~ .. : Orl'ni vita .~.L.L .un romanzo .. .. è: . . QuandoIsabella avevasei mesi, abbiamofatto dei controlli. Per puro scrupolo. Sembravasolo cheil nostropiccolo angelo avessepoca voglia di muoversi.La diagnosi è stata una coltellata:problema genetico,malattia rara. E io lotto con lei, per darle unfuturo raccolta daEmanuela Boem M i ha appena chiamata Antonietta. Ci sentiamo almeno una volta al giorno, anche se non ci siamo mai viste. Lei abita a 1.000 chilometri da qui, in una città che non COnosco, sul mare, e fa la casalinga, mentre io lavoro in banca, con un part-time. Antonietta è più grande di me, e ha già un figlio adolescente;io ho 30 anni. Eppure ogni sera Antonietta mette a letto la sua bambina e mi chiama. Mi chiede consigli sulle pappe e sulla ginnastica per le nostre bimbe. E io la ascolto, la guido, la indirizzo. Questoperche quello che lei sta vivendo in queste settimane, a me è già successo18 mesi fa. Quandoa tua figlia -la mia prima bambina -diagnosticano una mutazione genetica, la sindrome di Rett, ecco, quello accorgermi di quanto fossero "molli", ipotoniche, le sue gambine magre. Tanto poco obiettiva da non accorgermi che la nostra vicina, madre di un ragazzoaffetto da sindrome di Down, era impallidita la prima volta che aveva visto Isabella. Tanto poco obiettiva da notare solo la sua curiosità verso le cose e le persone, e non la sua debolezzamuscolare, il suo sviluppo motorio ritardato. Neppure la pediatra però aveva gravi sospetti: .La porti al nido, signora, vedrà che imitando gli altri bambini le verrà voglia di aggrapparsi e provare a spostarsi da sola.. Negli stessi giorni, quando Isabella aveva sei mesi, abbiamoiniziato un ciclo di controlli. Per puro scrupolo, sicuri che non ci fosse nulla che non andava nel nostro piccolo angelo dagli occhi verdi. Aveva- è il giorno più brutto della tua vita. È il giorno in cui piangi come morta l'idea che ti eri fatta di tua figlia e del tuo essere madre. Ma da lì ricominci, e giorno dopo giorno ti costruisci una vita nuova. Quandoè nata Isabella ero giovane e lei la mia primogenita: escludevoa priori 1'ideadipotereavereunafigliamalata.Anche per questo, forse, per i primi mesi non ho fatto caso al fatto che lei sembrava non avere mai voglia di muoversi. Tutti mi dicevano, e io mi ripetevo, che ciascunbimbo è diverso dall'altro, che le, ta~pe dello sviluPP?sono.individ~: c'è mo già nelle orecchie, ci risuonavano in testa le risposte che ci aspettavamo dai medici: .Ma perche vi preoccupate, Isabella non ha nulla, è sanissima.. Non è andata così. Misurata la circonferenza cranica di nostra figlia, la neuropsichiatra infantile ha voluto veqerci subito e formulare una diagnosi. E stata, l'ho capito molto dopo, volutamente brusca: .Vostra figlia ha un problema genetico". Ce l'ha detto così proprio perche noi speravamo ancora. Deve averlo capito dal modo in cui io e mio marito Paolo scherzavamo in sala d' attesa, giocavamo a contenderci le pagine del giornale che interessano a tutti e due, leggevamo i cartelli e gli opuscoli sulla struttura. Paolo ha fatto una sola domanda, in tono neutro e con una voce bassa che non è la sua: «C'è ancora una sola possibilità che nostra figlia non abbia niente ? .n medico ha detto solo no, noi abbiamo ripreso le giacche, il sacchetto con gli esami una borsa di carta e plastica che tagliava le mani -I' abbiamo salutata, siamo usciti e siamo saliti in macchina. Paolo ha messo in moto e ha guidato in silenzio fino a casa. Stringeva tanto il volante da avere le nocche bianche. Nel cambiare marcia stava attento a sfiorarmi per ca- I I ' ti dicono momento I~ CUI h I tu a bambzna ha a ~ po...EsseremadresIgnificanonesse- l c~e a, ' " brutto re ~iù obiettivi nei c°.mr~nti~el proprio ~ di Rett, e zl PIU .1 I ' ' ominci figlio. Tanto poco obIettiva, 10,da non della tua vita, Ma ua I no j n I chi parla 36 COl1f\denze, o cammm.a p.nma, chi 'ndrome dO- ~ ,.1: Incontrare altre mamme ..n , .CO 10 stesso d. che tu smetta .e di senti~to dramma hiederti I C fi , a sl perc he' . I ~ ~ 1S0 a 0? .:---',..,."+"~ ' c.)' ne, estremo coinvolgimento.C'è chi è co~trari?, chi lo ri~ene t;r?ppo!aticoso per il paziente. Abbiamo cicli di allenamento degni di uno sportivo professioni- so la gamba,mi ha chiesto scusa un paio di volte meccanicamente, e poi non ha più detto nulla, per giorni. Quandoè arrivata per posta la busta con i risultati degli esami di Isabella, eravamo preparati. ~ I cialista di nome Glenn Doman,statunitense richiede impegno, dedizio- a diagnosi della sindrome di Re~ cam~ia comp.l~tamentela tua Idea di normalità e le tue aspettative. È una malattia rara, che colpisce una neonata (riguardaquasi solo le femmine) ogni 15.000; dopo la trisomia è la secondacausa di ritardo mentale nelle bambine. Talvolta viene confusa con l'autismo o il ritardo psicomotorio. È caratterizzata da movimenti ripetitivi delle mani, mentre gli occhi vagano in tutte le direzioni; ci sono problemi allo sviluppo muscolaree alla coordinazione;non c'è o quasi linguaggio. Isabella, così come le altre bambine, sembra lontana, persa in un suo mondo chiuso. Non è così, ma queste bimbe "con gli occhi belli" (spesso le chiamano in questo modo perche comunicano solo con lo sguardo) sembrano stare in un loro castello, prigioniere dell'incantesimo della fata delle fiabe che mi raccontavanoquandoero piccola: una teca di cristallo e dentro a un corpo immobile, mia figlia che sogna. Tra lei e il mondo esterno c'è il vetro della malattia, ma anche il suo corpo, che la limita. Per starle più vicina, ho chiesto di lavorare mezzagiornata. Sonostati tutti molto comprensivicon me. Avevo bisogno di :urto il tempo possibile.Invidio un po' chi il lamenta della noia, e un po' ne rido. lo ~Isabella abbiamotanto da fare. DobbiaDOfare moltissima riabilitazione. Dob,iamoinsegnare al suo corpo a lasciare assaregli stimoli sensoriali, dal caldo al .eddo,al movimento. Dobbiamo svilup- sta, ma non abbiamo una squadra, gli sponsor.Abbiamo solo il nostro tempo, e ce ne serve tantissimo. Ma un momento per la telefonata di Antonietta lo trovo sempre. Così come altre madri lo hanno trovato per me, 18 mesi fa. L' associazione l'ha scoperta mio marito in internet, una sera che avrebbedo~to fare or~e tra le cartelle con le foto di Isabella, emvecesi era limitato a spostarletutte in un angolo del computer. Per non vederle più, perche non gli capitassedi ricordare che c'erano stati sei mesi in cui non sapevamo niente, eravamo scioccamente felici e fotografavamo la nostra bimba, con quello sguardo innamorato che hanno tutti i neogenitori. Un occhio entusiasta, ben lontano da quello che abbiamo ora quando riguardiamo -io, riguardo quelle vecchieimmagini. C'erano contrazioni muscolari, piccoli spasmiinvolontari delle mani. Movimenti cui adesso darei nomi clinici, e che neppure vedevo. Perfino quando l'abbiamo riportata a casa dall'ospedale, era gennaio, aveva quattro giorni e aveva voltato il visino. Ne avevamo riso, pensavamo fosse il freddo. Forse era la malattia, ma anche noi vivevamo sotto la teca di cristallo. Per fortuna, a romperla ha pensato l'associazioneItalia Rett. Altre mamme nella mia condizione.Altre figlie come lsabella. Mamme cui potevo chiederein dettaglio come stavano le loro bambine, COsa facevano,cosa era normale che facessero, cosa no. Prima ci sono state le telefonate, le voci, lo scambio di esperienze. Poi le abbiamo incontrate anche di persona, le altre mamme e le altre bimbe.Entrare in contatto con l' associazione fa sì che tu non ti senta più 1'unico, il solo. Smetti di chiederti perche sia capi- are i sensi di Isabella, e per farlo abbialObisogno di esercitarci a casa,insieme un fisioterapista, ma anche da sole e tato proprio a te. E ascolti i racconti di madri di figlie adulte. Ragazzeche hanno avuto la vita più normale possibile. L contarsi le stanchezze, le ansie, le notti passate in bianco a chiedersi cosa sarà di lei dopo di noi. E tutti noi impariamo a non pensare al futuro, a non fare programmi. A non pianificare, perche le cose più importanti delli:l vita accadono, e non le puoi controllare. Ad accettare la nostra debolezza, il fatto che i discorsi si appuntino sempre e solo sulle nostre figlie. A promuovere la conoscenza della malattia, perche molti pediatri ancora ritardano nell'indagare i sintomi, e madri come Antonietta vivono mesi di agonia, in attesa di una diagnosi anche sgradevole, ma finalmente chiara. A desso,quandola sera racconto a Paolo di Isabella, dei suoi miglioramenti, della mia soddisfazione immensa per progressi anche minimi, sono contenta. Isabella è molto affettuosa, gorgheggia. Gli altri bambini sono gentili con lei, le compagneall'asilo sono quasi materne, si prendono cura della mia principessa. Andreas Rett, lo scopritore della malattia, diceva che, nonostante barriere fisiche alla comunicazione, le "sue" bimbe hanno solo bisogno che venga data loro l'opportunità di esprimersi. Non serve il miracoloso bacio di un principe, per la mia Isabella, ma un poster con scritto Sì o No, e lei che sceglie, con un cenno della testa. 8 ~ GENITORI Lasindromedi Rett è una patologia ì prQgressiva dello sviluppo neuro!Q9icodi oriqine qeneticache l colpiscequasisolo le bambine ~~,~rimi anni di vita. L'associazione l italiana Rett riuniscei genitori , configlie affette dal morbo. Natanel i 1990,si proponedi diffondere la conoscenza, promuoveree sostenere i la ricerca,ma anchemettere in contatto tra loro i qenitori,. orqanizzareincontri e corsidi '. m il suo papà.il metodoche usiamo per Provarele stessecose,confrontarsi su 0formazione.Info: www.airett.it riabilitazione l'ha inventato uno spe- gni problema quotidiano, significa rac~'~~-'1".~~ , a.. ~ Haivissutoun'esperienzainteressante? Riassumila in 20 righe e spediscilaa: Confidenze OGNIVITA È UN ROMANZO f" Mondadori .20090 Segrate (Milano) oppuremandaun'e-mailall'indirizzo:[email protected].~