In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue
02
Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige
aprile / maggio / giugno 2014
l’eterna forza
delle storie
Nel corso della sua frenetica evoluzione, la comunicazione
sta riscoprendo l’antica arte della narrazione
Storie reali in un mondo virtuale
fans hanno letto un post del 9 gennaio 2014 sulla pagina Facebook “Südtirol
bewegt - Alto Adige da vivere” dedicato allo stato della neve sulle piste
dell’Alto Adige
«Il linguaggio è, subito dopo il bacio, il mezzo di comunicazione più eccitante che
l’uomo abbia potuto inventare», recita un detto di grande saggezza ma rimasto
purtroppo anonimo. Ed è grazie alla sapiente arte di modellare le parole, le immagini e i suoni, che vogliamo raccontare l’Alto Adige in maniera nuova e intrigante.
Grazie a quella tecnica di comunicazione che una volta si chiamava narrazione e
oggi si chiama Storytelling, siamo riusciti a mostrare l’Alto Adige da punti di vista
inusuali, facendo scoprire aspetti per certi versi sorprendenti. Le storie che raccontano l’Alto Adige prendono vita attraverso le più svariate forme che mette a disposizione il mondo digitale: immagini, testi, audio, grafica e video. Va da sè che
l’interazione con - e attraverso - l’utente non è solo possibile ma è anzi auspicabile,
all’insegna del famoso motto: i mercati sono conversazioni.
Malgrado sui mercati azionari sia ormai tutto digitalizzato, nel frenetico mondo
economico capita ancora che a fare la differenza siano i rapporti interpersonali.
In molti casi infatti, a portare a buon fine un affare tra persone che parlano lingue
diverse e provengono da nazioni e culture diverse, è proprio la comunicazione. I
clienti, non dimentichiamolo, sono e rimangono persone. Già oggi la comunicazione moderna cerca di collegare il mondo digitale con la vita reale: ora spetta a
noi usare in maniera intelligente queste opportunità.
Greti Ladurner, direzione generale di SMG
» I fans dell’Alto Adige su Facebook, Twitter, Youtube, Pinterest e Google+
sono in tutto 167.672 .
(Fonte: Statistics Facebook/ Twitter/Pinterest/Google/YouTube)
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Sommario
Convegno Serale
15 Maggio 2014
Forum Bressanone
MARKETING
8
22 Le storie come cavallo di Troia Sempre connessi
Mai come oggi la comunicazione è così
importante. Per tutti, nessuno escluso.
16 L'intervista
Giornata del convegno
16 Maggio 2014
Abbazia di Novacella
Giornata dei seminari
17 Maggio 2014
Abbazia di Novacella
COPERTINA: La comunicazione
L’arte della trasformazione
Il convegno per un’economia sostenibile
Durante le giornate della sostenibilità avrete modo
di apprendere le esperienze e il sapere...
…di oltre 30 esperti dall’Italia e dall’estero
…di come sia possibile riorganizzare la vostra azienda
…per l’innovazione e la creazione di nuovi modelli di business
…di come la sostenibilità possa funzionare veramente
…di come i diversi settori possano intraprendere un percorso
di trasformazione
…di oltre 500 partecipanti che come voi sono interessati alla
tematica della sostenibilità
Per Florian Drahorad la comunicazione
ha bisogno essenzialmente di strategie
e contenuti validi.
18 L'importante è esserci
Per le aziende i Social Media servono
a restare in contatto con i clienti.
20 Non chiamatela pubblicità
Evviva lo Storytelling, la buona
e antica arte di raccontare le storie.
del marchio
Anche la comunicazione dell'Alto
Adige punta sullo Storytelling.
25 I tempi sono maturi per la Smart Tv
Non solo televisione ma strumento di
dialogo tra persone e apparecchiature.
3 2
Dall'Alto Adige nel mondo
Una rete di esperti per le aziende che
vogliono fare esportazione.
34 L'importanza di sapersi vendere
Un polo economico deve corrispondere ad un sistema di vita funzionante.
Rubriche
6
7
28
31
36
38
40
42
Oltre 30 relatori ed esperti dall‘Italia e dall‘estero, tra i quali:
Pavan Sukhdev
Giulio Bonazzi
Harald Welzer
Maurizio Pallante
Leonardo Becchetti
Oskar Messner
Stefan Pan
Mathias Schüz
Arno Kompatscher
Georg Emprechtinger
Carla Poli
Stefano Zamagni
mailbox
made in alto adige
uno sguardo oltre i confini
l'opinione
menti
mercato
nell'occhio dei media
m come media
BLS –
Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano
EOS –
Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano
SMG –
Agenzia Alto Adige Marketing, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano
TIS –
innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano
Silke Helfrich
Organizzatori:
Gert Lanz
Thomas Michael Haug
Uli Rubner
Iscrizioni e programma:
www.thinkmoreabout.com
[email protected]
Tel. +39 0472 83 55 88
Harald Gasser
Joe Brewer
Direttrice responsabile: Maria Cristina De Paoli | Caporedattore: Andreas Tschurtschenthaler | Redazione: Martin Bertagnolli, Astrid Brunetti, Maria C. De
Paoli, Bettina König, Ariane Löbert, Petra Oberhuber, Sabrina Schenk, Heiko Schoberwalter, Cäcilia Seehauser | Coordinamento: Cornelia Kupa | Traduzioni:
Paolo Florio | Layout: succus. comunicazione | Design Consult: Arne Kluge | Fotografie: Copyright ZDF, Alex Filz, Sandra Mohr, Vera Schwarz, Shutterstock,
Sebastian Stocker, Tappeiner | Illustrazioni: Licia Zuppardi | Infografica: no.parking comunicazione | Revisione testi: Ex Libris Genossenschaft | Prestampa:
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ma ilbox
MA D E I N a lto a d i g e
vengono più volentieri in Alto Adige e
sapere cosa si aspettano da una vacanza
nella nostra provincia. Ma per avere successo è altresì importante avere il polso
delle tendenze dominanti e capire quali
potrebbero essere i nuovi gruppi target.
In quest'ottica Alto Adige Marketing
(SMG) ha elaborato le più recenti ricerche di mercato e di tendenza, mettendole a disposizione degli interessati sotto
forma di documenti da scaricare. I documenti racchiudono gli esiti più rilevanti
degli studi e contengono utili informazione per il loro utilizzo con riferimento
alla realtà altoatesina.
www.smg.bz.it/ricerchedimercato
UN’IDEA TIRA L’ALTRA
Open Innovation Alto Adige
L’Alto Adige si sta sempre più posizionando come set naturale per produzioni cinematografiche.
Consulenza giuridica
Il cinema di casa nostra
HELP DESK. Altri paesi, altre usanze. Le
aziende che hanno rapporti commerciali con l’estero dovrebbero essere informate sulle normative vigenti nei Paesi in cui operano. Contratti
stipulati con clienti esteri,
rapporti d’affari con
agenti di commercio all’interno
della Comunità Europea o con un distributore residente in un Paese non UE: in qualunque occasione di parli di estero, è
sempre meglio sapere a cosa si va incontro, anche in materia di garanzie e responsabilità sui prodotti.
L’Export Help Desk di EOS fornisce alle
aziende interessate un servizio di consulenza di base su vari aspetti giuridici,
e in caso di contratti particolari si ricorre a consulenti esterni che analizzeranno le esigenze delle singole aziende. Da
non sottovalutare che in questi casi è
prevista una sovvenzione pari al 70 per
cento.
Info: Thomas Lunger, tel 0471 945 763,
[email protected].
bz.it
UN SET NATURALE. Anche quest’anno il
festival “Bolzano Cinema” proporrà la
rassegna “Made in Alto Adige”, che dal
9 al 13 aprile proietterà 6 film girati interamente o in parte nella nostra provincia e finanziati dal fondo altoatesino per il cinema. La rassegna
dedicata al cinema
“Made in Alto Adige” è stata inserita
nel programma di
“Bolzano Cinema” l’anno
scorso ed ha subito riscosso un
buon successo. Per l’occasione la Business Location Alto Adige (BLS) confeziona una brochure con le produzioni in
programma e presenta tutti gli altoatesini che hanno partecipato alla realizzazione delle opere cinematografiche.
www.filmtage.it
L’aiuto per chi lavora all’estero
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Il “Made in Alto Adige” a Bolzano Cinema
INNOVAziONe. Un packaging innovativo
per uova, un nuovo design per un letto “in
crescita” o una confezione con gli ingredienti dei canederli per farseli da soli: queste sono solo tre delle dieci soluzioni che
hanno vinto i concorsi di Open Innovation
Alto Adige. La piattaforma on line che promuove concorsi d’idee è stata ideata
dall’Associazione Provinciale degli Artigiani (APA) e dal TIS Innovation park insieme ad altri partner per supportare i processi d’innovazione e sviluppo delle PMI
locali. Le aziende mettono in palio un premio per chi, all’interno della community
degli utenti registrati, riesce a risolvere un
problema, ad esempio come confezionare
le uova o proporre lo speck in modo innovativo: grazie allo stimolo del concorso, la
community è motivata a sviluppare nuove
idee e soluzioni. Alla fine una giuria valuta
i contributi e individua il vincitore. Nata
nel 2012, finora la piattaforma è stata visitata oltre 608.000 volte da 120 Paesi e ha
(BK)
raccolto oltre 1000 idee.
https://www.openinnovation-suedtirol.it
Mercati & tendenze
La ricerca a portata di clic
Information. Prima di decidere quali
misure di comunicazione adottare, è
molto utile per le strutture turistiche altoatesine conoscere quali fasce di turisti
Un prodotto di qualità deve anche essere
confezionato in maniera adeguata.
la scheda
Progetto: Caratteri tipografici
Il progetto più importante ������������� Strada, una famiglia di caratteri
con più di 20 tagli
Il più alto riconoscimento.�� 2003 Certificate of Excellence in Type
Design from the Type Directors Club”
nella categoria regina “Super Family” a New York
Attività di docenza �������������������������� Politecnico Milano, ISIA Urbino,
WDA Innsbruck
Albert Pinggera, type designer della Val Passiria, si appassiona ai
caratteri tipografici negli anni '80 per merito del padre, pittore di insegne. La collaborazione con la prestigiosa agenzia di comunicazione
MetaDesign di Berlino e con altri grandi nomi del settore come Luc(as)
de Groot ed Erik Spiekermann lo spinge ad iscriversi alla Royal Academy of Art dell’Aia. Le sue grandi capacità e la cura quasi maniacale
dei dettagli hanno reso il carattere per moduli bilingui “Strada”, realizzato per sua tesi, uno dei font più apprezzati degli ultimi decenni.
Pinggera ama associare il lavoro artigianale con la carta - o perfino
con la pietra - alle elaborazioni al computer. Per lui la cosa più affascinante è vedere come le forme prendano vita dapprima con svariati utensili e materiali per poi trasformarsi in forme digitali, capaci di
funzionare su siti web e applicazioni. In Pinggera la creatività allo
stato puro si abbina ad uno scrupoloso lavoro di ricerca, che gli ha
permesso di realizzare caratteri particolari come quelli per i titoli di
un film o per il corporate design di una grande multinazionale.
COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | Sempre connessi
sempre connessi
In principio furono i segnali di fumo, oggi impazzano gli smartphone
e Facebook. E chissà cosa ci riserva il futuro in fatto di comunicazione.
Il presente intanto ci dice che i media tradizionali hanno ormai il fiato
corto e che anche le aziende devono cominciare a fare i conti con la
crescente multimedialità.
Testi: Maria Cristina De Paoli
Illustrazioni: Licia Zuppardi
«Che cos’è quella cosa?», chiede Stefano (9 anni) indicando col dito una cabina telefonica fuori uso nella piazza di
Cornaiano. Quando gli si dice che cos’è,
il bambino aggrotta la fronte perplesso:
«E a cosa diavolo serve?»
Basterebbe questo esempio, per capire quanto sia cambiata la comunicazione nell’arco di una sola generazione.
Laddove il passaggio dalla telefonia via
cavo a quella mobile rappresenta solo
un aspetto, seppur fondamentale, di
questa rivoluzione epocale. Nei primi
anni Novanta fu Internet a sconvolgere
il mondo aprendo nuovi orizzonti; oggi
– a neanche 15 anni di distanza – è il web
2.0 a dettare legge con i suoi forum, blog,
social media e compagnia bella. Il fax e
la cartolina dal mare sono ormai preistoria, ma anche carta stampata e televisione cominciano a perdere colpi, e persino i rapporti personali non sono più
quelli di una volta. Oggi le emozioni
vengono spiattellate in tempo reale su
Facebook, e i documenti viaggiano solo
per posta elettronica. Sul telefonino arrivano mail, messaggi e news a tutto
spiano e il buon vecchio bar dove si
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scambiavano quattro chiacchiere è stato rimpiazzato dalla chat room.
Lo spauracchio dell'obsolescenza
Neanche il tempo di parlare del presente, ed è già passato. Sul web si legge sempre meno e si guarda sempre più. Le parole hanno lasciato il posto a foto e video,
e persino i grandi protagonisti degli ultimi anni stanno perdendo popolarità. Il
sito web del futuro non avrà nulla a che
fare con la brochure digitale di oggi, e
anche le e-mail sentono aria di prepensionamento. Ciò che fino a oggi ha accelerato e semplificato la comunicazione,
adesso appare come farraginoso e poco
produttivo. Alcune aziende hanno già
detto addio alla posta elettronica ripiegando sui social network.
Le povere mail poi sono addirittura
disprezzate da teenager e ventenni: sentite questa. Nel 2011, nell’ambito del
progetto pilota “A scuola con un touch”,
sono stati distribuiti in tuttol'Alto Adige
360 tablet ad altrettanti scolari. «Inizialmente abbiamo comunicato con i ragazzi tramite e-mail – racconta Patrick
Ohnewein del TIS innovation park »
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COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | Sempre connessi
che ha collaborato al progetto – ma ben
presto ci siamo accorti che non ci rispondeva nessuno, per il semplice motivo che nessuno leggeva le mail. Quando
abbiamo cominciato a comunicare tramite Facebook, allora sono arrivate le
risposte». Ciò non impedisce tuttavia
che anche il social network partorito da
Mark Zuckerberg abbia i suoi bei grattacapi: è vero che a fine 2013 Facebook ha
toccato il picco di 1,23 miliardi di utenti
attivi, ma è altrettanto vero che sempre
più fans giovanissimi stanno tagliando
la corda, perché la piazza virtuale è ormai affollatissima di genitori e nonni e
quindi non è più “cool” come una volta.
«L’unico denominatore comune della comunicazione odierna è che tutto
cambia in fretta», conferma il giornalista
bolzanino Luca Sticcotti, redattore del
portale altoatesino di informazione e social network “salto.bz”. «D’altronde stiamo parlando di un contesto che per sua
natura è molto dinamico». Ad accelerare
ulteriormente il settore della comunicazione ci si mette anche la tecnologia, che
a getto continuo sforna apparecchiature,
piattaforme e applicazioni sempre più
sofisticate che conquistano nuove fasce
di consumatori e offrono ulteriori opportunità. Per Sticcotti comunque l’aspetto
più rilevante è il cambiamento paradigmatico nella comunicazione, che da monologo a senso unico è diventata un dialogo paritetico.
Da off line che era, il pianeta Terra si
ritrova oggi ad essere on line 24 ore al
giorno. Solo che il rapporto tra mittente
e destinatario si è capovolto. «Fino ad
oggi i lettori, gli ascoltatori e gli spettatori erano bombardati incessantemente
dai media con informazioni e pubblicità,
e la loro unica controffensiva consisteva
in una lettera al giornale o una telefonata
ad una trasmissione tv», sostiene Luca
Sticcotti. Oggi invece l’apporto del pubblico alla discussione è decisamente più
attivo: «Prendiamo ad esempio la partecipazione di Arno Kompatscher alla trasmissione televisiva “Porta a porta”: salto.bz ci ha fatto un articolo e la comunità
ha subito reagito in massa. Poi è successo che i trentini si sono dimostrati più
arrabbiati degli altoatesini per l’attacco
all’autonomia, e allora la nostra redazione ha deciso di far cambiare direzione al
dibattito. Ad un certo punto qualcuno ha
parlato di “Belluno” e allora il tema della
discussione è cambiato di nuovo».
In casi come questi ad affascinare i
giornalisti è la dinamica della discussione ma anche il fatto che su Internet tutti
L a r i vo luz i o n e è mo b i l e
Presto ci saranno più smartphone che persone
A fine 2013 sul pianeta Terra vivevano 7,2 miliardi di persone, equamente distribuite tra centri urbani e periferia. Alla stessa data si
contavano 2,5 miliardi di persone dotate di connessione Internet e
ben 6,8 miliardi in possesso di un telefonino. Insomma la cosiddetta “penetrazione mobile” ha superato la soglia
del 90% dell’umanità, mentre la stragrande maggioranza dei cellulari acquistati di recente (85%) permette di navigare sul web. E poiché questi dati
tendono ad aumentare, gli analisti ipotizzano che
nel 2016 il numero degli smartphone toccherà
quota 10 miliardi, superando quindi la popolazione mondiale. Per certi versi impressionante anche
l’avanzata dei tablet: nel solo 2013 ne sono stati venduti oltre 220 milioni di pezzi.
Interessante anche l’utilizzo che viene fatto dei vari apparecchi: lo smartphone serve a restare connessi mentre si è in giro, il
tablet viene usato per scaricare informazioni a casa e sul posto di
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possono dire la propria, non solo i soliti
noti ma anche il pensionato, il giornalaio
o la studentessa della porta accanto. «Se
dici qualcosa di sensato e dimostri di essere competente, allora anche la tua voce
sarà ascoltata».
A caccia di stakeholder
Per essere là dove sono tutti, bisogna essere connessi, sintetizza Sticcotti. E le cifre gli danno ragione: sulla Terra si contano 2,5 miliardi di connessioni Internet e
due miliardi di persone che usano i social
media (vedere box). «Io stesso pubblico
sempre i miei articoli anche su Facebook,
e capita spesso che siano più letti e più
commentati di quanto non accada su
salto.bz». Da notare anche che il 40% di
tutti i follower si collega a questo portale
di informazione locale tramite smartphone: «I nostri articoli vengono letti la
mattina alla fermata dell’autobus, durante la pausa pranzo o la sera durante il rientro a casa». Ancora qualche dato significativo: tra New York e Pechino, Stoccolma e
Città del Capo si contano la bellezza di 6,8
miliardi di cellulari, l’85% dei quali è dotato di connessione Internet.
Ad ogni modo i cambiamenti nel
mondo della comunicazione non sono
un affare che riguarda solo le redazioni
dei giornali, ma stanno rivoluzionando
anche il settore delle pubbliche relazioni
e della pubblicità. Ancora oggi l’economia tende a comunicare più che altro il
proprio punto di vista, e solo di rado
prende in considerazione le richieste e i
suggerimenti di gruppi esterni. Si può
comunque notare una chiara tendenza
delle aziende ad avvicinarsi sempre più
ai loro stakeholder, con l’obiettivo finale
di poterli raggiungere in maniera diretta
e in qualsiasi momento. Per farcela è necessaria una nuova strategia che preveda
come massima priorità un rafforzamento della comunicazione on line, alla luce
del fatto che clienti, fornitori, creditori
ma anche moltiplicatori e decision maker
fanno uso quotidiano di sms, mail, social network e Google.
Ma anche l’immagine sta diventando
sempre più importante: le persone vogliono parlare con altre persone, sentire
le loro storie, ed ecco che imprenditori e
dipendenti si trasformano in testimonial diventando il volto stesso della propria azienda, una sorta di logo aggiuntivo. L’obiettivo è sempre quello: fidelizzare il cliente e accrescere la reputazione
del marchio.
E i contenuti? A questo punto è inevitabile che anche per loro sia giunta
l’ora di una revisione. Certo il tema dominante continua ad essere l’attività di
chi si fa pubblicità, ma si comincia sempre più a parlare di questioni socio-politiche, come risulta da un’indagine condotta presso le 500 aziende più grandi
della Germania. Va da sé che per farsi
vedere e ascoltare dal popolo del web è
fondamentale la qualità dei contenuti.
Oggi infatti il consumatore è di gran lunga più informato e ricettivo di quanto
non lo fosse 20 anni fa, ma al contempo
è diventato più impermeabile alla pubblicità. Tornando alle aziende, cresce
anche la voglia di essere più trasparenti
e corrette dal punto di vista etico. «Ragion di più – sottolinea l’esperto della
communicazione Harald Plieger – per
confezionare contenuti e pubblicità ancora migliori ed elaborare comunicati
stampa che contengano veramente notizie. E per tutto questo c’è bisogno di professionalità: facendo tutto da soli può
anche andare bene, ma richiede tempo
ed è rischioso».
Non bisogna infatti dimenticare che
Facebook e Twitter sono una manna fino
a quando gli utenti – fans o follower che
siano – non iniziano a bombardare l’azienda con commenti negativi. Il problema è che quando si scatena una rea- »
Social Media power
Il caso Winner Taco
Le petizioni sul web sono quasi sempre
contro qualcosa: gli ormoni nelle creme
della Nivea o i prodotti Nestlé nei mercati bio, i programmi di istruzione e i
body scanner. E capita pure che si lancino petizioni on line contro le petizioni on line, come nel caso del conduttore televisivo Markus Lanz. Non è mai
stato così facile protestare come oggi,
ma bisogna dire che il web può anche
essere utilizzato per scopi costruttivi
come insegna il caso Winner Taco.
Lo snack gelato dell’Algida fu lanciato
sul mercato italiano a fine anni ’90, ma
ben presto dovette fare largo all’agguerrita flotta dei Magnum. Bene: nel
2011 su Facebook qualcuno crea la pagina “Ridateci il Winner Taco” che ben
presto totalizza 95.000 sostenitori, i
quali a gennaio 2014 esultano quando
Algida (gruppo Unilever) annuncia il
ritorno dell'amato biscotto gelato. È
proprio il caso di dire che, nella vicenda del Winner, il vero Winner sia stato
Facebook. Ma anche Algida ha avuto il
suo bel tornaconto da questa vicenda.
lavoro oppure come schermo aggiuntivo per il televisore, e tutto
questo erode sempre più la supremazia dei classici pc.
Ma cosa ci fa tutta questa gente su Internet? L’83% dei navigatori utilizza i motori di ricerca, il 68% delle persone fa shopping e
il 62% usa il web per tenersi aggiornato su quanto accade nella
propria regione. Per quanto riguarda i social network, il numero degli utenti è arrivato a quota due miliardi; i posti dove vengono maggiormente utilizzati sono l’America del Nord (56%), la Germania (44%), il Brasile (43%) e Shanghai con il 48 per cento; fanalino
di coda la Russia con il 5% appena.
Le comunità virtuali sono frequentate prevalentemente da teenager e ventenni, ma sono in
crescita anche le fasce di età 30-49 anni e gli over
50. Gli argomenti più gettonati delle conversazioni
riguardano la sfera privata e l’intrattenimento, mentre in
Germania un utente su cinque frequenta la Community per tenersi informato sui fatti di cronaca.
Fonte: Indagine on line ARD/ZDF
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COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | Sempre connessi
S O C IA L ME D IA
Istruzioni per l’uso
Prima premessa: non è scritto da
nessuna parte che un’azienda debba essere presente su tutti i social
media. È invece auspicabile che
sappia quali sono le opportunità a
disposizione. Seconda premessa: il
mondo di Facebook, Twitter & Co.
è in continua evoluzione. Periodicamente nasce qualche altra nuova comunità virtuale e il numero
degli utenti è di conseguenza molto variabile. I dati in nostro possesso alla chiusura di questo magazine, ad esempio, magari tra
due mesi saranno già superati. Anche per questo tutte le informazioni che trovate in questa pagina
hanno l’unico scopo di offrire un
quadro indicativo della situazione.
FACEBOOK
Il più grande social network del
mondo continua a crescere, soprattutto grazie agli utilizzatori di
tecnologie mobili, ed a fine 2013
contava 1,23 miliardi di iscritti.
Solo le fasce di età più giovani
sembrano segnare il passo. Facebook è lo strumento ideale per
cercare di contattare nuova clientela, per fidelizzare il portafoglio
clienti o per promuovere prodotti.
Su Facebook è possibile creare account privati ma anche pagine
commerciali, che possono essere
linkate ai siti aziendali.
GOOGLE+
A due anni dalla nascita, il social
media di Google cresce ad una velocità persino superiore a Facebook. Gli ultimi dati parlano di 540
milioni di utenti attivi. Google+ è
al contempo un canale commerciale e di informazione, che si può utilizzare per scopi privati e lavorativi.
A differenza di Facebook però, su
Google+ non è necessario decidere
chi ammettere nella propria rete di
amici o meno: con il suo sistema di
cerchie, Google+ permette di ripartire i contatti in vari gruppi.
TWITTER
Nel web il tweet è l’equivalente di
un sms per un telefonino. Il portale dell’uccellino, giunto a quota
230 milioni di utenti attivi, è ideale per notizie flash, brevi commenti, annunci o cronache dal vivo di
eventi vari. La domanda è: cosa si
riesce a comunicare in 140 battute, la lunghezza massima consentita per un tweet? Risposta: molto,
perché i limiti imposti dal sistema
obbligano gli utenti ad essere concisi ed essenziali. I tweet, nei quali
è anche possibile linkare un sito
esterno, sono accessibili solo agli
utenti registrati.
WHATSAPP
Il programma di messaggistica
WhatsApp è attualmente utilizzato da 400 milioni di persone. Il
servizio mobile di chat permette
di inviare brevi messaggi, immagini e video.
LINKEDIN
Con oltre 200 milioni di utenti e
una media di due nuovi ingressi al
secondo, LinkedIn è il più grande
business network del mondo.
Quotata in borsa, la piattaforma
funge prevalentemente da strumento per allacciare e curare contatti di tipo professionale nonché
per il reclutamento di nuovi collaboratori. LinkedIn viene percepito
come il “network per adulti”.
XING
Xing è una piattaforma di relazioni
professionali che permette di cercare e offrire posti di lavoro, collaboratori e partner d’affari. Attualmente il network nato ad Amburgo conta oltre 13 milioni di contatti
nel mondo.
YOUTUBE
Ogni mese il portale YouTube viene
visitato da un miliardo di persone.
Sul sito è possibile caricare video,
spot e clip promozionali che grazie
al collegamento con altri network
vengono diffusi in maniera virale:
ogni utente che consiglia un video
a un amico, lo mette a disposizione
di tutti i suoi contatti.
INSTAGRAM
Secondo le ultime stime sono 200
milioni le persone che si avvalgono
dell’applicazione Instagram, che
permette di caricare e condividere
foto e brevi filmati. Si calcola che
giornalmente vengano caricate 55
milioni di immagini.
PINTEREST
Il social network Pinterest permette agli utenti registrati di caricare
foto e condividerle con altri iscritti. Il fatto di poter caricare anche
immagini a scopi commerciali, con
tanto di link ai negozi di shopping
on line, rende interessante per le
aziende questa piattaforma usata
da 70 milioni di persone.
SNAPCHAT
Snapchat è un servizio di messaggistica che distrugge messaggi, foto
e video alcuni secondi dopo essere
giunti a destinazione. Malgrado
questa caratteristica – o forse proprio grazie a essa – l’applicazione è
molto apprezzata, soprattutto tra i
giovani, e ogni giorno vengono inviati 150 milioni di scatti.
TUMBLR
Tumblr è una piattaforma di microblogging e social networking molto
usata dai giovani utenti del web
per pubblicare foto, testi e video.
I blog attualmente ospitati dalla
piattaforma sono circa 139 milioni.
Fonte: TIS innovation park
zione di massa, ancorché non rivolta ad
argomenti sostanziali, ad un certo punto
entrano in scena anche i “guastatori” e la
frittata è fatta. McDonalds e Deutsche
Bahn, Dell e Nestlé sono solo alcune delle vittime illustri di queste “Shitstorm”.
Un po’ di attenzione non guasta
L’utilizzo sempre più frequente dei social network da parte delle aziende è un
fenomeno globale. E in Alto Adige come
va? «Come altrove, anche da noi ci sono
alcune aziende che lavorano bene in
rete», informa Thomas Moriggl, presidente dei Giovani Imprenditori altoatesini. «Tante altre però si muovono con i
piedi di piombo perché hanno paura
delle critiche». Tutte comunque farebbero bene ad informarsi sui social media.
Perchè: «Piaccia o non piaccia, ormai fanno parte della vita quotidiana di un’azienda». Secondo Moriggl il problema non
sono i costi: «Proprio per le piccole ditte i
canali digitali rappresentano un ottimo
strumento per comunicare con i clienti e
accrescere la propria notorietà senza dover investire tanti soldi in pubblicità».
Il punto come sempre è che bisognerebbe sapere esattamente chi si vuole
raggiungere sul web e comportarsi di
conseguenza: «Gli utenti dei social network reagiscono immediatamente quando si accorgono che qualcuno è poco credibile». E poi ci vuole pazienza: «Per farsi
largo nel web bisogna parlare di cose
utili alla gente, e questo richiede tempo».
Nella propria azienda di famiglia, la Moriggl srl di Glorenza, è proprio Thomas
Moriggl ad occuparsi delle relazioni virtuali: «Siamo troppo grandi per non fare
nulla e troppo piccoli per pagare appositamente un dipendente, spiega il titolare
della ditta venostana. «Con la nostra presenza su varie piattaforme digitali vogliamo creare empatia. Non mostriamo prodotti e non facciamo pubblicità, ma parliamo delle persone che lavorano nella
nostra azienda o nell’indotto».
Tutte queste cose il comparto turistico le sa da lungo tempo. «Da anni ormai le nostre strutture ricettive si confrontano con le critiche su Internet»,
afferma Elmar Premstaller, responsabile IT dell’Unione Albergatori e Pubblici
esercenti (HGV) introducendo il »
COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | Sempre connessi
i l w e b e l a P r i va c y
Come tutelare la propria sfera privata
Quando qualche anno fa Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, annunciò urbi et orbi che l’epoca della sfera privata era
ormai agli sgoccioli, in tanti gridarono allo scandalo. Zuckerberg però era stato buon profeta: oggi basta farsi un
giro sui social network come Facebook, YouTube o
WhatsApp per farsi un’idea della sfrenata voglia di
mettersi in mostra da parte degli utenti. Sui profili
ormai i naviganti non si limitano a rivelare luogo di
residenza, cibi preferiti e preferenze sessuali, ma
raccontano dove vanno in ferie, a quali feste partecipano e chi incontrano.
Tutto quello insomma che riguarda la tutela dei
dati personali qui va a farsi benedire. Gli aspetti giuridici
che regolano il web sono estremamente complessi e diversi da nazione a nazione, e anche il problema è percepito in maniera differente: se gli europei tutto sommato tengono ancora alla privacy,
negli USA già dagli anni ’90 questo non rappresenta più un proble-
rapporto di amore-odio che lega alberghi e ristoranti ai siti di recensioni.
«Non è sempre facile affrontare la questione, specialmente quando ci si sente
attaccati ingiustamente». E però, malgrado le problematiche connesse, i portali di recensione rappresentano un’opportunità al pari dei social network: «È
indubbio – premette Premstaller – che
siano un importante strumento di fidelizzazione della clientela. A patto però
di usarli nel modo giusto. Ad ogni commento, positivo o negativo che sia, deve
essere sempre dato riscontro. Bisogna
essere obiettivi e soprattutto stare dietro alle notifiche».
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ma. E tuttavia proprio dagli States è partita una tendenza che si
sta propagando nel mondo: a dieci anni dalla nascita di Facebook,
sempre più persone stanno cominciando a pensare come tutelare
la loro vita privata. In particolare, l’accesso alle informazioni personali dovrebbe essere negato a chi intende usarle per scopi
commerciali.
“The Value of Online Privacy” (in italiano: Il valore
della privacy on line) è il titolo di uno studio della University of Colorado, secondo il quale cresce la richiesta di strumenti in grado di abbassare la tapparella a
sguardi indiscreti. I manager americani e giapponesi,
ad esempio, per comunicare utilizzano l’applicazione
Xabber Vip, una piattaforma molto discreta e persino
priva di pubblicità. Molto gettonata anche l’app Deleted me: con 129 dollari all’anno questo programma cancella tutte le tracce che lasciamo sul web. Chi invece vuole nascondere foto e video può scaricare gratis il sistema per Android
Gallery Lock, inserito dalla rivista Time tra le migliori 100 applicazioni del 2013. E chi vuole navigare in maniera anonima può utilizzare il motore di ricerca Duck Duck Go: era ora!
Lo stesso discorso vale per i social
network: «Anche qui notiamo che le
aziende si sforzano di fare qualcosa, ma
troppo spesso i loro tentativi naufragano
perché alla fine l’impiego di tempo risulta eccessivo». Morale: chi vuole crearsi
una pagina su un social network, è meglio che ci pensi bene prima di farlo, «anche perché sarebbe imbarazzante per
un’azienda ritrovarsi dopo tanti anni
con appena 30 amici su Facebook».
Anche Patrick Ohnewein del TIS innovation park è convinto che il futuro
della comunicazione on line sia appena
agli inizi. Basti pensare che sia Internet
of Things – il collegamento in rete non
solo dei computer ma anche di altri oggetti – che i cosiddetti Wearables, ossia le
tecnologie portatili come gli occhiali cibernetici Google Glass, non sono ancora
pronti per la grande massa. Eppure non
appartengono più alla fantascienza.
«Un requisito essenziale per l'evoluzione della comunicazione on line nella nostra provincia – afferma Thomas Moriggl
– è la presenza di una rete ad alte prestazioni. Noi a Glorenza siamo fortunati perché il Comune è molto attivo in tal senso».
Non tutte le aziende però hanno questa
fortuna. «Allo stato attuale – replica Karl
Manfredi, ad di Brennercom – tutto l’Alto Adige è servito da una rete a banda
larga che potrebbe anche bastare per i
“normali” scopi di comunicazione. Il
punto è che tutto è destinato ad aumentare». Eh già: sempre più foto e video,
sempre più commenti e utenti. «Bisogna
sapere che il maggiore produttore di fotocamere al mondo al momento è la
Samsung, e questo la dice lunga sul perché sul web circoli un numero incredibile di fotografie». E non è tutto: «In passato i meccanici ricevevano direttamente dalle fabbriche il manuale dei vari
modelli di auto, oggi invece devono andare a scaricarselo da Internet».
Lo stesso discorso vale per documenti e libri, film e brani musicali. Insomma,
conclude Manfredi, la rete com’è oggi è
troppo debole». La soluzione, sempre
secondo Manfredi, si chiama fibra ottica: «La capacità di trasmissione di queste linee è pazzesca». In Alto Adige 6 comuni sono già stati cablati e altri stanno
per aggiungersi. «La Provincia si è accollata i costi per portare la linea primaria
in tutti i comuni», che poi devono provvedere da sé ai collegamenti interni. 83
amministrazioni comunali su 116 hanno già provveduto a presentare il proprio Masterplan con gli interventi previsti, per i quali sono stati stanziati 50
milioni di euro. Insomma l’Alto Adige
non se ne sta con le mani in mano aspettando il futuro: «è solo una questione di
tempo», dice Manfredi, secondo il quale
nel giro di 5-10 anni ogni casa e ogni
azienda sarà collegata all’alta velocità.
Resta però da chiedersi se e come saranno cambiati i mezzi di comunicazione
nel frattempo.
>> CONSIGLI
Il futuro: Non c'è modo
di sfuggire ai nuovi media. E sarà sempre più
difficile recuperare il
terreno perduto.
Strategia: A chi voglio rivolgermi e cosa voglio
dirgli? Nell’epoca del
web 2.0 la comunicazione aziendale deve avere
ben chiari quali sono gli
obiettivi da raggiungere.
Qualità: Prima di cliccare
"mi piace" sulla pagina di
un'azienda, l'utente deve
riconoscerne la bontà dei
contenuti.
Dialogo: Troppo spesso i
social media vengono visti come vetrine pubblicitarie. E invece dovrebbero essere usati come
occasione di dialogo.
Etica: Per meritarsi autorevolezza e reputazione
è necessario mostrare
trasparenza e autenticità.
Professionalità: Domande
e commenti, critiche e
suggerimenti devono
sempre avere risposta.
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 1 5
COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | L'intervista
Staremo a vedere. Florian Drahorad, creativo altoatesino di caratura internazionale,
parla dell'importanza di una strategia chiara per i social media, del ruolo dello Storytelling digitale e del
futuro della comunicazione on line.
“I social media sono come una
giostra, che deve sempre girare
altrimenti perde d’interesse”
Florian Drahorad, executive creative director
chi è
Altoatesino di origine, Florian Drahorad è
un creativo con un grande bagaglio tecnologico. Nel corso della sua vita professionale ha lavorato per prestigiose agenzie
tedesche come Heye DDB, LeoBurnett,
Jung von Matt e Serviceplan, occupandosi
di brand come McDonald’s, MercedesBenz, Bitburger e Lego. Recentemente è
stato Executive Creative Director per il
fornitore di software e tecnologie RTT AG
per il quale ha messo in piedi l’agenzia interattiva INSTNT; al momento dirige il reparto di creatività digitale presso l’agenzia
Berger Baader Hermes di Monaco.
I social media sono i nuovi protagonisti
della comunicazione globale. Ma quanto
contano veramente per la comunicazione
d’impresa?
I social media dovrebbero sempre essere visti come una delle componenti
della comunicazione d’impresa, come
un canale complementare da usare a
ragion veduta. Ma tutto dipende dai
touch point che un’azienda ha con i
propri target: per chi opera nel B2B infatti non ha molto senso comunicare
con i propri consumatori finali tramite
i social media, che sono invece importanti per le aziende B2C. Un altro vantaggio dei social network è che aumentano la presenza di un’azienda nei motori di ricerca.
Una cosa che oggi funziona su Internet,
il giorno dopo potrebbe essere superata.
Come sono cambiate le strategie adottate finora dalle grandi marche?
All’inizio molti si accontentavano di
collezionare quantità industriali di “mi
piace” sul proprio profilo Facebook,
oggi le aziende che agiscono a livello
mondiale hanno dei manager dedicati
ai social media e anzi sono presenti sul
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web con i meccanismi tipici dei social
network. I casi di Ferrero (con la Nutella) e Coca Cola sono esemplari in tal
senso e fanno capire la portata di questo medium e la sua connessione con i
clienti finali: oggi infatti non si tratta
più di far conoscere un prodotto ma di
coinvolgere il consumatore. Questo
aumenta la fiducia e la credibilità del
marchio e si integra alla perfezione
nella comunicazione tradizionale.
Gli esperti continuano a dire di fare attenzione al corretto utilizzo dei nuovi canali
di comunicazione. Non tutti però si possono permettere un professionista: lei cosa
consiglia alle piccole e medie imprese?
Come prima cosa l’imprenditore deve
domandarsi cosa vuole ottenere entrando nei social network: voglio far conoscere i miei prodotti, il mio marchio?
Quale target di utenti voglio raggiungere? Perché può anche succedere che la
mia potenziale clientela non frequenti i
social media. E ancora: cosa voglio proporre ai miei fans? Voglio pubblicare
dei contenuti per farmi trovare meglio
dai motori di ricerca? Oppure voglio
mettere a disposizione un canale di ritorno e creare una piattaforma per lo
scambio clienti? Queste sono solo alcune delle ipotesi possibili, ciò che conta
è avere una strategia chiara, possibilmente facendosi aiutare da un professionista. Mettiamola così: meglio stampare un opuscolo in meno e sedersi un
paio d’ore al tavolo con un esperto.
Oggi senza conoscenze specifiche non
si va lontano, anche perché è un mondo
in frenetica evoluzione.
La comunicazione diventa sempre più
importante, i budget a disposizione però
si assottigliano. Come si esce da questa
situazione?
Ci siamo accorti che le aziende tendono sempre più a ridurre i loro investimenti offline ed a concentrarsi sui ca-
nali digitali, nell’intento di aumentare il raggio d’azione e di rivolgersi in
maniera più efficace al proprio target.
Gli imprenditori infatti hanno capito
che il dialogo diretto con i clienti, reali
e potenziali, fa bene al marchio, tanto
da coinvolgerli persino nel lancio di
nuovi prodotti.
I social media sono come una giostra,
che deve sempre girare, con la sua musica e i suoi colori. Se a un certo punto
si spengono le luci, finisce la magia e
l’attenzione del pubblico si sposta velocemente su un’altra attrazione del
luna park. Una cosa deve essere chiara:
utilizzare in maniera proficua i social
network richiede tempo e denaro, per
cui o si fanno le cose per bene oppure
è meglio lasciar perdere.
Quanto contano i filmati e le storie nella comunicazione d’impresa? E quanto
è importante l’autenticità di questi
format?
Si fa presto a dire “Content is King”,
ma la verità è che solo un buon Content
può diventare King. Certo lo Storytelling è importante, perché è divertente,
rimane in testa ed è riconoscibile. Ma
non scopriamo nulla di nuovo, basti
pensare ai libri illustrati per bambini.
Ciò non toglie che un autore di successo come Otfried Preußler sia ancora
oggi Otfried Preußler, e questo vale anche per le marche: una marca deve essere fedele a se stessa, se vuole essere
credibile. La campagna “Supergeil” che
sta portando avanti Edeka, ad esempio,
mostra fino a che punto ci si può spingere con una clip pubblicitaria senza
che la presenza del marchio risulti invadente.
Come reagiscono i consumatori di fronte
a queste nuove opportunità?
Al primo impatto il consumatore tende a mantenere una certa prudenza.
Poi però, spinto dalla curiosità, cerca
di saperne di più sulle nuove offerte o
iniziative. Ecco allora che diventa fondamentale, soprattutto nel mondo dei
social media, essere i primi a scoprire
qualcosa ed a condividerlo con gli amici del web. Le pagine social di prodotti
o marche vengono visitate spesso e volentieri dagli utenti, che così possono
comunicare direttamente – nel bene e
nel male – con le aziende. Queste ultime a loro volta, se vogliono essere credibili, devono ascoltare e prendere sul
serio quanto dicono i loro clienti o
fans. Anche perché così fanno una ricerca di mercato diretta e per di più a
costo zero.
Un'ultima domanda: se dovesse stilare
una classifica della social communication, quali sono a suo avviso i player più
forti oggi e quali saranno ancora vivi tra
10 anni?
Fino a quando i grandi player come Facebook e Google fagociteranno le piccole
imprese che hanno buone idee, come
sta accadendo oggi, le loro quote di mercato saranno sempre più grandi. E d'altronde il prezzo assurdo pagato per
WhatsApp ci dimostra quale sia il valore e l’attenzione che i nuovi canali possono raggiungere. Appena 10 anni fa
non avremmo mai immaginato che potessero esistere realtà come Instagram,
Pinterest e Snapchat. Il settore si sta
sempre più frammentando in nicchie
e gruppi di interesse particolare, e vorrei segnalare un’altra tendenza in corso: tra dieci anni la maggior parte delle
nostre informazioni saranno consumate e condivise tramite tablet, smartphone e wearable devices. Tutte queste apparecchiature saranno adeguate
alle nostre esigenze e cambieranno anche il nostro modo di comunicare.
D’altronde già oggi i nostri cani e gatti
viaggiano con un chip sotto la pelle.
Sono proprio curioso di vedere cosa
(MDP)
succederà.
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COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | Imprenditori e web
L’importante è esserci. I social media sono gli indiscussi protagonisti
dell’attuale discussione sulla “comunicazione”. Ma che vantaggio può avere un’azienda ad essere
presente su blog, forum e network sociali? “M” lo ha chiesto agli imprenditori stessi.
La Rabanser Tuning di Barbiano
comunica attraverso immagini forti.
Il wine blogger
Sito aziendale, blog, pagina Facebook:
per comunicare con clienti, amanti del
vino e amici, il vignaiolo di Magré Armin
Kobler non si fa mancare nulla. Con appena due ettari di vigne e una produzione annua di 15.000 bottiglie, Kobler è
solo una piccola realtà della viticoltura
altoatesina: un motivo in più per cercare
di farsi notare sul mercato vinicolo. «Ho
cominciato con il sito web – racconta
l’agricoltore 49enne – che però mi è
sembrato subito troppo statico, anche
perché a me piace sempre cercare
cose nuove».
E così Kobler prima si è fatto
la pagina Facebook e poi ha
messo in piedi un proprio blog,
sul quale tiene una sorta di diario a beneficio di clienti e appassionati. «Ci scrivo una volta a settimana»,
informa Kobler, che sul blog pubblica
informazioni tecniche ma anche esperienze personali e curiosità. E a quanto
pare il popolo del web gradisce:
«Mi capita spesso di incontrare
gente che non mi conosce di
persona ma solo attraverso il
blog», dice Kobler, fiero anche
del fatto che i suoi articoli diventano oggetto di discussione esterna al sito. «Ed è per questo che il blog è
bilingue, per consentire a tutti di capire
e di discutere».
Pensate che Kobler si prende anche
la briga di tradurre i commenti degli
utenti prima di pubblicarli, perché ritiene che le cose scritte sui blog siano destinate a rimanere nel tempo «mentre su
Facebook pubblico le notizie più “effimere”». Sito web, Facebook, blog: Kobler fa tutto da solo, smanettando su
Internet un’ora buona al giorno. Nel
2013 il diario digitale di Kobler è stato
visitato da una media di 1.500 persone
al mese: «Non male per un'azienda piccola come la mia», commenta soddisfatto. Anche il tempo medio di permanenza degli utenti sul sito – otto minuti – è
da ritenersi buono. «I miei colleghi più
famosi possono permettersi di fare a
meno di questi canali di comunicazione.
Io invece ho cominciato a fare vino nel
2006 e ho conosciuto solo gli anni della
crisi economica».
Sulle ali del web
«Quando decidiamo di pubblicare su Facebook un’offerta “last minute” per uno
dei nostri voli, nel giro di mezz’ora al
massimo l’abbiamo già venduta», dice
Helmuth Zingerle, socio e capo pilota
della Airway Helicopters di Lasa. L’azienda venostana organizza transfer di
lavoro e aeroportuali ma anche voli turistici sopra le montagne dell’Alto Adige
con decolli da Lasa, Merano e Terento.
Il vignaiolo Armin Kobler è una piccola realtà
economica ma grande frequentatore del web.
1 8 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
In estate il servizio è utilizzato prevalentemente dai turisti, mentre
negli altri periodi dell’anno
sono gli altoatesini i migliori
clienti. Dal 2009 Airway Helicopters è presente su Facebook con una pagina zeppa
di foto spettacolari e di
commenti entusiastici dei
passeggeri. Il popolare social network peraltro non
funge solo da canale di
comunicazione, ma anche
da biglietteria: «Oggi – fa sapere
Zingerle – il 15% dei nostri clienti prenota il volo tramite Facebook», e si tratta perlopiù di giovani altoatesini. Ad
ogni modo la pagina Facebook e il sistema di prenotazioni sono gestiti da
un’agenzia esterna, in
quanto – conclude Zingerle – «per noi sarebbe troppo
impegnativo».
I flippati per l’auto
Maschio, di età compresa tra 16 e 50
anni, appassionato di motori: ecco il
profilo medio del cliente della Rabanser Tuning. «E sono proprio queste le
persone che contattiamo tramite Facebook», dice Martin Rabanser che assieme al fratello Georg gestisce l’azienda
familiare con sede a Barbiano. La
ditta della Val d’Isarco ha tutto
quello che fa impazzire gli
amanti delle quattro ruote: accessori sportivi e allestimenti
personalizzati ma anche l’eco
tuning, ovvero l’ottimizzazione
delle prestazioni del motore per risparmiare carburante.
«La gente che s’interessa a questo
mondo vuole vedere quello che facciamo e quello che possiamo fare», dice
Rabanser. Gli appassionati del genere
cercano soprattutto foto, e i social media sono il canale giusto per diffonderle.
«Pubblichiamo sia le immagini scattate da noi stessi nella nostra officina ma
anche quelle dei nostri fornitori, che di
solito sono foto realizzate appositamente in studi professionali».
La presenza su Facebook, spiega il giovane imprenditore (32 anni), mira a
generare condivisioni, creare fiducia
nel marchio e accattivarsi le simpatie
degli utenti. Paura di incappare
in qualche critica on line? Nessuna: «In realtà accade proprio
il contrario, tanto che dei nostri 5.000 amici su Facebook
tanti non sono clienti e neanche
potenziali clienti. Molti ci seguono
semplicemente perché si interessano
di macchine e apprezzano quello che
facciamo. E siamo certi che queste
persone ci consiglierebbero a un
amico, anche se non ci conoscono di persona». La pagina
Facebook è gestita in prima
persona dai due fratelli di Barbiano, che proprio per il loro concetto di social media nel 2013 sono
stati premiati con lo Smart Social Media Crystal.
Un portale, tre vantaggi
«La nostra “looptown” è un mix di social network e sito di informazione»,
spiega Johannes Troger, che a maggio
2013 assieme
ad Hannes Staffler
ha fondato la Looptec
New Media con sede a Lana.
«Ai primi di ottobre dello scorso
anno abbiamo messo on line il portale
“looptown.com”», che con oltre 33.000
registrazioni contiene quasi tutte le
aziende dell’Alto Adige, «ognuna delle
quali ha già un profilo gratuito sul nostro sito». Un’azienda comincia a pagare solo quando vuole mettersi in evidenza oppure segnalare eventi, offerte
e news.
«La nostra iniziativa – precisa Troger – ha anche una componente
sociale, perché su “looptpwn” i
consumatori possono scambiarsi opinioni e condividere le
loro esperienze con le aziende».
Va da sé che per mantenere alto il
livello del portale è necessario attenersi a delle regole di comportamento
ben definite: Abbiamo lavorato parecchio alle condizioni di utilizzo e di comportamento, proprio per difendere le
aziende da attacchi fini a sé stessi».
Johannes Troger individua poi un
terzo aspetto interessante nel suo progetto: «Chi scarica la nostra applicazione per smartphone o tablet può avere
informazioni su offerte, eventi e novità
che riguardano il posto in cui si trova».
Secondo Troger il consumatore è saturo perché viene sommerso da valanghe
di pubblicità fastidiosa e inutile: «Noi
invece forniamo solo quelle informazioni che possono essere utili nell’im(MDP)
mediato».
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 1 9
COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | Storytelling
Non chiamatela pubblicità. Il suo nome
è Storytelling e serve non solo a vendere meglio un prodotto, ma anche
a migliorare l’immagine di un’azienda o di un marchio. Perché una bella storia
è più emozionante di una pubblicità e si fa ricordare più a lungo.
Avete presente Barilla? Per anni ha
puntato su famiglie felici e natura incontaminata per vendere i prodotti del
leggendario Mulino Bianco. Nel 2012
all’improvviso è cambiato tutto: padre,
madre e figli sono scomparsi dagli spot
per fare spazio a Antonio Banderas. Il
fascinoso attore argentino peraltro non
deve neanche convincere la platea a
comprare biscotti, brioche e fette biscottate, ma diventa il protagonista di
una sorta di comedy a puntate che va
avanti ormai da un anno e mezzo. La
storia ha tutti gli ingredienti per fare
breccia nel telespettatore medio: animali che parlano, bambini furbetti, leggiadre contadinelle che ballano a piedi
scalzi sul fieno, un vecchio mulino grande come un castello e naturalmente lui,
il mugnaio Antonio, che ogni giorno ne
inventa una nuova.
Addio gretta pubblicità, una bella storia è molto più efficace. Barilla peraltro
non ha inventato nulla: da anni infatti
Coca Cola e Red Bull, Apple e Nivea, solo
per fare qualche nome, usano a piene
mani lo Storytelling per comunicare e
fare réclame e i risultati danno loro ragione. Se prodotti e marche si possono anche confondere nella mente del consumatore, un racconto non passa inosservato. «Le storie sono l’archetipo della
comunicazione umana», afferma l’esperto in comunicazione berlinese Dieter
Herbst. «I racconti stimolano tutti e cinque i sensi, rendono reale il fantastico,
scatenano emozioni e rimangono più a
lungo impresse nella memoria». Le informazioni veicolate attraverso un racconto
arrivano prima e sono più convincenti di
un elenco di dati e fatti. Grazie alla ricerca oggi sappiamo che il cervello umano
«ragiona in termini di persone, immagini,
azioni e posti, per cui – riassume Herbst
– lo Storytelling è la forma di comunicazione che va più direttamente al cervello».
2 0 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
chi è
Dieter Georg Herbst
Dieter Georg Herbst,
consulente aziendale di Berlino, è ritenuto uno dei maggiori esperti di
Storytelling.
Professore onorario
di Management strategico della comunicazione e Gastprofessor all’Università delle Arti di Berlino, Herbst è anche
Gastprofessor all’Università Jiao Tong
di Shanghai e docente di Management
della comunicazione e social media
all’Università di St. Gallen. Herbst ha
all’attivo 16 libri su marketing e comunicazione d’impresa.
Contatto: www.source1.de
Da brand a friend
Ma in quali contesti conviene fare uso
dello Storytelling? Nella pubblicità di
prodotto questo format è utilizzato da
tantissimo tempo, ma anche le aziende
ed i marchi ne fanno largo uso. Dieter
Herbst cita come esempio la pubblicità
della Marlboro: al solo sentire il nome
della marca, si crea nella mente del consumatore un’immagine ben definita.
Talmente precisa che si potrebbe persino descrivere la falda del cappello del
leggendario cowboy.
«Le storie fatte bene si radicano nella
memoria inconscia e basta poco per riportarle in superficie». Gli ingredienti
principali di un racconto sono la trama,
lo sfondo e naturalmente i protagonisti.
«Al centro dello Storytelling – spiega
Herbst – ci sono sempre le persone, che
possono essere i capi ma anche i collaboratori, i clienti o i fornitori o i semplici
fans di quella marca». Importante: una
storia, per quanto bella, non deve essere
prolissa: «Spesso la sua essenza, il plot, si
riassume in una sola frase».
La credibilità innanzitutto
Malgrado la discussione su questa tematica preveda sempre la citazione di
marchi famosi a livello mondiale, ciò
non toglie che lo Storytelling sia adatto
anche a realtà di piccola e media caratura. «Ogni azienda ha una storia da raccontare», fa notare Dieter Herbst. E le
storie possono riguardare la vita aziendale ma anche progetti e prodotti, knowhow e network, dipendenti e fatti particolari. «Anche un problema può servire
a rendere interessante una storia, nel
momento in cui l’imprenditore mostra
come è riuscito a risolverlo superando
man mano gli ostacoli che ha trovato sul
suo cammino».
Ogni sforzo creativo però deve essere
accompagnato da un’aura di credibilità.
«Questo vuol dire – ammonisce l’esperto
– che se nella pubblicità classica le trame
possono essere inventate, quando si parla di aziende invece i fatti devono essere
reali e devono corrispondere all’effettiva
brand experience del consumatore. Anche perché in ballo c’è la fiducia di collaboratori, clienti, partner commerciali,
giornalisti, politici e altri importanti
gruppi di riferimento».
Il fatto poi che lo Storytelling sia stato finora utilizzato con il contagocce
nella comunicazione, secondo Herbst
dipende dall’atteggiamento sbagliato
di molti imprenditori, che «non solo sottovalutano l’efficacia di storie e immagini, ma sono anche convinti che a contare siano solamente i fatti». Fatti che
certamente sono importanti anche nello Storytelling, «dove però vengono rivestiti di una forma narrativa che permette loro di essere associati a delle emozio(MDP)
ni forti».
t re m o d i d i d i re s t o r y t e l l i n g
Un fenomeno in grande espansione
Lo Storytelling è da tempo uno strumento ampiamente diffuso nel settore pubblicitario, che grazie allo sviluppo delle
tecnologie digitali offre una gamma infinita di applicazioni. Solo per citare alcuni
esempi:
Digital Storytelling: con questa locuzione s’intendono le produzioni audio-visive
realizzate con il supporto di tecnologie
multimediali. Il grande vantaggio consiste
nella possibilità di interagire con esse e di
metterle in rete. Le storie possono coinvolgere i clienti stessi ma anche essere
raccontate sul web attraverso canali collegati tra di loro come i social media. Sulla
piattaforma YouTube, nella sezione Playlist
Digital Storytelling, è possibile farsi un’idea
del fenomeno.
Visual Storytelling: le storie raccontate
attraverso immagini sono sempre più utilizzate per veicolare marchi o prodotti,
anche e soprattutto attraverso grandi
piattaforme di condivisione come Pinterest o Instagram. Un esempio famoso: la
storia della rivista "Time" raccontata attraverso le sue copertine.
Social Media Storytelling: la timeline di
Facebook è stata concepita per mostrare,
e tramandare nel tempo, la vita di una
persona così come la storia di una marca.
La pagina Facebook della grande industria dolciaria Ferrero è esemplare in tal
senso. Ormai le marche sono diventate
compagne di viaggio fisse dei naviganti
del web, accompagnandoli dalla loro nascita fino alla stretta attualità.
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COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | Progetto Alto Adige
Le storie come cavallo di Troia del marchio.
Per promuovere le tematiche del futuro, la nuova strategia di comunicazione dell’Alto Adige punta
su Storytelling e perifrasi. Il nuovo progetto multimediale di SMG prevede una Landing page dove
gli utenti del web troveranno video, racconti illustrati e immagini.
Stanley Hainsworth, leggentante che i contenuti siano di
dario creative director per Nike e
spessore. Il formato è un aspetStarbucks, non ha dubbi: per
to secondario, laddove una stoavere successo, un prodotto deve
ria può essere raccontata in poavere alle spalle una storia. Una
che o tante parole. Ciò che conta
storia che permetta di creare tutè che arrivi a toccare le corde
to un mondo di emozioni: «I desemotive di chi legge o ascolta,
cribe it as experience first and
tenendo poi presente le diverse
product second, because no one
situazioni in cui il consumatore
is going to pick up your product
si può trovare: sdraiato con l’iand try it if they don't want to buy
Pad in mano sul divano di casa
into the experience».
oppure mentre aspetta l’autoMa come si fa a provare delle
bus navigando su Facebook con
“esperienze” prima ancora di ave- Il sito si fa notare per le immagini e per le tematiche trattate.
lo smartphone di ultima generare il prodotto in mano? Ecco, è
zione… C’è anche da dire che in
proprio qui che entrano in gioco, secon- Spot addio, c'è lo Storytelling
futuro le storie saranno sempre più narLe nuove strategie pubblicitarie nasco- rate con immagini piuttosto che con
do Hainsworth, la pubblicità, la giusta
no dalla constatazione che il vecchio
esposizione nel punto vendita, l’attività
parole. L’arma vincente, sia che parliamodo di fare réclame, soprattutto sui
sul web, in buona sostanza tutto quello
mo di un filmato da 10 minuti o di un
che ha a che fare con il marchio. Per tra- media digitali, ormai non ha più effetto, trailer da 20 secondi, sarà sempre l’imtanto che le aziende fanno sempre più
smettere queste emozioni in maniera
magine in movimento.
tale da farle interiorizzare al cliente, ne- uso di contenuti redazionali per cercare
Lo Storytelling Alto Adige
di raggiungere il consumatore. Siamo
gli ultimi anni il marketing ha scoperto
lo Storytelling, ovvero l’arte di raccon- quindi arrivati al capolinea della pubbli- L’obiettivo dell’Alto Adige è diventare IL
posto d’Europa più desiderato per vivercità tradizionale? Di certo c’è che uno
tare le storie.
ci. Un obiettivo ambizioso, che per avere
Anche Alto Adige Marketing ha ela- Storytelling non potrà sostituire uno
qualche chance di essere raggiunto deve
borato per il 2014 un concetto trasversa- spot da 30 secondi con un filmato fatto
assolutamente ricorrere a tematiche
durare mezzora giusto per spacciarlo
le di Storytelling. Perché trasversale?
nuove, proiettate nel futuro, da integrare
come un servizio giornalistico. Matthias
Perché le storie – autentiche e raccontate
a quelle tradizionali come il paesaggio e
dalle stesse persone che abitano il terri- Storath, direttore creativo di Ogilvy &
i prodotti tipici. Negli ultimi anni l’Alto
torio – vengono veicolate attraverso di- Mather di Francoforte, è molto chiaro al
riguardo: “Per parlare di Content Mar- Adige ha acquisito competenze imporversi canali, da Internet alle classiche
tanti in alcuni specifici settori come l’eforme di PR passando dalla pubblicità. keting efficace, il testo redazionale non
nergia e il rapporto con l’ambiente, l’ardeve solo essere lungo ma deve essere in
Obiettivo dichiarato: conquistare nuove
grado di interessare il lettore. Se ci rie- chitettura e la cultura quotidiana, la filiefette di clientela sui mercati consolidati
ra corta e tutto ciò che riguarda la
sce, chapeau! La realtà però ci dice che
di Germania, Svizzera, Austria e Italia
montagna. Tutti argomenti in grado di
tramite nuove tematiche. Oggi non ba- spesso le informazioni più rilevanti per
interessare un cittadino di Amburgo
l’azienda vengono annegate in un mare
sta più far vedere e parlare di splendide
come un abitante di Roma, perché riferimontagne, ottima cucina, alberghi ul- di parole. Questo succede perché chi ha
ti a megatrend sociali a diffusione globatramoderni e sciatori felici. Anche le lo- scritto il testo ha pensato più al formato
le. E lo strumento per rendere queste
che non ai contenuti».
calità turistiche devono narrare storie di
tematiche ancora più appetibili è lo
Insomma non bisogna fidarsi del
vita vissuta, se vogliono essere allettanti.
Storytelling basato su racconti di donne
E chi, meglio dell’Alto Adige, ha così tan- dogma secondo il quale lo Storytelling
deve essere lungo: è molto più impor- e uomini dell’Alto Adige. Questa scelta di
te cose interessanti da raccontare?
2 2 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
comunicazione nasce con l’intento di
venti che “l’Alto Adige è tradizione e modare maggiore visibilità a quelli che sa- dernità”, ma mostriamo una giovane
ranno i cavalli di battaglia del futuro, che
musicista che prima improvvisa jazz con
dovrebbero fare dell’Alto Adige un terri- i suoi compagni di corso e poi sfila per
torio sempre al passo – se non proprio
Merano con la banda musicale. Stiamo
all’avanguardia – con i tempi.
insomma utilizzando a piene mani lo
A raccontare le storie non sarà un
strumento della perifrasi: non scriviamo
Alto Adige “virtuale”, ma persone in car- “Era altissimo”, bensì “Era così alto che
ne e ossa “come io e te” che di fatto di- sbatteva con la testa sullo stipite”. Le alventano parte integrante del brand Alto
legorie, alla stregua di un moderno caAdige. Così facendo creiamo un confron- vallo di Troia, servono per far entrare i
to con il marchio, che risulterà meno ef- messaggi nella testa delle persone, perfimero e penetrante ma più intenso e
mettono di afferrare i contenuti senza
credibile. Noi non diciamo: “L’Alto Adi- necessariamente capire ogni parola.
ge ha gli arrampicatori più bravi del
Funziona così con i bambini ma anche
mondo”, semplicemente mostriamo Si- con gli adulti, che già leggono i giornali
mon Gietl mentre affronta una parete a
di sfuggita, figuriamoci la pubblicità.
strapiombo e raccontiamo la sua storia
di giovane falegname che decide di di- Un sito, tante emozioni
ventare uno sportivo estremo abbando- Il progetto di Storytelling prevede la
nando il lavoro per seguire la sua voca- pubblicazione dei contenuti su una Landing page che inizialmente sarà lanci- »
zione. E non urliamo neanche ai quattro
Il sito si avvale di diverse forme narrative digitali per raccontare l’Alto Adige.
i dati essen z i a l i
del l a La nd i n g pag e
Temi del 2014:
I principali temi trattati nel 2014 saranno “Tradition reloaded”, “Voglia di
innovare”, “Senza confini” e “Scelte di
vita”.
Dominio:
in italiano l’indirizzo della Landing
page sarà www.storiedavivere.it e si
potrà raggiungere anche tramite il link
www.suedtirol.info/storiedavivere.
La versione tedesca:
www.wasunsbewegt.com oppure
www.suedtirol.info/wasunsbewegt.com
On line dal:
1° marzo 2014
Caratteristiche particolari:
risponde alle esigenze di Web design
& Social Media.
Dati tecnici:
HTML 5
Punti di forza del sito:
i video e la combinazione tra testi
redazionali e racconti di vita vissuta
(User Experience)
Lingue disponibili:
tedesco/italiano/dall’estate 2014
anche inglese
(PO)
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 2 3
COPERTIN A : LA COMUNIC A Z IONE | Progetto Alto Adige
Come si arriva alla
Landing page
Il traffico, inteso come accessi al sito,
viene promosso tramite vari canali
(sia on line che offline) e strumenti
pubblicitari (banner o brevi spot pubblicitari su Internet). I contenuti della
Landing page, come i filmati, possono
essere integrati direttamente in altri
siti web (p.es. spiegel.tv). Oltre ai canali
a pagamento su web e carta stampata,
i messaggi pubblicitari possono essere
veicolati su YouTube e Facebook. Nella
strategia di distribuzione un’importanza particolare la rivestono i social
network (Facebook & co.) ed i mezzi
propri di cui dispone SMG, co-me ad
esempio la Newsletter. La diffusione
del sito sarà altresì favorita da operazioni di co-branding ed eventi mediatici con giornalisti e blogger.
ata solo sui mercati più consolidati, ovvero Germania, Italia, Svizzera e Austria.
Le forme di comunicazione prevedono
filmati e foto di grande impatto, interviste e brevi ritratti, reportages e commenti, elaborazione grafiche e link ai social
media.
L’elemento centrale della Landing
page è il settore delle cosiddette “estensioni”: l’utente viene accolto dal sito con
offerte o idee e con suggerimenti per acquisirle o metterle in atto. Dopodiché
può conservare i “suoi” temi preferiti in
un’area personalizzata, dove potrà anche
acquistare prodotti oppure – con un pizzico di bravura e fortuna – vincere uno
dei premi messi a disposizione come ad
esempio uno stage presso un orticoltore.
Cosa si aspetta l’Alto Adige da tutto
questo? L’obiettivo è di attirare l’attenzione di quelle fasce di clientela che, per
vari motivi, ritengono ancora oggi la nostra provincia poco interessante. E lo
facciamo parlando di posti in cui la gen-
te può trovare tutte quelle cose perse per
colpa del ritmo di vita frenetico, ma non
solo: l’interesse delle nostre tematiche
va infatti ben oltre i confini della nostra
regione. Il difficile in tutto questo è riuscire a toccare le corde emotive delle persone, un risultato possibile solamente
raccontando storie vicine alla vita e ai
valori di chi ascolta e, soprattutto, accompagnandole con immagini di grande impatto emotivo.
Gli esperti pubblicitari, come Klaus
Brandmeyer dell’omonima agenzia di
consulenza del marchio, non si stancano
di ripetere che un prodotto deve esaltare i
propri punti di forza reali. Nell’immaginario del cliente il marchio non è che il
risultato di tutto ciò che l’azienda fa quotidianamente. Con riferimento alla destinazione Alto Adige si potrebbe quindi
dire: dimostrateci che il motto “Alto Adige
da vivere” non è fine a sé stesso, raccontandoci storie di gente comune che siano
in grado di regalarci emozioni vere. (MB)
I tempi sono maturi
per la Smart Tv
Video on demand, marketing turistico e territoriale: la Smart
Tv offre svariate opportunità ed è uno strumento sempre più
diffuso che anche l’Alto Adige dovrà tenere in considerazione.
S
Per creare storie interessanti c'è bisogno di intuito e di ricerca.
2 4 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
mart: ecco la parolina magica
che dovrà caratterizzare la televisione del futuro, se l’ex tubo
catodico vorrà rimanere al passo con le esigenze dei telespettatori di
domani. Per l’imprenditoria altoatesina
si tratta di un nuovo mercato da conquistare mentre per il marketing turistico e
territoriale rappresenta un nuovo canale di comunicazione che consente di
raggiungere la gente nella tranquillità
dei focolari domestici.
A fine 2012 nella sola Germania risultavano venduti circa 10 milioni di
apparecchiature elettroniche inserite
nella cosiddetta categoria Smart Tv, che
oltre ai normali programmi televisivi
consentono di navigare sul web, telefonare con Skype, utilizzare applicazioni
e ovviamente guardarsi in streaming
film “on demand” noleggiati nelle videoteche on line. Insomma oggi non si
tratta più di guardare passivamente
quello che la tv ci offre, ma siamo noi a
scegliere cosa vogliamo vedere. Questa
grande opportunità rispetto al passato
fa sì che sempre più persone acquistino
apparecchi televisivi in grado di connettersi a Internet.
Streaming: sembra facile...
... invece in Alto Adige guardare un film
in streaming alla tv non è così semplice,
almeno per la popolazione di lingua tedesca. In Italia infatti le videoteche on
line non hanno in catalogo film in lingua tedesca, e pertanto se un altoatesino volesse guardarsi un film nella lingua
di Goethe, dovrebbe acquistare in Germania o Austria un set-top box come ad
esempio quello fornito da Apple Tv. Ma
non è tutto: anche guardare un film on
demand in lingua originale con i sottotitoli può rivelarsi un’impresa titanica,
per colpa della marea di normative legate al copyright. Su Internet insomma
comandano ancora le frontiere linguistiche e burocratiche.
La Smart Tv come business
Il matrimonio tra televisione e Internet
ha creato nuove nicchie imprenditori- »
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 2 5
COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | L a Smart Tv
Il futuro: Internet, tv, musica e computer con un unico telecomando.
2 6 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
ali in cui si stanno muovendo bene anche
le aziende altoatesine. A Frangarto per
esempio è nata la “Peer internet solutions”, che sull’onda della Smart Tv e con
il nome di “Peer.tv” si è specializzata nella produzione di video destinati a promuovere l’immagine turistica dell’Alto
Adige. «Lavoriamo in questo settore da
quasi 4 anni», racconta l’ad Christian
Peer. «La cosa nuova e interessante della
Smart Tv è che permette di raggiungere
tramite Internet la gente in una situazione che fino ad oggi era riservata alla televisione, ovvero nell’atmosfera rilassata
del proprio tinello, comodamente sdraiati sul divano. E questo è un vantaggio
formidabile».
Nel corso della sua relativamente
breve esistenza, l’impresa di Frangarto
ha già effettuato investimenti a 6 zeri
nella produzione di materiale video e
nello sviluppo della piattaforma “Peer.
tv”. I filmati sono realizzati da un team
di 4 professionisti, i quali hanno anche
prodotto un’applicazione che consente
di accedere ai video tramite la Smart Tv.
Sul portale della “Peer internet solutions” sono caricati attualmente più di
100 video relativi a comprensori sciistici,
centri urbani, vallate e personaggi legati
al territorio. Tutti i filmati sono disponibili in italiano, tedesco e inglese e possono essere visualizzati in tv tramite un
dispositivo prodotto dalla Samsung.
L’applicazione Peer.tv è stata sviluppata partendo dal free software, e come
(quasi) sempre in questi casi, quando si
parla di software libero in Alto Adige, di
mezzo c’è il Centro Free Software &
Open Technologies del TIS. «L’azienda
di Frangarto è stata molto coraggiosa a
puntare sulla Smart Tv, perché in questo settore ci sono ancora alcune problematiche da risolvere», afferma Patrick Ohnewein, manager del Centro
Free Software & Open Technologies del
TIS. Da una parte diversi studi hanno
dimostrato che la gente ha un atteggiamento passivo quando si trova davanti
alla televisione, e non si mette volentieri in cerca di contenuti o programmi
particolari. Inoltre troppi telecomandi
per la Smart Tv sono ancora così complicati da far passare la voglia di navigare in Internet tramite il televisore. Insomma la strada da percorrere per convincere la gente a prenotare una vacanza
in Alto Adige attraverso la tv è lunga,
anche perché la maggior parte dei fruitori di Smart Tv è inesperta e fa già fatica
a trovare i contenuti.
Christian Peer conosce queste problematiche e le affronta con soluzioni
tecnologiche. «Da una parte è importante che l’applicativo sia utilizzabile
nella maniera più semplice possibile.
Spesso infatti si preferisce “subire” il
palinsesto televisivo piuttosto che fare
ricerche complesse o cominciare a navigare sul web. E poi dovremmo riuscire
a far dialogare in maniera intelligente
tablet e smartphone con la Smart Tv traNel 2017 due terzi delle apparecchiature televisive saranno Smart Tv.
mite l’applicazione», afferma Peer. Solo
così si potrebbe scuotere lo spettatore
Neanche il fondo provinciale per la cinead applicazione per Smart Tv, malgrado
passivo inducendolo a prenotare una
matografia peraltro si è ancora interesquesto magazine digitale fino ad oggi
vacanza in Alto Adige, tramutando di
sato al mercato della Smart Tv benché,
fatto gli smartphone e i tablet nei tele- abbia ospitato solamente video prodotti
aggiunge Fliri, la Business Location Alto
da altri. Markus Fliri, una delle anime di
comandi del 21° secolo.
Su una cosa comunque Peer e Ohne- “barfuss.it”, fa sapere che a breve vedrà
Adige si avvalga anche della tv intelligenwein concordano: quello della Smart Tv
la luce un format in grado di far intera- te per la propria comunicazione e lo facè un mercato in crescita e le aziende
gire lo spettatore televisivo passivo gra- cia anche in maniera quanto mai origisono caldamente invitate a sfruttare
nale. Ad ogni modo fino ad oggi il fondo
zie alla connessione con un tablet o uno
questa opportunità. «Nel marketing la
provinciale gestito dalla BLS sostiene
smartphone.
«Nel futuro mi immagino un docu- solo le produzioni destinate al cinema e
Smart Tv può aprire orizzonti completamente nuovi e le aziende del settore do- mentario sulle mele – dice Fliri – duran- alla tv analogica.
te il quale lo spettatovrebbero fare una riflesCiò non toglie che, malgrado tutte
re può collegarsi tra- queste difficoltà, investire nella Smart
sione comune sul
mite un link ad un
come poter sfruttare in
Tv conviene: le ultime ricerche infatti
sito sulla frutticoltura
futuro questo canale,
dicono che le abitudini dei telespettatonell’interesse dell’Alto Adige come de- in Alto Adige. La Smart Tv ci permette di
ri stanno cambiando. Oltre il 40% di chi
stinazione turistica», conclude Chri- coniugare cultura e intrattenimento, ed
possiede una Smart Tv dichiara di usare
è questa la strada che vogliamo provare
stian Peer.
la televisione anche per navigare in Ina percorrere». L’obiettivo
ternet, e più del 25% apCultura e intrattenimento
dei fondatori di “barfuss.
profitta della réclame
C’è da dire che oltre a queste realtà atti- it” è di reperire i finanziaper cercare informazioni
ve nel settore del marketing turistico, in
menti necessari entro
più dettagliate su qualAlto Adige esistono diverse web tv che
l’autunno di quest’anno.
che prodotto. Infine, più
avrebbero tutte le carte in regola per ap- Ma non sarà facile trovare sponsor pri- di un terzo dei possessori di tv intelliprodare, tramite un’apposita applica- vati disposti a investire nel settore della
genti – sempre durante le interruzioni
zione, alla Smart Tv. Il portale “barfuss. Smart Tv, in quanto molti imprenditori, pubblicitarie – si mette a studiare le funit” ad esempio, fondato a marzo 2013, come dice Fliri, «non sanno neanche
zioni della Smart Tv: insomma, i tempi
(HS)
punta a trasformarsi da canale di web tv
cos’è».
sono maturi.
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 2 7
coperti na : LA comu n icazio n e
Uno sguardo oltre i confini
Raccontare un
prodotto attraverso
le emozioni
1 La lacrima facile
Google vuol far commuovere
Un salvataggio dopo un’inondazione, o un cameriere che sognava di diventare un pilota.
Ma anche una ragazza tecnologizzata che fa incontrare il nonno indiano
con l’amico d’infanzia pachistano divisi a causa della Partizione dell’India nel 1947. I video
delle storie che Google racconta per pubblicizzare le sue diverse funzioni “search”,
“maps” o per promuovere il partner youtube
coinvolgono ed emozionano chi le guarda.
Oltre a suggerire aneddoti e personaggi storici ogni giorno con i suoi “doodle”, l’azienda
di Mountain View usando storie appassionanti, ha anche trovato il modo per guadagnarsi un ruolo importante nella vita delle
persone, quello del migliore amico. Un amico
che dà consigli, indica la strada – nel vero
senso della parola! – o fa trovare l’introvabile,
in breve: migliora la vita delle persone.
>> MORALE: quando non serve più spiegare il
marchio, lo si usa per emozionare. Meglio se in
grande stile.
2 Il titolo è servito
“Adlon” e “Plaza” vanno in TV
Leggere il proprio nome nel titolo di una
serie televisiva o di un film fa sentire “arrivati”. E gli storici hotel “Plaza” di New York
e “Adlon” di Berlino decisamente sono arrivati…direttamente nelle case di milioni di
persone. “Eloise al Plaza”, film per la tv con
nientepopodimeno che Julie Andrews, la
Mary Poppins della nostra infanzia, ha mostrato sale e stanze ma, molto più importante, ha fatto affezionare i telespettatori
ai luoghi e all’atmosfera dell’albergo di lusso statunitense.
“Das Adlon. Eine Familiensage” (semplicemente “Una famiglia” per l’italiano Canale 5)
2 8 m | A P R I L e, ,MMAAI ,gJ g
UN
I o,
I 2g0i1u4 g n o 2 0 1 4
ha invece raccontato la storia della famiglia
che ha fondato l’albergo, coinvolgendo i telespettatori anche grazie all’aura storica che
avvolge l’albergo e la città che lo ospita.
>> MORALE: lo sfondo di una storia è importante e spesso resta nel cuore. E se fosse il vostro prodotto?
3 Nostalgici ricordi
Infanzia e natura in Tirolo
C’erano una volta le mamme che arieggiavano le lenzuola sbattendole dalla finestra,
i bambini che nuotavano nel laghetto incontaminato e le passeggiate nella natura
silenziosa. La campagna “So nah, so fern
(Così vicino, così lontano)” del Tirolo combina fotografie mozzafiato e testi che trasudano nostalgia e semplicità.
Un adulto racconta le vacanze che da bambino trascorreva in Tirolo, per esempio, e il
suo racconto parla di camminate salutari,
chiacchierate confidenziali, animali in libertà e cibo tradizionale. Alla fine un sms della
moglie su un progetto lavorativo risveglia
lui e il lettore da questo nostalgico fiume di
ricordi. Quello che resta è la voglia di tornare a quella semplicità e a quella lentezza
che permette di evadere dai ritmi quotidiani. Operazione “nostalgia” riuscita.
>> MORALE: far leva su un passato idilliaco
conquista il potenziale cliente. Basta però che
sia autentico.
4 Ikea dolce Ikea
Come narrare un divano
Pubblicizzare una cucina presentando il gioioso disordine di una famiglia qualunque
grazie al catalogo cartaceo spedito direttamente a casa. Permettere a cento gatti di
gironzolare per il negozio di notte per trasmettere la felicità di essere a casa grazie
alle telecamere nascoste. Organizzare un
pigiama party nel reparto letti grazie a una
campagna su facebook. Mettere un divano
virtuale nel salotto dei clienti grazie a uno
smartphone. Ikea ce la mette proprio tutta
per trovare ogni anno idee nuove per raccontare la sensazione di casa. Più la tecnologia si evolve, più il colosso svedese si ingegna per mettere i suoi prodotti a disposizione di una storia in cui ci si possa identificare. O mette direttamente il cliente al
centro di quella storia.
>> MORALE: non è importante solo il cosa si
racconta, ma anche il come e il dove. Stando al
passo coi tempi.
5 Storie di famiglia
La Fiat racconta l’italianità
Il paesaggio della Costiera
Amalfitana, il fascino che il maschio italico esercita sulle donne, l’eleganza o il design. Per
pubblicizzare la Fiat 500L negli Stati Uniti
d’America è bastato semplicemente raccontare alcune caratteristiche che, nell’immaginario collettivo, rappresentano l’Italia e che
seducono da sempre gli americani. Ma la
peculiarità che colpisce maggiormente oltreoceano è sicuramente la famiglia: perché
quindi non farne accomodare una sui sedili
posteriori di una Fiat 500L?
Attraverso pettegolezzi, caffè espresso, passione per il calcio e commenti sul vestiario,
una madre e due figli trasmettono a due
americani lo spirito italiano tanto da spingerli ad adottare il loro modo di fare. Perché
quello che si vuole spiegare è che una Fiat
500 non è solo una macchina, ma anche lo
status symbol di chi ha stile e sa godersi la
vita. Come gli italiani.
>> MORALE: raccontare un prodotto puntando sulle caratteristiche più amate del suo popolo gli conferisce più forza e lo rende più
credibile.
(AB)
5
1
2
3
4
COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | L'infografica
CO P ERTI NA: L A COMUN I CAZ I ONE | L'opinione
Co | mu | ni | ca | zio | ne: lo scambio o la trasmissione di informazioni. L'impiego sempre più massiccio della tecnologia fa sì che il termine comunicazione includa anche aspetti tecnologici, cosicché oggi per comunicazione si intende anche il dialogo tra apparecchiature
elettroniche.
Come cambia il mondo della comunicazione pubblicitaria
Distribuzione degli investimenti pubblicitari nei vari media (valori espressi in percentuale)
Anno 2000
Un po’ più d’attenzione, per favore
Anno 2010
5,7
4,6
51,6
25,3
43,9
25,5
54,5
43,7
18,9
16,0
11,0
15,1
0,8 2,5
Italia
È
21,2
7,3
22,2
2,6
Sergio Camin parla della gente che si fida ciecamente di quello che trova su Internet, delle
persone che sul web raccontano vita, morte e miracoli di sé e degli altri e di quei politici
che farebbero bene a smanettare di meno e ad ascoltare di più.
5,5
5,5
0,7 2,1
Germania
0,3 3,9
Italia
9,5
Germania
Previsione globale
Anno 2016
Televisione
6,3
39,3
Radio
14,0
7,7
6,3
Internet Mobile
Periodici
0,6
Cinema
Affissioni
6,9
Carta stampata vs on line
Secondo MC Kinsey, Nielsen e statista.com, in futuro il mercato
pubblicitario si sposterà sempre più verso Internet e soprattutto
sulla comunicazione mobile. Già nel 2016 il 18,9% degli investimenti pubblicitari sarà destinato al web, con la quota di pubblicità
3 0 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
Internet
18,9
sui dispositivi mobili (smartphone e tablet) che salirà dall’odierno
2,7% al 7,7% sempre nel 2016. Secondo McKinsey in Germania
entro il 2015 il fatturato pubblicitario dei social media sarà triplicato: con lo 0,9% questo settore rimane comunque relativamente
piccolo rispetto ai 57,7 miliardi di euro complessivi destinati alla
comunicazione ed alla pubblicità.
Fonte: Nielsen; McKinsey; Statista, Agcom / Infografica: no.parking comunicazione
Quotidiani
bastato pochissimo tempo e dai mezzi di comunicazione di massa siamo passati, quasi senza accorgercene, alla massa che comunica. E-mail, social networking, blog, microblogging, sembra, che tutti, in
ogni momento, abbiamo qualcosa da dire o da mostrare e farlo è facile, ci basta usare uno di quei cosi, che fino a poco tempo fa servivano solo a telefonare e già ci sembrava un miracolo.
E così nella Rete, per alcuni “straordinario strumento di
democrazia”, per me solo straordinario strumento, ci finisce tutto. E nel tutto ovviamente ci
sta tutto. Tutto quello che davvero può
servire. Tutto quello, che vogliono farti
sapere e vedere Dodo, Bubi, Dhebora e tanti altri su come hanno passato la giornata, sulla loro pasta
scotta, sul loro gatto, sul maglione che si infeltrisce, sulla gita a
Grottaglie con inesorabile foto
del souvenir, sulla cena con tanta bella gente, sulla cugina
dell’amico che sta tanto bene in
tanga, la cugina non l’amico. Ma
anche tutto su medicina, economia,
scienze varie, governo, governi, banche e chi scrive non lo conosciamo ma
nel momento in cui lo troviamo, crediamo in quello, che speravamo di trovare. Dai
“l’ho letto sul giornale” e “l’ho visto in televisione”,
siamo arrivati a “l’ho trovato in Internet” e la cosa, apparentemente normale, desta qualche preoccupazione.
Percentualmente la possibilità che ci siano delle vaccate è
identica sia che si tratti di giornali, di televisioni o di Internet
ma quante ce ne possono stare in un giornale? Certamente
molte di più sono quelle, che ci possono arrivare dai tanti canali satellitari e digitali del piccolo schermo ma in Internet?
Nella Rete, inevitabilmente, le vaccate ci sono tutte e su tutto.
I saggi spiegano, che bisogna fare selezione. Ma come? Facciamo un esempio banale. Se andiamo su Google e cerchiamo “prostata”, troviamo 368.333 pagine dedicate per
4.420.000 link diversi. Fare selezione? Molto più saggio se ab-
biamo sentito l’improvviso bisogno di cercare “prostata”, andare da un medico di fiducia, magari dopo averlo avvertito con
una e-mail. Ma torniamo ai social network, dove non perversano solo Dodo, Bubi e Dhebora e ovviamente anch’io ma anche tutti i governanti del mondo, compresi i nostri e ultimamente persino il Papa.
Nulla di male, con un “cinguettio” possono dire al mondo,
che esistono e poi in 140 caratteri ci sta al massimo un titolo o qualcosa di molto criptico e mai lo spazio
per una risposta. Nulla di male se non se ne
facesse un uso maleducato, non per
quello che si scrive ma per dove lo si
scrive. Che si tratti di una riunione
di lavoro, di un aperitivo o di un
incontro casuale per strada, di
fronte ti trovi sempre quelli,
troppi, con in mano smartphone o iphone, lo sguardo chino
sullo schermino e quel dannato
dito pollice in azione.
Ma se possiamo parlarci tra di noi,
per quale cacchio di motivo devi
parlare al mondo proprio adesso?
Questa abitudine indecente non l’abbiamo solo noi, comuni mortali, ma
anche i grandi notabili. Colto da improvviso masochismo, ho provato a seguire in tv le
dichiarazioni di voto prima della fiducia al governo Renzi. Due telecamere, una sull’oratore di turno e una sui
banchi del governo con primo piano sul Giovine e sulla Ancellaboschi, che gli sedeva accanto. Per l’ora in cui ho resistito, il
nostro capo del governo e l’ancella non hanno mai smesso di
fissare il dannato apparecchietto e di muovere velocissimamente i pollici mentre uno sfigato (nel senso di poco fortunato a parlare a chi non lo ascolta) in carne e ossa parlava proprio a loro e di certo non a me seduto sul divano.
Sergio Camin, 64 anni, spirito libero e pubblicista. Dal 1988 cura
l'apprezzata rubrica satirica “Visti dal basso" sul quotidiano in lingua
italiana Alto Adige.
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 3 1
Ex p ort
Il superamento delle barriere
linguistiche e culturali è fondamentale per avere successo sui
mercati esteri.
Dall’Alto Adige nel mondo
Anche quest’anno in aprile Bolzano tornerà ad essere un punto di riferimento per le
aziende altoatesine che operano in campo internazionale, che potranno raccogliere
preziose informazioni da una ventina di esperti di export provenienti da nazioni vicine ma anche da Paesi decisamente lontani come Brasile, Messico e Nordafrica.
V
ia Alto Adige 60, 3° piano, ore 9
del 3 aprile 2014: è in pieno svolgimento la terza edizione di
“Export week”. Per la precisione,
siamo al terzo giorno di questa importante manifestazione e il programma
prevede la presenza di esperti in materia
di finanziamenti e contratti internazionali, diritto doganale e concorsi pubblici
nonché consulenti degli Stati germanofoni (Germania, Austria e Svizzera), dei
Paesi scandinavi e della Gran Bretagna.
Le loro agende sono zeppe di appuntamenti che si succedono ogni 45 minuti
con aziende altoatesine che vogliono
darsi all’export, in particolare verso le
nazioni di lingua tedesca con le quali
hanno già in comune lingua e cultura.
Britannici e scandinavi invece sono un
po’ più distanti, ma per chi conosce l’inglese non è un problema muoversi su
questi mercati.
Tony Fowler, partner di EOS per il
Regno Unito, in occasione di un evento
simile – la Giornata della consulenza
per i Paesi nordeuropei – entrò in contatto per la prima volta con Andreas
Nagl della ditta Fiberplast di Laces, che
produce contenitori in vetroresina per
impianti di filtrazione dell’acqua per
3 2 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
piscine. Sul sito dell’azienda venostana
fondata nel 1988, che oggi occupa 17
collaboratori, si può leggere che nei primi anni principale mercato di riferimento è stato l’Italia, ma nel tempo il
portafoglio clienti si è allargato a Germania e Austria.
Nel 2012 Nagl cominciò ad interessarsi al mercato britannico e si mise in
cerca del concessionario più adatto:
«Eravamo in possesso di tutte le certificazioni necessarie per entrare su quel
mercato e volevamo avere un respiro
internazionale. Il mercato italiano purtroppo sta diventando sempre più difficile, tanto che oggi la quota di fatturato
originata in Italia è minima. Per noi la
Gran Bretagna è interessante perché si
trova al sesto posto delle destinazioni
turistiche di lusso e secondo noi ha delle grandi potenzialità nel settore delle
piscine per uso privato. Un altro aspetto
positivo che abbiamo valutato è che il
mercato inglese si trova all’interno
dell’Unione Europea».
Il partner a portata di mano
Per agevolare il grande salto verso l’estero, EOS organizza con cadenza quasi
mensile eventi informativi dedicati a
singole nazioni, ad aree geografiche o
aree tematiche sempre legate all’export.
Nel caso dell’Export Week siamo di
fronte alla manifestazione che più di
ogni altra coagula contatti, nazionalità,
know-how e aziende. «Con questi eventi
vogliamo stimolare le aziende a valutare le loro capacità di export ma anche,
nel caso di imprese che hanno già nel
mirino un preciso mercato, metterle in
diretto contatto con i nostri partner
esteri, che sono in grado di fornire informazioni di prima mano su lingua,
cultura e opportunità economiche dei
loro Paesi», spiega Markus Walder, responsabile del reparto International
Trade Support di EOS.
L’EOS si avvale di una rete di consulenti partner che vengono regolarmente a Bolzano per fornire alle aziende, nel
corso di colloqui non impegnativi, le
notizie più rilevanti sui mercati di provenienza. E se la maggior parte delle
ditte altoatesine è interessata ai mercati vicini, ciò non toglie che anche i partner asiatici, americani e africani si
prendano la briga di arrivare fino a Bolzano e cerchino di tornare a casa con il
maggior numero possibile di richieste
da evadere. Un progetto viene attivato
solo quando il partner è riuscito a farsi
un’idea concreta delle aspettative
dell’azienda altoatesina che vuole
esportare e, di conseguenza, può anche
offrire delle soluzioni realistiche. Da
parte sua invece l’esportatore altoatesino deve avere piena fiducia nel partner
estero e possedere i mezzi finanziari.
«Anche in questo settore dell’export è
previsto un finanziamento del 70%, con
il rimanente 30% che rimane a carico
dell’azienda. La normativa è sensata in
quanto per molte aziende si tratta di un
investimento sostenibile, che per le sue
dimensioni ridotte fa da paracadute a
possibili decisioni avventate. C’è comunque da dire che già in fase di colloquio si capisce se un prodotto è adatto
o meno ad un determinato mercato.
Inoltre l’EOS segue dall’inizio alla fine
il progetto, cosa che viene molto apprezzata dalle aziende altoatesine»,
conclude Markus Walder.
Prima regola: avere pazienza
Oggi, a distanza di un anno e mezzo dal
primo incontro con mister Fowler, la
Fiberplast sta ancora lavorando al progetto di export in Gran Bretagna, ma
Andreas Nagl non ne fa un dramma:
«Noi vogliamo creare rapporti con la
clientela destinati a durare nel tempo
e siamo perfettamente coscienti che
un buon concessionario non si trova
La rete di partner
di EOS
Per superare le barriere linguistiche,
economiche e di natura giuridica dei
mercati da conquistare, le aziende
altoatesine possono contare sulla fitta rete di partner tessuta nel corso
degli anni da EOS all’estero. Il pool
di esperti in questioni riguardanti il
settore import-export comprende
organizzazioni a carattere nazionale
come le Camere per il commercio
estero di Italia e Germania, gli uffici
dell’ex ICE nonché alcune aziende
private di consulenza.
www.eos-export.org
dall’oggi al domani. Devo però anche
dire che siamo rimasti un po’ delusi dal
mercato britannico, dal quale ci aspettavamo di più. Per questo motivo ci
stiamo guardando intorno e attualmente ci stiamo interessando a Svezia
e Russia. Tra l’altro, ad occuparsi dei
nuovi mercati adesso è mio figlio Daniel. Io rimango convinto che per un
prodotto di nicchia come il nostro l’unica strada da percorrere sia l’esportazione, e sono altresì consapevole che
per avere successo all’estero ci vuole
(CS)
tanta pazienza».
Le aziende altoatesine
possono contare
sull’esperienza di
esperti aderenti alla
rete di Eos.
M ar k e ti ng
L’importanza di
sapersi vendere
state create diverse migliaia di posti di
lavoro, pari al 10% circa delle attività cittadine che prevedono il versamento dei
contributi previdenziali.
Uno scarpone a New York
Se il marketing non è efficace, le location economiche sono
destinate a subire la concorrenza. Se invece la presentazione
del prodotto è ben fatta, allora è anche possibile cambiare
radicalmente la propria immagine, come insegna il caso di Gelsenkirchen. E l’Alto Adige dove si posiziona?
D
Un polo economico è anche
uno spazio dove la gente vive.
al carbone al sole: negli ultimi anni il polo economico di
Gelsenkirchen ha operato
una trasformazione radicale
della propria immagine. Se in passato la
città renana ha vissuto grazie ai tesori del
sottosuolo, oggi è diventata il centro tedesco dell’industria solare e di altri settori delle energie del futuro. Questo risultato è il frutto di un lungo e intenso
sviluppo tecnologico partito a metà degli
anni Novanta e che ha come motori trainanti il Parco delle Scienze di Gelsenkirchen, una piattaforma per le energie del
futuro riconosciuta a livello internazionale, la Scuola superiore di Gelsenkirchen con l’Istituto per la tecnologia dei
sistemi energetici ed il Fraunhofer Institut per i sistemi energetici solari.
La città renana, oltre ad ospitare diverse fiere specializzate in fonti energetiche rinnovabili, accoglie i visitatori con
spettacolari impianti solari e tre giganteschi insediamenti fotovoltaici di ultima
generazione. Ma il fatto che Gelsenkirchen sia citata sulla bocca di tutti come
“la città solare”, lo si deve anche alla cura
della propria immagine ed all’azzeccata
campagna di marketing territoriale, che
ha fatto del solare la propria bandiera in
tutte le iniziative di comunicazione. Tutto questo ha fatto sì che Gelsenkirchen
sia diventata una location di grido in fatto di energia solare, attirando sul proprio territorio tante aziende del settore.
Oggi a Gelsenkirchen solo il solare dà
lavoro ad oltre mille persone, mentre
nell’intero comparto dell’energia sono
In tempi di sfrenata globalizzazione e
abbattimento delle frontiere doganali,
la concorrenza tra location è diventata
una sorta di guerra per la sopravvivenza
economica. Il mercato è sempre più vasto, le offerte si moltiplicano a dismisura e ormai anche una location deve essere gestita e “venduta” come un prodotto
qualsiasi. Ad un polo economico serve
poco avere tanti vantaggi, se poi questi
non vengono comunicati e pubblicizzati.
La location deve essere palpabile come
un prodotto concreto; le opportunità, i
punti di forza e le potenzialità offerte devono essere comunicati in maniera chiara, le aziende devono capire subito quali
sono i benefici che possono trovare in un
determinato posto.
Dalla fine degli anni Ottanta in poi il
marketing territoriale è diventato uno
strumento sempre più diffuso nello sviluppo regionale; nella sola Germania ad
esempio si contano circa 250 iniziative
di marketing locale. Una località che voglia fare buon uso di questo strumento
deve come prima cosa individuare le proprie peculiarità, che devono essere riconoscibili, autentiche e pertinenti.
A proposito di pertinenza: qui la parola passa allo sviluppo del marchio, al
marketing ed alla comunicazione, sostiene Birgit Mayr, responsabile marketing di Business Location Alto Adige
(BLS), l’agenzia provinciale per il marketing territoriale e l’insediamento di impresa: «Se decido di vendere scarponi da
montagna nel centro di New York, devo
essere cosciente che la cosa non sarà per
nulla facile. Per riuscirci allora devo indirizzare la mia comunicazione e la mia
promessa di prodotto verso quella fascia
di persone per le quali la montagna è importante. E devo farlo utilizzando i canali usati da quel gruppo target. Non è un
lavoro semplice, anche perché la marca
deve rappresentare già a priori un valore
aggiunto per l’acquirente. C’è bisogno di
identificazione se vogliamo che il prodotto – nel caso specifico lo scarpone da
montagna – venga percepito come pertinente e quindi comprato. In buona so-
Un punto di forza dell’Alto Adige come polo economico è l’essere la cerniera tra Nord e Sud.
stanza si tratta di influire in maniera
sottile sui processi mentali che sono
all’origine di un acquisto».
Le cose non cambiano di molto se
applichiamo questo ragionamento ad
una business location: anche qui si tratta di individuare il giusto gruppo target
e rendere il nostro prodotto appetibile,
altrimenti anche il marketing migliore
di questo mondo sarà rispedito al mittente. E le difficoltà non finiscono qui: a
differenza di altri settori infatti, qui è
impossibile risvegliare un bisogno che
non esiste già «in quanto le scelte aziendali sono troppo lunghe e complesse».
Una comunicazione adeguata
L’Alto Adige ha già deciso in quale contesto e in quale nicchia vuole muoversi. E
questo è fondamentale alla luce del fatto
che le aziende altoatesine si muovono tra
Nord e Sud, tra mercati di lingua tedesca
e lingua italiana. L’Alto Adige è insomma
il perfetto anello di congiunzione tra due
mondi diversi, che in più può mettere a
disposizione competenze e servizi praticamente impossibili da trovare altrove.
Un secondo punto di forza della nostra provincia come polo economico è il
contesto naturale: da noi oggi si trovano
a meraviglia soprattutto quelle imprese
attive nel campo delle tecnologie ambientali, il cui numero – se rapportato
alla popolazione residente – è estremamente alto. E questo know-how fa da
magnete a nuovo know-how e nuove
aziende. «In quest’ottica – commenta
Birgit Mayr – la clientela che ha scelto di
fare impresa in Alto Adige sembra essere
abbastanza definita. Noi ci presentiamo
agli imprenditori prima che comincino
a pensare ad un’espansione, forniamo
tutte le informazioni che potrebbero
fare al caso loro e manteniamo i contatti
tramite iniziative di varia natura».
La comunicazione curata da BLS sui
mercati di Italia e Germania tiene conto
delle diversità di mercato. In Germania
ad esempio il vantaggio principale
dell’Alto Adige è di essere la porta del
mercato italiano, tanto che fin dall’inizio si è giocato sul concetto di “entrare
nello Stivale dall’alto”. In Italia invece si
punta sull’immagine di un Alto Adige
come “Green Region” nazionale, all’avanguardia nel campo dell’energia verde, e la nostra provincia viene pertanto
dipinta come l’habitat ideale per chi vuole fare impresa nel settore delle tecnologie ambientali.
«Questa rappresentazione di habitat
ideale rispecchia il nostro concetto di
marketing globale, che vede una location economica come parte integrante
di un sistema di vita perfettamente funzionante. Cerchiamo insomma di costruire un’immagine articolata, che tenga conto di tutte le componenti che possono essere importanti per un’azienda:
dall’accoglienza alle imprese ai vantaggi
economici offerti dalla politica, dallo
standard di vita elevato alla bontà del sistema di formazione e aggiornamento
(BK)
della nostra provincia».
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 3 5
m en t i
Un grande amore per i dettagli. Karin Fischnaller è diventata
Communication designer per passione. La 23enne di Funes ama la frenesia delle metropoli come Londra o
Monaco, tuttavia – o forse proprio per questo – ha voluto tentare la fortuna lavorativa nella sua terra natia.
Testo: Ariane Löbert
Foto: Alex Filz
Si potrebbe credere ad uno scherzo
del destino. O forse anche no. Di sicuro
c’è che da ragazzina voleva imparare un
mestiere nel campo della tecnica. E invece alla fine, senza neanche pensarci
più di tanto, Karin Fischnaller decise di
iscriversi alla scuola superiore di grafica
e comunicazione di Bressanone. E questa decisione, presa all’età di 14 anni, si
è rivelata per nulla sbagliata. Anzi.
A distanza di sei anni, infatti, un distinto signore inglese le metteva al collo una medaglia d’oro: Karin era appena diventata campionessa del mondo
ai WorldSkills, i campionati del mondo delle professioni, nella categoria
graphic design. Per arrivare alla rassegna iridata di Londra aveva dovuto superare le qualificazioni provinciali, e anche in questo caso il
fato ci mise lo zampino: «è stata mia madre a iscrivermi alla
gara. A me non sarebbe mai passato per la
testa, e comunque
non avrei mai immaginato di poter vincere», si schernisce la 23enne della Val
di Funes.
Il successo di Karin è da ricondurre
da un lato al suo talento innato, ma anche alla capacità di lavorare sodo e alla
saldezza dei suoi nervi. Tutte virtù che
la stanno aiutando a completare nel migliore dei modi gli studi, per i quali ha
appena consegnato la tesi di laurea dedicata alla discrepanza tra l’immagine
che un designer ha di sé e quella che
hanno gli altri. In questo campo infatti
è facile incappare in qualche malinteso,
dice la giovane grafica, che talvolta fa
fatica a spiegare esattamente di cosa si
occupa.
«Quando dico che cerco di comunicare
e strutturare visivamente dei messaggi,
la maggior parte delle persone mi guarda perplessa», dice con tono rassegnato Karin, che altrimenti appare come
una ragazza tranquilla ed equilibrata.
Chi non è del mestiere solitamente giudica un designer grafico dai suoi risultati: un manifesto, un volantino, un
imballaggio… tutti termini che Karin è
costretta di malavoglia ad usare per
rendere più comprensibile il suo lavoro. Per il grafico invece, il messaggio da
mandare e il processo di creazione che
stanno dietro ad un prodotto sono importanti almeno quanto il risultato materiale.
Probabilmente è anche a causa di
queste incomprensioni se Karin ha de-
Lei d’altronde ama le difficoltà, accetta
le sfide e perciò nel suo futuro si vede
attrice protagonista di uno studio grafico tutto suo. Lavorare in proprio la stimola, si potrebbe dire che ce l’ha nel
Dna. D’altronde il papà di Karin gestisce con i due figli maschi un’officina da
fabbro a Tiso, e sua sorella condivide la
passione per la grafica. Tutti i componenti della famiglia Fischnaller insomma, hanno in comune la voglia di essere responsabili di sé stessi.
Quando viveva a Londra, metropoli
«dal ritmo frenetico e dove ad ogni angolo ti aspetta una sorpresa», Karin si è
resa conto che lavorare in un prestigioso studio grafico significa essere solo
una rotellina di un grande ingranaggio.
E questo non fa per lei, che vuole essere
libera di disegnare ciò
che vuole. Ma non è solo
il lavoro ad attirarla come
una calamita in Alto Adige: sono soprattutto le
radici, sotto forma di famiglia e amici ma anche
di attività sociale. Malgrado la distanza
fisica infatti Karin fa ancora parte della
banda musicale di Tiso e del gruppo teatrale della valle. I suoi compaesani peraltro giustificano ampiamente le sue
assenze alle prove e il fatto di comunicare con lei solo tramite Internet.
«La comunicazione è ovunque», dice
Karin, che proprio nel web e nel mondo
digitale individua le sfide più avvincenti per una Communication designer:
rendere le informazioni interattive e
accessibili a tutti. Da qui la nascita di
nuove figure professionali come l’architetto o il designer delle informazioni. Un mondo tutto da conquistare per
una grafica giovane e ambiziosa.
“è difficile far capire alla gente che
il design di qualità è qualcosa di profondo
e non solo una questione di estetica”
3 6 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
ciso di tornare in Alto Adige. Rispetto a
Londra, dove ha svolto tirocini in grandi studi di grafica, oppure a Monaco,
dove da tre anni frequenta la scuola superiore di Scienze applicate, nella nostra provincia c’è ancora tanto da seminare nel vasto terreno del design della
comunicazione. Qui normalmente si
pensa che un grafico serva solo per farsi
fare i biglietti da visita o una carta intestata più carina del solito.
«Bisogna lavorare tanto per far capire alla gente che il design di qualità è
qualcosa che va in profondità, non è
una semplice questione di estetica superficiale». E dicendo questo l’espressione di Karin si fa già più battagliera.
Karin Fischnaller: «Per me fare design della
comunicazione sul web è una sfida avvincente.»
m erc ato
Doppio successo a Berlino. Per due volte nel giro di tre settimane
la capitale tedesca ha fatto da palcoscenico ai prodotti tipici dell'Alto Adige, protagonisti nelle fiere IGW
(Internationale Grüne Woche) e Fruit Logistica.
I tedeschi adorano le nostre mele
Là dove si incontra la frutta di tutto il mondo
Granny, Stark e co. vanno alla grande in
Germania: ben il 30 % della produzione annua di mele altoatesine va a finire
nei carrelli della spesa tedeschi.
Fruit Logistica è la fiera più prestigiosa a livello
mondiale nel ramo del commercio di frutta fresca,
che ogni anno attira a Berlino 2.500 espositori.
Anche la simpatia è genuina
Simpatia e cordialità accomunano tutti
i lodevoli volontari che lavorano negli
stand fieristici dei prodotti tipici.
Un piacere tutto da mordere
Il sapore della frutta di montagna. In occasione di Fruit Logistica migliaia di visitatori hanno potuto apprezzare la
bontà delle mele altoatesine.
Cosa: Internationale Grüne Woche (IGW) e Fruit Logistica
Dove: Berlino
Quando: IGW dal 17 al 26 gennaio 2014
Fruit Logistica dal 5 al 7 febbraio 2014
Musica per palati fini
E qui cosa c'è di buono?
Lo stand allestito da EOS alla IGW
permetteva di assaggiare e acquistare vino, grappa, mele, succo di
mela, speck, formaggi e pane.
3 8 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
Il duo “Die Zomgschwoastnˮ ha allietato i visitatori della Internationale
Grüne Woche suonando arpa, salterio
tedesco e fisarmonica.
C'è posto per tutti
L'arte di saper fare il buon pane
Per una volta Richard Schwienbacher del panificio Ultner Brot ha permesso ai visitatori della
IGW di “spiareˮ i segreti dell'arte panificatoria.
Alla Fruit Logistica si incontrano addetti ai lavori di
ogni nazione e di ogni dimensione, dal global player
alla media impresa.
Come: IGW, la fiera agricola più grande del mondo, è andata in scena in
gennaio a Berlino per la 79a volta. Circa 1.650 espositori provenienti da 70
Paesi hanno esposto i loro prodotti, che il pubblico poteva assaggiare e
acquistare; EOS era presente con uno stand comune dei prodotti tipici
dell’Alto Adige. Lo stand allestito in febbraio alla Fruit Logistica invece è
nato dalla collaborazione di EOS con i consorzi frutticoli VOG, VI.P e l’associazione produttori Fruttunion. Ogni anno oltre 56.000 addetti ai lavori
convergono a Berlino per capire come va il mercato mondiale.
(SaS)
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 3 9
ne lll 'o cc h i o de i m ed i a
Dicono di noi. Autorevoli giornali economici, riviste patinate di moda e pubblicazioni
gastronomiche e turistiche parlano delle tante cose che si possono fare in vacanza, di aziende di successo
e del particolare stile di vita sospeso tra le Alpi e il Mediterraneo.
Italien: IO Donna
Magazine di lifestyle e moda – Ermanno Lucchini conosce
da vicino la gardenese Elena Runggaldier, nuova promessa
dello ski jumping, che ci racconta della sua infanzia vissuta
tra le Dolomiti della Val Gardena e del suo equipaggiamento sportivo High-tech. Edizione: gennaio 2014
Deutschland: ELLE
Mode- und Lifestyle-Magazin –
Melanie Kunze frönt dem ultimativen Skivergnügen auf der Sellaronda durch vier winterlich verschneite
Täler. Landinische Spezialitäten wie
„Turtres“ und Speckknödel runden
das Erlebnis ab.
Ausgabe: Jänner 2014
Niederlande: Italie
Monatszeitschrift – The editor in chief
Paul Van Eijndhoven explores Merano
and environs, and combines the pleasures of the Mediterranean atmosphere and the culinary delights in Merano
with skiing experiences in Val Senales,
in the Val d’Ultimo and Merano 2000.
Issue: January 2014
Österreich: Genussraum
Magazin für Genuss und Wohnen – Petra Pintscher besucht den innovativen, weil mobilen Fincube. Das Hauskonzept von Architekt Werner Aisslinger hat Hotelier
Josef Innerhofer nach Südtirol gebracht. Die Konstruktion aus Lärchenholz und Glas wurde von erfahrenen
Südtiroler Firmen auf vier Holzpfählen gefertigt.
Ausgabe: Jänner 2014
4 0 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
UK: The Arbuturian
Travel and foodie page – Tobie L. White gets spoiled for choice
at the San Lorenzo Mountain Lodge, awarded as “Best Ski Chalet in Italy in 2013”. The owners Stefano and Giorgia Barbini
are model hosts, pampering their guests, also with mouth-watering home cooked meals. The close-by Kronplatz ski resort
offers a great skiing experience. Online since January 2014
Deutschland: Handelsblatt.de
Online-Ausgabe der Wirtschafts-Tageszeitung – Für den deutschen Elektrogerätehersteller Miele ist Südtirol ein
guter Ausgangspunkt für Geschäfte in
Italien. Auch die ursprünglich deutsche Marke Salewa wird von der Südtiroler Familie Oberrauch erfolgreich vermarktet. Das Special zum Expansionscheck enthält weitere Tipps für deutsche Unternehmen.
Online seit Jänner 2014
USA: Cnn.com
Online-Seite des US-Fernsehsenders – The Italian journalist Piergiorgio Pescali tells
to his American readers
about his delightful visit to
the Christmas markets in
Bressanone, one of the most
famous ones in South Tyrol.
Online since December 2013
Schweiz: Tele
TV-Illustrierte – In ihrer ersten Reportage über Südtirol besucht
Sonja Hüsler für die TV-Zeitschrift aus dem Axel-Springer-Verlag den Vinschgau und lernt Jörg Trafoiers naturnahe Gourmetküche sowie Rita Amorts selbstgefilzte Patschen kennen.
Ausgabe: 1. – 7. Februar 2014
A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M 4 1
… come Media
“La comunicazione
è la risposta
alla complessità”
Markus Miller
*1973, imprenditore, manager patrimoniale ed editore
Il Premio Media Alto Adige è una vetrina importante per giovani giornalisti, fotografi e blogger.
Un premio al passo con i media. Il Premio Media Alto Adige è da 10
anni ormai un appuntamento molto atteso dai giovani giornalisti dell’area germanofona. E al pari del
mondo dei media, anche il Premio in questo decennio si è evoluto.
il concorso è stato istituito nel 2004
da Alto Adige Marketing come premio
per i giovani giornalisti, nel 2007 è stata
aggiunta la sezione fotografia e nel 2013
sono arrivati anche i blogger. Proprio per
adeguarsi ai mutamenti della comunicazione, nel 2011 ha assunto il nome attuale di Premio Media Alto Adige. Organizzato congiuntamente da SMG e Fondazione Cassa di Risparmio, il concorso
intende stimolare giovani giornalisti,
fotografi e blogger a raccontare l’Alto Adi4 2 m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4
ge da un punto di vista diverso dal solito.
Il tema di fondo è ovviamente la provincia di Bolzano e può essere sviluppato
dai giornalisti con inchieste o ritratti di
persone, mentre i fotografi hanno il compito di accompagnare i reportages e raccontare con le immagini ciò che non si
può descrivere a parole. Le nuove forme
di narrazione trovano invece posto nella
categoria Blog, dove i racconti si avvalgono della multimedialità per cercare nuo(ATS)
ve prospettive.
Nuove prospettive per la città, il lavoro e l’l’economia
SHOWROOM: Via della Mostra 2, Bolzano | Orario di apertura: Lun– Ven 16:00–20:00 | Sab 10:00–14:00
facebook.com/zukunftbozen.bolzanodomani | www.kaufhaus-bolzano.com
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2014 M02 - Aprile/Maggio/Giugno