Numero speciale CESV SPES CENTRI DI SERVIZI PER IL VOLONTARIATO – Dicembre 2005 PROVINCIA DI FROSINONE ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI Collana periodica I Quaderni dell’Osservatorio __________________________________________________________________________________________________ a cura dell’Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali L’Associazionismo nella provincia di Frosinone: una prima ricognizione sulle attività nel campo delle politiche sociali PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com OSSERVATORIO POLITICHE SOCIALI Provincia di Frosinone Responsabile: Dott. Marcello Fanfarillo Operatori: Dott.ssa Barbara Mignacca – Dott.ssa Elga Pallagrosi– Dott. Pompeo Di Fazio PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Rientra nelle intenzioni programmatiche dell’Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Frosinone valorizzare il Volontariato e renderlo protagonista, insieme alle Istituzioni locali, di un progetto operativo in grado di affermare diritti e partecipazione. Non penso, e respingo fermamente, ogni considerazione del Volontariato come semplice risorsa in grado di sostituire le assenze delle Istituzioni. Fare una indagine sulle realtà del Volontariato in provincia di Frosinone nasce con questo spirito di partecipazione e di condivisione culturale e progettuale. Abbiamo sottoscritto così un protocollo di intesa tra la Provincia e il Cesv-Spes con alla base questi contenuti programmatici. Da qui è nata anche l’organizzazione del 1° Meeting provinciale del Volontariato nei giorni 16, 17 e 18 dicembre 2005 presso la Villa Comunale di Frosinone. Fare indagine, festa e discussione mi sembra un buon inizio. Un ringraziamento agli operatori che hanno condotto il lavoro con professionalità e partecipazione emotiva e un arrivederci a tutte le prossime iniziative. L’Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Frosinone Dott. Francesco Giorgi PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali L’Associazionismo nella provincia di Frosinone: una prima ricognizione sulle attività nel campo delle politiche sociali. A cura di: Pompeo Di Fazio, Marcello Fanfarillo, Barbara Mignacca, Elga Pallagrosi – gruppo di lavoro U.O. Osservatorio per le Politiche Sociali Michela Colatosti, Maria Cristina Papitto – Centri di Servizio per il Volontariato Spes-Cesv* Introduzione L’indagine sulle realtà associative presenti nel territorio della provincia di Frosinone è la prima iniziativa realizzata tra quelle previste nel protocollo di intesa stipulato tra l’Assessorato alle Politiche Sociali e i Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio Cesv e Spes. Il protocollo intende sostenere un processo di costruzione di un rapporto organico di collaborazione finalizzato a valorizzare il ruolo del volontariato e del terzo settore nell’ambito del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Il rapporto di collaborazione si attua attraverso la realizzazione di una serie di attività che vanno dallo svolgimento di ricerche sulla realtà associativa presente nella provincia, alla individuazione, sperimentazione e promozione di forme di rappresentanza degli organismi del terzo settore, alla costituzione di tavoli di coordinamento su base distrettuale e provinciale per migliorare la partecipazione degli organismi del terzo settore alla definizione dei piani di zona, alla organizzazione e realizzazione di percorsi formativi rivolti a gruppi integrati composti da operatori dei servizi pubblici e degli organismi del terzo settore, alla realizzazione congiunta di eventi di promozione del volontariato e della solidarietà. Le attività conoscitive previste nel protocollo di intesa hanno come obiettivo finale la ricostruzione della mappa delle risorse e dei servizi che le realtà associative mettono a disposizione della collettività e la sua elaborazione in forma di strumento utilizzabile dal territorio. Per il raggiungimento di tale obiettivo è stato predisposto un percorso, articolato sulla base della dicotomia centralità-perifericità delle attività svolte nell’ambito delle politiche sociali, che si snoda, in una logica di segmentazione del processo di ricerca in sequenze operative, lungo le seguenti tappe: 1) rilevazione di tutte le associazioni iscritte nei registri regionali del volontariato e dell’associazionismo di promozione sociale e delle associazioni non iscritte nei registri regionali che si collocano in posizione centrale nel campo delle politiche sociali; 2) elaborazione ed analisi dei dati relativi alle sole associazioni centrali iscritte e non iscritte nei registri (che costituiscono l’oggetto dello studio presentato in questo numero dei Quaderni dell’Osservatorio); 3) rilevazione delle associazioni periferiche non iscritte nei registri; 4) elaborazione ed analisi dei dati relativi a tutte le associazioni periferiche iscritte e non iscritte; 5) ricostruzione della mappa generale delle realtà associative presenti nel territorio provinciale. La scelta compiuta, di procedere secondo una logica di allargamento progressivo del focus dell’indagine e quindi di “taglio” rispetto a un universo di indagine più ampio e dunque più esaustivo, è stata fatta nell’ottica del protocollo di intesa stipulato: finalizzare le proprie azioni conoscitive verso le forme di associazionismo con possibilità di sviluppo di progettualità comuni, per promuovere la partecipazione del volontariato e del terzo settore alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Per contro, tale scelta consente un approfondimento di alcuni temi salienti; primo fra tutti, la difficoltà, implicita, delle associazioni di distinguere l’occupazione prevalentemente svolta tra attività di volontariato e di promozione sociale1 in un campo che sia quello di azione tipico delle politiche sociali. * Si ringrazia per la collaborazione nella rilevazione: Daniela Sbardella, Chiara Romani, Angela Iorio. 1 “Il volontariato si caratterizza come un’attività <<senza fini di lucro anche indiretto per fini di solidarietà>> rispetto ad un impegno tipico delle associazioni di promozione sociale in <<attività di utilità sociale a favore di associati o di terzi>>. Il volontariato si collocherebbe quindi in un’ottica di altruità e di prevalenza nei confronti dei terzi mentre l’associazionismo di promozione sociale si fonderebbe sulla mutualità o esclusività nei confronti dei terzi medesimi”. Fonte: documento CSV di Frosinone. 1 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Così nella nostra “popolazione di riferimento” compaiono diverse AVIS e Associazioni per la Donazione di organi, Caritas e Misericordia, Sezioni Provinciali di Organizzazioni Nazionali (dalla Lega Italiana contro il Tumore all’Associazione Italiana contro le Leucemie, ecc.), Associazioni di Protezione Civile e Associazioni Culturali, Comunità Terapeutiche ecc. selezionate con l’unico criterio della “centralità” rispetto ad interventi territoriali in campo socio-assistenziale e sanitario. Va detto che sicuramente sono molte le altre piccole realtà del volontariato che, pur essendo attive in campo sociale e sanitario, sono sfuggite alla nostra rilevazione, ma il volontariato stesso è per sua natura “sfuggente”, di difficile classificazione, spesso legato all’alternarsi di periodi di attività e di inoperatività, e a volte, contro il sistema stesso di “istituzionalizzazione” delle proprie forme spontanee di espressione. Nella sintesi statistica dei dati, potremo osservare alcune informazioni generali sulle associazioni intervistate procedendo dalle “caratteristiche strutturali” ai “campi di intervento e attività”, dagli “utenti o beneficiari delle attività” alle “risorse delle organizzazioni” per terminare con i “rapporti delle organizzazioni con soggetti esterni”, seguendo la mappa fornita dal FIVOL nella sua rilevazione regionale del 20012 e cercando, dove possibile, un confronto con il dato regionale e provinciale registrato per il 2001. Il Contesto della Rilevazione La realizzazione dell’indagine sulle realtà associative presenti nel territorio provinciale, avviata nel marzo 2005, si è articolata in tre diverse fasi di lavoro: 1) costituzione dell’èquipe di lavoro integrata; 2) strutturazione dello strumento di rilevazione; 3) analisi e interpretazione dei dati emersi. L’équipe, composta dagli operatori dell’Osservatorio provinciale per le politiche sociali e dagli operatori dei due Centri di Servizio per il Volontariato SPES e CESV, ha svolto un lavoro che si è snodato nel corso degli otto mesi di attività attraverso incontri con cadenza programmata e si è caratterizzato per 3 funzioni fondamentali: 1. definizione degli obiettivi dell’indagine già in parte espressi nel protocollo d’intesa sottoscritto nel febbraio 2005 e condivisione del metodo di lavoro; 2. individuazione delle fasi dell’intervento dal punto di vista della tempistica e delle modalità di realizzazione con successiva distribuzione di funzioni e competenze all’interno del gruppo; 3. monitoraggio continuo quanto ad efficacia delle azioni previste e rimodulazione dei tempi di lavoro. Nei primi incontri il gruppo ha messo a punto una strategia per il raggiungimento dell’obiettivo della ricostruzione della mappa delle risorse e dei servizi che le realtà associative mettono a disposizione della collettività, un primo passaggio significativo è rappresentato dalla realizzazione della prima tappa del più complesso percorso plurifasico già esposto nell’introduzione del presente Quaderno: la rilevazione di tutte le associazioni iscritte nei Registri Regionali del Volontariato e dell’Associazionismo di Promozione Sociale e delle associazioni non iscritte nei registri regionali che comunque svolgono attività “centrali” rispetto ai campi di intervento propri delle politiche sociali. Tra il mese di marzo e aprile del 2005 l’èquipe ha concordato lo strumento di rilevazione attraverso la seguente procedura: la proposta giunta da SPES e CESV è stata quella di riprendere la scheda di rilevazione messa a punto ed utilizzata dalla FIVOL (Federazione Italiana per il Volontariato), nel corso della ricerca effettuata nel 2001 sull’intera Regione Lazio; tale scheda è stata rivisitata per diversi aspetti (“snellita” in alcuni punti, “privata” di alcune specifiche aree di rilevazione non ritenute pertinenti, “aggiunta” di domande specifiche di interesse concordato), ne è risultato uno strumento “discendente” da quello originale che a tratti ne consente ancora il confronto, a tratti inserisce campi di indagine nuovi per la nostra provincia. La divisione dei compiti concordata in èquipe ha visto nello specifico gli operatori dei Centri di Servizio impegnati nella diffusione, somministrazione e raccolta delle schede, gli operatori dell’Assessorato nella fase di inserimento, gestione ed analisi dei dati; per riunire poi i due sottogruppi di lavoro nella condivisione dei risultati emersi (con conclusioni dell’analisi dei dati scritte a più mani) e nella loro diffusione (organizzazione della pubblicazione e dell’evento per la distribuzione). 2 “Il Volontariato nel Lazio”, 2001, Fondazione Italiana per il Volontariato - Regione Lazio. Roma, aprile 2003. 2 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Come già detto, l’attività di somministrazione della scheda di rilevazione è stata effettuata dai Centri di Servizio per il Volontariato SPES e CESV, che attraverso proprie delegazioni territoriali presenti in ognuno dei 4 Distretti della Provincia di Frosinone hanno potuto garantire un intervento di prossimità sull’intero territorio di riferimento della ricerca. L’attività di somministrazione è stata preceduta dalla definizione di una banca dati per stabilire l’universo di riferimento e attraverso quali vie raggiungerlo. Si è proceduto all’incrocio delle diverse fonti a disposizione: la banca dati del Centro di Servizio SPES (su cui confluiscono anche dati della rilevazione FIVOL 2001), quella del CESV predisposta nell’ambito delle attività dei progetti di Servizio Civile 2003, il Registro Regionale del Volontariato e quello dell’Associazionismo pubblicati sul BURL del 10 Febbraio 2005, gli elenchi di associazioni del territorio forniti dai 4 Distretti SocioAssistenziali. Alle fonti inizialmente disponibili si è pensato di aggiungere l’indirizzario ricavato online dai siti istituzionali dei Comuni della provincia che ospitano pagine web dedicate al mondo dell’associazionismo. E’ evidente che questo processo di unificazione ha prodotto una banca dati, completa di indirizzario, caratterizzata anche dalla presenza di organismi non pertinenti l’indagine per tipologia giuridica (cooperative sociali, fondazioni, enti di patronato), mentre uno sguardo analitico sulla composizione dell’elenco (delle realtà associative) a disposizione evidenzia immediatamente una sorta di squilibrio nella distribuzione territoriale delle associazioni da censire determinato da una loro concentrazione, soprattutto per le non iscritte, in alcuni comuni della Provincia: Frosinone, Alatri, Cassino e Sora. In realtà vi è la consapevolezza che in quei comuni, sedi delle proprie delegazioni territoriali, risulta, da parte degli operatori dei Centri di Servizio, una maggiore conoscenza del tessuto associativo acquisita dalla presenza stabile sul territorio. Inoltre, altro assunto condiviso degli operatori dei Centri e partecipato anche all’interno dell’èquipe integrata, è quello per cui la realtà del volontariato organizzato, per sua natura spontaneistica e sfuggevole, si presenta di non facile coinvolgimento. E’ sulla base di questa consapevolezza che, per arricchire ulteriormente le informazioni di partenza, si è pensato di aggiungere una domanda specifica nella scheda di rilevazione che permettesse di raggiungere anche alcune delle realtà, sconosciute ai servizi ma potenzialmente note ad altre organizzazioni (o per presenza in uno stesso Comune o per l’impegno nello stesso campo o per contatti/collaborazioni avvenute in passato ecc.): si è difatti chiesto alle associazioni intervistate, qualora in grado di farlo, di nominare almeno altre cinque organizzazioni locali impegnate sia nello stesso ambito sia in ambito diverso. Tale informazione aggiuntiva (del questionario) molto interessa la seconda fase della RicercaStudio quando l’attenzione dei rilevatori sarà rivolta dalle associazioni definite “centrali” all’intero universo territoriale di riferimento. La banca dati ripulita degli elementi ritenuti non pertinenti ha fornito un indirizzario costituito nel complesso da 458 unità. Su queste 458 organizzazioni stimate si è proceduto alla suddivisione in base alle fasi di monitoraggio concordate: una prima fase di rilevazione di tutte le associazioni iscritte nei due Registri Regionali e di quelle non iscritte ma con attività rilevante nel campo delle politiche sociali e una seconda fase che prevede l’allargamento della rilevazione su tutte le organizzazioni presenti sul territorio provinciale. L’universo di riferimento risultava dunque circoscritto a 190 associazioni da raggiungere ed intervistare nella prima fase della ricostruzione della mappa provinciale. Delle 190 associazioni di partenza, 58 pari al 30,5% sono quelle iscritte al Registro Regionale del Volontariato presenti sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio del 10 Febbraio 2005; mentre 42, pari al 22,1%, risultano essere le associazioni iscritte al Registro Regionale dell’Associazionismo di Promozione Sociale; di contro le rimanenti 90 associazioni, pari al 47,4%, risultano non iscritte ai registri, ma “centrali” per la prima fase di rilevazione. L’attività di rilevazione è stata preceduta da un contatto telefonico con il presidente o con i referenti delle associazioni al fine di verificare la loro disponibilità alla compilazione del questionario (lì dove non si disponeva di un recapito telefonico è stato spedito il solo questionario per posta). Questa prima operazione ha permesso di verificare, rispetto alle 190 organizzazioni in banca dati della 3 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali prima fase di mappatura, l’irreperibilità e l’attuale stato di inattività di alcune di esse. Per l’esattezza a 23 organizzazioni su 190, pari al 12,1%, non è stato possibile consegnare il questionario di rilevazione. Gli operatori Spes e Cesv, avvalendosi anche delle risorse del Servizio Civile, hanno raggiunto le 167 organizzazioni rimanenti (le 190 di partenza ripulite delle 23 irreperibili), in vario modo: intervista telefonica, spedizione della scheda tramite fax, posta o posta elettronica, somministrazione in riunioni di gruppo concordate ma anche distribuzione degli strumenti piuttosto “estemporanee”, approfittando di convegni o di contatti casuali con responsabili-referenti di organizzazioni mai contattate prima. Dunque tra maggio e settembre è tornato indietro, agli operatori incaricati dell’inserimento, il “grosso” delle schede e per l’inizio del mese di novembre (2005) si è deciso di chiudere la fase di raccolta: 110 i questionari restituiti. Dunque 57 organizzazioni su 190, pari al 30%, non rientrano in questa prima fase di mappatura in quanto non hanno fatto giungere in tempo utile la scheda di rilevazione. Come commentare la resistenza delle associazioni a rendersi protagoniste dell’indagine? La principale giustificazione fornita dalle associazioni che non si sono rese disponibili al primo contatto o hanno dimostrato di non esserlo a seguito dei successivi vani solleciti effettuati dagli operatori, è stata quella della “mancanza di tempo”; seguono dichiarazioni che vanno dall’“attività attualmente irrilevante” al “disinteresse per l’iniziativa”. Un dato osservato da tutti i 5 operatori di Centri di Servizio che hanno partecipato alla rilevazione è stato quello della difficoltà di coinvolgimento di quelle associazioni che potremmo definire “storicamente confessionali” e di quelle che svolgono una significativa funzione di advocacy relativamente a talune specifiche problematiche sociali, dunque, importanti organizzazioni della provincia di Frosinone. Sui 110 questionari restituiti, l’èquipe ha compiuto una ulteriore scelta: ridefinire il concetto generico della “centralità” rispetto a specifiche attività rilevate tramite domanda di questionario. Se inizialmente il concetto di centralità poggiava sulle conoscenze proprie dei Centri di Servizio e sulla loro capacità di discernere gli specifici campi di intervento delle associazioni, in fase avanzata, ossia alla luce dei questionari compilati, si è scelto di comprendere in tale fase della rilevazione quelle associazioni che segnalavano fra le proprie attività quelle: a) socio-assistenziali; b) sanitarie; c) di tutela e promozione dei diritti; d) di cooperazione internazionale; e) di sostegno ai Paesi in via di sviluppo; f) di sviluppo economico e coesione sociale; inoltre le attività di “promozione del volontariato” e quelle “educative e formative” solo se combinate con le attività su elencate. Tale scelta di analisi ci ha portati a ridurre il numero dei questionari da 110 a 94, riducendo contesti di conoscenza, ma mirando a una definizione più puntuale del primo universo di riferimento: associazioni iscritte e non iscritte (ai Registri Regionali di Volontariato e Associazionismo) centrali nelle attività svolte rispetto alle politiche sociali, assistenziali e sanitarie. Riassumendo: si è passati da una stima delle associazioni presenti sul territorio provinciale (458), a una selezione delle stesse per la prima fase di rilevazione (190); sulle organizzazioni selezionate in base ai criteri di iscrizione nei registri regionali e centralità degli interventi nel campo delle politiche sociali si è organizzata la fase di somministrazione delle schede di indagine; sul totale delle organizzazioni intervistate (110, si ricorda che 23 associazioni non sono risultate reperibili e 57 non hanno restituito la scheda compilata, complessivamente 80 i questionari mancanti) si è operata ancora una scelta: analizzare i dati (lettura delle schede di rilevazione) solo in coincidenza con lo svolgimento di alcune attività specifiche da parte delle organizzazioni intervistate; una sorta di “verifica” di quel concetto di “centralità” di tipo soggettivo introdotto in via preliminare. Sono risultate 94 associazioni che svolgono sul territorio provinciale quelle specifiche attività che le inseriscono di diritto nel campo degli interventi socio-assistenziali e sanitari. Consultando il Registro Regionale del Volontariato nel Lazio e conteggiando le sole organizzazioni della provincia di Frosinone, 76 sono quelle che risultano iscritte: 9 nella sezione Sanità; 7 nella sottosezione della Sanità – Donatori di sangue; 25 nella sezione dei Servizi Sociali; 14 nella sezione Ambiente, Natura e Animali; 14 nella sezione Protezione Civile; 5 nella sezione Cultura. Va specificato che un’associazione può contemporaneamente essere 4 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali iscritta a più sezioni, considerando dunque, i casi di plurima iscrizione per sezioni le 76 associazioni di partenza si riducono a 61. 42 sono invece le associazioni conteggiate iscritte al Registro dell’Associazionismo (L.R. 22/99); dunque un universo di 103 diverse associazioni iscritte al 2004 (Albo Regionale diffuso sul BURL del 10 febbraio 2005) considerando entrambi i Registri Regionali. Rispetto alle 94 associazioni da noi intervistate, 32 risultano iscritte al Registro Regionale del Volontariato e rappresentano il 52,4% di quelle complessivamente iscritte per la provincia di Frosinone (ossia, 32 associazioni sulle 61 complessivamente conteggiate nell’Albo Regionale); 7 risultano iscritte al Registro dell’Associazionismo, rappresentando solamente il 16,7% di quelle complessivamente iscritte per la provincia (pari a 7 associazioni sulle 42 dell’Albo specifico); infine 55 associazioni non risultano iscritte ad alcuno dei Registri Regionali alla data della rilevazione (verificheremo in seguito che 4 di queste associazioni hanno visto formalizzata la propria iscrizione nel corso del nostro lavoro di analisi mentre 11 risultano “in attesa”, della formalizzazione avendo già avviato la pratica, o in attesa dei requisiti necessari per avviare la pratica e procedere all’iscrizione). Rispetto al nostro universo di riferimento (le organizzazioni intervistate) il 58,5% è rappresentato da associazioni non iscritte, il 34% è rappresentato da associazioni iscritte al Registro Regionale del Volontariato, il restante 7,5% è rappresentato da organizzazioni iscritte al Registro dell’Associazionismo di Promozione Sociale (tabella sottostante). Associazioni intervistate Iscritte Registro Regionale del Volontariato Iscritte Registro Regionale dell’Associazionismo Non iscritte ai registri Totale n % 32 7 55 94 34,0 7,5 58,5 100,0 Passiamo ad osservare i dati organizzati in sezioni di analisi, partendo dalle preliminari “caratteristiche strutturali” e collocazione territoriale delle organizzazioni intervistate, facendo presente che hanno risposto al nostro questionario per le 94 associazioni: più del 57% di Presidenti e Responsabili delle associazioni stesse, circa il 26% di Vicepresidenti e Coordinatori, il 10% circa di Segretari e il 7% di Tesorieri. n.b. Nel corso dell’analisi dei dati i termini Associazione e Organizzazione vengono utilizzati scambievolmente e si riferiscono, senza distinzione di sorta, sia ad associazioni/organizzazioni specifiche del Volontariato sia a quelle specifiche della Promozione Sociale (per una distinzione confronta nota in introduzione); ciò non toglie il ricorso alla lettura specifica dei dati nei due diversi contesti (Volontariato e Promozione Sociale). Caratteristiche Strutturali Collocazione Territoriale Come già detto, 94 sono le associazioni intervistate per le quali si contano 141 diverse sedi sparse sul territorio provinciale e non (considerando almeno 1 sede per quelle associazioni che non hanno specificato il numero sulla scheda di rilevazione); 2 associazioni su 94 hanno la sede legale in altra provincia (del Lazio); considerando le sedi legali e le due sedi operative delle associazioni con sede legale fuori provincia, abbiamo la seguente distribuzione su Distretto (tab. 1): 17% di presenza sul Distretto A, il 47,7% sul Distretto B, il 24,5% sul C e il 12,8% sul rimanente Distretto D; come si può notare abbiamo una sovrarappresentazione del Distretto B: chiaramente pesa sul territorio corrispondente la presenza della città capoluogo di provincia che da sola ospita il 23,4% delle sedi legali delle associazioni (tab. 2). Segue il Distretto C e la città di Sora che conta circa il 10% delle associazioni intervistate; per il Distretto A le città di Alatri e Anagni racchiudono il 7,5% delle intervistate (rispettivamente con frequenza percentuale pari a 4,3 e 3,2); mentre la città di Cassino per il Distretto D, comprende il 7,4% delle associazioni. 5 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Tab. 1 – Associazioni per Distretto Socio-Sanitario di appartenenza n % distretto socio-sanitario distretto A 16 17,0 distretto B 43 45,7 distretto C 23 24,5 distretto D 12 12,8 Totale 94 100,0 Tab. 2 – Associazioni per Comune di appartenenza delle sedi legali comune sede legale Frosinone Sora Cassino Arpino Isola Liri Alatri Ferentino Ceccano Anagni Ceprano Fiuggi Monte S. Giovanni C. Patrica Pontecorvo Ripi Piglio Trivigliano Acuto Arce Boville Ernica Castro dei Volsci Coreno Ausonio Morolo Paliano Piedimonte S. Germano Trevi nel Lazio Pofi S. Giovanni in Carico Sgurgola Strangolagalli Torrice Vallerotonda altra provincia Totale n % 22 9 7 5 5 4 4 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 94 23,4 9,6 7,4 5,3 5,3 4,3 4,3 3,2 2,1 2,1 2,1 2,1 2,1 2,1 2,1 2,1 2,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 2,1 100,0 Le associazioni intervistate specificano nella domanda relativa alla presenza di sedi operative diverse dalla sede legale un numero cospicuo di strutture che vanno da luoghi di rimessa dei mezzi di trasporto a singole stanze adibite a “sportello”, da sedi di ex-ospedali a scuole elementari e medie utilizzate per le attività pomeridiane delle associazioni ecc. Considerando contemporaneamente sedi legali e operative (li dove le associazioni specificano l’utilizzo di diverse sedi), vediamo (tab. 3) che la stragrande maggioranza dei luoghi utilizzati vengono resi disponibili da parte di altri organismi del territorio: circa il 62% delle associazioni ha sedi in uso gratuito o comodato (affidate principalmente da Enti Pubblici). Un cospicuo 19% di sedi risulta essere in affitto, il 12% delle sedi coincide con l’abitazione di uno dei membri dell’associazione (nella maggioranza dei casi, sedi legali delle associazioni) e, infine, il 7% delle sedi risulta essere di proprietà dell’organizzazione intervistata. 6 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Tab. 3 – Ripartizione sedi legali e operative per tipologia locazione sedi operative associazione n a disposizione da organismo in affitto presso abitazione membro di proprietà Totale sedi Mancata risposta: 3 % 87 27 17 10 141 61,7 19,1 12,1 7,1 100,0 22 organizzazioni specificano l’ubicazione delle diverse sedi operative disponibili: abbiamo così che circa il 68% ha sedi operative che insistono nello stesso comune delle sedi legali, il 23% anche in altri comuni della provincia e il 9% sconfina in altre province. Tab. 4 – Distribuzione territoriale sedi operative altre sedi associazioni N stesso comune altri comuni della provincia altre province Totale % 15 5 2 22 68,2 22,7 9,1 100,0 Osserviamo ancora (tab. 4) che le associazioni hanno diverse e composite disponibilità di recapiti, strumenti attraverso i quali si rendono reperibili sul territorio: l’89% dispone di telefono (sia rete fissa che mobile) e il 71% di linea fax. Sorprende come la disponibilità di posta elettronica superi quella dei fax con il 75% di frequenza (va detto che il diverso peso percentuale è ricavato sul differente totale rispondenti ad ogni singola voce di disponibilità dei diversi recapiti: ecco perché pur essendo 63 le organizzazioni che rispondono positivamente sia per disponibilità fax che e-mail, diverso è il loro peso percentuale; 89 rispondenti sulla prima voce, 84 i rispondenti sulla seconda). Circa il 39% dispone di un proprio sito internet (considerando anche tutte quelle sezioni federate che specificano l’esistenza di un sito per l’organizzazione nazionale). Tab. 5 – Disponibilità recapiti disponibilità recapiti associazione telefono fax posta elettronica sito internet materiale divulgativo Totale intervistati n % 82 63 63 31 62 94 / 89,1 70,8 75,0 38,8 72,1 Il 72% delle organizzazioni intervistate dispone di materiale divulgativo sulle finalità e attività dell’associazione stessa, ma anche più semplicemente di pubblicità o di diffusione di un risultato conseguito dall’organizzazione; nel riquadro sottostante è possibile scorgere la natura di tale materiale (nel 62% dei casi tale materiale può essere acquisito). Tipo Materiale divulgativo § § § § Manifesti – locandine – opuscoli – brochure – volantini – biglietti da visita; News letter – materiale scaricabile da internet – VHS – DVD; Giornale trimestrale – periodico gratuito – libri – saggio teorico/metodologico – schede per formazione educatori – materiale elaborato da progetto – raccolta di scritti (alcoolisti in astinenza); Gadget vari (cappellini, magliette ecc.). Prima di passare al blocco di informazioni relativo ai campi di intervento e attività delle associazioni, osserviamo in via conclusiva come le organizzazioni siano presenti sul territorio con sedi affidate da Enti anche se, per contro, resta un’alta percentuale di organizzazioni che pagano un affitto per le proprie sedi; rispetto alla disponibilità di mezzi attraverso i quali essere contattate, le organizzazioni fanno spesso riferimento a recapiti personali (dei propri membri, soprattutto dei presidenti) dalla sede, al telefono, e-mail ecc. 7 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Campi di intervento e attività Prima di osservare i campi di intervento specifici delle associazioni intervistate, si è incrociata l’informazione relativa alla situazione dell’iscrizione (ai due Registri Regionali o la non iscrizione) con l’informazione relativa all’attività prevalentemente svolta: se di volontariato, se di promozione o di entrambe le forme, non potendo distinguerne una prevalente (tab. 6); risulta che, coerentemente con le iscrizioni, la percentuale discriminante delle associazioni svolge le attività prevalenti previste dal medesimo Registro di iscrizione (attività di volontariato con iscrizione Registro del Volontariato, più del 90%, e attività di Promozione con iscrizione al Registro della Promozione, più del 71%). Ma c’è pure chi, il 6,5%, essendo iscritto al Registro del Volontariato, svolge prevalentemente attività di promozione e chi (14% degli iscritti nel registro di Promozione) all’opposto dichiara di svolgere prevalentemente attività di volontariato; medesima frequenza (1 caso) conferma l’impossibilità di distinguere o l’una o l’altra come attività prevalente. La situazione varia per le organizzazioni non iscritte ai Registri, con il 61,5% che dichiara di svolgere prevalentemente attività di volontariato, il 21,2% che dichiara di far prevalere le attività di promozione sociale e il 17,3% che non sa distinguere una prevalente rispetto all’altra. Tale variabile è stata introdotta al fine di verificare la difficoltà riscontrata da parte di talune organizzazioni di definire le proprie azioni come di volontariato o di promozione, facendo sfumare i “confini” delle une rispetto le altre, soprattutto nella condizione di non appartenenza ad un registro specifico. Tab. 6 – Incrocio tra Situazione iscrizione e occupazione prevalente situazione iscrizione occupazione attività volontariato prevalente attività promozione entrambe/non distingue Totale registro registro volontariato promozione n 28 1 % entro situazione 90,3% 14,3% n 2 5 % entro situazione 6,5% 71,4% n 1 1 % entro situazione n % entro situazione 3,2% 31 100,0% 14,3% 7 100,0% Non iscritte 32 61,5% 11 21,2% 9 17,3% 52 100,0% Totale 61 67,8% 18 20,0% 11 12,2% 90 100,0% Siamo dunque giunti all’informazione relativa all’attività svolta dalle associazioni intervistate, domanda che, come anticipato nell’introduzione, ci ha consentito di selezionare le organizzazioni centrali rispetto alle politiche socio-assistenziali e sanitarie (tab. 7). Osserviamo che il 56,4% pari a 53 associazioni su 94 svolge attività di tipo socio-assistenziali ed il 45,7%, pari a 43 su 94, svolge attività di tipo sanitario (nella tab. 16 avremo modo di vedere i campi di intervento su tali due attività). Vengono dietro per frequenza percentuale le attività “educative e formative” e a seguire, con notevole scarto percentuale, le attività di “tutela e promozione dei diritti”. Le attività registrate come prevalenti (più importanti nell’impegno dell’organizzazione per investimento di risorse e quantità di prestazioni) fanno emergere ancora ai primi posti quelle socio-assistenziali (nel 34,5% dei casi) e quelle sanitarie (26,4% dei casi). Seguono le attività di tutela e promozione dei diritti che con il 12,6% di frequenza precedono le educativo-formative con il 6,9%; scompaiono “raccolta fondi” (per finanziare attività svolte da altri organismi) e “sostegno PVS”: Progetti o sostegno a progetti, nei Paesi in via di sviluppo; attività comunque svolte, ma non in maniera preminente dalle organizzazioni intervistate; scompaiono pure le attività “sportivo-dilettantistiche”, mentre si riduce la pregnanza delle “culturali e di tutela dei beni culturali”, di “religione” (piuttosto in coerenza con il taglio dato all’universo di indagine), ma si riducono anche le attività di “promozione del volontariato”. Da osservare che solo 87 associazioni su 94 specificano le attività svolte in maniera prevalente e tra queste numerose segnalano come prevalenti “tutte le attività indicate” precedentemente. Va ancora segnalato che diverse associazioni hanno specificato nell’item “altre attività” numerose tipologie di azioni che successivamente sono state “colte” nelle domande relative alle finalità di intervento delle associazioni o nella tipologia dei servizi offerti, dunque in questa fase di specifica 8 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali delle attività più in generale sono state ricodificate nelle categorie ritenute di appartenenza; ad esempio: l’attività specificata di “donazione sangue”/”raccolta sangue” è stata considerata nell’attività di tipo “sanitario”, mentre “ascolto e prevenzione” è stata codificata in attività “socioassistenziale”. Tab. 7 – Attività svolte dalle associazioni e Attività Prevalenti sulle attività svolte Attività socio-assistenziali Sanitarie educative e formative tutela e promozione diritti beni culturali raccolta fondi istruzione e ricerca protezione civile sportive dilettantistiche difesa e valorizzazione ambiente Ricreative cooperazione internazionale Religione sostegno PVS promozione del volontariato sostegno-coordinamento gruppi operativi sviluppo e coesione sociale totale rispondenti N svolte % 53 43 39 26 15 14 12 11 10 10 8 8 8 7 7 5 5 94 N 56,4 45,7 41,5 27,7 16,0 14,9 12,8 11,7 10,6 10,6 8,5 8,5 8,5 7,4 7,4 5,3 5,3 / prevalenti % 33 37,9 26 29,8 8 9,2 12 13,8 2 2,3 0 0,0 5 5,7 7 8,0 0 0,0 3 3,4 3 3,4 2 2,3 1 1,1 0 0,0 1 1,1 2 2,3 3 3,4 87 / Mancata risposta: 7 Graf. 1 – Confronto % Attività e Attività Prevalente delle Associazioni Va detto che 21 organizzazioni su 94 svolgono contemporaneamente le attività socio-assistenziali e sanitarie, vale a dire che il 22,3% delle associazioni intervistate mette in campo azioni di tale “doppia natura” (tale dato può ulteriormente essere letto come percentuale entro categoria, ossia che il 39,6% delle organizzazioni che svolgono attività socio-assistenziali svolgono pure attività sanitarie, percentuale che sale al 48,8% se consideriamo il totale delle organizzazioni che svolgono attività sanitarie, ma contemporaneamente a quelle di tipo socio-assistenziale). Il 41%, pari a 31 associazioni su 75 (tab. 8), interviene in campi di sensibilizzazione della popolazione in generale (es. attività di informazione, promozione della salute, promozione della donazione di sangue e di organi ecc.), percentuale su cui pesa chiaramente l’elevata presenza 9 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali delle Avis e delle associazioni impegnate nella lotta contro malattie specifiche. Si può osservare, difatti, nell’incrocio fra “campi di intervento” e specificità delle “attività”, ossia socio-assistenziali e sanitarie, come queste ultime contribuiscano con un peso maggiore (pari a 46,5% contro 39,6%) sullo specifico campo di sensibilizzazione della popolazione (tab. 9). Segue con il 36% di frequenza il campo di intervento nei servizi o prestazioni di assistenza diretta alla persona (es. assistenza domiciliare, accompagnamento, segretariato sociale, centro di aiuto alla vita, ambulatorio per l’assistenza sanitaria agli immigrati ecc.); dove invece primeggia il contributo delle attività socio-assistenziali rispetto a quelle sanitarie (49% contro 30%; tab. 9). Chiaramente sul campo di intervento di raccolta sangue ,che segue con una frequenza del 28%, il contributo delle associazioni con attività di tipo sanitario risulta nettamente maggioritario su quelle con attività di tipo socio-assistenziale (46,5% a 13,2%; tab. 9). Lieve scarto percentuale rilevato per i due interventi di tutela dei diritti e promozione sociale di persone in stato di bisogno e attività di formazione all’intervento socio-assistenziale o sanitario (rispettivamente con frequenza pari a 22,7% e 22,3%). L’incrocio fra il campo specifico della “tutela e promozione dei diritti” con le attività socio-assistenziali e sanitarie vede il contributo delle prime doppio rispetto a quello delle seconde (30% e 16%; tab. 9). Tentando di discriminare quale delle due attività contribuisce maggiormente sul campo della formazione all’intervento di tipo sociale o sanitario, non si rileva una forte distanza tra le due, che contribuiscono rispettivamente con un 26% e un 21% circa (tab. 9). Sempre in riferimento alla tabella dei “campi di intervento”, riscontriamo stessa frequenza percentuale fra il sostegno degli utenti di strutture o servizi (attività di sostegno, relazionali e di animazione ad es. in ospedale, centro diurno, case di riposo ecc.) e interventi specifici di prevenzione rispetto a fenomeni di disagio o patologia (18,7%). La determinazione del contributo delle due attività sugli specifici campi di “sostegno” e “prevenzione” vedono prevalere il contributo delle attività socio-assistenziali sulle sanitarie (rispettivamente: 26% e 14% nel campo del sostegno degli utenti di strutture; 24% contro l’11% nel campo della prevenzione disagio/patologia; tab. 9). L’intervento di ricerca, studio e documentazione in campo socio-assistenziale e sanitario ricorre con il 14,7% di frequenza (con il lieve prevalere del contributo percentuale delle prime sulle seconde; 15% e 14%; tab. 9), segnalando che circa 1 organizzazione su 7 parallelamente ad altri interventi, si occupa pure della ricerca/studio (solo 2 associazioni su 11 si occupano unicamente di tale natura di intervento: una caratterizzandosi come centro-studi in campi attinenti le politiche sociali, l’altra come organizzazione di promozione dell’utilizzo di tecnologie informatiche in campo socio-assistenziale e sanitario). Con circa il 13% di frequenza ricorrono sia gli interventi nel campo della promozione e/o coordinamento di forme di auto-aiuto, sia il soccorso di emergenza (a cui abbiamo aggiunto il campo “altro” di “protezione civile in caso di calamità naturale” specificato dall’associazione rispondente. Risposta che ci segnala come venga contemplata la natura della protezione civile sul piano degli interventi socio-assistenziali e sanitari). L’incrocio fra le due informazioni, attività e campi di intervento (tab. 9), evidenzia il prevalere delle attività di tipo socio-assistenziale sulla promozione e coordinamento di forme di auto-aiuto (con il 17% di contributo), mentre l’attività di tipo sanitario prevale sul campo del soccorso di emergenza (con il 21% di contributo). Sui rimanenti tre campi di intervento in tabella (“trasporto malati” con frequenza pari al 12%, “tutela malati” con frequenza pari a circa l’11%, “promozione adozioni” con il 4%), si osserva come le specifiche attività, vale a dire o socio-assistenziali o sanitarie, vedono l’esclusione delle sanitarie sul campo della promozione delle adozioni/affidi come facilmente intuibile, con il prevalere delle socio-assistenziali rispetto a interventi di “tutela malati e sostegno famiglie”, mentre le sanitarie danno il contributo maggiore sul campo del “trasporto malati”. Concludendo osserviamo (tab. 9) che, rispetto all’intero universo dei campi di intervento, le attività di tipo socio-assistenziale si caratterizzano con un contributo del 49% sull’intervento di “assistenza diretta alle persone”, mentre le attività di tipo sanitario mostrano il più elevato contributo percentuale sui campi della “promozione alla raccolta sangue” e “sensibilizzazione della popolazione” (46,5%). 10 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Tab. 8 – Campi di intervento delle associazioni su attività socio-assistenziali e sanitarie campi intervento n sensibilizzazione popolazione assistenza diretta persone raccolta sangue tutela diritti/promozione sociale formazione intervento assistenziale sostegno utenti strutture/servizi prevenzione disagio/patologia ricerca/studio promozione auto-aiuto soccorso emergenza trasporto malati tutela malati/sostegno famiglie promozione adozione/affidi Totale rispondenti % 31 27 21 17 16 14 14 11 10 10 9 8 3 75 41,3 36,0 28,0 22,7 21,3 18,7 18,7 14,7 13,3 13,3 12,0 10,7 4,0 / Tab. 9 – Incrocio Campi di intervento sulle Attività socio-assistenziali e sanitarie attività socioassistenziali servizi assistenza diretta sostegno utenti di strutture/servizi tutela diritti/promozione sociale tutela malati/sostegno famiglie sensibilizzazione popolazione prevenzione disagio/patologia raccolta sangue trasporto malati soccorso emergenza promozione auto-aiuto promozione adozioni/affidi formazione intervento assistenziale ricerca e studio n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività n % entro attività sanitarie 26 49,10% 14 26,40% 16 30,20% 8 15,10% 21 39,60% 13 24,50% 7 13,20% 7 13,20% 6 11,30% 9 17,00% 3 5,70% 14 26,40% 8 15,10% 13 30,20% 6 14,00% 7 16,30% 5 11,60% 20 46,50% 5 11,60% 20 46,50% 9 20,90% 9 20,90% 4 9,30% 0 0,00% 9 20,90% 6 14,00% 11 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Graf. 2 – Contributo % delle associazioni che svolgono attività socio-assistenziali e sanitarie sui Campi di intervento Sulle altre attività svolte (tab. 10), ad esclusione dunque delle socio-assistenziali e sanitarie, prevale la finalità di informare e sensibilizzare la popolazione in generale, con frequenza prossima al 48%; finalità che solo 4 volte su 35 compare da sola e che dunque potremmo definire “aggiuntiva” ad altre finalità di intervento segnalate (così come già accadeva rispetto al campo di sensibilizzazione della popolazione in generale sulle specifiche attività socio-assistenziali e sanitarie). Con il 31,5% segue la finalità di promozione di iniziative di socializzazione e aggregazione a vantaggio delle popolazione meno privilegiata (es. attività ricreative, sportive, di animazione ecc.) che per sua natura può rientrare, e di fatto rientra, nel campo degli interventi socio-assistenziali. Realizzare un servizio di utilità pubblica (es. attività di produzione artistica, musicale, culturale, sportiva ecc.) senza scopo di lucro, raccoglie il 29% circa delle finalità complessive, seguito dal promuovere l’auto-tutela dei cittadini e la crescita della partecipazione, con il 24,7% di frequenza. Allargare la fruizione di beni e servizi (es. gestione attività gratuite per tutti, come mostre, proiezioni, spettacoli o con la promozione sportiva ecc.) ricorre nel 19,2% dei casi. Il fare formazione all’intervento rispetto alle aree di finalità già indicate, si attesta intorno al 15% e il promuovere l’educazione permanente è finalità d’intervento associativo nel 13,7% dei casi. Stessa frequenza riscontrata anche sulla finalità di tutela e valorizzazione dei beni materiali, delle risorse, della cultura della comunità locale a vantaggio di tutti i cittadini (13,7%). Permangono sui diversi interventi realizzati dalle organizzazioni intervistate, finalità di tutela e prevenzione dei beni ambientali e di protezione animale, nonché finalità tipiche del sistema protezione civile. Tab. 10 – Finalità dell’ intervento delle associazioni su altre attività finalità intervento informazione/sensibilizzazione socializzazione/aggregazione servizio pubblica utilità autotutela e partecipazione fruizione beni-servizi formazione all'intervento tutela cultura comunità educazione permanente ricerca/studio n % 35 23 21 18 14 11 10 10 9 47,9 31,5 28,8 24,7 19,2 15,1 13,7 13,7 12,3 12 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali tutela ambientale soccorso calamità protezione animali Totale rispondenti 7 5 4 73 / 9,6 6,8 5,5 L’incrocio fra le finalità dell’intervento con le attività da noi classificate come centrali rispetto al campo delle politiche sociali (tab. 11) ci permette di osservare che la finalità specifica di “realizzare un servizio di utilità pubblica” rappresenta un obiettivo perseguito da ben l’80% delle organizzazioni che svolgono attività di “sviluppo economico e coesione sociale” e dal 57% di quelle che si occupano di “filantropia e promozione del volontariato”, nonché dal 50% di chi svolge attività “educative e formative”; “allargare la fruizione di beni e servizi” è finalità del 60% delle organizzazioni attive per lo “sviluppo economico e la coesione sociale” e del 37,5% di chi svolge attività per la “cooperazione e solidarietà internazionale”. Ancora, la finalità di “promozione delle iniziative di socializzazione e aggregazione” è, per frequenza percentuale, maggioritaria delle organizzazioni attive per lo “sviluppo economico e la coesione sociale” (60%) e per la “cooperazione e solidarietà internazionale” (50%), ma anche del 47,4% di chi si occupa di attività “educative e formative”, nonché del 46,2% di chi svolge attività di “tutela e promozione dei diritti”. Possiamo ancora osservare nella tabella sottostante che la finalità di “informare e sensibilizzare la popolazione” rappresenta un proposito trasversale (mostrando elevate percentuali su tutte le attività prese in esame): si va dal 57% di chi essendo attivo nei “progetti o nel sostegno ai progetti per i Paesi in Via di Sviluppo” persegue tale finalità, al 62,5% di chi è attivo per la “cooperazione e solidarietà internazionale”, al 65,8% di chi svolge le attività “educative e formative”, al 73% di chi si occupa di “tutela e promozione dei diritti” per terminare con il 100% di chi è attivo per lo “sviluppo economico e la coesione sociale”. Promuovere ”l’autotutela dei cittadini e la partecipazione attiva” è finalità del 53,8% delle organizzazioni attive per la “tutela e promozione dei diritti”, e del 34,2% di chi si occupa di educazione e formazione (oltre all’80% di quelle di sviluppo economico e coesione sociale); l’”educazione permanente” ricorre nel 31% circa delle organizzazioni attive per la “tutela e promozione dei diritti” (di nuovo con l’80% di quelle di sviluppo economico e coesione sociale). Fare attività di “ricerca, studio e documentazione” è una finalità ricorrente nel 43% circa dei casi di “filantropia e promozione del volontariato”, così come la finalità di “formazione all’intervento”. Tab. 11 – Incrocio Finalità dell’intervento con le Attività Centrali sulle politiche sociali attività centrali sulle politiche sociali finalità dell'intervento servizio pubblica n utilità % entro attività fruizione benin servizi % entro attività socializzazione/ n aggregazione % entro attività informazione/ n sensibilizzazione % entro attività autotutela e n partecipazione % entro attività educazione n permanente % entro attività ricerca e studio n % entro attività formazione all'intervento n % entro attività tutela e promozione diritti sviluppo e coesione sociale sostegno PVS educative e formative cooperazione internazionale promozione del volontariato 10 1 4 19 3 4 38,50% 14,30% 80,00% 50,00% 37,50% 57,10% 9 1 3 12 3 2 34,60% 14,30% 60,00% 31,60% 37,50% 28,60% 12 2 3 18 4 3 46,20% 28,60% 60,00% 47,40% 50,00% 42,90% 19 4 5 25 5 4 73,10% 57,10% 100,00% 65,80% 62,50% 57,10% 14 1 4 13 3 2 53,80% 14,30% 80,00% 34,20% 37,50% 28,60% 8 0 4 9 1 2 30,80% 0,00% 80,00% 23,70% 12,50% 28,60% 6 1 2 8 3 3 23,10% 14,30% 40,00% 21,10% 37,50% 42,90% 7 0 4 9 2 3 26,90% 0,00% 80,00% 23,70% 25,00% 42,90% 13 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Graf. 3 - Contributo % delle associazioni che svolgono Attività Centrali per le politiche sociali sulle Finalità dell’intervento Ci sembra dunque che alcune delle specifiche finalità di intervento si combinino perfettamente con la situazione delle associazioni in termini di iscrizione nei Registri Regionali; nella tabella 12, difatti, si può osservare come il contributo delle organizzazioni iscritte al Registro dell’Associazionismo di promozione sociale sia maggiore sulle finalità di “realizzazione di un servizio di pubblica utilità” senza scopo di lucro, come attività ricreative, sportive, di animazione ecc. (contributo pari al 71,5%) e sulla finalità tesa ad “allargare la fruizione di beni e servizi”, gestione attività gratuite per tutti, come mostre, proiezioni, spettacoli o con la promozione sportiva ecc., (contributo pari al 43% circa), ma anche la finalità di “promozione di iniziative di socializzazione e aggregazione” a vantaggio delle popolazione meno privilegiata come ad esempio attività ricreative, sportive, di animazione ecc. (contributo pari al 43% circa) e “promuovere l’auto-tutela dei cittadini e la crescita della partecipazione” (con contributo pari al 57%). L’incrocio degli specifici campi di intervento con la situazione di iscrizione delle associazioni intervistate, per contro, ci aveva mostrato il prevalere del contributo percentuale delle organizzazioni iscritte al Registro Regionale del Volontariato sugli specifici quali: il “sostegno degli utenti di strutture o servizi” (attività di sostegno, relazionali e di animazione ad es. in ospedale, centro diurno, case di riposo ecc.) e sulla “prevenzione rispetto a fenomeni di disagio o patologia”, nonché sulla “sensibilizzazione della popolazione in generale” (es. attività di informazione, promozione della salute, promozione della donazione di sangue e di organi ecc.). Maggioritario, infine, il contributo delle associazioni non iscritte nei due Registri Regionali sui campi di “servizi o prestazioni di assistenza diretta alla persona”, come ad esempio assistenza domiciliare, accompagnamento, segretariato sociale, centro di aiuto alla vita, ambulatorio per l’assistenza sanitaria agli immigrati ecc. e di “formazione all’intervento socio-assistenziale o sanitario”, mentre sulle finalità dell’intervento promosse dalle associazioni “non iscritte” ai registri, prevale il contributo maggiore sulla finalità propria di “informare e sensibilizzare la popolazione in generale”. 14 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Tab. 12 - – Incrocio Finalità dell’intervento con Situazione iscrizione delle associazioni situazione iscrizione volontariato associazionismo non iscritta servizio pubblica utilità n 5 5 11 % entro iscrizione 20,0% 71,4% 26,8% n 5 2 3 % entro iscrizione tutela cultura comunità 20,0% 28,6% 7,3% n 3 3 8 % entro iscrizione fruizione beni-servizi 12,0% 42,9% 19,5% n 8 3 12 % entro iscrizione socializzazione/aggregazione 32,0% 42,9% 29,3% n 7 3 25 informazione/sensibilizzazione % entro iscrizione 28,0% 42,9% 61,0% n 4 4 10 % entro iscrizione autotutela e partecipazione 16,0% 57,1% 24,4% n 2 3 5 % entro iscrizione educazione permanente 8,0% 42,9% 12,2% n 5 1 1 % entro iscrizione tutela ambientale 20,0% 14,3% 2,4% n 2 1 2 % entro iscrizione soccorso calamità 8,0% 14,3% 4,9% n 3 1 0 % entro iscrizione protezione animali 12,0% 14,3% 0,0% n 2 2 5 % entro iscrizione ricerca e studio 8,0% 28,6% 12,2% n 1 3 7 % entro iscrizione formazione all'intervento 4,0% 42,9% 17,1% La richiesta sulla tipologia prevalente dei servizi offerti (tab. 13) fa emergere in prima battuta la tipologia del sostegno e dell’assistenza psico-pedagogica: attività di sostegno, compreso quello scolastico, relazionale e di animazione in strutture, ma anche animazione/educazione di strada; attività di sostegno alla persona intesa ancora come riabilitazione-rieducazione di soggetti con pregressi problematici (41,5%). Con elevato scarto percentuale troviamo la tipologia attinente la promozione e donazione organi, nonché donazione/raccolta sangue con il 28,7% di frequenza; seguono le tipologie di: a) segretariato sociale e servizio di informazione; b) ascolto e sostegno psicologico (compreso l’ascolto telefonico); c) l’attività di formazione; d) la tutela e promozione dei diritti civili, nonché l’auto-tutela e partecipazione (cittadinanza attiva); e) l’accompagnamento e l’assistenza domiciliare; f) promozione culturale, tipologie di servizi che si attestano su un intervallo che varia tra il 27,7% e il 22,3%. Caratterizzeremo ancora, andando oltre nel presente documento, le differenti tipologie di servizi offerti dalle organizzazioni intervistate in base ad una ripartizione-definizione della popolazione destinataria e beneficiaria degli interventi. Tab. 13 – Tipologia prevalente dei servizi offerti delle associazioni tipologia servizio attività sostegno/psico-pedagogiche donazione/promozione donazione organi segretariato sociale/informazione ascolto/sostegno psicologico attività formazione tutela diritti civili/partecipazione attiva accompagnamento/assistenza promozione culturale prestazioni sanitarie/riabilitazione primo soccorso/trasporto malati raccolta fondi n % 39 27 26 25 24 23 22 21 16 16 15 41,5 28,7 27,7 26,6 25,5 24,5 23,4 22,3 17,0 17,0 16,0 15 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali servizio mensa/distribuzione beni coordinamento forme auto-aiuto ricerca studio e documentazione tutela/sorveglianza ambiente prevenzione/soccorso calamità rieducazione/reinserimento accoglienza temporanea/ospitalità familiari tutela beni artistici consulenza legale tutela e protezione animali promozione pratica sportiva orientamento al lavoro soccorso mare/montagna - telesoccorso promozione adozioni/affidi Totale rispondenti 15 13 12 11 10 9 8 6 6 5 5 5 3 2 94 / 16,0 13,8 12,8 11,7 10,6 9,6 8,5 6,4 6,4 5,3 5,3 5,3 3,2 2,1 Utenti o beneficiari delle attività Passiamo a descrivere i beneficiari delle attività delle associazioni, ossia quale parte della popolazione è interessata dagli interventi messi in campo dal volontariato (tab. 14): al primo posto troviamo la definizione molto generale di “persone di diversa condizione e tipo in stato di bisogno”, definizione che raccoglie il 41,5% di scelta da parte delle associazioni intervistate, pari a 39 su 94. Verificato che solo 8 delle 39 associazioni rispondono caratterizzando unicamente la loro “multiutenza” attraverso questa generica definizione di “persone di diversa condizione e tipo in stato di bisogno”, mentre le rimanenti specificano l’universo costitutivo della loro “multiutenza” anche attraverso altre tipologie di beneficiari, potremmo ridurre la frequenza percentuale su questa generica “categoria” all’8,5% (le associazioni che fanno ricorso a tale definizione generale sono rappresentate da organizzazioni Confessionali come Caritas e Misericordia ma anche Avis e organizzazioni medico-sanitarie che specificano sui beneficiari “chiunque abbia bisogno – chiunque sia disponibile alla donazione”). Al primo posto per frequenza percentuale potremmo considerare dunque la fascia adolescenziale che va dai 13 ai 17 anni e dei diversamente abili (disabili fisici e sensoriali; disabili intellettivi e malati mentali), entrambe con frequenza prossima al 28% (pari a 26 associazioni su 94 che si occupano di tale utenza). Vediamo ancora che il 25,5% delle associazioni si occupa dell’infanzia-preadolescenza, bambini e ragazzi nella fascia d’età 0-12 anni. Seguono (con 21,3% di frequenza) i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni e gli anziani, compresi gli anziani non più auto-sufficienti (6 associazioni nello specifico si rivolgono ad anziani non auto-sufficienti delle quali 4 specificano pure interventi sull’utenza “anziani” in generale). Con il 18% delle associazioni “impegnate” seguono come beneficiari le “coppie e famiglie” comprese le famiglie monogenitoriali. Anche i “malati” sono beneficiari degli interventi del 18% delle associazioni intervistate; nella definizione sono considerate le diverse condizioni e stati di malattia: “malati di Alzheimer” (con 2 associazioni dedite), “malati con altra patologia specifica” (con 4 associazioni impegnate e patologie specifiche come la Sclerosi Multipla e le Leucemie e Linfonodi, segnalate dalle associazioni), “sieropositivi” e “malati di AIDS” (con complessive 3 associazioni impegnate, di cui 1 esclusivamente sui sieropositivi), “malati terminali” (con 1 sola associazione impegnata). Segue, per frequenza di “copertura” da parte delle associazioni intervistate, l’utenza immigrata (10,6%) dove abbiamo considerato pure persone “nomadi” e “profughi, rifugiati e richiedenti asilo” (sulle 10 associazioni complessivamente conteggiate 1 sola associazione si occupa esclusivamente di “profughi, rifugiati e richiedenti asilo”, 1 sola di “nomadi” e un’altra si occupa contemporaneamente di entrambe le tipologie di utenza); gli utenti alcoolisti precedono con lieve scarto percentuale gli utenti tossicodipendenti rispettivamente con il 9,6% e l’8,5% delle associazioni che erogano servizi/attività a loro rivolte. Vediamo, infine, che beneficiari quali “vittime di infortuni o eventi naturali” (es. incidenti stradali, terremoti, alluvioni ecc), “donne con problematiche specifiche” (comprese “vittime di violenza e 16 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali abuso” e “prostitute”), “persone in condizione di povertà e senza fissa dimora”, “detenuti ed exdetenuti” e “disoccupati” ricevono servizi/interventi dedicati da un numero di associazioni che varia da 7 a 4 sulle 94 intervistate. Tab. 14 – Utenti e beneficiari delle associazioni Utenti e beneficiari persone di diversa condizione e bisogno adolescenti (13-17) disabili fisici/intellettivi bambini (0-12) giovani (18-29) Anziani coppie e famiglie Malati immigrati/nomadi Alcoolisti tossicodipendenti vittime infortuni/eventi naturali donne con problematiche specifiche poveri e senza tetto detenuti ed ex disoccupati Totale rispondenti n % 39 26 26 24 20 20 17 17 10 9 8 7 6 6 5 4 94 / 41,5 27,7 27,7 25,5 21,3 21,3 18,1 18,1 10,6 9,6 8,5 7,4 6,4 6,4 5,3 4,3 Graf. 4 – Utenti e beneficiari delle associazioni L’incrocio dell’informazione relativa ai beneficiari e alle attività erogate dalle associazioni (prendendo in considerazione solo quelle attività segnalate come “centrali” rispetto ai campi di intervento delle politiche socio-assistenziali e sanitarie) ci consente di osservare nello specifico (tab. 15) che gli adolescenti sono beneficiari per l’80% delle organizzazioni attive per lo “sviluppo economico e la coesione sociale”, oltre al 43,6% di quelle che svolgono attività “educative e formative”. I Disabili, fisici o psichici, sono i beneficiari per il 42,3% di coloro che si occupano di “tutela e promozione dei diritti”; i bambini e ragazzi fino ai 12 anni lo sono per il 43% circa delle associazioni impegnate nei “progetti dei Paesi in Via di Sviluppo”. I giovani fino ai 29 anni sono, con maggior frequenza (60%), i beneficiari delle associazioni attive nel campo dello “sviluppo economico e della coesione sociale”, così come gli anziani segnalati nell’80% dei casi (organizzazioni attive in tale settore). 17 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Rispetto alla specifica tipologia di servizio attivata dalle organizzazioni intervistate, osserviamo che gli adolescenti sono i beneficiari delle attività di sostegno, compreso quello scolastico, relazionali e di animazione in strutture, ma anche animazione/educazione di strada, nel 51,3% dei casi (associazioni impegnate in tale tipologia di servizio), ma sono anche i beneficiari del 48% di associazioni che offrono servizi di ascolto e sostegno psicologico nonché del 47,8% di chi attiva servizi per la “tutela e promozione dei diritti civili”. Le persone disabili beneficiano del 41% delle attività di sostegno, compreso quello scolastico, relazionali, di animazione in strutture ecc. ma anche del 39,1% dei servizi per la tutela e promozione dei diritti civili. Anche i bambini (012 anni) sono i beneficiari delle stesse tipologie di servizi appena viste, con percentuali di associazioni dedite per tipologia pari rispettivamente al 48,7% e 43,5%; a queste si aggiunge il 45,8% delle organizzazioni che offrono attività di formazione. I giovani (18-29 anni) sono i beneficiari del 46,2% delle associazioni che offrono il coordinamento di forme di auto-aiuto e del 44% di coloro che si occupano di servizi di ascolto e sostegno psicologico. Stessa tipologia di servizi sono percentualmente discriminanti su beneficiari anziani con il 38,5% delle associazioni per le forme di auto-aiuto e il 36% delle associazioni che offrono servizi di ascolto e sostegno. Le coppie e famiglie, come tipologia di beneficiari, “incrociano” il 50% delle associazioni che offrono servizi di consulenza legale e il 37,5% di chi fa accoglienza temporanea (e ospitalità per familiari di degenti). Gli utenti nelle diverse condizioni e stati di malattia sono interessati dal 37,5% delle associazioni che offrono prestazioni sanitarie e il 36,4% di chi fa accompagnamento/assistenza. Gli utenti alcoolisti ed ex interessano il 44% delle organizzazioni che promuovono servizi di rieducazione/reinserimento; gli utenti tossicodipendenti ed ex il 60% di chi offre servizi di orientamento al lavoro così come si osserva per i detenuti ed ex con il 40% delle associazioni che complessivamente si occupano di orientamento al lavoro; anche la “categoria” dei poveri e senzatetto incontra il 60% delle organizzazioni occupate nell’orientamento al lavoro oltre al 40% di chi offre un servizio mensa e distribuzione di beni di prima necessità. La percentuale maggiore per le persone immigrate, ma anche nomadi, profughe, rifugiate o richiedenti asilo, si osserva sulle associazioni che offrono servizi di consulenza legale (33,3%); mentre per donne con problematiche specifiche, oltre al 50% delle associazioni che offrono consulenza legale, “incontriamo” il 60% delle associazioni che complessivamente si occupano di orientamento al lavoro. Tale dato (% di associazioni per tipologia di servizio su specifici beneficiari) non viene presentato in una tavola di sintesi, ma è stato commentato per cercare di dare una dimensione a quel “beneficio” che le organizzazioni mettono in piedi, qualificando da un lato, il servizio offerto e dall’altro, nominando specifiche categoria di utenza; la difficoltà nel ricostruire l’incrocio “specifico servizio - specifica utenza” risiede nella natura del volontariato sul nostro territorio impegnato su più fronti e con più livelli di azione che se per un verso non segnala specializzazione per altro verso non riferisce di mancanza di professionalità o di incapacità di auto-attivazione. Tab. 15 – Ripartizione associazioni per utenti e beneficiari su Attività centrali per le politiche sociali Attività centrali rispetto alle politiche sociali utenti e beneficiari adolescenti N (13-17 anni) % entro attività disabili fisici e N intellettivi % entro attività bambini (0-14 N anni) % entro attività giovani (18N 29 anni) % entro attività anziani socioassistenziali sanitarie N % entro attività tutela promozione educative diritti formative sostegno PVS sviluppo coesione sociale cooperazione promozione internazionale volontariato 18 6 10 17 3 4 3 3 34,00% 17 14,00% 6 38,50% 11 43,60% 8 42,90% 0 80,00% 1 37,50% 3 42,90% 2 32,10% 14 14,00% 5 42,30% 9 20,50% 15 0,00% 3 20,00% 2 37,50% 3 28,60% 2 26,40% 12 11,60% 8 34,60% 6 38,50% 14 42,90% 2 40,00% 3 37,50% 4 28,60% 2 22,60% 15 28,30% 18,60% 8 18,60% 23,10% 9 34,60% 35,90% 14 35,90% 28,60% 1 14,30% 60,00% 4 80,00% 50,00% 3 37,50% 28,60% 2 28,60% 18 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Graf. 5 – Ripartizione % associazioni per utenti e beneficiari su Attività centrali per le politiche sociali Risorse delle organizzazioni In questo blocco di dati osserveremo alcune delle risorse interne messe in campo dalle associazioni, passando attraverso l’ambito territoriale di intervento, la stabilità nello svolgimento delle attività, nonché l’anzianità nella costituzione, nell’inizio delle attività ecc. 27 associazioni su 94 (tab. 16), pari al 28,7%, sono attive sull’intero territorio provinciale, mentre il 25,5% delle stesse opera nell’ambito del comune di appartenenza. Se unica è l’organizzazione che opera in uno specifico quartiere, circa 15% sono quelle di ambito nazionale o internazionale. Ancora, il 20% circa è attivo in alcuni comuni limitrofi (oltre quello di appartenenza) che abbiamo fatto coincidere anche con la Diocesi delle Caritas intervistate. Il 6% circa delle associazioni delimita il propria ambito di intervento facendolo coincidere con quello del Distretto Socio-Sanitario di appartenenza, mentre il 3% opera anche in ambito regionale (va tenuto presente che dal quartiere all’ambito nazionale si configurano dei cerchi concentrici per i quali quello più esterno comprende sempre quelli più interni, ad esempio chi opera in ambito regionale, comprende interventi sull’intera provincia, dunque sul Distretto, sui comuni limitrofi ecc.). Tab. 16– Ambito territoriale di intervento abituale dell’associazione ambito territoriale n Quartiere comune appartenenza comuni limitrofi/diocesi distretto socio-sanitario Provincia Regione nazionale/internazionale Totale % 1 24 19 6 27 3 14 94 1,1 25,5 20,2 6,4 28,7 3,2 14,9 100,0 19 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Graf. 6 – Ambito territoriale di intervento dell’associazioni Nelle due tabelle che seguono (n. 17 e n. 18) e rispettivi grafici (n. 7 e n. 8), possiamo osservare la ripartizione percentuale dei diversi ambiti di intervento sulla situazione di iscrizione delle associazioni intervistate, nel primo caso, e sul Distretto Socio-Sanitario di appartenenza delle associazioni, nel secondo; se rileviamo in prima battuta che il “Volontariato” si mostra più “variegato” rispetto all’ambito territoriale di intervento specifico delle associazioni, raccogliendo variamente tutti i diversi livelli territoriali, l’Associazionismo si discrimina per il peso percentuale sullo specifico “ambito provinciale”; mentre le organizzazioni “non iscritte” ai Registri Regionali mostrano il peso percentuale maggiore in ambito provinciale, subito seguito da quello comunale (del Comune d’appartenenza). La situazione per Distretto caratterizza invece quello del Frusinate (il B) per la varia combinazione di tutti gli ambiti territoriali previsti, con il prevalere del peso percentuale dell’intero spazio provinciale; i Distretti del Sorano (il C) e del Cassinate (il D), all’opposto mostrano una riduzione della presenza di tutti i diversi ambiti di intervento previsti e se nel Distretto D prevale il peso percentuale dell’ambito Nazionale/Internazionale, nel C prevalgono i Comuni limitrofi e l’intero ambito provinciale. Infine nell’Alatrense-Anagnino (il Distretto A) dal peso percentuale più importante delle associazioni operanti nel proprio comune di appartenenza si passa a quello delle associazioni operanti in ambito Nazionale/Internazionale. Tab. 17 – Incrocio fra Situazione Iscrizione e Ambito territoriale di intervento delle associazioni Situazione Iscrizione Ambito territoriale intervento quartiere n % entro iscrizione n comune di % entro iscrizione appartenenza n % entro iscrizione comuni limitrofi n distretto socio-sanitario % entro iscrizione n % entro iscrizione provincia n % entro iscrizione regione n nazionale/internazionale % entro iscrizione n % entro iscrizione totale volontariato 1 3,10% 8 25,00% 5 15,60% 3 9,40% 7 21,90% 2 6,30% 6 18,80% 32 100,00% associazionismo 0 0,00% 1 14,30% 1 14,30% 1 14,30% 3 42,90% 0 0,00% 1 14,30% 7 100,00% non iscritta 0 0,00% 15 27,30% 13 23,60% 2 3,60% 17 30,90% 1 1,80% 7 12,70% 55 100,00% 20 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Graf. 7 – Contributo % dell’ Ambito territoriale di intervento sulla Situazione Iscrizione dell’associazioni Tab. 18– Incrocio fra Distretto socio-sanitario e Ambito territoriale di intervento delle associazioni distretto socio-sanitario Ambito territoriale intervento quartiere n % entro iscrizione n comune di % entro iscrizione appartenenza n % entro iscrizione comuni limitrofi n distretto socio-sanitario % entro iscrizione n % entro iscrizione provincia n % entro iscrizione regione n nazionale/internazionale % entro iscrizione n % entro iscrizione totale distretto A 0 0,00% 5 31,30% 3 18,80% 1 6,30% 1 6,30% 2 12,50% 4 25,00% 16 100,00% distretto B distretto C 1 2,30% 12 27,90% 6 14,00% 2 4,70% 16 37,20% 1 2,30% 5 11,60% 43 100,00% 0 0,00% 6 26,10% 7 30,40% 3 13,00% 7 30,40% 0 0,00% 0 0,00% 23 100,00% distretto D 0 0,00% 1 8,30% 3 25,00% 0 0,00% 3 25,00% 0 0,00% 5 41,70% 12 100,00% Graf. 8 – Contributo % Ambito territoriale di intervento su Distretto di appartenenza dell’associazioni 21 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Per quanto riguarda la “regolarità” negli interventi offerti dalle organizzazioni intervistate (tab. 19) vediamo che circa l’84% di esse opera con continuità. Se le organizzazioni presenti sul territorio “con discontinuità” superano lievemente quelle presenti con continuità, anche se solo in alcuni momenti dell’anno (rispettivamente: 8,6% e 5,4%), quelle che attualmente non svolgono attività rappresentano il 2% circa del campione. Sulla motivazione specificata dalle associazioni intervistate sull’attuale stato di inoperatività, vediamo registrata la ragione di “associazione appena costituita”, mentre altre 2 associazioni operanti con discontinuità, specificano “l’affanno economico” nel quale sono costrette ad operare nonché “l’insufficienza dei mezzi”. Tab. 19 – Associazioni per Svolgimento delle attività svolgimento attività n con continuità alcuni momenti anno con discontinuità non svolge attività Totale Mancata risposta: 1 % 78 5 8 2 93 83,9 5,4 8,6 2,2 100,0 Graf. 9 – Ripartizione associazioni per svolgimento delle attività Nella scheda di rilevazione è stato chiesto agli intervistati di specificare l’anno di costituzione delle associazioni e, qualora fosse stato diverso da questo, di specificare l’anno di inizio delle attività. Ne è risultata una frequenza per classi di anni che non registra variazioni fra l’uno e l’altro anno, anche se il calcolo delle medie registra un lieve scarto: in media 9,67 anni sulle date di costituzione e 9,82 su quelle di inizio attività; si potrebbe supporre dunque una costituzione formale delle organizzazioni che precede la presenza operativa sul territorio, difatti le due associazioni non operanti registrate nella domanda precedente specificavano la loro condizione di “associazioni appena costituite”. Tornando alle classi di anni (tab. 20) vediamo che la frequenza percentuale maggiore si riscontra nella classe 2001 – 2005 che raccoglie il 37% delle associazioni, dunque un universo associativo nella provincia di Frosinone di relativa giovinezza con una media di anzianità associativa prossima ai 10 anni (sulla media pesano chiaramente gli anni di anzianità delle organizzazioni religiose presenti sul territorio, prima fra tutte la sottosezione diocesana per il Trasporto Ammalati con i suoi 103 anni di anzianità costitutiva e operativa). Tab. 20 – Associazioni per Anni di costituzione e inizio delle attività anno costituzione n prima del 1976 dal 1976 al 1985 dal 1986 al 1995 dal 1996 al 2000 dal 2001 al 2005 Totale Mancata risposta: 5 % 5 5 21 25 33 89 5,6 5,6 23,6 28,1 37,1 100,0 22 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Graf. 10 – % Associazioni per Anni di Costituzione/Inizio attività Rispetto ai volontari presenti e operanti nelle organizzazioni, abbiamo distinto quelli stabili, cioè che garantiscono una presenza stabile nell’arco della settimana, da quelli saltuari o discontinui che all’opposto non ricoprono un numero d’ore stabile o quantificabile nell’arco di una settimana o in un lasso di tempo maggiore (tabb. 22 e 23); prima di tale distinzione apprendiamo che la media dei volontari complessivi, ossia senza distinzione tra stabilità e saltuarietà, si aggira sulle 59 unità e la maggior parte delle associazioni, il 36%, si attesta sulla classe numerica che va da 6 a 15 volontari (tab. 21). Distinguendo tra stabilità e saltuarietà della prestazione volontaria osserviamo che la media dei volontari stabili è di circa 33 persone per associazione, quella dei saltuari o discontinui è di circa 51 persone (pesano chiaramente sulle medie i volontari registrati per le numerose AVIS territoriali dove la città capoluogo di provincia ne conta più di mille). Considerando, invece, classi numeriche di volontari vediamo che la stragrande maggioranza delle associazioni si attesta sulla classe che comprende dai 6 ai 15 volontari stabili, con circa il 49% di frequenza. Identica invece la frequenza percentuale per le due classi limitanti l’estremo inferiore e quello superiore: il 20% delle associazioni dispone per le proprie attività da 1 a 5 persone e un altro 20% può contare sicuramente su oltre le 30 persone. Meno discriminante la presenza dei volontari saltuari sulle organizzazioni; difatti si va dal 34% circa di frequenza maggiore delle associazioni che contano da 6 a 15 volontari saltuari, al 24% di chi conta fino a 5 persone con presenza discontinua; ancora, il 18% di associazioni con 16 – 30 volontari e il 17% con oltre i 30 volontari; compare pure la presenza di nessun volontario saltuario o discontinuo che caratterizza il 7% delle associazioni intervistate. Tab. 21 – Associazioni per classi numeriche di volontari volontari N % da 1 a 5 8 9,0 da 6 a 15 32 36,0 da 16 a 30 19 21,3 oltre i 30 30 33,7 Totale 89 100,0 Mancata risposta: 5 Tab. 22 – Associazioni per classi numeriche di volontari stabili volontari stabili n da 1 a 5 da 6 a 15 da 16 a 30 oltre i 30 Totale Mancata risposta: 6 % 18 43 9 18 88 20,5 48,9 10,2 20,5 100,0 23 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Tab. 23 – Associazioni per classi numeriche di volontari saltuari volontari saltuari n Nessuno da 1 a 5 da 6 a 15 da 16 a 30 oltre i 30 Totale Mancata risposta: 23 % 5 17 24 13 12 71 7,1 23,9 33,8 18,3 16,9 100,0 Graf. 11 – Frequenza % delle associazioni per numero di volontari Il conteggio del massimo di ore settimanali che un volontario mette a disposizione della propria associazione restituisce una media di poco superiore alle 10 ore settimanali (con un minimo di ore segnalate pari a 0, per quelle organizzazioni non ancora attive, ad un massimo di 50 ore segnalate da una organizzazione). Se consideriamo la presenza dei volontari dichiarata da ogni organizzazione per il numero massimo di ore di volontariato conteggiate per gli stessi, abbiamo che mediamente un organizzazione dispone di 368 ore di lavoro complessive a settimana. Le classi di ore di volontariato ricavate (tab. 24) vedono attestare poco meno del 40% delle associazioni su quella che va dalle 5 alle 14 ore settimanali, mentre il 31% ha volontari impegnati fino alle 4 ore settimanali. Mentre ¼ delle organizzazioni gestisce dalle 15 alle 29 ore massime di volontariato, solo il 4,4% supera le 29 ore. Un approfondimento sui dati ci ha permesso di scoprire che se esiste una correlazione positiva fra il numero di volontari stabili e quelli discontinui, vale a dire che al crescere del numero degli uni cresce pure quello degli altri3, non abbiamo riscontrato una correlazione significativa che leghi le variabili quantitative “numero di volontari” e “numero massimo di ore messe a disposizione” (la maggior presenza non garantisce la maggiore attività, intesa come numero di persone – numero di ore) e neanche l’anzianità dell’associazione (numero anni di costituzione/attività) si trova in relazione significativa né con il numero di volontari (sia stabili che saltuari), né con le ore che questi mettono a disposizione4 (l’esserci e l’essere attivi da più tempo sul territorio non è in 3 Correlazione r2 di Pearson uguale a 0,875 con significatività pari a 0,001. La correlazione è maggiore quanto più è prossima all’unità e la significatività ci indica la probabilità di errore associata alle relazione, ossia si corre il rischio di sbagliare 1 volta su 1000 se si estende tale correlazione fra variabili ad altri campioni di indagine. 4 A dire il vero il test utilizzato segnala una correlazione tra gli anni di anzianità delle associazioni e il numero di volontari, correlazione positiva che segnala che al crescere dell’anzianità associativa cresce la disponibilità dei volontari ma il valore dell’ r2 di Pearson calcolato (pari a 0,244 per i volontari stabili, con probabilità di errore pari a 5 volte su 100 e 0,331 per i volontari saltuari con probabilità di errore pari a 1 volta su 100), non si attesta sul margine inferiore che poniamo come criterio di scelta: ci si affida ad una correlazione minima dello 0,5 per poter considerare le variabili in relazione. 24 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali relazione con l’accogliere più volontari – gestire maggior numero di ore). Contrariamente a quanto ci saremmo aspettati, la varietà d’articolazione della nostra popolazione di riferimento, in termini di composizione fra associazioni iscritte al volontariato, all’associazionismo e non iscritte, non consente di rilevare una relazione tra l’anzianità (storicità) dell’organizzazione sul territorio e la sua maggiore produttività misurata in termini di numero di volontari, numero di ore di lavoro volontario. Tab. 24 – Ripartizione per massimo di ore settimanali di lavoro volontario ore settimanali n fino alle 4 ore dalle 5 alle 14 ore dalle 15 alle 29 ore 30 ore e oltre Totale Mancata risposta: 26 % 21 27 17 3 68 30,9 39,7 25,0 4,4 100,0 Per quanto riguarda il sesso dei volontari (tab. 25), possiamo osservare come le associazioni si ripartiscano in 1/3 di quelle che accolgono volontari in prevalenza maschili, 1/3 di quelle che contano tra i volontari soprattutto donne e 1/3 di quelle organizzazioni che dichiarano in equilibrio il rapporto tra i due sessi. Tab. 25 – Ripartizione associazioni per sesso dei volontari sesso volontari n prevalentemente maschi prevalentemente femmine equamente ripartiti Totale Mancata risposta: 3 % 31 30 30 91 34,0 33,0 33,0 100,0 Graf. 12 – Ripartizione % associazioni per sesso volontari Sull’età dei volontari (tab. 26) possiamo osservare che se per il 38% circa delle associazioni questi hanno un’età compresa fra i 30 e i 45 anni, per il 31% circa delle associazioni non vi è un gruppo prevalente per età. C’è pure un buon 17% circa delle associazioni che gestisce gruppi di volontari giovanili (fino ai 29 anni), così come un 13%, di età compresa fra i 46 e i 65 anni. Infine rileviamo una sola organizzazione con volontari attivi di oltre 65 anni che corrisponde ad una associazione dedicata alla Terza Età. Tab. 26 – Ripartizione associazioni per classi di età dei volontari età volontari fino a 29 anni da 30 a 45 anni da 46 a 65 anni oltre i 65 anni non vi è gruppo prevalente Totale Mancata risposta: 4 n % 15 34 12 1 28 90 16,7 37,8 13,3 1,1 31,1 100,0 25 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Sulla definizione dei volontari attivi all’interno delle organizzazioni abbiamo ancora aggiunto informazioni relative al tipo di figure professionali operanti (tab. 27): apprendiamo così che il 52% delle associazioni dispone di medici all’interno del proprio gruppo-volontari (nel riquadro specifico può essere vista la grande varietà-specificità dei medici operanti presso le associazioni); il 35% dispone di assistenti sociali, il 31% di avvocati e il 31% di educatori; il 29% circa dispone di psicologi; mentre ancora un 22% specifica il supporto all’associazione da parte di altre figure professionali (nel riquadro relativo possiamo scorgere la tipologia delle altre figure dove un primo blocco caratterizza professioni di supporto sia alle attività di protezione civile sia di gestione interna all’associazione: geologo, ingegnere ecc. ma anche commercialista, informatico ecc.; un secondo blocco caratterizza le altre figure operanti sui servizi delle associazioni, dunque: infermieri, fisioterapisti ecc., ma anche pedagogisti, ludotecari e artisti; infine, un ulteriore blocco segnala la presenza di istruttori siano essi dei tecnici – istruttori di tecniche di rianimazione cardio/respiratoria o di protezione civile – che guide educativo-spirituali: insegnanti e sacerdoti). Ancora rispetto a figure professionali presenti, si riscontra che il 10,6% delle associazioni dispone di sociologi e l’8,5% di mediatori sia sociali che culturali. Tab. 27 – Frequenza % associazioni per Figure professionali operanti figure professionali n medico assistente sociale avvocato educatore psicologo sociologo mediatore sociale/culturale altra figura professionale Totale rispondenti Tipo Medico Altre Figure professionale % 49 33 29 29 27 10 8 21 94 / 52,1 35,1 30,9 30,9 28,7 10,6 8,5 22,3 § Medico Generico – Medico del Pronto Intervento (118) – Responsabile del Servizio Trasporto Infermi; § Medico Analista – Ematologo – Trasfusionista – Anestesista esperto Terapia del Dolore – Infettivologo – Medicina Interna – Medico Legale – Medico Odontoiatra § Neurologo – Neuropsichiatria – Psichiatra - Pediatra § Geologo – Speleologo – Architetto – Ingegnere – Commercialista – Informatico – Web Master; § § Operatori di Servizio Sociale – Infermiere – Odontotecnico – Fisioterapista; Pedagogisti – Ludotecari – Artisti Collaboratori; § Insegnati – Sacerdoti – Istruttori BLS – Istruttori VV. F.; Su 94 associazioni, 19, pari al 20%, specificano di avvalersi di professionalità retribuite (tab. 28): circa il 37% ossia 7 associazioni su 19, nello specifico si avvalgono di assistenti sociali; il 31,6% di educatori e stessa percentuale di psicologi; il 26% di avvocati e di altre figure professionali (alcune di quelle prima viste); il 16% circa (3 associazioni su 19) si avvale di mediatori e 1 organizzazione su 19, di un sociologo. Tab. 27 – Frequenza % associazioni per Figure professionali operanti con retribuzione figure prof. retribuite assistente sociale educatore psicologo medico avvocato altra figura professionale mediatore sociale/culturale sociologo Totale rispondenti n % 7 6 6 5 5 5 3 1 19 36,8 31,6 31,6 26,3 26,3 26,3 15,8 5,3 / 26 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Più della metà delle associazioni intervistate, pari al 51,2%, ha nel tempo previsto corsi di formazione professionale per i propri operatori (tab. 28); i temi di tali corsi vengono presentati nel riquadro organizzati in tre tipologie prevalenti: quelli dedicati al primo soccorso e gestione delle emergenze di protezione civile, nonché (categoria attigua) quelli specifici di tipo medico; quelli dedicati alle gestioni dirette degli interventi socio-assistenziali, nonché iniziative culturali e ricreative; infine quelli di natura metodologica sul senso e valore del volontariato, nonché sull’approccio specifico del volontario nei campi di intervento previsti (psicologica informativa/formativa, psicologica/approccio con il malato ecc.). Tab. 28 – Ripartizione associazioni per organizzazione corsi formazione corsi di formazione n % sì no Totale Mancata risposta: 10 Tipo Corsi di Formazione 43 41 84 § § 51,2 48,8 100,0 Primo Soccorso – Gestione delle Emergenze – Assistenza al Trasporto/ Barellaggio – Traumatologia e BLS – Soccorso Sanitario e Antincendio – Esperti di Protezione Civile; Oncologica – Addestrativi alla conoscenza della Minorazione Visiva – Sulla Diagnosi Dislessia – Formazione sulla Donazione; § Perfezionamento di Attività Ludico-Ricreative e di Animazione – Formazione alla Conduzione di Gruppi – Formazione/Aggiornamento di Servitori e Insegnanti – Formazione per Assistenza Domiciliare – Gestione di Attività Sportive – Corso di Informatica – Progettista di Promozione Sociale – Leggi sull’Immigrazione in Italia ed Europa – Legislazione sugli Stranieri – Campo Scuola per Immigrati; § Come Opera il Volontariato (UNICEF) – Formazione sul Volontariato – Permanente sul Volontariato – Psicologica Informativa/Formativa – Formazione Psico/Pedagogica – Formazione Socio/Educativa e Spirituale – Psicologica/Approccio con il Malato – Per Assistere Spiritualmente, Psicologicamente e Materialmente i portatori di Handicap; Rapporti delle organizzazioni con soggetti esterni L’ultimo blocco di presentazione dei dati sulle associazioni di volontariato e di promozione sociale intervistate è relativo ai cosiddetti “rapporti con soggetti esterni” in cui racchiudiamo le forme di collaborazione strette sul territorio, la partecipazione a sistemi misti di livello comunale, provinciale ecc., nonché le opinioni sullo stato di funzionamento dei servizi pubblici di tipo socio-sanitario e assistenziale e sul grado di integrazione con le pubbliche amministrazioni e servizi territoriali. Procedendo con ordine, osserviamo (tab. 29) l’informazione relativa alla partecipazione delle associazioni a coordinamenti territoriali: il 45,2% aderisce a tale forma operativa. Rispetto alla partecipazione a consulte territoriali (tab. 30) vediamo l’adesione del 33,3% delle associazioni. Infine, rispetto alla costituzione di partenariati per la realizzazione di progetti con finanziamento, vediamo che (tab. 31) il 26,8% delle associazioni dichiara di aver aderito o di aderire agli organismi costituiti. Su tutte e tre le forme di partecipazione (coordinamenti, consulte, partenariati) abbiamo chiesto di specificare la tipologia. Per i Coordinamenti abbiamo rilevato tre “filoni” principali relativi all’inter-associativo e inter-comunale, il primo dove abbiamo cumulato tutti quegli ordini di risposta relativi ai coordinamenti del Terzo Settore – gruppi di Comuni; il secondo filone emerso cumula tutte le specifiche sugli interventi territoriali di tipo socio-sanitario (dal Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, alla Salute Mentale, a coordinamenti di parrocchie e scuole); infine sono emersi coordinamenti-comitati di protezione civile e problematiche ambientali (nel riquadro sottostante è possibile leggere le specifiche fornite che hanno contribuito alla lettura dei tre livelli di coordinamento). Tab. 29 – Associazioni per Partecipazione a Coordinamenti partecipazione coordinamenti sì no Totale Mancata risposta: 21 n % 33 40 73 45,2 54,8 100,0 27 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Coordinamenti Tipologia organismi locali § Coordinamento III Settore/ III Settore a livello Distrettuale/Consorzio Comuni e Associazioni/Coordinamento tra Sezioni dell’Associazione/Coordinamento Intercomunale delle Associazioni/Consulta delle Associazioni/Comitato Interassociativo/Forum delle Associazioni Culturali/Coordinamento delle Organizzazioni Sportive; § Consiglio Territoriale per l’Immigrazione – Comitato per la Salute Mentale – Coordinamento Comunale dei Servizi Sociali – Coordinamento Parrocchia e Scuola – Coordinamento sul Disagio/Coordinamento ASL-3D e Amm.ne Provinciale – Centro per Diversamente Abili del Comune. § Comitato di Zona su problematiche Ambientali/Coordinamento Comunale di Protezione Civile/COI/EC Volontari di Italia/Comitato di Protezione Civile/Coordinamento Provinciale; Per quanto riguarda la partecipazione a Consulte da parte delle associazioni, ci è sembrato rilevare tre aree principali: una relativa ai “confini territoriali” delle Consulte senza nessuna ulteriore specifica dell’ambito di intervento (dunque solo Comunali, Provinciali o Regionali); un’altra area costruita sull’esplicitazione degli ambiti di intervento o sugli enti caratterizzanti gli ambiti stessi (ad esempio ASL- Dipartimento Salute Mentale); infine una terza area definita sulla base della matrice caratterizzante: Consulta Diocesana – Consulta Salesiana. Tab. 30 – Associazioni per Partecipazione a Consulte partecipazione consulte n % sì no Totale Mancata risposta: 28 Consulte 22 44 66 33,3 66,7 100,0 Tipologia organismi locali § Consulta Provinciale – Consulta Comunale e Provinciale – Consulta Regionale; § Consulta Dip. ASL/Salute Mentale/Disagio-Disabilità/Consulta Dipartimentale e Comunale/Consorzio Comuni – Consulta Regionale sull’Handicap – Consulta Regionale sull’Immigrazione – Consulta Giovanile – Consulta dei Genitori (presso CSA Frosinone); § Consulta Diocesana per opere Socio-Assistenziali – Consulta dei Salesiani. Per quanto riguarda il far parte o l’aver fatto parte di gruppi formalizzati per la realizzazione di progetti, le associazioni sembrano far emergere sulla specifica dei partners diverse dimensioni: a) le unioni fra le associazioni (siano esse della sezione provinciale con l’organizzazione nazionale, sia partenariati per l’Impresa Temporanea con Cooperative Sociali); b) le unioni con gli Enti locali; c) le unioni con la Sanità; d) le unioni con gli Enti locali, la Sanità, l’Istruzione variamente combinati fra loro. Nel riquadro sottostante è possibile scorgere la tipologia dei progetti realizzati dalle partnership costituite: si va dal semplice acquisto di attrezzature e mezzi per interventi di protezione civile, a progetti più articolati che riguardano gli interventi integrati di prevenzione, riduzione del danno e reinserimento lavorativo (del Fondo Nazionale Lotta alla Droga) o della realizzazione-gestione del Consultorio Multietnico per la Salute della popolazione straniera, ecc.. Solo poche associazioni specificano il tipo di finanziamento per la realizzazione del progetto (per tutti pubblico): comunale (anche nella natura di rimborso spese); regionale e comunale; provinciale; fondo regionale; del Dipartimento di Protezione Civile; del Ministero delle Politiche Sociali (con leggi di riferimento); alcune di esse specificano anche l’importo e l’anno del finanziamento. Tab. 31 – Associazioni per Partecipazione a Partenariati partecipazione partenariati sì no Totale Mancata risposta: 12 n % 22 60 82 26,8 73,2 100,0 28 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Partenariati Tipologia organismi locali § Associazione Temporanea di Impresa (ATI) con Cooperative Sociali – Associazioni di Volontariato e Culturali – Associazione Nazionale con propria sez. Provinciale; § Comuni – Consorzio Comuni – Unione dei Comuni – Comuni e Provincia – Altra Regione; § ASL – Dipartimento 3D – Ospedale Domiciliare; § Comune e Scuola – Fondazioni, Comuni, Scuole Superiori e Distretto Scolastico – Comune e Associazioni Disagio/Disabilità/Malattia Mentale – ASL-3D, Comune, Regione, Associazioni. Acquisto attrezzature e mezzi di Protezione Civile ; § § Tipo progetti Ludoteca Comunale – Animazione in Oratorio/formazione giovanile per assistenza agli anziani – progetto di inserimento lavorativo/laboratorio di ceramica - Progetto del Fondo Nazionale Lotta alla Droga – Progetto Integrato di Prevenzione, Riduzione del Danno, Reinserimento Lavorativo (FNLD)– Progetto Consultorio Multietnico – Progetto Accoglienza/Integrazione per Rifugiati – Centro di Ascolto – Recupero e Informazione, Assistenza Alcoolisti e famiglie con problematicità multidimensionale – Incontri sul territorio – Progetto Clochard (senza fissa dimora). Graf. 13 – Andamento % della partecipazione Coordinamenti-Consulte-Partenariati Altra questione indagata con le associazioni intervistate è quella relativa al di grado di soddisfazione rispetto all’attuale funzionamento dei servizi socio-sanitari e assistenziali pubblici: poco meno del 38% (tab. 32) dichiara di avere una opinione “scarsamente soddisfacente” (con motivazioni che vanno dalla mancanza di professionalità e di risorse alla scarsa informazione e conoscenza che le strutture mostrano verso il volontariato); mentre il 29% delle associazioni intervistate si dichiara mediamente soddisfatto, solo il 7% raggiunge il pieno grado di soddisfazione (sia nel medio grado che nella piena soddisfazione le associazioni specificano motivazioni che incidono da un lato sulla qualità dei servizi rivolti all’utenza dall’altro sulla qualità delle relazioni instaurate con le associazioni di volontariato). È da sottolineare come un rilevante 25,6% delle associazioni dichiari di “non avere nessuna opinione a riguardo” dimostrando una sorta di “chiusura” a-valutativa nei confronti di chi opera esternamente (nel riquadro sottostante possono essere lette tutte le motivazioni ricorrenti sul grado di soddisfazione specificato). Tab. 32 – Frequenza associazioni per opinione su funzionamento servizi pubblici socio-sanitari opinione servizi pubblici N % soddisfacente 6 7,3 mediamente soddisfacente 24 29,3 scarsamente soddisfacente 31 37,8 nessuna opinione 21 25,6 Totale 82 100,0 Mancata risposta: 12 Soddisfacente Motivazione Opinione Funzionamento Servizi Pubblici § Nostre richieste sempre Soddisfatte – Riconosciuti i grandi sforzi per raggiungere gli obiettivi – Per le risposte date all’Utenza – Funzionale agli scopi dell’associazione; 29 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Mediamente Soddisfacente § Scarsamente Soddisfacente § Manca Cultura del Volontariato – Per l’interesse, medio, alla crescita del Volontariato – C’è molto da fare ma qualcosa c’è – Per la riduzione dei tempi di attesa – Per la mancata valutazione dell’impatto sociale dei progetti – Per la carenza organizzativa – Per carenze strutturali e scarsa professionalità – Si è poco concreti – Discreti Servizi Sociali, discreti Servizi di Ricovero per Anziani e Assistenza Domiciliare – Per la lentezza delle liste di attesa; si può intervenire in modo migliore – Lunghe attese per Ticket, visite specialistiche e Diagnostica – Manca un raccordo con le altre Associazioni; Mancanza Strutture profilo Sanitario e Scolastico per le esigenze dei Disabili – Carenza del Personale – Poco differenziata (e rivolta solo agli anziani) – Perché non funziona – Perché poco efficienti – Non sono in grado di soddisfare le nostre esigenze – Non sono collegati al territorio – Poca attenzione verso l’attività associativa – Manca collaborazione con enti di volontariato e di far Rete per il bene collettivo – Poche attività per mancanza di risorse e professionalità – Centro Trasfusionale “distratto” rispetto al Volontariato – Scarsa informazione e conoscenza dell’operato – Latitanti. Relativamente al grado di integrazione (tab. 33) che l’organizzazione intervistata ritiene di avere con le pubbliche amministrazioni, vediamo come il 44,6% si percepisca attraverso un medio livello. Un cospicuo 31,5% degli intervistati dichiara un buon livello, mentre circa il 22% percepisce uno scarso livello di integrazione con i servizi del territorio (è presente anche un 2% di coloro che non sanno esprimere un’opinione perché appartenenti ad associazioni appena costituite). Su qualsiasi grado di integrazione percepito si ritiene comunque opportuno predisporre azioni per aumentarlo, difatti, ben il 95,6% risponde positivamente. Relativamente alle 4 associazioni che non ritengono necessario aumentare l’integrazione con le amministrazioni locali (tab. 34) va rilevato che 1 non aveva comunque specificato il proprio grado di integrazione in quanto associazione appena costituita, 1 non scorge la necessità su un buon livello di integrazione già percepito; le rimanenti 2 sono associazioni che sebbene si percepiscano in uno scarso livello integrativo non ritengono opportuno predisporre azioni volte ad incentivarlo. Tab. 33 – Percezione sul grado di integrazione delle associazioni con le pubbliche amministrazioni percezione grado integrazione n % non sa - ass.ne appena costituita 2 2,2 buon livello 29 31,5 medio livello 41 44,6 scarso livello 20 21,7 Totale 92 100,0 Mancata risposta: 2 Tab. 34 – Necessità di azioni per aumentare grado di integrazione azioni per integrazione n % sì 87 95,6 no 4 4,4 Totale 91 100,0 Mancata risposta: 3 Incrociando il “grado di soddisfazione” rispetto all’attuale funzionamento dei servizi socio-sanitari e assistenziali pubblici con il “livello di integrazione” che l’organizzazione ritiene di avere con le pubbliche amministrazioni (tab. 35), osserviamo che il 100% di coloro che hanno una opinione soddisfacente sono pure coloro che si percepiscono in un buon livello di integrazione con le amministrazioni. Anche chi è mediamente soddisfatto incrocia l’integrazione su un buon livello percepito (il 45,8%); coloro che invece si dichiarano scarsamente soddisfatti sono poi il 61,3% di coloro che si percepiscono su un medio livello di integrazione, così come il 38% di coloro che dichiarano di non avere opinioni a riguardo dei servizi pubblici. Riassumendo: su un buon livello di integrazione prevale la piena soddisfazione sul funzionamento dei servizi pubblici; sul medio livello di integrazione prevale la scarsa soddisfazione rispetto ai servizi; infine, su uno scarso livello di integrazione prevale l’assenza di opinioni sul funzionamento. 30 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Tab. 35 – Incrocio Percezione livello integrazione e opinione sui servizi livello integrazione buon livello medio livello scarso livello opinione su servizi pubblici soddisfacente mediamente soddisfacente scarsamente soddisfacente nessuna opinione Totale n % entro opinione n % entro opinione n % entro opinione n % entro opinione n % entro opinione 6 100,0% 11 45,8% 4 12,9% 6 28,6% 27 32,9% 0 0,0% 9 37,5% 19 61,3% 8 38,1% 36 43,9% 0 0,0% 4 16,7% 8 25,8% 6 28,6% 18 22,0% Graf. 14 – Andamento % del grado di soddisfazione sul livello di integrazione Sulle 94 associazioni intervistate, 90 rispondono alla domanda relativa alla partecipazione ai Piani di Zona; solo il 14,4% ha contribuito all’elaborazione di piani (tab. 37), all’opposto, un rilevante 85,6% non ha mai presenziato i tavoli di lavoro finalizzati alla stesura dei Piani di Zona. Le modalità con cui le associazioni hanno partecipato (tab. 38) vanno dal semplice invito alle riunioni a titolo informativo o al fine di fornire suggerimenti (pari al 72,7% delle associazioni che hanno partecipato all’elaborazione), per giungere a forme più strutturate di partecipazione relative alla stipula di protocolli di intesa o progetti specifici di sostegno ai servizi (27,3%). Tab. 37 – Associazioni per Partecipazione ai Piani di Zona partecipazione PdZ N % sì 13 14,4 no 77 85,6 Totale 90 100,0 Mancata risposta: 4 Tab. 38 – Modalità partecipazione ai Piani di Zona modalità partecipazione PdZ n % a livello informativo/per suggerimenti 8 protocollo intesa/sostegno ai servizi 3 Totale 11 Mancata risposta: 2 72,7 27,3 100,0 Qualche dettaglio in più (tabb. 39 e 40) sulle 13 associazioni che dichiarano di aver preso parte ai tavoli istituzionali per l’elaborazione del proprio Piano di Zona ci permette di dire che sono per il 46% associazioni non iscritte ai Registri Regionali del Volontariato e dell’Associazionismo e che 31 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali sono con maggior frequenza (38,5% dei casi) organizzazioni appartenenti al Distretto C. Tab. 39 – Associazioni partecipanti per Situazione Iscrizione situazione iscrizione partecipazione ai PdZ volontariato associazionismo non iscritta n 4 3 6 % entro partecipazione 30,80% 23,10% 46,20% totale 13 100,0% Tab. 40 – Associazioni partecipanti per Distretto di appartenenza distretto socio-sanitario partecipazione ai PdZ distretto A distretto B distretto C distretto D totale n 2 4 5 2 13 % entro partecipazione 15,4% 30,8% 38,5% 15,4% 100,0% Nella scheda di rilevazione sottoposta alle associazioni di volontariato e di promozione sociale selezionate per questa prima fase di indagine è stato domandato di esprimere il proprio livello di interesse, e dunque di disponibilità, a partecipare ad alcune proposte e iniziative (il grado di interesse poteva essere espresso con un punteggio su una scala da 0 a 5 dove 0 indica l’interesse nullo e 5 indica il massimo livello di interesse). Il primo livello è stato rilevato sulla “formazione/informazione alla Legge 328/00” relativa al sistema integrato dei servizi socio-sanitari e assistenziali; secondo interesse rispetto alla “formazione sui Piani di Zona e la programmazione degli interventi”; terzo livello di interesse sulla “partecipazione a Coordinamenti o Consulte, comunali e provinciali”; infine, interesse relativo alla “partecipazione a reti di lavoro pubblico-private”. Per tutti i livelli di interesse espressi le medie restituite (tab. 41) segnalano un più che discreto grado. Il punteggio medio massimo è stato riscontrato rispetto alla formazione ai Piani di Zona (3,85); segue l’interesse alla partecipazione a Coordinamenti o Consulte (con punteggio medio pari a 3,82); lievemente inferiore l’interesse alla formazione sulla Legge 328/00 (con 3,76 di media), per terminare con il punteggio medio di 3,65 riscontrato sull’interesse rispetto alla partecipazione a reti di lavoro. La tabella sottostante ci segnala, nelle colonne relative al Minimo e Massimo, che per gli items indagati sono stati espressi anche punteggi nulli (lo 0, corrispondente all’assenza di interesse per quella specifica formazione) oltre che il punteggio massimo coincidente con il massimo grado di interesse (il 5), mentre la prima colonna fa riferimento al numero di soggetti che hanno risposto sul totale degli intervistati (si osservi come rispondono al grado di interesse per le reti pubblico-private solo 68 soggetti sui 94 intervistati; si segnala dunque un missing pari al 27,6%, equivalente alla mancata risposta di 26 organizzazioni su 94). Tab. 41 – Media del livello di interesse per formazioni/partecipazioni a iniziative N Minimo Massimo Media Deviazione std interesse formazione legge 328 76 0 5 3,76 1,45 interesse formazione PdZ 78 0 5 3,85 1,55 interesse consulte/coordinamenti 78 0 5 3,82 1,41 interesse reti pubblico-private 68 0 5 3,65 1,72 n.b. la Deviazione standard rappresenta un valore indicativo sulla bontà della media; più tale valore è basso, avvicinandosi quindi allo zero, più la media risulta rappresentativa dei punteggi complessivi espressi dagli intervistati. Un’ultima e dibattuta questione indagata è quella relativa alle cause che le associazioni riconoscono come prevalenti o determinanti sulla condizione di inoperatività delle organizzazioni sul territorio. In base all’esperienza propria delle associazioni che hanno illustrato i fattori responsabili dell’inattività, si sono evidenziate 3 categorie prevalenti di lettura: economico, strutturale, culturale, sono le etichette da noi attribuite. Queste 3 categorie presentano pure una direzione d’influenza su un continuum che possiamo definire interno-esterno, vale a dire un asse che da cause interne alle associazioni porta a cause esterne alle associazioni e viceversa; così l’economico, lo strutturale e il culturale possono essere 32 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali letti sui 3 livelli aggiuntivi interno, esterno e interno-esterno. L’illustrazione delle singole categorie che ci apprestiamo a commentare non esclude la circolarità delle motivazioni che non sono tra loro mutualmente escludentesi: ognuna è potenzialmente una premessa dell’altra, così come un fattore di ordine culturale si trasforma facilmente in un fattore strutturante per l’organizzazione; come dire che a una causa economica “di difficoltà di reperimento fondi” subentra nella descrizione una causa “strutturale” dell’organizzazione di “incapacità di muoversi nella direzione di reperimento dei fondi”, nonché una motivazione “culturale” di “chiusura verso le opportunità politico-finanziarie”. Parte delle associazioni intervistate indica l’incidenza sull’inoperatività di fattori di ordine economico: mancanza di finanziamenti, scarso appoggio economico delle istituzioni, sono esempi di cause prevalentemente esterne. Cause lette internamente alle associazioni coincidono, invece, con l’incapacità di “reperire i fondi” o superare “le difficoltà economiche”. La lettura da noi approntata non restituisce il livello interno-esterno, come dire che i fattori economici o segnalano una assenza dell’esterno o una inabilità dell’interno. Il settore da noi definito strutturale fa emergere in maniera ricorrente fattori che vanno dall’assenza (interna-esterna) di interazione sul territorio, a difficoltà organizzative di gestione interna dell’associazione, allo scoglio esterno della burocrazia e dei limiti legislativi rispetto ad una prospettiva politica di più ampio respiro. Vale a dire che le cause di tipo strutturale interne-esterne alle associazioni fanno emergere nelle descrizioni fornite la difficoltà dell’interazione e della costruzione di una rete di rapporti operativi, le cause interne segnalano l’incapacità nella struttura organizzativa delle associazioni di far fronte all’alternarsi continuo dei volontari e delle risorse che influiscono in maniera sfavorevole sulla continuità dei servizi erogati e sull’entusiasmo lavorativo (l’esserci e il farsi conoscere). Sulle cause di ordine culturale nella lettura interna emergono fattori come “l’isolamento” e “l’autoreferenzialità” delle associazioni che sicuramente partecipano alla loro inoperatività; cause esterne segnalano il “disinteresse” della collettività, mentre l’interno-esterno coniuga “la diffidenza” di associazioni isolate, di cittadini non partecipi e di istituzioni che non dialogano. Riassumendo: il risvolto politico-amministrativo-gestionale dato al livello strutturale segnala a gran voce la bidirezionalità (interno-esterno) delle cause che, se da un lato condannano la burocrazia e inefficienza delle strutture pubbliche nel valorizzare il volontariato, dall’altro attribuiscono buona parte delle responsabilità alle associazioni stesse spesso “chiuse” in una sorta di autarchia. Ecco che ritorna di “spessore” il concetto della comunicazione e integrazione come contropartita alla “fine” dell’operatività. Chi trova l’incipit su cause di ordine culturale analizza un universo che va dalla mancanza di solidarietà come valore umano (disinteresse della collettività) alla chiusuraautoreferenzialità delle associazioni che culturalmente non si aprono al territorio e quindi non lavorano ad incrementare quel “valore umano” di solidarietà. Strutturale è anche il limite delle associazioni che non riescono a “ripensare” la loro organizzazione interna nell’alternarsi continuo dei volontari (spesso giovani e in cerca di occupazione remunerata); un ricambio nelle risorse interne che da “ostacolo” dovrebbe essere letto come “punto di forza” e come tale riorganizzato. Questi e molti altri i motivi descritti come potenziali fattori di inoperatività delle organizzazioni; tutto sommato ci sembra che le associazioni intervistate ci segnalino “scarsa operatività” lì dove le associazioni sono chiuse rispetto al territorio e alle pubbliche amministrazioni, non diffondono, coinvolgendo la cittadinanza, le loro finalità solidaristiche, non mettono da parte rivalità e instaurano forme di interazione tra associazioni presenti e operanti negli stessi ambiti, non si ripensano operativamente nell’alternarsi delle forze volontarie, non superano con la determinazione che solo uno scopo chiaro e condiviso può dare, i limiti legislativi e burocratici delle gestioni. 33 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Di ordine economico Esterno Interno Di ordine strutturale Esterno Interno Esterno - Interno Di ordine culturale Esterno Interno Esterno - Interno Motivi Inoperatività Associazioni Mancanza di contributi e finanziamenti – mancanza di fondi – disincentivazione di risorse economiche – mancanza sostegno economico e mezzi adeguati – scarso appoggio economico da parte delle Istituzioni nella realizzazione di iniziative sul territorio. Difficoltà economiche – reperimento fondi. Mancanza di prospettiva politica – mancanza di organismo informativo provinciale – inefficienza dei servizi comunali e sanitari – le Istituzioni non conoscono le problematiche – burocrazia e limiti legislativi – mancanza di sostegno (economico e morale) degli organi competenti – manca assistenza sanitaria e sociale – scarsa collaborazione degli enti pubblici – mancanza di attenzione da parte degli amministratori – disinteresse degli enti e delle Pubbliche amministrazioni – mancanza di conoscenza da parte degli utenti. Carattere poco imprenditoriale delle associazioni, poca capacità di muoversi – discontinuità nel servizio, legate ai finanziamenti – mancanza di entusiasmo, informazioni e difficoltà varie – mancanza filo diretto con le persone con determinati problemi e la mancanza di aggregazione – ricambio continuo di soci, prevalentemente giovani e in attesa di occupazione remunerata – scarsa pubblicità e organizzazione – saltuaria presenza del volontario – scarso impegno nel diffondere le finalità dell’associazione – mancanza personale disponibile e competente e mancanza di relazioni con gli enti locali – scarsa assiduità dei volontari – mancanza di disponibilità costante del personale – personale non motivato. Non collaborare e non scambiare informazioni tra gli operatori o isolarsi in modo individualista è deleterio, ci vuole sinergia – comunicazione non efficace di rete - scarsa informazione, organizzazione e sensibilizzazione delle persone – scarsa interazione e collaborazione – mancanza volontari attivi e burocrazia ostica – disorganizzazione delle associazioni e degli organismi pubblici – difficoltà cooperazione, limiti ambientali – bassa integrazione con i Comuni e il Distretto Sociale – mancanza dialogo e confronto fra associazioni, mancanza di confronto e relazione con le pubbliche amministrazioni – disincentivazione di risorse collaborative – scarsa rete di sostegno delle associazioni e degli enti comunali – mancanza di sensibilizzazione e informazione – mancanza di mediazione – isolamento delle associazioni per la scarsa sensibilità degli enti verso forme di volontariato che deve affrontare da solo ogni problematica, non ultima quella economica – per i progetti. Egoismo personale – disinteresse globale – mancanza collaborazione della cittadinanza – manca la disponibilità delle persone a operare nel proprio territorio – indifferenza dei cittadini e della politica – poca cultura verso il bisogno degli altri. Associazioni nate solo su spinta emozionale, senza radici – per la politica interna dell’associazione e la rivalità – chiusura e autoreferenzialità – inoperativa se perde di vista il proprio scopo – isolamento delle associazioni rispetto agli enti pubblici e alle altre associazioni operanti sul territorio, scarso contatto e insufficiente conoscenza delle problematiche del luogo – mancanza di motivazione. Diffidenza – poco dialogo, nessuna cooperazione con enti ed altre associazioni – scarso rapporto con gli enti e le istituzioni, scarso risvolto sociale, scarse motivazioni. Osservazioni Conclusive La rilevazione congiunta Cesv – Spes – Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Frosinone ci ha concesso di allargare la conoscenza delle realtà associative nella nostra provincia. Abbiamo potuto scorgere tra aspetti quantitativi e aspetti qualitativi che 94 associazioni, raggiunte nel corso della prima fase di rilevazione, sono centrali rispetto ai campi di intervento delle politiche sociali; la seconda fase ci permetterà di raggiungere altre organizzazioni di intervento “interessato” per le politiche in oggetto, ma il non essere rientrate in questa prima fase è già una informazione rispetto al concetto stesso della “centralità” da noi utilizzato. Difatti, la centralità (delle organizzazioni rispetto alle fasi della rilevazione) ha poggiato in via preliminare sulle conoscenze territoriali dei Centri di Servizio Cesv e Spes che hanno determinato l’universo di partenza, in seguito tale concetto è stato discriminato in base alla centralità delle attività svolte nel campo degli interventi socio-assistenziali e sanitari propri delle politiche sociali. Si è scelto, dunque, di comprendere nella rilevazione solo quelle associazioni che segnalavano fra le proprie attività le socio-assistenziali; le sanitarie; quelle di tutela e promozione dei diritti; di cooperazione internazionale; di sostegno ai Paesi in via di sviluppo; di sviluppo economico e coesione sociale; e, inoltre, le attività di “promozione del volontariato” e quelle “educative e formative” solo se combinate con le prime. 34 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali Il nostro universo di riferimento è rappresentato dal 34% di associazioni iscritte al Registro Regionale del Volontariato, dal 7,5% di organizzazioni iscritte al Registro dell’Associazionismo di Promozione Sociale e dal 58,5% di associazioni non iscritte ai Registri. Nel Secondo Rapporto sul volontariato sociale in Italia, così come riportato nella Rilevazione FIVOL 2001, quattro sono i differenti profili emersi a seconda delle capacità di gestione, la matrice ideale e il rapporto con gli enti pubblici delle organizzazioni di volontariato: a) le unità di base che si caratterizzano per essere più decisamente di matrice religioso/confessionale, di piccole dimensioni, indipendenti dal Pubblico con cui eventualmente collaborano, ma senza convenzionarsi; b) il volontariato reticolare che rappresenterebbe il fenomeno moderno per la sua capacità di stare nei processi, comunicare con gli altri soggetti territoriali, valorizzare le risorse umane e saperne attrarre di economiche; c) il volontariato di profilo gestionale relativo alle organizzazioni capaci di realizzare servizi sociali stabili, continuativi e ad elevata specializzazione; d) il profilo specialistico che opera prevalentemente nella sanità svolgendo specifici servizi in stretta integrazione con il pubblico. Per la provincia di Frosinone ci è sembrato rintracciare tutti e quattro i profili, ma la labilità dei confini tra un profilo e l’altro rispetto alla peculiarità delle organizzazioni non ci ha portato ad una ripartizione puntuale delle 94 associazioni intervistate. In base ai dati emersi caratterizziamo il fenomeno associativo della nostra provincia come relativamente giovane: circa 10 anni contro una media regionale di 15 anni ed una nazionale di 19 anni (entrambe al 2001). Le nostre 94 organizzazioni di partenza sono distribuite sul territorio provinciale con una copertura comunale pari al 35% (32 comuni su 91 complessivi della provincia di Frosinone); se la rilevazione del 2001 evidenziava il 34% delle organizzazioni censite con un “ambito di intervento” sul Comune, la rilevazione sul nostro universo di riferimento vede la percentuale maggiore attestata sull’intera “provincia” come proprio ambito di intervento (28,7% tab. 16). Permane un’alta percentuale delle organizzazioni “affiliate”, ovvero appartenenti alle sigle del volontariato nazionale o sovralocale come già rilevato nel 2001. Se nel confronto fra la rilevazione del 1997 e quella del 2001, la FIVOL evidenziava una crescita costante delle iscrizioni al Registro Regionale, segno della volontà delle associazioni di non costituire più un surrogato, ma un partner collaborativo e partecipativo con un ruolo di sussidiarietà nei confronti delle amministrazioni pubbliche (con il 53,7% delle associazioni iscritte per la provincia di Frosinone al 2001), la nostra rilevazione ci consente di segnalare, oltre all’elevato missing delle associazione iscritte ai Registri Regionali, che non hanno risposto alla nostra rilevazione, quanto l’iscrizione stessa rappresenti un fatto “accessorio” sicuramente percepito come fattore di incremento delle possibilità di esistenza-operatività dell’organizzazione, ma pure considerato come una “regolamentazione normativa” che non fa la differenza, ma semplicemente la legittima. Se, ancora, la rilevazione del 2001 sull’intera Regione Lazio, aveva evidenziato come la presenza di due Registri avesse indotto una migliore collocazione delle organizzazioni verso il “contenitore” maggiormente in grado di rappresentarle, segnalando un fisiologico trasferimento, pur se non massiccio, dal Registro del Volontariato al più recente Albo dell’Associazionismo, la nostra rilevazione segnala la mancanza di una separazione netta caratterizzante ora l’una ora l’altra (tab. 6). Rispetto ai campi di intervento e attività, ferme restando, in entrambe le rilevazioni, come preminenti le attività “socio-assistenziali” e quelle “sanitarie” (tab. 7), il taglio dato al nostro universo di riferimento privilegia le attività “educative e formative” e di “tutela e promozione dei diritti”, su quelle di “protezione civile” e di “difesa e valorizzazione del patrimonio ambientale, naturale e animale”, secondo quanto rilevato per l’intera Regione Lazio nella rilevazione del 2001. Gli studi sul volontariato riferiscono di due vie attraverso le quali le organizzazioni operano nell’ambito del Welfare, quella che interviene direttamente sulle persone in stato di disagio con l’assistenza e le attività di sostegno in specifiche strutture o servizi e quella che interviene sul disagiato partendo dalla immagine che la società ha di esso, quindi, dando valore alla tutela dei diritti, alla sensibilizzazione della popolazione ed infine, alla formazione del personale, volontario e non. La nostra rilevazione evidenzia con maggior frequenza il campo di intervento sulla “sensibilizzazione della popolazione in generale” rispetto alle specifiche attività socio-assistenziali e sanitarie, nonché quello di “tutela dei diritti e promozione sociale” e quello di “formazione 35 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali all’intervento socio-assistenziale o sanitario”, rispettivamente con frequenza pari al 22,7% e 22,3% (tab. 8). Tale dato ci segnala che le due vie indicate dalla letteratura sono state entrambe imboccate, ma ci sembra di essere in fase preliminare rispetto all’intervenire sul disagiato partendo dall’immagine che la società ha di esso, in quanto le organizzazioni ci appaiono impegnate nel costruire e diffondere l’immagine “del ruolo del volontariato” nella società parallelamente all’erogazione diretta di servizi. L’analisi delle finalità dell’intervento delle associazioni negli altri settori (oltre dunque, il socioassistenziale e sanitario dei campi appena visti) segnala tre grandi tipologie, come già riscontrato per l’intera Regione Lazio nel 2001: al primo posto l’”informare e sensibilizzare la popolazione in generale”, al secondo posto il “promuovere iniziative di socializzazione e aggregazione a vantaggio della popolazione meno privilegiata” e al terzo posto il “realizzare un servizio di utilità pubblica senza scopo di lucro” (tab. 9). La nostra rilevazione evidenzia associazioni impegnate per utenti beneficiari (tab. 14) in prevalenza su “persone di diversa condizione e tipo in stato di bisogno”; definizione generica che già nella rilevazione del 2001 per l’intera Regione Lazio aveva raccolto la percentuale maggiore delle organizzazioni di volontariato. Ripulendo il dato, ossia considerando le tipologie di persone e le diverse condizioni/bisogni di cui sono portatrici (facendo presente che solo 8 organizzazioni sulle 39 che la utilizzano la segnalano in via esclusiva), si riscontra una notevole copertura sulle fasce: “disabili fisici e intellettivi” e “adolescenti (13-17 anni)”, mentre nella precedente analisi regionale la categoria corrispondente per posizione risultava essere quella degli “immigrati”. Il dettaglio provinciale della rilevazione del 2001 conferma le categorie “aggregate” da noi riscontrate: percentuale maggiore su “persone in difficoltà”, a seguire “età evolutiva, giovani”, “disabili” e “anziani”. La media dei volontari stabili è di circa 33 persone per associazione, quella dei discontinui è di circa 51 persone (pesano chiaramente sulle medie i volontari/soci donatori registrati per le numerose AVIS territoriali dove la città capoluogo di provincia da sola ne conta più di mille), le ore settimanali in media coperte dai volontari risultano pari a 10; a livello regionale per il 2001, sono state riscontrate medie di: 22 volontari stabili e 27 saltuari, con un monte ore pro-capite medio pari a 5 ore. I numeri medi decisamente maggiori riscontrati per la nostra provincia rispetto ai dati regionali possono dipendere dalla non esclusione delle varie associazioni di donazione (prime fra tutte, le AVIS) che conteggiano come “volontari” i propri soci-donatori (il discorso non è riferito alle ore di volontariato in quanto il crescere degli operatori, nella fattispecie donatori, abbasserebbe il monte ore pro-capite di volontariato presso le organizzazioni). La classe di età dei volontari risultante per la nostra provincia al 2005 è quella che va “da 30 a 45 anni” (37,8% di frequenza; tab. 26), nel 2001 per il Lazio la classe ricorrente era quella relativa ai “46 – 65 anni”, così come riscontrato per il Centro-Italia e confermato a livello nazionale; mentre all’epoca, per la provincia di Frosinone, risultava “non prevalere nessun gruppo anagrafico” (31,7% di frequenza). Se nella rilevazione del 2001 la provincia di Frosinone era segnalata per la percentuale maggiore di organizzazioni che avevano aderito a “coordinamenti o consulte” (con un 38,8% risultante), nella nostra analisi tale frequenza sale al 63% (rispettivamente 45% la specifica partecipazione ai soli coordinamenti, 33% la partecipazione alle sole consulte; tabb. 30-31). Rispetto a partenariati costituiti per la realizzazione di progetti, le associazioni da noi intervistate nella maggioranza dei casi sembrano aver stabilito “legami” tra di loro, ma anche con altre realtà del Terzo Settore in coerenza con quanto emerso nella rilevazione FIVOL. L’opinione che le associazioni esprimono rispetto al proprio “grado di soddisfazione” sull’attuale funzionamento dei servizi socio-sanitari e assistenziali pubblici è per la maggioranza “scarsamente soddisfacente”: le motivazioni addotte vanno dalla mancanza di professionalità e di risorse, alla scarsa informazione e conoscenza che le strutture mostrano verso il volontariato; relativamente al “grado di integrazione” con le pubbliche amministrazioni, la maggioranza delle associazioni si percepisce su un medio livello di integrazione (tabb. 33-34). Incrociando le opinioni espresse dalle associazioni rispetto all’attuale funzionamento dei servizi socio-sanitari e assistenziali pubblici con il Distretto Socio-Sanitario di appartenenza delle stesse associazioni, osserviamo una ripartizione percentuale (entro Distretto) che classifica variamente le organizzazioni: quelle appartenenti ai Distretti C e D si distinguono percentualmente come “scarsamente soddisfatte” (rispettivamente 50% e 55%), quelle del Distretto B risultano “mediamente soddisfatte” (35% la frequenza risultante), infine, quelle del Distretto A si 36 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com Collana “I Quaderni dell’Osservatorio” – Provincia di Frosinone - Assessorato alle Politiche Sociali contraddistinguono maggiormente per l’“assenza di opinione a riguardo” (36% di frequenza). All’opposto, incrociando il grado di integrazione con le pubbliche amministrazioni, espresso dalle associazioni con il relativo Distretto di appartenenza, notiamo il cumularsi delle percentuali discriminanti delle associazioni dei Distretti A, C e D su un “medio livello di integrazione percepito” mentre quelle del B su un “buon livello di integrazione percepito”. L’incrocio tra i due livelli valutativi (integrazione e soddisfazione) come osservato (tab. 36) evidenzia il numero discriminante delle associazioni su un medio livello di integrazione con le amministrazioni e con uno scarso grado di soddisfazione rispetto all’attuale funzionamento dei servizi pubblici. Ci sembrano due questioni separate: se l’integrazione è un aspetto di qualità, l’attuale funzionamento dei servizi sembra, nella maggioranza dei casi, deludere le aspettative delle organizzazioni di volontariato. Le motivazioni espresse dalle associazioni su una opinione “scarsamente soddisfacente”, come già osservato, vanno dalla mancanza di professionalità e di risorse alla scarsa informazione e conoscenza che le strutture mostrano verso il volontariato; dunque ci sembra che il lavorare sul livello di integrazione nella gestione del servizio pubblico in area socio-sanitaria e assistenziale sia la strada per superare una sorta di pre-giudizio sulla qualità ritenuta scadente (l’osservazione e condivisione come fattore di riduzione di uno stereotipo: il servizio pubblico che non funziona) e nel contempo sia la strada per il riconoscimento del ruolo del volontariato nel sistema integrato dei servizi. Tale questione ci sembra confermata rispetto ai fattori che contribuiscono a determinare l’inoperatività delle organizzazioni sul territorio: l’incapacità di costruire una rete di relazioni per il vantaggio reciproco (qualità del servizio pubblico – operatività dell’associazione) è quella ricorrente che se da un lato risolve i problemi di ordine economico e strutturale delle organizzazioni, dall’altro contribuisce a ripensare i fattori di tipo culturale. Chiusura e autoreferenzialità delle associazioni potrebbero essere lette come “difesa” estrema, una sorta di arroccamento rispetto ad un esterno che non si palesa, non comunica, non tira dentro la propria rete; atteggiamento che all’esterno potrebbe essere letto come “cultura della diffidenza” -“struttura dell’individualismo”. Crediamo che nell’indagine esplorativa compiuta il bisogno espresso dalle associazioni coincida con quello espresso nella premessa della ricerca: la collaborazione, l’integrazione, la rete di servizi; ora il punto è “riflettere sul coinvolgimento”. 37 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com CASA DEL VOLONTARIATO DI FROSINONE SPES-CESV Via Pierluigi Da Palestrina, 42 03100 Frosinone Tel/Fax. 0775/889054 Email:[email protected] Email:[email protected] SPORTELLO SPES DI ALATRI c/o cooperativa Emmaus Vicolo Vezzacchi, 12 03011 Alatri Tel. 0775/449022 Email: [email protected] SPORTELLO CESV DI SORA c/o AIPES Via G.D’Annunzio,17 03039 Sora Tel. 0776/839264 Email: [email protected] SPORTELLO SPES DI CASSINO Via Arigni, 98 03043- Cassino Tel./Fax. 0776/311705 Email: [email protected] PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com