La Libraria del Cardinale Ippolito d’Este
Ippolito d’Este edifica la splendida Villa sul solco di una politica culturale
alimentata dalle Signorie padane rinascimentali che, fin dal secolo precedente,
avevano avviato e promosso un intelligente recupero dell’antichità classica, creando
nei loro castelli specifici ambienti dedicati alla conservazione ed esposizione di statue
e libri. Sono questi gli anni migliori per l’affascinante storia della trasmissione
libraria e per la costituzione di biblioteche conservative: campeggia, con Firenze e
Cesena, la città ducale di Ferrara, dove gli Estensi con intelligente solerzia
arricchivano una raccolta di codici iniziata addirittura nel secolo XIII.
Nella prima fase della permanenza tiburtina, il Palazzo di governo di Ippolito
era stato allestito nella foresteria del Convento di santa Maria Maggiore, edificio
sacro che godeva di una indiscussa celebrità, dotato, fin dal medioevo, di un notevole
fondo librario e archivistico, ricco di splendide pergamene
Dobbiamo alla solidità dell’impianto storico dell’autore la preziosa appendice
con cui il compianto prof. Vincenzo Pacifici, negli anni ’20 dello scorso secolo,
corredò la sua monografia su Ippolito II d’Este, eseguita sui Registri
d’amministrazione del Cardinale. Furono schedati, con minuzia certosina,
sbalorditiva per uno studioso neppure venticinquenne, libri amministrativi che vanno
dalla registrazione delle spese per i viaggi in Francia al ‘Libro del conto del gioco’ al
libro dei debitori di Francia, al Maneggio dei dinari di m. Lucretio Tassone, al Conto
delle fabbriche, al Giornale di Alfonso della Barba, ai libri delle entrate e delle uscite
suddivise anno per anno etc. etc., scrupolosamente esaminati e postillati dal Pacifici
con la sua consueta acribia.
Spicca, ai nostri fini, il ‘Libro del Cardinale’ relativo agli anni 1555-1561, il
quinquennio felice caratterizzato dall’entusiastiastico sogno di trasferire un lembo dei
fasti ferraresi in questa amena cittadina celebrata dai più grandi poeti dell’età
classica, dimora di imperatori e papi e dove lo spagnolo Ignazio di Loyola aveva
fondato la sua Compagnia e avviato la prima scuola e il primo convitto d’Italia.
La tipologia della “libraria”.
Abbiamo parlato di un fondo librario preesistente nell’attiguo convento di
Santa Maria Maggiore, cui vanno aggiunte le raccolte dei Gesuiti e quelle delle
contestuali ‘Accademie’ sorte nel secolo XVI. La raccolta del Cardinale Ippolito,
prezioso recupero documentario del Pacifici, si configura, nella sua elencazione
‘sussultoria’ e senza alcun ordine apparente, quasi un ‘completamento’ dei libri
circolanti nella città di cui assume il ruolo di Governatore. Tivoli si arricchisce di una
libraria considerevole: sono ben 197 i testi presenti nella ‘guardarobba’, ricercati con
indubbia vivacità intellettuale anche con l’aiuto di Flaminio Nobili, filosofo molto
stimato dal Cardinale, lucchese, chiamato a Tivoli nel 1571 e che sarà suo amico
fedele fino alla morte1. Nei registri del 1559-’60 è citato l’incarico di comprare libri
da portare a Tivoli, e che saranno suddivisi equamente, come è possibile vedere, tra
testi classici, ecclesiastici e ‘letteratura moderna’, storica e scientifica.
“A fatto venir un filosofo da Lucca il quale dicono sia valentuomo, selli fa carezze assai”, così
scriveva un agente anonimo ad Alfonso da Tivoli il 29 luglio 1571 (PACIFICI, cit., p. 351).
1
Il termine rinascimentale di “libraria” indica l’embrione di quella che
diventerà la moderna ‘biblioteca’. Nel secolo XVI a Tivoli, oltre alla fioritura della
scuola gesuitica con conseguente arricchimento dei libri circolanti in città, è avviata
una raccolta di cinquecentine e di manoscritti assemblati dai sacerdoti - insegnanti
per uso didattico. Tivoli godrà quindi, oltre che di manoscritti ‘costruiti’ per uso
scolastico, di significativi fondi di testi classici latini e greci, di atlanti e dizionari a
più lingue (sono presenti quelli relativi ai paesi toccati dal proselitismo dei Gesuiti,
quindi latino-arabo, latino-cinese, ebraico…). Naturalmente si incrementano le
raccolte di splendidi esemplari a carattere devozionale, corali miniati, atlanti
scientifici che esibiscono marche tipografiche tra le più celebri. Di conseguenza, in
una città già ricca di librarie conventuali, la ‘guardarobba’ del Cardinale potrà ben
degnamente figurare con le raccolte ferraresi, cui si aggiungeranno gli autografi del
Muretus e in genere di tutta l’intelligentzia dell’epoca, in feconda gara con le coeve
biblioteche di altri cenacoli letterari radunati intorno sorte in città ad illustri presenze
cittadine, come il Cardinale Bandini Piccolomini, Federico Cesi, etc. (è possibile
rintracciare parti di cataloghi e citazioni dei libri presenti in questi contesti).
La cultura ‘rinascimentale’ di Ippolito anche in questo caso si allinea con le
tendenze dell’epoca di costituire fondi e raccolte librarie quanto più complete
possibili, estese all’intero scibile umano. Il mecenatismo nei confronti degli studiosi
consegue il ritorno di un arricchimento non solo ideologico ma tangibile, attraverso
‘eredità’ librarie di notevole consistenza. Siamo nel secolo in cui l'invenzione della
stampa e il conseguente incremento della produzione di opere cartacee stimolano in
modo esponenziale l'interesse dei prìncipi per la cultura. Nelle biblioteche
rinascimentali, infatti, e non solo negli scriptoria monastici o nelle collezioni
ecclesiastiche, confluiscono importanti donazioni di illustri umanisti. Rammentiamo,
per limitare la citazione ai casi più eclatanti, la cessione da parte del Petrarca di
numerosi manoscritti alla San Marco di Venezia, mentre la ricca biblioteca del
fiorentino Niccolò Nicoli (circa 1430 codici), acquistata da Cosimo il Vecchio e
collocata nel convento di S. Marco a Firenze, costituirà il primo nucleo della
Biblioteca Mediceo-Laurenziana. Nel 1468, un umanista greco, il cardinale
Bessarione, aveva legato la propria collezione di codici greci, la piú ricca del tempo,
alla Basilica di San Marco, dando origine alla Biblioteca Marciana di Venezia. Oltre
alla Marciana, altre biblioteche pubbliche sorsero sotto l'influenza del movimento
umanistico, tra le quali la San Marco di Firenze e la Malatestiana di Cesena.
“Conto de librj a stampa et a pena qualli sono in guardaroba”
Livio in folio coperto di corame; uno libro dove sono tutte le cose
ecclesiastiche coperto di velluto lionato; uno libro di anticalie di Roma coperto
di velluto morello; una bibia in folio coperto di veluto verde (nota del Pacifici: fu
dato all’Inquisitore della Minerva nel tempo di Papa Paulo Quarto, 1559. Così come
furono requisiti gli altri libri di seguito sottolineati). Uno messale in carta pecora
miniato coperto di velluto cremisino con chiodaria adoratta in una sacca di
corame bianco; Orlando furioso in francese coperto di corame rosso; Onus
Eclesie in folio coperto di corame negro; Lexicone greco in folio coperto di
corame rosso; Paulo Emilio Istorico, francese, in folio coperto di corame negro;
Plinio Secondo in folio id; Platone in fo. id; Valerio Massimo volgare sligatto;
uno libro francese del conte Febbo in folio coperto c. s.; Ragionamenti del Sessa
a penna; Dialoghi del Virgerio a penna; Roma antica in folio; uno libro sligato
della vita del duca Alfonso2; 3 libri similli; la medema vita legato in folio;
Sebastiano architetto in folio in francese; Epistole del Piccolomini in folio
coperto di carta pecora; uno libro di dissegni coperto id; Erores Valdensium in
folio coperto di carta pecora; Aparato del Riccio id. id; il secondo libro de
l’istoria del Iovio coperto id; Proverbii di Erasmo in folio id; Gisenofonte in id.
coperto di corame rosso; Plauto in id. coperto di corame rosso indorato; Platina
de vitis pontificum in folio coperto di cartone bianco; Sebastiano Monastero in
folio; Francesco Modesto in folio; Monarchia gallorum in folio; Orontio in folio;
Budeo in folio; Libro spagnollo in folio; Libro greco in folio; Novelle francese
coperto di corame negro; Libro latino del genologi di dei coperto di corame
negro; Dollete in folio coperto id; Fabole d’Esopo in greco coperto di corame
morello; Gisenofonte greco e latino in folio coperto di corame rosso; Torindo in
francese coperto di corame negro; Scalligero in quarto id. id. rosso; Regolla
greca di Costantino di Lascaro in quarto coperto di corame negro; Alessandro
Guerino sopra Catullo in quarto coperto di corame rosso; Cronicha francese in
quarto coperta di corame nero; Calendario ecclesiastico cop. di corame morello;
quattordici libri in ottavo tutti coperti di corame rosso adorati con le sue
cordelle di seta cremesina; dieci libri in ottavo coperti di corame rosso usati;
Creatione di pappa Giulio in quarto coperto di c. rosso; un libro simille; Ovidio
de fastibus cop. c. s.; Discorsi del Machiavella coperti di rosso ; Tasse delle
Annotava con disappunto il Pacifici, cit., che non c’è traccia di questa Vita del duca Alfonso che
sarebbe stata oltremodo preziosa per la ricostruzione della storia degli Estensi. Uno dei motivi
potrebbe essere senz’altro dovuto al carattere ‘sligatto’. Era infatti uso, a causa della pesantezza
della legatura (e del pregio economico), gravosa per le spese di trasporto, spedire i libri da una città
all’altra a fogli inseriti nei barili e riservare il confezionamento nella città di destinazione. Nel
nostro caso probabilmente la Vita rimase in fogli sciolti, successivamente dispersi. Altra ipotesi di
‘sligatura’ potrebbe essere legata alla composizione stessa. Sappiamo che Paolo Giovio, erudito,
conoscitore "storico" spesso indiretto, degli uomini di corte, compose la biografia di Alfonso I
(Liber de vita et rebus gestis Alfonsi Atestini Ferrariae principis a Paulo Giovio
conscriptus, Florentiae, excud. Laurentius Torrentinus, 1550; ID., La vita di Alfonso da Este,
Venezia, Sessa 1597), consigliandosi con lo stesso Ippolito su quanto dovesse essere taciuto (dal
momento che nel dettagliato ritratto di Giovio si dà conto delle segrete ragioni politiche che
avevano indotto il padre Ercole a scegliere per lui come moglie la figlia di Alessandro VI). Ad una
prima analisi, infatti, non risultano fonti che documentino contatti personali tra Giovio e lo stesso
Alfonso anche se sarà lo stesso autore, nel 1551, ad inviare a Ercole I d’Este la stampa della
biografia (Arch. Di Modena, Ippolito ad Ercole, Tivoli 11 ottobre 1550). L’opuscolo ‘sligato’,
presente nella libraria di Ippolito, potrebbe riferirsi al manoscritto composto a corte. L’opera fu
tradotta in lingua toscana da Giovan Battista Gelli.
2
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chiese ecclesiastiche coperto di rosso; Plauto in quarto coperto di rosso tutto
adorato; Apologia del Contareno coperto di rosso; Ragionamenti di Sessa a
penna legati in corame rosso; Vitta del Card.le a penna coperto di morello; Etica
d’Aristotille coperto di corame negro; Concordanze della bibia coperto di
corame negro; Lorenzo Valla coperto di corame rosso; Regole di Costantino
Lasca coperto di corame vecchio; Efemeride di Luca Gaurico coperto di rosso;
Bartolomeo de Sasso ferrato in quarto id; Rettoricha d’Aristotile coperto id. con
l’arma del Cardinale; Orologii di Sebastiano Monster coperto di capretto; Gio
Stafilei de gratij espetative cop. c. s.; Gio Bernardo Diazi coperto di carta
pecora; Claudio Tholomeo coperto di capretto; Claudio Tholomeo Alessandrino
coperto come è detto; Pastorale intitolata Tirpia a penna coperta di capretto;
Egidio coperto di capretto; Luca Gaurico coperto di di capretto; un breviario
nuovo legato alla francese (e 3 altri simili); Erasmo sopra li evangelli di Luca
coperto di turchino adorato; Id. id. l’evangelio di S.to Giovanni cop. c.s.; Id. id.
l’Epistola di S.to Paolo ligato del medesimo; Id. id. l’Evangelio di S.to Marco id.
id.; Id. id, l’Evangelio di S.to Matheo id.; li atti degli apostoli coperto di velutto
nero; Aulo Gellio coperto di corame rosso; uno libro in foglio coperto di corame
rosso con gli cantoni d’ottone e sue fibie da cantare la Messa; 4 simili; Gio: Ma
Verrato coperto di raso cremisino; Gio. Batt.a Pigna in ottavo coperto di velluto
cremisino; Erasmo sopra gli atti delli Apostolli coperto di corame turchino
adorato; Seconda parte della filosophia naturale coperto di id. id.; un breviario
romano dell’offitio novo coperto di corame rosso adorato; id. simille coperto di
corame nero; id. simile soperto di velluto pavonazzo; Euchiridion psalmorum
coperto di veluto morelo con la cornice a torno d’oro con certe guarnitioni
smaltate in una borsa di raso pavonazzo; (6 libri in ottavo simili); Appiano
Alessandrino in ottavo; Amato medico in ottavo; un libro de umanità coperto di
corame nero; (4 simili); un libro simille coperto di corame rosso; (4 simili);
Erasmo sopra il nuovo testamento in ottavo coperto di veluto nero con le fibbie
adoratte; Martiall in ottavo; Teorica del Porbacchio; Salustio in ottavo; Ars
notariatus; Statio in ottavo; Arte della guerra in ottavo; Martiall in ottavo;
Comentario di Cesare in ottavo; Tomaso Linacaro in ottavo; Adriano de lingua
latina in ottavo; Opuscolo di Plutarco in ottavo; Rettorica d’Aristotille in ottavo;
Oratio in ottavo; Poetica d’Aristotile in ottavo; Livio in ottavo; Catullo in
ottavo; Comedia volgare in ottavo; Catullo in mezo ottavo; Oratione di Livio in
mezzo ottavo; Fatti de’ francesi de Roberto Gorgoino; Rettorica di Cicerone in
ottavo; Fatti d’alemano in id; Epistole del Bembo; Fatti de francesi in ottavo; La
georgica di Virgilio tradotta in ottavo coperta di raso pavonazzo; Eritreo sopra
Virgilio in id; Barletta in id; Guerra de Lemania volgare in id; La meteorica
d’Aristotile; Amato medico; Un Ofitio della Madona in carta bona coperto di
raso verde con doi ornamenti d’argento con una coperta di sopra del medemo
raso; Lochi comuni contra Luterani; Appolegia del re; Contra l’Imperatore;
Astronomia; Istoria dell’assedio di Mont’Alcino; Dovello di Ant.o Massa;
Anticaglia de Germania; Un breviario; Un diorno; Libretto de dignis
promotionibus in mezzo ottavo coperto di raso cremesino rosso; Orlando furioso
in carta pecora coperto di veluto cremisino; Iustino martyre greco; Sei copie di
libri con le sue borse; Una copia senza borsa; Un messale coperto di raso
cremesino; Un messale simille; Un messale simille; Cinque pezzi de libri da
canto fermo.
(Libro del Card. Ippolito 1555-61 p. 157)
Siamo grati alla benemerita segnalazione del Pacifici sui testi che già nel 1559
– appena quattro anni dopo l’insediamento di Ippolito a Tivoli, contestuale alla
pubblicazione dell’ ‘Indice dei Libri proibiti’-, furono avocati dall’Inquisitore della
Minerva inviato nella villa estense. Non si trattò infatti di una visita di cortesia ma di
un atto censorio stabilito dall’Inquisizione: esaminare la tipologia della libraria
cardinalizia ed estrarne i libri proibiti. Ben 22 sono i testi allontanati, destinati
probabilmente al rogo. Si tratta di tutto il corpus delle interpretazioni erasmiane sui
Vangeli e sul Nuovo testamento in genere, i suoi Proverbi, i Discorsi di Machiavelli,
7 libri di interpretazione dei Salmi, uno sulla posizione della Chiesa (Onus Eclesie) e
alcuni testi di carattere scientifico demandati alla prudenza inquisitoria del Tribunale.
I titoli di questi libri ‘proibiti’ – e in odore di eresia - presenti nella biblioteca
di Villa d’Este lumeggiano la modernità di pensiero del Cardinale connessa ad una
libertà di azione che, già espressa con una sorta di superiore alterigia nelle corti
padane, indicano una coperta adesione – e non del solo Ippolito – alle idee riformate
della cognata Renata di Francia, moglie del duca Ercole II dal 1528, madre, tra gli
altri, di Alfonso, duca di Ferrara dal 1559 e di Lucrezia che sposerà nel 1535 il duca
di Urbino Francesco Maria II della Rovere. Proprio a Ferrara, nel cenacolo
intellettuale nel quale erano ospiti protestanti italiani come Ambrogio Cavalli, Giulio
della Rovere, Celio Secondo Curione, Antonio Pagano e un Clement Marot che per
primo aveva tradotto in francese i Salmi biblici, si affacciava nel 1536, sotto mentite
spoglie lo stesso Giovanni Calvino, nonostante l’immediata e perentoria reazione del
duca Ercole. Nella villa di Consandolo, presso Argenta - sarà demolita solo
nell'Ottocento - dove la duchessa risiedeva nei mesi estivi, si costituì un centro di
diffusione di libri proibiti, oltre che di favoreggiamento nell'accoglienza dei profughi
e nell'espatrio dei minacciati di persecuzione. Le opposizioni ufficiali della corte
estense nei confronti della Chiesa riformata ebbero un carattere più formale, di ben
calcolato opportunismo politico, piuttosto che di reale adesione alla fede cattolica,
sicchè possiamo senz’altro ipotizzare la provenienza ereticale della cospicua quantità
di testi ‘proibiti’ trasportati a Tivoli in anni in cui sarebbe comunque stato difficile
acquistarne ex novo. Infatti il numero singolarmente alto delle opere di Erasmo che,
oltre ad essere ingiustamente considerato da parte cattolica quale precursore del
protestantesimo, dal 1542, con lo stabilirsi della Santa Inquisizione, aveva vissuto il
definitivo tramontare della sua fortuna, è rivelatore delle ambigue ‘simpatie’ del
Cardinale, grande estimatore di colui che si configurava soprattutto come fustigatore
della corruzione ecclesiastica27.
27
Erasmo da Rotterdam (nome latinizzato di Geert Geertsz, Rotterdam, 27 o 28 ottobre 1466 –
Basilea, 12 luglio 1536), che amò firmare i suoi scritti con lo pseudonimo Desiderius Erasmus,
Altra spia della ‘laicità di pensiero’ di Ippolito è la presenza, in ben due
volumi, di un testo medico che, se pure non ancora posto all’Indice, può considerarsi
per lo meno di carattere sottilmente polemico. Si tratta dell’Amato medico, e si
riferisce ad ‘Amato Lusitano’, uno degli ebrei ‘marrani’ giunti a metà del ‘500 in
Italia, rifugiati a Roma, a Ferrara presso gli Estensi e nelle terre pontificie
dell’anconetano e di cui papa Paolo IV sarà feroce persecutore..
Era stato perentoriamente espresso nella bolla “Cum nimis absurdum” il
divieto di curare cristiani, anche se chiamati e pregati. E non dimentichiamo che
anche a Ferrara, malgrado l’opposizione di Alfonso d’Este, si era insediato il
polemizzava contro alcuni aspetti della vita della Chiesa cattolica non a motivo di dubbi sulla
dottrina tradizionale, né per ostilità verso l’organizzazione in sé della Chiesa, ma, piuttosto, per
l'esigenza di purificare la dottrina stessa e di salvaguardare le istituzioni del Cristianesimo dai
pericoli che le minacciavano, quali la corruzione, l'interesse di pontefici guerrieri come papa Giulio
II all'ampliamento dello Stato della chiesa, la vendita delle indulgenze, il culto smodato delle
reliquie. Erasmo fu presto inviso ad ambo gli schieramenti – il 19 gennaio 1543 i suoi libri
sarebbero stati bruciati a Milano insieme con quelli di Lutero – ; morì la notte fra l’11 e il 12 luglio
1536 a Basilea dove era tornato per controllare la pubblicazione dell’Ecclesiaste. Fu sepolto nella
cattedrale ormai dedicata al culto riformato, sebbene egli fosse sempre rimasto cattolico. Compose
un dialogo satirico “Iulius exclusus e coelis”, composto durante il periodo successivo alla morte del
papa-soldato Giulio II e in particolare tra la fine del 1513 - inizi del '14 (gli anni del soggiorno di
Erasmo a Cambridge) che gli costò forti repressioni da parte cattolica e una Devotio moderna,
mirante ad una riforma spirituale e dei costumi e non una riforma teologica. ( Erasmo da Rotterdam,
Colloquia, a cura di C. ASSO, introd. di A. PROSPERI, Einaudi, Torino 2002; Erasmo da Rotterdam,
Scritti religiosi e morali, a cura di C. ASSO, introd. di A. PROSPERI, Torino, Einaudi, 2004; STEFAN
ZWEIG, Erasmo da Rotterdam, Rusconi Editore, Milano, maggio 1994; C. AUGUSTIJN, Erasmo da
Rotterdam. La vita e l'opera, Brescia 1989 (con ampia bibliografia);R. H. BAINTON , Erasmo della
Cristianità, Firenze 1970; J. HUIZINGA, Erasmo, Torino, Einaudi 1975= Leiden19241; P. MESNARD,
Erasmo. La vita, il pensiero, i testi esemplari, Milano 1971; D. CANTIMORI, Erasmo e la vita
morale e religiosa italiana nel secolo XVI in “Umanesimo e religione nel Rinascimento”, Torino,
Einaudi 1975, pp. 40-59. Le ‘non provate’ simpatie del Cardinale venivano comunque ben
temperate dalla presenza dei Gesuiti a Tivoli e comunque è acclarata la disinteressata amicizia che
legò Ippolito allo stesso Ignazio di Lojola il quale peraltro, con solerzia paterna, si era affrettato ad
inviare nella città estense un prudente Padre confessore per sorvegliare le deviazioni dottrinarie di
cui era impregnata la corte. E fu comunque proprio il Cardinale a caldeggiare la protezione della
Compagnia di Gesù nei confronti del fratello Ercole e della cognata Renata.
28
I “marrani” erano ebrei sefarditi (della penisola iberica) costretti ad abbracciare la religione
cristiana soprattutto sotto la spinta coercitiva dell’Inquisizione spagnola. Per molti si trattò solo di
una questione formale e, pur professandosi pubblicamente cattolici, continuavano in privato la loro
fedeltà al giudaismo. Costantemente minacciati e perseguiti dagli inquisitori, cercarono in ogni
modo di lasciare la nazione, sia in gruppi che come singoli rifugiati. Molti di loro fuggirono in
Italia, soprattutto per affinità della lingua, insediandosi numerosi a Ferrara e il Duca Ercole I d’Este
garantì una serie di privilegi che vennero confermati dal figlio Alfonso I a ventuno marrani
spagnoli, medici, mercanti e altri. Nel 1543, l’anno successivo l’Istituzione del tribunale del
Sant’Uffizio, su consiglio di Ignazio di Loyola venne aperta a Roma la Casa dei Catecumeni, “per
tutti gli infedeli che passano alla religione cattolica”, mantenuta a spese degli Ebrei. Nel 1553,
dopo il rogo a campo dei Fiori a Roma del francescano Cornelio di Montalcino che, avendo studiato
l’ebraico, si era convinto che la religione ebraica fosse quella vera, il giorno di Rosh Hashanà un
gran numero di libri ebraici venne bruciato pubblicamente, sia a Roma che nelle altre città dello
Sant’Uffizio che incrudeliva particolarmente contro gli Ebrei, fra cui il famoso
esegeta biblico portoghese Isaac Abrabanel. E’ quindi oltremodo singolare trovare
nella libraria di Ippolito, quale unico testo di medicina, due copie di Amato Lusitano,
e di probabile provenienza ferrarese, sfuggite, non sappiamo come – ma forse non è
difficile immaginare un intervento diretto del Cardinale - , all’occhiuta inchiesta
dell’Inquisitore della Minerva.
Maria Luisa Angrisani
Stato pontificio: Bologna, Ravenna, Ferrara. Chiusi nel ghetto, sono tali le restrizioni imposte, che
la maggior parte di essi abiura o fugge verso terre più ospitali, specialmente presso i Duchi di
Urbino e gli Estensi di Ferrara. Il caso più triste di queste persecuzioni avvenne ad Ancona, dove un
gruppo di ‘marrani’ portoghesi, fra i quali il famoso medico Amato lusitano, aveva trovato rifugio,
ottenendo garanzia di protezione da parte dei papi. Paolo IV annullò senza preavviso la concessione
dei suoi predecessori e nel 1556 ventiquattro marrani, tra cui una donna, vennero bruciati vivi in
uno spaventoso auto da fé, mentre gli altri erano imprigionati. Qualcuno riuscì ad evadere, pochi si
rifugiarono a Pesaro per invito del Duca di Urbino, tra cui Amato Lusitano che poi riparò a
Salonicco dove morì di peste.
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La Libraria del Cardinale Ippolito d`Este - Tivoli e dintorni