Pietro Canepa
LA DOCUMENTATA VERITA’
SUL
“PRESUNTO”
COLOMBO CUCCARESE
Cuccaro 2012
INTRODUZIONE
1
Dopo aver sostenuto, per oltre vent’anni, la tesi del
Colombo cuccarese, attraverso le ricerche del Comitato
Colombiano Monferrino; nel libro “Cuccaro: c’era una
volta…”; nella monografia “L’altro Colombo”; negli Atti
del Congresso Colombiano 1999; nei dépliants; nel film
“Cuccaro e Colombo”, e con articoli sui giornali, sento il
dovere di affrontare ancora una volta l’annosa questione,
per fare il punto della situazione, in seguito alla scoperta di
atti notarili che illustrano la vera discendenza del
Domenico Colombo di Cuccaro, già presunto padre del
grande Cristoforo. Queste sacrosante pergamene del 1400,
che godono di riconoscimento giuridico-legale, ci fanno
purtroppo concludere che il presunto Cristoforo cuccarese
non è mai esistito, se non nella macchinosa messa in scena
architettata dal Baldassarre Colombo di Cuccaro, noto per il
suo intervento nella causa di Spagna per la successione al
Maggiorasco del Navigatore. Accettata la “sconfitta”, questi
documenti mi costringono ora a dissociarmi da coloro
che continuano a raccontare la vecchia storia, per non essere
un giorno accusato di continuare a mungere finanziamenti
pubblici a sostegno di una causa ormai compromessa: un
furto in piena regola, che mi fa ricordare la massima: “Se
vuoi essere assolto, devi prima restituire”: una terribile
trappola, senza via d’uscita! Meglio mille sconfitte, alleviate
dalla consapevolezza che, sull’altro piatto della bilancia, c’è
la “storia”, che, dopo quattro secoli, finalmente conosce
quale è la verità.
L’autore
2
CAMPANE A FESTA PER 50 ANNI
Su “La Voce di Cuccaro” di giugno 2008, avevo annunciato
di aver sottoscritto un BTP di cinquemila euro, grazie al
quale, se viene ritrovato anche un solo atto notarile, dal
quale risulti che il Domenico Colombo di Lancia ha avuto,
fra i suoi figli, anche un Cristoforo, il parroco pro tempore
di Cuccaro è autorizzato a prelevare le cedole di detto BTP
(duecento euro), per consentire il suono delle campane a
festa, il mezzodì del 12 ottobre (scoperta dell’America) di
ogni anno, e ciò per i successivi cinquant’anni. Sarebbe il
felice coronamento di una lunga ricerca, iniziata nel 1988
con la consultazione degli archivi parrocchiali, che
registrano le nascite e le morti di tutti i nostri concittadini in
questi ultimi 450 anni. Mi aveva però colpito un particolare:
che la famiglia Colombo non avesse mai rinnovato il nome
di Cristoforo: segno evidente che detta famiglia non aveva
mai avuto a che fare con lo Scopritore del Nuovo Mondo
Cristoforo Colombo. E’ stata questa constatazione a farmi
decidere di affrontare la questione delle origini del
Cristoforo monferrino, presunto originario del castello di
Cuccaro, finché. nel 2006, dopo quattro secoli di ricerche,
ecco il ritrovamento, ad opera del Prof. Bruno Ferrero, a
Casale, nell’Archivio Dalla Valle, di atti notarili
(pergamene) del 1400, che illustrano la vera discendenza,
fino alla quarta generazione, del Domenico Colombo di
Cuccaro. Da questi documenti (che ora presenteremo),
risulta inequivocabilmente che il “presunto” Cristoforo
cuccarese in realtà non è mai esistito.
3
CRISTOFORO COLOMBO
A CUCCARO, IN VIA MONTALTO
Non è una battuta, ma una autentica verità, contenuta in un
atto notarile del 3 ottobre 1498, scovato fra i 405 atti notarili
pubblicati da Gianfranco Ribaldone negli Atti del
Congresso Colombiano 2006. In tale documento si legge
che un Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, vende,
“per sei lire e mezza imperiali, nella contrada della Mota”
(cioè in Via Montalto), a Raimondo Francesco fu Stefano,
originario di Conzano, un pezzo di terra “confinante con la
strada comunale”. A questo documento non era stata data
alcuna importanza, perché non poteva trattarsi del noto
Ammiraglio. Infatti, a quella data, sappiamo che il
Navigatore si trovava al largo del Venezuela, a scoprire le
foci dell’Orinoco. Inoltre, mentre tutti i Colombo del
consortile sono solitamente preceduti dal titolo di
“Dominus” (cioè “Signor”), i Colombo di questo documento
non recano tale titolo, il che significa che potevano essere
degli “illegittimi”, esclusi dal consortile del castello.
All’epoca del Navigatore, quindi, a Cuccaro esisteva
davvero un Cristoforo Colombo figlio di Domenico, ma
si trattava di un Cristoforo “qualunque”.
4
ECCO I DOCUMENTI DELLA VERITA’
(ricavati dalla ricerca B. Ferrero)
--24 gennaio 1444: Alla richiesta di Domenico Colombo
(presunto padre del grande Cristoforo, ma invece padre
soltanto di Battistina e Bartolomea), di poter adottare
Luchino, per avere un maschio al quale poi lasciare il
proprio feudo (che altrimenti dovrebbe essere ereditato dal
fratello Franceschino, come previsto dalla legge del feudo),
il marchese di Monferrato, Giovanni Giacomo, risponde
autorizzando l’adozione di Luchino, “come se fosse suo
vero figlio, affinché possa succedere nei beni di Domenico
sia feudali che allodiali”.
“Concedimus prefato Dominico amplam facultatem assumendi
predictum Luchinum in eius filium adoptivum ita (ut) in bonis eiusdem
Dominici tam feudalibus quam allodialibus succedere possit, ac se ex
ipso Dominico genitus et procreatus foret”.
Domenico adotta Luchino e gli concede in sposa la figlia
Bartolomea.
--1° giugno1450 : Il testamento di Domenico lo leggiamo
nella trascrizione settecentesca di una pergamena che si
stava annerendo e che ora è per gran parte illeggibile. Da
tale trascrizione apprendiamo che Domenico lascia
Luchino suo erede universale, come confermato dagli atti
notarili che qui di seguito riproduciamo.
5
-1°giugno 1450: Nello stesso giorno, Franceschino, pur
amareggiato per la decisione del fratello Domenico, scrive:
“Il nobile Franceschino ratifica e approva l’adozione di
Luchino nonché il testamento di Domenico…anche se in
detto testamento ci siano cose che tornano di detrimento
allo stesso Franceschino, qualunque sia la natura del
feudo, nel quale Luchino di diritto non potrebbe
succedere, dovendovi invece succedere Franceschino o i
suoi eredi”.
“Nobilis Francischus…ratificat et approbat dictam adoptionem
factam de ipso Luchino… nec non et testamentum factum per ipsum
Dominicum…etiam si in ipso testamento essent aliqua que…tenderent
in preiudicium ed detrimentum ipsius Francisci…quacumque natura
esset feudum, in quo idem Luchinus succedere non posset de iure, sed
deberet succedere ipse Francischus vel eius eredes”.
--8 novembre 1457 : Marieta (moglie di Domenico) lascia
eredi universali Battistina, Bartolomea e Luchino.
--3 aprile 1458: (Testamento di Luchino):
“Luchino lascia ai fratelli Colombino, Giobbe e Bonifacio,
figli del fu Franceschino, la giurisdizione e il feudo che il
testatore ha avuto dal nobile Domenico Colombo, fratello
del detto Franceschino”.
“Dominus Luchinus de Columbis…legat Columbino, Iop et Bonifacio
fratribus et filiis quondam nobilis domini Francisci de
Columbis…iurisdicionem et feudum quod habet ipse testator ac habuit
a nobili domino Dominico Columbo, fratre quondam prefati domini
Francisci”.
6
ALBERO GENEALOGICO
risultante dai documenti Dalla Valle
DOMENICO COLOMBO (testam.1450)
sp. Marieta (1430)
_______ |
|
|
Battistina Bartolomea
sp. Luchino (adoz.1444)
|
Pantasilea
sp. Biagio Bignone
|
Tommaso (m. 1517)
sp. Maddalena Zoppi
|
Pantasilea (junior, m. 1556-7)
sp. in 3° nozze Rolando Dalla Valle
(depositario di questi documenti)
Del presunto Cristoforo (e fratelli) nessuna traccia
7
ROLANDO DALLA VALLE
Famoso giurista (1500c-1575), consigliere marchionale,
presidente del Senato di Casale, esperto di questioni
famigliari (su cui scrisse quattro volumi, che vennero
ristampati ben 28 volte), nel 1536 sposa Pantasilea junior,
pronipote del Domenico Colombo di Cuccaro (v. albero qui
accanto). Come esperto di questioni famigliari, conosceva
molto bene gli ascendenti della propria moglie, che tra
l’altro gli aveva portato in dote proprio i documenti di
famiglia (cioè le pergamene di cui abbiamo parlato), con la
discendenza di Domenico fino alla quarta generazione. Se
fosse esistito un Cristoforo (figlio di Domenico),
Scopritore del Nuovo Mondo, quindi prozio della propria
moglie, con orgoglio Rolando ne avrebbe esaltato le
gloriose imprese: neppure una riga! Anche per lui, quindi,
il Cristoforo cuccarese non esisteva.
Rolando muore nel suo feudo di Mirabello, il 14 aprile
1575. A quella data, il Baldassarre Colombo di Cuccaro,
che tre anni dopo sarebbe intervenuto nella Causa di Spagna
per la successione al Maggiorasco del Navigatore, aveva
già 32 anni, quindi sapeva benissimo dove trovare i
documenti relativi alla famiglia di Domenico. Li avrà
sicuramente consultati, ma siccome non gli facevano
comodo, perché raccontavano una storia diversa, li ha
ignorati, ha confezionato a modo suo l’albero genealogico,
ed ha proceduto alla escussione di testi che avallassero la
sua tesi, come ora vedremo.
8
LE ROGATORIE
Nelle Rogatorie, cioè l’interrogatorio dei testimoni a favore
di Baldassarre (stranamente tutti di altri paesi, mentre i
depositari delle tradizioni solitamente sono i
concittadini, in questo caso i cuccaresi), che dovevano
raccontare ciò che era successo nella famiglia Colombo di
Cuccaro 140 anni prima, la domanda n. 9 (la più
importante, intorno alla quale ruotano tutte le altre) crolla
miseramente dinanzi alla critica più elementare, quando
chiede ai testi: “Se sanno che Domenico Colombo, figlio di
Lancia, abbia avuto per suoi figli legittimi e naturali Don
Cristoforo, fondatore del Maggiorasco, nonché
Bartolomeo e Don Diego”. A parte la stranezza che, nella
domanda, c’è già la risposta, ci si chiede su quali
documenti tale genealogia sia stata “confezionata”, visto
che atti notarili in proposito non sono mai stati
presentati. Lo stesso giurista Pietro Sordi (al quale
Baldassarre si era rivolto per un parere legale), sospettando
qualche raggiro, il suo parere (favorevole) lo aveva
condizionato alla veridicità dell’albero genealogico
presentato da Baldassarre: “Ut ex arbore agnationis
deprehenditur” (cioè: come si capisce dall’albero
genealogico). Quando le cancellerie (v. A. Lupano, Atti del
Congresso colombiano 2006, pag. 569) volevano prendere
le distanze da certe affermazioni, usavano le frasi: “Come si
dice…come si vede”. Qui è identico: Sordi lascia la
responsabilità (come si capisce da…) all’albero
genealogico: se fossero stati allegati documenti che lo
9
avallavano, sarebbe stato nel suo interesse citarli, a
convalida e a sostegno del suo parere.
Sempre Lupano (pag. 566), si chiede se i preti che sono
stati interrogati potessero essere degli “spergiuri, falsi e
sacrileghi”. No, perché non hanno fatto altro che
confermare ciò che avevano udito “dai signori del
castello”.
E ancora, a pag. 564, avanza l’ipotesi che, invece della
macchinosa e costosa procedura delle rogatorie, i “potenti”
avrebbero potuto imboccare la scorciatoia di “correggere,
manipolare documenti pubblici : il fatto è che, in proposito,
atti notarili da correggere non ve n’erano.
Che, nella causa di Spagna, Baldassarre non avesse
presentato documenti ufficiali che lo legittimassero, lo
hanno confermato anche i discendenti diretti spagnoli del
grande Ammiraglio:
--Nuno Colon di Portogallo, conte di Gelves (al quale il
Tribunale assegnò il Maggiorasco): “Baldassarre Colombo
non si era legittimato, né ha dimostrato di essere parente
dell’Ammiraglio Cristoforo Colombo”.
--Donna Juana Colon y Toledo: “Baldassarre non era
della famiglia, né ha dimostrato la parentela che asseriva”;
--Donna Francisca Colon y Pravia: “Baldassare non era
parente dello Scopritore”;
La stessa ricercatrice spagnola del CESCOM, Angelica
Valentinetti (a cui gli Atti del Congresso 2006 dedicano
ben 94 pagine), non cita alcun atto notarile che
legittimasse il Cristoforo preteso dal Baldassarre.
ORA SAPPIAMO CHI ERA BALDASSARRE
I documenti Dalla Valle fanno luce anche sulla vita di
Baldassarre, del quale prima non sapevamo quasi nulla.
--1543 (?) nasce a Cuccaro;
--Fratelli: Margherita-Alessandro-Lucida-Orazio;
--1559: Si iscrive a medicina, a Pavia;
--1560: Chierico, subentra nel beneficio di Cuccaro;
--Il fratello Alessandro è “Presbitero” nel 1562, poi parroco
di Cuccaro, fino al 1591;
--1563: Investitura feudale a Baldassarre e ai suoi fratelli;
--27 febbraio 1565 (22 anni?): è dottore in “ medicina”
(in agosto risulta medico- condotto a Lu);
--1566: Sposa la genovese Livia Usodimare, si trasferisce
a Genova, ove gli nasce un maschio (Bonifacio o Mario?));
--1571: fa sposare il fratello Orazio con la nobile genovese
Nicoletta Oliva, e lo colloca al servizio dei Doria;
--1578: A Genova, apprende della morte, in Spagna,
di Diego Colon, ultimo discendente dell’Ammiraglio, per
cui decide di presentarsi come pretendente al Maggiorasco;
--1584: Escussi 39 testi a Casale (Baldassarre è presente);
--Ottobre 1604 : il fratello Orazio viene pugnalato in casa
Doria, durante una rissa a scacchi;
--Il nipote Curzio Magnocavalli (medico e figlio della
sorella Lucida) scrive:“L’11 di ottobre 1611 passò a
miglior vita il signor Baldesar Colombo mio zio, in
Madrid”. La causa di Spagna era terminata tre anni prima,
cioè nel 1608. Baldassarre era rimasto a Madrid, dove forse
esercitava la professione medica. Non se la sentiva di
tornare al suo paese, con le pive nel sacco.
11
CHE COSA C’E’ NEL MUSEO?
Nel Museo, gli operatori di Voyager non hanno ripreso
praticamente nulla. Comunque, quel poco che c’è, è per
gran parte di mia documentata pertinenza:
--lo stemma a colori, con tre colombi argentati in campo
azzurro, è stato ricavato dalla foto che mi era stata donata
dal compianto Avv. Edoardo Cassinelli;
--lo stemma ricamato su velluto, già appartenente al
compianto Salesiano Ettore Brusasco, l’ho avuto dalla
sorella Rita, unitamente ad alcuni libri di tema colombiano;
--i numerosi ritagli stampa, che personalmente ho incollato
su due tabelloni Forex, affissi su una parete dell’ingresso;
-i dépliants di tema colombiano, recanti la sigla PiC;
-infine, il film “Cuccaro e Colombo”, prodotto dal
sottoscritto per conto del CESCOM. (Anche se ora risulta
che da detto film è stato eliminato il mio nome: un gesto da
Codice Penale, perché equivalente ad eliminare, da un libro,
il nome del suo autore). Considerata la mia conclamata
dissociazione, non dovrebbero essere più utilizzati, come
da diffida intimata tramite avvocato, almeno i seguenti
strumenti che figurano con il mio nome: il film, i
depliants e i ritagli stampa. I trasgressori saranno
ritenuti personalmente responsabili delle relative
violazioni, con tutte le conseguenze del caso.
Quanto al “presunto” ritratto di Colombo, del pittore
Pedro Berruguete, rimando alla pagina 20.
12
LA TRASMISSIONE DI VOYAGER
Dopo la visita al museo effettuata l’8 settembre dagli
operatori di Voyager, ai responsabili del servizio ho inviato
per e-mail, (in italiano e in latino), i documenti Dalla Valle,
con la vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro.
Una doverosa segnalazione, per una corretta informazione e
per la tutela della serietà professionale dei redattori della
Rai. Pausa di riflessione, che ha fatto rinviare la
trasmissione di una settimana (dal 26 settembre al 3
ottobre). Rifare tutto? Buttarsi sui documenti e ricercare la
verità? Troppo complicato, il servizio è già pagato, e poi
verrebbe a mancare il fattore “sorpresa”… E che cosa hanno
filmato? Praticamente soltanto l’albero genealogico,
“confezionato” dal Baldassarre sulla base di nessun
documento. Un albero genealogico di per sé non dimostra
assolutamente nulla: ciò che conta sono i documenti (atti
notarili e registri parrocchiali, ecc.) che contribuiscono a
costruirlo: documenti che qui non esistono.
Poi, per fare un po’ di scena, dal mio libro “Cuccaro: c’era
una volta…” (3° ediz.- pagg. 203 e 208) hanno estrapolato
due documenti, del tutto insignificanti:
1- la parte iniziale della deposizione del teste Bongioano
Cornagia, di Vignale;
2- la dichiarazione del Vescovo di Acqui (da cui
Cuccaro dipendeva), Pietro Costaciaro.
LE AFFERMAZIONI DEL CASARTELLI
La millantata “novità” con la quale il Casartelli esordisce:
“Io sono il discendente collaterale di Cristoforo Colombo”,
ha suscitato (come vedremo) la disapprovazione e il ridicolo
di storici e studiosi, perché in realtà egli è il discendente di
un personaggio che a Cuccaro non è mai esistito.
Proseguendo, afferma: “Baldassarre presenta atti
notarili”. Quali? Come abbiamo visto: atti notarili che
giustifichino la sua parentela con l’Ammiraglio, non
esistono da nessuna parte.
Poi, riprendendo l’affermazione con cui il conduttore
Giacobbo aveva esordito, il Casartelli dice che, nella
sentenza del Tribunale delle Indie, “Baldassarre fu
riconosciuto parente di Cristoforo in 8° grado, e gli furono
assegnati 2.000 ducati”. Purtroppo, quella sentenza non è
mai stata ritrovata, come ci conferma la stessa ricercatrice
spagnola del CESCOM, Angelica Valentinetti, a pag. 63
degli Atti del Primo Congresso Colombiano: “E’ curioso
che in nessuno di questi fascicoli si trovi il dispositivo
originale (della sentenza) emesso nel 1608. Strano caso, si
potrebbe dire, visto che l’Archivio di Madrid conserva
pressoché tutto il materiale della causa”.
Quanto alla assegnazione di 2.000 ducati al pretendente
cuccarese è il caso di precisare che tale assegnazione è la
spettanza di Baldassarre nella suddivisione, fra tutti i
“pretendenti”, della rendita dello Stato di Veragua (l’attuale
Panama), che faceva parte del Maggiorasco. Quindi un
semplice riconoscimento della sua qualità di pretendente.
14
CHE NE PENSANO GLI STUDIOSI?
1-Il Dr. Carlo Tibaldeschi (forse il più autorevole
esponente del CESCOM), con il quale da tempo sto
scambiando lunghi messaggi, nel commentare il giubilo
delle campane a festa (vedi pag. 2), nel caso si trovasse
anche un solo atto notarile favorevole alla tesi cuccarese, in
una e-mail del 16/12/ 2011 ha scritto: “Abbi fede: l’alleluja
potrebbe essere non lontanissimo”. Abbiamo capito: niente
“nuovi documenti” ripetutamente promessi: per ora, come
sempre, ci dobbiamo accontentare di atti di fede!
2-Il Prof. Bruno Ferrero, il noto scopritore dei documenti
Dalla Valle, scrive: “Se i responsabili di Voyager si
limitano a pontificare, con gratuite affermazioni senza
contraddittorio, rendono davvero un cattivo servizio alla
loro causa e a Cuccaro”.
3- Da Savona, lo studioso Giuseppe Milazzo, dopo un
ironico commento, scrive: “Avevo conosciuto due anni fa a
Savona il Presidente del CESCOM: un uomo dalla ‘verità
rivelata’ “
4-Commentando la “sconfitta” subita dai ricercatori
cuccaresi, il colombista Antonio Calcagno (il “convertito”
alla tesi cuccarese, che il 5 marzo 2011 aveva preso parte
all’incontro organizzato dal CESCOM ad Arenzano) ha
scritto: “Lo studioso serio non ricerca ‘la propria verità’,
ma ‘la verità’, anche quando è scomoda, per cui lo studioso
onesto non è mai sconfitto. Sto cercando di trasmettere ai
miei figli questo grande valore”.
5-L’altro “convertito”, che pure aveva preso parte al
convegno di Arenzano, Guglielmo Famà, scrive:
“Continuare a insistere sulla tesi del Colombo di Cuccaro,
si rischia di cadere nel ridicolo e di essere accusati di
manipolare a proprio vantaggio una ipotesi che non ha
nessuna possibilità di essere accreditata come vera”.
6-Il Prof. Gaspare Demartini, che nel 1991 aveva svolto
per noi le ricerche presso l’Università di Pavia, scrive:
“Dopo essere stato anch’io contagiato del male colombiano,
saluto con sollievo il documento che finalmente riconosce la
vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, genitore
di sole due femmine, per cui ritengo ingiusto il
comportamento dell’ ultimo rampollo collaterale dei Colombo
di Cuccaro, che cerca visibilità e continuità in una tesi ormai
compromessa. Caro amico, cerca di reagire positivamente,
nella certezza di aver sempre operato con lealtà di intenti. Un
abbraccio”. Gaspare Demartini.
7-Lo storico dott. Carlo Ferraris, aggiornando la sua
“Storia del Monferrato” (2° ediz.) con i documenti Dalla
Valle, definisce (pag. 243) “false le prove addotte da
Baldassarre Colombo, che avrebbe giocato d’azzardo per
ottenere l’eredità dello scopritore delle Americhe”.
Come si vede, inesorabilmente la verità
si sta facendo strada, a livello culturale,
anche se la “bufala” del Colombo
cuccarese, allevata dal sottoscritto, è
ancora dura a morire, perché consente di
mungere, non latte, ma finanziamenti pubblici.
16
I MARESCOTTI
DISCENDENTI “DIRETTI” ED EREDI
DEI COLOMBO
FEDELE COLOMBO
(1783-1850)
Sp.Elisabetta Gardini
(1790-1847)
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-----------------------------------------------------------------------------|
|
PAOLA COLOMBO (1811-1861)
Mons. LUIGI COLOMBO
Sp. Domenico MARESCOTTI (1808-1881)
(1813-1877)
6 figli fra cui
Ultimo discendente maschio
|
_______________________________________
|
|
Felice Marescotti (1841-1900)
Gio. Batta. Ilario
Sp.Adelaide Novelli
Marescotti Colombo (1843-1915)
11 figli fra cui
sp. Sofia Fossi (m.1941)
|
|
------------------|
|
|
|
Umberto
Cleto
----------------------------------(m.1924)
Sindaco (m.1967)
|
|
|
|
Luigi Marescotti Paola Virginia
(1881-1923)
(1874-1942)
Adelaide MARESCOTTI (m. 1972)
Sp. Rossi Domenico
sp. Bisoglio Attilia
sp. Cesare Toselli
|
(ved. Barbiroglio
|
_______ _________
dopo 2e nozze)
Marcella (m.1982)
|
|
sp. Mario CASSINELLI
UMBERTO MARIO AUGUSTO
|
(viventi 2012)
----------------------|
|
Avv. Edoardo notaio Ernesto
Come risulta dall’albero genealogico (ricavato dagli archivi
parrocchiali), i discendenti “diretti” da Paola Colombo
(sorella di Mons. Luigi Colombo, ultimo discendente
maschio del casato), moglie di Domenico Marescotti
(abitante in Via Pragelato, ora Via Aldo Moro), si dividono
17
in due rami: dal primo, discende Adelaide Marescotti
(madre dei viventi Dr. Umberto Rossi e il fratello Avv.
Mario Augusto); dal secondo, discendono Gio. Batta.
Ilario Marescotti Colombo (abitante a Roma), padre di
Luigi Marescotti Colombo, marito di Bisoglio Attilia
(che tutti abbiamo conosciuto perché deceduta nel 1990),
nonché i Cassinelli (che nel 1988 ho incontrato nella loro
casa di Strevi).
TUTTI I BENI DEI COLOMBO
EREDITATI DAI MARESCOTTI
1—Il Castello, che Mons. Luigi Colombo aveva assegnato
al ramo “romano” di Gio. Batta. Ilario Marescotti
Colombo (a scapito dei “laici” di Via Pragelato), dopo una
ventennale vertenza (conclusasi nel 1946) fra gli eredi
Cassinelli e la Attilia ved. Luigi Marescotti Colombo,
toccò ai Cassinelli, che poi lo vendettero agli attuali
Boccalatte. Alla Attilia toccarono la casa di abitazione e le
terre, compresa la cascina Colombina. Ai “laici” di Via
Pragelato fu però assegnato il Teatro del castello (come
indicava una scritta in latino tradotta da D. Caprino): un
enorme salone che nel 1948 fu venduto all’ex sindaco
Bisoglio Giuseppe dalla Adelaide Marescotti (madre dei
citati dr. Umberto e avv. Mario Augusto).
2—Il terreno con rustico, sul quale si ergeva il Castrum
(cioè il fortino, di proprietà dei Colombo, che si trovava
sulla Mota, ai piedi di Via Montalto, spesso menzionato in
atti notarili del 1400), ora risulta venduto nel 1903 da
18
Umberto Marescotti (fratello del nostro ex-sindaco Dr.
Cleto) a Nano Luigi, nonno materno della sig.ra Luisa
Novelli in Panizza, che su quel terreno costruì, nel 1984, la
villa che tuttora possiede. L’atto di vendita era stato rogato,
a Fubine, dal notaio Gio. Battista Roveda, il 13 dicembre
1903.
A questi beni ereditati, potremmo aggiungere i preziosi
ricordi lasciati da Mons. Luigi Colombo ai discendenti
Marescotti: il medaglione d’argento donato da Pio IX al suo
Prelato Domestico, in occasione dell’apertura del Concilio
Ecumenico in data 8 dicembre 1869, nonché il Reliquiario
(con sigillo Vaticano) che il Mons. aveva donato a Felice
Marescotti ( figlio della Paola Colombo), in occasione del
matrimonio di quest’ultimo con Adelaide Novelli nel 1861.
L’OSTRACISMO DEL MONSIGNORE
Nel nostro museo, stranamente non troverete l’unico,
autentico “cimelio” della famiglia Colombo: cioè
l’autografo che Mons. Luigi Colombo apponeva nei registri
parrocchiali quando, durante le vacanze estive, celebrava le
Messe per il legato Colombo. “Colpevole” di aver lasciato
(come abbiamo visto) tutti i beni dei Colombo ai Marescotti,
(“diretti” discendenti della sorella Paola Colombo, andata
sposa a Domenico Marescotti il 18 maggio 1830), il suo
autografo non è stato mai esposto. Lo riportiamo noi,
almeno per dovere di cronaca.
RISPONDIAMO ALL’AVV. CASARTELLI
Rispondiamo a tre quesiti esposti dal Casartelli, nel sito
“Cristoforo Colombo Monferrino”. Eccoli:
--“Quanto alla nascita di Cristoforo Colombo a Cuccaro,
manca la prova documentale”. Non solo: manca la prova
documentale che a Cuccaro sia mai esistito un
Cristoforo, figlio del Domenico Colombo di Lancia.
--“Dopo la morte di Baldassarre (intorno1600). Mario
rinunciò, in cambio di 12.000 doppie d’oro”. Fantasie! Nei
documenti Dalla Valle ora ritrovati, Curzio Magnocavalli
(nipote di Baldassarre, perché figlio della sorella Lucida)
scrive:“L’11 di ottobre 1611 passò a miglior vita il signor
Baldesar Colombo mio zio, in Madrid”. Se Baldassarre
visse fino a tre anni dopo la conclusione della causa, il
figlio Mario non c’entra affatto, e le 12.000 doppie d’oro
non risultano da nessuna parte.
--“Baldassarre Colombo di Cuccaro si dichiarava parente
in 8° grado con l’Ammiraglio, come risulta dall’albero
genealogico da lui presentato in causa”. Un albero NON
AUTENTICATO, come conferma la Docente di Storia
dell’America presso l’Università di Madrid, Chocano
Higueras Guadalupe, a pag. 173 del libro “La cuna y
orígenes de Cristobal Colon”, dove si legge : “L’albero di
Baldassarre non era autenticato, quindi non ammesso
come prova nel processo, per cui non risulta conservato
nelle carte del processo, dove ci sono tutti gli alberi
genealogici dei pretendenti spagnoli delle varie
epoche”.(La ricercatrice spagnola del CESCOM, Angelica
Valentinetti, tace, su questo argomento).
20
Una incredibile scoperta
NON E’ COLOMBO
MA ENRICO VII D’INGHILTERRA
Sembra una battuta, invece è una realtà, risultante da
ricerche storiche. Il primo ritratto (qui riprodotto) sarebbe il
Colombo (del pittore spagnolo
P. Berruguete), la cui cassetta
VHS acquistai nel 1992 dalla
RAI per 150.000 lire. Il
relativo quadro era stato
acquistato
da
un
italoamericano (certo Francesco
Ribaudo), e il giornale di
Genova “Il Secolo XIX” lo
aveva reclamato sotto il titolo:
“Genovesi, riportiamo a casa
il vero Colombo”.
Che il quadro raffigurasse
Colombo, era una asserzione
dell’acquirente
italoamericano, ma una convinzione condivisa anche da alcuni
studiosi colombisti, che in quella immagine riconoscevano i
lineamenti di Cristoforo indicati dallo stesso figlio dello
Scopritore, Fernando, al Cap. III delle Historie: “Volto
lungo e guance alte”.
Da allora, quel ritratto era diventato il simbolo del
“presunto” Colombo cuccarese, esposto nel museo, nonché
nell’ufficio del Sindaco in Comune.
21
Ora però la storia è ben diversa, come riferisce il ricercatore
di Cengio (SV), Franco Icardi, che sta ultimando un libro su
Colombo (che, secondo lui, era di Savona). Al Cap.11, egli
riproduce il primo ritratto
sopra riportato, con la
didascalia “Enrico VII
d’Inghilterra,
Tudor,
1485-1509”. Alla mia
incredula richiesta di
chiarimenti,
l’Icardi
risponde inviandomi il
secondo ritratto (dove è
diversa
solo
la
decorazione sul torace),
anch’esso di re Enrico
VII, che si trova presso la
Society of Antiquaries di
Londra.
Poi, su Internet, ho la
conferma che, presso altre Gallerie internazionali, si trovano
vari ritratti dello stesso re, tutti simili fra di loro. A questo
punto (non essendoci più dubbi) si può concludere dicendo
che, il Colombo cuccarese, ora diventato re, sicuramente
preferisce restare come sovrano nelle Gallerie
internazionali, piuttosto che essere scambiato per un
“presunto” Colombo, in uno sperduto paese del nostro
Monferrato.
IL COMITATO COLOMBIANO MONFERRINO (C.C.M.)
Vediamo le molteplici attività gestite da questo ente.
--1989: Consultazione
degli Archivi parrocchiali e
conseguente pubblicazione ( a spese del Comune) di
“Cuccaro: c’era una volta…”.
--31/10/1990: Il Comune di Cuccaro, con delibera n. 61,
costituisce il C.C.M. (del quale fanno parte Pietro Canepa
come Presidente, Luciano Buscaglia come Tesoriere; mentre
fra le personalità di spicco vi aderiscono: il Prof. Geo
Pistarino Preside dell’Univ. di Genova, l’on. Giovanni
Sisto, il Dott. Ugo Cavallera, il Dott. Gianpaolo Brizio
(della Regione), il Prof. Giuseppe Colli, Nils Liedholm, ecc.
--Ottobre 1991: Inizio ricerche colombiane: ad Alessandria
(R. Livraghi), a Torino (R.Busetto), a Pavia (G. De Martini),
ad Acqui (G. L. Rapetti), a Piacenza (P. Galimberti).
--6/2/1992: Erogati dieci milioni (per ricerche) da Carla
Spagnolo, Presidente Consiglio Regionale.
--14/2/1992: Erogati venti milioni da Istituto S. Paolo di
Torino.
--2/6/1992: Il Pres. del C.C.M. anticipa (di tasca propria) tre
milioni alla ditta CUBRA (Novate Milanese) per la
produzione di targa in bronzo (da installare sul Comune).
--14/6/1992: Inaugurata (presente il Vescovo C. Cavalla) la
lapide in latino sulla nuova canonica.
--9/7/1992: Erogati venti milioni (per manifestazioni) da
Gianpaolo Brizio (Presidente Giunta Regionale).
--10/10/1992: Versati alla Tipografia Battezzati (Valenza)
dodici milioni per la monografia “L’altro Colombo” (poi
tradotta in spagnolo dagli italiani in Argentina).
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--19/10/1992: Presentato in Regione “L’altro Colombo”.
--25/10/1992: Sponsorizzazione e inaugurazione del
Piazzale Cristoforo Colombo. Nel pomeriggio: Inaugurata la
lapide, con targa in bronzo, sull’ingresso del Comune.
--27/9/1997: Costituito il CESCOM (Presidente Avv. G.
Casartelli e Segretario il Presidente del C.C.M.).
--2001: Curata la pubblicazione degli Atti del Congresso
Colombiano (dove il C.C.M. figura nel Comitato
Organizzatore del Congresso tenutosi il 27/3/1999).
--2004: Pubblicata (a spese del Comune) la 3° ediz. di
“Cuccaro: c’era una volta…”.
--18/6/2006: Inaugurato il Museo Colombiano (per il quale
il Presidente del C.C.M. produce il film “Cuccaro e
Colombo”).
--Gennaio 2007: Pubblicati i documenti ritrovati dal
Prof. Bruno Ferrero nell’Archivio Dalla Valle, a Casale:
sono gli atti notarili che si ricercavano da 400 anni,
relativi alla vera discendenza del Domenico Colombo di
Cuccaro, già presunto padre del Navigatore.
--Giugno 2011: Pubblicata 2° edizione del libro “Cuccaro
ieri e oggi”, con, in Appendice, gli Atti notarili Dalla Valle,
che costringono il C.C.M. a dissociarsi da coloro che
continuano a raccontare la vecchia storia, ormai non più
proponibile.
--Sponsorizzando il recupero del misterioso pozzo
nascondiglio , il Presidente del C.C.M. si onora di aver dato,
alla propria terra , tutto ciò che uno studioso poteva dare, in
termini di cultura e di risorse personali.
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SE SEI BRAVO, LASCIALO DIRE AGLI ALTRI
Dopo aver citato gli studiosi che, spontaneamente, mi hanno
espresso fiducia e simpatia, non posso fare a meno di
ricordare anche il grande storico, prof. Aldo Settia (già
Docente di storia medievale presso l’Università di Pavia),
il quale, in un colloquio con il Prof. Bruno Ferrero (il noto
scopritore dei documenti Dalla Valle), ha espresso il
lusinghiero giudizio che il Ferrero stesso così riferisce:
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