L’INIZIATIVA
Il cavallo, un coach
in carcere
La II Casa di Reclusione Milano Bollate ha all’interno una scuderia.
Un progetto pionieristico che hanno colto anche le aziende
di MARIANGELA CECCHI ● [email protected]
Foto di MARIANGELA CECCHI, GIADA CANTINI
V
arcare l'ingresso del carcere di
Bollate, nella prima periferia di
Milano, è come oltrepassare una
soglia. Oltre la quale una cosa scontata,
alla quale pochi di noi credo pensino
spesso, diventa all'improvviso preziosissima, l'obiettivo primario, il vivido miraggio... che va tenuto acceso per andare
avanti. È la libertà. Il mentore di questo
mio e vostro viaggio dentro la II° Casa di
Reclusione Bollate, considerata per una
serie di motivi - tra cui i numerosi corsi
professionali e non dedicati ai detenuti un istituto penitenziario a cinque stelle, è
Claudio Villa, fondatore e presidente dell'Associazione Salto Oltre il Muro
(ASOM) e responsabile del progetto 'Cavalli in carcere', un'iniziativa unica nel
suo genere che permette ai detenuti di fare un corso per diventare artieri: tre mesi,
tra lezioni in aula e pratica nella scuderia
che sorge all'interno della struttura di reclusione milanese. Claudio è anche autore dell'evento speciale in agenda qui oggi
insieme ad Annie Rea, la responsabile
Italia per un'importante associazione con
sede a Parigi, la 'Association Progrès du
Management' (APM): alcuni top manager di importanti aziende multinazionali
sono qui per fare un'esperienza tra cavalli e coaching che accresca il loro 'know
how' in termini umani e, quindi, professionali e, quindi, produttivi.
Cavalli & risorse umane
Il club APM di Milano ha scelto di portare i vertici delle proprie aziende affiliate
qui, a Bollate e in mezzo ai cavalli. Il focus
dell'esperienza di oggi è quello di riuscire a creare una relazione con il cavallo, le
cui basi sono le medesime che sorreggono, e fanno funzionare bene, anche quello tra esseri umani, nella vita e su lavoro.
In campo, per questo, è stato chiamato un
guru del mestiere: l'etologo Guillaume
Antoine, direttamente dalla Francia per
l'occasione ed esperto in 'cavalli & coaching'. 'I cavalli al servizio delle risorse
umane' si legge sul suo sito. Il 'coaching',
per chi non lo sapesse, è una disciplina
relativamente nuova in Italia ma presente soprattutto in America da molti anni.
Si tratta di strumento secondo molti altamente efficace, che aiuta le persone a far
quadrare il bilancio della propria vita privata o professionale, a migliorare i rapporti con gli altri, scoprendo le strategie
più adeguate per raggiungere i propri
obiettivi. Ma, prima di questo, torniamo
ai cavalli di Bollate. Sono loro, e i detenuti
che li curano, qui i veri protagonisti.
Una seconda opportunità
I detenuti, grazie ai cavalli e alle competenze, unite a sensibilità ed entusiasmo,
di Claudio Villa, hanno qui l'opportunità
di conoscere questo animale imparando
a prendersene cura, sviluppando una conoscenza più profonda di se stessi e di
come sono percepiti dagli altri, intraprendendo al contempo una via di recupero sociale, educativa e lavorativa. I cavalli, dall'altra parte, grazie a questo progetto e a chi vi prende parte, sono ancora
vivi, curati e amati. 'Una seconda opportunità per uomini e cavalli', dice la prima
pagina dell'opuscolo che spiega il progetto 'Cavalli in carcere'. «Gli animali che
vedi qui», mi spiega infatti Claudio con il
quale il 'lei' è stato abbandonato dal primo scambio, «sono animali sequestrati
dalla criminalità organizzata, a fine carriera, abusati o destinati al macello. La finalità è che vengano adottati dopo un periodo di custodia che varia mediamente
A sinistra, il ragazzo che ha scoperto
in carcere la sua passione per i cavalli
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ESPERTO DI MANAGEMENT A QUATTRO GAMBE
'Un linguaggio diverso è una diversa
visione della vita', lo ha detto Federico
Fellini e si legge sulla brochure APM
(Asociation Progrès du Management)
realizzata per l'incontro organizzato
presso il Carcere di Bollate a Milano.
Annie Rea, la responsabile Italia dell'Associazione, ci chiarisce cos'è APM,
le finalità e perché qui, oggi, con i cavalli. «APM è un'associazione con sede
in Francia e circa 300 club, o filiali, in
tutta Europa e ora anche in Russia,
Israele e Inghilterra, il cui fine è quello
di organizzare incontri che mettano insieme, per un giorno, i manager numero
uno di grandi aziende multinazionali
per riflettere intono a un argomento
proposto, che può spaziare a 360 gradi
dalla musica alla filosofia al geopolitica, nell'ottica dello sviluppo personale,
manageriale e dell'impresa grazie al-
l'utilizzo di analogie. Ciò che accomuna
i manager delle aziende che fanno parte
di APM è il desiderio di mettersi in discussione, ma anche l'umiltà e il bisogno di continuare ad apprendere»,
chiarisce Annie. «Abbiamo scelto il cavallo, affidandoci a uno dei massimi
esperti di etologia e coaching, Guillarme Antoine, perché il management si
fonda su tre pilastri: la comunicazione,
la questione dell'autorità e quella della
collaborazione. Su questi tre temi il cavallo è un esperto. Poi il carcere.
Fare questo con Claudio Villa e qui, all'interno di Bollate, abbiamo pensato
potesse essere un'esperienza importante per noi e anche per i detenuti.
Consapevoli di questo abbiamo scelto
di venire qui nonostante i limiti delle
burocrazie. E ne è valsa assolutamente
la pena».
da 8 a 12 mesi», conclude, iniziando poi a
spiegarmi come il lavoro con una animale
così imponente, per mole e per impatto
emotivo, abbia il potere di obbligare l'uomo che vi si relaziona ad adottare un
comportamento che abbassi le difese e
l'aggressività. Importante per chi è qui a
scontare una pena, ma non lo sarebbe anche per molti di noi?
Tanta roba
Il meraviglioso e difficile obiettivo che si
può conseguire facendo 'palestra' con il
cavallo è quello di creare un rapporto
fondato su fiducia e rispetto reciproco, tenendo conto delle rispettive emozioni,
avendo il coraggio di vedere in se stessi
paure e insicurezze, e quindi superarle
con volontà, umiltà e determinazione.
L'etologo transalpino Guillaume Antoine, venuto direttamente dalla Francia
Come ci testimonia un ragazzo del carceper partecipare all’evento di Bollate, è un esperto in 'cavalli & coaching'
re che, qui, ha riacceso la sua antica passione prendendosi cura in particolare di
una cavalla cieca dal carattere difficile
che, con non pochi sacrifici e rischi, ora
riesce anche a montare. «Il cavallo rimanda indietro il nostro atteggiamento con la
sua immediata re-azione, così vediamo
subito l'effetto dei nostri comportamenti
e dei pensieri e sensazioni che trasmettiamo senza parole ma chiaramente, lavorando su pazienza, chiarezza e consapevolezza del nostro messaggio non verbale, migliorando poi stima e rispetto verso
sé e gli altri», spiega ancora Villa con
quell'energia contagiosa di chi dice cose
belle e in cui crede. Tanta roba, non solo
per un detenuto ma per tutti quelli che,
ora, decidessero di rifletterci su. Intanto
siamo arrivati in un'area interna al carcere dove sorge una vera e propria scudemanager delle multinazionali che hanno partecipato all’evento organizzato da Asria, interamente costruita da Claudio e
> Isociation
Progrès du Management all’interno del carcere
dai detenuti che frequentano il corso per
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A lato, una manager al lavoro in
tondino. In basso, Claudio Villa,
fondatore e presidente dell'Associazione
Salto Oltre il Muro (ASOM)
e responsabile del progetto
'Cavalli in carcere'
artiere, con materiali di scarto e recuperati, con tanto di maneggio, selleria, fienile, paddock e tondino. Proprio intorno e
dentro a quest'ultimo si sta svolgendo la
fase 'pratica' dell'evento organizzato in
collaborazione con APM e al quale i detenuti stanno prendendo parte attivamente, gestendo i cavalli e offrendo a tutti 'gli
ospiti' gentilezza, azzeccate battute o
considerazioni, e sorrisi.
I manager in man... eggio
Claudio Villa lancia a tutti i manager presenti, intenti a guardare il lavoro di un
collega in tondino con uno dei cavalli della scuderia, una riflessione sull'etimologia della parola 'maneggio', da 'maneggiare' stessa radice di 'management', cioè
'gestione'. I paralleli 'relazione cavallo' e
'relazione collaboratore' iniziano a chiarirsi. Intorno al tondino ci sono, in tenuta
casual, i vertici di 18 aziende multinazionali, come già anticipato. Guillaume Antoine, prima della prova in campo, ha tenuto una lezione in aula dove ha spiegato
chi è il cavallo, chiarendo i tre pilastri del
management in cui questo animale è
maestro: la comunicazione, la questione
dell'autorità e quella della collaborazione. Poi l'esperto si è soffermato sull'importanza sia di essere diretti e chiari nel
comunicare la propria intenzione, sia di
ottenere il rispetto dal proprio interlocutore in una modalità che sia assertiva e
non aggressiva, ma anche quanto sia fondamentale non continuare a chiedere
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quando il cavallo già sta facendo, quindi
'mollare' non appena risponde bene. Perché è essenziale dare all'altro autonomia.
«L'obiettivo», spiega agli allievi di oggi
Antoine, «è creare con il cavallo, così come con il proprio collaboratore, una relazione di fiducia e rispetto, una gerarchia
orizzontale e non verticale, motivandolo
perché dia tutto se stesso per sua scelta,
senza essere sottomesso. Ah, attenti alla
fretta», avverte poi ricordando qualcosa
che già aveva detto, «è una nemica acerrima per il successo comunicativo. Non bisogna averne affatto per instaurare una
relazione consensuale dove l'altro fa, volendolo fare, quello che voi decidete».
Chiaro?
L’esperienza in campo
Finita con successo la prima performance in tondino di uno dei manager che ha
voluto sperimentare di persona le lezioni
teoriche de 'l'expert' - dove il cavallo libero ha eseguito senza problemi i vari
cambi di mano e di andature - si fa avanti per la prova sul campo una collega
donna con un nuovo equino portato in
tondino da un detenuto. Silenzio, tutti
osservano. Dieci minuti, un quarto d'ora.
Il cavallo non risponde agli input della
manager e non si muove. «Guardate il
cavallo si sta addormentando...», dice
Guillaume alla sua aula. Poi rivolgendosi
a lei: «Deve essere diretta ed esigere che
lui risponda. Deve essere sicura di se
stessa! Il cavallo deve assolutamente
muoversi ora ed è necessario che lei ottenga il suo rispetto. Senza essere aggressiva». Il cavallo, dopo qualche prova,
parte al trotto. «Bene», dice l'esperto,
«vedete ora non c'è ambiguità ma la cosa
importante da non fare è continuare a
chiedere al cavallo qualcosa che lui sta
già facendo. Come con un collaboratore
sul lavoro». La donna, infatti, continua a
incitare il cavallo che però già trotta e, a
momenti, rompe al galoppo. L'esperto ricorda ai presenti come l'ascolto sia un altro aspetto importantissimo per capire se
l'altro accetta o meno la relazione che, ricordiamo, deve essere consensuale.
«Cercare di trovare una chiave di relazione senza parole è stato difficile», ha affermato la manager una volta uscita dal
tondino e dopo essere riuscita ad instaurare la sua buona comunicazione con l'animale, finita in carezze e abbracci. «Credo di essere una persona che ascolta l'altro, ma qui ho capito che più lo si fa più si
riesce a comunicare efficacemente. Ho
agito troppo presto con il cavallo e lui ha
percepito la mia insicurezza iniziale. Poi
è stato molto interessante vedere l'effetto di lasciare la presa quando lui ha iniziato a fare quello che, a un certo punto,
sono riuscita a chiedere con chiarezza,
determinazione e senza aggressività. Tutto funziona... », continua, «noi manager,
ma forse noi uomini in genere, siamo
sempre di corsa e questa pressione del
tempo la sentiamo tanto. Qui ho sperimentato come il primo approccio in una
relazione sia lasciarsi e lasciare tempo.
E ascoltare, anche nel silenzio ».
Una scuola di vita, di rapporti, quella
che può insegnare il cavallo. A tutti
quelli che hanno la voglia, l'umiltà e
quindi anche l'intelligenza, di miglioraJ
re se stessi.
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