Scienze Motorie Corso di laurea magistrale Scienze dello Sport e della prestazione fisica Tecnica e Didattica del Nuoto Delfino Verona 11 aprile 2013 Andrea Campara [email protected] FARFALLA o DELFINO…? Lo stile a FARFALLA è storicamente nato come una variante dello stile a rana, utilizzando una rotazione completa delle braccia ed effettuando il ritorno in avanti sopra l'acqua. dalla FARFALLA al DELFINO Nelle competizioni, storicamente il movimento " RANA" degli arti inferiori è stato sostituito nel tempo da un movimento " DELFINO", consistente in una propulsione continua con le gambe unite. Tale sostituzione ha comportato la nascita di un nuovo stile chiamato appunto stile DELFINO, più efficace della farfalla perché non prevede fasi contrarie. Al giorno d'oggi la nuotata a farfalla è stata vietata dalla FINA in tutte le competizioni tranne che nelle gare Master FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO Regolamento Tecnico -Nuoto Norme -Norme Integrative -Note e Commenti a chiarimento Edizione 2009-2012 si può consultare sul sito: www.federnuoto.it ART. N. NU 8 - NUOTATA A FARFALLA POSIZIONE DEL CORPO NU 8.1 Dall’inizio della prima bracciata, dopo la partenza e dopo ogni virata, il corpo deve essere tenuto sul petto. LE BRACCIA NU 8.2 Le braccia devono essere portate in avanti sopra l'acqua contemporaneamente e portate indietro simultaneamente per tutta la gara, secondo la norma NU 8.5. LE GAMBE NU 8.3 Tutti i movimenti in su e in giù delle gambe devono essere simultanei. Gambe e piedi non devono necessariamente essere allo stesso livello, ma non sono consentiti movimenti alternati delle une o degli altri. Il movimento del calcio a rana non è permesso. Tecnica: L’azione delle BRACCIA a DELFINO Inizia con le braccia distese in alto, sul prolungamento delle spalle. Avviene in quattro fasi: la prima è diretta verso l'esterno, la seconda verso il basso, poi ancora verso l'interno e infine verso indietro-alto. La PRIMA FASE della bracciata (verso l'esterno), consiste in una "presa d'acqua" e, agli effetti della propulsione, è la meno efficace; serve soprattutto a preparare in maniera ottimale le fasi successive. La SECONDA, verso il basso e la TERZA verso l'interno, sono caratterizzate da un movimento di trazione che avviene con il gomito in posizione alta e avanzata, per aumentare la superficie di appoggio, grazie al coinvolgimento dell'avambraccio, e utilizzare al meglio la potenza dei muscoli. Nella QUARTA infine, le braccia si trovano nella posizione migliore per deviare l'acqua in direzione dietro-alto e assicurare così una spinta efficace. Questa azione termina in maniera esplosiva, favorendo la continuità nelle azioni propulsive e, più in generale, un corretto ritmo di movimento. Il tragitto delle mani rispetto al corpo durante la passata subacquea è meno profondo rispetto al crawl. Il recupero avviene senza soluzione di continuità, con le braccia naturalmente distese e rilassate e il palmo della mano rivolto verso basso-dietro. La velocità del recupero è elevata per evitare la "caduta" delle spalle, ma l'ingresso non deve avvenire "sbattendo" le mani sull'acqua. L’azione del capo (emersione - immersione) è sempre in anticipo rispetto a quella delle braccia. Il recupero termina con le braccia quasi distese e le mani che entrano in acqua a una distanza corrispondente alla larghezza delle spalle. Tecnica: L’azione delle GAMBE DELFINO Il colpo di gambe viene eseguito simultaneamente ed ha per i singoli arti un andamento pressochè uguale a quello del Crawl. Partendo da una posizione di gambe distese sott'acqua con i piedi a circa 60 cm dalla superficie, queste vengono recuperate verso l'alto, prima con l'estensione del bacino, poi con la flessione del ginocchio, in modo da formare con le cosce un angolo massimo di circa 90°. Quindi, con un calcio verso il fondo vasca, progressivamente più potente e veloce, si effettua la distensione delle gambe, che genera la spinta in avanti. Attenzione particolare va dedicata alla posizione delle ginocchia che precedono sempre i piedi: prima del calcio infatti esse, mediante la flessione dell'anca, affondano portandosi in posizione favorevole per la successiva frustata con collo del piede. Nel recupero sono quasi distese, anticipando ancora il sollevamento dei piedi. Questi ultimi devono essere tenuti distesi ed leggermente intraruotati, con le caviglie rilassate per garantire un'azione fluida. Tenere le caviglie ed i piedi rigidi porta ad una azione improduttiva agli effetti dell'avanzamento e poco difficilmente coordinabile con la bracciata. I colpi di gambe sono due per ogni ciclo di braccia (comunque nell'apprendimento è consigliabile concentrarsi inizialmente solo sulla prima battuta; in un secondo tempo verrà introdotta la seconda). Il primo colpo di gambe viene effettuato al momento in cui le braccia entrano in acqua: assicura la continuità di propulsione, facendo acquistare di nuovo velocità al corpo, che, con la fase di recupero delle braccia tende a decelerare. il secondo colpo al termine della fase di spinta: oltre ad assicurare l'effetto propulsivo, impedisce l'abbassamento delle anche, e, se ben coordinato, favorisce l'innalzamento di spalle e capo per l'inspirazione. Tecnica: La RESPIRAZIONE a DELFINO La respirazione può essere effettuata ogni 1-2 cicli. L'inspirazione avviene contemporaneamente alla fase finale della bracciata, immediatamente prima dell'uscita delle mani dall'acqua Il nuotatore solleva leggermente la testa e inspira, favorito anche dal leggero innalzamento delle spalle. Il mento dovrebbe sollevarsi appena sopra il pelo dell'acqua. L’espirazione (con bocca e naso) avviene durante la fase della trazione delle braccia Tecnica: La coordinazione BRACCIA-GAMBE-RESPIRAZIONE a DELFINO La coordinazione prevede due battute di gambe per ogni ciclo di braccia: La prima gambata (fase discendente) viene effettuata a fine del recupero ed inizio della bracciata (primo punto critico, con perdita di velocità). La seconda è sincronizzata con la fase finale della bracciata (secondo punto critico). Questo fa sì che, limitando l'affondamento delle anche, testa e spalle siano mantenute più facilmente fuori dall'acqua per l'inspirazione. Una buona coordinazione dipende essenzialmente da due fattori: • l'inserimento della respirazione al momento giusto e con appropriati movimenti del capo che ha un'importante "funzione guida"; • l'assenza di pause all'interno della nuotata e in particolare tra spinta e recupero che costituiscono un unico movimento. In merito al primo punto è opportuno ricordare che, nel recupero, l'uscita del capo dall'acqua precede quella delle mani e lo stesso avviene per l'ingresso in acqua. La presenza di pause tra spinta e recupero, invece, rappresenta un grave errore di ritmo che compromette l'efficacia della nuotata L’ondulazione Il movimento ondulatorio caratteristico di questa nuotata non è il frutto di un'azione volontaria dell'atleta, ma la conseguenza delle azioni simultanee e simmetriche degli arti inferiori (calcio verso il fondo vasca) che causano il sollevamento del bacino. L'ondulazione non deve essere accentuata, pena una perdita di velocità del corpo per la maggiore resistenza idrodinamica. DIDATTICA DEL DELFINO: La PROGRESSIONE A differenza dagli altri stili l'apprendimento del delfino inizia dall'insegnamento della bracciata. Il movimento degli arti superiori rappresenta infatti il nucleo su cui si costruisce la nuotata; la respirazione, la battuta di gambe e la coordinazione vengono impostate partendo da questo schema iniziale. Il primo requisito da ricercare in questo fondamentale (la bracciata) è rappresentato dalla continuità delle azioni, identificata soprattutto nell'unità tra spinta e recupero, che devono essere percepiti e realizzati senza pause, come un solo movimento. Nella dinamica iniziale della nuotata la gambata assume un'importanza secondaria, pertanto è consigliabile l'inserimento dell'azione degli arti inferiori solo quando la bracciata e la coordinazione braccia/respirazione sono state apprese e consolidate. Partendo dall'insegnamento del colpo di gambe si rischierebbe infatti di automatizzare una pausa all'inizio della bracciata molto dannosa agli effetti propulsivi. PROPOSTA DI Progressione didattica Le prime esecuzioni della bracciata vengono effettuate in apnea con le gambe immobili (la respirazione verrà inserita più tardi). Una buona esecuzione di questa prima forma di coordinazione è essenziale. E’ essenziale dedicare grande cura all'unità tra spinta e recupero: sincerarsi cioè che tra queste due azioni non ci siano interruzioni o rallentamenti. Il recupero segue la spinta senza soluzione di continuità. Successivamente si pone l'attenzione sul ritmo lento-veloce" della passata chiedendo una prima parte meno rapida, con movimento iniziale delle mani verso l'esterno, e una seconda (la spinta) "esplosiva", che termina con la completa estensione delle braccia. Si inserisce poi la respirazione (preferibilmente effettuata ogni due bracciate). Si richiede infine anche la gambata (prima un colpo di gambe ogni ciclo di braccia, poi due). L'inserimento del secondo colpo di gambe è un'acquisizione lunga, che spesso arriva dopo anni di nuoto. Ricercarlo prematuramente, chiedendo all'allievo quei movimenti innaturali chiamati comunemente di "delfinizzazione", ha come conseguenza un'alterazione della struttura della nuotata con effetti negativi su continuità e ritmo, che ne rappresentano gli aspetti più importanti. Per sensibilizzare l'allievo a questo movimento, la gambata può essere proposta separatamente: prima con il corpo libero (con braccia in alto o in basso), poi anche con la tavoletta. E’ essenziale che i movimenti siano fluidi e continui e che, soprattutto, si eviti la “coppia" (doppietta) di colpi di gambe seguita dalla pausa. PARTICOLARITA’ E SUGGERIMENTI Gli insuccessi nell'apprendimento del delfino sono determinati in gran parte da un prematuro inserimento della gambata o della respirazione. L'allievo infatti, per respirare o per eseguire il colpo di gambe, tende a fermare le braccia (in basso o in alto), interrompendo il movimento e compromettendone gravemente la struttura. PUNTI IMPORTANTI CHE L’ISTRUTTORE DOVREBBE CONTROLLARE Evitare tutti gli errori: che influiscono sulla continuità delle azioni, come: pause ai fianchi e in alto della bracciata, respirazione troppo ritardata e, cosa ancor più grave, pause all'interno della passata subacquea. che influiscono sulla fase di trazione rendendola poco efficace, esempio: i gomiti bassi, una respirazione anticipata, un ritardo nell'azione dell'avambraccio rispetto al braccio. Controllare: Che l'azione di spinta sia abbastanza ampia e sufficientemente potente. Che si eviti soprattutto un errore abbastanza comune per quanto riguarda il movimento degli arti inferiori, costituito da una gambata nella quale i piedi invece di frustare verso il fondo della piscina con il dorso, vengono allungati indietro senza fornire alcuna spinta propulsiva. Ciò è determinato da un anticipato sollevamento delle ginocchia, che così non sono più il fulcro per la ‘frustata". Anche i movimenti di tipo ondulatorio, creati artificialmente sono da evitare: la tipica ondulazione del corpo che si rileva in questo stile, nasce da un (contenuto) sollevamento del bacino, che nasce come reazione, alla violenta spinta dei piedi verso il basso. Le spalle non dovrebbero effettuare forti oscillazioni fuori e dentro l'acqua ma rimanere abbastanza "piatte". Per quanto riguarda infine il recupero, è indispensabile che esso sia rilassato, a braccia tese e basse (al "pelo d'acqua"), e che l'ingresso in acqua avvenga con le mani ad una distanza corrispondente all'ampiezza delle spalle. Bibliografia: EQUILIBRIO E MOVIMENTO IN ACQUA – Campara-Di Pierri-Grazioli IL NUOTO SEMPLICE- Giorgio Visintin MANUALE DEL NUOTO – Fin GUIDA TECNICA – Giorgio Visintin NUOTO DA CAMPIONI – Sweetenham - Atkinson