Nicola Cocumazzo La Domus Mariae Un’«opera-segno» alla luce della Lettera Enciclica “Caritas in veritate” di S.S. Benedetto XVI EDIZIONI LA COMUNITà Progetto grafico Luca De Troia Stampa Centro Grafico srl, Foggia Comunità delle Piccole Ancelle del Cuore Immacolato di Maria Associazione “Domus Mariae” Largo Croce, 6 San Marco la Catola (Fg) www.piccoleancelle.org [email protected] © 2012 Domus Mariae Tutti i diritti riservati Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, ristampata, in tutto o in parte, con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, fotocopie, film, diapositive o altro, senza l’autorizzazione. INDICE PRESENTAZIONE Introduzione 5 11 Prima parte Le ragioni contestuali e pastorali a La “Domus Mariae” e il suo contesto 13 b La “Domus Mariae”: le ragioni pastorali 18 Seconda parte La Domus Mariae alla luce della Caritas in veritate a La “Domus Mariae” e il principio di sussidiarietà b La “Domus Mariae” e l’autonomia dei corpi intermedi Conclusioni La scommessa della “Domus Mariae” 24 28 32 Presentazione La “Domus Mariae” La “Domus Mariae”, ovvero, la casa di Maria, è l’opera-segno nata dal cuore, dalle intelligenze e dal lavoro attento ed ispirato della Comunità delle “Piccole Ancelle del Cuore Immacolato di Maria”, che già da anni si pone a servizio degli ultimi e particolarmente degli anziani di San Marco La Catola e potenzialmente dell’intero Sub-Appenino Dauno. La Domus Mariae è frutto maturo del cammino pastorale della comunità parrocchiale di San Marco La Catola concretizzatosi come risposta all’emergenza creatasi a seguito del terremoto del 2002. La comunità di San Marco, attraverso il carisma delle Piccole Ancelle, è riuscita ad andare oltre l’ordinario cammino pastorale parrocchiale nel pensare e attuare una forma concreta e visibile di attenzione, insieme pastorale e caritativa, verso gli anziani. La presente pubblicazione è frutto della ben collaudata esperienza nell’ambito sociale, pastorale e caritativo del diacono permanente, Nicola Cocumazzo, accompagnatore spirituale della Comunità e già direttore della Caritas Diocesana. In queste pagine egli desidera raccontare e presentare l’anima pulsante della Domus Mariae, rac- 5 La “Domus Mariae” 6 cordando le ragioni del cuore con quelle teologicopastorali. L’insegnamento autorevole che il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, ha offerto nella Lettera enciclica “Caritas in veritate” è il grande orizzonte ideale entro cui si collocano le riflessioni racchiuse in queste pagine, che intendono esplicitare le motivazioni profonde che stanno alla base di una tale opera pastorale-caritativa. La Domus Mariae di San Marco la Catola è “casa di Maria” in senso pieno, innanzitutto perché in essa, come nel cuore Maria, si cerca di accogliere Gesù nei “piccoli”, ovvero, nelle persone anziane. Gli anziani, infatti, nello spirito della Domus Mariae sono accolti con premura e attenzione e, nello stesso tempo, vengono valorizzati per le loro reali potenzialità. La sfida della Domus Mariae è, in sintesi, trasformare la “vecchiaia”, da fase delicata e critica dell’esistenza umana, in tempo opportuno per continuare a realizzarsi secondo le singole caratteristiche personali. La Domus Mariae - lungi dall’essere un’opera assistenzialistica - si pone accanto all’anziano vedendo in esso un soggetto sociale attivo. Infatti, il Beato Papa Giovanni Paolo II, nella Sua lettera scritta agli anziani nel 1999, in occasione dell’anno internazione dell’anziano, ha parole meravigliose per delineare il grande ruolo attivo e propositivo che l’anziano deve e può avere all’interno della comunità ecclesiale. Ogni anziano è sempre un potenziale soggetto dell’azione pastorale, che ha 7 La “Domus Mariae” una dignità propria e una missione specifica nella Chiesa e nel mondo. La Domus Mariae è “casa di Maria”, perché in essa, come nel cuore materno di Maria, l’anziano può trovare la risposta a tutte quelle domande legate alla solitudine, tipiche dell’età, che sorgono non solo rispetto ai bisogni pratici, ma anche dinanzi alle solitudini affettive e familiari. La Domus Mariae è “casa di Maria”, perché in essa, come nel cuore di Maria, si incarna e cresce nostro Signore. Infatti, nel modello ideale che sta alla base dell’identità e della missione delle “Piccole Ancelle”, la Comunità della “Domus” oltre ad offrire un’accoglienza concreta all’anziano, effettiva ed “affettiva”, si sente chiamata a dispiegare un’attenzione che lo conduca a rafforzarsi spiritualmente e a compiere un cammino di fede a misura della propria situazione esistenziale. La vita di preghiera delle Piccole Ancelle, in questa prospettiva, non è un percorso privato della Comunità, ma è l’anima della loro azione apostolicocaritativa a favore degli anziani. Attraverso la cura per la preghiera, personale e comunitaria, esse garantiscono che quest’opera non si discosti dalle motivazioni evangeliche originarie e dall’obiettivo ecclesiale dominante: vedere nell’anziano Cristo e nell’anziano servire il Cristo! Benedetto XVI ha scritto nella “Caritas in veritate” su questo tema: “Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui La “Domus Mariae” 8 procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato. Perciò anche nei momenti più difficili e complessi, oltre a reagire con consapevolezza, dobbiamo soprattutto riferirci al suo amore. Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace” (n. 79). Da questo efficace flusso orante, gli anziani saranno condotti, quasi per mano, a recuperare la bellezza della loro personale preghiera. Questa attenzione si inserisce nel singolare ministero di consolazione e di misericordia, che in molte situazioni di solitudine diventa per l’anziano, da una parte, opportunità concreta per continuare a sentirsi amato nonostante l’assenza degli affetti familiari e, dall’altra, contesto ideale per favorire quell’affidamento esistenziale alla volontà di Dio. In questa ottica la Domus Mariae non intende presentarsi come una “nuova” struttura assistenziale a favore degli anziani o come un duplicato delle già esistenti “case di riposo” o “case per anziani”. Essa, invece, vuole porsi essenzialmente come operasegno dell’attenzione pastorale della nostra chiesa locale di Lucera-Troia a favore degli anziani. Ad essi quest’opera guarda nella luce della fede, come a coloro che sono “privilegiati nel cuore di Dio”. La Domus Mariae è Casa di Maria, poiché come il cuore di Maria non pone né limiti né confini di sorta, allo stesso modo la Domus vuole essere sempre Lucera, 16 giugno 2012 Memoria del Cuore Immacolato di Maria + Domenico Cornacchia 9 La “Domus Mariae” aperta ad ogni richiesta, ad ogni appello che lascia scorgere nel volto di ogni “richiedente” il volto di Gesù che bussa, che chiede una risposta d’amore! è bello pensare che, mentre questo opuscolo prende forma, articolandosi secondo un suo ordinato pensiero, per lasciare una traccia delle idealità che hanno fatto sorgere la Domus Mariae, essa - nella realtà quotidiana - diventi effettivamente sempre più casa abitata, casa viva, casa pulsante di cuori, di volti, di storie soprattutto grazie alla sapienza del cuore degli anziani che in essa dimoreranno. Un anno fa, il 18 settembre 2011, S.E. Mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della C.E.I., ha tagliato il nastro di questa nuova realtà ecclesiale a favore delle persone anziane. Ora, a distanza di un anno dalla sua inaugurazione, sono lieto di poter presentare questa piccola pubblicazione che, senza alcuna ambizione, desidera semplicemente far conoscere sempre meglio le motivazioni ideali che animano la Domus e la tenerezza contagiosa del Cuore Immacolato di Maria che spinge quotidianamente la Comunità delle Piccole Ancelle a spendersi per la valorizzazione umana ed ecclesiale dell’anziano. Introduzione 1 Mariano CROCIATA, Discorso di inaugurazione della “Domus Mariae”, San Marco la Catola, 18 Settembre 2011. 2 Associazione privata di fedeli composta da donne laiche consacrate, approvata dal Vescovo di Lucera-Troia il 13 maggio 2005. Vedi anche www.piccoleancelle.org 3 Paesino montano, di poco meno di mille abitanti, in provincia di Foggia, appartenente alla diocesi di Lucera-Troia. 4 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, in Carità Globale, commento La “Domus Mariae” “L’intento di chi ha voluto questa struttura, (...) è quello di fornire un servizio di accoglienza, capace di alleviare la solitudine di quanti – non più giovani – possono mettere al servizio degli altri il proprio patrimonio umano e spirituale, corresponsabili della gioia gli uni degli altri, fratelli tra fratelli”1. Così Mons. Mariano Crociata all’inaugurazione della “Domus Mariae”, una struttura diocesana affidata alla “Comunità delle Piccole Ancelle del Cuore Immacolato di Maria”2. Questo breve lavoro vuole verificare la coerenza della pastorale sociale legata a questa opera diocesana – collocata all’interno della piccola comunità parrocchiale di San Marco la Catola3 – con il Magistero della Chiesa e, in particolare, con la più recente Enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”4. 11 La “Domus Mariae” 12 In una parte di quest’elaborato cercherò di spiegare le ragioni contestuali e pastorali che hanno portato alla realizzazione della “Domus Mariae“ all’interno della Chiesa diocesana di Lucera-Troia, per lo più composta da piccoli paesi montani, nei quali è molto alta la percentuale della popolazione anziana. Nella seconda parte, invece, è mio intento verificare tali ragioni pastorali alla luce della Lettera Enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI. In tal modo vorrei, per così dire, “mostrare” come l’attenzione all’anziano quale finalità principale di quest’opera diocesana non voglia essere tanto un “luogo” dove l’anziano attende pazientemente, e forse più comodamente, la fine dei suoi giorni, né tanto meno una semplice “casa-albergo”, ma, in linea con il Magistero Sociale della Chiesa, “un’opera-segno”, come l’ha definita Mons. Crociata nel citato intervento inaugurale, dove ognuno, senza alcuna distinzione, sia corresponsabile della gioia degli altri, ricchezza inestimabile, sostegno e amico di viaggio proprio perché “abbiamo tutti bisogno di prossimità come esperienza ordinaria del nostro essere credenti”; un’opera non solo assistenziale, ma anche promozionale, che, proprio per questo, vuole aiutare a dirigere “lo sguardo dalla parte della persona”. alla Caritas in veritate, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2009. Prima parte La “Domus Mariae”: le ragioni contestuali e pastorali a La “Domus Mariae” e il suo contesto La “Domus Mariae” San Marco la Catola, alla pari della quasi totalità dei paesi che compongono la Diocesi di Lucera-Troia, è una comunità cittadina in continuo calo demografico, costituita per la maggior parte da anziani. All’indomani del sisma del 31 ottobre 2002, tale situazione emerse, più chiaramente, dai risultati della ricerca “Fenice” di Caritas Italiana, stimolando nel consiglio pastorale parrocchiale l’idea di progettare un apposito servizio di assistenza agli anziani che vivevano la povertà della solitudine. L’idea pensata dal consiglio pastorale parrocchiale si concretizzò nel progetto “Incontro” finanziato, per una parte, dai fondi derivanti dalla progettazione sociale post-terremoto e, dall’altra, dai fondi CEI 8 x Mille, entrambi gestiti da Caritas Italiana. Il progetto “Incontro” trovò la sua realizzazione all’interno della casa canonica parrocchiale e fu inaugurato il 18 Agosto 2005 dal Vescovo di Lucera-Troia e dal Direttore di Caritas Italiana. All’interno della fase di realizzazione del progetto “Incontro”, il 13 Maggio 2005, tre parrocchiane, delle quali una anziana, decisero di costituire 13 La “Domus Mariae” 14 un’Associazione Privata di Fedeli alla quale diedero il nome di “Comunità delle Piccole Ancelle del Cuore Immacolato di Maria”. Impegnandosi a vivere una vita povera, obbediente e casta, ad imitazione della Madre del Redentore, e avendo come modello le prime comunità cristiane, le “Piccole Ancelle” consacrano quotidianamente la propria vita alla Santissima Trinità, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, per servire Cristo nei poveri e nei bisognosi, in particolare negli anziani che vivono la povertà della solitudine. La Comunità delle Piccole Ancelle trovò ospitalità nella casa canonica parrocchiale assumendo la gestione del progetto “Incontro”. In essa sono stati svolti, prima della realizzazione della “Domus Mariae”, i servizi di preparazione e consegna dei pasti a domicilio, di lavanderia e di segretariato sociale, di piccola infermeria e di ospitalità diurna5. In letizia e semplicità, le “Piccole Ancelle” condividono quotidianamente la propria mensa con gli anziani, sperimentando quanto sia buono e soave che i fratelli vivano insieme6. Nell’estate del 2007, il consiglio pastorale parrocchiale svolse un’indagine sulla popolazione, dalla quale risultò che gli abitanti con meno di 6 anni erano il 4,58%, quelli da 6 a 15 anni il 7,19%, quelli da 15 a 30 anni il 14,58%, quelli da 30 a 65 anni il 42,60% e quelli con più di 65 anni il 31,03%, 5 Nel corso dell’anno 2010 sono stati forniti 2.178 pranzi, soddisfatte 163 richieste per i servizi di lavanderia e stireria e sono stati effettuati 52 interventi di segretariato sociale. 6 Cfr. Sal. 132,1. 15 La “Domus Mariae” mentre la composizione dei nuclei familiari con 5 o più componenti risultò essere il 4,71%, quelli con 4 componenti il 16,71%, quelli con 3 componenti il 15,76%, quelli con 2 componenti il 33,41% e, infine, quelli con un solo componente il 29,41%. In sintesi, dall’indagine risultò che oltre il 60% delle famiglie era composto da due o da un solo componente di età superiore ai 65 anni e, nella stragrande maggioranza, il disagio delle persone anziane autosufficienti risultò essere legato alla solitudine e al senso di inutilità. “Una solitudine (che) ha il carettere di una malattia più grave della lebbra, della tubercolosi e perfino di qualsiasi altra malattia di cui il corpo umano possa soffrire: il male di sentirsi non amati, indesiderati, ignorati, il fatto di non La “Domus Mariae” 16 avere nessuno cui appartenere”7. Il 1° Maggio 2007, la “Comunità delle Piccole Ancelle del Cuore Immacolato di Maria” ottenne in comodato dal Vescovo di Lucera-Troia un immobile in disuso da decenni e poco più che un rudere, denominato ex “seminario estivo”, perché divenisse la “Domus Mariae”. Nel 2011 è stata portata a termine, grazie alla carità pastorale del Vescovo di Lucera-Troia Mons. Domenico Cornacchia e alla generosità di tanti benefattori, la prima parte del recupero e del riadattamento dell’ex “seminario estivo”. La “Domus Mariae” è stata inaugurata il 18 settembre 2011 da Sua Ecc. Mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Nei nuovi locali, la “Comunità delle Piccole Ancelle del Cuore Immacolato di Maria” potrà 7 MADRE TERESA DI CALCUTTA, Per amore di Gesù, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1997, pag. 87. 8 Servizio di lavanderia e stireria, ospitalità diurna e notturna con otto stanze singole munite di servizi e di comforts, piccola assistenza infermieristica, segretariato sociale, ecc. 17 La “Domus Mariae” non solo offrire una migliore qualità dei servizi8 ma soprattutto realizzare uno “spazio” dove gli anziani dell’intera zona pastorale possano esprimere le loro potenzialità e la loro ricchezza umana ed avere la possibilità di “consegnare” le proprie esperienze umane, artistiche, culturali e spirituali alle nuove generazioni. Un “luogo”, inoltre, dove poter donare ospitalità alle donne in stato di bisogno (abbandono, tratta degli esseri umani, maltrattamenti, ecc.) nei confronti delle quali gli anziani potranno svolgere il servizio ecclesiale di accompagnamento e di prossimità ed essere soggetti corresponsabili dell’annuncio gioioso di Cristo Risorto. Essi, offrendo il loro affetto di “nonni”, potranno offrire un importante servizio ecclesiale nei confronti di queste donne più sfortunate provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero. b La “Domus Mariae”: le ragioni pastorali La “Domus Mariae” 18 Il progressivo aumento della durata della vita pone inevitabilmente una serie di riflessi culturali, sociali, morali e spirituali. Si tratta di un fenomeno irreversibile perché connesso con un insieme di cause che continueranno in futuro ad operare sempre più efficacemente, quali: il progresso scientifico nel prevenire e curare le malattie, la diffusione delle norme igieniche e sanitarie e dei mezzi di assistenza e cura. Queste cause, a loro volta, dipendono, più in generale, dalla domanda di miglioramento della qualità della vita che caratterizza la nostra società. La condizione umana ne risulta modificata per un numero sempre maggiore di persone e per la società nel suo insieme, senza però che questa abbia suscitato una cultura che, come avveniva nel passato nella società rurale, sappia apprezzare il valore specifico di questa età della vita. Al contrario, si coglie sempre più il prevalere di culture che enfatizzano l’età giovanile ed adulta, la prestanza fisica, l’efficienza produttiva e, di conseguenza, ignorano la longevità e la pongono ai margini come premessa per la totale cancellazione della morte. Leggere il fenomeno dell’allungamento della vita media non significa solo conoscerne la dimensione quantitativa, le cause economiche e culturali, i caratteri che essa presenta sotto il profilo sociale, le implicazioni psicologiche, le modalità e i costi assistenziali, ma deve significare, soprattutto, cono- 9 GIOVANNI PAOLO II, Lettera agli Anziani, 1 ottobre 1999, n. 13, in www.vatican.it 19 La “Domus Mariae” scerne le potenzialità, per quanto attiene al bene dei singoli e della società. La comunità cristiana dovrà dotarsi di tutti i mezzi di conoscenza del fenomeno, per tenere alta la sensibilità nei confronti di una età della vita nella quale la singola persona e la comunità tutta raccoglie il frutto di tutta un’esistenza; un fenomeno che deve entrare nella considerazione pastorale perché aspetto centrale della continua trasformazione sociale. La comunità cristiana, a cominciare da quella parrocchiale, dovrebbe finalmente considerare la pastorale sociale della terza età come parte integrante della sua azione, ponendo una specifica attenzione a quanti, tra gli stessi anziani, vivono maggiormente il disagio della solitudine e del senso di inutilità. “A mano a mano che, con l’allungamento medio della vita, la fascia degli anziani cresce, diventerà sempre più urgente promuovere questa cultura di una anzianità accolta e valorizzata, non relegata ai margini”9. La comunità cristiana dovrebbe sforzarsi di offrire spazi adeguati, suscitando e promuovendo scelte di volontariato che valorizzino le capacità degli anziani e di coloro che, avendo terminato la loro attività lavorativa, sono in grado e desiderosi di mettere le loro competenze e le loro energie a servizio della comunità. Se “la Chiesa non può mai essere dispensa- La “Domus Mariae” 20 ta dall’esercizio della carità”10, questa trova nella pastorale sociale e, più in generale, nella Dottrina Sociale della Chiesa, la sua via maestra11. Una via che è l’uomo stesso “in tutta la verità della sua vita, nella sua coscienza, nella sua continua inclinazione al peccato ed insieme nella sua continua aspirazione alla verità, al bene, al bello, alla giustizia, all’amore”12. “La dimensione della carità, dimensione ecclesiale che sgorga dal dono gratuito della carità di Dio nei confronti di ogni creatura, si manifesta nella storia, in modo visibile, anche attraverso opere (…) pensate, progettate e realizzate come “operesegno”: segno di un Dio che ci ama; segno di una Chiesa che si fa prossima dei poveri; segno di un mondo che non emargina quanti faticano a vivere più di altri la loro vita. Tale è, per me, il Centro per anziani che la comunità parrocchiale di San Marco la Catola ha predisposto all’interno del proprio vissuto come luogo di incontro ed espressione della carità di tutta la comunità parrocchiale nei confronti di chi nel passato ha costruito la storia della stessa comunità ed ora ne mantiene la memoria e l’esperienza. L’”opera-segno” per anziani di San Marco la Catola richiama inoltre l’importanza, in un tempo come il nostro in cui si tende a consumare, a 10 PONTIFICIUM CONSILIUM “COR UNUM”, Deus caritas est. Atti del Congresso Mondiale sulla Carità, Tipografia Vaticana, Città del Vaticano, 2006, pag. 155 (29). 11 Cfr. BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 93 12 GIOVANNI PAOLO II, Redemptor hominis, Paoline, Milano, 2008, pag. 41 (14). 13 Vittorio NOZZA, Segno di un Dio che ci ama, in Notiziario Parrocchiale - Parrocchia San Nicola di Mira - San Marco la Catola, 5 (2005), n. 8. 21 La “Domus Mariae” “spremere” la propria vita nel “presente” quasi separandola dal passato e dal futuro, di ribadire con forza la necessità di vivere e di educare a vivere, soprattutto da parte dei giovani, il presente radicandolo nel passato (memoria) e proiettandolo nel futuro (speranza). Che una comunità parrocchiale si preoccupi di predisporre con cura un ambiente per i propri anziani per poter meglio servirli con gratuità e riconoscenza sta ad indicare la convinzione che ogni momento della nostra vita presente ha senso se è ben radicato nel passato, nella memoria e nell’esperienza di chi ci ha preceduti e se è predisposto per costruire futuro attraverso soprattutto un grande atteggiamento di speranza. Il fatto che l’apertura di questa “opera-segno” avvenga in contemporanea con l’avvio dell’esperienza di un anno di noviziato da parte di tre donne della comunità parrocchiale di San Marco la Catola dice come concretamente la gratuità di Dio si esprima soprattutto chiamando al suo seguito persone che nella donazione totale della loro vita vogliono prestarsi perché questo amore di Dio si concretizzi in una molteplicità di gesti quotidiani e ordinari fatti di tanta attenzione, cura, accompagnamento, pazienza e bontà”13. Per grazia di Dio, per undici anni, ho avuto la gioia di servire, con l’incarico di amministratore parrocchiale, la piccola parrocchia di San Marco la Catola. Tuttora continuo a servirla attraverso la La “Domus Mariae” 22 “Domus Mariae”, un’opera frutto di un percorso pastorale iniziato il giorno in cui San Marco la Catola, così come tanti paesi del Molise e dell’alta Puglia, fu colpita dal sisma, il 31 Ottobre 2002. “Una delle più profonde povertà che l’uomo può sperimentare è la solitudine. A ben vedere anche le altre povertà, comprese quelle materiali, nascono dall’isolamento, dal non essere amati o dalla difficolta` di amare”14. Da qui la finalità della “Domus Mariae”, un amore che si traduce “in un intervento non soltanto assistenziale, ma promozionale; vale a dire far diventare le persone di cui ci si prende cura soggetti di un progetto di vita attiva, umanamente ricca, perché abbiano la possibilità di consegnare alla collettività intera le proprie esperienze umane, artistiche, culturali e spirituali, attraverso modalità di coinvolgimento comunitario e un sapiente uso delle risorse disponibili”15. Espressione essa stessa, la “Domus Mariae”, di una comunità ecclesiale, parrocchiale e diocesana, “la cui vita, mentre è a servizio di Dio, lo è anche del mondo, in termini di amore e di verità e, per conseguenza, si incentra e si specifica sull’asse della carità e della verità”16. Espressione di “una Chiesa locale nel suo impegno a favore dei poveri, dei bisognosi e, so14 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate., pag. 149 15 MARIANO CROCIATA, Discorso di inaugurazione della “Domus Mariae”, cit. 16 MARIO TOSO, “Caritas in veritate: una lettura pastorale” in “La Società” n°6/2009. 17 MARIANO CROCIATA, Discorso di inaugurazione della “Domus Mariae”, cit. 18 MARIO TOSO, “Caritas in veritate: una lettura pastorale”, cit. 19 Cfr. Flavio FELICE, Paolo ASOLAN, Appunti di Dottrina Sociale della Chiesa, Rubbettino Soveria Manelli (Catanzaro) 2008, pag. 131. 23 La “Domus Mariae” prattutto, degli anziani”17 dove i “fondamenti (...) identitari e prassici della pastorale sociale e della Dottrina Sociale della Chiesa, la loro realtà, non sono da cercare o da individuare al di fuori del soggetto comunitario. (...) Essi si incontrano dentro l’esperienza dell’essere in comunione con Cristo e con i fratelli, e non in un iperuranio, (...) non sono fuori dalla vita concreta e storica”18. Una realtà, come quella descritta nel contesto nel quale è nata la “Domus Mariae”, che metteva in luce tutta l’inadeguatezza di un’azione pastorale racchiusa nel trinomio parola/liturgia/carità e che rischiava di dividere, anziché unire, ciò che serviva ad edificare la comunità nel proprio vissuto. Insomma, un’azione pastorale tutta squilibrata sul versante “interno” ma che faticava notevolmente sul versante “esterno”, configurando la pastorale sociale più come una pastorale di iniziative occasionali slegate dal contesto sociale e dal territorio. Spero che questo piccolo lavoro sia accolto quale modesto contributo non mio, ma di una piccola comunità cristiana che, superando la mappatura dell’azione ecclesiale – così come si è venuta configurando nel trinomio evangelizzazione/liturgia/carità – contribuisce, nel proprio ambito, a far uscire dall’isolamento la pastorale sociale dal resto della pastorale cosidetta ordinaria19. Seconda parte La “Domus Mariae” alla luce della “Caritas in Veritate” La “Domus Mariae” 24 a La “Domus Mariae” e il principio di sussidiarietà “L’attenzione e l’impegno della Chiesa per gli anziani non datano da oggi. Essi sono stati destinatari della sua missione e della sua cura pastorale attraverso i secoli e nelle più svariate circostanze. La “caritas” cristiana ha abbracciato i loro bisogni, suscitando le più diverse opere al servizio degli anziani, soprattutto grazie all’iniziativa e alla sollecitudine di congregazioni religiose e di sodalizi laicali. E il magistero ecclesiale, lungi dal considerare la questione come un puro problema di assistenza e di beneficenza, ha sempre ribadito l’importanza primaria della valorizzazione delle persone di ogni età, richiamando tutti a far sì che la ricchezza umana e spirituale, le riserve di esperienza e di consiglio accumulate nel corso di vite intere non andassero disperse”20. Così nel 1999 il Pontificio Consiglio per i laici scriveva nel documento “La dignità dell’anziano e la sua missione nella Chiesa e nel mondo”, sottolineando come dovessero essere sostenute e valorizzate iniziative ispirate alla carità cristiana nel 20 Cfr. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, La dignità dell’anziano e la sua missione nella Chiesa e nel Mondo, anno 1999, pag. 7 21 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 150 22 Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 1, (1984), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1984, pag. 744. 25 La “Domus Mariae” rispetto del principio della sussidiarietà. La definizione di sussidiarietà che la “Caritas in veritate” dà è quella essenzialmente “relazionale”; concetto trattato in maniera più ampia nel Cap. V dedicato alla “Collaborazione della famiglia umana”: “…La creatura umana, in quanto di natura spirituale, si realizza nelle relazioni interpersonali. Più le vive in modo autentico, più matura anche la propria identità personale. Non è isolandosi che l’uomo valorizza se stesso, ma ponendosi in relazione con gli altri e con Dio. L’importanza di tali relazioni diventa quindi fondamentale”21. La frase appena riportata sembra quasi la continuazione di quanto Giovanni Paolo II disse ai circa ottomila anziani ricevuti in udienza il 23 marzo 1984: “Non vi lasciate sorprendere dalla tentazione della solitudine interiore. Nonostante la complessità dei vostri problemi (...), le forze che progressivamente si affievoliscono e malgrado le insufficienze delle organizzazioni sociali, i ritardi della legislazione ufficiale, le incomprensioni di una società egoistica, voi non siete né dovete sentirvi ai margini della vita della Chiesa, elementi passivi di un mondo in eccesso di movimento, ma soggetti attivi di un periodo umanamente e spiritualmente fecondo dell’esistenza umana. Avete ancora una missione da compiere, un contributo da dare”22. Nel corso di questa breve riflessione ho af- La “Domus Mariae” 26 fermato essere la “Domus Mariae” espressione d’amore di una comunità ecclesiale, parrocchiale e diocesana, che mentre è a servizio di Dio, lo è conseguentemente del mondo, in termini d’amore e di verità23. “Manifestazione particolare della carità e criterio guida per la collaborazione fraterna di credenti e non credenti è senz’altro il principio di sussidiarietà, espressione dell’inalienabile libertà umana”24. Credo che esista nel principio di sussidiarietà, così come formulato nella “Caritas in veritate”, un inscindibile rapporto tra carità/libertà/bene comune. La “Domus Mariae”, vista al di fuori di tale rapporto, rischierebbe non solo di non avere senso ma, quel che è peggio, scadrebbe in un assistenzialismo umiliante per l’anziano bisognoso d’amare e di sentirsi amato. Una comunità cristiana che esprimesse un’opera-segno che non avesse quale suo fondamento tale principio di sussidiarietà, incardinato nel rapporto carità/libertà/bene comune, rischierebbe di ridursi ad un semplice gesto di bontà autogratificante o ad una strategia politica25, oscillando, inevitabilmente, tra il particolarismo sociale e un assistenzialismo umiliante26. Credo di poter individuare nella “Domus Ma23 Cfr. MARIO TOSO, “Caritas in veritate: una lettura pastorale”, cit. 24 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 153 25 Cfr. MARIANO CROCIATA, Discorso di inaugurazione della “Domus Mariae”, cit. 26 Cfr. BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 153 27 Cfr. BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 130 27 La “Domus Mariae” riae” il suo incardinarsi al principio di sussidiarietà quale “manifestazione particolare della carità” in una prospettiva relazionale/personalistica. Da un lato tale “manifestazione particolare della carità” è strettamente rapportata all’individuo, alla sua libertà, alla sua dignità, alla sua potenzialità e ricchezza umana. Dall’altro, questa stessa persona non può non essere considerata parte attiva di una comunità, all’interno di una fitta rete di relazioni. Insomma un’opera-segno, la “Domus Mariae”, dove tutti sono responsabili di tutti27. b La “Domus Mariae” e l’autonomia dei corpi intermedi La “Domus Mariae” 28 “La sussidiarietà è prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalità emancipatrici perché favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità. La sussidiarietà rispetta la dignità della persona, nella quale vede un soggetto sempre capace di dare qualcosa agli altri”28. Facendo leva sull’autonomia dei corpi intermedi, la sussidiarietà, quale “manifestazione particolare della carità”, aiuta la persona a sviluppare le proprie capacità, rispettando e sviluppandone l’autonomia, emancipandola e liberandola da “ogni forma di assistenzialismo paternalista”, in poche parole la rende capace di prendersi cura del bene comune. Una sussidiarietà che, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi, suscita energie e capacità, rispettosa dell’autonomia di ciascuno e della sua dignità rendendolo, per questo, in grado di dare sempre qualcosa agli altri. In altri termini, di partecipare da protagonista al proprio e all’altrui sviluppo all’interno di una fitta rete di relazioni fatta di diritti e di doveri. La relazione fra sussidiarietà e sviluppo, tema di fondo che attraversa tutta l’Enciclica “Caritas in 28 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag .153 29 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 153 30 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 97 31 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 98 29 La “Domus Mariae” veritate”, è centrale. La sussidiarietà favorendo “la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità”29 favorisce la costruzione del bene comune. Alla luce di quanto fino qui esposto, la finalità della “Domus Mariae” è, dunque, quella di suscitare lo stesso sviluppo della persona e della comunità nel perseguimento del bene comune, quel bene di noi tutti, formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in una comunità sociale. Non un bene ricercato per se stesso, autogratificante, ma per le persone che fanno parte della comunità sociale e che solo in essa possono realmente, e più efficacemente, conseguire il loro bene. Volere il bene comune e adoperarsi per esso è per la “Domus Mariae”, alla luce della “Caritas in veritate”, un’esigenza di giustizia e di carità. Insomma una comunità diocesana e parrocchiale che attraverso una sua opera-segno, un autonomo corpo intermedio, ama tanto più efficacemente Dio e l’uomo, quanto più s’adopera per un bene comune rispondente anche ai suoi reali bisogni30. In questa luce, la “Domus Mariae”, corpo intermedio per manifestare un modo particolare d’amore verso gli anziani, diventa, nel contesto storico della comunità sociale di San Marco la Catola, e della sua zona pastorale, annuncio di Cristo quale primo e principale fattore di sviluppo31. La “Domus Mariae” 30 Lungi dall’essere questa una superficiale affermazione retorica, l’annuncio di Cristo quale primo e principale fattore di sviluppo, centrale nella Populorum progressio e ripresa dalla “Caritas in veritate”, determina un’inversione nella scala dei valori dominanti in una società materialistica e consumistica qual è quella attuale, e assume una portata “rivoluzionaria” per gli stili di vita, per le istituzioni ingiuste, per la vitalità che può infondere nella società civile32. D’altro canto la “Domus Mariae”, essendo un mezzo per manifestare un particolare modo d’amare (e di essere amati) all’interno di un contesto storico ben preciso, si pone concretamente anche nello stesso contesto economico e sociale. “La ‘città dell’uomo’ non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più, e ancor prima, da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione”33, e “lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno, se vuole essere autenticamente umano, di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità”34. L’annuncio di Cristo, quale primo e principale fattore di sviluppo, si traduce allora in una vittoria sul sottosviluppo attraverso la progressiva apertura a forme di attività economica caratterizzate da 32 Cfr. MARIO TOSO, Caritas in veritate due anni dopo. Ricezione ecclesiale e civile, in “La Società” n°4/2011 33 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag. 97 34 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag.126 35 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, cit., pag.131 31 La “Domus Mariae” quote di gratuità e di comunione35. La stessa “Domus Mariae” si traduce, attraverso la gratuità e la comunione, in un risoluto contributo al superamento di una condizione economica e sociale caratterizzata da larghe quote di sottosviluppo e marginalità, qual è quella della zona pastorale di San Marco la Catola, alla pari di una larghissima parte del territorio della Diocesi di Lucera-Troia e del Mezzogiorno di Italia complessivamente. Questa situazione economico/sociale/politica, di fronte a vecchie questioni di sottosviluppo mai risolte e al perdurare di una gravissima crisi economica, pone nuove e non poche difficoltà all’interno della stessa comunità cristiana. La “Domus Mariae”, lungi dall’essere il termine di un percorso pastorale iniziato circa dieci anni fa, si pone, invece, quale inizio di un cammino ostico e irto di difficoltà ma con l’aspirazione di indicare e testimoniare con fermezza non solo la strada verso una società più giusta e fraterna fondata sulla carità e la verità ma anche verso Colui che salva l’uomo di ogni tempo. Un’opera-segno, in conclusione, che ha il coraggio di scelte coraggiose e che scommette di ripartire, sempre e comunque, dall’“uomo nuovo”, per mettersi con lui, e per lui, a servizio della “rivoluzione” della carità. Conclusioni La scomessa della “Domus Mariae” La “Domus Mariae” 32 Il contesto storico/sociale di San Marco la Catola, alla pari di gran parte dei paesi che compongono la Diocesi di Lucera-Troia, l’ho accennato innanzi, è caratterizzato da un progressivo aumento della popolazione anziana a fronte di un continuo spopolamento dovuto, negli anni passati, in larghissima parte, ad un inarrestabile flusso migratorio verso le zone più sviluppate d’Italia e dei paesi dell’Europa e delle Americhe. La sua economia è assolutamente marginale e, per molti aspetti, di sussistenza; la maggior parte della “ricchezza interna”, se in passato proveniva da un’agricoltura misera e dalla rimessa degli emigranti, oggi è dovuta in larghissima parte al pagamento delle pensioni di vecchiaia e di invalidità e alla corresponsione degli assegni sociali di povertà. A questo quadro d’insieme, al dissesto del territorio e ad una politica clientelare ed assistenzialista, si aggiunge, nell’epoca presente, l’aggravarsi di una crisi economico-finanziaria internazionale acutizzata dall’assenza di fondamentali infrastrutture e di serie politiche di sviluppo. Una situazione storico/sociale che trova le sue radici nei secoli passati e che ha comportato, tra le altre cose, una sorta di “deresponsabilizzazione” e, 36 FELICE, ASOLAN, Appunti di Dottrina Sociale della Chiesa, cit., pag. 133. 37 Cfr. FELICE, ASOLAN, Appunti di Dottrina Sociale della Chiesa, cit., pag. 133. 33 La “Domus Mariae” per larga parte, un’assenza di partecipazione della popolazione alle scelte importanti per la vita della comunità con l’affidamento allo “Stato”, all’Ente pubblico, qualunque sia, o al potente uomo politico di turno, della soluzione dei problemi personali slegati da quelli della comunità nel suo complesso. Tutto questo non poteva non avere ripercussioni nella stessa comunità cristiana, relegando “il campo della religione al privato e il senso pubblico della Chiesa a ruoli di supplenza socio-assistenziale. In questo modo (…) si è contribuito (…) alla ritirata pratica della pastorale dai luoghi e dalla vita quotidiana della gente”36. Lo stesso trinomio parola/liturgia/carità, nella sua interpretazione restrittiva, è andato sempre più configurandosi quale insieme di attività che si svolgono dentro la Chiesa, addirittura, all’interno dell’edificio parrocchiale37. A questa situazione s’aggiunge l’accentuarsi, negli ultimi decenni, di una crisi “etica” e di valori, con stili di vita “secolarizzati”, sempre più lontani da quelli che hanno fondato il vivere comune delle passate generazioni. Se questa è la situazione concreta dentro la quale la Chiesa di Lucera-Troia e la zona pastorale di San Marco la Catola, in particolare, è chiamata, qui ed ora, ad annunciare una speranza che non La “Domus Mariae” 34 delude38, bisognerà riconoscere che il trinomio parola/liturgia/carità mostra la sua inadeguatezza di fronte alle esigenze della “nuova evangelizzazione” e che la “pastorale reale” non può essere limitata e progettata dentro questo schema. Non si tratta di dividere la pastorale ordinaria, così com’è andata configurandosi nello schema parola/liturgia/carità, dalla pastorale sociale, ma piuttosto di unire un’azione ecclesiale, un’azione di Chiesa che serva ad edificare la comunità nel proprio vissuto interno con la “realtà” complessa e difficile che la circonda. La “Domus Mariae” si pone, come già affermato, all’inizio di un percorso pastorale che tende ad edificare la comunità nel proprio vissuto quotidiano. Un percorso certamente non immune da ostacoli, a cominciare da quelli che trova nella stessa comunità che pure l’ha espressa, ma che ha non poche difficoltà a superare una logica pastorale che divide gli ambiti anziché unirli e che relega la pastorale sociale ai margini della propria azione ecclesiale. Un percorso pastorale che chiede, agli stessi anziani ai quali la “Domus Mariae” è rivolta, di non farsi vincere dalla tentazione della solitudine e della facile scorciatoia della delega in bianco. Se l’annuncio del Vangelo è compito di ogni battezzato, e “il servizio al Vangelo non è questione di età”39, la “Domus Mariae” si presenta, allora, come una scommessa da vincere nella certezza 38 Cfr. Rm. 5,5 39 GIOVANNI PAOLO II, Lettera agli Anziani, cit., n.7 che gli anziani abbiano ancora molto da dare, in termini di ricchezza umana e spirituale, e che “nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunziare quanto è retto il Signore”40. 35 La “Domus Mariae” 40 Sal. 91,15.