Istituto Statale Superiore “G.B. Rubini” Romano di Lombardia (BG) Classi 2 S e V Servizi Socio Sanitari Anno Scolastico 2014/15 Il Museo della civiltà contadina di Cologno al Serio museo della memoria contadina Itinerario didattico - scientifico del progetto “Dalla scuola al territorio” Unità formativa classi 2a S e V Serv. Socio Sanitari SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 Presentazione Da tempo il nostro Istituto programma attività parallele alle classiche lezioni frontali: esercitazioni in laboratorio e sul campo, itinerari didattici, visite a impianti, partecipazione a eventi, raccolta differenziata in Istituto. Da alcuni anni le attività sono state raccolte in unico progetto denominato “Dalla scuola al territorio”, di anno in anno rivisto e integrato. Gli obiettivi sono ovviamente legati ai contenuti delle scienze integrate e ampliati a tematiche attuali come lo sviluppo sostenibile e la conoscenza del territorio. In relazione alle innovazioni didattiche e alla riforma le attività sono diventate un’ottima risorsa per programmare unità formative comuni e progetti dell’alternanza scuola-lavoro. Quest’anno, in occasione di Expo 2015, alle classiche attività è stata aggiunta la visita al Museo della Civiltà Contadina di Cologno al Serio, con la collaborazione degli alunni, tutti impegnati nella schedatura degli oggetti esposti al Museo. Si ringraziano il signor Antonio Schede Collaboratori Giochi Usini, Di Noto, Mullalli, Quilca, Bolli, Virruso, Zoccolella Maniscalco Diaz, Nozza Arrotino Stella, Rovaris, Pagani Fabbro Zaid, Kaur, Chabouni Falegname Isopo, Pigola, Ibrahimi Digitalizzazione testi Bolli, Virruso, Zoccolella Torchio, cardatrice, zangola illuminazione trasporto Ghidotti,i volontari del Museo e l’Amministrazione comunale di Cologno al Serio per la gentilezza e la disponibilità dimostrate. Bachi da seta Docenti Fotografie e impaginazione Coordinamento alunni Coordinatori 2 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Vailati Reghenzani, Alberti, Cavoto, D'Inverno, Tropeano Aurino, Botti, Zanardi, Tropeano, Ijjane, Pioldi Usini, Di Noto, Mullalli, Quilca Proff. Desiderio, Bruno, Bellini, Bertuletti Giurdanella e Nava Prof.ssa Poliseno Proff. Poliseno e Nava SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Introduzione Non poteva mancare nel nostro piano delle uscite sul territorio la meta di Cologno al Serio, con il suo Museo della civiltà contadina, specie quest’anno in occasione della manifestazione globale Expo 2015 e delle numerose tematiche ad essa collegate tra cui l’alimentazione e la storia della produzione alimentare in un concorso denominato “La scuola per Expo 2015” Abbiamo deciso come insegnanti di Scienze di partecipare alla selezione per la partecipazione e, visto l’accoglimento del nostro progetto "dalla Scuola al Territorio per EXPO 2015" per il sopraccitato concorso, questa attività è entrata a buon titolo fra le quattro prescelte dai docenti referenti. L’esperienza svolta nasce dal lavoro del sig. Ghidotti Antonio che, con il compianto sig. Ghilardi Antonio, ha avuto la brillante idea di raccogliere vario materiale legato al mondo contadino in Cologno (materiale databile tra la fine dell’Ottocento e prima metà del Novecento) e, grazie al contributo dell’Amministrazione comunale colognese, di sistemarlo, in modo più che dignitoso, nella struttura denominata “Parco della Rocca”. Ritenendo i temi consoni all’indirizzo socio sanitario, i referenti al progetto hanno preparato un’unità formativa comune per le classi seconde per coinvolgere più insegnanti e in primo luogo quelli dell’area umanistica, con le discipline di Lettere e Storia. Dai sopralluoghi si è capito bene che non ci si poteva fermare ad una semplice visita e, vista l’opportunità di utilizzare gli spazi del museo, gentilmente messi a nostra disposizione dall’Amministrazione comunale, si è pensato ad una mattinata di lavoro con gli alunni per raccogliere il materiale per predisporre delle schede museali degli oggetti, degli attrezzi, dei mestieri dell’epoca e dei documenti cartacei ivi conservati; lavoro che è stato fatto in loco e continuato dagli studenti in tempi successivi. 3 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Sono da sottolineare i contributi dei docenti seguenti: l’insegnante di Religione che ha proposto la visione del film “L’albero degli zoccoli” il quale ha fatto riavvolgere il nastro della storia, riportando gli alunni nella realtà contadina del primo novecento, (ma pare che solo lei abbia pianto….), la docente di Musica è riuscita nell’impresa di far cantare in coro le studentesse, utilizzando alcuni canti popolari dell’epoca, mentre i professori di Lettere e Scienze hanno corretto puntigliosamente i testi prodotti dagli alunni. Mentre le professoresse di Scienze Umane e Metodologia, importanti materie d’ indirizzo, si sono occupate del significato psicologico del gioco e le sue diverse manifestazioni nei giochi! Il prodotto finale si è concretizzato in due uscite didattiche, un filmato, una raccolta iconografica e la stesura di 23 schede museali che son state impaginate e raccolte in un opuscolo con la preziosa collaborazione del tecnico di laboratorio informatico sig. Giurdanella che ha inoltre girato e montato il video di presentazione dei lavori da svolgere, sia quello riassuntivo dei lavori alla commissione giudicatrice del concorso Expo, Nel palinsesto del filmato, che raccoglie anche gli altri lavori proposti per Expo, il museo offre virtualmente, con gli agricoltori di ieri e di oggi, l’antipasto del “menù della storia” che fa da colonna portante di tutti e 4 i lavori. Adesso segue la presentazione del Museo, le schede museali relative agli oggetti presenti e la fedele trascrizione degli scritti degli alunni di un tempo: quest’ultimo lavoro ha ispirato la curiosità anche di altre realtà culturali come l’associazione Onlus “Sguazzi” di Cologno al Serio. 4 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. “Col-lavoriamo” al Museo Dati conoscitivi Dove siamo: Cologno al Serio Nome: Museo della civiltà contadina Fondatori: Ghidotti Antonio, Ghilardi Antonio Anno di fondazione: 2010 Cronistoria: Il museo della Civiltà contadina è la concretizzazione di un’idea nata agli inizi degli anni ’90 dai signori Ghidotti Antonio e Ghilardi Antonio che ritennero che la memoria di quell’universo “terrestre” della media pianura bergamasca dovesse essere conservata a testimoniare alle generazioni future ciò che rese grande Cologno al Serio. La civiltà contadina colognese altro non è che il riflesso di un mondo antico e non vetusto, fatto di campi, di stalle e di semplici casupole in cui “lo villanello a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna", solca il campo con gli zoccoli, i piedi nudi e la fronte imperlata di sudore che irrorarono quella terra ghiaiosa prospiciente il vecchio Serio. Molti degli oggetti esposti nel Museo sono stati recuperati, raccolti e donati dai sig.ri Ghilardi e Ghidotti, figli di contadini. Ve ne sono altri, invece, che sono stati conservati dai cittadini di Cologno al Serio e donati da coloro che hanno ritenuto opportuno rendere onore alla memoria dei propri cari, donando alla cittadinanza tutto ciò che testimonia il lavoro e la fatica della storia della propria famiglia. Invitiamo quindi i colognesi e gentili ospiti ad addentrarsi nel percorso del museo vivendo con gli occhi dei nostri nonni, immaginando, in ogni ambiente, una scena di vita quotidiana: una madre che cucina, un bambino che gioca nell’aia o un padre che lavora. Ognuno di questi oggetti rimanda alla memoria i valori fondamentali della vita del paese ed è testimone di un tempo in cui c’è dentro il sapore di un’epoca trascorsa e mai tramontata. Numero oggetti: 265 Pubblicazioni: “ I sentieri dell’aia “ di Mimma Forlani . 5 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 indice delle schede scheda n° 1 il fabbro scheda n° 2 l’arrotino scheda n° 3 il falegname scheda n° 4 il maniscalco scheda n° 5 il sellaio scheda n° 6 falegname scheda n° 8 cardatrice scheda n° 9 il torchio, scheda n°10 la zangola scheda n°11 la seta e il baco da seta: scheda n°l2 l’illuminazione scheda n°13 il banchetto dello scolaro scheda n°13 un astuccio in legno scheda n°14 gli scritti “con le forbici in tasca” scheda n°14 i compiti e gli esercizi assegnati dai maestri. scheda n°15 i giochi scheda n°16 il gioco del portafoglio dietro la siepe scheda n°17 il ping-pong dei vecchi tempi scheda n°18 il pallone dei vecchi tempo: scheda n°19 il gioco del cerchio (serc) scheda n°20 il gioco della torre. scheda n°21 i giochi per i più piccoli scheda n°22 il presepe scheda n°23 il granoturco e frumento 6 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 7 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I mestieri 8 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°1 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Il fabbro Un fabbro è una persona che crea oggetti di ferro, utilizzando a questo scopo attrezzi a mano per martellare, curvare, tagliare o comunque dare forma al ferro quando questo si trova in uno stato non liquido. Solitamente il ferro viene riscaldato fino a farlo diventare incandescente, e successivamente sottoposto alla lavorazione di forgiatura. Questo tipo di lavorazione è stata una delle prime tecniche utilizzate per la lavorazione dei metalli. Il termine fabbro proviene dalla parola latina Faber. Alcuni manufatti dei fabbri sono: cancelli di ferro battuto, griglie, ringhiere, mensole, sculture, attrezzi, oggetti decorativi, utensili da cucina e armi. Oltre all’attrezzatura da lavoro il fabbro ha fornito al mondo rurale tutti i manufatti in ferro utili alla funzionalità dell’abitazione: dai chiavistelli alle serrature vere e proprie per le porte, dalle sbarre ai cardini per le finestre, infine in tempi più recenti anche parte dell’arredo domestico, soprattutto i monumentali letti matrimoniali come le testate e le parti portanti in ferro, sono diventate di competenza del fabbro. Nel Montefeltro dove l’agricoltura mezzadrile riduceva al minimo i consumi di ferro i fabbri per necessità univano a questo primo lavoro quello del maniscalco: ferravano i buoi e i cavalli dopo averli rinserrati nell’apposito travaglio. Gli attrezzi del fabbro L’incudine: oggetto simbolo insieme con il martello dell’attività fabbrile, in ghisa acciaio (meglio). Più è grossa, meglio è. Le due protuberanze laterali appuntite, una piana ed una arrotondata, sono chiamate corni e servono per lavorazioni particolari. Sulla superficie superiore alla base dei corni vi sono due fori, uno quadro ed uno tondo, si usano per fissare alcuni accessori, ad esempio il tagliolo, si possono usare anche per lavorazioni, ad esempio piegature. Il martello: Non è oggetto banale come a prima vista può sembrare, ma ha precise caratteristiche. Per ogni lavorazione esiste il martello ideale. Il peso è proporzionato a quello del pezzo da lavorare, va tuttavia notato che più è pesante e più il colpo è efficace. La forgia: La fonte di calore del forgiatore, anticamente solo a carbone a carbonella, ora ne esistono anche a gas o nafta. La forgia ha di caratteristico di essere dotata di un dispositivo per soffiare aria. L’aria soffiata accelera la combustione consentendo temperature più elevate e maggior calore. Le pinze: Generalmente il pezzo da lavorare, non è abbastanza lungo da poter essere lavorato senza ustionarsi afferrandolo, per questo si usano le pinze. A parte l’ovvia differenza di lunghezza, sono molto diverse dalle normali pinze, infatti la bocca deve adattarsi perfettamente al pezzo da lavorare, e ad evitare che sotto i colpi del martello sfugga. Questo comporta avere un buon numero di attrezzi diversi per pezzi diversi. 9 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°2 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. l’arrotino Negli anni ’40 il primo artigiano era l’arrotino. Egli passava una volta al mese nei cortili, urlando: “Mulitta, mulitta, mulitta” infatti l’arrotino affilava i coltelli e le forbici. Per spostarsi nei paesi l’arrotino, non riuscendo a trasportare il carretto da lavoro, o utilizzava la bicicletta oppure toglieva la cinghia, che era collegata alla ruota utilizzata per affilare le lame, girava il carretto e lo spostava come se fosse una carriola. Era un lavoro faticoso e comportava molti sacrifici: quando l’arrotino andava in giro nei paesi doveva consumare il pranzo al sacco e solo poche volte riusciva a mangiare pasti caldi; doveva inoltre andare in cerca di un alloggio per potervi passare la notte. Faceva le pulizie personali nelle acque di una fontana o di un ruscello e tornava a casa poche volte all’anno: per Pasqua, per Natale, per il taglio del fieno, per la nascita di un figlio o per la morte di un parente. Coloro che facevano affilare le lame all’arrotino dovevano ovviamente ricompensarlo, ma la gente che non poteva permettersi di pagare questo servizio lo ricambiava con del cibo. 10 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°3 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. il falegname La falegnameria è uno dei mestieri più antichi. Il falegname lavorava solitamente in botteghe artigiane presso la guida di altri artigiani. In ambito strettamente artigianale, poteva anche lavorare singolarmente, per proprio conto; il suo lavoro consisteva principalmente nello svolgere tutti i diversi lavori che potevano rendersi necessari in una casa, il falegname nella civiltà contadina era specializzato nella costruzione e riparazione di manufatti in legno quali ad esempio tavoli, mensole, librerie, letti, armadi, cassapanche ... Per lo svolgimento della sua attività utilizzava seghe circolari elettriche o a mano; le seghe più grandi erano utilizzate dai padri, mentre quelle più piccole dai bambini ed esse erano usate anche per tagliare gli alberi. I falegnami utilizzavano piallatrici, trapani, martelli, pialle e le fustellatrici queste ultime servivano per forare il legno. 11 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°4 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Il maniscalco Il mestiere del maniscalco si è tramandato di padre in figlio in piccole botteghe dove hanno lavorato una generazione dopo l’altra con impegno e creatività. Il maniscalco si occupava su commissione della confezione di zoccoli per le bestie. Questo lavoro era molto faticoso e richiedeva una grande forza muscolare e resistenza per riuscire ad ottenere un prodotto di alta qualità. In quegli anni si iniziava molto giovani a lavorare, si frequentavano le botteghe come apprendisti e si cercava di imparare dagli artigiani più esperti nel mestiere. Tutto ciò ebbe termine intorno agli anni '50, con lo sviluppo della tecnologia che permise la creazione di macchinari che sostituissero la mano d’opera. Questo mestiere, spesso, è assimilato a quello del fabbro, ma sono due cose diverse per il semplice fatto che nel mettere il ferro sullo zoccolo del cavallo, bisogna fare attenzione a non ferirlo e quindi preservare l’integrità dell’animale... Non è possibile sbagliare perché ciò significherebbe rovinare per sempre l’animale, dunque ci vuole grande abilità anche nel vibrare quel “colpo d’incastro” che potrebbe provocare danni irreversibili. Ogni ferro che doveva essere utilizzato era marchiato in modo tale da poterne identificare la provenienza. Far combaciare perfettamente l’orlo plantare dell’animale con la faccia superiore del ferro, appoggiato ancora rovente sul piede della bestia, comporta un’operazione di grande ingegno e qui l’abilità dell’uomo era tutto… Vi è tutto un mondo dietro a questi “cultori del ferro”, la loro arte si basava sulla pazienza e sull’ingegno, vi erano tre tipi di ferro che venivano messi allo zoccolo del cavallo grazie a dei chiodi e precisamente: -zoccoli da ghiaccio; zoccoli da tiro; -zoccoli normali. Si utilizzava inoltre il nasarol che veniva infilato nel naso dell’animale e questo, dal dolore provato, seguiva il padrone che tramite questo dispositivo lo trascinava senza problemi. Vita selvaggia quella del nostro maniscalco: incudine, punteruolo, tenaglie, ferri di ogni genere abbrustoliti alla fiamma. Questi sono cultori del materiale “ferro” e la loro arte non si fermò alla confezione dei ferri per animali. Tanti hanno ancora oggi costruito con maestria con il ferro regalando un po’ di tutto ai collezionisti dell'artigianato. 12 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. TRAPANO A COLONNA: Un volano ampio in ghisa azionato da una manovella dava inizio al movimento; per spiegare quale cambiamento il trapano a colonna abbia portato rispetto alla situazione precedente seguiamo le fasi di lavoro di un pezzo come la piastra da timone: Il maniscalco doveva scaldare la piastra fino al color rosso; con una spina (speina), un martello e un dado creare il foro; ritornare alla fucina per avere di nuovo il ferro ammorbidito dal calore e rifare l’operazione in senso contrario; appiattire le slabbrature provocate dalla spina; finire a lima il foro. La piastra finita aveva, fra grandi e piccoli, otto fori: con il trapano si riduceva il tempo di lavoro del 70-80%. CHIODI: Venivano utilizzati diversi tipi di chiodi a seconda dello zoccolo su cui si doveva lavorare. Esistevano chiodi dai più piccoli a quelli più grandi; ognuno utilizzato per uno scopo ben preciso, calcolando la misura del ferro di cavallo da mettere. NASAROL: Per tenere fermi gli animali il maniscalco utilizzava il “nasarol”, che era uno stringi - narici. Lo stringi - narici veniva utilizzato per condurre facilmente i buoi o altri animali da lavoro da un posto all’altro; l’animale, sentendo dolore all’interno delle narici, seguiva docilmente il contadino. 13 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°5 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. il sellaio Il sellaio era un antico mestiere per la produzione di finimenti per cavalli, mestiere ormai in disuso. I finimenti venivano preparati in modo artigianale ma professionale, curando anche la consegna diretta ai contadini; il pagamento avveniva in natura ad esempio con uova pollame e frutta. Questo mestiere era svolto da modesti artigiani in paesi dove era vivo il contatto con le popolazioni rurali. UN PO’ DI STORIA: Nel secondo dopoguerra il mestiere del sellaio si diffuse moltissimo: adesso la sua diffusione è limitata infatti questo mestiere è oggi praticato da poche industrie specializzate o da singoli “artigiani del lusso”. STRUMENTI UTILIZZATI La paglia, il cuoio ed il legno erano i materiali utilizzati per costruire: IL COLLARE (TRAINO) che veniva agganciato al carro. LA SELLA dove vi erano dei pesi, la parte posteriore veniva attaccata al carro spinto dal cavallo. IL SELLINO veniva utilizzato per portare un'altra persona ed era più piccolo della sella. LA BRIGLIA veniva utilizzata per la guida del cavallo. LA FRUSTA serviva per far avanzare il cavallo e imprimergli il ritmo: trotto, galoppo ecc. I PARAOCCHI erano utilizzati per non far spaventare il cavallo quando si utilizzava la frusta. LA MUSERUOLA veniva messa sulla bocca del cavallo per impedire che mangiasse le colture quando andava nei campi. IL CAVALLETTO DA LAVORO DEL SELLAIO, era l’utensile che permetteva al sellaio di effettuare le riparazioni e in generale di svolgere il lavoro. Vi era inoltre il BILANCIERE che veniva attaccato al carro: talvolta un solo cavallo non riusciva a trainare il carro perché troppo pesante quindi e tramite il bilanciere ne veniva aggiunto un altro. 14 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 15 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I Carri, gli attrezzi da lavoro e da cucina 16 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°7 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. i carri, le carrette e le cariole CARRETTO DA MUGNAIO Questo carretto si trova all’ingresso a destra del museo, sotto la torretta carceraria. Osservandolo attentamente si nota che il mezzo è stato molto usato dai contadini colognesi, specie per trasportare oggetti pesanti, essendo molto resistente. CARRETTA IN LEGNO Questa carretta veniva utilizzata dai contadini nell’ambito dell’agricoltura, perché era molto facile e pratica da manovrare data la sua grandezza e la sua estrema leggerezza. Veniva usata per trasportare piccoli attrezzi e i prodotti raccolti nei campi. CARRIOLA La carriola dell’immagine sotto riportata è formata da un trasporto piatto, chiamato baretta. Fu molto utilizzata perché dava la possibilità di trasportare materiale ingombrante e pesante. 17 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 Il carretto ribaltabile I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. targhe per carri La carriola della galleria dei Giovi 18 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDA N. 8 la cardatrice a mano per lana (o “callet de scartesa”) . La cardatrice serve per la cardatura, è una basculante con delle grosse punte d’acciaio che sgranavano i batuffoli di lana che si erano compattati a causa dell’usura. Verso gli anni '30-'40, i letti di piume furono sostituiti dai materassi di lana e prese piede il lavoro del materassaio. Lavorava domicilio, arrivava con il carretto che trasportava la cardatrice costituita da due cavalletti, un asse fatto di legno di nocciolo intrecciato e due bacchette di bambù. Lo strumento in questione veniva collocato in cortile. Verso la fine della stagione primaverile/estiva, con molta pazienza, si faceva passare tutta la lana del materasso nella cardatrice, poi si metteva la lana sul tavolo di nocciolo e la si batteva con le due bacchette di bambù, cosicché la polvere cadeva sotto il tavolo e la lana scivolava all’estremità, in un sacco di tela. In seguito, la lana veniva insaccata nella federa e veniva cucito il lato aperto; dopo di che il materassaio cominciava a puntare il materasso, nel centro, con corde di canapa per appiattirlo e cuciva, sempre a mano, dei bordi spessi simili a salsicciotti per tutto il perimetro del materasso, ciò su entrambi i lati per renderlo di forma regolare. Cardatrice 19 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°9 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. il torchio Strumento utilizzato nella produzione del vino. Il torchio veniva usato per spremere le vinacce che rimanevano sul fondo delle botti dopo la fermentazione alcolica, al momento della svinatura nella vinificazione d’uve rosse, oppure per ammostare direttamente l’uva bianca. Un torchio è costituito innanzi tutto da un basamento in legno d’adeguate dimensioni che presenta un foro centrale e una scanalatura circolare di diametro e profondità variabili a seconda del tipo di torchio considerato. Al centro è alloggiata, perpendicolarmente alla base, una vite in ferro, più o meno lunga, saldamente ancorata al di sotto del basamento tramite un grosso dado. Il comune di Cologno al Serio tuttavia, c’è da dire, non era famoso per il suo vino; l’uva era scadente, ma la cascina “VITA NOVELLA” era famosa per la vendita delle piantine di vite. Torchio 20 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDA N 10 LA ZANGOLA o “penacc” per svolgere il procedimento di burrificazione. La zangola è un recipiente di legno, di forma cilindrica o tronco-conica, utilizzato per sbattere la panna e trasformarla in burro. Era formata da un bastone scorrevole e da un disco forato sul cui fondo veniva raccolto il burro. Prima di questo procedimento si utilizzava il fiasco, ossia un contenitore di vetro di forma prominente, in cui si agitava il latte. Con il passare degli anni fu introdotta la macchina a mano di legno con manovella per effettuare il lavoro sopra illustrato. La mamma arrivava con il secchio pieno di latte munto, che veniva portato all’ebollizione. Poi, lasciatolo raffreddare, si otteneva, in superficie, una crema, che, in seguito, veniva rovesciata in uno strumento detto zangola. I bambini, durante la procedura, si mettevano in un angolo a far dondolare la zangola e ottenere, in tal modo, la crema condensata. 21 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N °11 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. La seta e il baco da seta Si tratta della larva di un LEPIDOTTERO (insetto) detto anche Filugello o Bombice del Gelso originario della Cina, che veniva già allevato intorno al 270 a.C. e tale attività produttiva veniva chiamata BACHICOLTURA. Le uova del filugello furono introdotte in Europa nel secolo VI grazie a due monaci della corte di Giustiniano (foto n°1). La farfalla, biancastra, ha sulle ali anteriori delle lievi strisce orizzontali; la femmina depone dalle 300 alle 500 uova al giorno (foto 4) dalle quali si liberano i bachi. I bachi si nutrono di una considerevole quantità di foglie di gelso, tanto che esse devono essere tenute sempre di scorta e conservate in appositi sacchi (foto 3). In 4 mute, dopo aver raggiunto una lunghezza di circa 8-9 cm, costruiscono, con le due ghiandole salivari, i loro bozzoli; vi si chiudono al loro interno e si trasformano in crisalidi. I bozzoli, a loro volta, sono costituiti da un filo lungo che va dai 300 a 1500 m e, dopo un certo periodo, escono le farfalle, rompendo però il filo in molti punti. La fase relativa alla produzione della seta si attua nel momento che precede la nascita delle crisalidi: vengono, infatti, uccise col calore a 75-100°C. Il filo di seta, in principio intricato (fioretto), viene dipanato e da esso si ricava un filamento continuo detto seta fina, lunga dai 200 ai 900 m da trattare in seguito. Il colore della seta va dal bianco al giallo più o meno intenso e ha un’eccellente lucentezza. Per fare il filo di seta grezza per la tessitura, vengono uniti da 2 a 15 fili singoli: questo filo viene liberato dal suo rivestimento di colla, lucidato, indurito, colorato e lavorato in tessuto. Già nell’antichità vennero importati tessuti di seta dalla Cina in Siria per la strada cosiddetta “Della Seta”, che congiungeva la Mongolia, il Turkestan e la Persia. In Europa la produzione della seta si è sviluppata specialmente in Italia. -Allevamento del baco da seta: Il baco muta per ben 4 volte, sale al “bosco” fissandosi su dei ramoscelli a formare il suo bozzolo con fili di bava e dopo 3 o 4 giorni di lavoro il lunghissimo filo di seta raggiunge una lunghezza che oscilla tra i 200 e i 900 m. -Attrezzatura varia per allevamento del baco da seta: Nella foto n° 2 si notano delle tavole di una lunghezza pari a circa 3 m e di una larghezza di 1, 60 m che servivano ad ospitare i bachi durante il loro sviluppo. -Curiosità sul baco da seta: Quando s’introdusse in Italia il baco da seta, iniziarono a sorgere le prime industrie. Per la lavorazione del baco da seta era necessario conseguire un attestato di “bachicoltore” (fig.5) Pianta con “seme” di uova deposte dalla farfalla. La coltura del “seme” è stata importata, servendosi di un cavo di bastone, da due monaci che operavano alla corte di Giustiniano. (Foto n°1) 22 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Tavole lunghe 3 m, larghe 1 m e 60 cm. Servivano per porre i bruchi (larve della farfalla) che si nutrivano delle preziose foglie del gelso. (Foto n°2) Sacco di iuta in cui venivano riposte le foglie di gelso. (Foto n°3) Certificato di frequenza al corso di bachicoltura. (Foto n°5) Uova deposte dalla farfalla. (Foto°4) 23 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDA N° l2 l’illuminazione Esistevano più tipi di lampade: (foto 1) la lanterna ad olio (alimentata col petrolio) e quella (foto2) con la lente convessa (detta pila), al cui interno, ad alimentarla, vi era un candelino acceso. In cucina, per l’illuminazione, si usavano il lumino (foto 3) e la candela (foto 4). Indispensabile era, infine, il lumino in vetro a petrolio con stoppino (foto 5) lume ad olio (Foto1) LANTERNA A PETROLIO: La lanterna a petrolio (o in mancanza veniva usato l’olio) veniva utilizzata per andare la notte con i carri. (Foto2) LANTERNA CON LA LENTE CONVESSA (O PILA): La pila veniva utilizzata durante la notte per andare nelle stalle, perché c’era il fieno e con un lumino poteva scoppiare un incendio. 24 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. (Foto3) LUMINO: Il lumino era utilizzato per spostarsi nella casa durante la notte (foto 4) LANTERNINO: Il lanternino veniva usato la notte oppure per andare nelle stalle per controllare gli animali. Un particolare portacandele realizzato con il mais essiccato. Esso era utilizzato nelle ore serali o notturne per illuminare gli ambienti più bui della cascina, quali la cucina o la camera da letto. Sul comò sono presenti anche una foto del capofamiglia e una sveglia in alluminio. 25 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 La scuola e gli scritti degli alunni 26 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 Un attestato degli esami di compimento elementare 27 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDA N°13 Il banchetto dello scolaro Sono presenti alcuni oggetti in dotazione agli alunni. Si notano un porta candela, quaderni, astucci di legno per i pennini, un banco con il calamaio e la panca in legno, libri come abbecedario e il diario su cui annotare i compiti da svolgere dopo le lezioni scolastiche. SCHEDA N°13 Un astuccio in legno nella cui cavità sono conservati alcuni pennini utilizzati per la scrittura con l’inchiostro di china. 28 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N° 14 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. gli scritti “Con le forbici in tasca”1 “La mia maestra è buona e brava, ed è granda piu tanto di tutte, però quando parla ala sua maniera non capite niente, perche non e italiana, e di Cuneo.” 4 elementare 1936 A scuola dietro le spale del maestro ce’ tre persone tacate sul muro, che comanda tutto. Prima cè ol re, che si chiama Vittorio Emanuele, poi cè la croce che si chiama Gesù Cristo, poi cè il Duce Benito Mussolini. Il re comanda tutta litalia, Gesu Cristo comanda tutto il mondo, il Duce comanda ol goerno e tutti i soldati, a me piace più ol Duce di tutti, perché quando fa’ ol discorso lo dice chiaro e tondo tutto. La trascrizione presenta refusi perché frutto della scrittura dei bambini delle ex scuole elementari, oggi scuola primaria, di Cologno al Serio. Si è quindi deciso di rispettare la fedeltà dei testi originali. 1 29 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. “Il funerale del tenente.” Alla sera alle quatro, oera sulla strada una fila di motociclete e soldati coi cavalli poi cerai soldati coi biciclate, e tanti soldati a piedi, tutti col moscheto perché erano tutti Bersalieri. Quando e rivato il cambius che cera su il morto, nela cassa tutti i soldati sono in atenti. Dopo sei soldati anno portato la cassa a spala in comune, la nella sede, e anno fatto la casa mortoaria, e ce sempre stato ol pichetto fina a matina. A le dieci dela matina, e rivato ol tenente capelano di Bergamo, e dopo la levato e siamo andati in Chiesa. La mesa la diceva il prevosto e quando ce stato il santos tutti i soldati in atenti e la fanfara dei bersalieri a suonato. Cera tanta ma tanta gente. Quando siamo rivati al cimitero, ol tenente capelano a fatto ol discorso tutti i piangevano, e dopo anno batuto i mani la nel cimitero non e stato sotrato, ma portato nela tomba dei caduti. A casa ala sera, mio padre mi a detto, che e melio un batesimo brutto che un funerale bello. “Ol sgagn.” Mio padre fa ol cordato ala asienda del Conte, e noi stiamo di casa ala cascina. Di inverno, lui porta un po di ruto apena li fuori e fa la mida dopo mette su tre o quatro bene di tera e dienta ol sgagn. A primavera lo anga i, zuche, i zuchini, i tomates, i angorie e i meloni. Quando li catiamo sono tanti buoni e non costa niente. “L’a zia Giacoma.” Domenica io e mio nonno siamo andati giù a Dosena a trovare mia zia Giacoma, che e sorela di mia mama e è vedova e teregna, perché non mi da mai niente anche se le piena de palanche. A detto a mio nonno, tata vieni giù a stare con me, che su de Maria cè la tanti a mangiare. Mio nonno a detto, questa e una casa che la carne cè la il macelaio, il pane ce la il fornaio, il vino ce la l’oste, qua si mangia apena acqua e croste e si fa la cura di venire magri sensa spendere una palanca. “La seganda” Alle nove e meza,siamo andati a fuori a segare il frumento con i seghessi che erano apena batuti da mio nonno. Mio zio pero dovrava l’aranza col larchetto,e rendeva più tanto di tutti noi,pero bisognava tornare indietro a legare i covoni perche lui non lo fa. A messogiorno e arivata mia mamma col disnà e siamo andati sotto la riva amangiare. Cera la polenta col cuniglio e la pucia,e i fete dè pansetà che era tanto buna. Ai uomini cera la fiasca di vino mis ciato con quello de losteria. Poi abbiamo segato ancora fino alla sera,e dopo abiamo fatto le scafete e siamo andati a casa. Il secondo giorno nò perché à piovuto fino ale dieci,ma subito dopo mangiato,siamo andati a disfare le scafete e mettere in piedi i covani. Alla sera abbiamo cargato sul careto e siamo andati a casa a descargarlo sul portico. “ Il militare” Quando e venuto a casa dal soldato mio cugino Ceco,mio nonno a bruntulato con mio cogino,perche non scrive mai a casa in otto mesi di soldato e non pensa ne a sua madre ne alla sua casa. Mio cogino Ceco che e gnorante come una bora,le a detto,la colpa non e mia,ma di mia mamma perche non mi a dato la direzione,e mio nonno li a detto,o bestia non sai dove casa tua sumar. 30 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. “La cresima” Tutti noi della cresima siamo andati al oratorio, invece le bambine tute a lasilo. Alle sette siamo andati in chiesa a fare la comunione a sentire la mesa poi siamo andali a lasilo a fare colasione e abiamo mangiato ol latte col cafè e i pagnotine e u biscotti. Ale dieci sono rivati i padrini e madrine, il curato e tutte le suore e siamo andati in chiesa a mesalta. Quando e rivato il Vescovo Bernareggi, suonava tutte le campane e in chiesa tutti cantavano VIENI CREATO. A cresmare e stato Milio, perche lui va prete,poi tutti. Poi il Vescovo a fatto la predica e la benedizione. Io sono andato a casa del mio padrino che si chiama signor Giovanni amangiare e dopo con suo filio Toni, siamo andati nellaortaia a mangiare isarese. Sula pianta o rotto i braghine, e dopo mi a cresmato ol padrino, mia zia e mia mamma. “Affari” Mio zio Angel mi dice sempre di stare atento a fare i atari, perché tutt vogliono inbroiare, i mediatori e anche i mercanti,e che è melio una galina oggi che così ai un uovo domani. “Tema” I proverbi che senti in casa tua. Svolgimento. I proverbi che senti in casa mia, non ce’, perché noi siamo sempre nela stala. “La tempesta.” La tempesta e meglio che non viene, perche rovina tutto, la vita, i raccolti e tutte le piante de fruta. Mio nonno quando a tempestato a tirato giù due bestemie, e a detto, adesso manda fuori nei tre ol curato, che lui dice sempre, che quel Dio non e mai troppo. “Mia sorela.” Mia mamma dice sempre a mia sorela Gina, mangia la minestra che le la biada deluomo, ma Gina dice che non e un uomo, allora mia mamma li da ol strachino, però Gina e magra inpeca e somilia a una sardela. “L’avaro.” Mio nonno Ceco a su una somara che tutti i anni fa il somarino, ma lui non lo vende peche lo tira grosso per massare col sonino. Quando viene il giorno di massare mio zio Pi va la a aiutare a fare la pitansa, ma dice sempre che al casinatto di mio nonno Ceco le magra e si lavora tanto e si mangia poco. Pero la pitansa di mio nonno e piu buona di tutti perche lui la trata bene, e quando e fiorita, la neta con la bruscia e la mette in cantina nela cassa piena di sabiò. Io a mio nonno Ceco non voglio bene, perche e avaro e si mette sempre in bocca ol bagol. 31 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. “L’incendio.” Giovedi ala una, ero apena rivato a casa del tereno e intanto che mangiavo soto ol portico, mio nonno a usato, i brusa, co rete, i brusa e tutti siamo andati a vedere che brusava una casina vicino ala nosta. Tutti i omini tiravano fuori i bestie dala stala, i done butava giu i coerte e i panni di finistre, e i bambini grandi, salvava i cuinili e ol polame. Quando sono rivati i pompieri a momenti era brusato tutto. I omini anno messo ol sguass nel fosso per fermare lacqua e tacare la machina, dopo i pompieri anno tirato giu i cane poi anno smorsato tutto il fuoco. Finito tutto, ala casina cera appena i muri un careto e i bestie e tutta la familia che era tutta salva. I done piangevano, e ol curato a detto se il fuoco tacava di notte moriva tutti. Mio nonno a detto che e una disgasia grosa e a chi ga toca i pagano la decima. “ Ol tifo” 3-1934 Ol tifo e una malatia brota perche fa marsire tutti i budelli e dopo si muore. Venerdi noi di tute i scuole coi maestri e maestre e dopo tutti quelli dellasilo, siamo andati nel comune, nela stansa del dotore,che era tuta bianca e cera una credensa piena di bosini e bende,poi cera ol tavolo e due pultrune. La infermiera e il dotore aveva su un camisone bianco e la infermiera che era di bergamo aveva anche ol capelo bianco. Siamo andati dentro a due a due e la infermiera unciava sul braccio una aqua freggia, e il dotore col cortelino, zac fa un taetino e via. Ala sera e venuta la fevra a tutti, e dopo e pasata e basta. La maestra a scuola mi a detto a tutti, che era le verole,e quindi il dotore fa il taetino, mette dentro un tidoto che non ai piu ol tifo e ol colera. 32 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. “Una gita al santuario di Caravaggio.” Mia mamma mi a chiamato ale quattro e mezza, maio ero bella e desto perche non o’ chiuso un ochio, sono andato a Rocca la cerano tutti i miei amici che aspetavano i caretti, poi sono arrivati i maestri e siamo saltati sui caretti e siamo partiti. Poi a mezzogiorno siamo andati a mangiare alla osteria e abiamo mangiato i gnocci ol pane, la carne, la gasosa e il gelato. Siamo andati in Chiesa a sentire la benedisione e poi siamo partiti con i caretti a venire a casa. A me mi piace tanto a fare le girate perche si vede tante cose, si impara tanto e non si resta gnoranti come mia zia Pina che e inaalfabeta e che non e buona di leggere e scrivere siamo rivati a casa che cera fosco e mia mamma mi a dato un bel basino perche o’ portato il regalo. “Un buon affare” Ieri con mio nonno o fatto un affare, cera tre milanesi che velava comprare i conigli, e io li o venduti otto, tutti novelli, ma loro li volevano morti e pelati, allora mio nonno li a atirato il presso e li a massati tutti e io li o pelati e o messo la paia nelle pelli perchè dopo li vendo. Poi mio nonno mi a dato i soldi però ha voluto una toscana di bunamà. Alla domenica mattina siamo andati a Spirano a comprare la cavrina. Quellolà diceva che era pregna, ma mio nonno che si intende di cavrine diceva di no, perchè faceva ancora il latte, allora a tirato su il presso e lo comprata. Mio nonno non conosce i numeri dice sempre che i affari i è affari. 33 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. “Il mare, 1937” Io il mare non l'o visto prima di andare incolonia. Il mare è come un fosso grande che non si vede la riva, il mare ce su le barche grande che qua incolonia si chiamano bastimenti. Nel mare ce i pesci, la balena, le onde e lacqua pero non è un acqua come la nostra, è una acqua che spussa di sale, e quando bevi lacqua ti viene il gomito. In banda al mare ce tanta terra, pero non si puo piantare niente perche quando viene in altamarea strossa via tutto. Il mare e diviso in due cose, uno quando è burrasca e fa le onde e io o paura, due quando non ce le onde e è piatto e sberluzza come i quadrelli della casa della maestra Cristina. A me piace ol mare perchè ce la il mio amico Tonino che suo papa fa il pescatore e a una barca granda. Un giorno siamo andati su, cera le reti i corde i gallegianti i rampini e due seste di pesce. Poi la barca era ferma e ligata ma dondava e io o paura e sono venuto giù. “Una gita a bergamo” Domenica io e mia mamma abiamo preso il tram e siamo andati a Bergamo a trovare mia zia Ines. Arrivati ala azienda dei tram, siamo fermati un po' perchè sono passati tre tram. Dopo siamo arivati ala fermata de piasa pontida e siamo venuti giù. Siamo andati a trovare mia zia, che è li a due passi. Intanto che mia mamma e mia zia parlavano, io e mio cugino siamo andati a vedere la città e abiamo visto, Santalisandro, poi la piassa dei mille, il teatro E.Duse, e dopo siamo andati ala stasione del treno. “I giochi che fai a casa” I giochi che fa a casa sono, la sgarela e vince sempre io, i corse, e vince sempre Batista,perchè lui va sempre a fare i corse coi avanguardisti in paese. A puntà vince sempre Mario, percjè a il palancone di piombo. E a paleta vince un po' peruno. “Una domenica” Domenica è venuto in casina un cane radagio e a masato due anedre e cinque polastrelli e poi è scapato. Mio zio era a dotrine, senò lo piliava e lo masava cola sapa e sotrava. “santa eurozia” Ieri mattina apena tornati dalla mesà io e mio fratello Pepi invece di fare colazione, mia mamma mi a dato tante sbachettate perchè invece di andare a letto siamo andati a vedere i giovani a imb'toccare i signorine e i mede. La in piaseta anno tirato in piedi una pianta di albara e sulle finestre vedi signorine anno tacato i lumaghe vuote e sulle finestre dai mede la gramegna e in fondo alla contrada lunga dove ci sono più tante mede e perpetue anno taccato su la giopa. “In montagna” Io e mio nonno siamo andati in montagna a Serina a casa di mia zia Tilde. Abiamo mangiato bene, due giornate,poi mio zio Cesco cominciava a bofare e era sempre rabiato,alla sira quando siamo andati a letto,mio nonno mi a detto,domani an mena i tole,perche i ospiti i è come i pesc,dopo tre giornade i spussano. 34 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°14 i compiti e gli esercizi assegnati dai maestri. vengono rappresentati degli esercizi di italiano per migliorare la grafia in corsivo. Vengono rappresentati dei semplici esercizi di matematica. 35 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I giochi 36 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Introduzione ai giochi I giochi di quel tempo, erano molto creativi, difficile date le scarse risorse economiche, acquistare un giocattolo. Pertanto i ragazzi, per divertirsi, facevano leva sulle proprie capacità creative. Vi erano giochi come la vescica di maiale che veniva utilizzata come pallone da calcio, per creare questa palla i giovani dovevano lavorare per mesi e mesi questa vescica per renderla funzionale all’ esigenza, è vero anche che questo giocattolo poteva essere utilizzato poche volte perché si rovinava in breve tempo. Altro gioco molto utilizzato era il gioco del portafoglio dietro la siepe, possiamo definirlo un passatempo che faceva divertire moltissimo i bambini ma allo stesso tempo faceva “dannare” i più grandi, perché il gioco del portafoglio si basava sul situare appunto il portafogli vicino ad una siepe e quando un adulto andava per prenderlo in modo gioioso i piccoli ragazzi tiravano con uno spago il portafogli facendo cosi arrabbiare coloro che cercavano di prenderlo. Il gioco più creativo e tradizionale del passato fu la creazione dei personaggi del lavoro creati con il tutolo (parte centrale della pannocchia), ogni anno i genitori come regalo di S. Lucia o Natale donavano ai figli questi personaggi, che variavano dall’ agricoltore all’ arrotino. I bambini attendevano felicemente questi personaggi che alla fine della loro adolescenza avevano collezionato e a loro volta donati ai loro figli. Nelle famigli di quel tempo esisteva una vera e propria tradizione, cioè creare il presepe utilizzando sempre questi tutoli lavorati a mano, quindi la costruzione del presepe teneva i più piccoli occupati nella lavorazione dei tutoli per creare i personaggi del Santo Natale, i giovani più abili riuscivano a creare decorazioni più raffinate per adornare il presepe. Nel mondo dei giochi del passato possiamo trovare una miriade di giocattoli costruiti riciclando ogni cosa con fantasia, ad esempio riciclando noccioli di frutti, bastoni e sassi e una curiosità è che il premio in palio ad ogni gioco era un pennino da compasso da poter utilizzare a scuola. Tra tutti i giochi non si può di certo dimenticare il “ciangol” (nome utilizzato nel gergo bergamasco). Il così detto “ciangol” era un gioco che entusiasmava tantissimo i ragazzi perché si basava sul colpire un legnetto a due punte con un bastone in modo tale da farlo saltare il più lontano possibile, e come detto in precedenza, il vincitore riceveva in premio un pennino da compasso. Pure i neonati potevano divertirsi e per loro i genitori donavano una sorta di girello costruito in legno massiccio nella quale potevano esercitarsi a fare i primi passi. Nel mondo del divertimento possiamo includere le storie, poesie, filastrocche che si raccontavano e imparavano in quel periodo storico. Il più famoso fu Battista Sorte che girovagava per i paesi e si avventurava a raccontare delle storie ai piccoli come un vero e proprio canta storie, a scuola le maestre assegnavano delle famose poesie da imparare a memoria e anche oggi molte di queste storia e poesie vengono tramandate dai nonni ai nipoti. 37 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Giochi in bella mostra Possiamo vedere delle pannocchie utilizzate in vari modi; per realizzare case e personaggi. Vediamo anche un fucile e pistola, sassi per il gioco del tiro al pallino, bastoni, noccioli, gioco della trottola. 38 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N° 15 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. il gioco della raganella Era realizzato in modo artigianale con due pezzi di legno e una ruota dentata che permetteva di far ruotare su di essa la parte superiore in grado di emettere un rumore. Aveva anche scopi pratici: serviva a scacciare gli uccelli molesti nelle campagne ed evitare che beccassero il mais giunto a maturazione. Era prevalentemente usato dai bambini di sesso maschile. SCHEDA N°19 il gioco del cerchio (serc) Una vecchia ruota di bicicletta, privata dei propri raggi e del copertone di gomma, fungeva da ruota. Essa veniva fatta girare con un bastoncino di legno ed assicurava alcuni momenti di distrazione e divertimento a tutti i bambini presenti nella cascina…. e il vincitore era colui che lo lanciava più lontano senza farlo cadere per terra ma mantenendo l’equilibrio. 39 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°16 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. il gioco del portafoglio dietro la siepe I bambini legavano un vecchio portafogli di pelle o di stoffa ad un filo. Lo ponevano a terra simulandone la perdita e lo ponevano in vista ai passanti. Nel momento in cui qualcuno si fosse avvicinato per controllarne o prenderne il contenuto, il gruppo di fanciulli nascosto dietro una siepe o un cespuglio ne avrebbe tirato la corda beffando il credulone di turno. 40 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°17 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. il ping-pong dei vecchi tempi Due tavolette di legno sono state sagomate a forma quadrata. Esse hanno un’impugnatura che consente agli sfidanti la presa con la mano. Una rudimentale pallina realizzata con un sacchetto di iuta contiene una piccola pietra. Essa viene lanciata al concorrente che deve essere abile a colpirla. Vince la sfida chi riesce a lanciare la pallina più volte all’avversario, senza farla cadere a terra. SCHEDA N°18 il pallone dei vecchi tempo costruito con la vescica del maiale essiccata. La vescica essiccata del maiale era utilizzata come un pallone da tutti i ragazzi della cascina. Essa aveva una durata limitata nel tempo, ma garantiva divertenti partite al calcio. à 41 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°20 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. gioco della torre Esso era realizzato con le “pannocchie secche” di mais infilate una sull’altra a simulare una torre difensiva. Chi l’avrebbe abbattuta avrebbe vinto una sorta di battaglia simulata con materiali semplici e d’uso comune. 42 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDA N°21 i “giochi” per i più piccoli Una sella, un girello orizzontale, e due verticali erano gli oggetti su cui le massaie delle cascine ponevano i loro bimbi durante la giornata, mentre lavoravano o adempivano alle varie mansioni all’interno della comunità famigliare presente nella cascina contadina di un paese della bassa bergamasca. 43 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDA N° 22 il presepe Il presepe dell’antichità. E’ stato realizzato con il granoturco. Nella foto sono presenti una capanna con la sacra famiglia, alcune abitazioni del tutto simili a quelle rurali della bassa bergamasca, un contadino, dei pastori, una lavandaia. La fantasia di queste famiglie ricorreva spesso all’utilizzo di materiali poveri, presenti nella quotidianità del mondo contadino e rintracciabili fra gli oggetti di scarto della lavorazione agricola. 44 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 SCHEDA N°23 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. due simboli dell’alimentazione : il mais e il frumento 1- GRANOTURCO: dal mais si ricavava la farina per la polenta e il mangime per gli animali utilizzando l’alimentazione a sgranatrice a due canne che veniva utilizzata da due bambini e all’interno di questo attrezzo vi erano degli ingranaggi che trasformavano la pannocchia in tutoli. Il frumento si ricavava farina per pasta utilizzando sia trebbiatrice a carbone che veniva trasportata da cascina in cascina, o anche sulla piazza del paese, dove veniva "battuto" il grano dei diversi proprietari, si lavorava in 12, oppure utilizzando il setaccio. 45 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 L’edificio che ospita il museo 46 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. Scheda dei buoni propositi per le prossime schede Gli attrezzi del campo 47 SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 Gli strumenti da taglio La trebbiatrice 48 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 Gli strumenti di misura 49 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 La casa e i laur de toc i de 50 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L. SCHEDATURA MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI COLOGNO AL SERIO PROGETTO: “DALLA SCUOLA AL TERRITORIO” PER EXPO 2015 Il calzolaio 51 I.S.S. “G. B. Rubini” Romano di L.