Pietro Canepa LA DOCUMENTATA VERITA’ SUL “PRESUNTO” COLOMBO CUCCARESE Cuccaro 2012 INTRODUZIONE 1 Dopo aver sostenuto, per oltre vent’anni, la tesi del Colombo cuccarese, attraverso le ricerche del Comitato Colombiano Monferrino; nel libro “Cuccaro: c’era una volta…”; nella monografia “L’altro Colombo”; negli Atti del Congresso Colombiano 1999; nei dépliants; nel film “Cuccaro e Colombo”, e con articoli sui giornali, sento il dovere di affrontare ancora una volta l’annosa questione, per fare il punto della situazione, in seguito alla scoperta di atti notarili che illustrano la vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, già presunto padre del grande Cristoforo. Queste sacrosante pergamene del 1400, che godono di riconoscimento giuridico-legale, ci fanno purtroppo concludere che il presunto Cristoforo cuccarese non è mai esistito, se non nella macchinosa messa in scena architettata dal Baldassarre Colombo di Cuccaro, noto per il suo intervento nella causa di Spagna per la successione al Maggiorasco del Navigatore. Accettata la “sconfitta”, questi documenti mi costringono ora a dissociarmi da coloro che continuano a raccontare la vecchia storia, per non essere un giorno accusato di continuare a mungere finanziamenti pubblici a sostegno di una causa ormai compromessa: un furto in piena regola, che mi fa ricordare la massima: “Se vuoi essere assolto, devi prima restituire”: una terribile trappola, senza via d’uscita! Meglio mille sconfitte, alleviate dalla consapevolezza che, sull’altro piatto della bilancia, c’è la “storia”, che, dopo quattro secoli, finalmente conosce quale è la verità. L’autore 2 CAMPANE A FESTA PER 50 ANNI Su “La Voce di Cuccaro” di giugno 2008, avevo annunciato di aver sottoscritto un BTP di cinquemila euro, grazie al quale, se viene ritrovato anche un solo atto notarile, dal quale risulti che il Domenico Colombo di Lancia ha avuto, fra i suoi figli, anche un Cristoforo, il parroco pro tempore di Cuccaro è autorizzato a prelevare le cedole di detto BTP (duecento euro), per consentire il suono delle campane a festa, il mezzodì del 12 ottobre (scoperta dell’America) di ogni anno, e ciò per i successivi cinquant’anni. Sarebbe il felice coronamento di una lunga ricerca, iniziata nel 1988 con la consultazione degli archivi parrocchiali, che registrano le nascite e le morti di tutti i nostri concittadini in questi ultimi 450 anni. Mi aveva però colpito un particolare: che la famiglia Colombo non avesse mai rinnovato il nome di Cristoforo: segno evidente che detta famiglia non aveva mai avuto a che fare con lo Scopritore del Nuovo Mondo Cristoforo Colombo. E’ stata questa constatazione a farmi decidere di affrontare la questione delle origini del Cristoforo monferrino, presunto originario del castello di Cuccaro, finché. nel 2006, dopo quattro secoli di ricerche, ecco il ritrovamento, ad opera del Prof. Bruno Ferrero, a Casale, nell’Archivio Dalla Valle, di atti notarili (pergamene) del 1400, che illustrano la vera discendenza, fino alla quarta generazione, del Domenico Colombo di Cuccaro. Da questi documenti (che ora presenteremo), risulta inequivocabilmente che il “presunto” Cristoforo cuccarese in realtà non è mai esistito. 3 CRISTOFORO COLOMBO A CUCCARO, IN VIA MONTALTO Non è una battuta, ma una autentica verità, contenuta in un atto notarile del 3 ottobre 1498, scovato fra i 405 atti notarili pubblicati da Gianfranco Ribaldone negli Atti del Congresso Colombiano 2006. In tale documento si legge che un Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, vende, “per sei lire e mezza imperiali, nella contrada della Mota” (cioè in Via Montalto), a Raimondo Francesco fu Stefano, originario di Conzano, un pezzo di terra “confinante con la strada comunale”. A questo documento non era stata data alcuna importanza, perché non poteva trattarsi del noto Ammiraglio. Infatti, a quella data, sappiamo che il Navigatore si trovava al largo del Venezuela, a scoprire le foci dell’Orinoco. Inoltre, mentre tutti i Colombo del consortile sono solitamente preceduti dal titolo di “Dominus” (cioè “Signor”), i Colombo di questo documento non recano tale titolo, il che significa che potevano essere degli “illegittimi”, esclusi dal consortile del castello. All’epoca del Navigatore, quindi, a Cuccaro esisteva davvero un Cristoforo Colombo figlio di Domenico, ma si trattava di un Cristoforo “qualunque”. 4 ECCO I DOCUMENTI DELLA VERITA’ (ricavati dalla ricerca B. Ferrero) --24 gennaio 1444: Alla richiesta di Domenico Colombo (presunto padre del grande Cristoforo, ma invece padre soltanto di Battistina e Bartolomea), di poter adottare Luchino, per avere un maschio al quale poi lasciare il proprio feudo (che altrimenti dovrebbe essere ereditato dal fratello Franceschino, come previsto dalla legge del feudo), il marchese di Monferrato, Giovanni Giacomo, risponde autorizzando l’adozione di Luchino, “come se fosse suo vero figlio, affinché possa succedere nei beni di Domenico sia feudali che allodiali”. “Concedimus prefato Dominico amplam facultatem assumendi predictum Luchinum in eius filium adoptivum ita (ut) in bonis eiusdem Dominici tam feudalibus quam allodialibus succedere possit, ac se ex ipso Dominico genitus et procreatus foret”. Domenico adotta Luchino e gli concede in sposa la figlia Bartolomea. --1° giugno1450 : Il testamento di Domenico lo leggiamo nella trascrizione settecentesca di una pergamena che si stava annerendo e che ora è per gran parte illeggibile. Da tale trascrizione apprendiamo che Domenico lascia Luchino suo erede universale, come confermato dagli atti notarili che qui di seguito riproduciamo. 5 -1°giugno 1450: Nello stesso giorno, Franceschino, pur amareggiato per la decisione del fratello Domenico, scrive: “Il nobile Franceschino ratifica e approva l’adozione di Luchino nonché il testamento di Domenico…anche se in detto testamento ci siano cose che tornano di detrimento allo stesso Franceschino, qualunque sia la natura del feudo, nel quale Luchino di diritto non potrebbe succedere, dovendovi invece succedere Franceschino o i suoi eredi”. “Nobilis Francischus…ratificat et approbat dictam adoptionem factam de ipso Luchino… nec non et testamentum factum per ipsum Dominicum…etiam si in ipso testamento essent aliqua que…tenderent in preiudicium ed detrimentum ipsius Francisci…quacumque natura esset feudum, in quo idem Luchinus succedere non posset de iure, sed deberet succedere ipse Francischus vel eius eredes”. --8 novembre 1457 : Marieta (moglie di Domenico) lascia eredi universali Battistina, Bartolomea e Luchino. --3 aprile 1458: (Testamento di Luchino): “Luchino lascia ai fratelli Colombino, Giobbe e Bonifacio, figli del fu Franceschino, la giurisdizione e il feudo che il testatore ha avuto dal nobile Domenico Colombo, fratello del detto Franceschino”. “Dominus Luchinus de Columbis…legat Columbino, Iop et Bonifacio fratribus et filiis quondam nobilis domini Francisci de Columbis…iurisdicionem et feudum quod habet ipse testator ac habuit a nobili domino Dominico Columbo, fratre quondam prefati domini Francisci”. 6 ALBERO GENEALOGICO risultante dai documenti Dalla Valle DOMENICO COLOMBO (testam.1450) sp. Marieta (1430) _______ | | | Battistina Bartolomea sp. Luchino (adoz.1444) | Pantasilea sp. Biagio Bignone | Tommaso (m. 1517) sp. Maddalena Zoppi | Pantasilea (junior, m. 1556-7) sp. in 3° nozze Rolando Dalla Valle (depositario di questi documenti) Del presunto Cristoforo (e fratelli) nessuna traccia 7 ROLANDO DALLA VALLE Famoso giurista (1500c-1575), consigliere marchionale, presidente del Senato di Casale, esperto di questioni famigliari (su cui scrisse quattro volumi, che vennero ristampati ben 28 volte), nel 1536 sposa Pantasilea junior, pronipote del Domenico Colombo di Cuccaro (v. albero qui accanto). Come esperto di questioni famigliari, conosceva molto bene gli ascendenti della propria moglie, che tra l’altro gli aveva portato in dote proprio i documenti di famiglia (cioè le pergamene di cui abbiamo parlato), con la discendenza di Domenico fino alla quarta generazione. Se fosse esistito un Cristoforo (figlio di Domenico), Scopritore del Nuovo Mondo, quindi prozio della propria moglie, con orgoglio Rolando ne avrebbe esaltato le gloriose imprese: neppure una riga! Anche per lui, quindi, il Cristoforo cuccarese non esisteva. Rolando muore nel suo feudo di Mirabello, il 14 aprile 1575. A quella data, il Baldassarre Colombo di Cuccaro, che tre anni dopo sarebbe intervenuto nella Causa di Spagna per la successione al Maggiorasco del Navigatore, aveva già 32 anni, quindi sapeva benissimo dove trovare i documenti relativi alla famiglia di Domenico. Li avrà sicuramente consultati, ma siccome non gli facevano comodo, perché raccontavano una storia diversa, li ha ignorati, ha confezionato a modo suo l’albero genealogico, ed ha proceduto alla escussione di testi che avallassero la sua tesi, come ora vedremo. 8 LE ROGATORIE Nelle Rogatorie, cioè l’interrogatorio dei testimoni a favore di Baldassarre (stranamente tutti di altri paesi, mentre i depositari delle tradizioni solitamente sono i concittadini, in questo caso i cuccaresi), che dovevano raccontare ciò che era successo nella famiglia Colombo di Cuccaro 140 anni prima, la domanda n. 9 (la più importante, intorno alla quale ruotano tutte le altre) crolla miseramente dinanzi alla critica più elementare, quando chiede ai testi: “Se sanno che Domenico Colombo, figlio di Lancia, abbia avuto per suoi figli legittimi e naturali Don Cristoforo, fondatore del Maggiorasco, nonché Bartolomeo e Don Diego”. A parte la stranezza che, nella domanda, c’è già la risposta, ci si chiede su quali documenti tale genealogia sia stata “confezionata”, visto che atti notarili in proposito non sono mai stati presentati. Lo stesso giurista Pietro Sordi (al quale Baldassarre si era rivolto per un parere legale), sospettando qualche raggiro, il suo parere (favorevole) lo aveva condizionato alla veridicità dell’albero genealogico presentato da Baldassarre: “Ut ex arbore agnationis deprehenditur” (cioè: come si capisce dall’albero genealogico). Quando le cancellerie (v. A. Lupano, Atti del Congresso colombiano 2006, pag. 569) volevano prendere le distanze da certe affermazioni, usavano le frasi: “Come si dice…come si vede”. Qui è identico: Sordi lascia la responsabilità (come si capisce da…) all’albero genealogico: se fossero stati allegati documenti che lo 9 avallavano, sarebbe stato nel suo interesse citarli, a convalida e a sostegno del suo parere. Sempre Lupano (pag. 566), si chiede se i preti che sono stati interrogati potessero essere degli “spergiuri, falsi e sacrileghi”. No, perché non hanno fatto altro che confermare ciò che avevano udito “dai signori del castello”. E ancora, a pag. 564, avanza l’ipotesi che, invece della macchinosa e costosa procedura delle rogatorie, i “potenti” avrebbero potuto imboccare la scorciatoia di “correggere, manipolare documenti pubblici : il fatto è che, in proposito, atti notarili da correggere non ve n’erano. Che, nella causa di Spagna, Baldassarre non avesse presentato documenti ufficiali che lo legittimassero, lo hanno confermato anche i discendenti diretti spagnoli del grande Ammiraglio: --Nuno Colon di Portogallo, conte di Gelves (al quale il Tribunale assegnò il Maggiorasco): “Baldassarre Colombo non si era legittimato, né ha dimostrato di essere parente dell’Ammiraglio Cristoforo Colombo”. --Donna Juana Colon y Toledo: “Baldassarre non era della famiglia, né ha dimostrato la parentela che asseriva”; --Donna Francisca Colon y Pravia: “Baldassare non era parente dello Scopritore”; La stessa ricercatrice spagnola del CESCOM, Angelica Valentinetti (a cui gli Atti del Congresso 2006 dedicano ben 94 pagine), non cita alcun atto notarile che legittimasse il Cristoforo preteso dal Baldassarre. ORA SAPPIAMO CHI ERA BALDASSARRE I documenti Dalla Valle fanno luce anche sulla vita di Baldassarre, del quale prima non sapevamo quasi nulla. --1543 (?) nasce a Cuccaro; --Fratelli: Margherita-Alessandro-Lucida-Orazio; --1559: Si iscrive a medicina, a Pavia; --1560: Chierico, subentra nel beneficio di Cuccaro; --Il fratello Alessandro è “Presbitero” nel 1562, poi parroco di Cuccaro, fino al 1591; --1563: Investitura feudale a Baldassarre e ai suoi fratelli; --27 febbraio 1565 (22 anni?): è dottore in “ medicina” (in agosto risulta medico- condotto a Lu); --1566: Sposa la genovese Livia Usodimare, si trasferisce a Genova, ove gli nasce un maschio (Bonifacio o Mario?)); --1571: fa sposare il fratello Orazio con la nobile genovese Nicoletta Oliva, e lo colloca al servizio dei Doria; --1578: A Genova, apprende della morte, in Spagna, di Diego Colon, ultimo discendente dell’Ammiraglio, per cui decide di presentarsi come pretendente al Maggiorasco; --1584: Escussi 39 testi a Casale (Baldassarre è presente); --Ottobre 1604 : il fratello Orazio viene pugnalato in casa Doria, durante una rissa a scacchi; --Il nipote Curzio Magnocavalli (medico e figlio della sorella Lucida) scrive:“L’11 di ottobre 1611 passò a miglior vita il signor Baldesar Colombo mio zio, in Madrid”. La causa di Spagna era terminata tre anni prima, cioè nel 1608. Baldassarre era rimasto a Madrid, dove forse esercitava la professione medica. Non se la sentiva di tornare al suo paese, con le pive nel sacco. 11 CHE COSA C’E’ NEL MUSEO? Nel Museo, gli operatori di Voyager non hanno ripreso praticamente nulla. Comunque, quel poco che c’è, è per gran parte di mia documentata pertinenza: --lo stemma a colori, con tre colombi argentati in campo azzurro, è stato ricavato dalla foto che mi era stata donata dal compianto Avv. Edoardo Cassinelli; --lo stemma ricamato su velluto, già appartenente al compianto Salesiano Ettore Brusasco, l’ho avuto dalla sorella Rita, unitamente ad alcuni libri di tema colombiano; --i numerosi ritagli stampa, che personalmente ho incollato su due tabelloni Forex, affissi su una parete dell’ingresso; -i dépliants di tema colombiano, recanti la sigla PiC; -infine, il film “Cuccaro e Colombo”, prodotto dal sottoscritto per conto del CESCOM. (Anche se ora risulta che da detto film è stato eliminato il mio nome: un gesto da Codice Penale, perché equivalente ad eliminare, da un libro, il nome del suo autore). Considerata la mia conclamata dissociazione, non dovrebbero essere più utilizzati, come da diffida intimata tramite avvocato, almeno i seguenti strumenti che figurano con il mio nome: il film, i depliants e i ritagli stampa. I trasgressori saranno ritenuti personalmente responsabili delle relative violazioni, con tutte le conseguenze del caso. Quanto al “presunto” ritratto di Colombo, del pittore Pedro Berruguete, rimando alla pagina 20. 12 LA TRASMISSIONE DI VOYAGER Dopo la visita al museo effettuata l’8 settembre dagli operatori di Voyager, ai responsabili del servizio ho inviato per e-mail, (in italiano e in latino), i documenti Dalla Valle, con la vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro. Una doverosa segnalazione, per una corretta informazione e per la tutela della serietà professionale dei redattori della Rai. Pausa di riflessione, che ha fatto rinviare la trasmissione di una settimana (dal 26 settembre al 3 ottobre). Rifare tutto? Buttarsi sui documenti e ricercare la verità? Troppo complicato, il servizio è già pagato, e poi verrebbe a mancare il fattore “sorpresa”… E che cosa hanno filmato? Praticamente soltanto l’albero genealogico, “confezionato” dal Baldassarre sulla base di nessun documento. Un albero genealogico di per sé non dimostra assolutamente nulla: ciò che conta sono i documenti (atti notarili e registri parrocchiali, ecc.) che contribuiscono a costruirlo: documenti che qui non esistono. Poi, per fare un po’ di scena, dal mio libro “Cuccaro: c’era una volta…” (3° ediz.- pagg. 203 e 208) hanno estrapolato due documenti, del tutto insignificanti: 1- la parte iniziale della deposizione del teste Bongioano Cornagia, di Vignale; 2- la dichiarazione del Vescovo di Acqui (da cui Cuccaro dipendeva), Pietro Costaciaro. LE AFFERMAZIONI DEL CASARTELLI La millantata “novità” con la quale il Casartelli esordisce: “Io sono il discendente collaterale di Cristoforo Colombo”, ha suscitato (come vedremo) la disapprovazione e il ridicolo di storici e studiosi, perché in realtà egli è il discendente di un personaggio che a Cuccaro non è mai esistito. Proseguendo, afferma: “Baldassarre presenta atti notarili”. Quali? Come abbiamo visto: atti notarili che giustifichino la sua parentela con l’Ammiraglio, non esistono da nessuna parte. Poi, riprendendo l’affermazione con cui il conduttore Giacobbo aveva esordito, il Casartelli dice che, nella sentenza del Tribunale delle Indie, “Baldassarre fu riconosciuto parente di Cristoforo in 8° grado, e gli furono assegnati 2.000 ducati”. Purtroppo, quella sentenza non è mai stata ritrovata, come ci conferma la stessa ricercatrice spagnola del CESCOM, Angelica Valentinetti, a pag. 63 degli Atti del Primo Congresso Colombiano: “E’ curioso che in nessuno di questi fascicoli si trovi il dispositivo originale (della sentenza) emesso nel 1608. Strano caso, si potrebbe dire, visto che l’Archivio di Madrid conserva pressoché tutto il materiale della causa”. Quanto alla assegnazione di 2.000 ducati al pretendente cuccarese è il caso di precisare che tale assegnazione è la spettanza di Baldassarre nella suddivisione, fra tutti i “pretendenti”, della rendita dello Stato di Veragua (l’attuale Panama), che faceva parte del Maggiorasco. Quindi un semplice riconoscimento della sua qualità di pretendente. 14 CHE NE PENSANO GLI STUDIOSI? 1-Il Dr. Carlo Tibaldeschi (forse il più autorevole esponente del CESCOM), con il quale da tempo sto scambiando lunghi messaggi, nel commentare il giubilo delle campane a festa (vedi pag. 2), nel caso si trovasse anche un solo atto notarile favorevole alla tesi cuccarese, in una e-mail del 16/12/ 2011 ha scritto: “Abbi fede: l’alleluja potrebbe essere non lontanissimo”. Abbiamo capito: niente “nuovi documenti” ripetutamente promessi: per ora, come sempre, ci dobbiamo accontentare di atti di fede! 2-Il Prof. Bruno Ferrero, il noto scopritore dei documenti Dalla Valle, scrive: “Se i responsabili di Voyager si limitano a pontificare, con gratuite affermazioni senza contraddittorio, rendono davvero un cattivo servizio alla loro causa e a Cuccaro”. 3- Da Savona, lo studioso Giuseppe Milazzo, dopo un ironico commento, scrive: “Avevo conosciuto due anni fa a Savona il Presidente del CESCOM: un uomo dalla ‘verità rivelata’ “ 4-Commentando la “sconfitta” subita dai ricercatori cuccaresi, il colombista Antonio Calcagno (il “convertito” alla tesi cuccarese, che il 5 marzo 2011 aveva preso parte all’incontro organizzato dal CESCOM ad Arenzano) ha scritto: “Lo studioso serio non ricerca ‘la propria verità’, ma ‘la verità’, anche quando è scomoda, per cui lo studioso onesto non è mai sconfitto. Sto cercando di trasmettere ai miei figli questo grande valore”. 5-L’altro “convertito”, che pure aveva preso parte al convegno di Arenzano, Guglielmo Famà, scrive: “Continuare a insistere sulla tesi del Colombo di Cuccaro, si rischia di cadere nel ridicolo e di essere accusati di manipolare a proprio vantaggio una ipotesi che non ha nessuna possibilità di essere accreditata come vera”. 6-Il Prof. Gaspare Demartini, che nel 1991 aveva svolto per noi le ricerche presso l’Università di Pavia, scrive: “Dopo essere stato anch’io contagiato del male colombiano, saluto con sollievo il documento che finalmente riconosce la vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, genitore di sole due femmine, per cui ritengo ingiusto il comportamento dell’ ultimo rampollo collaterale dei Colombo di Cuccaro, che cerca visibilità e continuità in una tesi ormai compromessa. Caro amico, cerca di reagire positivamente, nella certezza di aver sempre operato con lealtà di intenti. Un abbraccio”. Gaspare Demartini. 7-Lo storico dott. Carlo Ferraris, aggiornando la sua “Storia del Monferrato” (2° ediz.) con i documenti Dalla Valle, definisce (pag. 243) “false le prove addotte da Baldassarre Colombo, che avrebbe giocato d’azzardo per ottenere l’eredità dello scopritore delle Americhe”. Come si vede, inesorabilmente la verità si sta facendo strada, a livello culturale, anche se la “bufala” del Colombo cuccarese, allevata dal sottoscritto, è ancora dura a morire, perché consente di mungere, non latte, ma finanziamenti pubblici. 16 I MARESCOTTI DISCENDENTI “DIRETTI” ED EREDI DEI COLOMBO FEDELE COLOMBO (1783-1850) Sp.Elisabetta Gardini (1790-1847) | -----------------------------------------------------------------------------| | PAOLA COLOMBO (1811-1861) Mons. LUIGI COLOMBO Sp. Domenico MARESCOTTI (1808-1881) (1813-1877) 6 figli fra cui Ultimo discendente maschio | _______________________________________ | | Felice Marescotti (1841-1900) Gio. Batta. Ilario Sp.Adelaide Novelli Marescotti Colombo (1843-1915) 11 figli fra cui sp. Sofia Fossi (m.1941) | | ------------------| | | | Umberto Cleto ----------------------------------(m.1924) Sindaco (m.1967) | | | | Luigi Marescotti Paola Virginia (1881-1923) (1874-1942) Adelaide MARESCOTTI (m. 1972) Sp. Rossi Domenico sp. Bisoglio Attilia sp. Cesare Toselli | (ved. Barbiroglio | _______ _________ dopo 2e nozze) Marcella (m.1982) | | sp. Mario CASSINELLI UMBERTO MARIO AUGUSTO | (viventi 2012) ----------------------| | Avv. Edoardo notaio Ernesto Come risulta dall’albero genealogico (ricavato dagli archivi parrocchiali), i discendenti “diretti” da Paola Colombo (sorella di Mons. Luigi Colombo, ultimo discendente maschio del casato), moglie di Domenico Marescotti (abitante in Via Pragelato, ora Via Aldo Moro), si dividono 17 in due rami: dal primo, discende Adelaide Marescotti (madre dei viventi Dr. Umberto Rossi e il fratello Avv. Mario Augusto); dal secondo, discendono Gio. Batta. Ilario Marescotti Colombo (abitante a Roma), padre di Luigi Marescotti Colombo, marito di Bisoglio Attilia (che tutti abbiamo conosciuto perché deceduta nel 1990), nonché i Cassinelli (che nel 1988 ho incontrato nella loro casa di Strevi). TUTTI I BENI DEI COLOMBO EREDITATI DAI MARESCOTTI 1—Il Castello, che Mons. Luigi Colombo aveva assegnato al ramo “romano” di Gio. Batta. Ilario Marescotti Colombo (a scapito dei “laici” di Via Pragelato), dopo una ventennale vertenza (conclusasi nel 1946) fra gli eredi Cassinelli e la Attilia ved. Luigi Marescotti Colombo, toccò ai Cassinelli, che poi lo vendettero agli attuali Boccalatte. Alla Attilia toccarono la casa di abitazione e le terre, compresa la cascina Colombina. Ai “laici” di Via Pragelato fu però assegnato il Teatro del castello (come indicava una scritta in latino tradotta da D. Caprino): un enorme salone che nel 1948 fu venduto all’ex sindaco Bisoglio Giuseppe dalla Adelaide Marescotti (madre dei citati dr. Umberto e avv. Mario Augusto). 2—Il terreno con rustico, sul quale si ergeva il Castrum (cioè il fortino, di proprietà dei Colombo, che si trovava sulla Mota, ai piedi di Via Montalto, spesso menzionato in atti notarili del 1400), ora risulta venduto nel 1903 da 18 Umberto Marescotti (fratello del nostro ex-sindaco Dr. Cleto) a Nano Luigi, nonno materno della sig.ra Luisa Novelli in Panizza, che su quel terreno costruì, nel 1984, la villa che tuttora possiede. L’atto di vendita era stato rogato, a Fubine, dal notaio Gio. Battista Roveda, il 13 dicembre 1903. A questi beni ereditati, potremmo aggiungere i preziosi ricordi lasciati da Mons. Luigi Colombo ai discendenti Marescotti: il medaglione d’argento donato da Pio IX al suo Prelato Domestico, in occasione dell’apertura del Concilio Ecumenico in data 8 dicembre 1869, nonché il Reliquiario (con sigillo Vaticano) che il Mons. aveva donato a Felice Marescotti ( figlio della Paola Colombo), in occasione del matrimonio di quest’ultimo con Adelaide Novelli nel 1861. L’OSTRACISMO DEL MONSIGNORE Nel nostro museo, stranamente non troverete l’unico, autentico “cimelio” della famiglia Colombo: cioè l’autografo che Mons. Luigi Colombo apponeva nei registri parrocchiali quando, durante le vacanze estive, celebrava le Messe per il legato Colombo. “Colpevole” di aver lasciato (come abbiamo visto) tutti i beni dei Colombo ai Marescotti, (“diretti” discendenti della sorella Paola Colombo, andata sposa a Domenico Marescotti il 18 maggio 1830), il suo autografo non è stato mai esposto. Lo riportiamo noi, almeno per dovere di cronaca. RISPONDIAMO ALL’AVV. CASARTELLI Rispondiamo a tre quesiti esposti dal Casartelli, nel sito “Cristoforo Colombo Monferrino”. Eccoli: --“Quanto alla nascita di Cristoforo Colombo a Cuccaro, manca la prova documentale”. Non solo: manca la prova documentale che a Cuccaro sia mai esistito un Cristoforo, figlio del Domenico Colombo di Lancia. --“Dopo la morte di Baldassarre (intorno1600). Mario rinunciò, in cambio di 12.000 doppie d’oro”. Fantasie! Nei documenti Dalla Valle ora ritrovati, Curzio Magnocavalli (nipote di Baldassarre, perché figlio della sorella Lucida) scrive:“L’11 di ottobre 1611 passò a miglior vita il signor Baldesar Colombo mio zio, in Madrid”. Se Baldassarre visse fino a tre anni dopo la conclusione della causa, il figlio Mario non c’entra affatto, e le 12.000 doppie d’oro non risultano da nessuna parte. --“Baldassarre Colombo di Cuccaro si dichiarava parente in 8° grado con l’Ammiraglio, come risulta dall’albero genealogico da lui presentato in causa”. Un albero NON AUTENTICATO, come conferma la Docente di Storia dell’America presso l’Università di Madrid, Chocano Higueras Guadalupe, a pag. 173 del libro “La cuna y orígenes de Cristobal Colon”, dove si legge : “L’albero di Baldassarre non era autenticato, quindi non ammesso come prova nel processo, per cui non risulta conservato nelle carte del processo, dove ci sono tutti gli alberi genealogici dei pretendenti spagnoli delle varie epoche”.(La ricercatrice spagnola del CESCOM, Angelica Valentinetti, tace, su questo argomento). 20 Una incredibile scoperta NON E’ COLOMBO MA ENRICO VII D’INGHILTERRA Sembra una battuta, invece è una realtà, risultante da ricerche storiche. Il primo ritratto (qui riprodotto) sarebbe il Colombo (del pittore spagnolo P. Berruguete), la cui cassetta VHS acquistai nel 1992 dalla RAI per 150.000 lire. Il relativo quadro era stato acquistato da un italoamericano (certo Francesco Ribaudo), e il giornale di Genova “Il Secolo XIX” lo aveva reclamato sotto il titolo: “Genovesi, riportiamo a casa il vero Colombo”. Che il quadro raffigurasse Colombo, era una asserzione dell’acquirente italoamericano, ma una convinzione condivisa anche da alcuni studiosi colombisti, che in quella immagine riconoscevano i lineamenti di Cristoforo indicati dallo stesso figlio dello Scopritore, Fernando, al Cap. III delle Historie: “Volto lungo e guance alte”. Da allora, quel ritratto era diventato il simbolo del “presunto” Colombo cuccarese, esposto nel museo, nonché nell’ufficio del Sindaco in Comune. 21 Ora però la storia è ben diversa, come riferisce il ricercatore di Cengio (SV), Franco Icardi, che sta ultimando un libro su Colombo (che, secondo lui, era di Savona). Al Cap.11, egli riproduce il primo ritratto sopra riportato, con la didascalia “Enrico VII d’Inghilterra, Tudor, 1485-1509”. Alla mia incredula richiesta di chiarimenti, l’Icardi risponde inviandomi il secondo ritratto (dove è diversa solo la decorazione sul torace), anch’esso di re Enrico VII, che si trova presso la Society of Antiquaries di Londra. Poi, su Internet, ho la conferma che, presso altre Gallerie internazionali, si trovano vari ritratti dello stesso re, tutti simili fra di loro. A questo punto (non essendoci più dubbi) si può concludere dicendo che, il Colombo cuccarese, ora diventato re, sicuramente preferisce restare come sovrano nelle Gallerie internazionali, piuttosto che essere scambiato per un “presunto” Colombo, in uno sperduto paese del nostro Monferrato. IL COMITATO COLOMBIANO MONFERRINO (C.C.M.) Vediamo le molteplici attività gestite da questo ente. --1989: Consultazione degli Archivi parrocchiali e conseguente pubblicazione ( a spese del Comune) di “Cuccaro: c’era una volta…”. --31/10/1990: Il Comune di Cuccaro, con delibera n. 61, costituisce il C.C.M. (del quale fanno parte Pietro Canepa come Presidente, Luciano Buscaglia come Tesoriere; mentre fra le personalità di spicco vi aderiscono: il Prof. Geo Pistarino Preside dell’Univ. di Genova, l’on. Giovanni Sisto, il Dott. Ugo Cavallera, il Dott. Gianpaolo Brizio (della Regione), il Prof. Giuseppe Colli, Nils Liedholm, ecc. --Ottobre 1991: Inizio ricerche colombiane: ad Alessandria (R. Livraghi), a Torino (R.Busetto), a Pavia (G. De Martini), ad Acqui (G. L. Rapetti), a Piacenza (P. Galimberti). --6/2/1992: Erogati dieci milioni (per ricerche) da Carla Spagnolo, Presidente Consiglio Regionale. --14/2/1992: Erogati venti milioni da Istituto S. Paolo di Torino. --2/6/1992: Il Pres. del C.C.M. anticipa (di tasca propria) tre milioni alla ditta CUBRA (Novate Milanese) per la produzione di targa in bronzo (da installare sul Comune). --14/6/1992: Inaugurata (presente il Vescovo C. Cavalla) la lapide in latino sulla nuova canonica. --9/7/1992: Erogati venti milioni (per manifestazioni) da Gianpaolo Brizio (Presidente Giunta Regionale). --10/10/1992: Versati alla Tipografia Battezzati (Valenza) dodici milioni per la monografia “L’altro Colombo” (poi tradotta in spagnolo dagli italiani in Argentina). 23 --19/10/1992: Presentato in Regione “L’altro Colombo”. --25/10/1992: Sponsorizzazione e inaugurazione del Piazzale Cristoforo Colombo. Nel pomeriggio: Inaugurata la lapide, con targa in bronzo, sull’ingresso del Comune. --27/9/1997: Costituito il CESCOM (Presidente Avv. G. Casartelli e Segretario il Presidente del C.C.M.). --2001: Curata la pubblicazione degli Atti del Congresso Colombiano (dove il C.C.M. figura nel Comitato Organizzatore del Congresso tenutosi il 27/3/1999). --2004: Pubblicata (a spese del Comune) la 3° ediz. di “Cuccaro: c’era una volta…”. --18/6/2006: Inaugurato il Museo Colombiano (per il quale il Presidente del C.C.M. produce il film “Cuccaro e Colombo”). --Gennaio 2007: Pubblicati i documenti ritrovati dal Prof. Bruno Ferrero nell’Archivio Dalla Valle, a Casale: sono gli atti notarili che si ricercavano da 400 anni, relativi alla vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, già presunto padre del Navigatore. --Giugno 2011: Pubblicata 2° edizione del libro “Cuccaro ieri e oggi”, con, in Appendice, gli Atti notarili Dalla Valle, che costringono il C.C.M. a dissociarsi da coloro che continuano a raccontare la vecchia storia, ormai non più proponibile. --Sponsorizzando il recupero del misterioso pozzo nascondiglio , il Presidente del C.C.M. si onora di aver dato, alla propria terra , tutto ciò che uno studioso poteva dare, in termini di cultura e di risorse personali. 24 SE SEI BRAVO, LASCIALO DIRE AGLI ALTRI Dopo aver citato gli studiosi che, spontaneamente, mi hanno espresso fiducia e simpatia, non posso fare a meno di ricordare anche il grande storico, prof. Aldo Settia (già Docente di storia medievale presso l’Università di Pavia), il quale, in un colloquio con il Prof. Bruno Ferrero (il noto scopritore dei documenti Dalla Valle), ha espresso il lusinghiero giudizio che il Ferrero stesso così riferisce: