Biblioteca comunale Planettiana E’ una delle più importanti delle Marche. Risale al 1859, anno in cui il marchese Angelo Ghislieri “il giovane” donò al municipio di Jesi gli oltre cinquecento volumi della sua scelta biblioteca. Il 24 novembre dell’anno dopo il conte Sebastiano Ubaldini veniva incaricato di organizzare in alcuni locali del Palazzo del Comune la “libreria comunale”. Il nucleo iniziale crebbe poi con alcuni acquisti di volumi, fra i quali le 1.104 opere letterarie, giuridiche, mediche e scientifiche dell’avv. Alessandro Carnaroli e l’edizione jesina (un incunabolo datato 1473) delle Costituzioni Egidiane, il volume più antico posseduto dalla biblioteca. Ma questa si arricchì soprattutto con l’acquisizione dei fondi librari delle soppresse congregazioni religiose della città (1867-1868) per un totale di circa 8.500 libri, in massima parte di carattere religioso, teologico, morale e filosofico, ma comprendenti anche opere letterarie e scientifiche, incunaboli, manoscritti e numerose cinquecentine. Si aggiunsero poi numerosi lasciti e donazioni da parte di privati, fra cui quelle del senatore Filippo Mariotti (una edizione bodoniana dell’Iliade di Omero ed un autografo di Giacomo Leopardi), di Karl Robert di Berlino (oltre settecento lettere e documenti spontiniani, in tedesco, francese e italiano), della antica Libreria Pianetti, che con il suo prezioso complesso librario e documentario (archivi Pianetti, Azzolino e Nappi) costituisce il nucleo principale della biblioteca. Nei primi anni del secolo scorso la biblioteca veniva trasferita nella ex chiesa di San Floriano e qui inaugurata il 2 settembre 1908. In seguito si accrebbe di altri lasciti, fra i quali quelli del canonico Luigi Luciani (1.800 volumi), del prof. Eugenio Mazzarini (1.446 volumi), della marchesa Cristina Colocci ved. Honorati (una raccolta di stampe e disegni dal 1500 al 1700), di don Cesare Annibaldi (2.300 volumi), del prof. Alessandro Sabatucci (mille volumi) e dell’ing Tullio Cecon (1.400 volumi e due annate complete della Gazzetta di Venezia: 1848-49). Nell’ultimo dopoguerra la biblioteca ha avuto una più decorosa sistemazione nel Palazzo della Signoria, mentre sono continuate le donazioni: del Consorzio Agrario Provinciale (un incunabolo stampato a Roma nel 1495, l’Opusculum de Bombice del Lazzarelli), del dr. Alessandro Belardinelli (1.495 volumi), della sorella del prof. Edmondo Marcucci (cinquemila volumi e opuscoli, tra i quali un incunabolo e l’edizione completa delle opere del Verne, quasi per intero nell’edizione originale di Hetzel curata dall’Accademia di Francia). Nel 1964 il Comune ha acquistato una notevole raccolta di documenti storici del periodo tra la fine del 1700 e la metà del 1800. Negli ultimi decenni vi sono stati incrementi di fondi archivistici (Colocci-Vespucci, Guglielmi Balleani, Rocchi Camerata, oltre agli archivi degli Istituti Riuniti di Beneficenza, e a quelli delle tipografie jesine Diotallevi e Flori, ecc.), di fondi librari e di fondi fotografici. Tra le opere più preziose della biblioteca evidenziamo due incunaboli: la Commedia stampata a Venezia dal Quarenghi (1497), l’Orazio di Strasburgo (1498) e un foglio di musica autografa del Pergolesi. La biblioteca ha sezioni specifiche: dei periodici e quotidiani, una sezione locale, una speciale per ragazzi, una fototeca e una biblionastroteca. Attualmente conta oltre centotrentamila volumi e opuscoli sciolti, 134 incunaboli, oltre 2.600 cinquecentine, alcune centinaia di volumi manoscritti e alcune migliaia tra disegni e stampe. Dal 1990, grazie ad una generosa elargizione della Banca Popolare di Ancona, la Biblioteca Planettiana è diventata sede del Polo Bibliotecario della Provincia di Ancona; la cooperazione bibliotecaria avviata a livello locale e nazionale ha portato a realizzare una efficace catalogazione partecipata ed uno scambio di informazione bibliografica tra le biblioteche secondo un progetto ministeriale denominato Servizio Bibliotecario Nazionale. “Conoscere Jesi”, G. Luconi – P. Cocola