Antonio Corrado Morciano
Sommario
La Basilica di Santa Maria “de
Finibus Terrae”
La Chiesa di “Cristo Re”
L’Erma Antica
La Croce Petrina
La Croce Giubilare
La Colonna Mariana
La Madonna di Leuca e gli Eremiti
Il Sacro nelle Grotte
Il Culto di S. Pietro in Santa Maria
di Leuca
Via Crucis Monumentale
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La bellezza
salverà il mondo.
Questa affermazione e splendida verità, coniata da un
grande rinomato scrittore russo, può essere una chiave di
lettura per questo opuscolo concepito e preparato in occasione della visita pastorale e del pellegrinaggio del Santo
Padre Benedetto XVI al Santuario di Santa Maria di Leuca.
Leuca, città bianca, è un balcone proteso nel cuore del
Mediterraneo, mare nostrum, per contemplare le bellezze
di questo lembo del cosmo, spartiacque dello Jonio ed
Adriatico, lambito dal mare Egeo, ponte fra Oriente ed
Occidente.
Questa lingua di terra, costituita dal Salento, e che i romani chiamarono “Finibus terrae”, ha millenni di storia.
Questa guida è una finestra utile al visitatore e specialmente al pellegrino per suscitare grandi emozioni ed entusiasmarsi dai tesori nascosti e palesi racchiusi su questo quadrante geografico ma storico insieme.
È un valido “vademecum” per scoprire le origini di varie
culture, città ed insediamenti: era pagana, periodo ellenistico, insediamento e diffusione del cristianesimo, invasione turca.
Ci aiuta a vivere esperienze forti ed emozionanti che illuminano la nostra radice e fede cristiana. Qui l’apostolo
Pietro ha approdato nel suo itinerario verso la capitale e
qui inizia la “via petrina”; la croce petrina ne è una testimonianza.
La presenza e la visita del Santo Padre suggella e ratifica
lo sguardo benevolo dei Sommi Pontefici verso questo
vetusto e glorioso Santuario. Si respira aria di fede, di santificazione e di ecumenismo.
È da lodare ed apprezzare la volontà e l’iniziativa di porgere ai pellegrini un sussidio essenziale e valido per la
ricerca di valori belli, profondi, intramontabili.
Don Antonio Pisanello
Assistente Spirituale Opera Romana Pellegrinaggi
Con i complimenti di Padre Cesare Atuire
Amm. Delegato di Opera Romana Pellegrinaggi
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Storia, sacralità
e vita di Leuvca
Tramandare testimonianze, eventi, riti, manifestazioni
legate a territori, costituisce sempre un fenomeno di notevole interesse culturale.
Il nostro intento vuole essere un gesto che per certi aspetti rientra tra gli obiettivi di evidenziare segni e testimonianze sacre come aspetti fenomenologici di una cultura
religiosa radicata in tutto il Salento.
S.Maria di Leuca e il suo hinterland sono zone di eccezionale rilevanza per la presenza di arcaiche frequentazioni umane. Nel corso dei secoli si à sviluppato una crescente e interessante manifestazione religiosa pagana
prima e cristiana poi offrendo così agli studiosi stimoli di
particolare interesse per studiare i varia a spetti dell’evolversi umano in queste terre.
Questo breve lavoro rientra nel quadro del far conoscere alcune dimensioni della nostra cultura religiosa. Tutta
l’area comprendente le due punte Melisse Ristola è ricca
di presenze religiose. Vogliamo presentare le più significative;
Il Santuario della Madonna “de Finibus Terrae”, come
luogo dove è nato il cristianesimo nelle nostre zone.
La Croce Petrina, monumento di indiscusso valore che
ricorda il gesto evangelico di S.Pietro che converte i
Leuchesi pagani.
L’Erma antica” punto miliare per i pellegrini diretti verso
il tempio mariano.
La Croce Mariana, espressione di immensa devozione
della nobile famiglia Acerbo di Alessano.
La croce giubilare simbolo di profonda pietà del popolo
verso Cristo Redentore del mondo.
Le varie forme devozionali verso S.Pietro nel dedicare
Chiese, quadri, pitture come ricordo della tradizionale
sua presenza a Leuca e dintorni.
Le forme primitive di una vita eremitica espressa
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mediante abitazioni rupestri.
L’espressione si una religiosità di un popolo in evoluzione. La Chiesa di Cristo Re.
Una moderna n manifestazione di fede con la presenza
della “Via Crucis” alle falde del Santuario.
Sono questi i segni e le testimonianze sacre che si vogliono offrire al pellegrino e al visitatore che vengono nell’estremo lembo d’Italia, in occasione della visita del
Papa Benedetto XVI , 14 Giugno 2008, a S,Maria di
Leuca..
È questao lo scopo del nostro lavoro: ammirare il monumento, leggere la storia, vivere il messaggio cristiano. S.
Maria di Leuca, luogo di frontiera, si presenta col suo
simbolo più autentico e naturale: storia, sacralità e vita.
Antonio Corrado Morciano
Il Santuario Basilica
Santa Maria “De Finius Terrae”
Il Nome “Santa Maria di Leuca” deriva dal luogo Leuca
detto dai greci LEUKOS, che vuol dire bianca, terra illustre, rischiarata dal sole, dai Romani è detto “De Finibus
Terrae”: “Madonna dei confini della terra”, per indicare
l’estremo limite dei Cives (cittadini) romani, al di là del
quale cominciavano i “Provinciales” (i coloni).
Leuca comprende l’antico promontorio Japigio della parte
terminale della Puglia e forma l’estremità meridionale
della penisola salentina racchiusa tra la Punta Ristola e
Punta Meliso dividendo il Mare Jonio da quello Adriatico.
È una terra ricca di insediamenti antichi risalenti alla cultura di Serra d’Alto, di Diana e dell’età del Bronzo. È
stata una città molto antica di cui hanno parlato storici
come Tucidide, Strabone, Erodoto.
I punti di riferimento obbligati della storia di Leuca sono:
il Santuario pagano
messapicogreco-latino della
“ G r o t t a
Porcinara” (area
sacra per gli antichi) situato verso
Punta Ristola e il
Santuario pagano
e poi cristiano sul
Promontorio
di
Punta Meliso (l’antica Akra Japigia).
– Nella Grotta Porcinara si trovano ancora iscrizioni in
greco e in latino scritte dai naviganti che doppiavano il
Capo di Leuca e rivolte agli Dei venerati nel luogo: al
dio Batios (Giove), alla dea Venere e alla dea Fortuna.
– Il Santuario sito sul Promontorio Japigio di Punta Meliso
è dedicato alla Vergine SS.ma di Leuca (Madonna de
Finibus Terrae). Il Santuario è sorto sulle rovine di un
antico tempio pagano dedicato alla Dea Minerva del
quale nella Chiesa, sulla destra, entrando, si conserva
un cimelio: l’ara o una parte di essa dove c’è scritto:
“ubi olim Minervae sacrificia offerebantur hodie oblationes Deiparae recipiuntur”, “dove un tempo s’offrivano sacrifici a Minerva oggi si ricevono doni alla Madre
di Dio”.
Di questo tempio ne parla lo storico Strabone che scrive:
“Presso i Salentini vi è un tempio dedicato alla dea
Minerva, una volta assai ricco, su una roccia che viene
chiamata Promontorio Japigio”. Per il tempio cristiano
non si hanno documenti cartacei che ci parlano dell’origine del Santuario, anche perché le varie distruzioni
hanno fatto perdere ogni traccia, si hanno solo documenti lapidei avvalorati dalla tradizione e da testimonianze
molto remote.
La tradizione vuole che a S. Maria di Leuca sia sbarcato
il Principe degli apostoli, San Pietro, proveniente
dall’Oriente per recarsi a Roma.
Su una lapide delle più antiche posta sulla porta centrale
dell’atrio c’è una iscrizione in latino. Ne diamo la traduzione:
“Scacciato da questo tempio il culto degli idoli dal divino
Pietro, i suoi discepoli nell’anno del Signore 43 dedicarono alla Vergine Madre di Dio Annunziata dall’Angelo.
Nell’anno 59 fu insignito di sede Vescovile. Poi, distrutta
la città di Leuca e trasferita la sede ad Alessano, conservando la cattedralità, le due Chiese (di Leuca e di
Alessano) rimangono insieme unite in perpetuo”.
Il Santuario è stato distrutto e bruciato ben 5 volte dalla
forza devastatrice dei Turchi, dei Saraceni, dei pirati e
Musulmani. L’edificio attuale è stato sistemato dal
Vescovo Mons. Giannelli nel sec. XVIII ed è stato camuffato sotto l’aspetto di una fortezza per nasconderlo da
altre eventuali distruzioni.
I Pellegrinaggi
Papa Benedetto XVI pellegrino a Leuca (14 giugno 2008)
Disegno di Demitri
La terra del Capo di Leuca e dell’intero Salento hanno
vissuto gli sviluppi originari del messaggio di Cristo.
Varie testimonianze ci portano a considerare quanto sia
stato privilegiato questo territorio a ricevere il messaggio
di Cristo.
La presenza antichissima del Santuario di Leuca non solo
è stata considerata una sicura fortezza per una fede
espressa dai numerosi eremiti, anacoreti sparsi nelle
grotte rupestri vicine al tempio ma anche un faro di luce,
di protezione e soprattutto di elargizione dell’amore di
Dio verso tanti pellegrini provenienti da ogni parte.
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Pellegrinaggi italiani e stranieri, fin dai tempi antichissimi, hanno voluto esprimere con la penitenza e la preghiera una fede incrollabile chiedendo il perdono a Dio
per i propri peccati.
Pellegrini famosi
Ricordiamo solo alcuni pellegrini che la storia ci ha tramandati:
• a. 343 - Papa S. Giulio I (337-352) che consacra il
Santuario. La circostanza è ricordata da una lapide
apposta sull’ingresso del Santuario.
• a. 710 - Papa Costantino (708-715). Dopo la sosta ad
Otranto.
• a. 1101 - Boemondo, Principe di Taranto, figlio di
Roberto il Guiscardo.
• a. 1222 - San Francesco d’Assisi, secondo la tradizione.
• a. 1456 - Sua Maestà il Re Alfonso d’Aragona, con un
pellegrinaggio di 300 bambini per ringraziare la
Madonna per uno scampato pericolo.
• a. 1682 - I Cardinali Renato Imperiali e Fr. Vincenzo
Orsini.
• a. 1771 - San Giuseppe Benedetto Labre, Pellegrino
d’Europa.
• a. 1807 - Sua Maestà il Re Giuseppe Bonaparte.
• a. 1900 - San Filippo Smaldone.
• a. 1922 , 20 ottobre - Beato Papa Giovanni XXIII (da
Vescovo).
• a. 1949, 22 maggio - Card. Alessio Assalesi, Arciv. di
Napoli con tutti i Vescovi della Puglia a conclusione del
Congresso Mariano Salentino.
• a. 1990 , 07 ottobre - Card. Eduardo Martinez Somalo,
durante una solenne concelebrazione, legge il Decreto
dell’elevazione del Santuario a “Basilica Pontificia
Minore”.
Dai secoli passati, XIX e XX, sino ai nostri giorni la teoria
dei personaggi non è stata interrotta. Cardinali, Vescovi,
Ministri di Governo, personalità illustri, sia italiani che
stranieri, hanno varcato la soglia del Santuario di Leuca.
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L’attenzione dei Papi
per il Santuario e le Indulgenze
La storia delle indulgenze costituisce un capitolo a parte.
Mons. Tondoli (1667-1695) chiese speciali indulgenze
per i visitatori fondando la sua domanda su concessioni
date dai Sommi Pontefici: S. Giulio I, Anastasio III (911913), Leone IX (1049-1054) e Pio IV (1559-1565).
La certezza delle concessioni ci viene dal Papa
Innocenzo XI in data 31 agosto del 1682.
Successivamente il Papa Benedetto XIII conferma le indulgenze in data 2 febbraio 1726. Pio IX, in data 23 giugno 1878, concedeva al Santuario della Madonna “de
Finibus Terrae” tutte le indulgenze e i privilegi della
Basilica di S. Maria Maggiore di Roma.
Giovanni XXIII concesse di unire il nome di S. Maria di
Leuca a quello di Ugento per cui: Diocesi di UGENTO S. MARIA di LEUCA.
Giovanni Paolo II, il 16 giugno 1990, gli concesse il titolo di “Basilica Minore Pontificia” con tutti i privilegi connessi. Per la eccezionale devozione al Santuario il popolo ricorda il detto della Madonna di Leuca “Beato colui
che viene a trovarmi in questa casa”. Si ricorda anche la
leggenda di San Pietro che approdato a Leuca, prima di
giungere a Roma, vedendo il paesaggio si espresse con
parole profetiche: “Leuca è l’anticamera del Paradiso”;
per cui anche il detto popolare: “a Leuca si va da vivi o
da morti”. Da vivi per essere assolti dai peccati riservati
per censura, da morti per ricevere i frutti delle
Indulgenze.
I pellegrini che affollano il Santuario, oggi, sono soprattutto dell’Italia Meridionale, seguono quelli dell’Italia del
Nord e del Centro.
Gli stranieri provengono in succesione numerica dalle
Nazioni Europee: Germania, Svizzera, Austria, Polonia,
Francia, Croazia, Grecia, Inghilterra, Spagna, ecc. Non
mancano comitive Americane, dell’Estremo Oriente e
dall’Africa.
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La Chiesa di Cristo Re
Nel contesto di rinascita della cittadina di Leuca, (sec. XIX)
emerge preponderante l’aspetto religioso degli abitanti e
di molti villeggianti che si industriano a raccogliere fondi
per far costruire la Chiesa come luogo di culto e di preghiera.
Al centro della Marina, in una posizione incantevole, fu
costruita l’attuale Chiesa di Cristo Re, in carparo locale.
Le origini del sacro edificio non sono remote. L’inizio
della sua costruzione risale alla fine del XIX secolo, nel
1890, su progetto dell’Ing. Pasquale Ruggeri di Lecce. È
il periodo in cui furono costruite le numerose e incantevoli ville, quasi tutte su progetti dell’Ing. Ruggeri.
Per un insieme di circostanze e soprattutto per mancan13
za di fondi, la Chiesa fu completata dopo quarant’anni
dalla posa della prima pietra. Va menzionata, in questo
periodo, la generosa collaborazione degli abitanti del
luogo e dei proprietari delle Ville, specialmente delle
nobil donne che, attraverso Lotterie estive, hanno potuto
raccogliere somme destinate per la costruzione del sacro
edificio.
Il tempio, in stile gotico pugliese, si compone di tre navate, delle quali, la centrale è lunga metri 30, le laterali
metri 20.
La larghezza di tutte e tre è di circa 18 metri.
Parte esterna
Osservando la chiesa dall’esterno, si nota il pronao con
quattro colonne dai capitelli corinzi, un grande rosone
che rompe la monotonia della facciata e una croce maestosa che sovrasta la parte frontale della Chiesa. Un
tempo vi erano delle guglie che ornavano l’intero prospetto.
Accanto alla Chiesa si nota un campanile slanciato con
la parte finale a cuspide, la cui ricostruzione fu completata nel 1978 dopo il crollo del precedente campanile
avvenuto l’11 marzo 1960 alle ore 07.30 mentre si celebrava la messa.
Non vi furono vittime, ma si gridò all’intervento protettivo
della Madonna di Leuca.
Fu un autentico miracolo.
Grandiosa è anche la gradinata di accesso alla Chiesa,
iniziata nel maggio del 1947 dalla ditta Melcarne
Antonio da Alessano e inaugurata il 14 settembre dello
stesso anno.
Parte interna
L’interno si presenta suggestivo e ieratico insieme. La policromia dei vetri istoriati, la nitidezza della pietra in carparo, il pavimento in mosaico e l’architettura semplice e
ambiziosa, ricordano l’austerità delle antiche basiliche
romane.
Si notano i finestroni e le vetrate circolari che si presentano differenti nella grandezza e nella forma.
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Il Vescovo, Mons. Vito De Grisantis, celebra la S. Messa
I finestroni dell’abside, ad arco tutto sesto, hanno un’altezza di m. 3.60 x 1.34 ciascuno; quelli circolari della
parte superiore delle navate laterali, presentano un diametro di circa m. 1.34. Il rosone della facciata principale ha un diametro di circa m. 2.28.
Tutte le vetrate recano uno stemma gentilizio. Le tre dell’abside, tutte policrome, sono delle famiglie:
Sangiovanni - De Paola - Colosso.
Le altre, che sono nelle navate, sono monocrome e seguono il seguente ordine:
– sulla parte sinistra, entrando in Chiesa, notiamo le
famiglie: Serafini Sauli - Torsello - Episcopo - Paladini
Episcopo.
– sulla parte destra abbiamo le famiglie: De Marco Mongiò - Daniele - Serafini.
– le vetrate circolari, collocate sulla parte sinistra superiore della navata centrale, si riferiscono alle seguenti
famiglie: Zaccaria - Arditi - Romasi - Serio.
– le quattro circolari del lato destro recano i seguenti
stemmi: Margilio - Serracca - Fuortes - Guerrieri.
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– Il rosone presenta lo stemma di Fuortes.
Tutti i finestroni, preparati dalla Ditta De Matteis di
Firenze, furono collocati, dopo il fattivo e incessante
interessamento del Cav. Francesco Quarta-Colosso,
Podestà di Racale, nel 1935.
– Il pavimento, in mosaico, terminato nell’Agosto del
1934, presenta motivi ornamentali, semplici e lineari.
Attività
L’attività della Chiesa in pratica ha avuto inizio dopo la
benedizione impartita da Mons. Miceli di Lecce che si trovava a Leuca per villeggiatura, esattamente nell’estate del
1935. Successivamente diversi Sacerdoti si sono alternati per dare un’assistenza religiosa sia d’estate che d’inverno. Dal 1936 al 1942 c’è stata, infatti, la disponibilità di D. Roberto Muraglia; D. Quintino Intini; D. Antonio
Nuzzo; D. Silvano Barbassi e D. Ignazio Finizzi, tutti del
clero diocesano, per la cura pastorale della Marina
senza che ci fosse una Parrocchia costituita.
La nuova Parrocchia è stata eretta con decreto vescovile
del 1° giugno del 1942 ed affidata ai Frati Minori. Il riconoscimento del nuovo Ente ecclesiastico agli effetti civili,
con decreto della Repubblica, è stato fatto in data 24 febbraio 1948.
Dal 1943 fino al 1999 la Chiesa è stata officiata dai Frati
Minori della provincia Minoritica di Lecce. La prima
comunità, composta da P. Anselmo Raguso da Martina
Franca, Superiore; P. Francesco Massaro da
Castellaneta, Vicario ed Economo e da fra’ Giuseppe
Marra da Galatina, religioso non chierico e sacrista, arriva a Leuca l’8 agosto del 1943.
Il 1° novembre del 1944, S.E. Mons. Giuseppe Ruotolo,
Vescovo di Ugento, insedia come primo Parroco P.
Anselmo Raguso.
Con la presenza dei Frati si avvia un processo di mentalità religiosa e di vita parrocchiale tanto sospirata e volu-
ta intensamente dai Leuchesi.
Dal 1943 al 1947, oltre l’attività pastorale rivolta ai
fedeli locali, la Parrocchia ha dovuto affrontare le conseguenze della 2° guerra mondiale. Leuca fu dichiarata Campo profughi e quindi ci fu la presenza di numerosi stranieri provenienti da molti paesi coinvolti nel
conflitto bellico. In pratica la Parrocchia per molti fu un
centro di accoglienza. Ci fu espressamente una richiesta da parte del Comandante del Campo, Mister
Cooper, di collaborazione e di aiuto verso tanta gente.
Si ricordano per primo i paracadutisti e poi una serie
di profughi: Greci, Albanesi, Slavi, Russi, Ebrei,
Abissini, Eritrei, Somali, Austriaci, Ceki, Polacchi,
Ungheresi, Armeni, Siriani, Cinesi, Bulgari, Caucasici,
Tripolini, Turchi.
Una pagina di carità, di dedizione e di collaborazione
anche con alcuni sacerdoti profughi slavi. Si ricordano:
D. Antonio Cecic, D. Matteo Blascovic e D. Luca
Pavlinovic.
Terminato il periodo di intensa collaborazione con i profughi, l’attività pastorale dei Frati ha avuto i suoi ritmi di
lavoro rivolto alle nuove situazioni createsi nella
Comunità locale.
Intanto va ricordata la Consacrazione della Chiesa, avvenuta nel 1956, da parte del Vescovo Mons. Giuseppe
Ruotolo.
Nel 1994 viene collocata sulla facciata della Chiesa la
lapide commemorativa con i nomi dei sommergibilisti del
Pietro Micca affondato a Leuca il 29 Luglio del 1943.
Per motivi di carattere interno all’Ordine Francescano, i
Frati lasciano la Parrocchia dopo 56 anni di presenza.
Un periodo indubbiamente di azione pastorale fortemente voluta a vantaggio di tutta la popolazione.
I Parroci che hanno guidato la popolazione di Leuca sono
stati:
1. P. Anselmo Raguso (1943-1952)
2. P. Mario d’Ostuni (1952-1954)
3. P. Domenico Imperiale (1954-1960)
4. P. Francesco Longo (1960-1966)
5. P. Pio Buonfrate (1966-1972)
18
6.
7.
8.
9.
P.
P.
P.
P.
Ubaldo Fina (1972-1984)
Giovanni Micale (1984-1993)
Salvatore Tamburrano (1993-1996)
Gregorio di Lauro (1996-1999).
Foto storica. Processione del 15 Agosto 1976
Attualmente la cura pastorale della parrocchia “Cristo
Re” è affidata a Mons. Giuseppe Martella nativo di
Montesardo (Le) e appartenente al Clero Diocesano.
Tra le attività della Parrocchia, si ricordano le tre famose
processioni:
– la prima si effettua il 13 agosto in paese
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Processione a mare
– la seconda, quella penitenziale, la sera del 14 agosto
che parte dalla parrocchia “Cristo Re” e si conclude sul
Santuario.
La terza, quella del 15 Agosto, festa della Madonna di
Leuca, si effettua sul mare partendo dal porto vecchio
fino alla punta S. Gregorio per fare poi ritorno al porto
turistico.
La Chiesa di “Cristo Re” e il Santuario-Basilica della
“Madonna de Finibus Terrae” costituiscono i fari della
luce di Cristo per coloro che da terra e da mare raggiungono uno dei tanti luoghi privilegiati della Madonna.
20
L’Erma Antica
L’itinerario dei pellegrinaggi verso il Santuario della
Madonna di Leuca, sin dai tempi antichissimi, aveva dei
punti di sosta che servivano non solo per riposarsi e
rifocillarsi ma anche per vivere un momento di preghiera più intensa. Una delle soste più significative era quella che si effettuava in località “Leuca Piccola”, vicino
Barbarano e quella vicino la Cappella dei Lazzari, ad 1
km da Leuca, nelle vicinanze della Masseria Coppola,
esattamente al vivio per Leuca sulla statale 275, venendo da Gagliano del Capo. La Cappella, oggi, non esiste più, ma in sua vece fu costruito un piccolo monumen-
L’Erma restaurata. 2008
to: l’Erma che rappresenta per i pellegrini l’ultima fermata per poi avviarsi più devotamente al Santuario con
canti e preghiere corali.
Costituiva, quindi, non solo un punto di sosta per meglio
coordinarsi prima di accedere nell’area santuariale ma
anche un riferimento per collocare accanto una pietra, in
ricordo dell’avvenuto passaggio.
Oggi, purtroppo il monumento non c’è. Andò in frantumi in seguito ad un incidente stradale. Per fortuna tutti i
pezzi sono conservati presso il Santuario e si auspica
quanto prima una collocazione più idonea. Oltre alla
valenza storica, l’Erma costituiva un richiamo alla devo21
zione mariana attraverso la preghiera scolpita sul monumento; Ecco come si presentava la storica testimonianza
molti anni fa: un pilastro alto circa un metro e mezzo,
sorgeva su alcuni scalini in parte interrati.
Di struttura semplice si presentava con un capitello corinzio e con ornamenti scolpiti con due angeli ai quatto lati.
Sulla parte rivolta a nord una testa d’angelo alato e una
parte di preghiera in latino “Sub tuun praesidium confugimus, Sancta Dei Leucadensis A.D. MDCCLIII” (lla tua
protezione ci affidiamo, Santa Madre di Dio di Leuca,
nell’Anno del Signore, 1753). Sulla parte rivolta al sud
un altra testa d’angelo alato e il resto della preghiera:
“Nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus
cunctis libera nos, Virgo gloriosa M.T.R. (Mater) BCTA
(Benedicta)” (non disprezzare le nostre preghiere, in tutte
le nostre necessità soccorrici, Vergine gloriosa, Madre
Benedetta). Sul lato est si leggevano le iniziali A.M. (Ave
Maria) e sulla parte ovest vi era scolpita una corona feudale con le iniziali A.G. probabilmente nome e cognome
del committente, e le parole “et charitas fiat” (e regni la
carità). Nel quadro delle presentazioni dei vari monumenti intorno al Santuario, come richiamo per una devozione più vissuta verso la Madonna in vista della visita
del Papa a Leuca il 14 giugno 2008. Oggi, grazie alla
collaborazione dell’Amministrazione di Castrignano del
Capo si è otuto recuperare il monumento cercando di
ripristinare l’originale. Il monumento deve offrire l’opportunità di suscitare la pia devozione mariana sostando un
poco per recitare, secondo la tradizione, alcune preghiere: tre Pater, Ave e Gloria alla SS.ma Trinità e tre Salve
Regina alla Madonna.
Un monumento di tale importanza non può rimanere
sepolto e dimenticato.
La preghiera “Santa Madre di Dio di Leuca” scolpita sul
pilastro è un’invocazione diretta alla Madonna “de
Finibus Terrae” perché sia benevola e misericordiosa
verso tutti noi. Nel quadro della presentazione dei vari
monumenti intorno al Santuario, come richiamo per una
devozione più sentita verso la Madonna in vista della visita del Papa Benedetto XVI a Leuca, non poteva mancare
il messaggio mariano derivante dell’erma antica. La
devozione verso la nostra Madre.
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La Croce Petrina
Osservando tutta l’area santuariale “Madonna de
Finibus Terrae” troviamo punti di riferimento di notevole
interesse che ci ripropongono l’obiettivo che ci siamo
prefisso: riflettere sui monumenti esistenti per apprendere il messaggio di fede che i nostri avi hanno voluto trasmettere con semplicità e spirito cristiano.
Prima di entrare nel piazzale del Santuario, venendo
dalla S.S. 275, si scorge sulla destra, guardando il verde
23
dei pini, un antico piedistallo ottagonale su cui un tempo
si innalzava una croce di pietra. Fu messa a ricordo della
predicazione che l’Apostolo S. Pietro, secondo la tradizione, tenne al popolo Leuchese.
Certamente questa croce dovette essere abbattuta diverse
volte, ma la pietà dei fedeli l’ha sempre innalzata per
ricordare ai posteri l’eccezionale evento della conversione dei pagani del posto.
Gli storici attestano che verso la fine del 1500, dopo la
vittoria sui Turchi nella battaglia di Lepanto (7 ottobre
1571) un certo Giovanni Castriota, barone di Gagliano
e Salignano, rialzò in Leuca la croce Petrina che alcuni
malvagi avevano battuta “per fantasia e fame di oro
nascosto”.
Durante il Congresso Mariano Salentino (1949) è stata
collocata una croce in ferro battuto a ricordo dell’evento
mariano ma soprattutto per la continuità storica e di fede
che vuol rappresentare il piccolo monumento.
Il messaggio che traspare da questa testimonianza, è
semplice: evangelizzare il mistero della salvezza attraverso la testimonianza di una vita vissuta così come Cristo ha
insegnato: lodare il Padre, ringraziarlo del dono del suo
amore, pregarlo, perché si rafforzi il vincolo di comunione con Lui.
La croce Petrina testimonia la presenza di una fede in
Cristo Gesù annunziato dai discepoli e vissuta secondo lo
spirito di una itineranza apostolica.
In questo periodo di preparazione per la visita del Papa
Benedetto XVI a S. Maria di Leuca, ogni pellegrino che
viene per pregare e venerare la Madre di Dio, deve sostare davanti alla Croce per meditare ciò che la Seconda
persona della SS. Trinità ha operato venendo sulla terra.
L’uomo amato, redento, giustificato da Gesù Cristo, osservando appunto la Croce comprende quanto sia stato
grande il sacrificio realizzato e consumato sui due legni
che l’uomo aveva preparato per un destino di morte ma
che sono serviti per la realizzazione della gloria.
La Croce Giubilare è stata voluta come segno di speranza, la Croce Petrina come segno di fede trasmessa dagli
Apostoli e custodita dalla pietà di quanti invocano Maria
come segno di salvezza per la vita eterna.
24
La Croce giubilare
Ogni monumento esprime e testimonia un evento, un’impresa, una storia particolare. Le civiltà antiche, le varie
culture, i progressi tecnici e le grandi scoperte ci vengono tramandate, spesso, attraverso opere imponenti,
come punti di riferimento per una lettura non solo di
conoscenza ma soprattutto di messaggio e di insegnamento.
L’area santuariale e la stessa Basilica della Madonna De
Finibus Terrae, si presentano come un prezioso Museo
da visitare e studiare per comprendere il significato dei
monumenti collocati nel corso dei secoli. Sono opere
cariche di cultura, di storia e di insegnamento religioso.
Tra queste merita un’attenzione specifica la “Croce commemorativa” eretta in occasione di un grandioso pellegrinaggio promosso dal Vescovo Luigi Pugliese il 21
ottobre 1901. È un monumento grandioso, in carparo
locale, collocato sull’altopiano che domina il panorama
della Marina di Leuca. La pietà religiosa volle rappresentare la croce quale simbolo di vita e di speranza, agli inizi del secolo
XX, per ogni fedele che
si presenta a venerare la
Madre di Dio nel
Santuario a Lei dedicato.
Le iscrizioni incise sui
quattro lati del monumento esaltano la figura di Cristo Salvatore
del genere umano e
speranza di salvezza
eterna.
Lato Nord:
In questa estrema rupe
d’Italia nel primo anno
del secolo ventesimo i
credenti
in
Cristo
Redentore posero que25
sta croce
Lato Sud:
Christo Deo
Sospitatori humani Generis
esto gloria in saecula
XII - kal. Novem. MCMI Leo
PP. XIII
A Cristo Dio
Salvatore del genere umano
sia gloria nei secoli
24 ottobre 1901
Papa Leone XIII
Lato Est:
Alla Croce di Cristo
gloria dei secoli
speranza unica di salvazione
ai suoi seguaci
terrore agli ostinati nemici
Hic mendacii signa superstitio
vidit olim videat colatque nunc fides
salentinae justitiaeque tropheum
Ecce vexillum
venite adoremus
Qui un tempo la superstizione
vide i segni della menzogna
veda ed onori adesso la fede
della Gente salentina del XX secolo
il trofeo della verità e della giustizia
Ecco il vessillo, venite adoriamo
In preparazione della visita del Papa Benedetto XVI, questo monumento si ripropone come simbolo di guida di
salvezza per coloro che vengono presso il Santuario.
Onoriamo il monumento, leggiamo i contenuti, viviamo il
messaggio.
26
La Colonna Mariana presso il
Santuario di S. Maria
De Finibus Terrae
Uno dei monumenti più significativi che glorificano e storicizzano il Santuario di S. Maria di Leuca “de Finibus
Terrae” è la colonna collocata in mezzo al piazzale antistante il Tempio mariano.
Fu fatta erigere dal Duca di Alessano, D. Filiberto
Ayerbo d’Aragona nel 1694. Ecco quanto riferisce
Cesare Orlandi nel suo opuscoletto su Alessano: “Inoltre,
essendo la Chiesa di S. Maria di Leuca, o sia de Finibus
Terrae uno dei rinomati Santuari in cui fino alla metà del
secolo passato non vi era altro, che una piccola Chiesa
con poche stanze per comodo del Penitenziario, e
Cappellani, e pativano i Devoti per l’alloggio; ebbe da
ciò motivo il Sig. D. Filiberto Aragona allora novello
Duca di Alessano per sua devozione verso la Vergine
Santissima far erigere a sue proprie spese una magnifica, ed alta colonna in mezzo del grande spazioso
Promontorio, per farci collocare la Statua di detta
Beatissima Vergine e nel Piedistallo vi è la seguente iscrizione”:
Ad Virginis simulacrum super Columnam
in Planitie ejus Templi
Leucade a Cassani Principe,
et Alexani Ducissa Conjugibus erecium
Deo Optimo Maximo, Deiparaeque Virgini Mariae
Filibertus ex Aragonia ex invictìssima Barcionens.
Comitum
Stirpe, ex Augustissimis Regibus Aragoniae
Regulus de Ayerve
Dominus de Domo Infantis Petri de Ayerve
Comes Simerius VII.
Marchio Cryptae aureae V.
Princeps Cassani II.
27
Cattolico Hispaniarum Regi Philippo IV.
Feliciter Regnanti duodecimo Consanguinitatis
Gradus conjunctus
Sancio de Averve gaudet Progenitore,
Jam Regiae stirpis in Italia, germen Princeps,
Et in onnibus pugnis, et praeliis sequutis pro acquirendo
Ex innata fidelitate
Partes Aragonenses sub utraque fortuna sectatus
Nusquam deficit Donec acriter, strenueque militando; Deo
Duce
Victoria parta fuit
Quam laudabilem Progenitorum consuetudinem
Fidelitatemque
Posteri omnes sequuti, ut ipsemet Filibertus
Hispaniae Cohortis Dux Philippo IV inserendo
Nusquam deest
Quo generis sui claritem, tutelari hoc Virginis
Simulacro, efficeret clarionrem, tamquam
Divinum in Trace propugnaculum hic
a Deo constitutus
Cum
Laura Guarina quam dilectissima Coniuge, et Inclito
Gallorum genere oriunda, Alexani Duce
Totiusque Leucadensìs Promontori!
Cujus pedes
Nobilissima Adriatici, Joniique Maris unda
Perlambit, Domina
Erexit.
Traduzione
Al simulacro della Vergine eretto sulla colonna
Nella pianura davanti al tempio di Leuca
Dal Principe di Cassano e dalla duchessa di Alessano
coniugi
A Dio Ottimo Massimo e alla Vergine Maria Madre di
Dio
Filiberto di Aragona
Della invittissima stirpe dei Conti di Barcellona
E degli augustissimi Re di Aragonia
Reuccio di Ayerve
Signore della casa dell’Infante Pietro di Aragona
VII Conte Simerio
V Marchese della grotta Aurea.
Il Principe di Cassano
Congiunto nel dodicesimo grado di consanguineità col
cattolico Re di Spagna Filippo IV
Ha piacere di avere come Progenitore Sancio di Ayerve
Il quale col serenissimo Alfonso primo Re d’Aragona di
nome illustre
Passò in Italia al regno napolitano
Già virgulto principale della stirpe regia in Italia
Ed in tutte le battaglie e scontri seguiti per la conquista del
detto regno
Spinto dal fervore del sangue e dalla innata fedeltà
Seguì la parte degli Aragonesi nell’alterna fortuna e mai
venne meno
Finché combattendo fortemente e strenuamente sotto il
comando di Dio fu ottenuta la Vittoria;
Tutti i posteri hanno seguito questa lodevole consuetudine
e fedeltà degli antenati
E lo stesso Filiberto comandante della coorte spagnola
Mai viene meno al servizio di Filippo IV per rendere sempre più celebre la celebrità della sua stirpe sotto la protezione della statua della Vergine, Messo qui da Dio come
divina barriera contro regione barbara insieme con
Laura Guarina amatissima coniuge oriunda da illustre
famiglia di Galli duchessa di Alessano Signora di tutto il
promontorio di Leuca
I cui piedi bagna la nobilissima onda del Mare Adriatico
e dello Ionio eresse.
Un’epigrafe che ricorda i committenti del monumento con
il sacro simulacro della Vergine e sottolinea, in forma
molto pomposa, il ramo genealogico e i titoli riferiti ad un
30
casato illustre sia per atti eroici in guerra e sia per gesti
di fedeltà alla Chiesa.
Storicamente risulta di interesse notevole. Gli storici locali non fanno riferimento a questa iscrizione, hanno dato
soltanto cenni sulla data della costruzione della colonna,
anno 1694, e sugli stemmi nobiliari, visibili ancora nella
parte inferiore del monumento.
Il Tasselli, nello sua pubblicazione del 1693, descrivendo
la Chiesa e l’area circostante il Santuario, fa riferimento
ad un “arco magnifico eretto ad honor di Maria dal
Principe Filiberto” ed ancora, in altra parte del libro, precisa: “Per andare verso la Tramontana vi è la Statua della
Santissima Vergine eretta quest’anno a suo onore dalla
Signora Principessa di Cassano e più avanti il Portico
Magnifico che fece l’anno 1665 il Signor D. Filiberto
d’Aragona suo marito”.
A tal proposito il Rosafio sostiene che il Tasselli non è
stato preciso. Forse voleva indicare che archi e colonna
sono opera dei duchi di Alessano.
Se questa ipotesi può reggere circa l’attribuzione ai committenti delle opere descritte, non si può dire altrettanto
della colonna giacché è stata fatta erigere il 1694, mentre il libro è stato stampato il 1693 cioè un anno prima
che fosse costruita appunto la colonna.
Anche il De Giorgi ci dà una significativa testimonianza
della colonna sul suo libro “La provincia di Lecce”. Così
descrive l’area santuariale: “A canto alla chiesa è l’ospizio, dove solitario dimora il P. Luigi Cistulli, che dirige
anche la stazione pluviometrica di questa punta d’Italia,
istituita da me nel 1877. Di fronte invece s’innalza una
svelta colonnina eretta nel 1694 da Filiberto Ayerbo
d’Aragona. Sul piedistallo di essa si trovano scolpiti gli
stemmi di Donna Laura Guarini, prima duchessa di
Alessano e di Filiberto Ayerbo d’Aragona, principe di
Cassano, suo consorte. Il primo si blasona così:
D’azzurro, con la banda di argento, col lambello a cinque pendenti nel tutto, il secondo: di oro ha i tre poli di
rosso. Sotto gli stemmi vi è la data: 1694..
Nell’opera dell’Arditi, troviamo il riferimento con la
colonna: “Uscendo dalla Chiesa, nel bel mezzo dell’alti31
piano del promontorio, sopra la base quadrilatera sorge
una colonna, alta circa 10 metri, a rocchi di calcare grigio-chiaro, sul pinnacolo della quale spiccavo un simulacro di Maria Vergine di metallo, che poi smagliato dal
vento cadde in frantumi. Gli emblemi gentilizi ivi scolpiti
e un’iscrizione, poco intelligibile ma interpretata dalla
tradizione, dicono quella colonna innalzata nel 1694 dai
Signori Aragona Duchi di Alessano”.
L’Arditi, dunque, parla di un simulacro della Vergine in
metallo andato distrutto, il De Giorgi non fa riferimento
alla Statua, le foto antiche del santuario riportano la
colonna senza la statua. Scrittori recenti riportano il
monumento fatto erigere appunto da Filiberto d’Aragona
nell’anno 1694 e sormonatato da una statua.
La Statua che oggi si vede sulla colonna è stata collocata
nell’anno mariano, 1954, primo centenario della definizione dogmatica dell’Immacolato Concepimento di
Maria, avvenuta nel 1854, essendo Pontefice PIO IX.
Sulla base delle testimonianze e documentazioni si può
ritenere che la colonna fu fatta edificare dai Duchi di
Alessano. La conferma di ciò viene data sia dal De Giorgi
che dall’Arditi. In particolare i due illustri storici salentini
sottolineano di aver trovato gli stemmi dei duchi con sotto
l’anno, 1694, inciso sulla base quadrilatera della colonna (De Giorgi) e un’iscrizione poco leggibile con la data
1694 (Arditi). Successivamente eventi atmosferici e
degrado naturale hanno influito sulla struttura per cui
sono stati necessari interventi per la conservazione dello
colonna.
Attualmente, osservando il monumento, si possono notare, infatti, delle modificazioni in seguito agli interventi. La
data, 1694, è incisa sulla parte inferiore della colonna,
esattamente all’altezza della congiunzione con la base
quadrilatera. Tutta la base è stata rifatta per cui è scomparsa completamente l’iscrizione, poco leggibile già al
tempo dell’Arditi. Sono stati evidenziati, però, sul tufo
carparino del piedistallo, gli stemmi dei duchi. Sulla sommità della colonna svetta la marmorea statua della
Madonna fatta collocare in occasione dell’Anno
Mariano, 1954, per la volontà e la devozione alla
Madonna di Leuca di Mons. Giuseppe Ruotolo.
32
La Madonna di Leuca
e gli eremiti
Mons. Ruotolo nella pubblicazione “Ugento, Leuca,
Alessano”, a proposito della presenza dei basiliani in
Puglia non fa menzione specifica di grotte abitate da
monaci ma descrive la presenza di questi religiosi nei secoli VIII e IX fuggiti dall’Oriente per la persecuzione iconoclasta. “Si accontentavano, scrive il Ruotolo, di rifugi provvisori che davano loro la possibilità di continuare l’opera
santificatrice nella calma della preghiera e nell’esercizio
della penitenza. Si moltiplicarono le celle e più celle formarono le laure quasi conventi rurali. Questi monaci si chiamarono Calogeri, Basiliani anch’essi, i quali preferirono
sistemarsi in grotte già esistenti o costruite da essi, scavando la roccia ai margini dei piccoli abitati in aperta campagna”.
Tra le tante grotte sparse lungo i canali che attraversano
il territorio dell’estremo lembo salentino, troviamo la grotta delle “CROCI”. Questa si trova in una zona alta del
canale di S.Vincenzo in direzione nord esattamente
Grotta Croci
33
Grotta Civetta
all’incrocio per la via del Semaforo.
Si presenta con due ingressi: quello principale più ampio
e l’altro, laterale. Sono due grotte che non comunicano
ma formano un tutt’uno. Sulla parete esterna vi è una
cavità semicircolare piuttosto ampia e una piccola nicchia. Con presenza di numerose croci di varia grandezza anche le pareti esterne sono piene di croci, specialmente vicino e sopra l’ingresso principale. L’interno della
grotta principale ha una forma rettangolare. Le pareti,
nella parte inferiore, presentano degli incavati a diverse
altezze usati probabilmente come luoghi per sedersi.
All’altezza mediana delle pareti si notano numerose
croci, delle quali due sono molto grandi ed evidenti,
hanno forma di croci “ricrociate” greche. Una è rinchiusa in una nicchia scolpita di forma circolare, l’altra è incisa in un riquadro di forma rettangolare.
La grotta per la sua struttura e composizione sembra aver
avuto una destinazione di incontro di altri eremiti per pregare insieme e meditare. Si nota ancora un incavato più
grande che serviva come “trono” per il Calogero o
comunque per il “monaco” più rappresentativo.
Le dimensioni della grotta principale sono indicative: ha
un altezza di m 1,70, m 3,15 di larghezza con una profondità di circa 3 m. La grotta laterale ha un altezza di 1
m. 1,40 e larga circa 1 m. In questa grotta non vi sono
34
segni particolari.
La denominazione di “Grotta delle CROCI” è stata data
per la quantità di CROCI presenti in ogni angolo dell’abitato.
Il tipo di conformazione della grotta, la posizione rispetto alle altre ma soprattutto la presenza degli elementi
all’interno: sedili, croci, nicchie, fanno pensare alla destinazione del luogo come centro di culto, di preghiera e
incontro con altri eremiti.
Non vi sono tracce di affreschi. Tuttavia data la particolare cura con cui sono stati ricavati i riquadrati sul muro
per le incisioni delle croci, possiamo ipotizzare che in origine vi siano state delle figurazioni scomparse poi col
tempo.
Si potrebbe scrivere sui rapporti tra le varie grotte, sul
significato dei loro insediamenti e soprattutto la funzione
specifica in ordine all’ideale della vita religiosa e sociale.
Pertanto, tenendo presente la vicinanza delle varie grotte
al santuario della Madonna di Leuca, dobbiamo credere
al particolare influsso religioso della Madre di Dio nella
vita di ogni singolo eremita.
Grotta Ecce Homo con sedile letto (Contrada Criminno)
35
Il Sacro nelle Grotte
abitate dagli eremiti
La presenza di grotte nel territo-rio di S. Maria di Leuca
spinge a considerazioni di carattere storico, religioso e
sociale. La collocazione, il numero, la diversità strutturale
e le raffigurazioni parietali delle stesse, rappresentano,
infatti, un quadro di non facile interpretazione. Il fenomeno del “vivere in grotta” nell'area salentina è presente fin
da tempi molto remoti. Studi approfonditi, hanno illustrato ampiamente i vari insediamenti soprattutto nell’area
del tarantino. Il territorio di Massafra e di Mottola sono
esempi significativi. Il riferimento alla località specifica del
basso Salento e precisamente nella zona di Leuca è molto
scarso e inoltre non esistono studi significativi sull’argomento. Si conosce quindi poco per cui ogni approccio di
studio procede sulla linea delle ipotesi.
Insediamenti delle grotte nel canale San Vincenzo, del
Leopardo e del Pozzo
36
Tenendo presente una ricerca personale sulla presenza
nelle grotte nell’area di S.M. di Leuca si possono leggere
dei risultati che avrebbero bisogno di una interpretazione più approfondita partendo appunto da confronti e
parallelismi con altre strutture similari. Ciò che colpisce lo
studioso nell’affrontare la realtà rupestre del territorio in
esame è la presenza del “Sacro” in tutte le abitazioni.
Molte sono di tipo monolocale. Non mancano, però,
grotte dove appare evidente la presenza di più eremiti
adunati per la preghiera in comune e per una ritualità
religiosa di vita d’insieme. Sono note le due grotte più
significative: la “Camiscia” e la “Croci” descritte dal
Tasselli come “laure”. L’eremitaggio semplice e austero,
l’ambientazione per una preghiera quasi esclusivamente
individuale, trovano, nella “croce” che domina con varietà di grandezza in tutti gli ambienti, il motivo ispiratore
per una vita di contemplazione e di continua meditazione. Accanto alle numerosissime croci troviamo rare rappresentazioni figurative. Non vi sono immagini di Santi o
iscrizioni di particolare rilievo. C’è solo la struttura essenziale per la immersione profonda nella contemplazione
di Dio. Possiamo evidenziare, comunque, quanto è stato
rilevato.
- In quasi tutte le grotte si notano croci di varia grandezza e nicchie. - Alcune evidenziano, oltre alle croci e nicchie, “sedili” e “letti” ricavati con incavi nel rispetto di
particolari norme eremitiche (grotte: “Ecce Homo”,
“Sedile letto”).
Altre danno risalto alla croce. In diverse infatti si nota una
grande croce incisa sulla parete centrale della grotta. Non
mancano ambienti dove si notano segni e simboli di un
certo interesse. Nella “Nascosta” oltre le croci si intravedono simboli vari non ben identificati. Nella “Civetta”
accanto alle numerose croci si nota una croce grande scavata nella parete centrale e la figura di un uccello di dimensioni piuttosto grandi rassomigliante ad una civetta. In
un’altra si può scorgere accanto alla croce una “figura stilizzata”.
Nella grotta “Croci”, la più significativa per la presenza
di vari elementi interessanti: croci, riquadri, sedili, nic37
chie, ci fa supporre che nel riquadro delle nicchie vi siano
state delle figure affrescate che col tempo sono andate
distrutte. Una testimonianza di particolare valore ci viene
offerta dallo scrittore salentino Cosimo De Giorgi. Questi,
nel descrivere la grotta “Porcinara” nel suo prezioso volume “La Provincia di Lecce, bozzetti di viaggio”, si esprime cosi: “V’è però un fatto assai notevole. Sulla parete
che divide la prima dalla seconda cripta trovai una nicchia scavata grossolanamente nella roccia, nella quale a
colpi di accetta era incisa con poche linee geometriche la
figura di Nostro Signore, e nei due lati della faccia i soliti monogrammi X...S Omega di Cristo Signore. Il disegno
è ciò che si può immaginare di più arcaico e a prima
giunta sfugge all’attenzione del visitatore; e perciò non è
stato osservato né scritto da nessuno...” Al di là della valutazione storica degli insediamenti umani nel territorio
attraverso il “vivere in grotta”, è certa la presenza di
uomini dediti alla contemplazione e alla preghiera dando
così all’intero territorio, un’immagine di sacralità e di
devozione alla Madonna. Non potevano, d’altra parte,
questi uomini di Dio non attingere dal colle mariano la
forza per una vita di grazia e di preghiera.
Quasi tutte le grotte, infatti avendo la direzione naturale
verso il promontorio japigio, permettevano agli eremiti la
visione costante del Tempio della “Madonna de Finibus
Terrae”.
38
Il Culto
di S. Pietro
in
Santa Maria
di Leuca
1. La Cappella di
S. Pietro
Diverse ville, a Leuca, nel
loro progetto architettonico,
hanno incluso la presenza
della Cappella, così le ville
di: Romasi, Pizzolante, Seracca, Daniele, Arditi ed altre.
Ciò doveva servire per la comodità dei proprietari e
famuli nonché per le persone che abitavano nelle adiacenze della nobile abitazione. Si creava, in tal modo,
l’opportunità di soddisfare gli obblighi religiosi.
Dalla fine del ‘700 (villa Romasi), sino agli anni trenta
del secolo scorso, le cappelle delle ville hanno avuto una
funzione suppletiva della Chiesa parrocchiale non ancora istituita nella Marina di Leuca. Il Santuario, comunque, aveva la sua funzione specifica di luogo di culto con
la presenza del Curato-Penitenziere.
Una delle Cappelle, sempre attiva per la presenza di
sacerdoti che saltuariamente celebravano la S. Messa, è
stata quella della villa Arditi, ubicata sul lungomare C.
Colombo.
Dedicata a S. Pietro Apostolo, ha voluto riproporre alla
nascente località, il culto del Principe degli Apostoli,
volendo mantenere così vivo, nel cuore dei leuchesi e dei
villeggianti, l’antica tradizione della presenza di S.
Pietro a Leuca. Lunga m. 10 e larga 5, si presenta agile
39
e raccolta per chi vi accede dal lungomare. Una
piccola scalina-ta, una
croce e una campanella i
segni esterni di un edificio
sacro.
All’interno, l’indispensabile per l’invito al raccoglimento e alla preghiera.
Sulla parete frontale si
nota una tela raffigurante
S.
Pietro,
di
fra’
Bartolomeo, della pinacoteca vatica-na. È una
riproduzione fatta con stile
e abilità pittorica dalla
sig.na Maria Arditi.
Devozionale l’epigrafe collocata sulla parte superiore
della tela che recita così:
“All’apostolo S. Pietro che approdando in questi lidi fu
primo a spandervi la fede e il Vangelo di Cristo
Redentore questo altare a documento di devoto affetto
dedicava il cavaliere Giacomo Arditi nell’anno di nostra
salute 1868”.
Una dedica che sintetizza il filone storico-leggendario
della presenza di S. Pietro a Leuca e che evidenzia la
grande fede del celebre storico Giacomo Arditi.
Di rilievo gli stemmi nobiliari collocati ai lati dell’altare.
Uno, riproduce lo stemma della famiglia di Giacomo
Arditi di Castelvetere, l’altro, sulla sinistra, dei Baroni
Rossi-Sergio.
Al centro, sotto la mensa, lo stemma petrino con la tiara
e le chiavi. Un’elegante acquasantiera in marmo collocata sulla parete, completa l’arredo liturgico.
È interessante quanto riferisce la sig.na Maria Arditi,
autrice della tela e testimone sin dalla fanciullezza di tutta
l’evoluzione della cappella.
40
“In questa Cappella - sottolinea con chiarezza la sig.na
Maria - sino a quando non è stata ultimata la Chiesa di
Cristo Re (intorno agli anni trenta), durante i mesi estivi,
si è conservato il SS.mo Sacramento ed ha funzionato
da parrocchia. Si celebravano sino a 5 SS. Messe ogni
giorno.
Mons. Trama e Mons. Costa (entrambi Vescovi di Lecce)
abituali ospiti della famiglia Arditi, impartiva-no ogni
anno la S. Cresima.
Per parecchi anni il Sac. Vincenzo Ciardo, coadiuvato
dalle signorine Bettina Colosso e Laura Daniele, preparavano i bambini di Leuca per la Prima Comunione che
veniva celebrata nella Cappella.
In questa Cappella hanno celebrato la S. Messa: Mons.
Trama; Mons. Costa; Mons. Cuccarollo Arcivescovo di
Otranto; Mons. Durante, Vescovo di S. Severo - Mons.
Finizia, Vescovo di Nardò - Mons. Petronelli, Vescovo di
Trani, un Vescovo di Lucera.
Celebravano anche diversi Sacerdoti che villeggiavano
nella Marina”.
Oggi la famiglia Arditi, tanto legata e affezionata a
Leuca (un membro della famiglia, il Marchese don Franco
Arditi, è nato a Leuca) conserva e custodisce gelosamente questo importante e storico luogo di culto. In occasione del centenario della morte del Cav. Giacomo Arditi,
Mons. Mario Miglietta ha celebrato, davanti ad un folto
gruppo di fedeli, la S. Messa.
L’augurio di tutti è che questo luogo possa servire per
finalità religiose in ricordo anche della funzione assunta
in epoche passate.
2. Tradizioni e Culto di S. Pietro Apostolo in S.
Maria di Leuca, grotta “Ecce Homo” Chiesa di S.
Pietro in Giuliano
Una delle tradizioni più significative che ancora oggi
mantiene viva e salda la fede dei fedeli è la convinzione
del passaggio di S. Pietro Apostolo nelle zone salentine.
Rimanendo nel solco della tradizione e cultura popolare,
troviamo delle testimonianze che vogliono esprimere, in
41
vario modo, un fatto certamente storico, e che si sarebbe
verificato nel territorio di Leuca e dintorni. Riportiamo
alcune testimonianze.
Un passo del teologo Cataldi sottolinea una credenza fortemente acquisita: “L’Apostolo cominciò in Leuca la sua
predicazione, la quale non mai disgiunta dai miracoli,
raccolse copiosi frutti di celesti benedizioni. I Leuchesi, i
Veretini e gli altri abitanti del Capo di Leuca sarebbero
stati le primizie del cristianesimo nel suolo italiano”.
Citiamo alcune testimonianze, nel rispetto della tradizione popolare, riportando, come punto di partenza, un
detto assai significativo:
“Ubi vero fuit memoria factorum Petri ibi ipse fuit ipsemet,
docuit”. (Dove esiste il ricordo di S. Pietro, certamente
egli è stato lì ed ha insegnato).
• Una lapide, un tempo posta all’interno della Chiesa di
S. Maria di Leuca e precisamente sopra l’altare
dell’Annunziata, e ora ben visibile e collocata sulla
porta maggiore della facciata dell’antica chiesa, riporta il primo arrivo dell’Apostolo a Leuca “Idolorum cultu
a Divo Petro ab hac aede expulso illius discipuli Anno
Domini XLIII Deiparae Virgini ab Angelo Annunciatae
dicarunt: Anno LIX fuit sede episcopali decorata poste
a destructa civitate Leucae sedeque Alexanum traslata,
catbedralitate retenta, sunt simul perpetuo unitae”.
Trad. Scacciato da questo tempio il culto degli idoli dal
divino Pietro i suoi discepoli nell’anno del Signore 43,
lo dedicarono alla Vergine Madre di Dio Annunciata
dall’Angelo;
Nell’anno 59 fu insignita di sede vescovile. Poi distrutta la città di Leuca e trasferita la sede ad Alessano,
conservando la cattedralità, le due chiese (di Leuca e
di Alessano) rimangono insieme ed unite in perpetuo.
È un documento che sintetizza l’azione missionaria di
S.Pietro, il quale, dopo aver abbattuto il culto pagano
dedicato alla Dea Minerva, introduce la fede cristiana.
Continuando nella sua azione evangelizzatrice, S. Pietro
avrebbe convertito i pagani leuchesi alla fede di Cristo.
Una croce voluta e collocata dallo stesso apostolo, ha
42
voluto espri-mere l’eccezionale evento. Oggi, infatti, si
osserva prima di entrare nella zona santuariale, un’antica Croce denominata appunto petrina in ricordo della
primitiva collocata da S. Pietro. La si nota in mezzo agli
alberi di pini ed è quasi nascosta. Meriterebbe una
maggiore visibilità magari con una illuminazione adeguata trattandosi
di un monumento
storico e di fede.
• A poca distanza da Leuca esattamente in località
Crimino, nei pressi
della Chiesa S.
Maria
delle
Grazie (Madonna
delle Rasce), si
trova una grotta
rupestre denominata “Grotta Ecce Homo”.
Secondo la tradizione, riferita dal Tasselli, S. Pietro
si sarebbe rifugiato sorpreso da un temporale mentre si allontanava da Leuca.
• Nei pressi di Giuliano, un paese sempre nelle vicinanze di Leuca, si trova una chiesa, sempre dedicata a S.Pietro. Sembra essere una costruzione del sec.
X e testimonia un’antica devozione a S. Pietro.
Attualmente si notano dei muri perimetrali, con qualche masso megalitico e l’accenno di un’abside
distrutta. Il Pirreca dopo aver descritto la presenza
della Chiesetta, fa menzione di una croce e di un
pozzo che ricordano episodi legati all’attività
dell’Apostolo Pietro o come si esprime il canonico
Alessanese del ‘600.
“... Et in luogo tra Verito e Giuliano, dove si vede
una cappella dedicata a S. Pietro, vi è tradizione e
fama, che detto Santo abbia resuscitato un uomo
morto. Vicino alla quale Cappella vi è una croce di
pietra viva, chiamata volgarmente la Croce Pietrina,
significando che in quel luogo S. Pietro Apostolo
operò tra gli altri questo gran miracolo. Poco distan43
te vi è un pozzo di acqua dolce, chiamato il pozzo di
Bombire, nel qual luogo si tiene che per tradizione il
detto Apostolo avesse predicato e convertito alla fede
di Cristo più di quattromila persone, poi assetato, e
stanco avesse bevuto di quell’acqua, e detto “o che
buon bere”, la qual parola detta dal Santo è rimasta
sino ai nostri tempi, (benché corrotta)”.
La nostra è una semplice lettura di ciò che le generazioni hanno tramandato attraverso i secoli.
3. Testimonianze nel Santuario-Basilica
Alle varie testimonianze sul culto e presenza di S. Pietro,
sparse sul territorio di Leuca e dintorni, se ne aggiungono altre, presenti nella Basilica - Santuario “Madonna de
Finibus Terrae”. Oltre alla lapide collocata all’interno
della chiesa, gà descritta abbiamo altre testimoniaze.
Alcune sono rappresentate da tele, opere di noti pittori locali, altre da sculture semplici e raffigurazioni significative.
a. Quadro raffigurante S. Pietro Apostolo.
Si trova sul secondo altare
a destra entrando nella
Basilica. Raffigura S.
Pietro in riva al mare di
Leuca e con alle spalle il
tempio pagano. Lo sguardo del Santo è rivolto in
alto dove appare l’immagine della Madonna di
Leuca con accanto due
angeli che evidenziano un
lungo nastro con una incisione tratta dal salmo 60,3
“A finibus terrae ad te clamavi dum anxiaretur cor
meum in petra exaltasti me” (Dai confini della terra
ti ho invocato; mentre il mio cuore viene meno guidami su rupe inaccessibile”. È il quadro che meglio
sintetizza tutta la tradizione dell’Apostolo, che in
Leuca trasforma il culto pagano in quello cristiano)
44
Resti della Chiesa di S. Pietro in Giuliano
b. Trittico della Crocifissione con i due Apostoli: S.
Pietro e S. Paolo.
Il pittore è un artista locale, Francesco Saverio
Mercaldi di Gagliano del Capo. Il quadro è collocato nella sala delle Confessioni. Evidenzia la scena
della Crocifissione con le donne che assi-stono: la
Madonna, Maria Maddalena e Maria di Cleofe. Ai
lati, sulla destra S. Paolo e a sinistra S. Pietro in
atteggiamento di evangelizzatore nella funzione
del suo potere apostolico.
Esprime in pienezza il mandato di Cristo, quello,
cioè, di evangelizzare e di trasformare i cuori di
coloro che sono nell’oscurità della fede di Cristo.
c. Il pulpito.
Sulla parte destra della Chiesa, dopo l’altare dedicato a S. Pietro, si nota un artistico pulpito in pietra
leccese, con basso rilievo raffigurante la predicazione di S. Pietro e gli idoli pagani che vengono eliminati.
45
La raffigurazione eseguita sul pulpito manifesta in modo significativo
il luogo più adatto per
annunciare la Parola di
Dio e quindi la dottrina
e la parola di Gesù.
d. Il quadro originale di
Palma Senior
Anche il quadro originale presenta l’immagine di S. Pietro a significare il legame stretto
dell’Apostolo con la
Madonna.
e. La campana con l’effigie di
S. Pietro.
Una delle due campane,
infatti, risale al 1722 e fu
rifusa nel 1922. Reca
l’immagine di S. Pietro e
la seguente iscrizione:
“Dionisius Lat. Massa
Episcopus Leucen fieri
fecit A.D. 1722 (Dionisio
Latomo Massa Vescovo di
Leuca fece fare nell’anno
del Signore 1722).
f. Statuetta di S. Pietro.
Parlando dei privilegi spirituali del Santuario,
Mons. Ruotolo si esprime così: “nel 1893 fu concesso di tenere esposta nel Santuario una statuetta
simile a quella di S. Pietro nella Basilica vaticana.
Baciando il simulacro, si acquistano le stesse indulgenze, applicate a quella statua romana”.
Oggi, purtroppo, questa statuetta non c’ è più. È
stata rubata in circostanze poco chiare nonostante
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la vigile cura di Mons. Giuseppe Ponzetta. La statua si trovava sulla parte destra tra il primo e il
secondo altare.
Dalle testimonianze riportate si possono fare delle
considerazioni che sottolineano la grande devozione verso il Principe degli Apostoli.
A tale espressione di fede si aggiunge la peculiarità della presenza di S. Pietro in questi luoghi: evangelizzare un territorio pagano, trasformare il culto
degli Dei pre-sente nella zona, verso una fede vera,
autentica, fondata sull’insegnamento di Cristo.
La Via Crucis
Monumentale
È stata realizzata per la forte
determinazione del rettoreparroco
del
SantuarioBasilica di S.Maria “de
Finibus Terrae”, D, Giuseppe
Stendardo, nell’intento di
offrire al pellegrino un cammino di preghiera.Le quindici
stazioni in bronzo con circa quarantasei figure a tutto
tondo che rappresentano le ultime scene della passione,
morte e resurrezione di Gesù sono immerse nel verde
della pineta con vista del mare e del Santuario I gruppi
scultorei sono posizionati in circa tre ettari di terreno
lungo un percorso di oltre millecinquecento metri.
Progettista dell’itinerario è statao l’Architetto Umberto
Valletta da Lecce, mentre la esecuzione delle varie stazioni è opera dello Scultore Antonio Maglietta da Lecce.
La Via Crucis è stata benedetta ed inaugurata solennemente il 24 maggio del 2007 dal Vescovo diocesano,
Mons. Vito De Grisantis.
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Santa Maria di Leuca