Antonio Corrado Morciano Sommario La Basilica di Santa Maria “de Finibus Terrae” La Chiesa di “Cristo Re” L’Erma Antica La Croce Petrina La Croce Giubilare La Colonna Mariana La Madonna di Leuca e gli Eremiti Il Sacro nelle Grotte Il Culto di S. Pietro in Santa Maria di Leuca Via Crucis Monumentale 2 La bellezza salverà il mondo. Questa affermazione e splendida verità, coniata da un grande rinomato scrittore russo, può essere una chiave di lettura per questo opuscolo concepito e preparato in occasione della visita pastorale e del pellegrinaggio del Santo Padre Benedetto XVI al Santuario di Santa Maria di Leuca. Leuca, città bianca, è un balcone proteso nel cuore del Mediterraneo, mare nostrum, per contemplare le bellezze di questo lembo del cosmo, spartiacque dello Jonio ed Adriatico, lambito dal mare Egeo, ponte fra Oriente ed Occidente. Questa lingua di terra, costituita dal Salento, e che i romani chiamarono “Finibus terrae”, ha millenni di storia. Questa guida è una finestra utile al visitatore e specialmente al pellegrino per suscitare grandi emozioni ed entusiasmarsi dai tesori nascosti e palesi racchiusi su questo quadrante geografico ma storico insieme. È un valido “vademecum” per scoprire le origini di varie culture, città ed insediamenti: era pagana, periodo ellenistico, insediamento e diffusione del cristianesimo, invasione turca. Ci aiuta a vivere esperienze forti ed emozionanti che illuminano la nostra radice e fede cristiana. Qui l’apostolo Pietro ha approdato nel suo itinerario verso la capitale e qui inizia la “via petrina”; la croce petrina ne è una testimonianza. La presenza e la visita del Santo Padre suggella e ratifica lo sguardo benevolo dei Sommi Pontefici verso questo vetusto e glorioso Santuario. Si respira aria di fede, di santificazione e di ecumenismo. È da lodare ed apprezzare la volontà e l’iniziativa di porgere ai pellegrini un sussidio essenziale e valido per la ricerca di valori belli, profondi, intramontabili. Don Antonio Pisanello Assistente Spirituale Opera Romana Pellegrinaggi Con i complimenti di Padre Cesare Atuire Amm. Delegato di Opera Romana Pellegrinaggi 3 Storia, sacralità e vita di Leuvca Tramandare testimonianze, eventi, riti, manifestazioni legate a territori, costituisce sempre un fenomeno di notevole interesse culturale. Il nostro intento vuole essere un gesto che per certi aspetti rientra tra gli obiettivi di evidenziare segni e testimonianze sacre come aspetti fenomenologici di una cultura religiosa radicata in tutto il Salento. S.Maria di Leuca e il suo hinterland sono zone di eccezionale rilevanza per la presenza di arcaiche frequentazioni umane. Nel corso dei secoli si à sviluppato una crescente e interessante manifestazione religiosa pagana prima e cristiana poi offrendo così agli studiosi stimoli di particolare interesse per studiare i varia a spetti dell’evolversi umano in queste terre. Questo breve lavoro rientra nel quadro del far conoscere alcune dimensioni della nostra cultura religiosa. Tutta l’area comprendente le due punte Melisse Ristola è ricca di presenze religiose. Vogliamo presentare le più significative; Il Santuario della Madonna “de Finibus Terrae”, come luogo dove è nato il cristianesimo nelle nostre zone. La Croce Petrina, monumento di indiscusso valore che ricorda il gesto evangelico di S.Pietro che converte i Leuchesi pagani. L’Erma antica” punto miliare per i pellegrini diretti verso il tempio mariano. La Croce Mariana, espressione di immensa devozione della nobile famiglia Acerbo di Alessano. La croce giubilare simbolo di profonda pietà del popolo verso Cristo Redentore del mondo. Le varie forme devozionali verso S.Pietro nel dedicare Chiese, quadri, pitture come ricordo della tradizionale sua presenza a Leuca e dintorni. Le forme primitive di una vita eremitica espressa 4 mediante abitazioni rupestri. L’espressione si una religiosità di un popolo in evoluzione. La Chiesa di Cristo Re. Una moderna n manifestazione di fede con la presenza della “Via Crucis” alle falde del Santuario. Sono questi i segni e le testimonianze sacre che si vogliono offrire al pellegrino e al visitatore che vengono nell’estremo lembo d’Italia, in occasione della visita del Papa Benedetto XVI , 14 Giugno 2008, a S,Maria di Leuca.. È questao lo scopo del nostro lavoro: ammirare il monumento, leggere la storia, vivere il messaggio cristiano. S. Maria di Leuca, luogo di frontiera, si presenta col suo simbolo più autentico e naturale: storia, sacralità e vita. Antonio Corrado Morciano Il Santuario Basilica Santa Maria “De Finius Terrae” Il Nome “Santa Maria di Leuca” deriva dal luogo Leuca detto dai greci LEUKOS, che vuol dire bianca, terra illustre, rischiarata dal sole, dai Romani è detto “De Finibus Terrae”: “Madonna dei confini della terra”, per indicare l’estremo limite dei Cives (cittadini) romani, al di là del quale cominciavano i “Provinciales” (i coloni). Leuca comprende l’antico promontorio Japigio della parte terminale della Puglia e forma l’estremità meridionale della penisola salentina racchiusa tra la Punta Ristola e Punta Meliso dividendo il Mare Jonio da quello Adriatico. È una terra ricca di insediamenti antichi risalenti alla cultura di Serra d’Alto, di Diana e dell’età del Bronzo. È stata una città molto antica di cui hanno parlato storici come Tucidide, Strabone, Erodoto. I punti di riferimento obbligati della storia di Leuca sono: il Santuario pagano messapicogreco-latino della “ G r o t t a Porcinara” (area sacra per gli antichi) situato verso Punta Ristola e il Santuario pagano e poi cristiano sul Promontorio di Punta Meliso (l’antica Akra Japigia). – Nella Grotta Porcinara si trovano ancora iscrizioni in greco e in latino scritte dai naviganti che doppiavano il Capo di Leuca e rivolte agli Dei venerati nel luogo: al dio Batios (Giove), alla dea Venere e alla dea Fortuna. – Il Santuario sito sul Promontorio Japigio di Punta Meliso è dedicato alla Vergine SS.ma di Leuca (Madonna de Finibus Terrae). Il Santuario è sorto sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato alla Dea Minerva del quale nella Chiesa, sulla destra, entrando, si conserva un cimelio: l’ara o una parte di essa dove c’è scritto: “ubi olim Minervae sacrificia offerebantur hodie oblationes Deiparae recipiuntur”, “dove un tempo s’offrivano sacrifici a Minerva oggi si ricevono doni alla Madre di Dio”. Di questo tempio ne parla lo storico Strabone che scrive: “Presso i Salentini vi è un tempio dedicato alla dea Minerva, una volta assai ricco, su una roccia che viene chiamata Promontorio Japigio”. Per il tempio cristiano non si hanno documenti cartacei che ci parlano dell’origine del Santuario, anche perché le varie distruzioni hanno fatto perdere ogni traccia, si hanno solo documenti lapidei avvalorati dalla tradizione e da testimonianze molto remote. La tradizione vuole che a S. Maria di Leuca sia sbarcato il Principe degli apostoli, San Pietro, proveniente dall’Oriente per recarsi a Roma. Su una lapide delle più antiche posta sulla porta centrale dell’atrio c’è una iscrizione in latino. Ne diamo la traduzione: “Scacciato da questo tempio il culto degli idoli dal divino Pietro, i suoi discepoli nell’anno del Signore 43 dedicarono alla Vergine Madre di Dio Annunziata dall’Angelo. Nell’anno 59 fu insignito di sede Vescovile. Poi, distrutta la città di Leuca e trasferita la sede ad Alessano, conservando la cattedralità, le due Chiese (di Leuca e di Alessano) rimangono insieme unite in perpetuo”. Il Santuario è stato distrutto e bruciato ben 5 volte dalla forza devastatrice dei Turchi, dei Saraceni, dei pirati e Musulmani. L’edificio attuale è stato sistemato dal Vescovo Mons. Giannelli nel sec. XVIII ed è stato camuffato sotto l’aspetto di una fortezza per nasconderlo da altre eventuali distruzioni. I Pellegrinaggi Papa Benedetto XVI pellegrino a Leuca (14 giugno 2008) Disegno di Demitri La terra del Capo di Leuca e dell’intero Salento hanno vissuto gli sviluppi originari del messaggio di Cristo. Varie testimonianze ci portano a considerare quanto sia stato privilegiato questo territorio a ricevere il messaggio di Cristo. La presenza antichissima del Santuario di Leuca non solo è stata considerata una sicura fortezza per una fede espressa dai numerosi eremiti, anacoreti sparsi nelle grotte rupestri vicine al tempio ma anche un faro di luce, di protezione e soprattutto di elargizione dell’amore di Dio verso tanti pellegrini provenienti da ogni parte. 10 Pellegrinaggi italiani e stranieri, fin dai tempi antichissimi, hanno voluto esprimere con la penitenza e la preghiera una fede incrollabile chiedendo il perdono a Dio per i propri peccati. Pellegrini famosi Ricordiamo solo alcuni pellegrini che la storia ci ha tramandati: • a. 343 - Papa S. Giulio I (337-352) che consacra il Santuario. La circostanza è ricordata da una lapide apposta sull’ingresso del Santuario. • a. 710 - Papa Costantino (708-715). Dopo la sosta ad Otranto. • a. 1101 - Boemondo, Principe di Taranto, figlio di Roberto il Guiscardo. • a. 1222 - San Francesco d’Assisi, secondo la tradizione. • a. 1456 - Sua Maestà il Re Alfonso d’Aragona, con un pellegrinaggio di 300 bambini per ringraziare la Madonna per uno scampato pericolo. • a. 1682 - I Cardinali Renato Imperiali e Fr. Vincenzo Orsini. • a. 1771 - San Giuseppe Benedetto Labre, Pellegrino d’Europa. • a. 1807 - Sua Maestà il Re Giuseppe Bonaparte. • a. 1900 - San Filippo Smaldone. • a. 1922 , 20 ottobre - Beato Papa Giovanni XXIII (da Vescovo). • a. 1949, 22 maggio - Card. Alessio Assalesi, Arciv. di Napoli con tutti i Vescovi della Puglia a conclusione del Congresso Mariano Salentino. • a. 1990 , 07 ottobre - Card. Eduardo Martinez Somalo, durante una solenne concelebrazione, legge il Decreto dell’elevazione del Santuario a “Basilica Pontificia Minore”. Dai secoli passati, XIX e XX, sino ai nostri giorni la teoria dei personaggi non è stata interrotta. Cardinali, Vescovi, Ministri di Governo, personalità illustri, sia italiani che stranieri, hanno varcato la soglia del Santuario di Leuca. 11 L’attenzione dei Papi per il Santuario e le Indulgenze La storia delle indulgenze costituisce un capitolo a parte. Mons. Tondoli (1667-1695) chiese speciali indulgenze per i visitatori fondando la sua domanda su concessioni date dai Sommi Pontefici: S. Giulio I, Anastasio III (911913), Leone IX (1049-1054) e Pio IV (1559-1565). La certezza delle concessioni ci viene dal Papa Innocenzo XI in data 31 agosto del 1682. Successivamente il Papa Benedetto XIII conferma le indulgenze in data 2 febbraio 1726. Pio IX, in data 23 giugno 1878, concedeva al Santuario della Madonna “de Finibus Terrae” tutte le indulgenze e i privilegi della Basilica di S. Maria Maggiore di Roma. Giovanni XXIII concesse di unire il nome di S. Maria di Leuca a quello di Ugento per cui: Diocesi di UGENTO S. MARIA di LEUCA. Giovanni Paolo II, il 16 giugno 1990, gli concesse il titolo di “Basilica Minore Pontificia” con tutti i privilegi connessi. Per la eccezionale devozione al Santuario il popolo ricorda il detto della Madonna di Leuca “Beato colui che viene a trovarmi in questa casa”. Si ricorda anche la leggenda di San Pietro che approdato a Leuca, prima di giungere a Roma, vedendo il paesaggio si espresse con parole profetiche: “Leuca è l’anticamera del Paradiso”; per cui anche il detto popolare: “a Leuca si va da vivi o da morti”. Da vivi per essere assolti dai peccati riservati per censura, da morti per ricevere i frutti delle Indulgenze. I pellegrini che affollano il Santuario, oggi, sono soprattutto dell’Italia Meridionale, seguono quelli dell’Italia del Nord e del Centro. Gli stranieri provengono in succesione numerica dalle Nazioni Europee: Germania, Svizzera, Austria, Polonia, Francia, Croazia, Grecia, Inghilterra, Spagna, ecc. Non mancano comitive Americane, dell’Estremo Oriente e dall’Africa. 12 La Chiesa di Cristo Re Nel contesto di rinascita della cittadina di Leuca, (sec. XIX) emerge preponderante l’aspetto religioso degli abitanti e di molti villeggianti che si industriano a raccogliere fondi per far costruire la Chiesa come luogo di culto e di preghiera. Al centro della Marina, in una posizione incantevole, fu costruita l’attuale Chiesa di Cristo Re, in carparo locale. Le origini del sacro edificio non sono remote. L’inizio della sua costruzione risale alla fine del XIX secolo, nel 1890, su progetto dell’Ing. Pasquale Ruggeri di Lecce. È il periodo in cui furono costruite le numerose e incantevoli ville, quasi tutte su progetti dell’Ing. Ruggeri. Per un insieme di circostanze e soprattutto per mancan13 za di fondi, la Chiesa fu completata dopo quarant’anni dalla posa della prima pietra. Va menzionata, in questo periodo, la generosa collaborazione degli abitanti del luogo e dei proprietari delle Ville, specialmente delle nobil donne che, attraverso Lotterie estive, hanno potuto raccogliere somme destinate per la costruzione del sacro edificio. Il tempio, in stile gotico pugliese, si compone di tre navate, delle quali, la centrale è lunga metri 30, le laterali metri 20. La larghezza di tutte e tre è di circa 18 metri. Parte esterna Osservando la chiesa dall’esterno, si nota il pronao con quattro colonne dai capitelli corinzi, un grande rosone che rompe la monotonia della facciata e una croce maestosa che sovrasta la parte frontale della Chiesa. Un tempo vi erano delle guglie che ornavano l’intero prospetto. Accanto alla Chiesa si nota un campanile slanciato con la parte finale a cuspide, la cui ricostruzione fu completata nel 1978 dopo il crollo del precedente campanile avvenuto l’11 marzo 1960 alle ore 07.30 mentre si celebrava la messa. Non vi furono vittime, ma si gridò all’intervento protettivo della Madonna di Leuca. Fu un autentico miracolo. Grandiosa è anche la gradinata di accesso alla Chiesa, iniziata nel maggio del 1947 dalla ditta Melcarne Antonio da Alessano e inaugurata il 14 settembre dello stesso anno. Parte interna L’interno si presenta suggestivo e ieratico insieme. La policromia dei vetri istoriati, la nitidezza della pietra in carparo, il pavimento in mosaico e l’architettura semplice e ambiziosa, ricordano l’austerità delle antiche basiliche romane. Si notano i finestroni e le vetrate circolari che si presentano differenti nella grandezza e nella forma. 14 Il Vescovo, Mons. Vito De Grisantis, celebra la S. Messa I finestroni dell’abside, ad arco tutto sesto, hanno un’altezza di m. 3.60 x 1.34 ciascuno; quelli circolari della parte superiore delle navate laterali, presentano un diametro di circa m. 1.34. Il rosone della facciata principale ha un diametro di circa m. 2.28. Tutte le vetrate recano uno stemma gentilizio. Le tre dell’abside, tutte policrome, sono delle famiglie: Sangiovanni - De Paola - Colosso. Le altre, che sono nelle navate, sono monocrome e seguono il seguente ordine: – sulla parte sinistra, entrando in Chiesa, notiamo le famiglie: Serafini Sauli - Torsello - Episcopo - Paladini Episcopo. – sulla parte destra abbiamo le famiglie: De Marco Mongiò - Daniele - Serafini. – le vetrate circolari, collocate sulla parte sinistra superiore della navata centrale, si riferiscono alle seguenti famiglie: Zaccaria - Arditi - Romasi - Serio. – le quattro circolari del lato destro recano i seguenti stemmi: Margilio - Serracca - Fuortes - Guerrieri. 15 – Il rosone presenta lo stemma di Fuortes. Tutti i finestroni, preparati dalla Ditta De Matteis di Firenze, furono collocati, dopo il fattivo e incessante interessamento del Cav. Francesco Quarta-Colosso, Podestà di Racale, nel 1935. – Il pavimento, in mosaico, terminato nell’Agosto del 1934, presenta motivi ornamentali, semplici e lineari. Attività L’attività della Chiesa in pratica ha avuto inizio dopo la benedizione impartita da Mons. Miceli di Lecce che si trovava a Leuca per villeggiatura, esattamente nell’estate del 1935. Successivamente diversi Sacerdoti si sono alternati per dare un’assistenza religiosa sia d’estate che d’inverno. Dal 1936 al 1942 c’è stata, infatti, la disponibilità di D. Roberto Muraglia; D. Quintino Intini; D. Antonio Nuzzo; D. Silvano Barbassi e D. Ignazio Finizzi, tutti del clero diocesano, per la cura pastorale della Marina senza che ci fosse una Parrocchia costituita. La nuova Parrocchia è stata eretta con decreto vescovile del 1° giugno del 1942 ed affidata ai Frati Minori. Il riconoscimento del nuovo Ente ecclesiastico agli effetti civili, con decreto della Repubblica, è stato fatto in data 24 febbraio 1948. Dal 1943 fino al 1999 la Chiesa è stata officiata dai Frati Minori della provincia Minoritica di Lecce. La prima comunità, composta da P. Anselmo Raguso da Martina Franca, Superiore; P. Francesco Massaro da Castellaneta, Vicario ed Economo e da fra’ Giuseppe Marra da Galatina, religioso non chierico e sacrista, arriva a Leuca l’8 agosto del 1943. Il 1° novembre del 1944, S.E. Mons. Giuseppe Ruotolo, Vescovo di Ugento, insedia come primo Parroco P. Anselmo Raguso. Con la presenza dei Frati si avvia un processo di mentalità religiosa e di vita parrocchiale tanto sospirata e volu- ta intensamente dai Leuchesi. Dal 1943 al 1947, oltre l’attività pastorale rivolta ai fedeli locali, la Parrocchia ha dovuto affrontare le conseguenze della 2° guerra mondiale. Leuca fu dichiarata Campo profughi e quindi ci fu la presenza di numerosi stranieri provenienti da molti paesi coinvolti nel conflitto bellico. In pratica la Parrocchia per molti fu un centro di accoglienza. Ci fu espressamente una richiesta da parte del Comandante del Campo, Mister Cooper, di collaborazione e di aiuto verso tanta gente. Si ricordano per primo i paracadutisti e poi una serie di profughi: Greci, Albanesi, Slavi, Russi, Ebrei, Abissini, Eritrei, Somali, Austriaci, Ceki, Polacchi, Ungheresi, Armeni, Siriani, Cinesi, Bulgari, Caucasici, Tripolini, Turchi. Una pagina di carità, di dedizione e di collaborazione anche con alcuni sacerdoti profughi slavi. Si ricordano: D. Antonio Cecic, D. Matteo Blascovic e D. Luca Pavlinovic. Terminato il periodo di intensa collaborazione con i profughi, l’attività pastorale dei Frati ha avuto i suoi ritmi di lavoro rivolto alle nuove situazioni createsi nella Comunità locale. Intanto va ricordata la Consacrazione della Chiesa, avvenuta nel 1956, da parte del Vescovo Mons. Giuseppe Ruotolo. Nel 1994 viene collocata sulla facciata della Chiesa la lapide commemorativa con i nomi dei sommergibilisti del Pietro Micca affondato a Leuca il 29 Luglio del 1943. Per motivi di carattere interno all’Ordine Francescano, i Frati lasciano la Parrocchia dopo 56 anni di presenza. Un periodo indubbiamente di azione pastorale fortemente voluta a vantaggio di tutta la popolazione. I Parroci che hanno guidato la popolazione di Leuca sono stati: 1. P. Anselmo Raguso (1943-1952) 2. P. Mario d’Ostuni (1952-1954) 3. P. Domenico Imperiale (1954-1960) 4. P. Francesco Longo (1960-1966) 5. P. Pio Buonfrate (1966-1972) 18 6. 7. 8. 9. P. P. P. P. Ubaldo Fina (1972-1984) Giovanni Micale (1984-1993) Salvatore Tamburrano (1993-1996) Gregorio di Lauro (1996-1999). Foto storica. Processione del 15 Agosto 1976 Attualmente la cura pastorale della parrocchia “Cristo Re” è affidata a Mons. Giuseppe Martella nativo di Montesardo (Le) e appartenente al Clero Diocesano. Tra le attività della Parrocchia, si ricordano le tre famose processioni: – la prima si effettua il 13 agosto in paese 19 Processione a mare – la seconda, quella penitenziale, la sera del 14 agosto che parte dalla parrocchia “Cristo Re” e si conclude sul Santuario. La terza, quella del 15 Agosto, festa della Madonna di Leuca, si effettua sul mare partendo dal porto vecchio fino alla punta S. Gregorio per fare poi ritorno al porto turistico. La Chiesa di “Cristo Re” e il Santuario-Basilica della “Madonna de Finibus Terrae” costituiscono i fari della luce di Cristo per coloro che da terra e da mare raggiungono uno dei tanti luoghi privilegiati della Madonna. 20 L’Erma Antica L’itinerario dei pellegrinaggi verso il Santuario della Madonna di Leuca, sin dai tempi antichissimi, aveva dei punti di sosta che servivano non solo per riposarsi e rifocillarsi ma anche per vivere un momento di preghiera più intensa. Una delle soste più significative era quella che si effettuava in località “Leuca Piccola”, vicino Barbarano e quella vicino la Cappella dei Lazzari, ad 1 km da Leuca, nelle vicinanze della Masseria Coppola, esattamente al vivio per Leuca sulla statale 275, venendo da Gagliano del Capo. La Cappella, oggi, non esiste più, ma in sua vece fu costruito un piccolo monumen- L’Erma restaurata. 2008 to: l’Erma che rappresenta per i pellegrini l’ultima fermata per poi avviarsi più devotamente al Santuario con canti e preghiere corali. Costituiva, quindi, non solo un punto di sosta per meglio coordinarsi prima di accedere nell’area santuariale ma anche un riferimento per collocare accanto una pietra, in ricordo dell’avvenuto passaggio. Oggi, purtroppo il monumento non c’è. Andò in frantumi in seguito ad un incidente stradale. Per fortuna tutti i pezzi sono conservati presso il Santuario e si auspica quanto prima una collocazione più idonea. Oltre alla valenza storica, l’Erma costituiva un richiamo alla devo21 zione mariana attraverso la preghiera scolpita sul monumento; Ecco come si presentava la storica testimonianza molti anni fa: un pilastro alto circa un metro e mezzo, sorgeva su alcuni scalini in parte interrati. Di struttura semplice si presentava con un capitello corinzio e con ornamenti scolpiti con due angeli ai quatto lati. Sulla parte rivolta a nord una testa d’angelo alato e una parte di preghiera in latino “Sub tuun praesidium confugimus, Sancta Dei Leucadensis A.D. MDCCLIII” (lla tua protezione ci affidiamo, Santa Madre di Dio di Leuca, nell’Anno del Signore, 1753). Sulla parte rivolta al sud un altra testa d’angelo alato e il resto della preghiera: “Nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus cunctis libera nos, Virgo gloriosa M.T.R. (Mater) BCTA (Benedicta)” (non disprezzare le nostre preghiere, in tutte le nostre necessità soccorrici, Vergine gloriosa, Madre Benedetta). Sul lato est si leggevano le iniziali A.M. (Ave Maria) e sulla parte ovest vi era scolpita una corona feudale con le iniziali A.G. probabilmente nome e cognome del committente, e le parole “et charitas fiat” (e regni la carità). Nel quadro delle presentazioni dei vari monumenti intorno al Santuario, come richiamo per una devozione più vissuta verso la Madonna in vista della visita del Papa a Leuca il 14 giugno 2008. Oggi, grazie alla collaborazione dell’Amministrazione di Castrignano del Capo si è otuto recuperare il monumento cercando di ripristinare l’originale. Il monumento deve offrire l’opportunità di suscitare la pia devozione mariana sostando un poco per recitare, secondo la tradizione, alcune preghiere: tre Pater, Ave e Gloria alla SS.ma Trinità e tre Salve Regina alla Madonna. Un monumento di tale importanza non può rimanere sepolto e dimenticato. La preghiera “Santa Madre di Dio di Leuca” scolpita sul pilastro è un’invocazione diretta alla Madonna “de Finibus Terrae” perché sia benevola e misericordiosa verso tutti noi. Nel quadro della presentazione dei vari monumenti intorno al Santuario, come richiamo per una devozione più sentita verso la Madonna in vista della visita del Papa Benedetto XVI a Leuca, non poteva mancare il messaggio mariano derivante dell’erma antica. La devozione verso la nostra Madre. 22 La Croce Petrina Osservando tutta l’area santuariale “Madonna de Finibus Terrae” troviamo punti di riferimento di notevole interesse che ci ripropongono l’obiettivo che ci siamo prefisso: riflettere sui monumenti esistenti per apprendere il messaggio di fede che i nostri avi hanno voluto trasmettere con semplicità e spirito cristiano. Prima di entrare nel piazzale del Santuario, venendo dalla S.S. 275, si scorge sulla destra, guardando il verde 23 dei pini, un antico piedistallo ottagonale su cui un tempo si innalzava una croce di pietra. Fu messa a ricordo della predicazione che l’Apostolo S. Pietro, secondo la tradizione, tenne al popolo Leuchese. Certamente questa croce dovette essere abbattuta diverse volte, ma la pietà dei fedeli l’ha sempre innalzata per ricordare ai posteri l’eccezionale evento della conversione dei pagani del posto. Gli storici attestano che verso la fine del 1500, dopo la vittoria sui Turchi nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) un certo Giovanni Castriota, barone di Gagliano e Salignano, rialzò in Leuca la croce Petrina che alcuni malvagi avevano battuta “per fantasia e fame di oro nascosto”. Durante il Congresso Mariano Salentino (1949) è stata collocata una croce in ferro battuto a ricordo dell’evento mariano ma soprattutto per la continuità storica e di fede che vuol rappresentare il piccolo monumento. Il messaggio che traspare da questa testimonianza, è semplice: evangelizzare il mistero della salvezza attraverso la testimonianza di una vita vissuta così come Cristo ha insegnato: lodare il Padre, ringraziarlo del dono del suo amore, pregarlo, perché si rafforzi il vincolo di comunione con Lui. La croce Petrina testimonia la presenza di una fede in Cristo Gesù annunziato dai discepoli e vissuta secondo lo spirito di una itineranza apostolica. In questo periodo di preparazione per la visita del Papa Benedetto XVI a S. Maria di Leuca, ogni pellegrino che viene per pregare e venerare la Madre di Dio, deve sostare davanti alla Croce per meditare ciò che la Seconda persona della SS. Trinità ha operato venendo sulla terra. L’uomo amato, redento, giustificato da Gesù Cristo, osservando appunto la Croce comprende quanto sia stato grande il sacrificio realizzato e consumato sui due legni che l’uomo aveva preparato per un destino di morte ma che sono serviti per la realizzazione della gloria. La Croce Giubilare è stata voluta come segno di speranza, la Croce Petrina come segno di fede trasmessa dagli Apostoli e custodita dalla pietà di quanti invocano Maria come segno di salvezza per la vita eterna. 24 La Croce giubilare Ogni monumento esprime e testimonia un evento, un’impresa, una storia particolare. Le civiltà antiche, le varie culture, i progressi tecnici e le grandi scoperte ci vengono tramandate, spesso, attraverso opere imponenti, come punti di riferimento per una lettura non solo di conoscenza ma soprattutto di messaggio e di insegnamento. L’area santuariale e la stessa Basilica della Madonna De Finibus Terrae, si presentano come un prezioso Museo da visitare e studiare per comprendere il significato dei monumenti collocati nel corso dei secoli. Sono opere cariche di cultura, di storia e di insegnamento religioso. Tra queste merita un’attenzione specifica la “Croce commemorativa” eretta in occasione di un grandioso pellegrinaggio promosso dal Vescovo Luigi Pugliese il 21 ottobre 1901. È un monumento grandioso, in carparo locale, collocato sull’altopiano che domina il panorama della Marina di Leuca. La pietà religiosa volle rappresentare la croce quale simbolo di vita e di speranza, agli inizi del secolo XX, per ogni fedele che si presenta a venerare la Madre di Dio nel Santuario a Lei dedicato. Le iscrizioni incise sui quattro lati del monumento esaltano la figura di Cristo Salvatore del genere umano e speranza di salvezza eterna. Lato Nord: In questa estrema rupe d’Italia nel primo anno del secolo ventesimo i credenti in Cristo Redentore posero que25 sta croce Lato Sud: Christo Deo Sospitatori humani Generis esto gloria in saecula XII - kal. Novem. MCMI Leo PP. XIII A Cristo Dio Salvatore del genere umano sia gloria nei secoli 24 ottobre 1901 Papa Leone XIII Lato Est: Alla Croce di Cristo gloria dei secoli speranza unica di salvazione ai suoi seguaci terrore agli ostinati nemici Hic mendacii signa superstitio vidit olim videat colatque nunc fides salentinae justitiaeque tropheum Ecce vexillum venite adoremus Qui un tempo la superstizione vide i segni della menzogna veda ed onori adesso la fede della Gente salentina del XX secolo il trofeo della verità e della giustizia Ecco il vessillo, venite adoriamo In preparazione della visita del Papa Benedetto XVI, questo monumento si ripropone come simbolo di guida di salvezza per coloro che vengono presso il Santuario. Onoriamo il monumento, leggiamo i contenuti, viviamo il messaggio. 26 La Colonna Mariana presso il Santuario di S. Maria De Finibus Terrae Uno dei monumenti più significativi che glorificano e storicizzano il Santuario di S. Maria di Leuca “de Finibus Terrae” è la colonna collocata in mezzo al piazzale antistante il Tempio mariano. Fu fatta erigere dal Duca di Alessano, D. Filiberto Ayerbo d’Aragona nel 1694. Ecco quanto riferisce Cesare Orlandi nel suo opuscoletto su Alessano: “Inoltre, essendo la Chiesa di S. Maria di Leuca, o sia de Finibus Terrae uno dei rinomati Santuari in cui fino alla metà del secolo passato non vi era altro, che una piccola Chiesa con poche stanze per comodo del Penitenziario, e Cappellani, e pativano i Devoti per l’alloggio; ebbe da ciò motivo il Sig. D. Filiberto Aragona allora novello Duca di Alessano per sua devozione verso la Vergine Santissima far erigere a sue proprie spese una magnifica, ed alta colonna in mezzo del grande spazioso Promontorio, per farci collocare la Statua di detta Beatissima Vergine e nel Piedistallo vi è la seguente iscrizione”: Ad Virginis simulacrum super Columnam in Planitie ejus Templi Leucade a Cassani Principe, et Alexani Ducissa Conjugibus erecium Deo Optimo Maximo, Deiparaeque Virgini Mariae Filibertus ex Aragonia ex invictìssima Barcionens. Comitum Stirpe, ex Augustissimis Regibus Aragoniae Regulus de Ayerve Dominus de Domo Infantis Petri de Ayerve Comes Simerius VII. Marchio Cryptae aureae V. Princeps Cassani II. 27 Cattolico Hispaniarum Regi Philippo IV. Feliciter Regnanti duodecimo Consanguinitatis Gradus conjunctus Sancio de Averve gaudet Progenitore, Jam Regiae stirpis in Italia, germen Princeps, Et in onnibus pugnis, et praeliis sequutis pro acquirendo Ex innata fidelitate Partes Aragonenses sub utraque fortuna sectatus Nusquam deficit Donec acriter, strenueque militando; Deo Duce Victoria parta fuit Quam laudabilem Progenitorum consuetudinem Fidelitatemque Posteri omnes sequuti, ut ipsemet Filibertus Hispaniae Cohortis Dux Philippo IV inserendo Nusquam deest Quo generis sui claritem, tutelari hoc Virginis Simulacro, efficeret clarionrem, tamquam Divinum in Trace propugnaculum hic a Deo constitutus Cum Laura Guarina quam dilectissima Coniuge, et Inclito Gallorum genere oriunda, Alexani Duce Totiusque Leucadensìs Promontori! Cujus pedes Nobilissima Adriatici, Joniique Maris unda Perlambit, Domina Erexit. Traduzione Al simulacro della Vergine eretto sulla colonna Nella pianura davanti al tempio di Leuca Dal Principe di Cassano e dalla duchessa di Alessano coniugi A Dio Ottimo Massimo e alla Vergine Maria Madre di Dio Filiberto di Aragona Della invittissima stirpe dei Conti di Barcellona E degli augustissimi Re di Aragonia Reuccio di Ayerve Signore della casa dell’Infante Pietro di Aragona VII Conte Simerio V Marchese della grotta Aurea. Il Principe di Cassano Congiunto nel dodicesimo grado di consanguineità col cattolico Re di Spagna Filippo IV Ha piacere di avere come Progenitore Sancio di Ayerve Il quale col serenissimo Alfonso primo Re d’Aragona di nome illustre Passò in Italia al regno napolitano Già virgulto principale della stirpe regia in Italia Ed in tutte le battaglie e scontri seguiti per la conquista del detto regno Spinto dal fervore del sangue e dalla innata fedeltà Seguì la parte degli Aragonesi nell’alterna fortuna e mai venne meno Finché combattendo fortemente e strenuamente sotto il comando di Dio fu ottenuta la Vittoria; Tutti i posteri hanno seguito questa lodevole consuetudine e fedeltà degli antenati E lo stesso Filiberto comandante della coorte spagnola Mai viene meno al servizio di Filippo IV per rendere sempre più celebre la celebrità della sua stirpe sotto la protezione della statua della Vergine, Messo qui da Dio come divina barriera contro regione barbara insieme con Laura Guarina amatissima coniuge oriunda da illustre famiglia di Galli duchessa di Alessano Signora di tutto il promontorio di Leuca I cui piedi bagna la nobilissima onda del Mare Adriatico e dello Ionio eresse. Un’epigrafe che ricorda i committenti del monumento con il sacro simulacro della Vergine e sottolinea, in forma molto pomposa, il ramo genealogico e i titoli riferiti ad un 30 casato illustre sia per atti eroici in guerra e sia per gesti di fedeltà alla Chiesa. Storicamente risulta di interesse notevole. Gli storici locali non fanno riferimento a questa iscrizione, hanno dato soltanto cenni sulla data della costruzione della colonna, anno 1694, e sugli stemmi nobiliari, visibili ancora nella parte inferiore del monumento. Il Tasselli, nello sua pubblicazione del 1693, descrivendo la Chiesa e l’area circostante il Santuario, fa riferimento ad un “arco magnifico eretto ad honor di Maria dal Principe Filiberto” ed ancora, in altra parte del libro, precisa: “Per andare verso la Tramontana vi è la Statua della Santissima Vergine eretta quest’anno a suo onore dalla Signora Principessa di Cassano e più avanti il Portico Magnifico che fece l’anno 1665 il Signor D. Filiberto d’Aragona suo marito”. A tal proposito il Rosafio sostiene che il Tasselli non è stato preciso. Forse voleva indicare che archi e colonna sono opera dei duchi di Alessano. Se questa ipotesi può reggere circa l’attribuzione ai committenti delle opere descritte, non si può dire altrettanto della colonna giacché è stata fatta erigere il 1694, mentre il libro è stato stampato il 1693 cioè un anno prima che fosse costruita appunto la colonna. Anche il De Giorgi ci dà una significativa testimonianza della colonna sul suo libro “La provincia di Lecce”. Così descrive l’area santuariale: “A canto alla chiesa è l’ospizio, dove solitario dimora il P. Luigi Cistulli, che dirige anche la stazione pluviometrica di questa punta d’Italia, istituita da me nel 1877. Di fronte invece s’innalza una svelta colonnina eretta nel 1694 da Filiberto Ayerbo d’Aragona. Sul piedistallo di essa si trovano scolpiti gli stemmi di Donna Laura Guarini, prima duchessa di Alessano e di Filiberto Ayerbo d’Aragona, principe di Cassano, suo consorte. Il primo si blasona così: D’azzurro, con la banda di argento, col lambello a cinque pendenti nel tutto, il secondo: di oro ha i tre poli di rosso. Sotto gli stemmi vi è la data: 1694.. Nell’opera dell’Arditi, troviamo il riferimento con la colonna: “Uscendo dalla Chiesa, nel bel mezzo dell’alti31 piano del promontorio, sopra la base quadrilatera sorge una colonna, alta circa 10 metri, a rocchi di calcare grigio-chiaro, sul pinnacolo della quale spiccavo un simulacro di Maria Vergine di metallo, che poi smagliato dal vento cadde in frantumi. Gli emblemi gentilizi ivi scolpiti e un’iscrizione, poco intelligibile ma interpretata dalla tradizione, dicono quella colonna innalzata nel 1694 dai Signori Aragona Duchi di Alessano”. L’Arditi, dunque, parla di un simulacro della Vergine in metallo andato distrutto, il De Giorgi non fa riferimento alla Statua, le foto antiche del santuario riportano la colonna senza la statua. Scrittori recenti riportano il monumento fatto erigere appunto da Filiberto d’Aragona nell’anno 1694 e sormonatato da una statua. La Statua che oggi si vede sulla colonna è stata collocata nell’anno mariano, 1954, primo centenario della definizione dogmatica dell’Immacolato Concepimento di Maria, avvenuta nel 1854, essendo Pontefice PIO IX. Sulla base delle testimonianze e documentazioni si può ritenere che la colonna fu fatta edificare dai Duchi di Alessano. La conferma di ciò viene data sia dal De Giorgi che dall’Arditi. In particolare i due illustri storici salentini sottolineano di aver trovato gli stemmi dei duchi con sotto l’anno, 1694, inciso sulla base quadrilatera della colonna (De Giorgi) e un’iscrizione poco leggibile con la data 1694 (Arditi). Successivamente eventi atmosferici e degrado naturale hanno influito sulla struttura per cui sono stati necessari interventi per la conservazione dello colonna. Attualmente, osservando il monumento, si possono notare, infatti, delle modificazioni in seguito agli interventi. La data, 1694, è incisa sulla parte inferiore della colonna, esattamente all’altezza della congiunzione con la base quadrilatera. Tutta la base è stata rifatta per cui è scomparsa completamente l’iscrizione, poco leggibile già al tempo dell’Arditi. Sono stati evidenziati, però, sul tufo carparino del piedistallo, gli stemmi dei duchi. Sulla sommità della colonna svetta la marmorea statua della Madonna fatta collocare in occasione dell’Anno Mariano, 1954, per la volontà e la devozione alla Madonna di Leuca di Mons. Giuseppe Ruotolo. 32 La Madonna di Leuca e gli eremiti Mons. Ruotolo nella pubblicazione “Ugento, Leuca, Alessano”, a proposito della presenza dei basiliani in Puglia non fa menzione specifica di grotte abitate da monaci ma descrive la presenza di questi religiosi nei secoli VIII e IX fuggiti dall’Oriente per la persecuzione iconoclasta. “Si accontentavano, scrive il Ruotolo, di rifugi provvisori che davano loro la possibilità di continuare l’opera santificatrice nella calma della preghiera e nell’esercizio della penitenza. Si moltiplicarono le celle e più celle formarono le laure quasi conventi rurali. Questi monaci si chiamarono Calogeri, Basiliani anch’essi, i quali preferirono sistemarsi in grotte già esistenti o costruite da essi, scavando la roccia ai margini dei piccoli abitati in aperta campagna”. Tra le tante grotte sparse lungo i canali che attraversano il territorio dell’estremo lembo salentino, troviamo la grotta delle “CROCI”. Questa si trova in una zona alta del canale di S.Vincenzo in direzione nord esattamente Grotta Croci 33 Grotta Civetta all’incrocio per la via del Semaforo. Si presenta con due ingressi: quello principale più ampio e l’altro, laterale. Sono due grotte che non comunicano ma formano un tutt’uno. Sulla parete esterna vi è una cavità semicircolare piuttosto ampia e una piccola nicchia. Con presenza di numerose croci di varia grandezza anche le pareti esterne sono piene di croci, specialmente vicino e sopra l’ingresso principale. L’interno della grotta principale ha una forma rettangolare. Le pareti, nella parte inferiore, presentano degli incavati a diverse altezze usati probabilmente come luoghi per sedersi. All’altezza mediana delle pareti si notano numerose croci, delle quali due sono molto grandi ed evidenti, hanno forma di croci “ricrociate” greche. Una è rinchiusa in una nicchia scolpita di forma circolare, l’altra è incisa in un riquadro di forma rettangolare. La grotta per la sua struttura e composizione sembra aver avuto una destinazione di incontro di altri eremiti per pregare insieme e meditare. Si nota ancora un incavato più grande che serviva come “trono” per il Calogero o comunque per il “monaco” più rappresentativo. Le dimensioni della grotta principale sono indicative: ha un altezza di m 1,70, m 3,15 di larghezza con una profondità di circa 3 m. La grotta laterale ha un altezza di 1 m. 1,40 e larga circa 1 m. In questa grotta non vi sono 34 segni particolari. La denominazione di “Grotta delle CROCI” è stata data per la quantità di CROCI presenti in ogni angolo dell’abitato. Il tipo di conformazione della grotta, la posizione rispetto alle altre ma soprattutto la presenza degli elementi all’interno: sedili, croci, nicchie, fanno pensare alla destinazione del luogo come centro di culto, di preghiera e incontro con altri eremiti. Non vi sono tracce di affreschi. Tuttavia data la particolare cura con cui sono stati ricavati i riquadrati sul muro per le incisioni delle croci, possiamo ipotizzare che in origine vi siano state delle figurazioni scomparse poi col tempo. Si potrebbe scrivere sui rapporti tra le varie grotte, sul significato dei loro insediamenti e soprattutto la funzione specifica in ordine all’ideale della vita religiosa e sociale. Pertanto, tenendo presente la vicinanza delle varie grotte al santuario della Madonna di Leuca, dobbiamo credere al particolare influsso religioso della Madre di Dio nella vita di ogni singolo eremita. Grotta Ecce Homo con sedile letto (Contrada Criminno) 35 Il Sacro nelle Grotte abitate dagli eremiti La presenza di grotte nel territo-rio di S. Maria di Leuca spinge a considerazioni di carattere storico, religioso e sociale. La collocazione, il numero, la diversità strutturale e le raffigurazioni parietali delle stesse, rappresentano, infatti, un quadro di non facile interpretazione. Il fenomeno del “vivere in grotta” nell'area salentina è presente fin da tempi molto remoti. Studi approfonditi, hanno illustrato ampiamente i vari insediamenti soprattutto nell’area del tarantino. Il territorio di Massafra e di Mottola sono esempi significativi. Il riferimento alla località specifica del basso Salento e precisamente nella zona di Leuca è molto scarso e inoltre non esistono studi significativi sull’argomento. Si conosce quindi poco per cui ogni approccio di studio procede sulla linea delle ipotesi. Insediamenti delle grotte nel canale San Vincenzo, del Leopardo e del Pozzo 36 Tenendo presente una ricerca personale sulla presenza nelle grotte nell’area di S.M. di Leuca si possono leggere dei risultati che avrebbero bisogno di una interpretazione più approfondita partendo appunto da confronti e parallelismi con altre strutture similari. Ciò che colpisce lo studioso nell’affrontare la realtà rupestre del territorio in esame è la presenza del “Sacro” in tutte le abitazioni. Molte sono di tipo monolocale. Non mancano, però, grotte dove appare evidente la presenza di più eremiti adunati per la preghiera in comune e per una ritualità religiosa di vita d’insieme. Sono note le due grotte più significative: la “Camiscia” e la “Croci” descritte dal Tasselli come “laure”. L’eremitaggio semplice e austero, l’ambientazione per una preghiera quasi esclusivamente individuale, trovano, nella “croce” che domina con varietà di grandezza in tutti gli ambienti, il motivo ispiratore per una vita di contemplazione e di continua meditazione. Accanto alle numerosissime croci troviamo rare rappresentazioni figurative. Non vi sono immagini di Santi o iscrizioni di particolare rilievo. C’è solo la struttura essenziale per la immersione profonda nella contemplazione di Dio. Possiamo evidenziare, comunque, quanto è stato rilevato. - In quasi tutte le grotte si notano croci di varia grandezza e nicchie. - Alcune evidenziano, oltre alle croci e nicchie, “sedili” e “letti” ricavati con incavi nel rispetto di particolari norme eremitiche (grotte: “Ecce Homo”, “Sedile letto”). Altre danno risalto alla croce. In diverse infatti si nota una grande croce incisa sulla parete centrale della grotta. Non mancano ambienti dove si notano segni e simboli di un certo interesse. Nella “Nascosta” oltre le croci si intravedono simboli vari non ben identificati. Nella “Civetta” accanto alle numerose croci si nota una croce grande scavata nella parete centrale e la figura di un uccello di dimensioni piuttosto grandi rassomigliante ad una civetta. In un’altra si può scorgere accanto alla croce una “figura stilizzata”. Nella grotta “Croci”, la più significativa per la presenza di vari elementi interessanti: croci, riquadri, sedili, nic37 chie, ci fa supporre che nel riquadro delle nicchie vi siano state delle figure affrescate che col tempo sono andate distrutte. Una testimonianza di particolare valore ci viene offerta dallo scrittore salentino Cosimo De Giorgi. Questi, nel descrivere la grotta “Porcinara” nel suo prezioso volume “La Provincia di Lecce, bozzetti di viaggio”, si esprime cosi: “V’è però un fatto assai notevole. Sulla parete che divide la prima dalla seconda cripta trovai una nicchia scavata grossolanamente nella roccia, nella quale a colpi di accetta era incisa con poche linee geometriche la figura di Nostro Signore, e nei due lati della faccia i soliti monogrammi X...S Omega di Cristo Signore. Il disegno è ciò che si può immaginare di più arcaico e a prima giunta sfugge all’attenzione del visitatore; e perciò non è stato osservato né scritto da nessuno...” Al di là della valutazione storica degli insediamenti umani nel territorio attraverso il “vivere in grotta”, è certa la presenza di uomini dediti alla contemplazione e alla preghiera dando così all’intero territorio, un’immagine di sacralità e di devozione alla Madonna. Non potevano, d’altra parte, questi uomini di Dio non attingere dal colle mariano la forza per una vita di grazia e di preghiera. Quasi tutte le grotte, infatti avendo la direzione naturale verso il promontorio japigio, permettevano agli eremiti la visione costante del Tempio della “Madonna de Finibus Terrae”. 38 Il Culto di S. Pietro in Santa Maria di Leuca 1. La Cappella di S. Pietro Diverse ville, a Leuca, nel loro progetto architettonico, hanno incluso la presenza della Cappella, così le ville di: Romasi, Pizzolante, Seracca, Daniele, Arditi ed altre. Ciò doveva servire per la comodità dei proprietari e famuli nonché per le persone che abitavano nelle adiacenze della nobile abitazione. Si creava, in tal modo, l’opportunità di soddisfare gli obblighi religiosi. Dalla fine del ‘700 (villa Romasi), sino agli anni trenta del secolo scorso, le cappelle delle ville hanno avuto una funzione suppletiva della Chiesa parrocchiale non ancora istituita nella Marina di Leuca. Il Santuario, comunque, aveva la sua funzione specifica di luogo di culto con la presenza del Curato-Penitenziere. Una delle Cappelle, sempre attiva per la presenza di sacerdoti che saltuariamente celebravano la S. Messa, è stata quella della villa Arditi, ubicata sul lungomare C. Colombo. Dedicata a S. Pietro Apostolo, ha voluto riproporre alla nascente località, il culto del Principe degli Apostoli, volendo mantenere così vivo, nel cuore dei leuchesi e dei villeggianti, l’antica tradizione della presenza di S. Pietro a Leuca. Lunga m. 10 e larga 5, si presenta agile 39 e raccolta per chi vi accede dal lungomare. Una piccola scalina-ta, una croce e una campanella i segni esterni di un edificio sacro. All’interno, l’indispensabile per l’invito al raccoglimento e alla preghiera. Sulla parete frontale si nota una tela raffigurante S. Pietro, di fra’ Bartolomeo, della pinacoteca vatica-na. È una riproduzione fatta con stile e abilità pittorica dalla sig.na Maria Arditi. Devozionale l’epigrafe collocata sulla parte superiore della tela che recita così: “All’apostolo S. Pietro che approdando in questi lidi fu primo a spandervi la fede e il Vangelo di Cristo Redentore questo altare a documento di devoto affetto dedicava il cavaliere Giacomo Arditi nell’anno di nostra salute 1868”. Una dedica che sintetizza il filone storico-leggendario della presenza di S. Pietro a Leuca e che evidenzia la grande fede del celebre storico Giacomo Arditi. Di rilievo gli stemmi nobiliari collocati ai lati dell’altare. Uno, riproduce lo stemma della famiglia di Giacomo Arditi di Castelvetere, l’altro, sulla sinistra, dei Baroni Rossi-Sergio. Al centro, sotto la mensa, lo stemma petrino con la tiara e le chiavi. Un’elegante acquasantiera in marmo collocata sulla parete, completa l’arredo liturgico. È interessante quanto riferisce la sig.na Maria Arditi, autrice della tela e testimone sin dalla fanciullezza di tutta l’evoluzione della cappella. 40 “In questa Cappella - sottolinea con chiarezza la sig.na Maria - sino a quando non è stata ultimata la Chiesa di Cristo Re (intorno agli anni trenta), durante i mesi estivi, si è conservato il SS.mo Sacramento ed ha funzionato da parrocchia. Si celebravano sino a 5 SS. Messe ogni giorno. Mons. Trama e Mons. Costa (entrambi Vescovi di Lecce) abituali ospiti della famiglia Arditi, impartiva-no ogni anno la S. Cresima. Per parecchi anni il Sac. Vincenzo Ciardo, coadiuvato dalle signorine Bettina Colosso e Laura Daniele, preparavano i bambini di Leuca per la Prima Comunione che veniva celebrata nella Cappella. In questa Cappella hanno celebrato la S. Messa: Mons. Trama; Mons. Costa; Mons. Cuccarollo Arcivescovo di Otranto; Mons. Durante, Vescovo di S. Severo - Mons. Finizia, Vescovo di Nardò - Mons. Petronelli, Vescovo di Trani, un Vescovo di Lucera. Celebravano anche diversi Sacerdoti che villeggiavano nella Marina”. Oggi la famiglia Arditi, tanto legata e affezionata a Leuca (un membro della famiglia, il Marchese don Franco Arditi, è nato a Leuca) conserva e custodisce gelosamente questo importante e storico luogo di culto. In occasione del centenario della morte del Cav. Giacomo Arditi, Mons. Mario Miglietta ha celebrato, davanti ad un folto gruppo di fedeli, la S. Messa. L’augurio di tutti è che questo luogo possa servire per finalità religiose in ricordo anche della funzione assunta in epoche passate. 2. Tradizioni e Culto di S. Pietro Apostolo in S. Maria di Leuca, grotta “Ecce Homo” Chiesa di S. Pietro in Giuliano Una delle tradizioni più significative che ancora oggi mantiene viva e salda la fede dei fedeli è la convinzione del passaggio di S. Pietro Apostolo nelle zone salentine. Rimanendo nel solco della tradizione e cultura popolare, troviamo delle testimonianze che vogliono esprimere, in 41 vario modo, un fatto certamente storico, e che si sarebbe verificato nel territorio di Leuca e dintorni. Riportiamo alcune testimonianze. Un passo del teologo Cataldi sottolinea una credenza fortemente acquisita: “L’Apostolo cominciò in Leuca la sua predicazione, la quale non mai disgiunta dai miracoli, raccolse copiosi frutti di celesti benedizioni. I Leuchesi, i Veretini e gli altri abitanti del Capo di Leuca sarebbero stati le primizie del cristianesimo nel suolo italiano”. Citiamo alcune testimonianze, nel rispetto della tradizione popolare, riportando, come punto di partenza, un detto assai significativo: “Ubi vero fuit memoria factorum Petri ibi ipse fuit ipsemet, docuit”. (Dove esiste il ricordo di S. Pietro, certamente egli è stato lì ed ha insegnato). • Una lapide, un tempo posta all’interno della Chiesa di S. Maria di Leuca e precisamente sopra l’altare dell’Annunziata, e ora ben visibile e collocata sulla porta maggiore della facciata dell’antica chiesa, riporta il primo arrivo dell’Apostolo a Leuca “Idolorum cultu a Divo Petro ab hac aede expulso illius discipuli Anno Domini XLIII Deiparae Virgini ab Angelo Annunciatae dicarunt: Anno LIX fuit sede episcopali decorata poste a destructa civitate Leucae sedeque Alexanum traslata, catbedralitate retenta, sunt simul perpetuo unitae”. Trad. Scacciato da questo tempio il culto degli idoli dal divino Pietro i suoi discepoli nell’anno del Signore 43, lo dedicarono alla Vergine Madre di Dio Annunciata dall’Angelo; Nell’anno 59 fu insignita di sede vescovile. Poi distrutta la città di Leuca e trasferita la sede ad Alessano, conservando la cattedralità, le due chiese (di Leuca e di Alessano) rimangono insieme ed unite in perpetuo. È un documento che sintetizza l’azione missionaria di S.Pietro, il quale, dopo aver abbattuto il culto pagano dedicato alla Dea Minerva, introduce la fede cristiana. Continuando nella sua azione evangelizzatrice, S. Pietro avrebbe convertito i pagani leuchesi alla fede di Cristo. Una croce voluta e collocata dallo stesso apostolo, ha 42 voluto espri-mere l’eccezionale evento. Oggi, infatti, si osserva prima di entrare nella zona santuariale, un’antica Croce denominata appunto petrina in ricordo della primitiva collocata da S. Pietro. La si nota in mezzo agli alberi di pini ed è quasi nascosta. Meriterebbe una maggiore visibilità magari con una illuminazione adeguata trattandosi di un monumento storico e di fede. • A poca distanza da Leuca esattamente in località Crimino, nei pressi della Chiesa S. Maria delle Grazie (Madonna delle Rasce), si trova una grotta rupestre denominata “Grotta Ecce Homo”. Secondo la tradizione, riferita dal Tasselli, S. Pietro si sarebbe rifugiato sorpreso da un temporale mentre si allontanava da Leuca. • Nei pressi di Giuliano, un paese sempre nelle vicinanze di Leuca, si trova una chiesa, sempre dedicata a S.Pietro. Sembra essere una costruzione del sec. X e testimonia un’antica devozione a S. Pietro. Attualmente si notano dei muri perimetrali, con qualche masso megalitico e l’accenno di un’abside distrutta. Il Pirreca dopo aver descritto la presenza della Chiesetta, fa menzione di una croce e di un pozzo che ricordano episodi legati all’attività dell’Apostolo Pietro o come si esprime il canonico Alessanese del ‘600. “... Et in luogo tra Verito e Giuliano, dove si vede una cappella dedicata a S. Pietro, vi è tradizione e fama, che detto Santo abbia resuscitato un uomo morto. Vicino alla quale Cappella vi è una croce di pietra viva, chiamata volgarmente la Croce Pietrina, significando che in quel luogo S. Pietro Apostolo operò tra gli altri questo gran miracolo. Poco distan43 te vi è un pozzo di acqua dolce, chiamato il pozzo di Bombire, nel qual luogo si tiene che per tradizione il detto Apostolo avesse predicato e convertito alla fede di Cristo più di quattromila persone, poi assetato, e stanco avesse bevuto di quell’acqua, e detto “o che buon bere”, la qual parola detta dal Santo è rimasta sino ai nostri tempi, (benché corrotta)”. La nostra è una semplice lettura di ciò che le generazioni hanno tramandato attraverso i secoli. 3. Testimonianze nel Santuario-Basilica Alle varie testimonianze sul culto e presenza di S. Pietro, sparse sul territorio di Leuca e dintorni, se ne aggiungono altre, presenti nella Basilica - Santuario “Madonna de Finibus Terrae”. Oltre alla lapide collocata all’interno della chiesa, gà descritta abbiamo altre testimoniaze. Alcune sono rappresentate da tele, opere di noti pittori locali, altre da sculture semplici e raffigurazioni significative. a. Quadro raffigurante S. Pietro Apostolo. Si trova sul secondo altare a destra entrando nella Basilica. Raffigura S. Pietro in riva al mare di Leuca e con alle spalle il tempio pagano. Lo sguardo del Santo è rivolto in alto dove appare l’immagine della Madonna di Leuca con accanto due angeli che evidenziano un lungo nastro con una incisione tratta dal salmo 60,3 “A finibus terrae ad te clamavi dum anxiaretur cor meum in petra exaltasti me” (Dai confini della terra ti ho invocato; mentre il mio cuore viene meno guidami su rupe inaccessibile”. È il quadro che meglio sintetizza tutta la tradizione dell’Apostolo, che in Leuca trasforma il culto pagano in quello cristiano) 44 Resti della Chiesa di S. Pietro in Giuliano b. Trittico della Crocifissione con i due Apostoli: S. Pietro e S. Paolo. Il pittore è un artista locale, Francesco Saverio Mercaldi di Gagliano del Capo. Il quadro è collocato nella sala delle Confessioni. Evidenzia la scena della Crocifissione con le donne che assi-stono: la Madonna, Maria Maddalena e Maria di Cleofe. Ai lati, sulla destra S. Paolo e a sinistra S. Pietro in atteggiamento di evangelizzatore nella funzione del suo potere apostolico. Esprime in pienezza il mandato di Cristo, quello, cioè, di evangelizzare e di trasformare i cuori di coloro che sono nell’oscurità della fede di Cristo. c. Il pulpito. Sulla parte destra della Chiesa, dopo l’altare dedicato a S. Pietro, si nota un artistico pulpito in pietra leccese, con basso rilievo raffigurante la predicazione di S. Pietro e gli idoli pagani che vengono eliminati. 45 La raffigurazione eseguita sul pulpito manifesta in modo significativo il luogo più adatto per annunciare la Parola di Dio e quindi la dottrina e la parola di Gesù. d. Il quadro originale di Palma Senior Anche il quadro originale presenta l’immagine di S. Pietro a significare il legame stretto dell’Apostolo con la Madonna. e. La campana con l’effigie di S. Pietro. Una delle due campane, infatti, risale al 1722 e fu rifusa nel 1922. Reca l’immagine di S. Pietro e la seguente iscrizione: “Dionisius Lat. Massa Episcopus Leucen fieri fecit A.D. 1722 (Dionisio Latomo Massa Vescovo di Leuca fece fare nell’anno del Signore 1722). f. Statuetta di S. Pietro. Parlando dei privilegi spirituali del Santuario, Mons. Ruotolo si esprime così: “nel 1893 fu concesso di tenere esposta nel Santuario una statuetta simile a quella di S. Pietro nella Basilica vaticana. Baciando il simulacro, si acquistano le stesse indulgenze, applicate a quella statua romana”. Oggi, purtroppo, questa statuetta non c’ è più. È stata rubata in circostanze poco chiare nonostante 46 la vigile cura di Mons. Giuseppe Ponzetta. La statua si trovava sulla parte destra tra il primo e il secondo altare. Dalle testimonianze riportate si possono fare delle considerazioni che sottolineano la grande devozione verso il Principe degli Apostoli. A tale espressione di fede si aggiunge la peculiarità della presenza di S. Pietro in questi luoghi: evangelizzare un territorio pagano, trasformare il culto degli Dei pre-sente nella zona, verso una fede vera, autentica, fondata sull’insegnamento di Cristo. La Via Crucis Monumentale È stata realizzata per la forte determinazione del rettoreparroco del SantuarioBasilica di S.Maria “de Finibus Terrae”, D, Giuseppe Stendardo, nell’intento di offrire al pellegrino un cammino di preghiera.Le quindici stazioni in bronzo con circa quarantasei figure a tutto tondo che rappresentano le ultime scene della passione, morte e resurrezione di Gesù sono immerse nel verde della pineta con vista del mare e del Santuario I gruppi scultorei sono posizionati in circa tre ettari di terreno lungo un percorso di oltre millecinquecento metri. Progettista dell’itinerario è statao l’Architetto Umberto Valletta da Lecce, mentre la esecuzione delle varie stazioni è opera dello Scultore Antonio Maglietta da Lecce. La Via Crucis è stata benedetta ed inaugurata solennemente il 24 maggio del 2007 dal Vescovo diocesano, Mons. Vito De Grisantis. 47