1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi Portachiavi: smaltato Orologio Crest grande Labaretto Emblema Araldico Cartolina, cartoncino doppio e busta 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) Fermacarte in onice Posacenere Attestato di Benemerenza Cravatta: disponibile in lana e seta Foulards in seta Mug Fermacarte peltro Copricapo a bustina Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale. PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO XLIX - N. 6 - NOV./DIC. 2010 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma La Presidenza Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare augura a tutti i soci ed alle rispettive famiglie un Buon Natale ed un Felice Anno 2011. AUGURI AD UN * * * AZZURRO CENTENARIO Il 25 ottobre 2010, il socio della Federazione di Pescara, Gen. D. Guido Rodrigo ha compiuto cento anni! Valoroso combattente, Decorato di una Medaglia d’Argento al Valor Militare, ha anche conseguito una Promozione per Merito di Guerra. È iscritto al Nastro Azzurro dal 1954. • Comunicazioni Pag. • Editoriale “” • Lettere al Direttore “” • Calendario 2011: l’Unità d’Italia “” • L’Unità d’Italia si è completata nel 1924 “” • Il compleanno della PAN “” • Il futuro “” • Afghanistan: ancora lutti italiani “” • Medaglie d’Oro Eccellenti: Umberto Visetti Medaglia d’Oro e sacerdote “” • Un po’ di cronaca su una lunga ricerca ... senza lanternino “” • Parte la Marcia dell’Unità d’Italia “” • Perché i giovani possano ricordare “” • Luigi Stipa “pioniere dell’aeronautica” “” • Detto fra noi “” • Notizie in Azzurro “” • 8 novembre 1917: Caporetto “” • La battaglia di Montelungo “” • Osculana pugna ... o vittoria di Pirro? “” • I Santangelo “” • Errata corrige “” • Azzurri che si fanno onore “” • Cronache delle Federazioni “” • Recensioni “” • Oggettistica del Nastro Azzurro “” 2 3 4 6 7 8 10 12 14 16 18 20 23 24 25 26 28 30 34 38 40 42 46 48 In copertina: * * * COMUNICATECI TEMPESTIVAMENTE I VOSTRI RECAPITI Talvolta accade che alcuni soci ci rappresentano che la Rivista arriva ad indirizzi non corretti o in più copie. Quando ciò dovesse verificarsi, siete pregati di avvisarci tempestivamente, comunicando l’indirizzo corretto alla vostra Federazione Provinciale o anche direttamente alla Redazione all’indirizzo scritto nel riquadro in basso in questa stessa pagina. Buon compleanno Frecce Tricolori! “IL NASTRO AZZURRO” Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Giuseppe Picca, Francesco Maria Atanasio, Antonio Teja, Antonio Valeri, Graziano Maron, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: novembre 2010 Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588 Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana IL NASTRO AZZURRO EDITORIALE convinzione che la decisione presa a suo tempo dal Carissimi, Comandante Zanardi di aprire e valorizzare i è trascorso un anno dal Simpatizzanti ha consentito all'Istituto di proseguire fino Congresso di Bologna e, come ad oggi la sua attività. consuetudine, è doveroso tracAlcune Federazioni hanno ripreso la loro attività graciare un bilancio di questo zie all'impegno di alcuni Soci volonterosi; è ora necessaperiodo molto intenso, caratrio riprendere alla mano tutte le altre che da tempo non terizzato da avvenimenti fanno sentire la loro voce. Solo con una presenza sul ternegativi e positivi. La crisi ecoritorio costante e propositiva potremo far sentire la nomica che attanaglia il nostra voce e raggiungere i nostri obiettivi statutari. nostro Paese ha prodotti i suoi La realizzazione e la diffusione anche ai massimi liveleffetti negativi anche sul li istituzionali dell'archivio informatico dei Decorati al nostro Istituto; mi riferisco in Valor Militare ha prodotto una ricaduta positiva particolare alla drastica riduzione dei contributi statali ed sull'Istituto. Gli attestati di stima pervenuti, i contatti scaall'aumento delle tariffe postali: due provvedimenti che turiti con importanti organi cultupotrebbero condizionare pesanrali hanno costituito il fatto magtemente nel futuro l'attività giormente positivo dell'anno a dell'Istituto, al pari di quanto si ... VI SONO ASSOCIAZIONI premessa di quanto ci attenderà sta verificando in altre SULL'ORLO DELLA CHIUSURA, nel 2011: il 150° anniversario Associazioni. Sarà' pertanto I CUI ISCRITTI SI dell'Unità d'Italia. Un duro impenecessario adottare delle controCARATTERIZZANO PER gno a tutti i livelli ed al quale misure che ci permettano di andaPROVARE SENTIMENTI E l'Istituto, come primo segnale, re avanti con una certa tranquillità e ciò sarà possibile solo con RIFERIRSI A VALORI UGUALI AI dedicherà il calendario ed il primo numero del 2011 di questa rivista. l'aumento dei soci e con la ricerca NOSTRI. NON FACCIAMOLI Le festività natalizie che si di finanziamenti che premino le ALLONTANARE, avvicinano rapidamente costituinostre iniziative istituzionali quali, CONVINCIAMOLI AD ENTRARE scano per tutti noi un periodo ad esempio, l'archivio informatico NEL NASTRO AZZURRO, ... sereno da trascorrere con le dei Decorati al Valor Militare e le nostre famiglie con l'auspicio che cartoline celebrative delle il 2011 sia foriero di cose positive. Medaglie d'Oro. A tutti Voi i migliori auguri di Buon Natale e Felice Sappiamo che vi sono Associazioni sull'orlo della chiuAnno Nuovo ed un caro saluto. sura, i cui iscritti si caratterizzano per provare sentimenti e riferirsi a Valori uguali ai nostri. Non facciamoli allontaCarlo Maria Magnani nare, convinciamoli ad entrare nel Nastro Azzurro, nella AI CADUTI. Invisibili avelli ornati di grigioverde fermeranno ogni tempo triste di odio. Saranno come inaudita schiera eretta a difesa della pace. E le loro mani, dai più alti cieli, tergeranno le ferite di chi ricorda. Le loro mani, raccolte in una corolla di fraternità. Roberto Luconi. (Federazione di Arezzo) IN MEMORIA DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO Non piangerete più, guardando i grumi rossi sul muro, sangue dei figli e degli sposi che anelavano la libertà e, oltre la tirannide, immaginavano cieli azzurri, città operose, fratellanza. Non c'è più quel muro: forze impetuose racchiuse negli infinitesimi grumi sono esplose e atomi disgregati ed energia nata dal dolore, nata da estremi sacrifici hanno creato squarci, hanno polverizzato masse compatte, forti, possenti, hanno aperto varchi nella mente e nei cuori. E voi, madri e spose, simili a Sovrane della Caria, piangete! 3 Piangerete ancora nel ricordo di massacri di giovani vite, di vite di eroi. Non più contro il muro alzerete lo sguardo ma verso templi di pietra possente, verso capitelli dorici e colonne scanalate, verso arcobaleni. Resterete ancora a sorreggere pesi, resterete ancora schiave dei pregiudizi degli uomini ma resterete ferme, sottoposte al peso della trabeazione che preme sui vostri capi e la vostra loggia splenderà di luce. Sarà il contrario della schiavitù! Pasquale Campo (Federazione di Napoli) IL NASTRO AZZURRO LETTERE AL DIRETTORE Egregio direttore, Tra le "Lettere al Direttore" del n. 4 - Lug/Ago 2010 del Periodico da Lei diretto, è stata pubblicata quella a firma del Col. Mario Lanata, nella quale tra l'altro è scritto: "l'amico avv. Roberto Vittucci Righini mi ha sottoposto quanto apparso a pag. 6 del numero 8 del mensile 'Italia Reale' da lui diretto. Giuro che in 40 anni di costante lettura di articoli, libri, opuscoli sulle decorazioni non ho mai sentito idiozie di tale portata …". Nel commento a tale lettera Lei ha precisato: "sono contento di pubblicare questa Sua lettera … proprio perché spesso si sentono dire cose un po' strane su presunte regole relative alla possibilità di portare le Decorazioni al Valor Militare da parte dei congiunti di un Decorato deceduto". Orbene, come risulta precisato in calce all'articolo in questione dal titolo "Medaglie d'Oro al Valor Militare" pubblicato sul mensile da me diretto, tutte le notizie ivi riportate sono state tratte da "Il Nastro Azzurro, periodico nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare", e precisamente dall'articolo "Intervista al Generale Rocca" da Lei firmata alle pagine 8/11 del n. 3 - Mag/Giu 2009. L'amico Col. Lanata che evidentemente legge solo parzialmente o non comprende quanto scritto sui due periodici da Lei e da me diretti, ha fatto molto male a tirare in gioco la mia persona ed il mensile "Italia reale" imputandoci affermazioni, definite "idiozie", non nostre ma che semplicemente hanno ripreso quanto da Lei scritto e pubblicato. Non intendendo quale Direttore di "Italia reale" né personalmente essere oggetto di gratuite affermazioni lesive del mio modo di pensare ed essere, vorrà pubblicare la presente nelle "Lettere al Direttore" de "Il Nastro Azzurro", periodico di un Istituto al quale sono legato per discendere altresì da un Bisnonno decorato oltre che dell'Ordine Militare di Savoia, di una Medaglia d'Argento e di due Medaglie di Bronzo al Valor Militare nelle Guerre del Risorgimento. I migliori saluti. Avv. Roberto Vittucci Righini (Direttore di “Italia Reale”) Egregio avv. Vittucci Righini, prendo atto della sua precisazione e del fatto che quanto aveva sollevato la perplessità del col. Lanata, evidentemente espressa in modo troppo colorito, fosse una notizia apparsa sul periodico da lei diretto ma estratta da una mia intervista: un cortocircuito, insomma. Un distinto saluto. Antonio Daniele Gentilissimo gen. Antonio Daniele, la conoscenza storica, la verità analitica e la difesa della Memoria del nostro Paese rappresenta l'unico strumento culturale per educare i giovani all'Amor Patrio. Il nostro Paese è nato storicamente per le grandi partecipazioni popolari per realizzare l'Unità Nazionale e per la sua millenaria cultura classica. Il 25 luglio '43 fu un grande giorno di festa popolare poiché il popolo credeva di entrare in una nuova civiltà. L'8 settembre '43 rappresenta uno choc generale. Da questo caos, nacque la volontà popolare a reagire all'occupante nazifascista, per restaurare in Italia la libertà e la democrazia. Garibaldi nel 1800 e la resistenza nel 1900, lottarono per restaurare la dignità nazionale e ridare al popolo le grandi speranze di progresso, sviluppo, libertà, democrazia, laicità dello stato. 600.000 militari a causa del dissolvimento dei comandi, furono deportati e internati in Germania e non fu loro riconosciuto i diritti dei prigionieri di guerra (IMI). Molti italiani, privi di senso dello stato, collaborarono con gli occupanti per deportare, torturare, uccidere altri italiani che aspiravano la agognata libertà soppressa per 20 anni. I tedeschi non ci hanno mai amato, rispettato, in ogni occasione ho assistito più volte, quando eravamo alleati, al disprezzo verso gli stessi graduati italiani. Capire quel periodo significa comprendere gli errori commessi per non ripeterli e uscire dall'oblio negativo alla rinascita del senso dello stato negli animi degli italiani e dare loro fierezza all'appartenenza. La guerra fredda ha diviso gli antifascisti, e ciò ha impedito di far conoscere la tragedia italiana di ventidue anni di fascismo e analizzare quel triste periodo e far conoscere gli errori. Sono a sua disposizione con stima e amicizia e un augurio per il nobile lavoro che svolge per il bene dell'Italia. Con osservanza Rag. Giuseppe Michele Stallone (socio della Federazione di Roma) Gentilissimo rag. Stallone, l'idealità con la quale lei esprime il suo punto di vista circa la necessità della storia ai fini dell'educazione dei giovani al rispetto ed all’amor di Patria è apprezzabile, purché si riesca nello scopo di unire, non di perpetuare le divisioni. A tal fine, occorre ben distinguere tra la storia e la memoria, cioè il ricordo di eventi e fatti non per la loro rilevanza sul piano storico, ma per il forte travaglio emozionale con cui furono vissuti e per la profonda partecipazione emotiva con cui sono ricordati da chi li visse. Per storia si intende la sequenza cronologica di fatti, eventi ed atti dei protagonisti con le loro motivazioni e ragioni studiate in modo asettico, non emozionale, e scevro di qualsiasi opinione personale. L'opinione deve farsela il lettore, non dobbiamo dargliela già confezionata e magari indispettirci se egli non la condivide. 4 IL NASTRO AZZURRO Il rifiuto generalizzato della politica, della storia come maestra di vita, dell'amor di Patria da parte dei giovani credo che discenda proprio da questo continuo tentativo di presentare loro la memoria dei protagonisti come storia "vissuta". Non solo non funziona, ma provoca, come effettivamente possiamo registrare, l'effetto contrario: la disaffezione, il distacco nella maggioranza e il fanatismo in una ristretta, rumorosa minoranza. Lei esprime un'altra interessante opinione: "… La guerra fredda ha diviso gli antifascisti … eccetera”. La guerra fredda è finita col crollo del muro di Berlino ventuno anni fa. Se, in ventuno anni, non si è fatto quasi nulla per porre rimedio a quanto da lei affermato dovremmo pensare che forse il problema non è quello. Secondo me, è da ricercarsi in una retorica resistenziale che non narra la storia di quel periodo, ma ne esalta la memoria. Un esempio? Nelle commemorazioni della Resistenza raramente ci si ricorda che c'era anche un'altra Italia, un’Italia in uniforme militare, che dal sud dava il suo non indifferente contributo alla lotta. Risultato: la maggioranza degli italiani, non avendo vissuto quegli eventi, non comprende lo scambio tra storia e memoria che si compie in queste situazioni, né la perpetuazione sistematica di una spaccatura sociale tra antifascisti e fascisti, arrivando talvolta a collocarli geograficamente tra nord resistente e sud, anche in questo, fannullone (e sappiamo quanto sia falso). Finché in Italia ci sarà chi sosterrà di essere nel giusto perché è "anti qualcosa", l'Italia sarà sempre spaccata in due, le coscienze degli italiani saranno sempre dilaniate, la storia non sarà mai maestra di vita, ma mezzo di affermazione di una parte sull'altra e viceversa, la gente non parlerà di politica, ma si azzufferà per la politica. Insomma, l'indegno spettacolo che è sotto gli occhi di tutti e che ha ormai provocato l’allontanamento di molti dalla politica. Questo è il fenomeno più grave, secondo me, che discende dal maldestro uso che si è fatto dei "valori della Resistenza", branditi come una clava contro … tutti gli altri. Chi, a guerra finita, non ha avuto modo di rivendicare adeguati meriti resistenziali, si è trovato isolato, messo in un angolo, non considerato abbastanza italiano. Eppure la guerra l’avevano combattuta tutti, militari e civili, correndo gli stessi rischi e soffrendo le stesse pene. Non si tratta di celebrare o no la Resistenza (diamine!) ma di come essa viene ricordata, quale messaggio è sottinteso nelle rievocazioni, come si parla delle stragi nazifasciste, come per decenni non si è potuto neppure accennare ad altri episodi altrettanto gravi, per esempio all'esodo forzoso delle popolazioni italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia: gente che ha pagato con la loro terra, le loro case, le loro radici e con l'orribile morte nelle foibe, la guerra perduta! Solo da qualche anno, quando gli esuli sopravvissuti al massacro sono quasi morti tutti di vecchiaia, sono stati onorati con l'istituzione del “Giorno del Ricordo” da parte di Carlo Azeglio Ciampi, il decimo Presidente della Repubblica, non il primo o il secondo! Infine, la memoria di quel periodo, e anche di periodi diversi, non può riguardare solo la Resistenza, altrimenti si continua a dividere invece di unire. La linea editoriale di questo periodico tiene conto di questa necessità proprio dando voce ad ogni genere di ricordi che giungono in redazione. Concludendo, concordo pienamente con lei sull'esigenza di fare di tutto per riaccendere l'amor di Patria, però ritengo che ciò possa avvenire evitando di riferirsi alla memoria, che non è storia, ma cercando finalmente di giungere alla, da tanto attesa, riconciliazione nazionale attraverso una lettura serena ed attenta della storia. Un cordiale saluto. Antonio Daniele Spett.le Redazione Ho ricevuto il secondo numero del 2010 e ho trovato, con somma meraviglia, l'annuncio che il primo numero del 2011 sarà dedicato al "150° Anniversario dell'Unità d'Italia". Mi risulta, così mi hanno insegnato alle scuole elementari, che nel 1861 Roma non faceva ancora parte dello Stato Italiano e così dicasi per Trento e Trieste e che l'Unità d'Italia si ebbe solo con la Vittoria nella quarta guerra di Indipendenza detta anche "grande guerra": a conferma abbiamo l’autorizzazione concessa a tutti i combattenti della guerra 1915/1918 dall'allora Ministero della Guerra del nastrino ad hoc: "Autorizzato a fregiarsi della Medaglia dell'Unità d'Italia - Regio Decreto 19 gennaio 1922". In effetti nel 1861, e precisamente il 17 marzo, si ebbe la costituzione del Regno d'Italia con l'assunzione da parte di Vittorio Emanuele II° del titolo di RE d'ITALIA a seguito di un progetto di legge del 27 febbraio 1861. Premesso quanto sopra, si sa il perché le attuali istituzioni repubblicane alterano sempre la vera storia della nostra Patria ed hanno paura a ricordare che è stata Casa Savoia a fare l'Italia, ma non capisco perché da parte Vostra, che rappresentate migliaia di uomini che sono stati fedeli al giuramento prestato ... al Re ed ai Suoi Successori, si segua tacitamente la politica di questa repubblica. Mio Padre era iscritto all'Istituto del Nastro Azzurro dal 24 maggio 1933 (tessera 15311) ed io sono lieto di aver potuto subentrare il 6 novembre 1981, anche perché spiritualmente rappresento il cugino Lodovico Valtorta, Medaglia d'Oro della l° guerra mondiale, ed il cugino Rocco Lazazzera, Medaglia d'Oro e forse il più decorato tra i RR.CC: per questi motivi non posso sopportare di vedere storpiata Ia storia. Ringrazio dell'attenzione che verrà data a questa lettera ed invio un cordiale saluto. avv. Michele De Blasiis (socio della Federazione di Milano) Gentile avv. De Blasiis è vero che il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d'Italia e Vittorio Emanuele II si fregiò del titolo di Re d'Italia ed è vero che l'Unità era ancora incompleta ... però è anche vero che finalmente l’Italia c'era! Quindi, celebrare tale data come “150° Anniversario dell’Unità d’Italia” ha il giusto significato, e non toglie nulla a Carlo Alberto ed a Vittorio Emanuele II di Savoia, che hanno scommesso il loro regno sull’unificazione della penisola, anzi, rende loro merito! Come intende farlo “Il Nastro Azzurro” con l’allegato Calendario 2011. Se invece volessimo festeggiare l’Anniversario del “Completamento” dell’Unità d’Italia, dovremmo riferirci al 1924 e non al 1918 (vds. articolo a pag. 7). Comunque, sono del parere che occasioni come questa debbano servire per unire gli italiani, per ricordare tutti assieme come è stata costruita l’Unità del Paese e non per rilevare che nell’intitolazione dei festeggiamenti è stata commessa qualche imprecisione... forse. Un cordiale saluto. Antonio Daniele 5 IL NASTRO AZZURRO CALENDARIO 2011: L'UNITÀ D'ITALIA concessa in una particolare circostanza del momento risorgimentale a cui è riferita la pagina del calendario. Si tratta di una lettura interessante e utile per ricordare insieme gli eventi più significativi della storia italiana del XIX secolo durante il quale è nata la consapevolezza di poter giungere finalmente all'unità nazionale. Tale consapevolezza è stata raccolta da Casa Savoia per il tramite di due grandi Re: Carlo Alberto prima e Vittorio Emanuele II° poi, i quali hanno scommesso tutto ciò che avevano sulla causa del Risorgimento: il loro regno, e … l'Italia è stata unita. Il pensiero che Vittorio Emanuele II° ha rivolto al suo "… augusto genitore …" nell'occasione della proclamazione del Regno d'Italia ci fa comprendere che entrambi sono stati gli artefici e le guide della volontà popolare di riscatto e di uninone degli italiani. La redazione spera di aver reso un servizio ai suoi lettori la cui utilità supera quella di conoscere giorno per giorno il semplice svolgersi calendariale del 2011, cosa per la quale, a fine di ogni anno, c'è un'offerta pressoché infinita. Con l'occasione si rinnovano gli auguri di un felice anno 2011 a tutti i lettori de "Il Nastro Azzurro". L a tradizione di allegare all'ultimo numero dell'anno de "Il Nastro Azzurro" il "Calendario Azzurro" continua nonostante le difficoltà create dalle recenti disposizioni governative che hanno abolito tutte le agevolazioni per la distribuzione postale dei periodici delle associazioni senza scopo di lucro, proprio in concomitanza di un aumento consistente delle tariffe postali. Finché "Il Nastro Azzurro" sarà sostenuto da chi crede nella sua opera di impegno sociale e culturale sui valori fondanti dell'Unità Nazionale e dell'amore per la Patria, ce la faremo. Lo dobbiamo a voi lettori, soci e non dell'Istituto del Nastro Azzurro, e speriamo in un vostro tangibile sostegno, se ne condividete la linea, e in suggerimenti utili ed assidui per migliorarla. L'edizione 2011 del calendario, nella memoria del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, sancita dalla proclamazione del Regno d’Italia da parte di Vittorio Emanuele II° il 17 marzo 1861, ripercorre a grandi linee la storia del Risorgimento italiano. La pagina di ogni mese è dedicata ad un momento particolare o a un personaggio di spicco del Risorgimento. Accanto a tale testo principale, in molte pagine, viene anche pubblicata la motivazione di una Medaglia d'Oro al Valor Militare 6 IL NASTRO AZZURRO L'UNITÀ D'ITALIA SI È COMPLETATA NEL 1924 C on l'avvicinarsi del 2011 ci appressiamo alle celebrazioni più importanti per il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia. Eppure molti stanno sottolineando sulla stampa e in pubblici dibattiti che si tratta di festeggiamenti un po’ forzati poiché l'Unità d'Italia era lungi dall'essere completa nel 1861. Anche alla redazione de "Il Nastro Azzurro" stanno arrivando numerosi messaggi e lettere in tal senso. Appare quindi opportuno precisare che il 17 marzo 1861 il Re Vittorio Emanuele II° di Savoia mutava il proprio titolo da Re di Piemonte e Sardegna a Re d'Italia in conseguenza dell'istituzione del Regno d'Italia da parte del primo parlamento italiano, appena insediatosi dopo le elezioni avvenute in tutta la penisola. Ciò poteva avere luogo a seguito delle vittoriose campagne condotte nella seconda guerra d'Indipendenza e della travolgente impresa dei mille di Garibaldi. Fino a quel momento l'Italia era "un'espressione geografica", come ebbe a dire il Metternich, dopo quell'evento l'Italia esisteva come nazione. Questo è un fatto storico inconfutabile ed è la ragione per la quale è giusto e corretto festeggiare nel 2011 il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia. Però, è altrettanto giusto non negare che l'Unità, pur realizzata in una prima fase, non era affatto completa. Perché ciò abbia luogo, generalmente si conviene che occorra attendere il 4 novembre 1918 quando, con la gloria di Vittorio Veneto, finalmente l'Italia, che solo nel 1870 aveva conquistato Roma sua naturale capitale, vide tornare nel suo alveo le città irredente di Trento e Trieste. In realtà, tale data venne entusiasticamente indicata da Vittorio Emanuele III° come giorno del finalmente tanto atteso completamento dell’unità d’Italia confidando sulle clausole del trattato di Londra in base al quale l’Italia aveva rinunciato alla Triplice Alleanza, di cui era firmataria da trentatré anni, ed aveva aderito alla Triplice Intesa, dichiarando guerra all’Austria quasi un anno dopo lo scoppio delle ostilità in Europa. Secondo il Trattato di Londra, sarebbero finalmente stati annessi all’Italia non solo Trento e Trieste, ma anche altri territori, italiani da oltre sette secoli, come l'Istria e la Dalmazia, regioni che entrarono a far parte della Repubblica di Venezia già nel XII° secolo, strappati ai Turchi e all'impero bizantino e, fin da quei tempi remoti, sede di popolazioni venete, cioè italiane. Il trattato venne sconfessato alla Conferenza di pace di Parigi, dove l’Italia si vide riconoscere molto meno di quanto pattuito a Londra, in pratica persino qualcosa meno di quanto avrebbe potuto pretendere dall’Austria in base agli accordi della Triplice Alleanza. Grande fu la delusione e lo sconcerto e si parlò di “Vittoria Mutilata”. Nella confusione generale che ne seguì, prese corpo l'impresa dei legionari di Fiume guidati da Gabriele d'Annunzio: preludio, mal digerito dal timoroso governo italiano dell'immediato dopo guerra, alla successiva annessione di quei territori, infine presi con un abile colpo di mano diplomatico e militare dal governo fascista nel 1924, poco dopo il suo insediamento. Ecco il significato del titolo di questo articolo. Solo nel 1924, e fino alla seconda guerra mondiale, l'Italia ebbe la sua unità davvero completa. Con questa considerazione si vuol sottolineare, ad uso di quanti hanno espresso perplessità sulla data (17 marzo) e sull'anniversario (150°) che si sta andando a festeggiare, che esso è quello giusto. I legionari sfilano a Fiume nel 1919 Infatti, se è vero che il 17 marzo 2011 è il 150° Anniversario della "Proclamazione del Regno d'Italia", è anche vero che tale proclamazione fu possibile solo allora, perché solo allora finalmente l'Italia era stata già in gran parte unificata, non era più divisa in tanti piccoli stati separati e diversamente governati, ed era stato possibile eleggere il primo Parlamento Italiano. Continuando il ragionamento, se è vero che nel 1861 l'Italia mancava ancora di molti ed importanti territori (primo fra tutti Roma!), è altrettanto vero che collocare il completamento dell'Unità d'Italia al 4 novembre 1918 significa accettare una visione immediatamente post bellica delle vicende relative alle terre irredente, poi sconfessata dagli eventi successivi. Per ottenere, in aggiunta a Trento e Trieste, l’italianissima Istria con Zara, si dovette attendere il Trattato di Rapallo del 1920. Fiume e la Dalmazia, con popolazione prevalentemente italiana, furono ottenute solo grazie alla caparbietà dei legionari di D’Annunzio ed al mutato quadro politico italiano in cui il nuovo governo fascista voleva a tutti i costi “mostrare i muscoli”, prendendo a pretesto la secolare italianità di quelle regioni. Per questo fu necessario attendere fino al 1924. Tali regioni, poi, sono state nuovamente sottratte all’Italia in modo doloroso e drammatico al termine della seconda guerra mondiale col trattato di pace di Parigi, e oggi sono suddivise tra i territori di altri stati indipendenti (principalmente Croazia e Slovenia) nati dal dissolvimento della Jugoslavia, nazione cuscinetto inventata a tavolino nel 1918. Quindi, potremmo affermare che, finché Istria e Dalmazia non torneranno italiane, non abbiamo molto da festeggiare poiché l’unità d’Italia deve ancora compiersi. In tale ottica potremmo rivendicare anche la Savoia, Nizza e il Col di Tenda e ... Dio sà cos’altro. L’evidente iperbole qui descritta serve solo a sottolineare che l’anniversario giusto da festeggiare è proprio quello del 17 marzo 1861, data in cui il “Primo Parlamento Italiano” sancì l’unità del Paese, come detto all’inizio di questo articolo. Quindi è corretto e giusto festeggiare col massimo ardore patriottico, il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia proprio nel 2011. Antonio Daniele 7 IL COMPLEANNO DELLA PAN I l 50° anniversario delle "Frecce tricolori" è stato celebrato con la più importante manifestazione aerea dell'anno: la "Giornata Azzurra", organizzata dall'Aeronautica Militare a cadenza biennale, che si è svolta domenica 12 settembre 2010 sull'aeroporto di Rivolto (Udine), sede della Pattuglia Acrobatica Nazionale. Oltre 500.000 spettatori sono giunti da ogni parte del Paese ed anche dall'estero per assistere alla lunga, affascinante kermesse dell'alta acrobazia aerea mondiale. Su questo stesso aeroporto il 12 settembre 1960 veniva istituito il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico al comando del Maggiore Pilota Giuseppe Squarcina. Un anno dopo, nel 1961, la prima stagione di esibizioni con i velivoli North American F-86 Sabre. Già pochi anni più tardi, la PAN ricevette i primi velivoli di costruzione nazionale, i mitici G.91, sostituiti dopo poco meno di vent'anni di onorato servizio, dagli attuali Aermacchi MB.339. Già si parla del nuovo M.346 da addestramento avanzato come il prossimo velivolo della nostra Pattuglia Acrobatica: l'unico team del mondo che si esibisce in dieci velivoli, nove in formazione più un solista. La manifestazione è stata trasmessa in diversi collegamenti in diretta dalla RAI e da altre televisioni. IL NASTRO AZZURRO L'evento è stato La Patruille aperto dal pasde France è saggio di un eliuna delle cottero AB-212 con appeso al sette pattugancio baricenglie acrobatitrico la bandiera che straniere tricolore tenuta che hanno spiegata al festeggiato i vento da un 50 anni della aerosoccorritore. PAN Nel corso della giornata si sono esibite in volo, in un crescendo di spettacolare bravura, ben sette pattuglie zione elettronica armata e l'attacco ai sistemi radar; acrobatiche. Nell'ordine: – l'Alenia-Embraer AMX, cacciabombardiere di pro– i polacchi del "Bialo-Czerwone Iskry", volano sette gettazione italiana e coproduzione col Brasile, in su velivoli addestratori TS-11 Iskra; linea col 2° Stormo di Rivolto (condividono la base – i "Royal Jordanian Falcons", che da tempo seguono con la PAN), col 51° Stormo di Istrana (TV) e col 32° le principali manifestazioni alle quali è presente la Stormo di Amendola (FG); PAN, sono quattro e volano con i performanti – l'Alenia C-27J, bimotore da trasporto tattico la cui monomotori a elica Walter Extra 300; spettacolare esibizione acrobatica lo fa assomigliare – i "Krila Oluje" dalla Croazia, con sei Pilatus PC.9, più ad un caccia pesante che ad un lanciatore di paraturbolelica ad alte prestazioni; cadutisti, è in linea con la 46^ Brigata Aerea di Pisa; – la "Patruilla Aguila" spagnola, si esibisce con una – l'EF.2000 Eurofighter, velivolo da difesa e superiorità formazione da sei più un solista, su velivoli addeaerea, che ha impressionato per la potenza e la manostratori C.101 Aviojet; vrabilità, frutto della collaborazione industriale euro– la "Patrouille de France", otto elementi su velivoli pea, è in linea col 4° Stormo di Grosseto e col 36° "Alpha Jet", la prima pattuglia al mondo il cui leader Stormo di Gioia del Colle e sta per armare il 5° Stormo è una donna pilota, la comandante Virgine Guyot; di Cervia (FO) che, ancora per poco, avrà in linea gli F– la "Patrouille Suisse", che utilizza i supersonici 16 presi in leasing dalla Guardia Nazionale USA. Northrop F-5E di costruzione statunitense, presenta Oltre al numerosissimo pubblico, a festeggiare i 50 una formazione da quattro elementi più due solisti, anni delle "Frecce Tricolori" tante autorità civili e militacon un repertorio molto aggressivo e spettacolare; ri e tanti personaggi che hanno fatto la storia della – i "Red Arrows" inglesi, sette in formazione e due Pattuglia Acrobatica. Tra questi ultimi, il generale solisti, che utilizzano l'addestratore avanzato Hawk Cumin, che è stato il secondo comandante della PAN, T1A ed hanno anche loro una donna tra i piloti dopo Squarcina, e che la ha transitata dall'F-86 al G.91; il della formazione. generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, attuale Tra l'esibizione di un team acrobatico ed il successiCapo di Stato Maggiore dell'Aeronautica (vds. riquadro vo, il Reparto Sperimentale dell'Aeronautica Militare, con l'intervista), anche lui ex comandante della PAN, a presentava a turno i velivoli in linea nei reparti di volo sua volta ebbe l'incarico di transitarla dal G.91 all'attuadella Forza Armata. Il Comandante del Reparto Sperimentale, Col. Pil. Francesco Presicce, intervistato dalla RAI, spiegava ai telespettatori che l'esibizione in volo con manovre particolarmente spinte ed ardite serve a dimostrare le capacità operative di manovra del velivolo più che qualsiasi dissertazione tecnica teorica. I piloti del Reparto Sperimentale hanno esibito: – l'MB.339 CD (Cockpit Digitale), una versione del noto addestratore Aermacchi che, nell'avionica estremamente avanzata, già prefigura la versatilità dell'M.346; – il Panavia 200 "Tornado" IDS, il bombardiere bireattore bisonico caratterizzato dall'ala a geometria variabile, in linea con il 6° Stormo di Il Tricolore tenuto disteso dall’incursore agganciato Ghedi (BS) e il 36° Stormo di Gioia del Colle all’AB-212 del 9° stormo ha aperto la “Giornata (BA). Il 50° Stormo di Piacenza ha in linea la verAzzurra” di Rivolto sione EGR del Tornado, idonea per la ricogni- 9 IL NASTRO AZZURRO IL FUTURO La "Pattuglia Acrobatica Nazionale - Frecce tricolori" nella struttura dell'Aeronautica Militare è il 313° Gruppo "Addestramento Acrobatico", attualmente comandato dal tenente colonnello pilota Marco Lant, nato 39 anni fa appena al di là della rete dell'aeroporto e cresciuto sotto il rombo dei jet che sorvolavano la sua casa. Una passione che si è alimentata automaticamente ed è stata coronata dal successo. Il generale Giuseppe Bernardis, Dopo cinquanta anni di importanti affermazioni in tutto il mondo, Capo di Stato Maggiore è lecito domandarsi cosa riserva il futuro alla Pattuglia Acrobatica dell’Aeronautica è stato Nazionale. Il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, Capo di Comandante della PAN Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, ci prospetta la linea che si intende seguire: “Da tempo guardiamo alle soluzioni possibili per sostituire l'attuale velivolo in uso e, in primis, stiamo considerando il nuovo jet Alenia-AerMacchi M.346. Dall'anno prossimo entrerà in linea presso la nostra scuola di volo come addestratore avanzato e allora inizieremo un lavoro di valutazione necessario proprio nella prospettiva del cambiamento". Fino al 1986, per quasi dieci anni, lui stesso, foulard bianco e blu al collo, ha fatto parte della Pattuglia ed ha finito con l'esserne il Comandante. Lui l'ha portata per la prima volta in America. Ce ne parla con un filo di emozione legato ai ricordi: “Che bella immagine ho nella mente - racconta - quando sulla pista di Oshkosh dove si tiene la manifestazione aerea più grande degli Usa, chiacchieravo con Chuck Yaeger, l'uomo che superò per primo il muro del suono, seduto sull'ala del mio 339". Proprio Bernardis ha gestito, nel lontano 1982, la sostituzione del Fiat G.91 con l'MB.339 ora prossimo alla fine della sua vita operativa. Di quest’ultimo Bernardis dice: "Si pensava che la sostituzione dovesse avvenire molto prima, ma grazie alla sua robustezza e agli aggiornamenti introdotti si è mantenuto bene all'altezza del compito". Il jet biposto da addestramento avanzato M.346, futuro potenziale velivolo della PAN, è un sofisticato bireattore, sviluppato a partire dagli anni novanta sulla base di uno studio comune compiuto dall'Aermacchi e dalla russa Sukhoy, ha i comandi "fly by wire", governati da quattro computer, è in grado, all'occorrenza, di raggiungere velocità supersonica. La moderna avionica Nel futuro della PAN c’è molto probabilpermette di modificare, mente il nuovo addestratore avanzato entro determinati limiti, Aermacchi M.346 la configurazione di cabina e il feeling dei comandi di volo, imitando i diversi tipi di velivoli da combattimento oggi in linea in Aeronautica Militare, sì da permettere la migliore preparazione dei piloti. Ne sono già stati ordinati 15 esemplari. "Il significato dell'esistenza della Pattuglia continua il Capo di Stato Maggiore - trascende l'Aeronautica Militare ed è legato all'immagine del 10 IL NASTRO AZZURRO Paese e della sua ingegnosità industriale. Difficile pensare ad esibizioni all’estero con aeroplani non italiani. Oggi i nostri jet blu e i nostri piloti costituiscono un matrimonio perfetto. Non a caso riceviamo richieste da tutte le nazioni del mondo che purtroppo non possiamo esaudire perché non abbiamo risorse sufficienti”. Gli inglesi hanno ipotizzato una riduzione dell'attività delle "Red Arrows" per ridurre le spese. “Ma noi abbiamo sempre contenuto i costi - precisa il comandante - entro l'1,2 per cento del bilancio della Forza Armata. Un'incidenza molto bassa ma sufficiente per mantenere i programmi." Dall'anno prossimo le prime donne-pilota, arruolate un decennio fa in Aeronautica, avranno raggiunto l'esperienza di volo sufficiente per poter accedere alle Frecce. Tra l'altro, il posto di pilotaggio e l'ergonomia interna del nuovo M.346 sono stati studiati anche per loro. “La presenza e le esibizioni delle Frecce - conclude il generale Bernardis - si integrano bene con gli altri impegni dell'Aeronautica nelle missioni militari e umanitarie all'estero. Insieme sono una bandiera che rappresenta il valore del nostro Paese". scaldano il cuore e ci fanno sentire orgogliosi di essere italiani … oggi, per la prima volta, le Forze Armate sono l'Istituzione più amata dagli italiani …" Dopo quasi otto ore di esibizioni mozzafiato, di rombi di aviogetti, di evoluzioni ai limiti delle possibilità di macchine e piloti, i festeggiati, le dieci Frecce Tricolori, si sono levati in volo ed hanno eseguito ancora una volta il loro programma acrobatico. Circa venti minuti in cui le figure si susseguono ininterrotte, con i magistrali cambi di posizione, incroci, aperture e ricongiungimenti, il tutto inframmezzato dai passaggi del solista che si integra così perfettamente con quelli precedenti e successivi della formazione da far comprendere che anche lui è uno di loro. La Pattuglia Acrobatica Nazionale ha così concluso la giornata dell'Aria 2010, festeggiando in modo consueto, ma eccezionale, i suoi 50 anni e suggellando ancora una volta il primato de “I migliori piloti acrobatici” in assoluto: un primato che l'aeronautica italiana ha conquistato negli anni '30, con i pattuglioni di CR.20 pilotati da focosi ragazzi addestrati dal colonnello Rino Corso Fougier, e non ha mai più perso. Dopo l'atterraggio dei dieci MB.339, il silenzio! I 500.000 spettatori non possono trattenersi dalla commozione per uno spettacolo di perizia, ardimento e bellezza. Grazie ragazzi! Siamo orgogliosi di voi e il nostro cuore di patrioti batte più forte quando disegnate nel cielo il Tricolore più lungo del mondo mentre l'indimenticato Luciano Pavarotti completa la scena con il suo ineguagliabile "Vincerò!" Antonio Daniele le MB.339; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, anch'egli dell'Aeronautica Militare, è stato Comandante del Reparto Sperimentale, il Colonnello Paolo Tarantino, il più recente degli ex comandanti della PAN, che ha dichiarato: "… Penso che Lo spettacolare incrocio delle due sezioni della PAN visto dall’interno le Frecce interpretino un concreto e sostanziale traino per il sistema paese …"; e infine, il Ministro della Difesa, on. Ignazio La Russa, che ha così espresso il proprio compiacimento per l'eccellente capacità professionale ovunque dimostrata dalle Frecce tricolori: "… dappertutto ci La soddisfazione dei piloti della PAN dopo il volo 11 IL NASTRO AZZURRO AFGHANISTAN: ANCORA LUTTI ITALIANI Reggimento d'Assalto Col Moschin, celibe, nato a Roma il 18 luglio 1974, purtroppo, non ce la fa. Aveva alle spalle numerose missioni internazionali in Iraq ed in Afghanistan ed era considerato un ufficiale di grande esperienza. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha appreso con profonda commozione la notizia della morte del Tenente Romani, avvenuta nell'assolvimento del dovere, ed ha espresso alla famiglia sentimenti di affettuosa vicinanza e sincera partecipazione al loro grande dolore. Il Capo dello Stato ha inoltre espresso il suo incoraggiamento e un affettuoso augurio al primo Caporal maggiore Rapisarda che, immediatamente trasferito all'ospedale militare americano di Ramstein in Germania, è stato sottoposto ad un delicato intervento e sta guarendo rapidamente. L'eco di questo grave lutto, il trentesimo da quando l'Italia ha dato la sua adesione all'ISAF, non si era ancora spenta che, sabato 9 ottobre, quattro alpini sono stati uccisi e uno è rimasto gravemente ferito nel corso di un agguato nel distretto del Gulistan, a duecento chilometri ad est di Farah, al confine con l'Helmand. Gli uomini, tutti in forza al 7° Reggimento Alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella Brigata Julia, a bordo di blindati Lince erano di scorta a un convoglio di 70 camion civili che avevano trasportato materiale per allestire la base operativa avanzata "Ice" e rientravano verso Ovest. Sulla strada era stato predisposto un micidiale "IED", un ordigno rudimentale, ma non per questo poco efficace. La tremenda deflagrazione ha completamente distrutto il "Lince". Quattro dei cinque alpini che si trovavano sul blindato sono rimasti uccisi sul colpo. Si tratta del primo caporal maggiore Gianmarco Manca di Alghero, del primo caporal maggiore Francesco Vannozzi di Pisa, del primo caporal maggiore Sebastiano Ville di Lentini (Siracusa) e del caporal maggiore Marco Pedone di Gagliano del Capo (Lecce). Il cap. Alessandro Romani Il caporal maggiore scelto, Luca Cornacchia di Pescina (L'Aquila) è rimasto ferito ma, come hanno immediataenerdì 17 settembre: un RPV (Remotely Piloted mente riferito le fonti militari: "Ha riportato ferite a un Vehicle) "Predator" italiano, sorvegliando dall'alto piede e traumi da esplosioni, ma è cosciente e risponde agli l'area est di Farah, individua lungo la strada per stimoli e non è in pericolo di vita." È stato portato in salvo Delaram quattro persone che stanno posizionando un nell'ospedale da campo di Delaram con un elicottero. ordigno sotto il manto stradale. Mentre il "Predator" li Dopo aver fatto brillare l'ordigno, i talebani hanno segue, segnalandone costantemente la posizione, la aperto il fuoco. I nostri soldati hanno risposto e, al termi"Task Force 45", composta dagli uomini delle forze spene di un violento scontro, "hanno messo in fuga gli ciali italiane, con un elicottero Ch 47 "Chinook", scortato aggressori". Il convoglio aveva già subito un assalto da due elicotteri d'assalto "Mangusta", raggiunge immearmato il giorno precedente durante il quale i terroristi diatamente il rifugio dei terroristi. avevano colpito un mezzo USA. Proprio durante l'aviosbarco, mentre si procede all'atCordoglio è stato espresso dal presidente della tacco del rifugio degli insorti, due militari vengono ragRepubblica Napolitano, dal Presidente del Consiglio giunti da colpi di arma da fuoco. I due, il tenente Berlusconi e dai presidenti delle due Camere Schifani e Alessandro Romani e il primo Caporal maggiore Elio Fini. Il comandante della missione ISAF, generale David H. Domenico Rapisarda, sono subito ricoverati all'ospedale Petraeus, ha voluto sottolineare "il coraggio e l'altruimilitare da campo di Farah. Il tenente Romani, 9° smo" dei nostri soldati. "Il loro operato non sarà dimenticato - ha aggiunto - in un momento in cui abbiamo deciso di sconfiggere quella insorgenza che toglie al popolo afgano sicurezza e stabilità e che vorrebbe fare di questo Paese ancora una volta un rifugio sicuro per i terroristi". Gianmarco Manca Marco Pedone Francesco Vannozzi Sebastiano Ville V 12 IL NASTRO AZZURRO IL COMMENTO Unanime e caldo è stato il cordoglio espresso sia alla famiglia di Alessandro Romani, sia a quelle di Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone. I Caduti italiani nelle operazioni ISAF in Afghanistan ora sono trentaquattro, dodici solo nel corso di quest'anno. La “Task “Task Force Force 45” italiana si muove su elicotteri CH-47 L'insopportabilità delle perdite “Chinook” scor tati da A.129 “Mangusta” umane in quella che è pur sempre un'"Operazione di Pace" diventa lancinante di fronte all'improvviso incremento registrato negli ultimi mesi. In realtà, secondo fonti militari autorevoli, tale triste fenomeno dovrebbe apparirci "positivo" poiché è collegato con l'indubbio successo della nuova strategia perseguita in Afghanistan: l'estensione del controllo del territorio anche al di fuori delle città. I Talebani cercano con ogni mezzo di contrastare il successo dell'ISAF, soprattutto perché ad esso è collegato il progressivo distacco dell'opinione pubblica afgana dal loro modo di vedere ed interpretare la realtà sociale del paese: un eterno conflitto tra chi osserva con attenzione i principi del Corano (loro ed i loro seguaci) e chi, secondo loro, non lo fa abbastanza (tutti gli altri). Tutto questo potrebbe essere considerato come semplice "dialettica interna" di un paese di profonda tradizione religiosa musulmana alla ricerca delle proprie radici, se non fosse che i Talebani, forti di questa interpretazione quantomeno originale della religiosità, sono diventati il principale sostegno di Al Khaeda in Asia e vogliono fare dell'Afghanistan la roccaforte di quell'organizzazione terroristica che già tanti lutti ha sparso nel mondo. Per questo, pur nella tristezza dell'estremo saluto al capitano Alessandro Romani (la promozione gli è stata conferita “sul campo” alla memoria), avevamo registrato come nota positiva che le espressioni di cordoglio e di vicinanza delle istituzioni non erano state disturbate da commenti fuori luogo circa l'opportunità o meno di mantenere, e fino a quando, i nostri militari in Afghanistan. È durata poco. La tragedia terribile dei quattro alpini uccisi nell'agguato del 9 ottobre, ha riaperto le solite sterili e pericolosissime polemiche con le quali esponenti di spicco di quasi tutti i partiti dell'opposizione hanno chiesto il ritiro immediato dei nostri militari dal teatro afgano. L'importanza della posizione presa in politica estera dall'Italia, impegnandosi militarmente nell'ISAF, è stata messa ancora una volta in Il blindato leggero leggero “Lince” in pattuglia dubbio con improvvide dichiarazioni che, oltre a disorientare l'opinione pubblica, aumentano il rischio, già notevole, a cui sono esposti i nostri militari in missione in quel tormentato paese. Per questo dobbiamo sostenere i nostri militari inviati in quel difficile teatro esprimendo loro la massima incondizionata solidarietà e facendo comprendere a chi li contrasta che noi non ce ne andremo finché la democrazia e la libertà non saranno tornati ad arridere al popolo afgano. Bene ha fatto, in quest’ottica, il Ministro della Difesa Ignazio La Russa a porre all’attenzione del Parlamento e del Paese l’esigenza, più concreta che mai, di consentire anche ai velivoli italiani presenti nell’area l’uso di armamento di lancio (bombe e razzi) a protezione delle operazioni a terra dei nostri soldati. Questo modus operandi, normale per le forze aeree di tutti gli altri Paesi partecipanti all’ISAF, al momento di mandare in stampa questo numero de “Il Nastro Azzurro” non è stato ancora autorizzato. Se l’Italia, al di là di formali messaggi di solidarietà, avesse già operato come tutti gli altri, l’attacco ai quattro terroristi che hanno provocato la morte di Alessandro Romani, sarebbe stato effettuato subito dal medesimo “Predator” che li aveva scoperti, senza mettere a rischio le vite dei nostri soldati e intervenendo con la massima tempestività. Mi sembra un motivo sufficiente per non tergiversare inutilmente sulla giusta proposta del Ministro della Difesa. Antonio Daniele 13 IL NASTRO AZZURRO MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI: UMBERTO VISETTI SOLDATO E SACERDOTE Cresciuto in una famiglia nella quale si fondevano i valori della Patria e di Dio esaltati dal padre, ufficiale di cavalleria, e dalla madre, pia e devota fino al misticismo, tali valori accoglieva nell'animo come alimento e forza inestinguibile della sua vita. Ciò che spiccava nella personalità di Umberto Visetti era una generosità senza limiti, un senso del dovere dimentico di ogni calcolo, un'offerta di sé in risposta ad un profondo, incontenibile impulso interiore, con uno slancio dimentico di accorgimenti e di prudenza, trascinato dall'entusiasmo ed esaltato dall'ideale. Così si spiegano le diciannove ferite al Montello, in Libia, in Africa Orientale. Qui, episodio fra i tanti, fu visto lanciarsi impavido all'assalto di un'amba dell'altipiano etiopico dove si nascondeva insidioso, implacabile, il nemico: Umberto Visetti nominato, per il suo ardimento, Comandante del IV Battaglione Eritrei, che era stato di Toselli e del quale portava il nome glorioso e la "fascia"nera, doveva aprire la strada agli altri reparti. L'impresa da lui compiuta, che gli valse la Medaglia d'Oro, è degna di un canto epico ed appare quasi irreale; mostra Umberto nello sprezzo del pericolo, nell'offerta di sé come esempio, sublimata dai pensieri che lo sostenevano e che a tanto lo spingevano. Dimostrazione straordinaria di valore, di un valore si direbbe sofferto perché era in lui un'innata avversione alla violenza e alla guerra, che contrastavano con un sentimento incontenibile del dovere fino alla lotta e al sacrificio, contro ogni viltà. Tale sentimento si spiega come naturale, generosa, cavalleresca disponibilità all'olocausto, al comando della coscienza. Le sue azioni che potevano apparire talvolta impulsive, furono sempre grandi e magnanime. Ad esse non seguiva il glorioso compiacimento ma la riflessione di un doveroso adempimento. Così è ricordato da chi lo vide, nel lontano ottobre 1937, dopo la tremenda mischia affrontata col battaglione Toselli sull'Amba Denghezi. Disteso sul suolo sconnesso e sassoso, in una misera capanna, col petto crivellato e rigonfio di cotone insanguinato, il braccio frantumato, fra la vita e la morte, ma con una strana serenità, una forza nel corpo di morituro che vinceva l'emozione dei presenti. Di quell'eroica impresa resta la motivazione della Medaglia d'Oro che ricorda lo stupore dello stesso avversario ammutolito di fronte al capitano italiano caduto con quasi tutti i suoi Il capitano Umberto Visetti È da ricordare, per un doveroso recupero, Umberto Visetti, veramente Soldato di Dio e Sacerdote della Patria. La sua vita merita di essere riscoperta, narrata e conservata alla memoria e alla gratitudine in particolare dei suoi corregionali. In Umberto Visetti si espressero quelle virtù caratteristiche e distintive, di un'umanità forte, schietta, sobria e generosa che si ritrovano nella stirpe piemontese. MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE A UMBERTO VISETTI Rinnovellava in terra d'Africa le leggendarie tradizioni del volontarismo e dell'arditismo della grande guerra. In combattimento aspro e cruento, durato più di undici ore, comandante di compagnia, estrema avanguardia di tutta la colonna, si lanciava audacemente all'assalto di fortissime posizioni che l'impervia natura del terreno e la rabbia abissina rendevano pressoché imprendibili. Ferito una prima volta al capo, una seconda volta alla testa dell'omero e spalla sinistra, proseguiva imperturbato ad avanzare, trascinando col valore e con l'esempio i suoi ascari già duramente provati. Ferito ancora al polso destro da pallottola esplosiva, magnifico di calma e di cosciente spirito di sacrificio, infliggeva forti perdite al nemico, occupando la posizione al grido di "Savoia", disperatamente contendendola ai reiterati contrattacchi nemici. Travolto, infine, da una raffica di mitragliatrice al petto, che gli trapassava i polmoni, cadeva fra le urla dei ribelli; ma con mirabile forza di volontà si rialzava per gridare: "Viva il Re!" e, fatti ancora pochi passi, ricadeva svenuto. Ad un ufficiale sopraggiunto con rinforzi, per ricuperare il suo corpo, non appena ripresa conoscenza, ordinava di non occuparsi di lui, ma di difendere la posizione così duramente conquistata, e, con sereno stoicismo, esortava l'ufficiale medico accorso, a rendere prima le sue cure agli ascari che d'ogni intorno coprivano il terreno. Lo stesso feroce avversario percosso da tanto fulgido valore in uno dei frammischiamenti della pugna, lungi dall'infierire sull'eroico combattente gli tributava la fantasia che già i suoi avi avevano cantata sul caduto Leone di quel medesimo battaglione nero. Dengheziè, 9 ottobre 1937. 14 IL NASTRO AZZURRO Il capitano Umberto Visetti uomini nel nome della Patria lontana, nell'orrida vastità di una terra ostile. Sopravvisse Umberto Visetti, esempio e fermezza in ogni atto. Una conoscenza esauriente di Umberto Visetti richiederebbe la narrazione accurata di molti aspetti, talvolta sconcertanti, della sua dinamica vita, impostata e diretta da indole generosa, per imprese e situazioni delle quali sembrava si sentisse estraneo, ma che ne misuravano la grandezza d'animo. Se talvolta errò, e lo riconosceva, fu per sovrabbondanza di entusiasmo, di perenne donazione di sé, di un'ansia per l'azione nella quale si esprimevano esternamente un coraggio indomito, ma nell'animo una presenza continua di Dio. Così visse per diciassette anni di servizio e di guerra, così fu onorato e forse contestato dai mediocri come ufficiale ma sempre onorato da chi, come lui, degnamente serviva la Patria. Fu presente in Africa Settentrionale e nell'inferno della Marmarica cadeva ferito accanto al suo generale Maletti che prima di morire ripeteva: "C'è gente che non sa vivere ma noi sappiamo morire". Cessata la bufera della guerra, ci fu il raccoglimento dell'animo ardente di conoscenza, dopo i trent'anni migliori della vita, dedicati alla Patria, si volgeva ad un altro fronte, a quello di Dio, che aveva sempre intensamente pregato quasi a chiedere perdono ai cedimenti sofferti, alla violenza cui era stato chiamato. Diventava soldato di Cristo, combattente focoso con la parola, appassionato fratello alle sventure del prossimo, consolatore degli uomini; reduce dagli orrori della guerra si lanciava nelle battaglie incruente dello spirito, alle vittorie non effimere dell'anima. Il capitano, deposte le spalline e indossato il rude abito del cappuccino, non comandava più i reparti, ma diveniva subalterno di tutti, servo degli umili e dei buoni. Il forte comandante del battaglione Toselli, l'ardito temerario del Montello, l'impavido combattente nelle sabbie della Marmarica avrebbe ubbidito a tutti, al servizio degli uomini nel viene Decorato di MOVM nome di Dio. da Umberto II Dio l'aveva chiamato, e alla chiamata aveva risposto, per una nuova vita, con un altro nome: Frate Agostino di Cristo Re. La storia della sua esistenza che comprende gli animosi anni giovanili, le imprese di guerra, i riconoscimenti e le Decorazioni, la vocazione e l'impegno religioso, è la storia di un uomo che visse intensamente le vicende di mezzo secolo, profondamente e totalmente partecipe, rispondendo sempre ad un comando imperioso, quello del dovere. Umberto Visetti si colloca nella nobile schiera degli uomini che hanno onorato la nstra terra; la sua figura merita di essere ricordata con un segno concreto, con una iniziativa che lo additi all'ammirazione ed alla gratitudine, che lo preservi dalla negligente indifferenza e lo proponga come alto e morale esempio di vita. G. Gazzoli (da “Il Reduce d’Africa - 1989) Umberto Visetti sacerdote NOTE BIOGRAFICHE Umberto Visetti nacque nel 1897 a Saluzzo (Cuneo). Interrotti gli studi liceali, si arruolava volontario il 29 ottobre 1915, appena diciassettenne, nel 4° Reggimento Bersaglieri. Nominato sottotenente nel 94° fanteria nel settembre 1916, partecipò alle operazioni di guerra col 68° Reggimento. Gravemente ferito, fu promosso tenente nel giugno 1917. Tornato in linea sul Montello nel gennaio 1918 col V Battaglione d'assalto, si distingueva ancora una volta a Pieve di Soligo durante l'offensiva di Vittorio Veneto. Congedato nel marzo 1919, riprendeva gli studi interrotti, ma verso la fine dell'anno partecipava all'impresa di Fiume. Ancora congedato nel maggio 1920 e conseguita la laurea in giurisprudenza all'Università di Torino, si dedicava alla professione e al giornalismo. All'inizio della campagna etiopica si trovava a Parigi addetto all'ufficio stampa dell'Ambasciata italiana e rientrato in Italia si arruolava volontario nella Divisione "Peloritana" mobilitata, con la quale prendeva parte alle operazioni di guerra in Somalia. Nell'aprile 1937, assegnato all'11° Reggimento Granatieri e destinato alla 2^ Brigata coloniale, gli veniva affidato il comando della 3^ Compagnia del IV Battaglione "Toselli". Promosso capitano con anzianità 1935 e rimpatriato per le gravi mutilazioni riportate nel combattimento di Dengheziè, dopo degenza in ospedale veniva collocato in congedo. Richiamato a domanda nell'agosto 1940, era destinato nuovamente in Africa al Battaglione Fanteria libica "Zuara", mobilitato. Ferito nel combattimento di Alan el Nibewa e raccolto sul campo dal nemico, veniva rimpatriato su nave ospedale per scambio di malati nel maggio 1943. Partecipava alla lotta di liberazione dall'8 settembre 1943 all'aprile 1945, poi, a guerra conclusa, entrava nell'Ordine degli Agostiniani e tre anni dopo veniva ordinato sacerdote. Stabiliva la residenza a Firenze. 15 IL NASTRO AZZURRO UN PO' DI CRONACA SU UNA LUNGA RICERCA SENZA ...LANTERNINO (Prefazione storica dell’Albo d’Oro della Federazione Provinciale di Trieste) a partire dal 1919, mentre a noi occorrevano anche quelle precedenti, fino al 1915. Alla guerra 1915-18 avevano partecipato oltre 2000 giuliano-dalmati e varie centinaia di questi avevano conseguito Decorazioni al Valor Militare. Poiché allora Udine faceva già parte del Regno d'Italia, ricorsi a quella Biblioteca Civica e così, per due settimane, alle 08.30 ero già a Udine per rientrare a sera all'ora di cena. Ma senza risultati. Le Gazzette di allora, erano diverse dalle attuali, riportavano anche cronache di cerimonie, nelle principali città, in cui erano state consegnate Decorazioni a numerosi valorosi combattenti, ma di decreti concessivi neppure l'ombra. Esaurita la ricerca a Udine, passai alla Biblioteca Civica di Trieste risalendo dal 1919 in su, senza risultati. Pensavo già che avrei dovuto abbandonare quella ricerca inutile, quando, siamo all'anno 1935, mi imbatto nei primi decreti e comincio a raccoglierli. Ma ne vale la pena? Come copriremo il periodo mancante? Soltanto molto più tardi ho potuto scoprire che la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della concessione di ricompense al V.M. era stata disposta da una legge del 1932; in fondo, è stato un bene che non lo sapessi in partenza, perché probabilmente non avrei neppure pensato di iniziare questo lavoro, non vedendo allora altre possibilità. Ma non mi rassegno ancora a rinunciare, sebbene sorgano nuove difficoltà. Infatti, per un lungo periodo, tra il 1946 e la fine del 1950, non ci sono i supplementi contenenti gli elenchi dei decorati. Qualche sprovveduto, senza sapere quale valore avesse il termine, li aveva definiti "straordinari" e questi, non previsti negli abbonamenti ordinari, potevano venire richiesti separatamente - quarant'anni prima (!) - da chi vi fosse interessato (di norma, hanno questa classificazione i supplementi riguardanti bilanci dello Stato e cose del genere, di interesse molto particolare e limitato ad un numero ristretto di studiosi). A Trieste nessuno ne dispone e con poca speranza ci rivolgiamo al Poligrafico dello Stato che stampa le Gazzette. Fortunatamente incappiamo in una impiegata intelligente e cortese - non ha voluto dirci il suo nome che ci indirizza alla Libreria Nazionale "Vittorio Emanuele II'" dove ha già accertato l'esistenza dei fascicoli da noi richiesti Dopo vari mesi di trattative e di attesa, riusciamo ad avere da una Agenzia romana i grossi D opo quasi cinque anni di tribolazioni, durante i quali lungamente abbiamo temuto di non poter concludere nulla, siamo finalmente giunti in porto! Da tempo, dopo aver ammirato gli Albi dei Decorati realizzati dalle altre Federazioni Provinciali del Nastro Azzurro, mi frullava per la mente l'idea di fare altrettanto per quanto competeva alla nostra Federazione. L'impresa si presentava subito molto gravosa perché non ci si poteva limitare allo scampolo di territorio restato a Trieste dopo il trattato di pace, pur comprendendo Grado ed il Monfalconese appartenenti storicamente alla sua vecchia provincia fino al 1947: competeva a noi, perché nessun altro lo avrebbe fatto, perpetuare la memoria di quanto avevano compiuto nelle varie guerre anche i nostri conterranei, dei territori, strappatici, dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, ormai dispersi in Italia ed in altri continenti. Ma, quel che era peggio, non vedevo ancora quale strada avrei potuto percorrere per raggiungere tale traguardo. Non facevo alcun conto sulla possibilità di un aiuto da parte del Distretto Militare di Trieste; mi era noto, infatti, fin dai primi anni del dopoguerra, che durante l'occupazione jugoslava i suoi uffici erano stati saccheggiati, i documenti in grande parte dispersi, che i fogli matricolari erano stati usati per incartare il pesce alla Pescheria Centrale. D'altro canto, la cosa riguardava anche Marina e Aviazione, ed anche per questo non mi pareva che ci fossero localmente possibilità migliori. Al Ministero della Difesa poi, ci si sarebbe potuto rivolgere per qualche singolo caso noto, ma non certo perché si mettessero a ricercare, tra i decorati di tutta Italia, tutti quelli che provenivano da queste terre. Un barlume di speranza mi venne dal ricordare che, in una certa ricerca su Gazzette Ufficiali, avevo osservato che vi apparivano anche decreti di concessioni di ricompense al valore. Poteva essere questa la strada giusta, perché avrei potuto trovare le decorazioni concesse al personale di tutte e tre le Forze Armate. Quando, in una riunione del Consiglio Direttivo, accennai alle mie speranze, ma anche alle mie perplessità, la mia idea, ancora confusa e tutta da verificare, ebbe una accoglienza entusiastica, e venni sollecitato a studiare attivamente il da farsi, dopo di che ci saremmo messi al lavoro. Sorse subito un intoppo: alla Biblioteca Civica di Trieste si potevano trovare le Gazzette soltanto 16 IL NASTRO AZZURRO pacchi di fotocopie dei nostri supplementi. Ne manca ancora uno, introvabile, che riusciamo a procurarci solo grazie alla cortesia della dott.ssa Annamaria Pellino della Biblioteca giuridica del Ministero di Grazia e Giustizia. Dal libro di Federico Pagnacco "Volontari delle Giulie e della Dalmazia" ricavo dati personali e motivazioni delle Decorazioni concesse ai Caduti nella prima guerra mondiale, ma per i reduci c'è soltanto un elenco in cui una o più sigle identificano le Decorazioni conseguite da ciascuno. Troppo poco. Ricordando, perché la cosa aveva riguardato anche mio padre, che negli anni venti il Distretto aveva censito tutta la forza richiamabile in caso di necessità, cerco allora di consultare i fogli matricolari delle classi tra il 1873 e il 1899, che comprendono la maggior parte dei volontari. Non sono più al Distretto ma all'Archivio di Stato. Anche qui la ricerca è infruttuosa perché i documenti, pur su modulo da foglio matricolare, sono solo un censimento della forza eventualmente disponibile, secondo l'Arma in cui l'interessato aveva prestato servizio (nell'esercito austriaco o in quello italiano), senza altre indicazioni. Quando, deluso, mi congedo dal Direttore, dott. Cova, interviene il suo vice assicurando che dispongono anche del Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra. Sono solo poche annate, dal 1922 al 1926, ma è materiale prezioso, che riguarda una parte notevole dei volontari giuliano-dalmati, e finalmente mi rendo conto quanto sarebbe utile disporne in modo più ampio. Oramai ho sfogliato quasi ottant'anni di Gazzette ma sono certo che ne mancano altri, che invece a noi risultano da vecchi tabulati della Direzione del Tesoro concernenti gli assegni medaglia corrisposti, prevalentemente a superstiti del Decorato. Decidiamo di fare ancora un tentativo al Distretto per vedere se davvero non sia possibile reperire almeno una parte dei Bollettini che ci occorrono. Forse la persona che avevamo contattato infruttuosamente in precedenza non era abbastanza informata. Esposto il nostro problema all'allora Comandante del Distretto Col. Luciano Monaco, disponibilissimo ad aiutarci, abbiamo la promessa di una risposta non appena avrà avuto le necessarie informazioni. Due giorni dopo mi segnala che hanno tutto dal 1920 in poi e che il materiale è a nostra disposizione. Non mi sembra vero! É la svolta lungamente attesa. Cominciamo così uno spoglio accelerato, perché siamo ancora in primavera ma a settembre il Distretto di Trieste verrà chiuso. Molto cortesemente il Col. Monaco si offre di chiedere al Distretto di Udine se dispongano dei Bollettini dal 1915 al 1919 che, al caso, potrebbero venire temporaneamente prestati a quello di Trieste, facilitandoci la ricerca. Risultato che a Udine non hanno detto materiale, ci suggerisce ancora di rivolgere la stessa richiesta alla Direzione della Leva del Comando Regionale del Nord-Est di Padova, perché ci indichi presso quale Distretto tale documentazione sia disponibile. Per quanto dubbiosi. Per le difficoltà che potrebbero derivare dalla necessità di lavorare a lungo fuori sede, accogliamo il suggerimento chiedendo, senza molta speranza, che tale materiale sia messo a disposizione del Distretto Militare di Trieste, qualora si ritenesse impossibile prestarlo a noi. La risposta tarda, e chiediamo l'appoggio del Gen. Zaro Comandante delle Truppe Trieste, che cortesemente assicura il suo intervento, e l'indomani ci viene consegnato un fax del Comando Regionale del Nord-Est di Padova contenente una copia della risposta alla nostra richiesta (non ancora pervenutaci), in cui si precisa che il materiale è a nostra disposizione presso quel Comando e che possiamo venire a ritirarlo. Non ci sembra vero che le cose possano assumere un corso così favorevole, e prendiamo subito contatto con l'ufficio indicatoci. Ritorniamo così da Padova con cinque valige di Bollettini Ufficiali da esaminare durante l'estate. Purtroppo, pare che le nostre rosee previsioni debbano sfumare, perché due giorni dopo mi trovo all'ospedale con un'emiparesi. Fortunatamente il decorso è abbastanza favorevole e, dopo due mesi di degenza, posso recuperare la possibilità di muovermi e di continuare il lavoro ancora più celermente. Prima che capiti di peggio. Ormai, anche con il materiale ricavato, direttamente anche dai non molti decorati superstiti e dai familiari, particolarmente grazie all'incredibile dedizione e costanza del Presidente Delise, sempre presente ed attivo in sede a ricevere il pubblico, siamo a buon punto con la raccolta di dati anche se c'è sempre qualche cosina da aggiungere (molti dati personali vengono incessantemente ricavati dalle più disparate fonti, studi sull'irredentismo, pubblicazioni sui Caduti per cause di guerra, fortunosi contatti anche con lontani parenti di Decorati scomparsi – una motivazione è giunta persino dagli Stati Uniti – associazioni combattentistiche, ecc...) ed è l'ora di cominciare a dare forma concreta al nostro lavoro memorizzandolo sul computer nella forma definitiva in cui dovrà venire stampato. È un'avventura che dura quasi un anno e mezzo, un po' perché, partendo dagli appunti la forma si consolida ed affina via via che si procede, ed è, più volte, necessario aggiornare il lavoro già fatto per la necessaria uniformità, un po' anche per ripetuti guai al computer. La sua indisponibilità, per abbastanza lunghi periodi, mi fa perdere tempo prezioso. Perdo anche parte non trascurabile del lavoro, che devo rifare, ma, finalmente, si giunge anche al compimento dell'opera. A tal riguardo mi pare giusto rilevare che in un lavoro di questa mole, di tale ampiezza temporale e territoriale, nonché di così difficile ricerca, non si può mai raggiungere una completezza assoluta. Purtroppo, mancheranno certamente dei nomi e varie motivazioni, per cui chi fosse in possesso di questi dati è vivamente pregato di farceli pervenire. Non è da escludere, infatti, l'eventualità, come già verificatosi in altre Federazioni, di poter provvedere, fra qualche tempo, alla stampa di un supplemento. Al termine di questa grossa fatica, sento il dovere di ringraziare vivamente tutti quelli che ci hanno aiutali, in vario modo, a raggiungere il nostro obiettivo, come la sconosciuta impiegata del Poligrafico, la Libreria Nazionale Centrale, la dottoressa Pellino del Ministero di Grazia e Giustizia, il direttore dell'Archivio di Stato, dott. Cova ed il suo vice dott. Dorsi, la direttrice della Biblioteca Civica di Trieste. dottoressa Rugliano, che mi ha premurosamente indirizzato al lavoro della Salvi, il validissimo colonnello Monaco, il Comando della Regione Militare Nord-Est, il dott. Ballarini della Società di Studi Fiumani, l'avv. Oddone Talpo per quanto concerne la Dalmazia, la famiglia di Parenzo per i decorati di quella città e le mie preziose consulenti informatiche, mia nuora Luisa e mia figlia Rossana, senza l'aiuto delle quali sarei stato veramente nei guai. La seconda, poi, ancora una volta ha avuto il grande merito di essere anche una attenta, impareggiabile, correttrice di bozze. Ma più particolarmente devo ringraziare mia moglie, che ho tanto trascurato in questi cinque anni. Senza la sua comprensione e la sua pazienza non avrei potuto arrivare in fondo. Le devo quindi la promessa che non mi impegnerò più in lavori così totalmente assorbenti, come è stato questo. Almeno per qualche mese. Lionello Ferluga (socio della Federazione di Trieste) 17 IL NASTRO AZZURRO PARTE LA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA Q uando leggerete questo articolo, Michele Maddalena, il marciatore della Federazione Provinciale di Latina dell’Istituto del Nastro Azzurro, già dal 3 novembre avrà lasciato Trieste dando il via alla “Marcia dell’Unità d’Italia”, impresa che è sua, in quanto da lui viene compiuta, ma è di tutti noi, in quanto sostenitori dei valori che la Marcia intende rinnovare. Le prime tappe saranno già state effettuate, tra ali di gente plaudente ad un’iniziativa che trascende i semplici valori dello sport esemplificando i valori dell’unione di tutti gli italiani intorno a questo simbolo vivente che percorre a piedi decine di chilometri al giorno lungo un itinerario che interessa tutta la penisola a ricordo degli eventi più importanti del Risorgimento Italiano. Amici Azzurri di tutta Italia, Michele Maddalena non deve passare inosservato! Andiamo tutti ad incontrarlo mentre percorre l’itinerario della Marcia e facciamogli sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza nei valori che ci accomunano: l’amore per la Patria e il Valore Militare senza i quali il Risorgimento non avrebbe avuto luogo. Michele Maddalena Chiamiamo i nostri familiari, gli amici e i conoscenti a questo incontro, spieghiamo il significato di questa prestazione fisica di un uomo che l’8 dicembre, mentre corre, compie settanta anni. Tanti auguri, Michele! Il Nastro Azzurro è con te! L’Italia, la nostra Patria, 150 anni dopo che si è unita, è con te! A tale scopo, di seguito pubblichiamo i dati relativi alle prime 74 tappe della Marcia dell’Unità, che saranno percorse fino al mese di gennaio compreso. La rimanente parte sarà pubblicata sul n.° 1-2011. IL PERCORSO DELLA MARCIA DELL’UNITÀ D'ITALIA INIZIO: 3 novembre 2010: TERMINE: 16 marzo 2011: LUNGHEZZA PERCORSO: Km. 4215,100 NUMERO TAPPE: 112 1. mercoledì, 3 novembre 2010 2. giovedì, 4 novembre 3. venerdì, 5 novembre 4. sabato, 6 novembre 5. domenica, 7 novembre 6. lunedì, 8 novembre 7. martedì, 9 novembre 8. mercoledì, l0 novembre 9. giovedì, 11 novembre 10. venerdì, 12 novembre 11. sabato, 13 novembre 12. domenica, 14 novembre 13. lunedì, 15 novembre 14. martedì, 16 novembre mercoledì. 17 novembre 15. giovedì, 18 novembre 16. venerdì, 19 novembre 17. sabato, 20 novembre 18. domenica, 21 novembre 19. lunedì, 22 novembre 20. martedì, 23 novembre 21. mercoledì, 24 novembre giovedì. 25 novembre 22. venerdì, 26 novembre 23. sabato, 27 novembre 24. domenica, 28 novembre 25. lunedì, 29 novembre 26. martedì, 30 novembre TRIESTE, Piazza Unità d'Italia. TORINO, Piazza Castello. MEDIA GIORNALIERA: Km. 37,635 Trieste/Monfalcone Monfalcone/Redipuglia Redipuglia/Cormons Cormons/Udine Udine/Zoppola Zoppola/Vittorio Veneto Vittorio Veneto/Belluno Belluno/Arsiè Arsiè/Marter Martier/Trento Primolano/Bassano del Grappa Bassano del Grappa/Nervesa della Battaglia . Nervesa della Battaglia/Treviso Treviso/Venezia riposo Mestre/Padova Padova/Rovigo Rovigo/Ferrara Ferrara/San Felice sul Panaro San Felice sul Panaro/Correggio Correggio/Modena Modena/Bologna riposo Bivio Budrio SS. 253/Lugo di Romagna Lugo di Romagna/Forlimpopoli F orlimpopoli/Rimini Rimini/Pesaro Pesaro/Marzocca 18 28.900 mt. 6.200 33.200 27.200 40.900 40.900 36.400 43.300 39.400 33.000 37.200 42.600 38.000 32.500 37.100 43.800 36.000 43.200 41.000 43.500 39.200 37.500 42.200 42.300 37.200 41.300 IL NASTRO AZZURRO 27. mercoledì, l dicembre 27. giovedì, 2 dicembre 28. venerdì, 3 dicembre Sabato, 4 dicembre 30. domenica, 5 dicembre 31. lunedì, 6 dicembre 32. martedì,7 dicembre 33. mercoledì, 8 dicembre 34. giovedì, 9 dicembre 35. venerdì, 10 dicembre 36. sabato, 11 dicembre 37. domenica, 12 dicembre 38. lunedì, 13 dicembre 39. martedì, 14 dicembre 40. mercoledì, 15 dicembre 41. giovedì, 16 dicembre 42. venerdì, 17 dicembre 43. sabato, 18 dicembre 44. domenica, 19 dicembre Lunedì, 20 dicembre 45. martedì, 21 dicembre 46. mercoledì, 22 dicembre 47. giovedì, 23 dicembre 48. venerdì, 24 dicembre 49. lunedì, 27 dicembre Martedì, 28 dicembre 50. mercoledì, 29 dicembre 51. giovedì, 30 dicembre 52. lunedì, 3 gennaio 2011 53. martedì, 4 gennaio 54. mercoledì, 5 gennaio 55. giovedì, 6 gennaio Venerdì, 7 gennaio 56. sabato, 8 gennaio 57. domenica, 9 gennaio 58. lunedì, 10 gennaio 59. martedì 11 gennaio Mercoledì, 12 gennaio 60. giovedì, 13 gennaio 61. venerdì, 14 gennaio 62. sabato, 15 gennaio 63. domenica, 16 gennaio 64. lunedì, 17 gennaio 65. martedì, 18 gennaio 66. mercoledì, 19 gennaio 67. giovedì, 20 gennaio venerdì, 21 gennaio 68. sabato, 22 gennaio 69. domenica, 23 gennaio 70. lunedì, 24 gennaio 71. martedì, 25 gennaio 72. mercoledì, 26 gennaio 73. giovedì, 27 gennaio 74. venerdì, 28 gennaio Sabato, 29 gennaio Marzocca/Ancona Fossato di Vico/Pianello Pianello/Perugia riposo Ponte San Giovanni/Trevi scalo Trevi scalo/Terni Terni/Rieti Mignano Monte Lungo/Cassino Cassino/Castelforte Castelforte/Maranola MaranolaIFormia Monte san Biagio/Campodimele Monte san Biagio/Sperlonga Terracina/Borgo Grappa Borgo Grappa/Priverno Priverno/Norma Norma/Aprilia Aprilia/Latina Antrodoco/L'AquiIa riposo Fontavignone/ Avezzano Avezzano/Ponte Campomizzo Ponte Campomizzo/Alfedena Alfedena/Isernia Isernia/Campobasso riposo Campobasso/Sassinoro Sassinoro/Benevento Benevento/Atripalda Atripalda/Lioni Lioni/Muro Lucano Muro Lucano/Potenza riposo PotenzaiOppido Lucano Oppido Lucano/Gravina in Puglia Gravina in Puglia/Palo del Colle Palo del Colle/Bari riposo Bari/Santeramo in Colle Laterza/Metaponto Metaponto/Rocca Imperiale Marina Rocca Imperiale Marina/Villapiana Lido Villapiana Lido/Soverano Soverano/Pian del Lago Pian del Lago/Villaggio Racise Villaggio Racise/Catanzaro riposo Messina/Rometta Marea Rometta Marea/Falcone Falcone/Capo D'Orlando Capo D'Orlando/Marina di Caronia Marina di Caronia/Cefalù Cefalù/Trabia Trabia/Palermo riposo 19 22.300 38.300 19.100 41.800 43.600 34.500 34.700 35.000 35.000 32.300 32.900 32.600 44.000 41.200 36.400 34.400 31.400 34.400 38.400 47.600 39.500 32.700 48.600 32.200 38.700 35.000 43.500 40.800 44.300 29.500 42.700 39.000 17.500 41.400 35.800 45.200 41.200 44.000 44.500 45.900 32.000 23.300 37.000 43.600 38.300 45.300 37.700 33.900 IL NASTRO AZZURRO PERCHÉ I GIOVANI POSSANO RICORDARE (da una mia “chiacchiearata” tenuta nel 1968 al Rotary e aggiornata al 2007) Presidente Internazionale del Rotary, Luther Hodgeg, diceva pressappoco cosi: "Io ritengo che il miglior cittadino del mondo sia colui che è, anzitutto, orgoglioso della sua propria Nazione e sia leale con essa." La migliore speranza nello sviluppo delle Nazioni si trova nel patriottismo e nella lealtà che sono stati risvegliati dal raggiungimento dell’indipendenza politica. La lealtà verso la casa e la terra non deve essere precaria. Il ricordo pertanto dei Fratelli caduti nell'adempimento di uno dei nostri principali diritti-doveri di cittadini deve essere, per i sopravvissuti e per i posteri, un dovere assoluto. Invece, il velo di oblio steso su tanti sacrifici e tanti eroismi viene giustificato dal desiderio di non rinfocolare odi, di non celebrare una guerra non voluta ma di ricondurre gli animi sulla strada della comprensione e dell'amore. Nel frattempo non si perde occasione per ricordare atroci fatti di sangue attribuiti ai "nazifascisti" e le nostre case editrici sembra facciano a gara nel divulgare libri italiani dai quali la figura del combattente italiano esce immiserita e vilipesa. È evidente lo sforzo teso a cancellare dalla nostra memoria ma, più che altro, ad evitare che si formi nella memoria delle nuove generazioni, il ricordo di coloro che, senza calcoli di utilità personale, risposero all'appello della Patria in armi ed alla stessa offrirono anche il sacrificio supremo della loro vita. In questa situazione, quale concetto ritenete possano farsi dei loro padri e dei loro nonni i nostri figli e nipoti e quale rispetto possano provare per loro dato che, secondo gli storiografi ufficiali (ed i libri di scuola), non hanno fatto che scappare dall'inizio alla fine della guerra? Eppure le cose sono andate ben diversamente se lo storico inglese Gorelli Barnett, commentando la battaglia di El Alamein, cosi ha scritto: "Considerata l'immensa superiorità di forze fra le opposte armate, quello che sorprende di più non è il fatto che vincessimo la battaglia, ma che fossimo stati sul punto di perderla e che le forze dell'Asse siano riuscite, per 12 lunghi giorni, a sbrogliarsela contro una forza talmente superiore." Questo non è un inno alla guerra. Sarebbe delittuoso instillare nei giovani l'idea che non vi sia altra soluzione per risolvere i problemi internazionali che il ricorso alle armi, ma è altresì altrettanto delittuoso non prepararli ad una tale deprecabile evenienza e non ricordare loro che, malgrado le alterne vicende della storia militare del loro Paese, molti di coloro che li hanno preceduti sono stati capaci di esprimere il meglio di loro stessi al servizio della Patria in armi. Dopo questa premessa, occorre definire che cosa esattamente significa il termine "Patria": questa parola così grande e dolce il cui solo suono commuove tanto profondamente? Ritengo che possa definirsi come la terra abitata da un popolo e che ciascuno dei suoi componenti sente I n questa Italia, che è stata culla di civiltà ed è ricolma delle insigni testimonianze delle varie arti che, come in nessun altro Paese, vi sono rappresentate ai massimi livelli, ci si dimentica troppo spesso della scomoda memoria dei tanti Italiani che hanno illustrato la Patria con il loro purissimo eroismo anche se dovettero battersi in condizioni di grande inferiorità per equipaggiamento, armamento e, ahimè non raramente, per incapacità e, in taluni casi, vigliaccheria se non addirittura connivenza con il nemico degli Alti Comandi. Mi rivolgo ai giovani - sui quali poggiano le speranze del nostro Paese per un avvenire meno convulso ed arido di quello che stiamo vivendo - perché possano ricordare che esiste un altro patrimonio di inestimabile valore che, giorno dopo giorno, sta sprofondando nell'oblio e, oserei dire, nel quasi disprezzo ufficiale: il patrimonio morale lasciatoci da coloro che, anche nella seconda guerra mondiale, alla Patria fecero olocausto della vita o che, comunque, la Patria stessa servirono eroicamente. Non si vuole qui assolutamente esaltare il nazionalismo ma il vero patriottismo. In un suo messaggio, l'ex 20 IL NASTRO AZZURRO come la propria, non tanto per il fatto di abitarvi, quanto perché in essa è nato, in essa sono vissuti i suoi genitori, in essa spera vivranno i suoi figli e, in genere, perché essa costituisce l'ambiente, il limite spaziale entro cui si realizza quella comunanza di origini, di lingua, di storia e di tradizioni che caratterizzano appunto il popolo stesso. Si tratta quindi di un concetto non limitato al solo territorio, ma comprendente anche gli uomini che della Nazione fanno parte e tutto quel complesso di istituzioni, di tradizioni e di ideali che nella coscienza dei singoli acquista, più che una concretezza ben definita, il valore di un mito. La Patria è, perciò, l'assoluto di fronte al quale individui e gruppi sono il relativo ed individui e gruppi sono pensabili solo in quanto Un solitario carabiniere a cavallo diede la forza ai siano nella Patria. E allora perché non avere il coraggio civinostri soldati di rompere l’assedio ad Arbusow le e l'orgoglio di ricordare Coloro che, spinmolti, di voler rievocare ad uno ad uno tutti i valorosi ti unicamente da cristallino amor di Patria, per la Patria che lasciarono il loro nome legato ad eroici fatti d'arcombatterono e si immolarono? me, limitiamoci a ricordare con grande rispetto i valoSessantotto anni fa correva quel 1942 così ricco di rosi combattenti della seconda guerra mondiale, senza gloriosi e drammatici avvenimenti sui vari fronti di alcuna graduazione ma accomunandoli tutti, indistinguerra: iniziato con la riconquista della Cirenaica, vide tamente, in un unico reverente e commosso pensiero poi la battaglia del Don, le azioni nel Mar Nero dei poiché la gloria ed il rispetto della Patria spettano nostri Mas, la battaglia aereonavale di mezz'agosto nel soprattutto ai vinti quando si sono battuti con onore e Canale di Sicilia, l'indomito coraggio dei nostri aerosicoraggio fino al limite delle umane possibilità ed oltre. luranti, la 2^ battaglia del Don con la famosa carica del Un episodio valga per tutti: "La vigilia di Natale del Savoia Cavalleria a Jabuchenskij, la battaglia di 1942, mentre i 10.000 superstiti delle Divisioni Torino, Serafimovic, nella quale furono particolarmente impePasubio, Ravenna e di alcuni reparti corazzati tedeschi gnati i Bersaglieri del 3° Reggimento, le gloriose azioni erano inchiodati da un imponente accerchiamento della X^ Mas e del Gruppo dell'Orsa Maggiore a russo ad Arbusow e sempre più fievoli, malgrado i Gibilterra e Cadice, le battaglie di El Alamein, la terza furiosi contrattacchi, si facevano le speranze di uscire battaglia del Don con la disperata difesa dell'ARMIR e, da quella che ormai era nota come la <<Valle della in particolare, del Corpo d'Armata Alpino - le divisioni Morte>>, fu visto un giovane Carabiniere a cavallo Julia, Tridentina e Cuneense furono le ultime ad iniziagaloppare risoluto verso le linee nemiche agitando un re il ripiegamento - le terribili e gloriose tappe della vessillo tricolore ed incitando i compagni ad un estreritirata-martirio in Russia: Arbusow, Millerowo, mo sforzo di vita o di morte. Cercovo, Nikitowka e Nikolajewka. Ma, in particolare, Fu come l'apparizione di un essere sovrannaturale nel marzo di quell'anno moriva in un lettino di ferro che invocato dalle preghiere delle mamme lontane, della stanza n.25 della Clinica "Maya Canberry Nursing fosse venuto per guidarli alla salvezza. Lo videro passaHome" di Nairobi (ove era stato ricoverato il precedenre fra loro come una di quelle figure allegoriche, di te 5 febbraio, trasportatovi dal campo di Donyo quegli eroi leggendari che avevano eccitato la loro fanSabouk, vicino a Nairobi) S.A.R. Amedeo di Savoia Duca tasia di fanciulli: ed ecco sul suo cavallo avanzava con d'Aosta, l'eroe dell'Amba Alagi, "la sola figura di spicslancio crescente fra gli scoppi delle granate e le raffico degli ultimi cinquant'anni che gli Italiani accettino che delle mitragliatrici, avanzava come spinto da una senza dissensi ne amarezze" (così scriveva nel 1952 forza incoercibile, come se nulla potesse fermarlo e Virginio Lilli). Egli, che avrebbe senz'altro ben figurato scomparve verso le linee nemiche. nell'Italia risorgimentale di Garibaldi e di Cavour, oggi Tutti allora si levarono in piedi come attratti da una riposa nel cimitero di Nyeri, nel Kenia, fra 675 soldati suggestione irresistibile e si lanciarono sull'erta senza italiani morti in prigionia e sulla sua tomba si erge una rispettare alcuna forma prudenziale di combattimento: stele che ne sorregge il volto e sulla quale è inciso il suo di fronte a tanta subitanea furia il nemico non poté estremo saluto: "Ai miei soldati di terra, del mare e del fare a meno di allargare il cerchio di assedio consentencielo, compagni d'arme in tante campagne d'Italia e di do il passaggio dei superstiti. Alla fine del combattiLibia, ai miei camerati di prigionia e a tutti quelli che mento fu visto tornare il cavallo del Carabiniere: unica con indomito valore mi hanno seguito in questa epotraccia del leggendario cavaliere erano alcune chiazze pea africana, con il mio addio riconoscente, lascio il di sangue sulla gualdrappa del quadrupede, anch'esso retaggio." mortalmente colpito." Senza pretendere, anche perché risulterebbe tropA chiusura di queste mie annotazioni vorrei dedicapo lungo e si rischierebbe senz'altro di ometterne 21 IL NASTRO AZZURRO state composte 42.747 salme, 21.500 delle quali appartenenti ad ignoti, recuperate amorevolmente sui vari campi di battaglia): "A Loro chiederemo di ispirarci sentimenti di amore di Patria, il dono che Essi possono ancora farci, al di là della morte. Inchiniamoci reverenti alla Loro memoria. Qui verranno le madri e le spose, verranno i padri, i fratelli, i figli a portar Loro il tributo del proprio affetto. Ma a tutti noi incombe di onorarne il ricordo. Quale che sia la vicenda in cui Essi perirono, il Loro sacrificio non sarà stato vano se, da questo luogo che oggi Li accoglie in pace, noi trarremo ispirazione e propositi di civili virtù. Giacché le onoranze sarebbero sterili ed i monumenti muti se questo non avvenisse in noi." Oggi sembra che tutto ciò sia considerato come una sciocca e vana retorica che può solo far sorridere; il valore, l'onor militare e lo spirito di sacrificio non contano quasi più nulla e non sono né apprezzati né graditi. È di moda invece denigrare quasi i combattenti, mettere in ridicolo i sentimenti migliori dell'animo umano, gettare fango sulla maggior parte degli ufficiali. E non c'è da meravigliarsi se anche nella scuola, che dovrebbe curare l'educazione morale e spirituale della gioventù, non si pensa più a coltivare questi sentimenti. Quando si sogna la libertà dalla morale, dai costumi e dall'onore, a cosa possono servire i sentimenti migliori e più elevati dell'animo umano? Può valere la pena di tirar fuori episodi che ricordino quella bieca, odiata guerra della quale più nessuno vuol sentir parlare? La seconda guerra mondiale è stata messa al bando perché fascista; la prima guerra mondiale serve solo per rispolverare nei discorsi delle grandi occasioni vecchie frasi ad effetto. Chi vuol sentire oggi parlare di Patria, di onore, di virtù militari? Eppure ci sarebbe tanto da raccontare ai giovani su queste guerre! Episodi importanti, ma anche episodi semplici, modesti, senza nulla di eroico e di Bari: il Sacrario dei Caduti d’oltremare grande, ma che potrebbero tuttavia servire di educazione spirituale e morale ai giovani ... e per ricordare loro che ci sono stati nel passato degli uomini che hanno avuto un concetto ben più elevato del dovere, della dignità umana, dell'onor militare e dell'amor di Patria. E infine, perché non ricordare la lapide di un soldato inglese caduto nell'inferno di El Alamein: "Per il mondo eri un soldato, per me eri il mondo". re a tutti indistintamente i nostri caduti, noti ed ignoti, le parole dettate dalla Medaglia d'Oro Tenente Colonnello Giovanni Alberto Bechi Luserna per il cimitero del Km 42 ad El Alamein: "Fra le sabbie non più deserte, son qui di presidio per l'eternità i ragazzi della Folgore, fior fiore di un popolo e di un esercito in armi. Caduti per un'idea senza rimpianti, onorati dal ricordo dello stesso nemico. Essi additano agli Italiani, nella buona e nella avversa fortuna, il cammino dell'Onore e della gloria. Viandante arrestati e riverisci. Dio degli eserciti accogli gli spiriti di questi ragazzi in quell'angolo del cielo che riserbi ai martiri ed agli eroi." I sacrifici, gli errori, gli orrori, i morti dell'ultima guerra stanno maturando negli europei il sentimento della loro unità al di sopra delle divisioni e dei contrasti più estremi. Questa è stata la vera vittoria perché la guerra, dal punto di vista economico e militare, tutta l'Europa l'ha perduta assieme, vinti e vincitori. Senza quei morti e quelle distruzioni non ci sarebbe oggi in Europa il sentimento dell'unione che deve essere la nostra persuasione e la nostra bandiera, così come senza i morti ed i sacrifici della guerra '15/'18 non vi sarebbe stato per l'Italia, specie dopo il disastro di Caporetto, il senso dell'unità nazionale. Il messaggio dei Caduti in guerra al servizio della Patria è, pertanto, un messaggio di amore, di fede e di pace che vi è da augurarsi possa venir ascoltato e capito da tutti, ma specialmente dai giovani se veramente vorranno essere i fedeli servitori del loro Paese adoperandosi nei rispettivi campi di lavoro per l'affermazione ed il mantenimento di un ordine basato sulla comprensione, sulla pace e sulla fratellanza. Ce lo confermano anche le parole dell'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che così concluse il suo intervento alla cerimonia inaugurale del Sacrario dei Caduti d'Oltremare di Bari (nel quale erano Giuseppe Cesare Maria Cigliana (Socio della Federazione di Roma) 22 IL NASTRO AZZURRO LUIGI STIPA "PIONIERE DELL' AERONAUTICA" sfortunata ed estenuante vicenda di offerte e contro-offerte di lavoro da parte del governo francese e dell'Aeronautica italiana, vicenda che si concluse con l'interruzione del progetto di ricerca oltralpe anche a causa della nazionalizzazione dell’industria Aeronautica francese. Frattanto nella guerra di liberazione, l'allora capitano Stipa, insegnante di costruzioni aeronautiche alla scuola allievi sottoufficiali di Orvieto, organizzò la resistenza che lo porterà nel suo Piceno distinguendosi con atti di valore tanto da meritare la Medaglia d'Argento al Valor Militare. Dopo alterne vicende, dovranno passare alcuni decenni prima che compaiano all'orizzonte i segni del possibile e definitivo riconoscimento dei suoi meriti. Finalmente intervenne una legge "ad hoc" che attribuì a Stipa, in virtù dei suoi meriti eccezionali, il grado di Generale Ispettore del Genio Aeronautico (era il 1985) e nel 1991 l'Aeronautica Militare gli conferì la Medaglia d'Oro al Merito Aeronautico. La cerimonia si tenne presso l'Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, Generale Stelio Nardini in persona, gli volle consegnare l’alto riconoscimento. Luigi Stipa morirà di li a poco, nel gennaio ‘92, nella sua casa di Ascoli Piceno chiudendo un percorso di vita geniale e tormentato. La città di Ascoli Piceno, dopo che si era costituito un comitato promotore attivato dall'aviere Remo Mazzuca, in data 25 ottobre 2008, grazie alla sensibilità del sindaco dott. Ing. Piero Celani, gli ha dedicato un monumento raffigurante il velivolo da lui ideato, la ormai nota "botte volante". Alla cerimonia erano presenti le massime Autorità Civili e Militari, in particolare i vertici dell 'aeronautica Militare, un picchetto del 235° Reggimento Piceno con il Comandante Col. Andrea Bartolucci, oltre che le scolaresche, il "Nastro Azzurro" di Ascoli Piceno e le Associazioni Combattentistiche ed' Arma. Federazione di Ascoli Piceno Luigi Stipa e la “botte volante” L uigi Stipa, classe 1900 (due lauree, la prima in Ingegneria Civile e la seconda in Ingegneria Aeronautica), fu tra i tecnici italiani più geniali del nostro secolo e un autentico precursore della moderna ingegneria aeronautica, ma ebbe una singolare vicenda umana e professionale. Infatti la storia di questo inventore, che con brillante intuizione realizzò i primi modelli di velivoli a reazione, è costellato di rifiuti, di promesse non mantenute, di porte chiuse in faccia che, per vari aspetti, quale uomo semplice legato alle proprie origini e alla sua Patria, egli fu costretto a subire. Fu l'ideatore di alcuni tra i più rivoluzionari sistemi di propulsione aerea: l'ala a turbina che portò alla realizzazione dello Stipa-Caproni, primo apparecchio a reazione italiano (la classica famosa "Botte") e il meccanismo di Pulsoreattore, una tecnologia che verrà utilizzata dai progettisti del Terzo Reich, niente di meno che sulla famigerata bomba V 1. Inoltre progettò i suoi bombardieri portando avanti in particolare un bimotore metallico, un trimotore con fusoliera metallica e ali in legno, un quadrimotore metallico a quattro tubi. Ma questo progetto come altri furono osteggiati dai vertici, così pure la possibilità di nuovi progetti all'estero. L'ennesima delusione la ebbe nello studio che compì nell'applicazione del pulsoreattore ad un siluro marino. Il prototipo di questo siluro era in corso di costruzione per conto della Regia Marina presso l'arsenale di La Spezia, ma il sopraggiungere dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e la disgregazione che ne seguì impedirono la conclusione dei lavori e la successiva produzione in serie. Insomma una genialità indiscutibile, della quale non poté mai raccogliere i frutti. Indifferenza dei vertici militari dell'epoca? Ostracismo da parte del potere accademico? Timore nei confronti di una mente troppo brillante per gli standard scientifici di alloRiproduzione dello “Stipa-Caproni” noto anche come ra? Forse una o tutte e tre le cose insieme. “Botte volante” Tra il 1937 e il 39 rimase vittima di un'altra 23 IL NASTRO AZZURRO D E T T O F R A N O I TRAGICI RICORDI In occasione degli incontri che ho avuto con gli studenti di 3^ classe di due scuole della mia città, richiesto dagli studenti di raccontare gli episodi più angosciosi della mia guerra sul mare, ho rievocato innanzitutto quello più sofferto del primo anno della guerra quando a Taranto, all’apertura delle paratie stagne abbiamo trovato, al rientro del “Vittorio Veneto” da Capo Matapan, un grappolo di nostri marinai tutti morti irrigiditi attaccati uno dietro l’altro sulla scaletta ferrata che dalla Santa Barbara dell’unità porta in coperta. Quella dolorosissima vista è tuttora impressa nella mia mente e mi riempie il cuore di angoscia come il ricordo di quando nel 1942 sul “Maestrale”, scortando un convoglio di navi, non avevamo potuto fermarci per soccorrere i naufraghi italiani, fra i quali anche compagni d’accademia, imbarcati sulla nave affondata dai siluri inglesi. Ho dovuto continuare nella scorta al resto del convoglio per riuscire a far arrivare a Tripoli quanto più possibile. Ma le urla, le imprecazioni, le preghiere di chi, ancora vivo in acqua, vedeva il “Maestrale” allontanarsi lasciandoli morire, non le ho dimenticate e pur confortato dal dovere compiuto, non le dimenticherò mai. Giorgio Zanardi LETTERA DI NATALE DI UN BAMBINO MUSULMANO Salve a tutti, sono Mohamed, bambino musulmano di dieci anni e abito a Milano. Stamattina ero contento di andare a scuola perché dovevamo andare a vedere il presepe e a festeggiare con i canti di Natale. Invece la maestra ha detto che per rispetto nei miei confronti si resta in classe e non si festeggia Natale. Gesù Bambino è troppo offensivo per noi islamici, ha detto, la Madonna vergine, devota e madre, è un insulto ai diritti delle donne e il bue e l'asinello sono un'offesa per gli animali ridotti a termosifoni della capanna. Ma il Natale tutto, ha detto, mortifica quelli come me, che non sono cristiani. Ci offende e ci prende in giro perché ci riduce, nel presepe, a beduini, pastori e cammellieri. Ma la maestra non sa che per noi islamici beduini non è un'offesa, e nemmeno pastori e cammellieri. Mio zio è cammelliere e ha pure le capre e io da grande volevo fare il beduino. Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto che non si festeggia Natale per rispetto di noi islamici. Questa cosa che non si festeggia perché ci sono io musulmano mi ha fatto odiare per la prima volta da tutti i miei compagni di classe ché hanno capito che a causa mia e della mia famiglia non si festeggia Natale e non si canta ma si interroga e si fanno i compiti. Mi hanno preso per uno che piange e si arrabbia se gli altri festeggiano, non ama il Bambinello e detesta la Madonna. Dicono che vengo dalla Rabbia saudita. Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi. E invece non è vero: a me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l'agnellone perché pure per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe è tutta delle mie parti, tutti mediorientali come me. A parte gli angeli che sono come le hostess degli aerei, vivono in cielo e non hanno una loro terra. Il giorno prima della festa di tutti i Santi, la mia maestra ha detto che non dobbiamo festeggiare perché si offendono gli islamici, gli ebrei, i non credenti e pure i protestanti. Poi, d'accordo con il capo d'istituto, ci ha riuniti tutti intorno alla cattedra e ha tolto dal muro il crocifisso. Ha detto che quel segno lì, sperduto sul muro a fianco alla lavagna, che io non avevo mai notato, offendeva me e tutti quelli che come me non credono e non pregano per Cristo. I miei amici dicevano: “Ma che ti ha fatto di male Gesù? Che ha fatto alla tua famiglia?” E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, mi faceva solo pena. Ora che la maestra ha tolto il crocifisso, l'albero, il presepe, la festa di Natale, il panettone, i canti e le preghiere perché offendevano me, una mia amichetta ha detto: “Ma perché sei così incazzoso e ti offendi per ogni cosa che abbiamo e festeggiamo noi?” Ma io non mi offendo mica, è lei, è la maestra che dice così. Ho paura che ci toglierà pure Pasqua perché offende noi musulmani. Ho paura che si inventerà qualcosa per toglierci pure le vacanze dell'estate e dirà che non si fanno perché noi musulmani odiamo il mare e preferiamo il deserto. Bugia, a me piace il mare. Io non so perché voi italiani vi vergognate di fare le cose che avete sempre fatto, di far vedere agli altri le cose che vi piacciono da sempre; non volete farci capire che pure voi avete un dio, solo che lo chiamate e lo vedete in altro modo. Ho l'impressione che questa maestra trova la scusa che c'è in classe l'islamico, ma è lei che non sopporta il Natale. Forse perché s'annoia, forse perché da bambina perdeva a tombola o forse perché il marito la trova racchia. Questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato! A me il presepe piace; mi piace meno quel panzone vestito di rosso, Babbo Natale, che mi sembra un pagliaccio carico di vizi, pensa solo a ingrassare e a farci ingrassare e mi fa pure paura perché è travestito. Anzi una volta ho chiesto alla maestra come si dice di uno che ama i bambini? E lei mi ha detto "pedofilo". Babbo Natale allora è pedofilo. Perché non lo mettete in galera? Ma poi non dite che lo fate per rispetto del bambino islamico. Smettetela perché se andiamo avanti così, nessuno mi invita più a giocare insieme. Non avete capito che a forza di rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa. Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale! (liberamente tratto dal web) L’ironia con la quale viene trattato un tema scabroso, non dimentichiamo che la presenza o meno del crocefisso nelle aule scolastiche italiane è all’attenzione della Corte Europea, forse contribuisce a far sì che la parola “tolleranza” abbia il giusto significato. Il Nastro Azzurro sostiene valori essenziali, come l’Amore per la Patria e l’Onore Militare, posti alla base della coesione sociale, che è importante che tornino ad essere i valori fondanti della nostra società. Proprio la loro mancanza conduce sempre più persone, come l’ipotetica maestra sopra esemplificata, ad assumere atteggiamenti molto discutibili pensando di essere nel giusto. 24 IL NASTRO AZZURRO NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO NOTIZIE IN AZZURRO MOSTRA RETROSPETTIVA DI NINO VILLANTI, MAVM, AZZURRO E PITTORE Dal 6 al 27 marzo u.s., presso la chiesa di San Domenico a Pisa, si è tenuta la "Mostra retrospettiva" dal titolo “NINO VILLANTI - Concerto". Infatti, la mostra è stata aperta sabato 6 marzo da un concerto del trio d'archi "Quolibet” che ha eseguito brani di Beethoven e di Borodin. Nino Villanti, definito il "pittore degli alberi", è nato a Palermo nel 1921 dove ha vissuto fino al 1938. Militare di carriera nei paracadutisti, nella seconda guerra mondiale si è distinto in varie imprese, tra cui la cattura di 260 prigionieri tedeschi che gli è valsa la Medaglia d'Argento al Valor Militare. Dopo la guerra, si iscrive al Nastro Azzurro. Nel 1955 si stabilisce a Pisa, città che lo ha accolto, amato ed apprezzato, e dove muore il 1° gennaio 2009. Nel 1956 inizia la sua attività pittorica. Autodidatta, si è formato sulla lettura dei classici e sullo studio dei pittori del '400 e dell'800, fino a prediligere, i moderni artisti del "simbolismo" e del "surrealismo". Ha conseguito il diploma internazionale di disegno e pittura con eccellenti risultati. Nel 1960 tiene la prima mostra personale nel Circolo della Caserma dei Paracadutisti di Pisa. L'incontro con il grande maestro Piero Semeraro è determinante: con lui esplora, con pennelli e cavalletto, la campagna pisana e i suoi alberi. La pittura del Villanti, inizialmente conformata a schemi post macchiaioli con suggestioni di stampo naturalistico e classicheggiante, si trasforma negli anni in surrealista, fiabesca, dalle atmosfere di sapore metafisico. L'albero, ispiratore dell'Artista, assume movenze umane e dell'uomo fa suoi i sentimenti: soffre, piange, gode, ama, muore e, in un contesto di toni ocra, viola e azzurro, prende corpo e crea incredibili suggestioni. Dal 1964 al 1992 Nino Villanti ha presentato mostre personali e collettive in varie città italiane ed estere. Nel 1988 inaugura una sua grande mostra a Taiwan. Numerosi i riconoscimenti e premi ottenuti, fra i quali la nomina di "Accademico Tiberino" nel 1968, Membro Onorario in "Painting art" dalla Columbian Academy U.S.A. nel 1974, Medaglia d'Oro con nomina di Accademico a Salsomaggiore Terme nel 1978, Professore honoris causa in discipline umanistiche della Interamerican University of Humanistic Studies nel 1988, Ufficiale dell'ordine "al Merito della Repubblica Italiana" nel 1992. Il nome di Nino Villanti appare in molte pubblicazioni d'arte: fra tutte il Dizionario Comanducci di Milano. DAGLI ORAZI E CURIAZI AL ''VIRTUAL WAR''? Organizzata il 6 maggio scorso, a Napoli, da Alenia Aeronautica, società di Finmeccanica ed MSC Software, la terza edizione della conferenza internazionale "Virtual Testing & Engineering Simulation in Aerospace & Defence". L'incontro, nell'aula magna dell'Accademia Aeronautica a Pozzuoli, ha visto la partecipazione di numerose aziende dedicate alla ricerca ed al futuro dello sviluppo della comunità aerospaziale europea. Agusta Westland, Thales Alenia Space, Enac, IBM, Cira, EADS, tanto per citare alcuni produttori che hanno inviato i loro rappresentanti al seminario. Le parole del CEO di Alenia Aeronautica, ingegner Giovanni Bertolone, hanno dato impronta molto positiva al seminario: "Le istituzioni hanno capito che il mondo della simulazione è importante. Nel campo della simulazione, Alenia, piccola azienda nel mondo ma grande nello scenario italiano, si aspetta tempi più brevi e costi più bassi." Innegabile che l'uso del "simulatore" applicato alle varie attività di certificazione, di controllo, di prove e di addestramento, possa offrire ampie applicazioni a fronte di costi più accettabili. DISTRUTTE TUTTE LE BOMBE A GRAPPOLO NORVEGESI 20 luglio - Udici giorni prima che la Convenzione sulle armi a grappolo fosse entrata in vigore, la Norvegia avevagià completato uno dei suoi obblighi fondamentali. Venerdì 16 luglio il Segretario di Stato del Ministero della Difesa norvegese, Roger Ingebrigtsen, ha premuto il bottone per distruggere l'ultimo lotto di armi a grappolo. La distruzione ha avuto luogo in una vecchia miniera a Løkken Verk a sud della città di Trondheim. La Norvegia è stata fra i primi paesi a iniziare la distruzione dei depositi delle armi a grappolo dopo la firma della Convenzione. Il Segretario di Stato del Ministero degli Affari Esteri, Espen Barth Eide, ha dichiarato: "L'obbligo di distruggere i depositi di armi a grappolo è la garanzia più importante per la non proliferazione. Distruggendo i depositi noi assicuriamo che le munizioni non saranno più nuovamente utilizzate e che le risorse saranno riallocate per lo sgombero delle zone contaminate e per l'assistenza delle vittime." 25 IL NASTRO AZZURRO 8 NOVEMBRE 1917 - "CAPORETTO" si attesta sul Piave dopo Caporetto In sostanza tutto ciò si compendiava in 265mila prigionieri, 3152 pezzi di artiglieria perduti, 1750 bombarde, 3000 mitragliatrici, 40.000 fra morti e feriti: quest'ultimo dato dimostra che una certa resistenza, sia pur ridotta, ci fu. Fu necessario mandare nelle retrovie i circa 300.000 uomini sbandati per formare di nuovo i reparti. In compenso però il fronte si era notevolmente accorciato e quindi permetteva, aggrappandosi alle pendici del Grappa e del Montello, snodandosi quindi lungo le sponde del Piave, di ben sperare per la difesa. La grave situazione determinatasi in Italia impensieriva gli alleati, i quali già nel corso dello stesso mese di ottobre avevano inviato loro ufficiali per rendersi conto di quali fossero le dimensioni del disastro. In particolare, premeva agli alleati comprendere se, ed entro quali limiti, fosse conveniente per loro distrarre forze dal fronte francese per impiegarle in Italia. Il 6 e 7 novembre si svolse a Rapallo una prima riunione interalleata, alla quale parteciparono per l'Inghilterra il primo ministro Lloyd Gorge ed il ministro Smuts, per la Caporetto Caporetto 8 novembre novembre 1917: soldati austriaci all’attacco Francia il Presidente del Consiglio Painleve e il ministro Buillon, per l'Italia il nuovo I l Regio Esercito italiano usciva dalla grande prova di Caporetto gravemente diminuito nei suoi organici e nelle sue capacità combattive. In quindici giorni esso aveva perduto un'intera Armata, la II^, buona parte delle truppe della zona carnica e parte della IV^ Armata, mentre soltanto la III^ era ancora in buono stato di efficienza. 26 IL NASTRO AZZURRO zie fatte correre sul "Manuale del soldato italiano", affermando che le risoluzioni prese dal nostro Comando non sarebbero in nessuna maniera mutate, dovendo bastare il nostro esercito, senza aiuti, ad assicurare la difesa del suolo Patrio. La virtù persuasiva della sue argomentazioni e, più Il Re Vittorio Vittorio Emanuele III e il di tutto, la generale Armando Armando Diaz sua fiera ed illimitata sicurezza nelle qualità guerriere del soldato italiano, prevalsero a dissipare le errate opinioni degli alleati ed a convincerli che il nostro esercito non avrebbe indietreggiato di un passo dalla linea fissata per la difesa. Gli alleati si inchinarono dinanzi alla chiara esposizione del sovrano ed alla fermezza della sua volontà, ed al termine del convegno resero con irresistibile impulso spontanea testimonianza di tutta la loro ammirazione al Re Vittorio. Dopo la sostituzione del generale Cadorna col generale Armando Diaz, il 2 novembre giunsero a Vicenza due divisioni francesi, seguirono due divisioni inglesi che si radunarono a Mantova ed infine, tra il 20 novembre ed il 2 dicembre giunsero ancora cinque divisioni alleate: tre francesi e due inglesi. Comandava le truppe francesi il generale Fayoll e le inglesi il generale Plimentare. Cadorna seppe della sua sostituzione già il 7 novembre dal generale Porro proveniente da Rapallo. Per contentino fu nominato rappresentante per l'Italia nel Consiglio Superiore Interalleato. L'8 novembre 1932 nella scuola fu murata una lapide con l'epigrafe: "Con fede incrollabile nella gagliarda virtù dei soldati d'Italia, S.M. il Re Vittorio Emanuele III l'8 novembre 1917 qui, con appassionata e saggia parola, alimentata da immenso amore per la Patria, sostenne che l'esercito italiano avrebbe combattuto fieramente con gli alleati e avrebbe sul Piave difeso con le sorti dell'Italia le fortune comuni”. Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando con il ministro Sonnino. Ognuno dei capi di governo era assistito dai propri ufficiali di stato maggiore. Per la Francia era presente Foch, per l'inghilterra Robertson e Wilson, per l'Italia il gen. Porro, Sottocapo di Stato Maggiore. Furono quelle per noi ore di vera agonia, prevalse l'opinione, sostenuta da Foch, di consentire l'invio in Italia di truppe alleate, ma la risoluzione di massima lasciava aperte molte questioni particolari, la cui gravità non era certo minore, relative al numero di truppe da inviare e al momento di farle entrare in azione. Gli alleati chiesero in modo categorico che venisse sostituito il generale Cadorna al comando supremo con altro comandante, tuttavia fra gli alleati permanevano perplessità circa la possibilità effettiva che l'Esercito Italiano potesse resistere sul Piave. Si decise quindi di ritrovarsi il giorno successivo, 18 novembre, a Peschiera del Garda per un nuovo convegno al quale partecipava anche il Re Vittorio Emanuele III. La riunione avvenne in una modestissima sede di Comando di Battaglione (in una ex scuola) con unico arredamento un tavolo e qualche sedia e una stufa in terracotta. Alle 10 del mattino il Re, accompagnato dal primo ministro Orlando e dai ministri Sonnino e Bissolati, giunse nel locale dove lo attendevano il francese Painleve, il generale Foch, l'inglese Lloyd Gorge, i generali Robertson e Wilson. La riunione durò circa due ore presieduta dal Re che, unico rappresentante dell'Esercito Italiano, con assoluta padronanza dell'argomento, parlando sempre in inglese, espose la situazione della difesa e le condizioni del nostro esercito, smentì le sinistre e catastrofiche noti- Profughi Profughi durante la ritirata di Caporetto Caporetto 27 Napoli 8 novembre 1932 IL NASTRO AZZURRO LA BATTAGLIA DI MONTELUNGO C hi da Napoli risale la penisola verso Roma, lungo la consolare Via Casilina poco oltre Mignano, trova la piana di Cassino sbarrata da una montagna carsica, alta sui 300 metri, per la sua forma allungata chiamata Montelungo. Alle pendici di questa montagna il viaggiatore trova, un po' sorpreso, un grande cimitero di guerra che raccoglie le salme dei soldati italiani come ricorda la lapide affissa all'entrata: "Quando era per i fratelli smarriti - vanità sperare follia combattere - primizia di credenti - noi soli quassù accorremmo - invitti per te cadendo - ITALIA - Se più della vita ti amammo - il monte della nostra fede - dove sepolti eloquenti restiamo - affida tu con i nostri nomi - ai fratelli rinati - per sempre." Questa lapide venne dettata dal Ten. Luigi Colombo di Lecco, per i fanti del 67° Reggimento Fanteria sepolti in quel cimitero insieme ai caduti delle unità regolari nella Guerra di Liberazione. L'8 settembre colse la Divisione Legnano, di cui il 67° Rgt. Fanteria faceva parte, in trasferimento da Bologna alla Puglia. I fanti del 67° accolsero la notizia dell'armistizio con pensosa serenità, con l'esatta valutazione che in quell'ora la Patria chiedeva loro la suprema prova di fedeltà. Non si sbandarono quei fanti, non accolsero l'invito da più parti rivolto loro di abbandonare il reparto perché la guerra era finita, ma si strinsero compatti intorno alla loro Bandiera ed al loro Comandante, Col. Ulisse Bonfigli, pronti ad eseguire gli ordini del governo legittimo nel frattempo trasferitosi a Brindisi per evitare una prevedibile cattura. Tre giorni dopo soltanto, il Comando Supremo, preso atto dell'aggressione tedesca operata contro tutti i nostri reparti, ordinava a tutte le Forze Armate di Cimitero di guerra di Montelungo considerare da quel momento i tedeschi come nemici e di agire di conseguenza. Il Reggimento attuava così schieramenti difensivi a Francavilla, a Brindisi, a Fasano e a S. Vito che lo mettevano subito di fronte al nuovo nemico. Ma lo sfacelo materiale e morale della Nazione, la dura presenza dell'occupante, la necessità di riportare la Patria nel novero delle nazioni libere, esigevano ben altro. Ed il 28 settembre veniva costituito il I° Raggruppamento Motorizzato composto dal 67° Rgt. Fanteria, dal LI° Battaglione Bersaglieri e dall'11° Reggimento Artiglieria e da altre unità divisionali alle dipendenze della V° Armata americana. "La prima grande unità celere dell'Esercito Italiano alla riscossa, chiamata ad operare per ricacciare dal suolo della Patria le tracotanti truppe germaniche." come ebbe ad esprimersi il suo Comandante Gen. Vincenzo Dapino, nel suo primo ordine del giorno. Topografia satellitare di Montelungo 28 IL NASTRO AZZURRO G iorgio Anselmi: Classe 1915 - Ufficiale dell'Accademia Militare di Modena (77° Corso Allievi Ufficiali). Nel 1943 era Aiutante Maggiore in Prima del 67° Reggimento Fanteria col grado di Capitano. Il 16 dicembre 1943, giorno del secondo e vittorioso attacco alle postazioni nemiche, volontariamente si offri per prendere il comando del II° Battaglione del 67° Rgt. Fanteria rimasto vacante. Decorato con due Medaglie di Bronzo al Valor Militare. Nel 1946 col grado di Maggiore, lascia la carriera militare per dedicarsi all'attività forense. Attualmente è Presidente Onorario dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia sez. di Ferrara. Ma finalmente il Raggruppamento venne messo a disposizione del II° Corpo d'Armata americano, comandato dal Gen. Keyes, ed il 6 dicembre ebbe l'ordine di tenersi pronto ad "attaccare, prendere e mantenere Monte Lungo" sostenuto ai lati dalla 36° Divisione americana. All'alba dell'8 dicembre, ovattata di densa nebbia, i fanti del I° Battaglione del 67° balzavano con impeto all'attacco delle posizioni nemiche. Purtroppo, però, le informazioni date dai comandi americani non risultavano esatte e quel che è peggio l'azione di appoggio laterale da parte della 36° Divisione americana venne a mancare; i fanti del 67° e i bersaglieri del LI° si trovarono così contro forze nemiche ben più consistenti del previsto ed esposti al fuoco concentrico delle artiglierie germaniche. L'attacco fallì, i fanti e i bersaglieri dovettero ripiegare sulle posizioni di partenza lasciando sul terreno 47 morti di cui 4 ufficiali, 102 feriti di cui 9 ufficiali e 151 dispersi. Ma non mancò il valore! Il Comandante della 36° Div. Americana espresse il suo elogio per il "magnifico comportamento" delle truppe ed il nemico ne fu fortemente sorpreso. Ne fanno fede le parole di un ufficiale tedesco, reduce da Monte Lungo, al padre del caduto A.U.C. Cheleschi: "L'accanimento e l'eroismo del reparto italiano impiegato meravigliarono e sorpresero il comando tedesco non abituato da tempo ad una forma di combattimenti così strenua e valorosa. Si sono battuti da leoni! E quando potemmo rastrellare il terreno, riconoscemmo i caduti di truppa italiana… comprendemmo!". Qualificati uomini politici ebbero ad insorgere contro "lo stupido macello" ma un fante disse per tutti al Colonello Comandante: "Signor Colonello, noi torneremo lassù e nessuno ci farà tornare indietro". Venne così l'alba del 16 dicembre. Un'alba radiosa promessa di sicura vittoria. Ed invero fu un balzo, una corsa, una carica! A sera Montelungo era conquistato e saldamente presidiato da truppe italiane. La via per Cassino era finalmente aperta. Le nostre perdite della giornata furono di 10 morti tutti ufficiali, 30 feriti e 8 dispersi. Quelle del nemico 100 tra morti e feriti oltre a parecchi prigionieri. Tutti i comandanti alleati fecero pervenire il loro "più alto elogio", il Gen. Clark Comandante la V^ Armata americana telegrafò: "Questa azione dimostra la determinazione dei soldati italiani a liberare il loro paese dalla dominazione tedesca, determinazione che può ben servire come esempio ai popoli oppressi d'Europa". E come riconoscimento di tanto valore nella successiva estate la bandiera del 67° entrava in Roma liberata insieme alle bandiere Alleate decorata della Medaglia d'Oro al V.M. Questa la gloria purissima del "primo reggimento della riscossa" che brilla sulle croci del cimitero di guerra di Montelungo sulla strada di Roma. Ma la capacità operativa ed il valore dimostrato dai fanti e dai bersaglieri del I° Reggimento Motorizzato consentirono allo S.M. Italiano di costituire successivamente 5 gruppi di combattimento: Legnano, Cremona, Friuli, Folgore e Mantova che parteciparono a tutte le operazioni dal Volturno, al fronte adriatico, a Venezia col sacrificio tra morti, feriti e dispersi di 2713 uomini di cui 134 ufficiali. Il Tenente colonnello MBVM Giorgio Anselmi Presidente della Federazione di Ferrara Ten. Col. Avv. Giorgio Anselmi (Presidente della Federazione di Ferrara) 29 IL NASTRO AZZURRO OSCULANA PUGNA O VITTORIA DI PIRRO? Veduta di Ascoli Satriano di Pirro ebbero ragione (a caro prezzo) delle legioni di Publio Decio Mure e di Publio Sulpicio. Entrambi gli eserciti schieravano circa 85.000 soldati, ma Pirro poteva contare su 19 dei 20 elefanti da guerra che l'anno precedente (280 a. C.), ad Eraclea, avevano terrorizzato i legionari romani e avevano contribuito decisamente alla vittoria degli Epiroti. I romani, dopo Eraclea, erano corsi ai ripari, e avevano fatto costruire 300 carri da combattimento a 4 ruote, muniti di vari marchingegni studiati appositamente per fronteggiare e contrastare i "buoi lucani" come essi avevano battezzato gli elefanti di Pirro, mai visti prima di allora. Ma che ci faceva Pirro da queste parti? È questa una bella domanda che presuppone un breve cenno sulla situazione politico-militare nel Mediterraneo dove, con alterna fortuna, si contendevano la leadership i cartaginesi, i greci e le colonie greche della Magna Grecia (tra le quali primeggiavano Taranto, fondata dagli Spartani 5 secoli prima, nel 706 a. C., e Siracusa). In questo scenario da qualche tempo cercava di inserirsi con sempre maggior vigore la Lupa Capitolina che, abbandonati i panni di cucciola, mostrava sempre di più i denti ferini, specie nei territori dove, fino ad allora, Taranto non aveva avuto rivali. Quest'ultima, dunque, sentendosi minacciata, chiamò Pirro perché l'aiutasse a tenere a bada l'invadente vicino. Quella di chiedere aiuto alla madrepatria era diventata una consuetudine da quando gli agi, i lussi e le abbondanti ricchezze avevano fatto perdere ai tarantini le antiche virtù spartane e li avevano indotti ad affidare la propria sopravvivenza all'oro dei suoi forzieri, piuttosto che al ferro delle proprie spade. Già qualche S trano destino quello di due città pugliesi, sorte qualche migliaio di anni fa, ad una manciata di chilometri di distanza, una sulla riva destra, l'altra su quella sinistra dell'Aufidus (il fiume Ofanto che scorre in Puglia tra la Daunia e la Peucetia). Entrambe furono teatro di due grandi battaglie, perse dai romani contro due eserciti giunti da lontano, rispettivamente agli ordini di: – Pirro, re dell'Epiro, nel 279 a. C.; – Annibale, condottiero cartaginese, nel 216 a. C. Entrambe le città trassero grande fama da quelle battaglie: la prima Ausculum Apulo (l'attuale Ascoli Satriano) divenne addirittura proverbiale e “osculana pugna” (la battaglia di Ascoli) fu nella lingua latina, per migliaia di anni, sinonimo di vittoria che arreca più danni al vincitore che allo sconfitto, ovvero "vittoria di Pirro". Tramontato l'uso del latino, caddero lentamente nell'oblio sia il ricordo dell'osculana pugna, sia quello della città nei cui pressi si svolse la battaglia. Molto più duratura è stata invece la fama della battaglia di Canne, tuttora arcinota e non solo in Italia (pare che venga studiata persino nell'Accademia di West Point negli USA). Eppure se ci prendessimo la briga di percorrere la valle dell'Ofanto scopriremmo che l'antica Ausculum è diventata una moderna e fiorente città d'arte; mentre Canne non esiste più e dell'antica città, cinta da possenti mura ai cui piedi si consumò il massacro di 35.000 romani (1), rimangono oggi soltanto pochi ruderi calcinati dal sole ed erosi dai venti. Sappiamo tutto della battaglia di Canne, ma poco ricordiamo della battaglia di Ausculum dove le falangi 30 IL NASTRO AZZURRO accogliere la richiesta di aiuto dei tarantini perché, avendo conquistato tutto ciò che c'era da conquistare in Epiro, sperava in cuor suo di ingrandire il proprio regno nei vasti territori della Magna Grecia. Sbarcato in Italia con 20.000 tra fanti e cavalieri, sbaragliò facilmente i Romani ad Eraclea nel 280 a. C. grazie all'aiuto di 20 elefanti da guerra che seminarono il terrore tra i romani che mai, prima di allora, avevano visto un pachiderma. Dopo la folgorante vittoria, Pirro cercò invano di indurre le città alleate dei Romani a passare dalla sua parte. Quasi tutte rimasero fedeli a Roma e Pirro si convinse che solo un'altra grande vittoria avrebbe potuto indurre le città confederate a ribellarsi. Trascorse quindi il successivo inverno fra le mura accoglienti di Taranto dove, a stento, costrinse la popolazione maschile ad esercitarsi nelle arti marziali: per riuscirci dovette far chiudere le piscine, le terme, i ginnasi, le case di piacere e tutti gli altri luoghi dove i giovani rampolli locali erano soliti trascorrere oziosi il proprio tempo. In qualche maniera i suoi sforzi ebbero successo tanto che, nella primavera dell'anno successivo (279 a. C.), Pirro poté mettere in campo 85.000, tra fanti e cavalieri, e 19 dei suoi preziosi elefanti. Prese a distruggere e incendiare città e villaggi pugliesi, rimasti fedeli decennio prima (338 a. C.), per venire a capo della Lega ltalica che, capeggiata da Manduria, si contrapponeva fieramente alle sue mire espansionistiche, Taranto si era rivolta ad Archidamo III°, re di Sparta. Questi accolse volentieri la richiesta dei discendenti degli antichi coloni spartani, anche se l'impresa non appariva del tutto semplice. Infatti Archidamo trovò morte gloriosa mentre, espugnata la terza cerchia di mura intorno a Manduria, si accingeva ad espugnare la seconda. Come Taranto, altre colonie della Magna Grecia chiedevano volentieri l'aiuto della madrepatria. Nel 304 a. C., ad esempio, Agatocle di Siracusa, divenuto re di Sicilia, per liberarsi della invadente presenza dei cartaginesi, chiese l'aiuto dei greci della madrepatria. Memore però di quanto era toccato 34 anni prima ad Archidamo III°, stette bene attento a cercare il proprio alleato e fra i tanti generali che si erano fatte le ossa alla scuola di Alessandro Magno, e scelse Demetrio (figlio di Agapito: uno dei migliori generali del grande Alessandro) perché sul suo biglietto da visita risaltava in tutta evidenza il soprannome di "Poliorcete", ossia di "assediatore di città" (che riusciva ad espugnare grazie all'impiego di ordigni e macchine da assedio di nuova concezione). Tornando a Pirro, diremo che questi fu ben lieto di L’itinerario della campagna d’Italia di Pirro 31 IL NASTRO AZZURRO Pir r o vinse con facilità il primo scontro scontro con i romani romani terr terr orizzati dagli elefanti a Roma, quando, giunto nei pressi di Ausculum, fu affrontato dalle legioni di Publio Decio Mure e Publio Sulplicio che vantavano una forza militare pressoché pari alla sua. Dionigi di Alicarnasso (2) ci ha lasciato una cronaca della battaglia (Antichità romane XX 1-3) abbastanza esauriente e precisa ma talmente lunga da saturare abbondantemente qualsiasi possibilità di accoglienza nelle pagine di questo periodico. Sintetizzando al massimo diremo soltanto che lo scontro fu durissimo e che le sorti rimasero incerte sino alla fine; uno dei consoli romani rimase ucciso (3) e Pirro stesso rimase ferito ad un braccio da un giavellotto. Dionigi di Alicarnasso riferisce che Pirro, attorniato da una schiera di 2.000 cavalieri scelti, accorreva in tutte le direzioni per dare man forte in qualsiasi settore ve ne fosse bisogno facendo intervenire i suoi elefanti al di fuori della portata dei terribili carri messi in campo dai romani, ma non poté impedire che il suo accampamento, posto a Nord del fiume, fosse devastato e incendiato dai 4.000 fanti e 400 cavalieri dauni di Argirippi (l'attuale, Arpi) giunti in ritardo a dar man forte ai romani e che, per questo motivo, ebbero la possibilità di prendere alla spalle l'esercito di Pirro. Secondo Plutarco (4) e Mommsen (5) la battaglia durò due giorni, mentre Dionigi di Alicarnasso la fa durare solo un giorno. Tutti però concordano sul fatto che i Romani, rimasti privi del loro comandante Publio Decio Mure, si ritirarono ordinatamente, lasciando tecnicamente la vittoria a Pirro, una vittoria pagata a un prezzo cosi caro da non poter essere sfruttata. Infatti, mentre i romani ebbero 4.000 morti, i grecoepiroti ne ebbero circa 7.000, talché Pirro guardando desolato il campo di battaglia, ebbe a dire: "Un'altra vittoria così e me ne torno in Patria senza soldati". Ma soprattutto si rese conto che non poteva continuare ad avanzare tra villaggi e tribù ostili, senza aver prima distrutto l'esercito romano. Questo però non era stato affatto distrutto nella battaglia di Ascoli e, nonostante si fosse ritirato, ne era uscito più forte dell'esercito avversario, e già le città alleate di Roma lo stavano accrescendo di nuovi contingenti militari. Il terzo e decisivo scontro si ebbe tre anni dopo a Maleventum. Qui il console Manlio Curio Dentato inflisse una sconfitta durissima agli Epiroti. Era la fine dell'avventura italiana di Pirro che abbandonò l'Italia. La località dove avvenne lo scontro fu ribattezzata Beneventum. Tutte le città della Magna Grecia si misero sotto la protezione di Roma, e questa stabilì definitivamente l'egemonia politica sul mondo ellenista della Magna Grecia e quindi sull'intera Italia meridionale. Pirro, tornato in Patria, riprese a combattere contro l'una o l'altra fazione in cui il mondo greco era stato sempre diviso finché, nel 272 a C., colpito al capo, morì ad Argo, combattendo contro Antigono, signore della Macedonia. Né da una lancia, né da un giavellotto e 32 IL NASTRO AZZURRO scambio di battute: "Chi, secondo te," chiese Scipione "è stato il più grande generale del passato?" "Senza dubbio Alessandro Magno!" Rispose prontamente Annibale. "Sono d'accordo." Assenti Scipione e subito dopo chiese ancora: "Chi secondo te, è stato il secondo generale del passato?" "Senza dubbio Pirro re dell'Epiro." Fu la pronta risposta di Annibale. "Sono d'accordo." assenti ancora Scipione. Poi, mentre Annibale si accingeva ad uscire dalla tenda, chiese un'ultima volta: "E chi ritieni sia stato il terzo?" Annibale guardò negli occhi Scipione e poi rispose deciso: "Il terzo sono io, ma se domani dovessi batterti sarò io il primo generale!" Conosciamo tutti l'esito della battaglia di Zama: Annibale non riuscì a diventare il primo generale dell'antichità; Cartagine dovette accettare un trattato di pace severissimo e umiliante (premessa della sua definitiva scomparsa): Roma si avviò a conquistare la supremazia assoluta su tutto il bacino del Mediterraneo (7). nemmeno da una freccia fu colpito questo straordinario condottiero, e tanto meno da una spada brandita da prode guerriero, ma da una tegola..., si, una volgare tegola scagliata da una donna, e per giunta vecchia, che si era rifugiata sul tetto di una casa. Fu "la classica tegola sulla testa"! Malgrado questa fine cosi poco gloriosa per un generale, la fama delle sue straordinarie capacità militari fu grandissima per tutta l'antichità, insieme a quella ineguagliata di Alessandro Magno. Ne parlavano a Nagarrara, 70 anni dopo, anche Annibale e Scipione l'Africano alla vigilia della battaglia di Zama (18 ottobre 202 a. C.) che pose fine alla seconda guerra punica e consacrò Roma prima e unica potenza in tutto il Mediterraneo. Annibale si era recato nella tenda del suo avversario di sempre(6) per chiedere a Scipione un armistizio onorevole, ben sapendo che il giorno seguente sarebbe stato sconfitto irrimediabilmente e avrebbe dovuto accettare (come poi avvenne) condizioni durissime e umilianti. Scipione sarebbe stato anche disposto a concedere l'armistizio al grande rivale, ma non poté farlo per ordine esplicito del senato romano, dove risuonava martellante il monito di Catone: “Carthago delenda est! Carthago delenda est!”. Prima di separarsi i due avversari ebbero un ultimo Gen. Giuseppe Dr. Picca (Presidente della Federazione di Bari e Consigliere Nazionale) (1) A Canne trovarono la morte: – il console Paolo Emilio; – 2 consoli dell'anno precedente; – 2 questori; – 21 tribuni; – 80 senatori; – 25.000 soldati e oltre 10.000 prigionieri (passati successivamente a fil di spada). (2) Dionigi (o Dionisio), retore e storico greco del I° secolo a. C., visse per oltre vent'anni a Roma dove morì nell'anno 7 a. C. Scrisse la "Romaikè Archeilogia" dove riporta in venti libri la storia dell'Urbe dalle origini all'inizio della prima guerra punica (264 a C.). (3) Publio Decio Mure cercò volutamente la morte sacrificandosi, come avevano già fatto in precedenza sia il padre che il nonno, secondo il rito della Devotio. In casi di estrema gravità il comandante romano, per impetrare la benevolenza degli Dei e far arridere la vittoria ai propri soldati, votavat (consegnava) se stesso e l'esercito nemico agli Dei Mani e alla Terra. Il comandante, indossata la toga praetexta, un cui lembo doveva coprire il capo (capite velato), saliva su una cavalcatura impugnando un'arma da lancio (telum) e, tenendo con una mano il manto, pronunciava la rituale formula della Devotio, quindi, annodata la toga praetexta al cintus gabimus (in vita), si scagliava contro le file nemiche trovandovi la morte. Nel caso di Publio Decio la formula rituale fu suggerita dal Pontefice Marco Valerio: “Oh Giove, Marte, Padre Quirino, Bellona, Lari, Divi Novensili, Dei Indigeti, Dei che avete potestà su noi e sui nemici, Dei Mani vi prego, vi supplico, vi chiedo e vi riprometto la grazia che voi accordiate propizie al popolo romano dei Quiriti, potenza e vittoria e rechi terrore, spavento e morte ai nemici del popolo romano dei Quiriti. Cosi come ho espressamente dichiarato, io immolo, insieme con me, agli Dei Mani e alla Terra per la Repubblica del Popolo Romano dei Quiriti, per l'Esercito, per le Legioni, per le Milizie ausiliarie del Popolo Romano dei Quiriti, le Legioni e le milizie ausiliarie dei nemici." (4) Plutarco, scrittore greco, nato in Beozia (Cheronea, tra il 120-127 a. C.) si inserì perfettamente nel mondo romano e fu uno degli scrittori più prolifici dell'antichità. Di lui ci sono pervenuti non meno di 260 "titoli" distinti in due grandi sezioni: "Opere morali" (Ethikè) e "Vite" (Bioi). (5) Mommsen Theodor (Carding, 1817 - Schleswig Charlottenburg - Berlino, 1903). Storico tedesco fra i più grandi, diede alle stampe nel 1856, dopo tre anni di duro lavoro, la monumentale "Romiscbe gesschicbte" (Storia di Roma antica) che ebbe un enorme successo, ma suscitò anche acerbe critiche. (6) Scipione (il futuro "l'Africano") aveva affrontato Annibale già tre volte in passato: – nel 218 a. C. quando, appena diciassettenne. aveva salvato Publio Cornelio Scipione (padre e figlio avevano lo stesso identico nome) ferito nelle battaglia del Ticino; – nel 216 a. C. quando, a 19 anni, in qualità di tribuno aveva organizzato e guidato la fuga dei romani, assediati nel campo di Canne, contro il parere di altri 10.000 soldati che si apposero al piano di fuga; preferirono restare e, successivamente, furono fatti prigionieri da Annibale; – nel 205 a. C. quando a 31 anni con scarse truppe e per giunta quelle più spregiate dal Senato (in quanto reduci dalla sconfitta di Canne) impegnò severamente Annibale in Calabria. (7) Il contenuto di questo articolo è tratto dalle spiegazioni fatte dall'Autore ai soci della Federazione di Bari, in occasione di una visita culturale nella Città di Ascoli Satriano (22 aprile 2010). 33 IL NASTRO AZZURRO I SANTANGELO Giuseppe Santangelo va alla Regia Accademia di Modena e soccorre, tra le sue prime operazioni sul campo, le vittime del terremoto di Messina del 1908. L'evento, tra i più tragici del XX secolo, che distrusse le città dello Stretto tre giorni dopo Natale. E si trattò di un fatto che portò all'Italia la solidarietà di tutto il mondo, oltre allo scampato pericolo oggettivo di spezzare le comunicazioni tra Sicilia e Penisola, che sono l'asse della presenza italiana nel Mediterraneo. La guerra italo-turca del 1911-12 vede Giuseppe Santangelo decorato con una Medaglia d'Argento, una Medaglia di Bronzo e una Croce di Guerra al Valor Militare. La campagna di Libia non fu una semplice imitazione delle imprese coloniali degli altri paesi europei. Fu piuttosto un’azione che evitò la chiusura dello spazio mediterraneo all'Italia, stretta tra un Egitto ormai del tutto britannico e una Tunisia conquistata dalla Francia nel 1881. Giuseppe Santangelo continua la sua carriera nella Grande Guerra, che vedrà la partecipazione forte, decisa, unitaria dei soldati e degli Ufficiali del Meridione, prima vera fusione degli spiriti dopo l'Unità nazionale. Anche qui il A bnegazione, sacrificio, serenità e fermezza, nel solco della tradizione. La tradizione è il DNA della storia. E le memorie, che sono la vita, vivono nelle lunghe catene di una famiglia: la famiglia Santangelo. Giuseppe Santangelo nasce nelle vicinanze di Catania nel 1877. Un’Italia "male acclimatata" al Sud, come dirà il barone Franchetti nel suo “La Sicilia” nel 1876, ma questo non significa affatto che non si producano vocazioni, nel Meridione e soprattutto in Sicilia, di straordinari servitori dello Stato. Un’Italia che medita, senza inutili retoriche ma con ragionevolezza, la sua nuova politica estera. Cavour sa bene che lo spazio del nuovo Regno unitario è in ogni caso il Mediterraneo. Anche Crispi, nel suo lungo legame con la Germania di Bismarck, ripete che, come diceva Napoleone, la politica estera si fa soprattutto con la geografia. IL CAPOSTIPITE GIUSEPPE SANTANGELO Giuseppe Santangelo, padre del Generale Roberto e del Sottotenente Antonio e nonno del Generale Giuseppe, nasce ad Ademò (CT) nel 1877. Frequenta nel biennio 18961898 la Regia Accademia di Fanteria a Modena. E' nominato Tenente nel 1902. Ha prestato soccorso alle popolazioni in occasione del terremoto di Messina (1908). Ha partecipato alla campagna italo-turca (1911-1912) e alla campagna di Libia (1911) ove è stato decorato con una Medaglia d'Argento, una Medaglia di Bronzo e una Croce di Guerra, al Valor Militare. Ha partecipato alla Grande Guerra, durante la quale comandava il 25° rgt. Fanteria, ed è stato decorato con una Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, una Medaglia d'Argento e due Medaglie di Bronzo, al Valor Militare. Ha successivamente comandato il 4° rgt. f., il Distretto Militare di Catania e il Distretto Militare di Reggio Calabria. Congedato col grado di Generale di Divisione, Giuseppe Santangelo muore a Catania il 23 agosto 1953. 34 IL NASTRO AZZURRO ROBERTO SANTANGELO Roberto Santangelo, figlio del Generale Giuseppe Santangelo, fratello del Sottotenente Antonio e padre del Generale Giuseppe Santangelo, nasce a Firenze nel 1910. Frequenta il 110° Corso presso la Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino negli anni 1928-1932. Partecipa alla Guerra di Spagna, ove è decorato con due Croci di Guerra al Valor Militare. Al rientro frequenta il 70° Corso dell'Istituto Superiore di Guerra. Partecipa alla campagna in Africa Settentrionale e viene fatto prigioniero in Tunisia. Ha comandato il I/184° rgt. a. camp., il 33° rgt. a. cam. "Folgore", ha prestato servizio presso AFSOUTH a Napoli, lo Stato Maggiore Difesa ed è stato Addetto Militare, Navale e Aeronautico ad Atene. Congedato con il grado di Generale di Divisione, Roberto Santangelo, muore a Roma il l0 settembre 1993. Il Suo primo figlio, Roberto Santangelo, segue la carriera del Padre: non si tratta solo di tradizione familiare, che pure conta, ma di un trasferimento di valori, dignità, modelli di vita, senso dello Stato. Fare il militare non è un lavoro: è un sacerdozio per la Patria, una dichiarazione di amore per la propria terra, la devozione a valori che valgono per tutti, per i civili come per i militari. Nella "triade indoeuropea" delineata dal linguista Benveniste, contadini, mercanti e soldati, sono i militari a difendere, anche sul piano valoriale, l'intero contesto sociale, in pace come in guerra. Roberto Santangelo nasce a Firenze nel 1910, segue l'iter dell'Accademia e della Scuola di Guerra del nostro Esercito, straordinarie esperienze di cultura, non solo militare, e civiltà italiana, e partecipa alla Guerra di Spagna. Non è questo il momento per parlare di quella guerra civile. Qui al Tenente Roberto Santangelo vengono conferite due Croci di Guerra al Valor Militare. È utile leggere una parte significativa di una delle due motivazioni: "…Egli continuava con tranquillità, serenità e fermezza a dirigere il fuoco del proprio reparto, cooperando validamente al raggiungimento degli obiettivi". Serenità e fermezza: altre due chiavi essenziali per comprendere il vero spirito militare, la sua essenza profonda. Successivamente, sull'onda del principio del dovere, eredità di Suo Padre, il Capitano Roberto Santangelo partecipa alla Campagna in Africa Settentrionale, colonizzazione di un'area ma anche tradizione delle missioni di Crispi, e presenza necessaria dell'Italia per garantire la sicurezza del Mediterraneo prima della zona, allora britannica, di Suez, giugulare del Mare Nostrum. Fu prigioniero in Tunisia, quella terra che la Francia aveva preso per chiudere l'Italia nell'area occidentale del Maghreb. Dopo la fine della II Guerra Mondiale, Roberto Santangelo comanderà il I/184° rgt. a. camp. ed il 33° rgt. a. camp. "Folgore", testimonianza di una pagina di puro eroismo a Cefalonia dove il Reggimento fu decimato con la Divisione "Acqui" del Gen. Gandin, scrivendo, nel contempo, una delle pagine più tragiche ed eroiche del nostro Esercito. L'Alleanza Atlantica, nata dalla valutazione razionale della crisi europea, e suc- Maggiore Giuseppe Santangelo comanda con lucido valore il 25° rgt. Fanteria, e nella Prima Guerra Mondiale egli sarà decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, una Medaglia d'Argento e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare. Vale la pena di ricordare la motivazione della Medaglia d'Argento al Maggiore Santangelo nella Grande Guerra: "in combattimento, con le forze a sua disposizione, conseguiva risultati distinti vincendo col suo valore e con la sua tenacia la forte resistenza nemica; esempio costante di abnegazione e sacrificio ai propri dipendenti". Abnegazione e sacrificio per i propri soldati: ecco la chiave della scienza del comando, oggi e sempre. La Prima Guerra Mondiale non fu una "inutile strage": si compì il Risorgimento nazionale e si presentò l'Italia unita, con il volto nuovo dell'onore e della vittoria, all'Europa e al mondo. La carriera di Giuseppe Santangelo prosegue con il comando del 4° rgt. Fanteria e quello dei Distretti Militari di Catania e di Reggio Calabria. Morirà nella sua terra, a Catania, nel 1953. Un anno in cui i valori e la tenacia del Generale di Divisione Santangelo sarebbero, con le fatiche del dopoguerra, tornati a illuminare l'Italia. 35 IL NASTRO AZZURRO ANTONIO SANTANGELO MOVM Antonio Santangelo, figlio del Generale Giuseppe Santangelo, fratello di Roberto e zio di Giuseppe, nasce a Catania nel 1922. Frequenta dal 1937 al 1940 la Scuola Militare di Roma e dal 1940 al 1942 la Regia Accademia di Artiglieria e Genio nelle file del 122° Corso. Nominato Sottotenente di Artiglieria, è assegnato al 40° Raggruppamento artiglieria di C.A. del 133° rgt. a. cor. "Littorio" e opera nella Campagna di Sicilia col 10° Gruppo da 105/28 motorizzato. Muore nel fatto d'arme di Solarino (SR), e viene decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare. MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL V.M. CONCESSA ALLA MEMORIA DI ANTONIO SANTANGELO "Comandante di una sezione di artiglieria facente parte di una colonna destinata ad una importante operazione, in tre giorni di aspri combattimenti dava prove di spiccate virtù militari. Chiesto ed ottenuto di essere impiegato in funzione controcarro, esplicava tale compito con perizia infliggendo gravi perdite all'attaccante. Nella difesa dell'ultimo caposaldo, stretto da ogni lato da forze corazzate continuava a resistere fino all'estremo. Ferito gravemente il servente dell'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava il fuoco finchè, investito da una raffica di mitraglia, cadeva incitando i pochi superstiti alla lotta". Sicilia, Km 27 strada Solarino-Palazzolo Acreide, 10-13 luglio 1943 Patria in armi, il sacerdozio laico di ogni organizzazione statuale. Nato a Palermo nel 1950, nel dopoguerra in cui tutto, con la sconfitta, sembrava essere dimenticato, frequenta anch'egli l'Accademia Militare di Modena nelle file del 151° Corso, quell’Accademia, fucina di tutta la straordinaria storia militare unitaria italiana. Nel 1973, Tenente di Artiglieria, presta servizio al 132° "Ariete", anch'esso simbolo di gloria in Africa Settentrionale, all'8° Artiglieria e all'Accademia di Modena ed esprime la sua esperienza "sul campo" allo Stato Maggiore Esercito e poi allo Stato Maggiore della Difesa. Prassi e Teoria, il ciclo interminabile di ogni vero Ufficiale. Comanda l'8° gr. a. "Marmore" e da Colonnello assume il comando, che deve essere stata una esperienza straordinaria, del 33° rgt. a. "Acqui", lo stesso Reggimento che fu comandato dal Padre. Una testimonianza tangibile della continuità, che è spirituale ma anche fisica e storica, delle nostre Forze Armate. Poi, come è accaduto per il Padre, esperienze di Addetto Militare, a Bruxelles presso la NATO ed in Romania. In Belgio, dove si riconnette il progetto dell'Unione Europea, e dove si sta rinnovando l'Alleanza Atlantica, e nel Paese del Patto di Varsavia più anomalo rispetto ai diktat di Mosca, due esperienze di strategia globale "sul campo". Poi, per il Generale Giuseppe Santangelo, il capitolo nuovo e già glorioso delle missioni di pace: il comando, nel 2005, del Contingente italiano ad Herat, ed il ruolo-chiave, nell'ambito dell'operazione ISAF tuttora in corso, di Coordinatore dell'Area Regionale ovest dell'Afghanistan; missione per la quale venne decorato - come il Nonno - con la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia e, dove, come riporta la sua motivazione "………operava con indi- cesso geopolitico straordinario nella storia moderna, vide il Generale Roberto Santangelo prestare servizio ad AFSOUTH, a Napoli, poi allo Stato Maggiore della Difesa e, infine, una lunga presenza quale Addetto Militare presso l'Ambasciata d'Italia ad Atene. Il punto di crisi della NATO, la porta socchiusa per la Marina Militare dell'URSS verso il Mediterraneo. La strategia terrestre di Stalin aveva in parte fallito, Mosca giocava, durante la guerra fredda, la carta della guerra marittima. Il Generale Roberto Santangelo morirà a Roma nel 1993. Il Fratello di Roberto, Antonio, segue anch'egli la tradizione e la vocazione della famiglia, il Servizio alla Patria. Dopo il Collegio Militare di Roma e la Regia Accademia di Torino, nelle file del 122° Corso, il Sottotenente di Artiglieria Antonio Santangelo viene assegnato al 133° rgt. a. cor. "Littorio" nella Campagna di Sicilia. Morì a Solarino (SR), durante i feroci combattimenti del '43 che videro gli Alleati attaccare con forze massicce la colonna del Col. Ronco e quella del Sottotenente Santangelo, che reagì come dice la motivazione della Sua Medaglia d'Oro al Valor Militare: "…stretto da ogni lato da forze corazzate continuava a resistere fino all'estremo, ferito gravemente il servente dell'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava il fuoco finché, investito da una raffica di mitraglia, cadeva a terra incitando i pochi supersiti alla lotta". Non si possono aggiungere commenti. Possiamo solo sperare che il S.Ten. Antonio Santangelo protegga, dal cielo degli Eroi, il nostro Paese e le sue Forze Armate. Ma la tradizione, per la sua stessa forza intrinseca, non può non continuare. Il figlio di Roberto Santangelo, nipote quindi di Giuseppe e Antonio, decide anch'egli di servire la 36 IL NASTRO AZZURRO GIUSEPPE SANTANGELO: LA TRADIZIONE CONTINUA Giuseppe Santangelo, figlio di Roberto e nipote di Giuseppe e Antonio, nasce a Palermo nel 1950. Frequenta il 151 ° Corso dell' Accademia Militare di Modena dal 1969 al 1971. Nominato Tenente di artiglieria nel 1973, presta servizio, in successione, al 132° rgt. "Ariete", all'8° gr. artiglieria, all'Accademia Militare, allo Stato Maggiore Esercito e allo Stato Maggiore Difesa. Ha frequentato il 108° Corso Superiore di Stato Maggiore. Ha comandato l'8° gr."Marmore" e il 33° rgt. a. "Acqui" (lo stesso reggimento comandato dal Padre). Ha prestato servizio quale Addetto a Bruxelles e in Romania. Ha comandato nel 2005 il Contingente italiano in Herat ed è stato il primo Coordinatore dell'Area regionale ovest dell'Afghanistan, ove è stato decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d'Italia. Presta attualmente servizio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. scussa professionalità ed elevatissima capacità organizzativa in un contesto caratterizzato da difficile situazione socio-politica e da forti tensioni etnico-tribali……..e che, grazie ad una brillante e incisiva azione di comando, ha dato grande lustro all'Italia e alle sue Forze Armate". Una esperienza che, ricordando le Vittime e l'eroismo quotidiano dei nostri soldati, è essenziale per porre, proprio come accadde nella Grande Guerra e nei conflitti successivi, in cui Suo Nonno, suo Zio e suo Padre ricevettero Medaglie al Valor Militare, l'Italia nel suo ruolo determinante nel nuovo mondo post-bipolare. E solo se avremo la presenza di uomini come quelli della famiglia Santangelo, e se ci riferiremo tutti alle tradizioni che loro rappresentano, l'Italia avrà il futuro che merita il suo passato. La fiducia in sé stessi è l'essenza dell'eroismo, diceva Emerson. E la fiducia che l'Italia ha riposto ed oggi ripone in queste persone è la fede che essa ha ancora nei suoi valori, nel suo ruolo nel mondo, nell’efficienza delle sue Forze Armate. Patton affermava che le guerre sono combattute con le armi, ma vinte dagli uomini. Ed è lo spirito di chi segue e di chi comanda che guadagna al Paese la vittoria. La tradizione degli Ufficiali della famiglia Santangelo, una famiglia che ha dato alla Patria 2 Croci dell'Ordine Militare d'Italia, 1 Medaglia d'Oro al Valor Militare, 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare, 3 Medaglie di Bronzo al Valor Militare e 3 Croci di Guerra al Valor Militare, rappresenta la vittoria più bella di un Paese che continua ad affermare la sua modernità e la sua spinta di progresso e di democrazia, col cuore sempre rivolto ai valori immutabili delle nostre tradizioni militari. 37 IL NASTRO AZZURRO ERRATA CORRIGE Con questo ultimo numero pubblichiamo una lista di “errata corrige” segnalatici dai nostri lettori relativi a imprecisioni o errori pubblicati su articoli apparsi sui precedenti numeri de “Il Nastro Azzurro” usciti nel corso del 2010. Il T.V. Sergio Nesi, socio della Federazione di Bologna, ci segnala i seguenti refusi sul n°. 3-2010: – pag. 27 2^ col. 4ultima riga “ ... Valla ... “ leggasi “ ... Yalta ... “ – pag. 28 1^ col. 6^ riga “ ... Capitano di Corvetta Aldo Lonzi ... “ leggasi “ ... Lenzi ... “ – pag. 28 1^ col. 3^ riga sotto la foto, pag. 29 2^ col. 14^ riga e pag. 33 2^ col. 3ultima riga “ ... Comandante Minbelli ... “ leggasi “ ... Mimbelli ... “ – pag. 30 prima fotografia e pag. 31 1^ col. 5ultima riga l’episodio narrato si riferisce alla “ ... corazzata britannica Valiant ... “ non alla “Queen Elizabeth” e infine riportiamo l’originale della lettera di Sergio Nesi per l’ultima “errata corrige”: “... La storia poi dell'ammiraglio Morgan che, entusiasta, voleva essere lui a decorare De La Penne, è totalmente inventata. Umberto di Savoia, reggente del Regno d'Italia, stava decorando di MOVM altri ufficiali e il marinaio Schergat, alla presenza di numerosi alti ufficiali inglesi tra cui l'ex comandante della Valiant divenuto ammiraglio, che gli stava a poco più di un metro. Venuto il turno di De La Penne, Umberto improvvisamente si girò verso Morgan e gli disse semplicemente: "Lo decori lei...!". Dalle foto scattate in quel momento non appare che Morgan fosse molto entusiasta di quell'invito, che lo aveva colto di sorpresa. A riflettere bene, la cerimonia della consegna delle decorazioni al VM si svolgeva in territorio italiano ed era il Re d'Italia a decorare i suoi eroi. Morgan era solo uno dei tanti invitati e non si sarebbe mai permesso una gaffe simile, scavalcando di sua iniziativa le prerogative di Umberto di Savoia ...” La sig.ra Rosita Caselli ci segnala che nella rubrica “Azzurri nell’azzurro del cielo” nel n. 3/2010 a pag. 46, la Federazione di Pesaro rende nota la scomparsa del T. Col. (r.o.) Luigi Leonardi e non Lenardi. Carlo Vitiello da Milano ci segnala che, sempre sul n.° 3-2010, l’origine della “preghiera del Marinaio” sarebbe ancora più antica. Egli ci informa che “ ... l'inizio della storia della Preghiera non ha avuto origine da un'idea del Capitano di Vascello Gianbattista Viotti, bensì del Capitano di Fregata Gregorio Ronca ... “ comandante in seconda dell’incrociatore “Giuseppe Garibaldi” che la fece leggere per la prima volta su quel vascello in navigazione nella primavera 1902 durante l’adunata di poppa per l’ammaina bandiera. Il sig. Pietro Marchisio, in riferimento all’articolo pubblicato a pag. 32 del n.° 2-2010 dal titolo “Ricordi della campagna di Grecia”, ci comunica che “... L'autore dell'articolo ha fatto un po' di confusione nelle date, perché il 25 aprile (1941) è la data in cui terminò il conflitto contro la Grecia, mentre l'attacco alla Grecia fu il 28 ottobre (1940) ...” ma “... Questa piccola disattenzione non incide minimamente sull'importanza del ricordo degli alpini che morirono eroicamente, dei feriti, dei dispersi, dei congelati, ...” Sia il Presidente della Federazione di Cagliari, cav. uff. Antonio Di Girolamo, autore dell’articolo, sia il gen. S.A. Oreste Genta, ci segnalano che il velivolo ritratto nella fotografia pubblicata sul n.° 4-2010 a pag. 36 a corredo dell’articolo “L’Aeronautica” non è il CRDA Cant.Z 501, ma il SIAI S.78. Pubblichiamo qui accanto la fotografia del vero Cant.Z 501. A pag. 37 del n. 5/2010 il nome dell’autore dell’articolo “Verona 8 e 9 settembre: noi c’eravamo” è Aldo Mechelli e non Menichelli come erroneamente pubblicato. 38 IL NASTRO AZZURRO AZZURRI CHE SI FANNO ONORE Il Presidente della Repubblica - dopo la Stella al Merito del Lavoro concessa il 1° maggio 2009 per ben 61 anni di lavoro - 1948/2008 - nel settore finanziario e del credito, ha conferito, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, l'Onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, con proprio decreto del 27 novembre 2009 a Giuseppe C.M. Cigliana, socio della Fedrazione di Roma. L’interessato ci ha scritto: “... Non é proprio una Medaglia al Valore, ma é sempre, credo, un riconoscimento abbastanza importante ...” Siamo daccordo con lui e ci congratuliamo. Il 10 maggio 2010, il Prefetto di Palermo ha consegnato all’Azzurro Carmelo Bartolo Crisafulli, nel corso di una cerimonia ufficiale alla quale erano presenti le massime autorità, civili e militari della città, la Medaglia d'Oro del Presidente della Repubblica, istituita con legge 29 novembre 2007, n.222, quale vittima del terrorismo "vivente". La decorazione ha nella sua motivazione il senso del dovere e attaccamento allo Stato e fa seguito alla concessione della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita il 30 luglio1979 dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Oggi Carmelo Bartolo Crisafulli non è più in servizio attivo nell'Arma dei Carabinieri, ma svolge la professione di sociologo. L’Istituto del Nastro Azzurro si congratula all’unisono con l’Azzurro Crisafulli per l’onorificenza ricevuta. A Cecina il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale tutto, hanno assegnato al Cav. Uff. Mauro Betti, già Presidente della Sezione di Cecina, membro della Giunta Esecutiva Centrale e Consigliere Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro, il riconoscimento a “Primo Cittadino di Cecina” per l'anno 2010. La festa con la consegna del riconoscimento si è svolta, alla presenza delle maggiori Autorità cittadine, nel teatro comunale con grande partecipazione di popolo. Hanno rallegrato la festa i due gruppi corali, e la banda Comunale locale, con inni patriottIci e espressioni musicali cittadine. Il riconoscimento è stato consegnato personalmente dal Sindaco dott. Benedetti insieme al vice Sindaco Dott Galigari e al parroco Don Osvaldo Valota. Il Sindaco ha espresso il compiacimento suo e della cittadinanza con parole di riconoscimento per un vero combattente decorato al V.M. con incarichi prestigiosi presso la Direzione Nazionale del Nastro Azzurro a Roma. La cerimonia si è conclusa con l'intervento del Cav. Betti che, rivolgendosi ai giovani presenti in gran numero, li ha esortati a ripudiare sempre la guerra optando per la risoluzione di tutti i problemi attraverso il dialogo. 39 IL NASTRO AZZURRO CRONACHE DELLE FEDERAZIONI AREZZO La Federazione di Arezzo ci informa dei seguenti eventi e partecipazioni a cerimonie: – domenica 2 maggio nella città di Terranuova Bracciolini ha celebrato la "Giornata Provinciale del Decorato al VM", svolta con il Patrocinio della Provincia di Arezzo MOVM e del Comune di Terranuova Bracciolini, ed alla presenza dei Gonfaloni del Comune di Firenze MOVM, del Comune di Cavriglia CGVM, e di numerosi Gonfaloni dei Comuni del Valdarno Aretino e Fiorentino. Dopo l'Alzabandiera e la deposizione di corone di alloro ai monumenti ai Caduti, un corteo aperto dalle fanfare dei bersaglieri di Montevarchi, Firenze e Siena ha raggiunto Piazza Liberazione dove sono stati resi gli onori ai Gonfaloni Decorati, al Medagliere Regionale ANB, ed al Labaro della Federazione Provinciale del Nastro Azzurro (alfiere il Consigliere Provinciale Mario Rondoni, scorta i Consiglieri Provinciali Cap Riccardo Bartolini, Sig Alberto Romanelli, Sig Carlo Caporaso). A causa della pioggia la cerimonia si è svolta nella Sala del Consiglio Comunale. Recitate la Preghiera del Decorato e del Bersagliere, il cerimoniere Cav. Alfio Coppi, socio della Federazione e Presidente Regionale ANB, ha dato la parola al Sindaco di Terranuova Bracciolini Dr. Mauro Amerighi, all'Assessore della Provincia di Arezzo Prof. Antonio Perferi ed al Presidente della Federazione del NA Cav. Stefano Mangiavacchi il quale, durante il suo intervento, ha portato anche il saluto del Vice Presidente della Federazione Dr. Omero Ferruzzi Pluridecorato al VM. Mangiavacchi ha poi consegnato la Bandiera Nazionale ed Europea, unitamente alla tessera di Socio Benemerito, all'Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Terranuova Bracciolini, madrine la Dr.ssa Graziella Bettini figlia della MOVM Elio Bettini e Presidente Naz. Ass. Div. Acqui e la Sig.ra Renza Catani Coralli nipote del Gen. Felice Coralli, Combattente Decorato di tre MAVM, una MBVM, ed una Promozione per MG (a lui è stato intitolato il contemporaneo Raduno Interprovinciale dei Bersaglieri organizzato dalla Sezione ANB di Montevarchi presieduta dal Cav. Danilo Baldi socio dell'Istituto). Significativa è stata la consegna dell'Emblema Araldico e della Tessera di Socio dell'Istituto al Col Antonio Frassinetto, Comandante – Provinciale Carabinieri di Arezzo e Decorato dell'Onorificenza di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia per i meriti acquisiti nella missione "Enduring Freedom" in Afghanistan, quale Capo della Polizia Militare Italiana. Particolarmente gradita la presenza dell'Azzurro Narciso Tognaccini Decorato di CGVM nel fronte greco-albanese nel 1940 ed ultimo Combattente Decorato al VM del Comune; il 5 maggio, una delegazione della Federazione Provinciale di Arezzo ha incontrato nel Municipio di Montevarchi il reduce di guerra Inglese Arthur Dennis Hancock che, durante la seconda guerra mondiale, aveva partecipato con il suo Reggimento "Duke of Cornwall's light infanfry" alla liberazione della Città. Durante l'incontro, reso possibile grazie alla collaborazione del Sig. Patrizio Pagni ed alla disponibilità del Sindaco della Città Giorgio Valentini, è stato donato al reduce il crest dell'Istituto che sarà collocato in Inghilterra al museo storico del Reggimento; Montevarchi (AR): l’incontro con Arthur Dennis Hancock al Municipio – – il Presidente della Federazione Cav. Stefano Mangiavacchi ha tenuto incontri con gli studenti nelle scuole Medie Inferiori R. Magiotti, F. Mochi e F. Petrarca di Montevarchi, durante i quali ha illustrato l'attività e gli scopi dell'Istituto con particolare riferimento alla storia, all'importanza delle Decorazioni al VM ed al significato della celebrazione della Giornata del Decorato; il 22 maggio all'Altare della Patria è stata celebrata la Giornata del Decorato al Valor Militare con la partecipazione di tutte le federazioni del Nastro Azzurro d’Italia. La delegazione di Arezzo era formata dal Roma: Il Consiglio Comunale dei Ragazzi di Montevarchi all’Altare della Patria Terranuova Bracciolini (AR): Il Presidente Mangiavacchi consegna l’Eblema Araldico al Col. Frassinetto nell’ambito della “Giornata Provinciale del Decorato” 40 IL NASTRO AZZURRO Presidente Cav. Stefano Mangiavacchi, dai Consiglieri della Fed. Prov. Sig. Alberto Romanelli e Cav. Enzo Mangiavacchi e dal socio Claudio Mannelli. Particolarmente significativa la presenza di una delegazione dell'Amministrazione Comunale di Montevarchi guidata dal Vice Sindaco Prof. Giovanni Rossi, al quale va un particolare plauso e ringraziamento per l’iniziativa, e del Consiglio Comunale dei Ragazzi, formato da trenta studenti delle scuole medie inferiori della città che hanno avuto l'onore di rappresentare all'Altare della Patria i giovani e gli studenti d'Italia. Dopo la deposizione della corona al Sacello del Milite Ignoto è stata effettuata una visita al Museo Centrale del Risorgimento ed al Sacrario delle Bandiere per trasmettere ai giovani studenti la memoria storica nazionale in preparazione all'importante celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. – – – BIELLA e VERCELLI Il 15 Maggio 2010, in occasione della celebrazione del 158° Anniversario della Fondazione della Polizia, la Federazione di Biella e Vercelli del Nastro Azzurro ha consegnato al Sostituto Commissario della Polizia di Stato Rinaldo Fois, Dirigente la Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali, un attestato di benemerenza. nell'ambito delle Celebrazioni del 149° Anniversario della Costituzione dell'Esercito Italiano, presso la Sede del Reggimento Genio Ferrovieri in Castel Maggiore (BO), il 4 maggio 2010 ha avuto luogo l'Alzabandiera Solenne. I partecipanti all’evento hanno potuto visitare anche una mostra statica di mezzi e materiali in dotazione alle Forze Armate; il Gen. Spagnoli, Comandante Esercito Regione Emilia/Romagna, ha rivolto un particolare ringraziamento al Nastro Azzurro per la partecipazione della Federazione; il 12 maggio 2010 ha partecipato all’inaugurazione della nuova Sede di Bologna della Cassa di Risparmio di Ravenna, alla presenza del Presidente della Regione Emilia Romagna, del Prefetto, del Questore, del Vescovo Ausiliare Mons. Vecchi e di rappresentanti dell'imprenditoria, dell’Università e Sanità di Bologna e provincia; il 15 maggio, “Festa della Polizia”, presso il Teatro Manzoni alla presenza delle Autorità Civili, Militari e Religiose. Ai rappresentanti della Federazione sono state riservate due poltrone in prima fila. BRESCIA La Federazione di Brescia ci informa dei seguenti eventi e partecipazioni a cerimonie: – il 15 maggio, per il 158° della fondazione della Polizia di Stato, presso l'auditorium del complesso di S.Giulia, con sfilamento del Labaro portato dall'alfiere De Lucchi; – il 16 maggio al 50° della fondazione della Sezione di Molinetto (Bs), dell'Associazione Nazionale Arma Carabinieri, insieme al Presidente della Sezione UNUCI di Monterosi - Tuscia Sud, Gen. C.A. Luciano Canu ed a numerosi soci. Biella: Conferimento dell’Attestato di Benemerenza al dott. Fois BRINDISI Il 23 maggio 2010, nella splendida cornice del "Castello Svevo" di terra, per il terzo anno consecutivo a Brindisi si è svolta la "Giornata del Decorato" con la celebrazione della Santa Messa, presso la Chiesa "Stella Maris" del Comando Marina, da parte del Cappellano Militare Don Gaetano Barbera. Nel corso della cerimonia, presieduta dal Capitano di Vascello Vincenzo Rinaldi, Comandante della Maribase, presenti le Autorità militari, civili e religiose della città, la Federazione di Brindisi ha consegnato una targa al "Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia" Socio d'Onore dell'Istituto del Nastro Azzurro, Ammiraglio Claudio Confessore. Nel suo intervento, il presidente Vincenzo Cafaro, ha sottolineato il particolare significato della "Giornata" e ha ringraziato la Marina Militare per il prezioso contributo. BOLOGNA La Federazione di Bologna ci informa dei seguenti eventi e partecipazioni a cerimonie: – parte del ricavato dell’ultima serata benefica è stato consegnato a Padre Gabriele Dignani, Direttore dell’Opera Padre Marella, e al dott. Paolo Sacco, Dirigente AGEOP - “Ricerca per il sollievo dal dolore”; Bologna: Consegna fondi a Padre Raffaele Dignani Brindisi: “Giornata del Decorato” 41 IL NASTRO AZZURRO BRINDISI Sez. San Vito dei Normanni – Il 7 maggio 2010 a San Vito dei Normanni ha avuto luogo l'insediamento della Compagnia dei Carabinieri a salvaguardia del territorio e dei Comuni limitrofi. Presenti alla cerimonia il sottosegretario Mantovano, il Prefetto, autorità Civili, Militari e Religiose, numerosi cittadini, l’Ass. Arma Aeronautica e le sezioni del Nastro Azzurro di Brindisi, Ostuni e S. Vito dei Normanni con i rispettivi labari. Nel corso della cerimonia è stato consegnato al Capitano Nardacci, Comandante la Compagnia, il tricolore da parte del Sindaco Avv. Alberto Magli. il 20 maggio 2010, in occasione del XXVI congresso provinciale A.N.C.R., è stata consegnata la tessera dell' Istituto del Nastro Azzurro al Presidente della Federazione A.N.C.R.di Livorno Cav. Uff Pietro Semeraro. MESSINA La Federazione Provinciale di Messina ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie: – il 4 maggio 2010, 149° Anniversario della Costituzione dell'Esercito è intervenuta, con il Labaro e una rappresentanza di soci, alla cerimonia organizzata nella Caserma Crisafulli Zuccarello dal 5° Reggimento Meccanizzato "Brigata Aosta"; – sabato 15 maggio 2010, al 158° anniversario della fondazione della Polizia di Stato, che si è celebrato a Patti con l'inaugurazione della nuova sede del commissariato e l'intitolazione del piazzale all'assistente capo della Polizia di Stato Antonino Lai vittima del dovere. San Vito dei Normanni (BR): Insediamento della Compagnia Carabinieri LIVORNO Patti (ME): 158° Anniversario della Polizia di Stato La Federazione Provinciale di Livorno ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie: – il 16 maggio 2010, alla presenza delle massime Autorità Civili e Militari tra cui il Generale Toschi, Comandante Regionale della Guardia di Finanza, si è celebrato a Livorno il 150° anniversario di fondazione dell’ANFI. All’evento hanno partecipato anche il Presidente della Federazione di Livorno del Nastro Azzurro Ing. Giovanni Andreani, il Presidente di Sezione Cav. Uff. Raniero Chelli e l’Alfiere M.M.A. Enzo Rossi. La cerimonia è stata organizzata dalla locale sezione ANFI di Livorno (intitolata al Brig. Meattini M.O.V.M.) il cui presidente M.llo Magg. Merlo, dopo la deposizione della Corona di Alloro al Monumento ai Caduti e la funzione religiosa in Duomo, ha presenziato anche all'intitolazione di una piazza cittadina alla "Fiamme Gialle"; MONZA e BRIANZA Sez. di Carate Brianza La sezione di Carate Brianza della Federazione Provinciale di Monza e Brianza nel bimestre ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie: – l’8 maggio 2010, nella Basilica romanica dei SS. Pietro e Paolo di Agliate, l’illustrissimo Prevosto Emerito don Sandro Bianchi, con una preghiera di sua creazione, benediceva il nuovo Labaro della Sezione dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e la Bandiera dell’Associazione Livorno: 150° anniversario dell’ANFI Agliate (MI): Benedizione del Labaro 42 IL NASTRO AZZURRO – Nazionale Combattenti e Reduci. Entrambe le associazioni sono presiedute dal Gen. Brig. Umberto Raza. La cerimonia ha registrato la partecipazione delle massime autorità politiche e militari locali e del Gonfalone della città. Il nuovo Labaro e la nuova Bandiera sostituiscono i gloriosi vessilli datati 1962 ormai logori dalle tante partecipazioni alle manifestazioni; la prima uscita ufficiale dei nuovi vessilli si è avuta il 24 maggio 2010, Giornata del Decorato, quando, alla presenza delle massime autorità cittadine, è stata deposta una corona d’alloro al monumento ossario del cimitero cittadino e, con lo sfondo del “silenzio fuori ordinanza”, sono stati ricordati i 19 Decorati della sezione: 1 Ordine Militare di Savoia, 1 MOVM, 8 MAVM, 5 MBVM, 12 CGVM e 5 Encomi Solenni sul Campo. moglie Sig.ra Nunzia, il M.llo Antonio Malasomma con la moglie Rita, il M.llo Renato Galderisi con la moglie Anna, il Cav. Pasquale Arfè, l'Artigliere Elio Fernandes, il Sig. Rocco Pace con la moglie Anna, il Brig. Francesco D'Alessandro, il Sig. Pietro Milone oltre agli allievi dell'"Elsa Morante" ed i prof.ri accompagnatori. PORDENONE La Federazione Provinciale di Pordenone ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie: – il 22 maggio 2010, con il Labaro ed un folto gruppo di Soci, loro familiari ed amici del Nastro Azzurro, al pellegrinaggio a Fagarè della Battaglia su invito della Presidente del Comitato Provinciale dell'Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, signora Julia Marchi; NAPOLI Il 7 maggio 2010, gli alunni del Liceo Scientifico e Psicopedagogico "Elsa Morante" di Napoli, ospiti della Federazione Provinciale del "Nastro Azzurro" di Napoli, hanno effettuato un'interessante visita al Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle, riportandone significativi e costruttivi elementi per la loro formazione culturale. Il Presidente della Federazione avv. Gennaro Perrella, accompagnato dalla moglie Sig.ra Adriana, ha in tal modo voluto premiare gli alunni che lo scorso anno sono stati autori di un pregevole documento storico filosofico sui valori ideali dell'eroismo e dell'amor di Patria. Il presidente, nel viaggio verso Vigna di Valle, ha illustrato l'attività dell'Istituto, l'importanza del Museo, tra i più grandi d'Europa, che traccia la storia dell'aviazione italiana e ha ringraziato il Dirigente Scolastico prof. Carlo Antonelli per gli elogi espressi a favore dell' Istituto nella seguente lettera: Fagarè (PN): Pellegrinaggio con l’ANFCDG – Egregio avvocato, carissimo Preside Arch. Campo, pregiati soci, è con sincero piacere che la comunità scolastica a me affidata ha accolto il vostro gentile invito alla partecipazione alla visita al Museo Storico dell'Aeronautica di Vigna di Valle, Roma del 7 maggio 2010. Già in occasione della terza edizione del Premio di Studio organizzato dalla Federazione napoletana, assegnato dal Vs. Istituto alle alunne della classe V sez, B del Ns. Liceo per l'elaborato sulla M.O.V.M. Cap. Caiazzo, avevamo avuto modo di conoscere ed apprezzare il Vs. costante impegno nella società civile ed il lodevole interessamento per il mondo della scuola in particolare. Quest'ulteriore invito ci conferma la Vs. apertura e disponibilità al confronto umano e culturale con le nuove generazioni in vista della socializzazione e la promozione di quei valori di eroismo e patriottismo che costituiscono presupposto irrinunciabile dell'esistenza di ogni popolo in ogni epoca. Il futuro, perché sia effettivo progresso e sviluppo umano e civile, ha bisogno di radici antiche: e la missione che la Vs. associazione si propone di custodire e trasmettere le "radici" più sane e gloriose della nostra nazione, è opera altamente meritoria in vista della costruzione del mondo e della società che noi tutti vorremmo. Cordiali saluti e "ad maiora"! Il Dirigente Scolastico Prof. Carlo Antonelli il 24 maggio, alla presenza di gonfaloni e labari e di oltre tremila persone provenienti da tutta l'Italia, è stata celebrata la Giornata Nazionale del Ricordo presso il Sacrario Militare. Agli indirizzi di saluto delle Autorità e alla S. Messa di suffragio è seguita la deposizione di corone d'alloro nel Sacrario in cui riposano 10.500 Caduti sul Piave, frai quali 27 Medaglie d'Oro al Valor Militare. ROMA La Federazione di Roma dell'Istituto del Nastro Azzurro ha partecipato alla ventesima edizione della “Commemorazione dei Caduti d'Africa” organizzata dall'A.N.R.R.A. (Associazione Nazionale Reduci e Rimpatriati d'Africa) celebrata, come ogni anno, presso il santuario delle Ancelle della Visitazione di Santa Marinella. La commemorazione fu inaugurata dal giornalista e scrittore Leonida Fazi che promosse una sottoscrizione, tramite il quotidiano "Il Tempo", per fondere una campana i cui rintocchi avrebbero quotidianamente raggiunto in spirito i Caduti e i dispersi italiani in Africa. Il prof. Alessandro Scafi, quest'anno ha tracciato l'excursus storico del corpo dei Granatieri di Sardegna, dalla fondazione, voluta nel 1659 dal duca Carlo Emanuele II di Savoia, alle missioni di pace degli ultimi anni, passando per la conquista di Fiume da parte dei legionari di d'Annunzio, sollecitata da un gruppo di sette ufficiali dei Granatieri al Poeta-soldato. A seguire la Santa Messa di suffragio. Il nostro Istituto era rappresentato dall'Ing. Cav. Bruno Lazzarotto e dal Dr. Alessandro Carpinelli, Alfiere del Labaro. La visita, di indubbio interesse, si è conclusa con la proiezione di un filmato sulle "Frecce Tricolori". Tra i partecipanti sono da menzionare il Col. Parente con la moglie Sig.ra Elisabetta, l'Aiutante Nicola Liccardo con la 43 IL NASTRO AZZURRO anche la Sezione del Fante di Rovigo, presieduta dal Cav. Uff. Angelo Mauro con i suoi iscritti. Presenti molte altre Associazioni d'Arma tra cui la Federazione Provinciale di Rovigo dell'Istituto del Nastro Azzurro, rappresentata dal Presidente Graziano Maron con l’Alfiere, i Carristi, l’Associazione Arma Aeronautica, i Bersaglieri e la Presidenza Nazionale della F.I.D.C.A. ROVIGO La Federazione Provinciale di Rovigo negli ultimi mesi ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie: – il 15 maggio 2010, alla Festa della Polizia di Stato, apertasi in Piazza Vittorio Emanuele II con l’esposizione al pubblico di mezzi e materiali. La cerimonia, causa maltempo, si è poi svolta nel Teatro Sociale alla presenza delle Autorità Militari, Civili e Religiose e, per la Federazione Provinciale di Rovigo dell'Istituto del Nastro Azzurro, del presidente Graziano Maron e dell’Alfiere con il Labaro. Il questore Dott. Luigi De Matteo, nel suo intervento ha evidenziato un calo dei reati in Polesine e il Prefetto di Rovigo, Dott. Aldo Adinolfi, ha premiato dieci agenti che si sono distinti per meriti di servizio. In serata, sempre al Teatro Sociale ha avuto luogo un concerto a cui hanno partecipato artisti polesani. Nell'occasione, il Presidente Maron, ha consegnato al Questore De Matteo il "Crest" dell'Istituto del Nastro Azzurro; Udine: Il Presidente Maron insieme ai Fanti di Rovigo al 30° Raduno Nazionale SIENA Il 4 maggio 2010 in occasione del 149° anniversario della Costituzione dell'Esercito Italiano, alcuni soci della Federazione hanno assistito ad una conferenza sulla Brigata Paracadutisti “Folgore” e sulla recente missione in Afghanistan del 186° Rgt. Paracadutisti, tenuta, presso il Circolo Ufficiali della caserma Bandini di Siena dal Comandante del Reggimento, col. Aldo Zizzo. La conferenza è stata preceduta da una mostra statica di mezzi e tecnologie in dotazione al Reggimento. Rovigo): Il Presidente Maron consegna il crest al Questore De Matteo – il 22 maggio 2010 l'Istituto del Nastro Azzurro ha celebrato la Festa del Decorato deponendo all'"Altare della Patria" una corona di alloro. Alla commemorazione erano presenti il Presidente nazionale dell'Istituto e delegazioni convenute da tutta Italia con i propri Labari, tra cui il Presidente della federazione di Rovigo Graziano Maron. Dopo la cerimonia, il Dott. Federico Vido, della Federazione Provinciale di Sondrio, ha tenuto nella Sala del Carroccio in Campidoglio una conferenza sulle "Tigri dell’Adamello"; SIRACUSA La Federazione Provinciale di Siracusa negli ultimi mesi ha svolto le seguenti attività: – il 4 maggio la Federazione Provinciale è intervenuta alla cerimonia per il 50° anniversario della istituzione del 34° Gruppo Radar, erede delle tradizioni dell'Idroscalo "De Filippis" della Regia Aeronautica. I Labari della Fedederazione Provinciale e delle Sezione di Lentini e Noto dell'Istituto hanno sfilato Roma: Il Presidente Maron nello schieramento degli Azzurri d’Italia all’Altare della Patria – Siracusa: 50° Anniversario della istituzione del 34° GRAM il 23 maggio 2010 si è svolto a Udine il 30° Raduno Nazionale del Fante d'Italia al quale ha partecipato 44 IL NASTRO AZZURRO – Costituzione dell'Esercito Italiano. L’evento, organizzato dal Comando Regione Militare Nord, si è aperto con l'Alzabandiera cui è seguita la lettura dell'Ordine del giorno e successivamente gli Onori ai Caduti con la deposizione di una corona d'alloro. Come sempre erano presenti le maggiori Autorità Militari, religiose e civili della Città, della Provincia, della Regione. La Federazione Provinciale di Torino ha partecipato, con il Labaro e alcuni Consiglieri, unitamente a moltissime altre Associazioni combattentistiche con le loro insegne. nel corteo ufficiale ricevendo i prescritti onori. Nel corso della cerimonia il socio Vincenzo Maiore, fratello della M.O.V.M. Av. Sc. Francesco Maiore, ha consegnato al Comandante del 34° GRAM l'Emblema Araldico del Ten. Arnaldo De Filippis, Caduto nella Grande Guerra. l’8 maggio, presso la Sala di rappresentanza del Convitto "F.lli Ragusa" di Noto, la Federazione Prov.le ha patrocinato le cerimonie per il 150° anniversario dell'Impresa dei Mille e dell'insurrezione antiborbonica dell'antica città siciliana il 16 maggio 1860. Al termine del convegno, dopo la visita alla mostra dei cimeli garibaldini (lettere autografe di Garibaldi, proclami, messaggi, foto dei Mille, bandiere sabaude e armi), allestita grazie al contributo dell'Archivio di Stato di Noto, il Sindaco, preceduto dal Gonfalone del Comune, unitamente agli intervenuti, fra i quali i soci sig.ra Amalia Guttadauro, figlia della M.O.V.M. Emanuele Guttadauro, e sig. Vincenzo Maiore, fratello della M.O.V.M. Francesco Maiore, prima ha innalzato il tricolore del Regno d'Italia sulla statua di Ercole, in ricordo di quanto avvenuto il 16 maggio 1860 e successivamente ha deposto un serto d'alloro presso la lapide dedicata a Garibaldi. TRIESTE Preannunciata da una inserzione sul giornale locale, il 14 maggio 2010 si è svolta sul Colle di S. Giusto una solenne cerimonia con la quale la Federazione di Trieste ha ricordato l'87° Anniversario della costituzione dell'Istituto del Nastro Azzurro e, nel contempo ha celebrato la "Giornata del Decorato". Apertasi alle 10 del mattino con l'Alzabandiera, la celebrazione è proseguita nel pomeriggio con la deposizione di una corona al Monumento ai Caduti. Portatori della corona sono stati il dott. Gastone Rocco, MBVM reduce di Russia, e la Sig.ra Margherita Trevisan portatrice della MAVM del padre Caduto sul fronte greco. La corona è stata deposta dal dott. Giuseppe Vuxani, Presidente della Federazione, dalle portatrici di MOVM Sig.ra Giuliana Brandolin e Sig.ra Edda Crisciani Di Cesare, dal Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Carlo Tartaglione e dal Presidente della Federazione "grigioverde" Gen. Riccardo Basile. Alfieri del Labaro due soldati concessi dal "Piemonte Cavalleria". Il trombettiere, con le note del "silenzio", ha accentuato la solennità dell'avvenimento. Ha fatto seguito l'Ammainabandiera e la S. Messa officiata da Don Sigismondo, Cappellano Militare della Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli", nella splendida Cattedrale di S.Giusto, chiusa dalla Preghiera alla Patria letta dal Gen. De Bernardinis, mentre l'Avv. Armando Di Cesare, nipote della MOVM Tenente di vascello Armando Crisciani, ha letto la motivazione della MOVM al Milite Ignoto. Infine il Presidente della Federazione, dott. Vuxani, ha ringraziato i partecipanti alla cerimonia, quale riconoscente omaggio ai Caduti per la Patria e a tutti coloro che per essa hanno compiuto atti di Valore, e l'impegno organizzativo del consigliere Col. Sergio Di Cesare. Alla cerimonia erano presenti, con labari e bandiere, diverse Associazioni Combattentistiche e d'Arma di Trieste. Tra gli Azzurri presenti, il Decorato di MAVM sig. Vittorio Zanon, di anni 95. Siracusa: Convegno sull’insurrezione antiborbonica della città SONDRIO La Federazione Provinciale di Sondrio negli ultimi mesi ha svolto le seguenti attività: – ha partecipato con il Presidente, il Segretario, l'Alfiere Mattiussi, i Soci Zotti, Ravelli, Corradini (in veste istituzionale) e Bianchini (quale alfiere della Sezione ANC) alla cerimonia del 25 aprile svoltasi a Morbegno (SO); – ha presenziato con il Presidente, il Segretario, il Vice Alfiere Franco Silva ed altri Soci alla cerimonia di consegna della borsa di studio dedicata alla memoria della M.A.V.M. Savino Tona, organizzata dal Gruppo Alpini di Villa di Tirano (SO); – ha partecipato con il Labaro, portato dagli Alfieri Mattiussi e Silva alle feste della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza; – ha presenziato con il Labaro portato dal Consigliere ed Alfiere Arrigo Mattiussi alle esequie della M.B.V.M. Ten. Giovanni Vitiquindo Favaro. Trieste: 87° anniversario del Nastro Azzurro e Giornata del decorato TORINO Il 4 maggio 2010 è stato celebrato, presso il Palazzo Pralormo di Torino, il 149° Anniversario della 45 IL NASTRO AZZURRO RECENSIONI costruito in Italia; nel 1969 il primo uomo ha camminato sulla superficie lunare; nel 1981 lo Space Shuttle ha iniziato i suoi voli che ancora oggi continuano e nel 2001 la Stazione Spaziale Internazionale (lSS) è diventata la casa spaziale di tanti astronauti di diverse nazionalità. Oggi l'uomo progetta di tornare sulla Luna e poi di andare su Marte, per stabilire nuovi avamposti abitati e costruire nuovi sogni per le future generazioni. In questo libro, le immagini che raccontano dell'awentura spaziale ci accompagnano attraverso la storia degli ultimi cinquant'anni, offrendoci uno scorcio sul lavoro di migliaia di uomini e donne che, con coraggio e immaginazione, hanno aperto nuovi orizzonti sul futuro dell'umanità. Testo tipicamente divulgativo, e anche un po' auto celebrativo, sponsorizzato dall'ASI, con una profusione di bellissime immagini e una veste grafica davvero ineccepibile e sontuosa, ripercorre in modo chiaro scorrevole e preciso, la storia della recente conquista dello spazio e nei cenni finali ai programmi spaziali prossimi venturi, non indulge, come potrebbe essere facile, a ipotesi fantascientifiche, ma rimane saldamente ancorato alla realtà. Godibile. ANTONIO AMBROSELLI L’UOMO, IL FINANZIERE, L’EROE - di Gerardo Severino per il Museo Storico della Guardia di Finanza - Edizione Associazione per la memoria storica di "Antonio Ambroselli" - pp.108 - testo e foto B/N - si può richiedere alla Federazione di Latina dell'Istituto del Nastro Azzurro o direttamente all'Associazione per la memoria storica di "Antonio Ambroselli" Nella nostra società e soprattutto per le generazioni future, assume un grande rilievo ricordare i passaggi cruciali di vicissitudini di molti protagonisti che in qualche modo hanno contribuito a combattere le tristi infamie del nemico nella seconda guerra mondiale, per ripristinare la libertà e la democrazia. In tale contesto s'inquadra questa testimonianza, come altre pubblicate negli ultimi anni in collane della memoria, fornita da chi le ha sofferte nell'anima e nella carne o da chi le ha raccolte di prima mano. Questo libro ha, in particolare, il pregio di raccontare la storia di un giovane, Antonio Ambroselli, nato da una sana famiglia tradizionale di Santi Cosma e Damiano, pervasa da sentimenti di profonda religiosità, da radicati valori morali e da elevato patriottismo. Egli si arruola, poco prima della guerra, tra i sottufficiali della Guardia di Finanza, si distingue per grande coraggio e generosità. In servizio nella Capitale compie, con la collaborazione della giovane ed ardita moglie, Mafalda Cangelmi, azioni di straordinaria solidarietà umana a rischio della vita. Lo fa per i familiari ed anche per decine e decine di conoscenti rinchiusi nel campo di concentramento della Breda a Roma. La moglie condivide pienamente e consapevolmente la rischiosa missione messa in atto dal marito e, nel contempo, gli dona due bravi figli maschi. Nasce così la emozionante storia di un uomo e della sua famiglia che, oggi, Gerardo Severino racconta con bravura e competenza, incastonandola magistralmente nelle vicende italiane del tempo ed arricchendola di contestuali e correlati episodi di eroismo di commilitoni del Corpo della Guardia di Finanza. La sua opera realizza pienamente l'aspirazione dei familiari, in particolare del figlio Sandro che con costanza e profonda sensibilità ha raccolto la testimonianza della madre, prima della sua scomparsa, nonché il materiale documentale per la stesura del testo, di onorare la memoria di Antonio Ambroselli e di Mafalda Cangelmi. VITA DA CACCIABOMBARDIERE - di Bruno Servadei SBC Edizioni - 15x21 - 436 pagine - € 23,00 - ISBN 978-8895462-77-5 Dettagliatissimo diario dei dodici anni di vita dell'autore trascorsi da pilota militare presso reparti di volo della specialità cacciabombardieri. La guerra fredda fa da sfondo ai momenti e alle situazioni vissute, ma ciò che colpisce il lettore è lo stile ironico, leggero, talvolta sboccato, mai eccessivo, col quale scorre il racconto. Talune situazioni, sebbene descritte molto approfonditamente, possono essere comprese in tutte le sfumature solo se si è piloti militari, ma questo non è un limite. Nel complesso una lettura più che piacevole, sicuramente interessante, a tratti coinvolgente, mai noiosa. La veste grafica, del tutto ordinaria, non sminuisce il valore del libro. UN’INVIATA TRA LE NUVOLE di Arianna Landi - IBN Editore - giugno 2009 - 15 x 21 - pp. 96 - illustrato B/N Euro 10,00 - ISBN 88-7565-071-3 Si tratta del diario scritto, durante le riprese della trasmissione televisiva "Voglia di Volare", dalla sua conduttrice Arianna Landi, simpatica giornalista che, avvicinatasi al mondo dell'aviazione per motivi professionali, ne è rimasta entusiasmata lei per prima. Da qui è nata l'idea di raccontare le sue esperienze. L'obiettivo di questi racconti, sciolti e briosi, è sempre di avvicinare il grande pubblico ad un mondo che solo in pochi conoscono ed amano veramente, attraverso gli occhi di una ragazza come tante che, solo per caso, si è LO SPAZIO OLTRE LA TERRA - di Marcello Spagnulo e Ettore Perozzi - Editore Giunti - Pagg. 194 - 23 x 27 - illustrato a colori - € 26,00 - ISBN 97888-09-74383-0 L'esplorazione dello Spazio è storia recente dell'umanità. Il primo satellite artificiale costruito dall'uomo è stato lanciato nello spazio nel 1957; nel 1964 anche l'Italia ha lanciato in orbita intorno alla Terra un satellite progettato e 46 IL NASTRO AZZURRO l'lstria, da Fiume e dalla Dalmazia, scrivendo articoli, partecipando a trasmissioni televisive e, soprattutto, recandosi in sale consiliari ed istituti scolastici, per narrare ai giovani una pagina di storia ancora quasi del tutto assente nei loro libri di testo. Purtroppo, infatti, è ancora poco nota la tragedia delle foibe, dove trovarono la morte moltissimi nostri fratelli e dei campi di concentramento di Tito, dove tantissime persone furono barbaramente uccise e torturate per l'unica "colpa" di essere italiani. Con questo libro affascinante, ricco di documenti rilevati da fonti ufficiali, l'autrice vuole anche ricordare che gli esuli, attendono dal 1947, giustizia per i loro diritti riguardanti i loro beni, che furono costretti ad abbandonare. trovata a mescolare la sua vita con gli aeroplani. Il saltellare da un aeroporto all'altro, per fare interviste, l'ha trascinata in un vortice di emozioni inaspettate che nel giro di poco tempo si sono trasformate in una passione sfrenata. Se vi state chiedendo perché dovrebbe interessarvi una storia di aeroplani, visto che non ve ne è mai importato niente, sappiate che, anche l'autrice, all'inizio la pensava esattamente come voi. Ora fate un passo indietro nella memoria e cercate di ricordare quell'attimo in cui avete alzato gli occhi al cielo e per pochi istanti vi siete estraniati dal mondo, seguendo la scia bianca di un aeroplano e desiderando di esserne il pilota. APPUNTI DI UN INTERNATO MILITARE ITALIANO IN GERMANIA (1943-1945) - di Alberto Gorni - Ed. Associazione "Il Mascellaro" - pp. 110 - 17 x 21,5 Collana: Kuritza - ISBN 978-88-903147-6-6 Si tratta del diario coevo del soldato Alberto Gorni, classe 1921, mantovano, deportato dal fronte albanese e avviato dai tedeschi ai lavori forzati. Egli trovò nella fede la forza per resistere e affrontò pericoli e disagi con una manzoniana fiducia nella Divina Provvidenza. Il materiale relativo alla prigionia di Alberto Gorni ha una storia davvero particolare perché la sua produzione si deve a un'autentica passione del giovane autore di allora per la scrittura, da lui intesa come un mezzo privilegiato per mantenere relazioni con le persone più care e per ritagliarsi uno spazio di riflessione, e la sua riscoperta si deve alla tenacia dei familiari per la conservazione e la divulgazione della memoria dei fatti accaduti al papà Alberto. Tutto il materiale disponibile, unitamente all'epistolario, è quindi già stato raccolto e ordinato amorevolmente dal figlio Marco in vista di un ambizioso progetto editoriale, che ne prevedeva la pubblicazione integrale in cinque volumi. Possiamo così disporre, per una migliore comprensione della soggettività dell'autore, di una copiosa e fittissima corrispondenza tra Alberto, i familiari e gli amici più stretti, dal gennaio 1942 quando egli fu chiamato per il servizio militare di leva presso il 17° Reggimento Fanteria a Silandro (Bolzano), e poi in Albania sino a pochi giorni prima della cattura, e del diario di prigionia, che copre il periodo dalla cattura sino al rimpatrio. Il volume è curato dallo storico Alessandro Ferioli, che è anche autore della corposa "introduzione". L'Istituto del Nastro Azzurro ha ritenuto di concedere all'iniziativa il proprio patrocinio non oneroso per valorizzare lo sforzo dell'Associazione “Il Mascellaro” nell'editare senza scopo di lucro libri non appetibili alle case editrici tradizionali. IL PRINCIPE CON LE ALI - di Piero Baroni - Macchione Editore - 17 X 24 - pagine 260 - € 20,00 - ISBN 978-888340-484-9 Biografia molto ben documentata sulle imprese di guerra del principe Fulco Ruffo di Calabria, asso della caccia italiana pluridecorato al Valor Militare durante la prima guerra mondiale. La lettura potrebbe essere più piacevole se il filo del racconto non fosse continuamente spezzato dalla riproduzione dei documenti originali e degli spezzoni del diario personale del principe. Sebbene tale compilazione dia veridicità e valore documentale al testo, ne rende poco agevole la lettura. L'ITALIA NELLA GUERRA AEREA - Ferdinando Pedriali - Editore: Aeronautica Militare - Ufficio Storico - pp. 500 - 23 x 29 - Illustrato B/N - Edizione fuori commercio acquistabile presso SMA 5° Reparto - Ufficio storico Questo libro, della serie che analizza l'attività bellica italiana sul fronte aereo nella seconda guerra mondiale, abbraccia il periodo compreso tra due eventi decisivi: dalla battaglia di El Alamein (4 novembre 1942) allo sbarco alleato in Sicilia (9 luglio 1943), periodo nel quale la guerra aerea è decisiva per le sorti delle operazioni belliche. L'aviazione alleata, preponderante nei mezzi e nel sostegno logistico, si scontra con la Regia Aeronautica e la Luftwaffe e, nonostante gli eroismi individuali degli aviatori italiani e tedeschi, assume inesorabilmente il dominio dell'aria, permettendo l'avanzata inarrestabile degli alleati. Uno studio storico condotto da un punto di vista decisamente douhettiano, dal quale rifulge l'eroica di resistenza dei nostri aviatori oltre ogni limite. FOIBE (S)CONOSCIUTE - di Maria Antonietta Marocchi - Editore: "Pagine s.r.l." - Collana: "I libri de Il Borghese Documenti" - 13 X 23 - pp. 296 - Illustrato B/N - € 14,00 - ISBN 978-88-7557-353-9 L'autrice, nata a Bologna nel 1951 da genitori costretti ad abbandonare i loro beni in Istria per restare italiani, ha già scritto della materia pubblicando nel 2000 "Una vita italiana. Dalle foibe alla ricostruzione", libro che ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali quello della Presidenza della Regione Lazio, nel 2002. Da anni conduce una battaglia senza sosta per sollevare dall'oblio il ricordo dei trecentocinquantamila esuli dal- 47