesa da lui molto amata. Ora un volo lo ha riportato tra le braccia calde della sua famiglia nella città di Marawila, a nord di Colombo, nella lontana SriLanka da dove era partito in cerca di lavoro. Hai lasciato la tua “seconda famiglia di Brescia” per amore della moglie Angela e dei figli: il diciottenne Malintha e la più giovane Chiara. Anche da queste righe, con il ringraziamento di tutti coloro che ti hanno conosciuto, vogliamo augurarti di saper profondere nella “tua prima famiglia” tutto l’amore, la bontà, il bene e l’operosità che ti hanno sempre caratterizzato qui in mezzo a noi. CIAO, BOSCO, e GRAZIE! 8 dicembre: solennità dell’Immacolata Nella nostra chiesa, nella solennità dell’Immacolata, si rivive la suggestiva cerimonia dello scambio dei ceri e delle rose tra le autorità cittadine ed il vescovo. Presenti il sindaco di Brescia, Adriano Paroli, ed il vicepresidente della Provincia, Giuseppe Romele, attorniati dalle varie autorità civili e militari e da molti fedeli, nell’omelia il vescovo, Mons. Luciano Monari, ha delineato il suo modo di essere guida nella diocesi di Brescia nell’attuale contesto storico di cui ha tracciato una profonda analisi. È nella conclusione del suo discorso che il vescovo chiarisce le motivazioni di quanto ha detto dato che “se il vescovo è belusconiano o di sinistra o terzopolista, mi sembrava necessario chiarire il problema. Se la domanda è da che parte sta il vescovo, la domanda è sbagliata. Il vescovo non può mai diventare una persona di parte; deve dire le cose con chiarezza, ma deve essere così radicato nel Vangelo da poter essere centro di comunione per tutti i credenti. Vorrei, nello stesso tempo, tenere viva la tensione verso i valori che rendono significativa l’esistenza umana: i valori morali e i valori religiosi. Vorrei suscitare e sostenere il desiderio forte di un mondo più umano, che risponda quanto meglio è possibile al bene integrale di tutti gli uomini, senza esclusione di alcuno” e “desidera che chiunque crede nel Vangelo e s’impegna lealmenete e con competenza nella vita economica e politica si senta appoggiato, amato e, a volte, anche ammirato dal Vescovo”. Concludendo l’omelia, il vescovo dice: “avrei preferito parlare di Maria: della sua bellezza, dell’incanto che la grazia di Dio ha disegnato nella sua vita. A Maria vogliamo bene. Vediamo riflessa in lei la bellezza del vangelo, la forza della Parola di Dio... Guardo a Maria con desiderio di emulazione: «Eccomi - dice - sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola”. Sia così anche per me, per noi”. Una testimonianza del pellegrinaggio Brescia-Corticelle Carissimo p. Giancarlo, quest’anno sono particolarmente felice di aver potuto fare insieme con mia moglie, il pellegrinaggio Brescia-Corticelle in memoria di fra Giacomo. Non posso dimenticare con quanto amore e speranza mio padre stringeva a sé quel crocifisso che apparteneva al Servo di Dio fra Giacomo: crocifisso che rappresentava l’unica ancora di salvezza del mio caro papà, che si vedeva mancare la vita a causa di un male incurabile. Fra Giacomo non ha ottenuto la grazia della sua salute, ma ha benedetto lui e tutta la nostra famiglia per come ha vissuto gli ultimi mesi della sua vita: tanta preghiera e tanta partecipazione ai sacramenti, specie alla comunione. Lui è mancato mentre insieme recitavamo una “Ave Maria”… All’ultima parola “così sia”, ha reclinato dolcemente il capo ed ha esalato l’ultimo respiro. Ho avuto l’impressione che Qualcuno (la Madonna?) lo accompagnasse in paradiso. Ho rivissuto questi pensieri nel pellegrinaggio. Ora, ogni volta che sento il caro saluto alla Vergine, per me è come una musica nuova e soave, che mi ricorda il mio caro padre nel momento del suo addio da noi. Anche per questo il pellegrinaggio è diventato un percorso di continui dolci ricordi: con me e mia moglie, lì sentivo vicino anche il mio caro genitore. Ero accomunato al bene che gli abbiamo voluto, anche da mio zio Silvano, che con la sua devozione a fra Giacomo, gli è stato particolarmente vicino. È stato bello pensare che quella strada è stata il primo grande percorso del caro fra Giacomo convertito, come San Paolo sulla via di Damasco. Me lo sentivo vicino, e sono sicuro che aiuterà me e tutti i miei familiari, come ha aiutato mio padre.Grazie, mio caro fra Giacomo. Con i più cordiali saluti! Daniele e Maria Grazia Calligione - Via Paolo VI, Mestrino Padova fra Giacomo n. 04 | ott.-dic. 2010 - 05 fra Giacomo story “Ma io non ho più la testa” Piero Lazzarin ha scritto che: “Tra i voti che i frati fanno l’obbedienza è di gran lunga il più duro e il più complicato. È difficile piegare sempre il capo, anche quando i comandi sembrano assurdi, e chi te li impone non ha i meriti per il ruolo che riveste. Ma era sull’obbedienza che aveva puntato tutto, sin dall’inizio della sua avventura spirituale, per provare la consistenza delle sue convinzioni, la capacità di vivere sino in fondo la propria scelta. E la visse in modo radicale, costante, eroico a tal punto da confessare: “io non ho più la testa, l’ho venduta al mio superiore”. Nulla faceva, all’infuori di quello che rientrava nella quotidiana routine, senza avere prima ottenuto il consenso del superiore. “Devo chiederlo al mio superiùr” rispondeva ogni volta che qualcuno gli proponeva qualcosa. E i giovani chierici si facevano bonariamente beffe di lui chiamandolo, quando lo incontravano, “el superiùr”. E questo suo obbedire cieco, senza «se» e «ma», senza furbizie, o calcoli, creava in giro anche qualche imbarazzo. Al riguardo è stata raccolta una serie di piacevoli aneddoti che hanno la semplicità e i contorni dei Fioretti di san Francesco. Padre Renato nei “Fioretti” ne racconta uno per noi corredato dall’acquarello della Zanardini. Dopo la professione sole Alla sua entrata in convento, il postulante Giacomo ebbe una celletta singola, ma poco dopo fu trasferito in un ampio stanzone freddo ed alto - poi infermeria ed oggi sala capitolare – arredato con cinque letti. Qui arrivavano i canti e le preghiere da un pertugio, oggi occluso e che si può ancora notare, in alto dopo il primo altare, sopra gli affreschi. Dopo la professione, la sua giornata fu interamente riempita dagli impegni per gli altri. Al ritmo della vita comunitaria, con gli appuntamenti per la preghiera, i pasti e la ricreazione, alternò le ore che doveva trascorrere in portineria in un angusto “bugigattolo” costruito per lui. Un lato era appoggiato alla fiancata della chiesa e, nel grosso muro medioevale, venne aperta una “finestrella” dalla quale fra Giacomo poteva seguire le funzioni che si celebravano. Qualche testimone ricorda d’averlo visto più volte in atteggiamento di preghiera, rivolto verso quella “finestrella”. Quando in portineria regnava la calma “si poneva in ginocchio sulla sua seggiola da calzolaio e pregava, spesso aiutandosi con un libro di pietà che riponeva, alzandosi in piedi, appena interpellato”. Mons. Pietro Gazzoli, parroco di Chiari dal 1959 al 1968, ogni settimana andava al convento di San Francesco per incontrare il suo confessore. Ebbe così l’opportunità di conoscere e poi di familiarizzare con fra Giacomo. “Sovente lo trovavo in preghiera nella sua guardiola nell’atteggiamento in cui lo notavano i suoi confratelli. Lo vedevo, quando aveva terminato il lavoro, raccolto in profonda meditazione come se si fosse trovato davanti al santo Tabernacolo: sapeva trasformare in santuario anche quel misero bugigattolo”. L’altro lato dello stanzino dava sulla piazzetta pubblica, con la quale comunicava attraverso la tradizionale “ruota”. I due lati rimanenti, rivolti all’interno della sala di ingresso, erano in legno e vetri. In quel cubo vetrato, alto due metri e mezzo, fra Giacomo trascorse gran parte della sua vita religiosa. La portineria è esposta a nord ed il sole vi arriva per qualche ora solo nei mesi estivi: è un ambiente umido e freddo e, spesso, il riscaldamento non raggiungeva la portineria ed allora le suore della cucina preparavano per fra Giacomo uno scaldino a brace che veniva portato nella guardiola perché vi appoggiasse mani e piedi gelati. Nello sgabuzzino si accomodava su “una sedia mezza fra Giacomo n. 04 | ott.-dic. 2010 - 06 Accanto alla tomba Chi suona il campanello? Si ode spesso nel vasto recinto del convento un trillo che si espande ovunque, sale le scale, invade i corridoi fino all’ultima cella. Esso convoca i religiosi agli atti comuni: meno stridulo di quello della portineria, più accettabile e melodico, spesso anche piacevole e sospirato quando chiama all’agape fraterna. L’incarico, all’apparenza insignificante, era affidato alla diligenza ed esattezza di fra Giacomo, e tutti si accorsero che il campanello era in ottime mani. Il tempo è del Signore e va scandito sempre secondo la sua volontà, con zelo, rigore, puntualità. All’ora fissata, ecco il Servo di Dio, l’orologio in una mano e il pulsante del campanello nell’altra: quando scoccava l’ora, immediatamente uno squillo si diffondeva in ogni angolo del convento. I confratelli, che lo guardavano, non nascondevano un senso di ilare simpatia. Talvolta qualcuno tenta di distrarre fra Giacomo dal suo dovere. Quando mancano alcuni attimi al tempo stabilito, mentre è tutto intento e con gli occhi fissi sull’orologio, un seminarista birbone gli si avvicina velocemente: «Fra Giacomo, avrei qualcosa da chiederle». «Ma io ora non posso ascoltarla, aspetti un momento». «Ma io, fra Giacomo, valgo più di un campanello, e quindi dia retta a me». «Ma il campanello è la voce del Signore e, suonandolo a tempo debito, faccio la sua volontà». I giovani non volevano certo offenderlo. Ma sapendo che aveva venduto «la testa al Superiore», come diceva lui, cioè alla obbedienza e a Dio, tentavano di «provarlo» anche con questi tiri gioviali, che in fondo denotavano la stima eccezionale e il profondo rispetto che nutrivano per lui. Giacomo li capiva ... e sorrideva. enne… vita quotidiana! rotta”, circondato da scatolette, panni e pacchi che dispensava ai poveri, ma era sempre dignitoso e pulito nel vestire, nonostante che per l’intera giornata avesse tra le mani scarpe e cuoio. Mentre lavorava, sopra il saio cingeva un grembiule. La sua tonaca era in più parti rammendata. Qualcuno ricorda di non averlo mai visto con una tonaca nuova; quando ne aveva proprio bisogno, cercava di trovarne una della sua taglia tra quelle smesse dagli altri frati. Famose furono soprattutto le sue scarpe, stemma ed emblema della sua “povertà estrema”. Sono evocate in tante testimonianze scritte: sgangherate e scomode, impressionavano frati e laici. Grossolane e mille volte rattoppate, le sue scarpe feriali erano definite “ciabattoni” e “barche” che strascinava lungo i corridoi del convento. P. Varotto, testimone dei primi anni di vita religiosa di fra Giacomo, confermò che “il suo tenore di vita fu sempre improntato a quell’assoluta povertà che s’era imposta già nel mondo. Solo alla domenica metteva calzature festive, l’unico paio di scarpe buone che teneva e che trattava con attenzione”. Nello stanzino della portineria, mucchi di scarpe lo rendevano quasi prigioniefra Giacomo n. 04 | ott.-dic. 2010 - 07 ro: i frati e i fratini gli affidavano le loro calzature; i poveri gli portavano scarpe sfondate, spesso rifiutate da altri calzolai. Giacomo lavorava ininterrottamente e intanto scandiva la preghiera silenziosa che, poco a poco, sfociava in meditazione ed estatica contemplazione. Da padre Carlo Varotto veniamo informati che “le scarpe nuove per i religiosi non le faceva di regola troppo eleganti e le scarpe usate non finiva mai di rattopparle, prima di dichiararle inservibili. Non fu mai un calzolaio capace di sofisticate chirurgie; le scarpe continuò a rattopparle come ai tempi antichi, con suolatura massiccia e spaghi resistenti”. Padre Bernardino Bordin, che visse a Brescia dal 1953 al 1960, così ritrasse fra Giacomo al lavoro: “Lo rivedo seduto al suo deschetto di calzolaio, alla luce di una lampada elettrica, perché nel suo stanzino non arrivava mai la luce, sollecito nel confezionare o nel riparare le scarpe dei numerosi confratelli o dei molti poveri, un lavoro fatto sempre con cura e gratuitamente. Duravano a lungo le sue scarpe. A me chiedeva spesso se in collegio c’erano delle scarpe smesse, perché le avrebbe accomodate e poi date a qualche povero”. Amico caro, aiutami in questo momento difficile dove l’unica mia deriva per solcare il mare grosso è restare attaccato alla preghiera con tutte le mie forze… In questo momento “surreale” dove vorrei e voglio essere comunque utile strumento nelle sue mani e per i “doni preziosi che Lui mi ha mandato e per i quali darei comunque anche la vita se occorresse! Strumento, vero strumento! Aiutami! Grazie, grazie, grazie! Grazie, fra Giacomo, per la grazia che hai donato a me ed al mio piccolo Gabriele. Saremo sempre con te nel cammino della nostra vita. Il Signore ha voluto così per me e per la mia famiglia. Così sia! Ti vogliamo bene! Caro fra Giacomo, sono terziaria francescana un po’ fuori uso, non conoscevo la tua vita, e mi raccomando la tuo sguardo. Sono molto triste, ho gravi problemi in famiglia; tu senz’altro puoi vedere e capire e, se puoi, aiutaci. Sono di passaggio; è un percorso che facevo quando andavo a scuola. Sono stata in convitto dalle Ancelle della carità e, senz’altro, ti avrò visto. Ho finito la scuola nel giugno del 1967. Baci e guardami. Caro fra Bulgaro intercedi presso il nostro Signore Gesù, affinché possa trovare un lavoro, anche il più umile. Una preghiera da parte mia per tutte le chiese. Senza di esse verrebbe a mancarti anche la più flebile speranza. Confido in te. Caro fra Giacomo a te affido le mie preghiere per la mia vita sentimentale. Vorrei fare la scelta giusta e capire quale delle due persone è sincera con me. Aiutami ad avere questo dono del discernimento. Grazie di cuore. Caro fra Giacomo, grazie della tua protezione; ti prego di continuare a stare vicino alla mia famiglia, in particolare a quelli di noi che ne hanno più bisogno. Proteggi anche Giancarlo; fa’ che guarisca presto e prega per lui e la sua mamma chiedendo per loro ogni bene. Grazie! Fra Giacomo, tu che stai presso il Signore, digli e presentagli la mia gratitudine perché nel mio niente sarebbe, in ogni caso, la voce di un nulla. Fa’ in modo che io possa rimanere nella Sua onnipotenza e nella Sua pace. Con tanta gratitudine. Fra Giacomo, divino fraticello del Signore, e per tutti i Santi vissuti nel nostro tempo e confratelli, augurate a tutte le persone povere e disperate del nostro mondo, specialmente i più bisognosi della divina misericordia, un mondo di pace e di amore divino e spirituale; un miglioramento, salutare, di vita sociale, un’unione benevola e universale dove lì siede lo Spirito Santo di Cristo e di Maria. Nel nome di Dio Padre, del Figlio unigenito Gesù Cristo e dello Spirito Santo. Amen testimonianza Questo piccolo disegno a pastelli, che rappresenta la chiesa e l’entrata della portineria ‘luogo di santificazione quotidiana di fra Giacomo’ - lo abbiamo trovato allegato alla preghiera di un devoto di fra Giacomo: Paolo. Qui la trascriviamo per i devoti del Servo di Dio. Carissimo fra Giacomo, da quella porticina tu accoglievi i poveri e gli umili, portavi conforto e speranza a tutti; ora non ci sei più, ma dopo tanto tempo dalla tua morte molte persone ti cercano e ti implorano. Forse la vera felicità si trova proprio in sorella povertà. Ti chiedo con tutto il mio cuore di illuminare la via che hai seguito tu e, per intercessione della Madonna, accogli la mia preghiera. Fratello Giacomo stammi vicino. Ti voglio immensamente bene. Paolo Il mio ricordo di Fra Giacomo Mi sento fortunato di aver conosciuto fra Giacomo e di aver vissuto assieme a lui per 4 anni. Infatti io sono vissuto nel convento di Brescia negli anni in cui ho frequentato il ginnasio e poi gli ultimi due anni del liceo. Anche se come allora era la prassi noi studenti non avevamo grandi occasioni di contatti con i frati del convento noi osservavamo con curiosità i frati colà residenti. Mi ha sempre fatto molta impressione fra Giacomo che con grande umiltà era tutto il giorno nel suo sgabuzzino alla porta del convento a ricevere le persone che venivano per vari motivi specialmente i poveri che bussavano alla porta per avere qualche aiuto. Lui poi con bontà era sempre pronto a riparare le scarpe che noi studenti spesso gli portavamo. Ancora mi rimane vivido nella mente il suo andare a testa china per il chiostro e nel convento in silenzio senza fare il minimo rumore assorto in preghiera cosa che si capiva da come muoveva leggermente le labbra. Non ho mai sentito lui alzare la voce o essere turbato, quando parlava lo faceva sempre sommessamente e rispettosamente. Ultimamente nel marzo scorso (2010) quando mi trovarono che avevo un tumore al rene sinistro fu naturale a me prima dell’operazione raccomandarmi a fra Giacomo, e dopo non appena potei venire in Italia passare per Brescia a ringraziarlo. P. Giancarlo Faldani - Cittadella, Padova Chiesa San Francesco Brescia Orari di apertura giorni feriali: 6,30 - 11,30; 15,00 - 19,30 giorni festivi: 7,00 - 12,30; 15,30 - 19,30 Sante Messe feriali: ore 7,00, 9,00, 10,00; 18,30 festive: 8,00, 9,30, 10,30, 11,30; 18,30 Negli orari di apertura è sempre disponibile un confessore Per raggiungere la chiesa: dall’autostrada seguire le indicazioni per il Centro storico della città dalle stazioni ferroviaria e autobus in pochi minuti a piedi Per la vostra corrispondenza con noi, scrivete a: fra Giacomo Convento San Francesco P.ta San Francesco 3/A 25122 BRESCIA - Italia tel. 030.2926701 fax 030.2926780 In INTERNET il nostro indirizzo è: www.fragiacomo.net e-mail: [email protected] CCP n. 000015515257, intestato a: Istituto Lombardo delle Missioni Estere dei Frati Minori Conventuali P.ta San Francesco d’Assisi 3/A - 25122 BRESCIA Ringraziamo di cuore chi ci aiuta nella promozione della causa di canonizzazione del Servo di Dio e per la stampa di questo foglio. Ad ogni numero di “fra Giacomo” accludiamo il bollettino del conto corrente postale, non per sollecitare offerte, ma per praticità dei nostri lettori e su loro suggerimento. Caro amico, a norma della Legge 196/2003, Le comunichiamo che il suo nominativo è stato inserito nella banca dati di ottobre-dicembre 2010 del bollettino “fra Giacomo”, che li tratterà per i propri fini promozionali. Lei avrà diritto gratuitamente a verificare, modificare o cancellare i suoi dati, facendone richiesta a noi.