MICHEL HOUELLEBECQ
LANZAROTE
Traduzione di Sergio Claudio Perroni A.I.T.I.
I LIBRI DI
MICHEL HOUELLEBECQ
Titolo originale
LANZAROTE
Houellebecq, Michel, Lanzarote
Copyright © Editions Flammarion, Paris, 2000
ISBN 978-88-452-8096-2
© 2002/2016 Bompiani/RCS Libri S.p.A.
Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano
I edizione Tascabili Bompiani gennaio 2016
“Il mondo è medio.”
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Il 14 dicembre 1999, a metà pomeriggio, intuii che il
mio ultimo dell’anno sarebbe stato quasi certamente un
fiasco – come di consueto. Svoltai a destra in Avenue FélixFaure e mi infilai in un’agenzia di viaggi. L’impiegata stava
parlando con un cliente. Era una brunetta con camiciola
etnica e piercing alla narice sinistra; aveva i capelli tinti con
l’henné. Con aria disinvolta mi avvicinai agli espositori e
cominciai a raccattare opuscoli.
“Posso esserle d’aiuto?” mi chiese l’impiegata dopo circa un minuto.
No, non poteva essermi d’aiuto; nessuno poteva essermi d’aiuto. Volevo soltanto tornarmene a casa e grattarmi
le palle sfogliando cataloghi di alberghi e villaggi turistici;
una chiacchierata con l’impiegata di un’agenzia di viaggi
avrebbe solo complicato le cose.
Perciò, con un sorriso che supponevo disarmante, le
dissi: “Grazie, ma tanto non penso di partire prima di gennaio...”
“Vuole andare al sole?” mi chiese lei, irremovibile. “Dipende... Sa, le mie risorse sono piuttosto limitate,” replicai
allora io con una certa modestia.
Il dialogo tra turista e agente di viaggi – almeno secondo l’idea che me ne sono fatto in base alla pubblicistica
specializzata – tende in genere a oltrepassare l’ambito del
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rapporto commerciale; ma talvolta, in occasione di una
transazione su quel materiale portatore di sogni che è il
viaggio, può succedere che, più sottilmente, manifesti proprio l’obiettivo tipico – misterioso, profondamente umano
e quasi mistico – di tutti i rapporti commerciali. Mettetevi,
cari lettori, nei panni del turista. Cioè? Predisponetevi per
qualche minuto ad ascoltare i suggerimenti forniti dal (o
più spesso dalla) professionista che avete di fronte. Tale
professionista ha – è la sua funzione – vaste conoscenze
circa le possibilità ludiche e culturali delle località di svago
offerte dal suo catalogo, e possiede un’idea quantomeno
approssimativa delle tipologie dei clienti, degli sport praticati, dell’inclinazione o meno a fare conoscenze, è in gran
parte dalla suddetta professionista che dipende la vostra
felicità per qualche settimana – o, se non altro, le condizioni che rendano possibile la vostra felicità. Dal canto suo si
tratta – lungi dall’applicazione stereotipata di una formula
di vacanze standard, e per quanto breve possa essere il vostro incontro – di valutare al meglio le vostre aspettative, i
vostri desideri, le vostre segrete speranze.
“Abbiamo la Tunisia. È una destinazione classica, peraltro in gennaio decisamente abbordabile...” attaccò lei, più
che altro per scaldarsi i muscoli. “E anche il sud del Marocco. Fuori stagione è molto bello.” Perché fuori stagione?
Il sud del Marocco è molto bello tutto l’anno. Il sud del
Marocco lo conoscevo benissimo, probabilmente anche
meglio di come lo conosceva quella cretina. Molto bello lo
era di sicuro, ma non era il mio genere, ecco cosa bisognava
farle entrare nella zucca.
“I paesi arabi non mi fanno impazzire,” tagliai corto.
“Cioè...” Riflettendoci mi era tornata in mente una libanese incontrata in un locale da ammucchiate: molto calda, fica accogliente, dolcissima, e con due tette enormi. Peraltro
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un collega di lavoro mi aveva parlato dell’albergo Nouvelles Frontières di Hammamet, dove comitive di algerine si
recavano per scatenarsi in orge selvagge fuori da qualsiasi
controllo maschile; il mio collega ne conservava un ricordo
eccellente. In sostanza, i paesi arabi non erano malaccio, purché si riuscisse a tirarli fuori da quella loro ridicola religione.
“Più che i paesi arabi, in effetti, quelli che non mi piacciono sono i paesi musulmani,” dissi. “Non avrebbe un paese arabo non musulmano?” Sembrava una domanda da
telequiz. Paese arabo non musulmano... quaranta secondi per rispondere. L’impiegata aveva la bocca leggermente
aperta.
“Abbiamo anche il Senegal,” disse in fretta, come per
non darla vinta al silenzio. Il Senegal, perché no? Mi risultava che nell’Africa occidentale il prestigio dei bianchi fosse ancora in auge. Per portarsi a letto una fichetta bastava
fare un salto in discoteca; e tra l’altro non si trattava mica
di puttane: lo facevano per il gusto di farlo. Certo, qualche regalino lo gradivano, specialmente d’oro; ma esistono
donne che non gradiscono i regali? Solo che io non avevo
nessuna voglia di scopare, quindi non capivo perché mi venissero in mente tutte quelle cazzate.
“Non ho nessuna voglia di scopare,” dissi. La vidi alzare
gli occhi, sorpresa; in effetti col mio ragionamento avevo
saltato qualche tappa. Ricominciò a sfogliare la brochure.
“Comunque il Senegal ce l’abbiamo solo a partire da seimila franchi...” disse. Io scossi la testa con aria triste. La
ragazza si alzò per andare a consultare un’altra brochure;
queste impiegate delle agenzie di viaggio sono tutt’altro
che dei cuori di pietra: si rendono perfettamente conto
dell’importanza dell’aspetto economico. Fuori, sul marciapiedi, i passanti procedevano in mezzo alla neve – che pian
piano si trasformava in fanghiglia.
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La ragazza tornò a sedersi davanti a me e, in tono diretto, un tono molto diverso da quello di prima, mi disse.
“E le Canarie? Ci ha mai pensato alle Canarie?” Davanti
al mio silenzio sfoderò un sorriso da professionista e disse:
“La gente non ci pensa quasi mai, alle Canarie... Sono un
arcipelago situato di fronte alle coste africane e bagnato
dalla corrente del Golfo, il che significa che il clima si mantiene mite per tutto l’anno. So di nostri clienti che hanno
fatto il bagno a gennaio...” Mi lasciò il tempo di assorbire
l’informazione, poi proseguì: “Abbiamo una promozione
per il Bougainville Playa. Tremiladuecentonovanta franchi
a settimana tutto compreso, partenza da Parigi il 9, 16 e 23
gennaio. Albergo quattro stelle categoria superiore, standard locale. Camere con bagno completo, asciugacapelli,
aria condizionata, telefono, TV mini-bar, cassetta di sicurezza individuale a richiesta, balcone con vista piscina (o vista
mare, con supplemento). Piscina di mille metri quadrati,
jacuzzi, sauna, bagno turco, palestra Tre campi da tennis,
due campi da squash, mini golf, ping-pong. Spettacoli di
danze tipiche, escursioni con partenza dall’albergo (programma disponibile in loco). Assicurazione assistenza/annullamento inclusa.”
“E dov’è?” non potei fare a meno di chiedere.
“A Lanzarote.”
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Il mio ultimo dell’anno 1999 fu un fiasco; cercai di connettermi a Internet ma non ci riuscii. Avevo appena traslocato: suppongo che avrei dovuto reinstallare la scheda
modem, qualcosa del genere. Annoiato dai tentativi infruttuosi, mi addormentai verso le undici. Un ultimo dell’anno
decisamente moderno.
Avevo optato per la partenza del 9 gennaio. Al terminal
H dell’aeroporto di Orly, recentemente battezzato “Relay”,
comprai qualche rivista. Passion Glisse1 proponeva più o
meno i soliti articoli. Paris-Match dedicava parecchie pagine a un libro di Bernard-Henri Levy su Jean-Paul Sartre.
Il Nouvel Observateur si interessava alla sessualità degli
adolescenti e al centenario di Prevert. Quanto a Liberation,
tornava per l’ennesima volta sulla Shoah, sul dovere della memoria, sulla dolorosa esumazione del passato nazista
della Svezia. Mi dissi che non valeva granché la pena aver
cambiato secolo. D’altronde non avevamo affatto cambiato secolo, quantomeno stando alla teoria di un linguista
ospite della puntata di Ça se discute che avevo seguito la
sera prima: il vero cambio di secolo (e, per conseguenza,
di millennio) sarebbe avvenuto solo all’inizio del 2001. Dal
punto di vista letterale dei termini, il linguista aveva sicu1
Rivista di sci e sport alpini. (N.d.T.)
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ramente ragione; ma era chiaro che il suo unico scopo era
quello di rompere i coglioni al conduttore del programma.
Giusto o sbagliato, il 2000 cominciava col 2, e questo
era sotto gli occhi di tutti.
Il sorvolo di Francia e Spagna andò a meraviglia: dormii
quasi tutto il tempo. Quando mi svegliai l’aereo era sopra
le geomorfologicamente aride coste del Portogallo. Poi
virò verso l’oceano. A quel punto tentai ancora una volta
di interessarmi al contenuto delle mie riviste, invano. Il sole
tramontava sull’Atlantico; ripensai alla trasmissione della
sera prima. Una delle ospiti, un’attrice porno, considerava
l’avvento del nuovo secolo con sereno distacco: per lei gli
uomini sarebbero rimasti tali, tutto qua. Un altro ospite,
uno storico, dal canto suo accordava una certa pertinenza
al concetto di secolo, pur prendendolo in senso metaforico: infatti, secondo lui, il XIX secolo si era effettivamente
concluso solo nel 1914. Un genetista di sinistra l’aveva interrotto per esprimere tutto il proprio sdegno: era inconcepibile e indecente che nell’anno 2000 tanti esseri umani
potessero ancora morire di fame. Un accademico di destra
aveva ironizzato: premesso che anche lui, come tutti, deplorava guerre e carestie, giudicava assurdo voler cambiare
il destino dell’umanità senza prima aver cambiato in profondità la natura umana; l’accademico era altresì implicitamente d’accordo con l’attrice porno, cui per tutta la durata
della trasmissione era parso legato da una notevole complicità. Comunque, poco informato sui recenti progressi della
biologia molecolare, non si rendeva minimamente conto di
come il secondo cambiamento (da lui auspicato con la benevola certezza dell’impossibilità) fosse ormai non soltanto
realizzabile, ma anche in tempi brevissimi. Il genetista di
sinistra, per parte sua, era ovviamente al corrente di tale
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