S.N. Goenka
Venite genti di tutto il
mondo
Dohas
Composizioni poetiche in quartine
A cura della Biblioteca Vipassana
Premessa
Questo opuscolo è dedicato alla versione italiana
delle quartine in hindi (dohas) di Goenka, da lui
cantate durante il corso di dieci giorni di meditazione Vipassana; e la cui registrazione è proposta nei
corsi in tutto il mondo.*
Conosciuto come insegnante di Vipassana, ha
coltivato l’antica tradizione del poeta saggio, (le cui
parole indicano il percorso verso cose alte). Utilizza
infatti il doha, forma poetica diffusa in India e consi* Come, people of the world Vipassana Research Institute –
Dhammagiri – Igatpuri – India, HYPERLINK “http://www.
dhamma.org” www.dhamma.org. Pubblicato per la prima
volta a Mumbai, India, nel 1987.
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Venite genti di tutto il mondo
derata di prestigio perché i saggi, con essa, esprimono i pensieri più elevati. In più occasioni, Goenka
ha raccontato come vi si sia dedicato dall’inizio del
suo insegnamento della meditazione, ricordando i
suoi primi tentativi di scrittura poetica da ragazzo,
ispirato dall’amato nonno materno, poeta dilettante.
Il doha è un verso poetico diffuso in India, simile
al gatha, altra forma che il Buddha utilizzò spesso
nel suo insegnamento. Entrambi sono, ancor oggi,
parte rilevante della cultura indiana.
All’orecchio occidentale, suona simile alla ballata;
e proprio la ballata e il doha furono i veicoli per
l’espressione e la diffusione della poesia popolare, in
Occidente e in India.
Il doha è formato da una coppia di versi, ed è su
due righi. Ogni verso ha una lunghezza che determina una pausa naturale, sia nel canto sia nel recitato.
Questa pausa è come lo dividesse in due: all’ascolto sembrano quattro versi, piuttosto che due; e per
questa ragione, abbiamo ritenuto idoneo presentarli
su quattro righi. Goenka spesso ripete un verso due
volte, variandone talvolta alcune parole.
Sebbene siano fonte d’inspirazione per gli studenti di Vipassana di tutto il mondo, non fanno parte
della meditazione, per la quale ciascuno deve attingere alla propria esperienza, osservando, momento
dopo momento, i fenomeni che sorgono e svaniscono nel corpo.
Ringraziamo i meditatori che hanno contribuito
alle traduzioni ed esprimiamo gratitudine a S.N.
Goenka, per la sua vasta opera di insegnamento e
divulgazione, anche attraverso questi versi. Essi sono
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Venite genti di tutto il mondo
fonte di ispirazione, incoraggiamento e comprensione del cammino per i suoi studenti di tutto il mondo, e offrono al lettore un contributo di conoscenza sull’insegnamento del Buddha, il sentiero della
pace, della felicità e della piena liberazione.
Per l’ascolto di alcuni dohas recitati
da Goenka:
http://store.pariyatti.org/Doha-Chantings--StreamingAudio_p_3223.html
Sul Dhamma
Il termine pali Dhamma è ricorrente nei dohas e
richiede per i lettori non praticanti una nota. Ecco
in breve il Dhamma, che Goenka cita nelle quartine, e che ha definito un’arte di vivere:
“Oggi in India, Dhamma significa religione, mentre in Occidente indica ogni pratica religiosa della
tradizione indiana; ma permane anche il significato
originario: natura, fenomeno naturale, esteso a tutto
ciò che si riferisce alle leggi naturali, cioè le leggi che
governano i fenomeni naturali.
Nella tradizione indiana queste leggi riguardano
sia il mondo fisico sia le sfere mentale e spirituale.
Perciò Dhamma indica anche le leggi spirituali, e
specificamente, quelle leggi, osservando le quali, si
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può raggiungere la liberazione.
Dhamma, infatti, è il nome anche del’insegnamento del Buddha, perché aiuta a raggiungere il
traguardo della piena Illuminazione. E’ con questo
significato che il Buddha utilizzò questo termine ed
è così che Goenka lo ha inteso.
L’insegnamento della liberazione
dalla sofferenza
Cos’è dunque il Dhamma, insegnamento della liberazione? Numerosi testi ne trattano, ma, parafrasando il Buddha, può essere descritto in poche parole: esiste la sofferenza, ed esiste il modo per uscire
dalla sofferenza. Ovvero, la sofferenza è un’ inevitabile parte dell’esistenza e ha origine dalla mente: dalla bramosia per ciò che è piacevole e dall’avversione
per ciò che è spiacevole. Il comportamento abituale
della mente è quello di reagire con bramosia e avversione a ogni esperienza; e ogni reazione porta tensione, cioè sofferenza. Se questa abitudine è interrotta,
non c’è più reazione e quindi non sono più tensione
e sofferenza. Si vive una vita più felice ed equilibrata
e ci si avvicina gradualmente all’esperienza del Nibbana, lo stato al di là di ogni sofferenza.
La meditazione Vipassana è il metodo per attuare
questa trasformazione. Comprende tre stadi. Il primo è il fondamento della pratica meditativa: la condotta morale o sila, con l’astensione da azioni fisiche
e vocali che possono danneggiare altri. Il secondo è
la concentrazione della mente o samadhi , il cui fine
è lo sviluppo di una concentrazione stabile, il cui
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oggetto è il respiro naturale. Il meditante, così, apprende come evitare le distrazioni e come sviluppare
padronanza sulla sua mente.
Il terzo è la saggezza, o panna: il meditatore osserva le sensazioni fisiche in modo sistematico, in
tutto il corpo. L’obiettivo è rimanere consapevoli ed
equanimi verso le sensazioni naturali, comprendendone la reale natura: l’impermanenza.
Si apprende e si allena la capacità di osservare con
equanimità o upekka, ( correct pali) al fine di interrompere il processo di reazione, e iniziare a decondizionarsi dall’automatismo. E’ un processo di
graduale indebolimento di questo atteggiamento.
La scoperta fondamentale del Buddha fu che il comportamento abituale di reagire alle sensazioni fisiche
è automatico e inconscio.
Quando questo condizionamento finisce, la
sofferenza finisce. E iniziamo così a gioire della felicità
della liberazione, troviamo quella pace interiore che
ci permette di compiere azioni che favoriscono la
pace e l’armonia intorno a noi. L’attitudine verso il
prossimo è di buona volontà, empatia e compassione.
L’osservazione equanime delle sensazioni è l’essenza dell’insegnamento del Buddha.
Molti maestri hanno insegnato condotta morale
e concentrazione mentale. Molti hanno spiegato la
necessità di evitare reazioni di bramosia e reazione,
per evitare sofferenza; ma il Buddha ha insegnato un
metodo pratico per farlo”. (S.N. Goenka)
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Cenni biografici*
S.N. Goenka (Myanmar 1924 - India, 2013) insegnante laico di Vipassana, si dedicò a insegnarla
dal 1969 sino a pochi anni prima della sua scomparsa; fu uno dei principali discepoli del maestro laico
U Ba Khin (Myanmar, 1899-1971), e operò largamente per la sua diffusione nel mondo.
“Satya Narayan Goenka iniziò a partecipare alle
attività industriali e commerciali di famiglia a sedici anni e si affermò come imprenditore innovativo,
aprendo numerose fabbriche manifatturiere tessili.
Figura influente nella comunità indiana di Myanmar, per molti anni fu presidente della Camera di
Commercio e Industria e, in qualità di consulente,
seguì delegazioni commerciali in tutto il mondo.
Nel 1955, mentre era alla ricerca di una cura per le
dolorose emicranie che lo affliggevano fin dalla giovinezza, incontrò Sayagyi U Ba Khin, che al ruolo
pubblico di dirigente governativo univa quello privato di insegnante di meditazione. Da lui apprese
Vipassana e scoprì una disciplina che, tra­scendendo
ogni barriera culturale e religiosa, non solo alleviò
i sintomi del suo malessere fisico, ma andò ben oltre. Infatti, durante gli anni in cui si impegnò nella
pratica e nello studio sotto la guida del suo maestro,
Vipassana gra­dualmente trasformò la sua vita. (…)
Nel 1969, ebbe da U Ba Khin il permesso di insegnare e, in quell’anno, si recò in India e iniziò a te*In W.Hart, La meditazione Vipassana – Un’arte di vivere,
ArteStampa, Modena, 2011;
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Venite genti di tutto il mondo
nere corsi, reintroducendo così Vipassana nella sua
terra d’origine.
In un paese ancora profondamente diviso in caste
e religioni, i suoi corsi attraevano migliaia di persone
di ogni ceto. Altrettanti occidentali, affascinati dalla
natura pratica del metodo, cominciarono a parteciparvi. Nel 1979, Goenka iniziò a viaggiare, facendo
conoscere Vipassana in tutto il mondo.
Egli stesso è un esempio delle qualità di Vipassana. Persona pragmatica, alle prese con le difficoltà della vita e capace di affrontarle con incisività,
mantiene in ogni situazione una straordinaria calma
mentale. Insieme a questa calma, ha una profonda
compassione per gli altri, e la capacità di generare
empatia verso tutti. Non c’é nulla di solenne in lui:
la sua ironia è coinvolgente, e la utilizza quando insegna. I partecipanti ai corsi ricordano a lungo il suo
sorriso, la sua risata e il suo motto: “Siate felici!”
Vipassana gli ha portato felicità, ed egli è desideroso
di condividerla, insegnando il metodo che gli è stato
così utile. (…) “La prova concreta di Vipassana - egli
sostiene - è la sua applicazione nella vita”.
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Primo Giorno
Venite genti di tutto il mondo!
Percorriamo la via del Dhamma.
Su questo sentiero camminano i saggi,
su questo sentiero camminano i santi.
Il sentiero del Dhamma è il sentiero della pace,
il sentiero del Dhamma è il sentiero della
felicità.
Chiunque percorre il sentiero di Dhamma,
ottiene una felicità senza fine.
Venite, uomini e donne!
Camminiamo sul sentiero del Dhamma.
Procedendo passo per passo,
mettiamo fine alla sofferenza.
Osservando respiro dopo respiro,
la mente diventa tranquilla.
Resa stabile, la mente diventa pura
e trova naturalmente la sua liberazione.
Tutti parlano del Dhamma,
ma nessuno lo capisce.
Purificare la mente:
questo è il vero Dhamma.
Dhamma non è hindu o buddista,
e nemmeno cristiano o musulmano;
Dhamma è purezza di cuore,
pace, gioia e serenità.
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Secondo Giorno
Momento dopo momento,
la vita continua a scivolare via.
Utilizzate ogni vostro attimo,
il momento passato non torna più.
Dhamma non è cieca tradizione;
Dhamma non è azione scorretta;
Dhamma non è falsa immaginazione;
Dhamma è l’essenza della verità.
Quando osservate respiro dopo respiro,
la verità si rivela.
Osservando verità dopo verità,
arriverete alla verità ultima.
Il settarismo non è Dhamma;
Dhamma non erige mura.
Dhamma insegna l’unità;
Dhamma insegna l’amore.
Il respiro che entra, il respiro che esce:
con una continua consapevolezza
i nodi del kamma saranno sciolti,
conducendovi al supremo bene.
Ogni volta che nella mente
sorge una negatività,
io divento agitato,
e rendo agitato anche gli altri.
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Venite genti di tutto il mondo
Che tutti noi possiamo
essere liberi dall’agitazione.
Questa è l’arte di vivere,
questo è il puro Dhamma.
Terzo Giorno
Trasformare le azioni fisiche,
trasformare le azioni vocali
trasformare le azioni mentali:
questa è l’essenza del Dhamma.
La virtù consiste nel servire gli altri;
far male agli altri è dannoso.
Le azioni virtuose portano felicità;
far male agli altri causa tormento.
La retta azione è Dhamma,
l’azione errata è dannosa.
La retta azione crea felicità,
l’azione errata porta dolore e tormento.
Osservate voi stessi.
Comprendete voi stessi.
Se non vi conoscete,
non potrete smettere di soffrire.
L’ottuplice sentiero di Dhamma
fu mostrato da Buddha, il Sublime.
Percorrendolo passo dopo passo,
realizzerete il nibbana,la liberazione.
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Sila, Samadhi e Pañña
ecco l’essenza del Dhamma.
Esso muta tutte le azioni fisiche,
vocali e mentali.
Questa è legge di natura,
che vale per ciascuno e per tutti:
una mente contaminata è irrequieta,
una mente pura è felice.
Quarto Giorno
È bene tenere a bada la lingua,
non compiere azioni scorrette;
ma chi è padrone della mente
è un guerriero davvero coraggioso.
Sila, Samadhi e Panna
sono un tesoro salutare
che dona ogni felicità,
che rimuove ogni sofferenza.
È bene vivere moralmente,
è bene concentrarsi correttamente,
è bene risvegliarci alla saggezza
per curare i mali della vita.
Quando una persona virtuosa si concentra,
la saggezza si risveglia,
e i nodi nascosti nella mente
vengono facilmente sciolti.
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Possa la saggezza sorgere in tutta la sua potenza
e diffondersi per tutto l’essere,
vivificando ogni cellula
e purificando la mente.
Sila, Samadhi e Panna:
tre fiumi che scorrono insieme.
Immergendosi alla loro confluenza
si può varcare l’oceano della sofferenza.
Quinto Giorno
I veri Gange, Jamuna e Saraswati
sono Sila, Samadi e Panna.
Dove questi tre fiumi convergono
si manifesta il Nibbana.
Correggete le azioni mentali:
la mente è all’origine di tutto.
Le azioni fisiche e verbali
sono manifestazioni della mente.
I frutti che si avranno
dipendono dalle intenzioni mentali:
una mente impura produce sofferenza,
una mente pura dà felicità.
La mente può essere malvagia o benigna.
La mente può essere amica o nemica.
Se trasformate la mente tutto cambia,
perciò rendete pura la vostra mente.
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Venite genti di tutto il mondo
Sesto Giorno
La mente può essere malvagia o benigna,
la mente può essere amica o nemica.
Pace e felicità pervadono la vita
quando la mente diviene pura.
Lottate con ardore.
La purezza si ottiene bruciando le scorie.
L’oro deve passare nel crogiuolo
per poter essere raffinato.
Triplice è la nostra schiavitù:
bramosia, avversione, orgoglio.
Triplice è la via per spezzare le catene:
Sila, Samadhi e Panna.
L’egoismo è la radice
di ogni nascita, vecchiaia e morte.
Fino a quando l’egoismo non sarà rimosso,
non avrà fine l’angoscia del divenire.
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Settimo Giorno
Sila è il fondamento del Dhamma,
Samadhi è le sue mura,
Panna ne è il tetto:
questa è la serena dimora della felicità.
Sprofondati nel piacere dei sensi
continuiamo a far nodi.
Perseverando nell’osservazione
tutti i nodi vengono sciolti.
Fino a che ci sarà bramosia nella mente,
fino a che nella mente ci sarà avversione,
non proveremo altro che sofferenza;
la mente non può liberarsi dalla sua afflizione.
Ottavo Giorno
Dhamma è il nostro padrone,
Dhamma è il nostro signore.
Saremo sempre protetti
se Dhamma è sempre con noi.
Più profonda è la bramosia,
più profonda è l’avversione.
Più profonda è l’avversione,
più profonda è l’afflizione.
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La bramosia è la peggior malattia,
l’avversione è la più grande infelicità.
Non c’è follia che eguagli l’ignoranza,
la salute perfetta è nel Dhamma.
Nono Giorno
Dhamma è nostro fratello,
compagno, assistente, amico.
Camminiamo con amore,
in sintonia con le leggi del Dhamma.
Non esultare quando viene il piacere,
né gemere nel dolore, ma rimanere equanimi
con entrambi:
questa è la vera felicità.
Questa vita umana è compiuta,
realizzando l’inestimabile Dhamma.
Ora con fede e impegno
sciogliete le catene della mente!
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Decimo Giorno
In questo mondo sventurato
non vedo alcuno felice.
Possa il puro Dhamma crescere nel mondo,
portando a tutti felicità.
Abbiamo la fortuna
di avere il sapone e l’acqua del Dhamma.
Coraggio, dobbiamo metterci a lavare
i panni sporchi della mente.
Che il Dhamma, mille volte benedetto,
porti i frutti preziosi.
I nodi interni sono sciolti,
la mente si libera di ogni macchia.
Penetrando nel profondo di se stesso,
l’intero essere si è così intriso
del colore del Dhamma,
che nessun altro colore può infiltrarsi.
Che non rimanga traccia
di odio e di malizia.
Possano amore e benevolenza
colmare corpo, mente e vita.
Che le onde dell’amore
increspino il lago della mente.
Da ogni poro prorompa l’augurio:
“Che tutti gli esseri siano felici”.
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Venite genti di tutto il mondo
Possa ogni uomo dimorare in Dhamma,
possa ogni donna seguire il Dhamma,
possano i bambini essere colmi di Dhamma
affinché tutta la famiglia sia felice.
Undicesimo Giorno
Possano i meriti che ho acquisito
essere condivisi da ciascuno e da tutti.
Possa questo munifico Dhamma
colmare tutti e ciascuno.
Che io possa dividere con tutti
la mia felicità e la mia pace.
Possa questo munifico Dhamma
colmare tutti e ciascuno.
lo perdono tutti, possano tutti perdonarmi.
Tutti sono miei amici, nessuno è mio nemico.
Rendiamo omaggio al Dhamma! Dhamma
apporta benessere.
Dhamma ci protegge sempre. Grande è la
potenza del Dhamma!
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Versi di benevolenza recitati
in pali alla fine del corso
Che io sia libero dalla malevolenza;
che io sia libero dalle crudeltà;
che io sia libero dall’ira;
che rimanga nella pace.
Che mia madre, mio padre,
i miei maestri, i miei parenti,
l’intera società possano essere liberi
dalla malevolenza.
Liberi dalla crudeltà, liberi dall’ira;
che essi possano conservarsi nella pace.
Che tutte le creature viventi,
tutti gli esseri, tutti gli individui,
tutte le persone,
tutte le donne,tutti gli uomi­ni,
tutte le anime nobili,
tutte le persone mondane,
tutti gli esseri umani,
tutti gli esseri non umani,
tutti gli esseri celesti,
tutti quelli che soffrono,
siano liberi dalla malevolenza,
liberi dalla crudeltà,
liberi dall’ira;
che essi possano conservarsi nella pace.
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Venite genti di tutto il mondo
Che tutti gli esseri possano essere felici;
che tutti possano essere protetti.
Che la fortuna li accompagni,
che il male non li colpisca,
che la sofferenza non li abbatta,
che la sventura non li opprima.
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