Numero 3, settembre/ottobre 2001 AMBIENTE E DINTORNI POLITICA ED ECOLOGIA Dopo l’uscita del numero di aprile/maggio alcuni lettori ci hanno espresso la convinzione che questo giornale è troppo politicizzato; altri che lo è troppo poco e che anzi corriamo il rischio di fare del "qualunquismo ambientalista”. Convinti come siamo che grande è il disordine sotto l’angusto cielo della politica italiana, non ci sorprende l’esistenza di posizioni tanto diverse. Ma non vogliamo entrare nel merito delle singole, legittime opinioni. Riteniamo invece utile chiarire quali, secondo noi, sono i rapporti necessari, oggettivi, tra ”fare ecologia” e ”fare politica”. Qui ed ora . Dire, come fa J. Chirac, che oggi l’ambientalismo è trasversale a tutti gli schieramenti politici e a tutte le classi sociali non basta. Questo è vero per l’ambientalismo ”parlato”, per chi fa dell’ecologia una moda culturale. Ma chi fa dell’ambientalismo una questione pratica, concreta con obiettivi da raggiungere, richieste da avanzare, battaglie da vincere, compromessi da accettare si trova prima o poi a scontrarsi con il mercato e le sue leggi. A livello mondiale la crisi ecologica si manifesta chiaramente come il prodotto di un sistema che per assicurare l’attuale livello di vita al 20% ricco dell’umanità sottrae i cereali all’80% povero, abbatte le foreste, distrugge i modi di vita tradizionali, deporta i contadini nelle favelas, nei ghetti, nelle bidonville; che per assicurare gli attuali livelli di profitto a poche multinazionali distrugge il suolo con l’agricoltura intensiva, massacra il territorio con le reti di autostrade, trasforma i fiumi in cloache, uccide la vita nei mari, assottiglia sempre di più la fascia di ozono, utilizza le nuove tecnologie e le biotecnologie per conquistare il dominio del mercato. L’atteggiamento verso il mercato in tutte le sue varianti, questo il discrimine: dall’”aggiustamento strutturale” di Nixon & Carter al neoliberismo di Reagan & Thatcher alla mondializzazione di Bush & Berlusconi. E poiché la politica è il ”succo concentrato” dell’economia, per fare dell’ambientalismo concreto, conseguente ed efficace è necessario fare della politica ambientalista e, talvolta, della politica tout court. Non certo a fianco degli ”adoratori” del mercato ma di chi, in qualche modo, al mercato tenta di imporre regole e compatibilità, mantenendo, si intende, la propria specificità di ambientalisti. Contro la guerra contro il terrorismo Il mondo ha bisogno di pace e di giustizia, di garantire a tutti i diritti fondamentali di gestire il bene pubblico attraverso istituzioni internazionali democratiche DOMENICA 14 OTTOBRE partenza da Monterotondo ore 7.00 piazza Roma A pagina 3 PUNTO DI VISTA Ora che il ”cavaliere dalle mille promesse” è diventato presidente non siamo fra quelli che annunciano la fine del mondo ma neppure fra quelli che, in nome del culto dell’alternanza qualsiasi essa sia, stanno alla finestra a guardare se il centro destra ”farà meglio”. Ci chiediamo invece come farà il neopresidente a conciliare le mille promesse con la sua assoluta fede nel mercato: non si può ”avere la botte piena e la moglie ubriaca”. Ci chiediamo anche se il massimo di elaborazione politica del cavaliere, la famosa affermazione che non c’è alcuna differenza tra la gestione di un'impresa e quella di una nazione, sia minimamente adeguato al problema. Ci chiediamo infine se la sinistra, Ulivo e oltre, saprà cogliere l’occasione della sconfitta per ”spolverare” e mettere in ordine la sua visione del mondo, la sua linea, il suo programma, la sua pratica politica, i suoi ranghi. Due, a nostro parere, i momenti necessari di questo processo: confronto e unità. E solo se il confronto sarà approfondito e senza remore, se cioè ognuno vi porterà oltre che le sue posizioni di principio anche i propri bisogni di spazio politico, si potrà, in tempi non brevissimi, andare al di là delle ”alleanze di quorum” e delle sommatorie, valorizzando ciò che unisce e non ciò che divide. P.S. Queste righe erano già scritte quando ci giunge una prima risposta ad alcune delle domande che ci ponevamo: lo stop di Berlusconi alla firma del trattato di Kyoto. Il fatto di essere stati facili profeti non ci rallegra minimamente. Prendiamo atto, con viva preoccupazione come ambientalisti, e cancelliamo con un tratto di penna una delle mille promesse. IN QUESTO NUMERO ü TWIN TOWERS ü NOMENTUM DANNEGGIATA ü MARCIA DELLA PACE ü RIFIUTI E RICICLAGGIO ü SPECIALE G8. DIBATTITO: GENOVA OLTRE GENOVA Pagina 2 - Numero 3, settembre/ottobre 2001 Attualità AUTO-PARTAGE I dipendenti del comune di Ginevra, Svizzera, 250.000 abitanti, utilizzeranno per recarsi al lavoro e per gli spostamenti nel corso della giornata il sistema dell’autopartage: le automobili, di proprietà di una ditta privata, sono parcheggiate in numerosi punti della città e gli abbonati potranno utilizzarle per i loro spostamenti e lasciarle nello stesso o in un altro parcheggio; benzina, assicurazione e manutenzione sono a carico della ditta. I vantaggi sono evidenti: minori spese complessive, meno auto inutilmente ferme per tutta la giornata. Per la prima volta anche la destra ha approvato. ”Un buon esempio da estendere a tutti gli abitanti” ha commentato il consigliere dei Verdi locali. ANCORA SOLO 23.985 ANNI! A 15 anni dalla catastrofe di Chernobyl la situazione, in Ucraina e Bielorussia, resta preoccupante. Nel Dicembre 2000 l'ultimo reattore in funzione è stato fermato e proseguono i lavori di consolidamento del "sarcofago" in cemento che contiene il reattore numero quattro, quello esploso nel 1986. Il problema più grave resta quello del controllo dei piccoli produttori di carne, latte e verdure che non rispettano le rigide norme sanitarie emanate nel 1997. A titolo di informazione ricordiamo che due dei più pericolosi elementi radioattivi emessi a Chernobyl, il plutonio 234 e il cesio 137 hanno tempi di dimezzamento della radioattività rispettivamente di 24.000 e 30 anni. DETRITI SPAZIALI S ono oltre 9.000 gli oggetti fuori uso in orbita intorno alla Terra: vecchi satelliti artificiali, frammenti di razzi, rottami risultanti da collisioni. L'unica soluzione per questa nuova forma di inquinamento è di riportare tutto sulla Terra, come si fa in alta montagna dove i rifiuti non degradano per cui si chiede a tutti di riportarli a valle. Per avere un'idea del problema un oggetto di 100 grammi in orbita ad un'altezza di 900 km impiega 1.000 anni per autodistruggersi ed ha un'energia d'urto pari a quella di un kg di esplosivo. Ma troppi interessi politici ed economici impediscono di trovare un accordo sui detriti orbitanti: gli Stati Uniti minimizzano il problema e sostengono comunque che lo smaltimento debba essere affrontato dalle singole nazioni; molti altri Paesi sostengono, al contrario, che sono necessari accordi internazionali. Quel che è certo, da un punto di vista ambientalista e dunque di sostenibilità, è che nel frattempo occorre diminuire drasticamente la messa in orbita di oggetti spaziali. TWIN TOWERS M artedì 11 settembre, tre aerei di linea dirottati da terroristi distruggono due grattacieli di New York e una parte del Pentagono a Washington. Quasi 7.000 i morti. L'inchiesta dell'Fbi individua Bin Laden, dissidente saudita residente in Afganistan, come mandante degli attentati. Il presidente Bush dichiara che farà di tutto per catturarlo vivo o morto, indica 11 persone e 15 organizzazioni come obiettivi di una guerra finanziaria e invia in Afganistan una gigantesca flotta, con missili, aerei e in grado di sbarcare truppe speciali. Il dolore per l'uccisione di tanti nostri simili, la solidarietà verso un popolo duramente colpito non possono però farci condividere alcune conclusioni di Bush terribilmente sempliciste ma, purtroppo, abbastanza diffuse. No, l'attacco di un pugno di kamikaze, sia pure appoggiati da alcuni Paesi islamici, non è uno scontro di civiltà. No, la lotta contro il terrorismo non è un gigantesco scontro tra il Bene e il Male. Se la ragione ha ancora un senso nelle società moderne è proprio perché essa si oppone al fanatismo, alla tentazione di fare di ogni erba un fascio. La demonizzazione del miliardo e mezzo di musulmani che vivono nel mondo sarebbe esattamente ciò che si aspettano i terroristi e l'anticamera, essa sì, dell'apocalisse. L'appello alla ragione è, oggi, quanto mai necessario. Ed esso sarà tanto più efficace quanto più si accompagnerà alla riflessione e alla promozione di temi concreti. Ne suggeriamo tre: non ci sono guerre giuste, non ci sono guerre sante; le vittime della guerra e del terrorismo hanno tutte la stessa dignità; non c'è pace senza giustizia. CHI CI PAGA Questo giornale viene realizzato con lavoro volontario, ma stampa e distribuzione costano. Potete sostenerci in due modi: sottoscrivendo e/o diventando inserzionisti. I nostri spazi pubblicitari hanno un costo ridotto e sono rivolti ad un pubblico selezionato. Numero 3, settembre/ottobre 2001 - Pagina 3 Attualità PERUGIA-ASSISI When the saints go marching in... "Un altro mondo è possibile. Costruiamolo insieme. Una speranza e una promessa con cui ci eravamo lasciati il 26 Settembre 1999 e che appaiono oggi, alla luce dei recenti drammatici avvenimenti, sempre più necessarie e urgenti. E sempre più attuale appare l'impegno a sostituire la cultura della competizione selvaggia con quella della cooperazione, la cultura della guerra con la cultura della pace, l'esclusione con l'accoglienza, l'individualismo con la solidarietà, la separazione con la condivisione, l'arricchimento con la ridistribuzione, la sicurezza nazionale armata con la sicurezza comune". I venti di guerra che soffiano forti in questo momento ci suggeriscono l'incredibile necessità di aggiungere ai tre concretissimi temi della Marcia 2001, "cibo per tutti, acqua per tutti, lavoro per tutti", un quarto tema: vita per tutti. Uno dei contenuti più belli della Marcia, l'allegria e la serenità, sarà forse quest'anno un po' velato. Ma certamente saremo molti di più e più motivati che negli anni passati. La partecipazione della città di Monterotondo sarà altissima, a giudicare dal numero delle prenotazioni, dal grande interesse e dal fiorire delle iniziative. Ogni analisi realistica della situazione internazionale, delle tendenze politiche in atto, dei poteri dominanti è caratterizzata da forti elementi di preoccupazione e allarme. Che cosa può fare la società civile per contrastare queste tendenze? Come promuovere la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia, della solidarietà? Quali sono le proposte e le iniziative oggi possibili? In che modo rafforzarne la credibilità e l'efficacia? Sono questi i temi che proponiamo alla rifessione e all'impegno concreto dei partecipanti alla Marcia. Noi popoli delle Nazioni Unite per la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarietà a 4 Assemblea dell'Onu dei Popoli 11-13 ottobre 2001 IL GRILLO PARLANTE, AMBIENTE E DINTORNI Anno 1, numero 3 settembre/ottobre 2001 Redazione: [email protected] http://www.salta.li/ilgrilloparlante Direzione editoriale: Alvaro Romei Redazione: F. Vollaro, P. Moriconi Stampa: VELIGRAF Guidonia Montecelio Suppl. a: Il sole che ride 10 settembre 2001 Reg. trib. Roma nr 296 Direttore responsabile: Grazia Francescato Perugia, Palazzo dei Priori, Sala dei Notari La globalizzazione dal basso ASSOCIAZIONE DEGLI OBIETTORI DI COSCIENZA DI MONTEROTONDO Sede federata della Associazione Obiettori Nonviolenti (AON) Il ruolo della società civile mondiale e dell'Europa {{{{ Marcia per la pace Perugia-Assisi Cibo, acqua e lavoro per tutti Domenica 14 ottobre 2001 Partenza ore 9.00 - Perugia, Giardini del Frontone Conclusione ore 16.00 - Assisi, Rocca Maggiore Per adesioni e informazioni: Tavola della Pace v della Viola 1, Perugia tel. 075/5736890 -fax 075/5721234 www.tavoladellapace.it - email: [email protected] ASSOCOM Sportello informaobiettori presso URP Comune di Monterotondo Tel. 06 906 74270 Martedí 15:30 - 18:00, Venerdì 9:00 - 13:00 Pagina 4 - Numero 3, settembre/ottobre 2001 Rubriche VERDEVIVO N egli ultimi anni i prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento biologici hanno avuto una larghissima diffusione. Oggi li possiamo trovare nella maggior parte dei supermercati e in molti negozi di alimentari. Questa rapida espansione ha reso più difficile un attento controllo su tutte le fasi di produzione e commercializzazione e quindi più facile, per i meno scrupolosi e per i furbi dell’ultim’ora, eludere le norme di legge che tutelano il consumatore. Vediamo quindi di chiarirci le idee. Per controllare e certificare le produzioni biologiche in Italia (Reg. CEE 2092 del 1991) sono stati riconosciuti nove organismi di certificazione: AIAB, BIOAGRICOOP, BIOAGRICERT, BIOS, CCPB, CODEX, ECOCERT ITALIA, IMC, QC&I, SUOLO E SALUTE. Sull’etichetta di un prodotto dichiarato biologico devono comparire: 1. La dicitura "Da agricoltura biologica - Regime di controllo Ce" 2. Il nome, la sigla ed il marchio dell’organismo di controllo e gli estremi dell’autorizzazione ministeriale. Es: "Controllato da QC&I International Services, ITQC&I, D.M. Mi.R.A.A.F. n. 9697168 del 18/12/96" 3. Il codice del prodotto (autorizzazione alla stampa di etichette rilasciata dall’organismo di controllo per i quantitativi accertati di produzione) preceduto dalla lettera T per i prodotti trasformati e F per quelli freschi. 4. Ingredienti: se il prodotto composto da più ingredienti è biologico per il 95% e più, questi possono essere elencati senza alcune specifiche, sempre in ordine decrescente di peso. Un prodotto biologico al 70% e più deve invece riportare la dichiarazione di percentuale complessiva di prodotto biologico e la distinzione tra gli ingredienti bio e non bio (in genere un asterisco rimanda alla dicitura * = da agricoltura biologica – regime di controllo Ce). I prodotti non bio ammessi devono rientrare in uno speciale elenco Cee di prodotti poco o per niente disponibili nell’Unione Europea. Attenzione quindi a diciture e marchi che fanno in qualche modo riferimento al biologico (bio, eco) senza essere ottenuti in conformità al regolamento specifico. L’Unione Europea bandirà definitivamente queste indicazioni ingannevoli entro il 2006. E veniamo allo sfuso. Il Reg. Cee 2092/91 e le norme nazionali hanno un punto debole: la catena dei controlli si ferma quando il negoziante apre un sacco di pane, sballa una cassetta di frutta, apre un barattolo di olive, smezza una forma di pecorino per vendere il prodotto a peso. L’etichetta originale che si trovava sull’imballo integro con tanto di certificazione non ha più alcun valore: il prodotto può essere manipolato e il consumatore non è più garantito. In teoria, quindi, i prodotti biologici non potrebbero essere venduti sfusi! Ma di fatto la legge chiude un occhio, i negozi continuano a vendere sfuso ed i clienti possono contare unicamente sulla fiducia. Solo recentemente alcuni dei punti vendita specializzati all’avanguardia del biologico si sono dotati di un sistema di acquisti e vendite informatizzato che permette agli organismi di controllo di accertare il transito delle merci in entrata ed in uscita a garanzia che il prodotto venduto a peso corrisponde a quello acquistato con certificazione sull’imballo o sulla fattura relativa. Si sta andando così verso una certificazione diretta dello stesso punto vendita come unico sistema di garanzia assoluta di qualità biologica e di totale trasparenza: di ogni prodotto è così perfettamente tracciabile ogni passaggio di produzione e commercializzazione da parte del consumatore e delle istituzioni competenti. Infine per quanto riguarda gli OGM ogni dubbio è stato risolto da un recente aggionamento del Reg. Cee 2098/91: si ribadisce con fermezza la assoluta incompatibilità tra Agricoltura Biologica ed OGM; e questo è da considerarsi valido anche per quella minima percentuale ammessa di componenti non bio presenti in alcuni prodotti, come visto prima. In definitiva la garanzia di qualità biologica è oggi di fatto l’unica certezza di totale assenza di cibi derivati da manipolazioni genetiche. A cura di: Emporium Naturae RADICI Si può prendere qualcuno per il naso per un po di tempo, ma non si possono prendere tutti per il naso per sempre. (Bob MARLEY) Numero 3, settembre/ottobre 2001 - Pagina 5 Speciale G8 - I GENOVA, NEW YORK, ASSISI Dopo gli ultimi drammatici avvenimenti a livello nazionale e internazionale la frase più ricorrente è “nulla sarà come prima”. Viene da rispondere: “speriamo”. Sì, perché nella storia e nella cronaca, come nella natura, non succede mai niente senza un motivo: per ogni effetto c’è una causa, o almeno una spiegazione, anche se certezze come questa, ultimamente, non vanno di moda. Fanno più “tendenza” gli psicologismi da salotto, le tolleranze buoniste, l’ecologismo ideologizzato e sempre meno politico, l’antirazzismo di maniera per cui bisogna avere un amico del Senegal ma va bene odiare il vicino di casa, le analisi frettolose “perché non abbiamo tempo”. Anche a sinistra. E allora tutti d’accordo contro la globalizzazione, contro il terrorismo e contro, ma un po’ meno, la guerra. Va benissimo purché non si resti agli slogan e, come “prima”, alla superficialità e al pressapochismo. Essere sul serio contro la globalizzazione, contro la guerra, contro il terrorismo, oggi, vuol dire riscoprire l’impegno quotidiano, il rigore interiore, chiamare di nuovo le cose con il loro nome, leggere i libri cercando di capirli, guardare (poco) la televisione con spirito altamente critico, usare Internet per allargare la conoscenza e la coscienza e non soltanto per diffondere semplificazione, sottocultura e montagne di carta. Recuperare prima possibile il controllo sulle nostre azioni quotidiane, sulle scelte, sul “che fare”. Vuol dire, ad esempio, per essere concreti, partecipare in tanti, forti e pacifici, sereni e concentrati, empatici e critici, alla Marcia della Pace Perugia-Assisi. GENOVA OLTRE GENOVA “Ma quella faccia un po’ così quell’espressione un po’ così che abbiamo noi che abbiamo visto Genova”. (Paolo Conte) Questo dibattito vuole essere una riflessione sui “fatti di Genova”, un contributo per giungere ad una prima valutazione di quell’esperienza: valutazione che dovrà essere più ampia, documentata, complessa delle posizioni dei singoli e che nessuno di noi isolatamente sarebbe in grado di fare. Una riflessione sui fatti, dunque e non, o non solo, una testimonianza dei fatti. Le domande che abbiamo rivolto ai partecipanti hanno cercato di stimolare questa riflessione. Data la limitatezza dello spazio a disposizione siamo stati costretti a sintetizzare le risposte. Ce ne scusiamo con gli intervenuti. CHI ABBIAMO INCONTRATO A GENOVA? DA DOVE VENIVA? CHE COSA VOLEVA? A: Ho partecipato alla piazza tematica sull’alimentazione, c’era Bové, la Coldiretti, i Vas (Verdi ambiente società-ndr), l’Unione inquilini… Sono stati due giorni molto positivi, tanti giovani motivati come lì non li ho mai visti, se l’Italia è fatta di questi giovani c’è di che sperare. Ora l’importante è continuare quell’esperienza, portarla qui a Monterotondo… B: Ho incontrato tante persone tutte diverse e d’età diverse ma unite dalla stessa cosa, e tutte appassionate: allegria e tragedia insieme. C: C’era chi vuole un cambiamento radicale e chi vuole umanizzare quello che esiste; chi è contro il capitalismo e la globalizzazzione e chi vuole limitarne i danni. C’era anche chi ha usato il G8 come vetrina, chi lo ha strumentalizzato, c’era anche la paura, la campagna terroristica dei media; non c’erano gli immigrati, per ragioni di sicurezza; chi distribuiva caffè in cambio di un oggetto o anche di un’idea, socialismo bello e puro… D: Ero abituato a manifestazioni molto diverse, ho incontrato giovani e anziani, tanta tensione dopo la morte di Carlo Giuliani, siamo andati lo stesso Pagina 6 - Numero 3, settembre/ottobre 2001 II - Sp e ci al e G8 ma con un grosso allarme; bellissima la varietà, molti stranieri, un ragazzo boliviano si è unito a noi; commenti sul G8 non ne ho sentiti, non c’è stato scambio con altri gruppi, la necessità di fare i cordoni, di tenersi compatti, ce lo ha impedito. E: C’era gioia e paura insieme, la disobbedienza è rimasta un’intenzione, per errori nostri e per l’intervento della polizia. Ho visto persone con molto dentro… era giusto andarci e chi non era lì con noi era come se ci fosse, si è visto dopo con le manifestazioni in tutte le città. Ora voglio superare Genova, dopo tante discussioni con la gente, anche pesanti, e tanta riflessione: la gente comune, anche nella mia famiglia, non ha capito che cosa è successo, ha capito solo che c’erano stati degli scontri violenti, un morto, tanti fermati, molti feriti ma non so, oltre questo, che cosa rimane nella gente, anche i media ne parlano sempre meno. PER QUELLO DI CUI SIAMO A CONOSCENZA DIRETTA (LE IMPRESSIONI DELLA GENTE CON CUI PARLIAMO QUOTIDIANAMENTE) COME VIENE “ARCHIVIATO” IL CONTROG8 NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO? B: Il pericolo è la criminalizzazione. È quasi diventato un modo di dire e forse a carnevale ci maschereremo da black block. È un modo per sdrammatizzare, per esorcizzare quello che è successo. Se ne parla con troppa leggerezza, non si vuole vedere. Ci sono anche commenti positivi, anche di familiari che non volevano che io stessi lì ma in fondo condividevano. C: Nell’opinione pubblica è rimasto poco del controG8, dei temi, i media ci hanno tempestato d’immagini solo sulla violenza, immagini e notizie mandate ad una velocità tale che non lascia il tempo di pensare, di riflettere. L’opinione pubblica è divisa: chi dà ragione alle forze di polizia, chi ai manifestanti, chi se la prende con il governo di centrodestra dimenticando che a Napoli, con il centrosinistra, si erano comportati quasi allo stesso modo. D: Ho parlato con i colleghi di lavoro: nessuno di loro era a Genova, hanno visto il G8 come un fastidio. È avvilente. Io penso che il mondo del lavoro debba essere interessato per primo a queste problematiche, la globalizzazione colpisce il mondo del lavoro; i sindacati non hanno fatto niente per sensibilizzare i lavoratori. Sono molto sconcertato. A: Nel mio posto di lavoro non è così, c’è stato molto interesse ma da me sono molto sindacalizzati. F: La gente ne pensa poco perché pensa poco. Si limita a ripetere il titolo del giornale o del Tg. Preferisce anche non parlarne, è una cosa fastidiosa, un’interferenza nella propria vita fatta di “firme”, di logo, di compere sicure, di stipendi stabiliti, di conquiste sociali che non interessano perché sembrano ormai raggiunte definitivamente. Quando parliamo di G8 e controG8 tocchiamo questi e tanti altri delicati temi. Ma c’è molto torpore e quando si commenta, si chiede un parere alla gente, si fa eco a questa modalità opprimente, martellante, deprimente. AN prende in giro il modo di vestire di Casarini, “si è messo la giacca”, che livello... Dove sono i contenuti? E: È anche un problema di linguaggio e strumenti. La gente non pensa perché ha perso l’abitudine e tutto il sistema gli toglie gli strumenti per farlo perché non vuole che la gente cominci a pensare. Con molta pazienza si riesce talvolta ad instaurare un confronto e la globalizzazione che sembra un tema lontano alla fine si riesce a far capire che è vicina: è la qualità della vita, l’urbanistica sostenibile, è quello che mangiamo…. La grandezza di questo movimento è nella globalità. Il disagio, per me che provengo da un’esperienza politica, è che, proprio nel mio partito, ho trovato chiusura, incomprensione. ESISTONO NUOVE FORME DI ESPRESSIONE DEL DISSENSO CHE NON SIANO LE MANIFESTAZIONI DI PIAZZA DEGLI ANNI SETTANTA? IL CONTROG8 È STATA UNA DI QUESTE? C: La rete, l’agire in rete. Ma va tenuto conto che anche le multinazionali agiscono in rete: la Mc Donald è molto brava, quando si rende conto di mostrare un’immagine impopolare, a cambiarla subito… D: Certo la nostra grande trasparenza può essere usata contro di noi. GLOBALE/LOCALE. SI POSSONO CONIUGARE QUESTE DUE DIMENSIONI DELLA PARTECIPAZIONE? G: Genova è stato anche questo: l’incontro tra chi vive una realtà locale e chi invece ne vive una globale. B: Il globale può essere un modo per richiamare ad un impegno più grande chi vive una realtà locale. Per me Numero 3, settembre/ottobre 2001 - Pagina 7 S p e c i a l e G 8 - III è stato così. D: Ma tu lo fai col tuo modello che è difficile da esportare… per un paese del terzo mondo è difficilissimo imiA: La nascita del Social Forum a Monterotondo è già un tarlo. collegamento locale/globale; significa che è necessario, ognuno nel proprio ambito, dare uno sbocco più generale in termini di programma, di stile di vita. La CHE COSA ABBIAMO IMPARATO A GENOVA, CHE solidarietà e l’esempio teorico non esistono, sono molto COSA ABBIAMO CAPITO, CHE COSA RESTA DA rari, il coinvolgimento diretto è quello che funziona. SPIEGARE? G: Smascherare i trucchi e le ipocrisie del sistema: la Mc B: Ho capito che non c’è tutta questa libertà in giro. Donald sa che oggi è di moda il new age, allora si rifà la facciata per continuare a fare quello che faceva pri- C: Non si può accettare che si critichi solo l’operato del ma. Quindi informazione reale, boicottaggi, con molta centrodestra per la violenza a Genova dimenticando Naconcretezza e chi vuole capire capisce. Un punto di poli. A chi chiede se a Roma e a Napoli ci saranno forza a livello locale è la possibilità di creare modalità ancora episodi di violenza c’è da rispondere “Non chiedi lavoro diverse: qui da noi il progetto su Tormancina detelo a noi, chiedetelo a Scajola”. Per il resto ho avuto metterebbe tutto questo insieme; la possibilità di fare delle conferme: ho capito che la mia vita è indirizzata agricoltura biologica, il legame con la terra, lavoro non verso l’espressione delle cose che sento dentro… sfruttato, lavoro condiviso, nuovi settori di sviluppo economico anche in un piccolo posto come Monterotondo. D: Credevo che le cose di cui abbiamo parlato stasera non È il locale che riflette il globale e rilancia. interessassero così tanta gente, invece c’erano tanti giovani, soprattutto giovani… questo movimento che anD: Ma come si sposa tutto questo con il lavoro minorile in che qui sta crescendo per costruire, per fare. Asia? Io che voglio contrastare questa globalizzazione che posso fare…. G: Abbiamo imparato quanto Berlusconi sia subordinato a Sto organizzandomi all’interno della società, una socieBush, un vero lacchè. tà con uno standard di vita elevato. Allora mi occupo di Bisogna spiegare perché muore un ragazzo in una maagricoltura biologica, però lo faccio secondo il mio nifestazione, far riflettere la gente su questo, perché la standard. Le industrie investono nei paesi poveri perpolizia ha bisogno di fare questo, perché questo moviché il costo del lavoro è basso ma vendono a me quello mento fa paura. È terribile lo choc che provi per un che costruiscono là. Come facciamo ad ostacolare queragazzo che muore. sto. F: Bisognerebbe esserci sempre di più, bisognerebbe spieG: Con l’informazione, la controinformazione, la gare alla gente come è possibile un mondo migliore, sindacalizzazione internazionale per arrivare a degli farglielo vedere, trovare i modi per questo. standard salariali uguali dappertutto, con leggi internazionali che vietano il lavoro minorile, col boicottaggio… A: Era nell’ordine delle cose che ci sarebbe stata una ma tutto questo è solo la contromossa. Io invece voglio criminalizzazione del movimento e questo è positivo perfare qualcosa che non c’entra niente con il modello ché significa che polizia e carabinieri i primi due giorni dominante, è un mio modello di sviluppo, è la mia mohanno sbagliato tutto e per questo è venuto il Diaz… dalità di comunità che si organizza e lavora, è una proPer me, in passato il massimo dell’organizzazione era il posta, una sperimentazione che ha però una valenza centralismo democratico. Ora ho imparato che quello simbolica non indifferente, amplifica quello che io facche pensavo multiforme e anche informe è invece, a cio e, in base a questo, rende possibile sviluppare un’almodo suo, un’organizzazione, forse perché c’è Internet, leanza con tante altre piccole comunità, una rete alterc’è una gran consapevolezza della situazione, e questo nativa vera. Questo è obbligatorio, mi ci costringono. mi fa ben sperare anche se penso che non saranno Non voglio impiegare tutte le mie energie nella difesa o rose e fiori, perché il problema non sarà solo la denel contrattacco. Voglio fare un percorso che poggia stra… sugli ideali che io positivamente affermo. Dobbiamo imparare ad essere compatti, anche qui a Monterotondo, in tutte le realtà dove stanno nascendo i F: Boicottaggio e comportamenti attivi… uno stile di vita Social Forum. Per questo è necessario porre, fin dalproprio... l’inizio, delle discriminanti ben precise. Pagina 8 - Numero 3, settembre/ottobre 2001 IV - La p o l em i ca In margine agli attentati dell'11 settembre ci sarebbe da prendere in considerazione una clamorosa serie di articoli della stampa italiana, quasi tutta purtroppo, volti a diffondere notizie parziali, seminare intossicazione nell'opinione pubblica, trarre conclusioni arbitrarie. Ci limitiamo qui a segnare il caso più grave: il testo di una newsletter di Dario Fo e Franca Rame è stato volutamente stravolto da vari giornali con manipolazioni, inversioni, titolazioni arbitrarie. Riportiamo qui i brani più significativi del testo originale che ci sembra a dire il vero, pieno di buon senso e per nulla estremista. CALUNNIE INTERESSATE ”Dai una possibilità alla pace. Quel che è successo indurrebbe al panico, al silenzio, alla disperazione. Il mondo è colpito da un ennesimo crudele massacro. Ma è necessario, anche se doloroso, parlare. Cercare di capire. La prima osservazione che ci viene alla mente è l’assurdo che esplode fuori dal televisore. Davanti a questo dramma il mondo si è arrestato attonito. Ma non tutti. Le borse del mondo non si sono fermate neppure un secondo, hanno continuato a far soldi, a cercare utili selvaggi. Anzi, hanno intensificato il ritmo. La gente ancora urlava appesa ai grattaceli in fiamme, prima che crollassero, e già i grandi broker gridavano nei loro cellulari: ”Compra petrolio! Vendi tutto! Compra petrolio!” e mentre i titoli azionari perdevano il 10% in pochi minuti il petrolio saliva di 10 dollari al barile e i furbi facevano utili di miliardi di dollari. E mentre i presidenti di tutti i paesi europei si apprestavano a esprimere il loro cordoglio i loro banchieri succhiavano decimali al dollaro e finalmente l’euro segnava un bel po’ di punti a suo favore. Nessuno ha pensato di chiudere le borse per decenza e rispetto ai cadaveri ancora freschi. La belva feroce del capitalismo affondava felice i suoi denti nelle carni dei morti e fortune luminose si sono costruite in poche ore. E non c’è da stupirsi. I grandi speculatori sguazzano in un’economia che uccide ogni anno decine di milioni di persone con la miseria, che volete che siano 20mila morti a New York?”. Nell’articolo pubblicato dal Corriere invece la prima frase è ”I grandi speculatori sguazzano in un’economia che uccide ogni anno decine di milioni di persone con la miseria, che volete che siano 20mila morti a New York?”... Altra immagine agghiacciante: la gente per strada, nei quartieri palestinesi, dilaniati dalla guerra civile, che festeggiava il massacro. Gente che ha un morto in ogni famiglia e che non riesce più a vedere l’assurdità della morte, di qualsiasi morte. Il sistema della violenza, dello sfruttamento, del genocidio organizzato dei poveri cristi genera insensibilità alla violenza. Genera la logica della vendetta”. Segnaliamo infine, per chi volesse conoscerla, che la versione integrale dell’articolo è pubblicata su: www.francarame.it UN FORUM È NATO I fatti di Genova, oltre a rappresentare una minaccia alla democrazia, hanno segnato una svolta positiva, risvegliando la coscienza dopo anni di indifferenza. Abbiamo avvertito il piacere e la necessità di incontrarci, confrontarci e condividere le nostre esperienze in prospettiva di in altro mondo possibile e di una città più vivibile. Per questo, e per lavorare insieme su questi temi, si è costituito il Social Forum Monterotondo. Un altro mondo è possibile: costruiamolo insieme aderendo al Forum. La sede provvisoria è in via Verdi, 38. Numero 3, settembre/ottobre 2001 - Pagina 9 Rubriche L'ANGOLO DEI VERDI A nalizziamo i risultati elettorali: 1) gli elettori hanno premiato i due leader a confronto e i partiti da cui essi provengono; 2) in entrambe le coalizioni i partiti minori sono in crisi e ciò vale anche per i Verdi. Ma la sconfitta elettorale è indice anche di errori di contenuto e di strategia. In altri Paesi europei (Germania, Francia) i Verdi riscuotono consenso per i compromessi raggiunti con i partiti di governo mentre in Italia sono rimasti soggiogati alla logica della "governabilità a tutti i costi" appoggiando, in passato, la partecipazione alla guerra nei Balcani e, più di recente, non opponendosi efficacemente a scelte da sempre avversate dagli ambientalisti (elettrosmog a Cesano, variante di valico, ponte sullo stretto di Messina). Risultato: la perdita di credibilità in buona parte dell’arcipelago ambientalista e pacifista. Ora occorre ritrovare una identità che faccia tesoro delle innumerevoli istanze ambientaliste per proporle al paese e metterle in discussione con franchezza trovando, se occorre, anche dei ragionevoli compromessi ma senza uscire dal solco della nostra cultura e delle nostre scelte di base. Sono convinto che i Verdi hanno ancora molto da dire sulla buona amministrazione del territorio, sulle politiche agricole e alimentari, contro le varie forme di inquinamento dell’ambiente, sul corretto uso delle biotecnologie e delle nuove tecnologie, su tutto ciò che è la base di una migliore qualità della vita. Giorgio SALVUCCI RICOMINCIARE DA CAPO NON VUOL DIRE TORNARE INDIETRO A quattro mesi dalle elezioni politiche proviamo a stendere un primo bilancio: 1) Berlusconi ha vinto con una magistrale operazione di marketing politico e con il sostegno della grande industria; 2) non è stato un trionfo, i voti del Polo (18.830.000) sono stati meno di quelli (19.950.000) ottenuti dagli stessi partiti nel 1996; 3) i primi mesi di vita del nuovo governo sono stati tutt’altro che facili; 4) i danni in tema di ambiente, cultura, educazione, qualità della vita, immagine del Paese sono già ingenti, 5) l’alleanza di quorum del Girasole non ha pagato; 6) l’Ulivo non ha ancora intrapreso con la necessaria decisione il cammino del chiarimento e del confronto. In questo scenario la strategia dei Verdi è obbligata. Ripartire “dal basso”, dalle associazioni ambientaliste, naturaliste, pacifiste, luoghi concreti e chiaramente finalizzati, cogliere il nuovo presente nei Forum, per ritrovare le proprie radici, recuperare identità, accumulare forze: lanciando messaggi chiari, con la massima apertura al nuovo e nella totale trasparenza, con un pizzico di utopia ma restando con i piedi sulla terra. la segreteria dei Verdi di Monterondo/Mentana OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS ü A CHE GIOCO GIOCHIAMO? - ”Operazione tuono bianco” è il nuovo videogame on line sul sito dell’esercito italiano: il giocatore può lanciarsi con il paracadute dietro le linee nemiche, attraversare un campo minato, distruggere l’obiettivo. C’è a chi piace e, si sa, i gusti sono gusti. Ma, improvvisamente, il gioco diventa pesante. ”Se hai stoffa - dice lo slogan finale – puoi diventare uno dei nostri”. Ovvero, arruolarsi. No, grazie. ü TRAGICO MA NON SERIO - ”Sospendere la parata militare del 2 giugno e destinare i notevoli fondi così risparmiati ad un progetto di cooperazione internazionale. Far crescere nel paese i valori della pace e della solidarietà”. È quanto chiede, in una nota diffusa agli organi di informazione, l’Associazione Obiettori Nonviolenti, AON. La parata, ripresa in sordina l’anno scorso, si è ”arricchita” quest’anno di presenze pesanti: un reparto di marines, 60 aerei ed elicotteri, carri armati. A margine un grave episodio: il presidente nazionale e il segretario della sede romana dell’Aon sono stati fermati mentre distribuivano un adesivo con la scritta ”Repubblica sì, militari no. 2 giugno: festa della Repubblica non delle forze armate”. A cura della Associazione obiettori di coscienza di Monterotondo OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS OBIETTORI NEWS Pagina 10 - Numero 3, settembre/ottobre 2001 Io c ' ero UN’AVVENTURA SUL MONTE GENNARO È già il secondo anno che l’istituto comprensivo S. Maria di Monterotondo organizza una escursione sul Monte Gennaro per gli alunni di prima media e per i loro genitori. Una bella giornata di trekking, cultura della montagna e convivialità, ben preparata, in particolare grazie alla collaborazione del gruppo escursionistico ”Il Ginepro”, di cui Lucio Cantagalli, direttore dell’Istituto, è socio e fondatore. È ”Il Ginepro”, infatti, che ha garantito gli aspetti tecnici e la sicurezza in ogni fase e che ha organizzato un incontro preliminare di presentazione della gita e, più in generale, del panorama, della fauna e della flora dei monti Lucretili di cui il Gennaro è parte. Raduno e partenza da prato Favale, sabato 9 giugno alle ore 9: quasi 150 tra alunni, genitori e accompagnatori (71 ragazzi, 44 genitori) scaglionati in sei gruppi a distanza di cinque minuti l’uno dall’altro, guidati dai ”montanari” del ”Ginepro” e da due guide del Parco nazionale d’Abruzzo che hanno prestato manforte. Al fontanile di Campitello (1000 m) una sosta ben meritata. Panini per tutti e partitella di pallone per i più giovani. Dopo il riposo alcuni genitori hanno proseguito fino alla cima (1271 m), accompagnati dagli esperti del ”Ginepro”. Gli altri invece con i ragazzi sono ridiscesi per lo stesso cammino fino a Prato Favale dove li aspettavano i pullman per il ritorno. Sicuramente una esperienza bella e proficua; tutto si è svolto nella massima sicurezza e, a ragazzi e genitori, sono state trasmesse in modo piacevole alcune prime nozioni di orientamento e di comportamento su un monte di bassa quota. Obiettivo: dare ai presenti il gusto della camminata in montagna nel rispetto delle persone e dell’ambiente. IL ROMA SOCIAL FORUM IN PIAZZA A lle 17 di Giovedì 20 settembre poche migliaia di persone in piazza della Repubblica, sotto una leggera pioggia e davanti ad un imponente schieramento di forze dell’ordine, per la partenza del corteo. È presente la delegazione del Monterotondo Social Forum. Alle 18.30 i manifestanti imboccano via Cavour, poi via dei Fori imperiali e, saliti ormai a più di 10.000, giungono in piazza S. Marco davanti alla sede romana delle Nazioni Unite. C’è molta eterogeneità nelle parole d’ordine e risulta difficile individuare chiaramente l’obiettivo della manifestazione: contro il terrorismo e contro una possibile guerra tra il mondo occidentale e il möndo islamico, per evitare ulteriori stragi d’innocenti. Anche gli interventi dal palco si differenziano molto uno dall’altro a testimoniare la ricchezza ma anche l’eccessivo eclettismo del movimento. È questo un pericolo reale: infatti, in coincidenza con alcuni interventi, gruppi di persone si allontanano dalla piazza per mostrare il loro dissenso. RACCOLTA DIFFERENZIATA IN GERMANIA S ono stato in Germania a Wernheim vicino Francoforte e mi ha colpito il rispetto dei tedeschi per l’ambiente, favorito anche da leggi che vengono rigidamente applicate e sanzioni estremamente severe. Ad ogni famiglia la pubblica amministrazione consegna tre secchi: uno marrone, esclusivamente per gli scarti alimentari, uno verde per carta e cartone, uno grigio per gli scarti vegetali. Oltre ai secchi, ogni famiglia utilizza dei sacchi gialli, in vendita in ogni supermercato, destinati ad alluminio, carta trasparente, gomme americane, latta, plastica. Viene distribuito un opuscolo con i giorni in cui ogni secchio sarà svuotato. Controlli casuali vengono effettuati periodicamente dalle autorità per verificare che non ci siano materiali non autorizzati. In questo caso la famiglia responsabile viene multata. Tutto questo può sembrarci estremamente rigido ma funziona e nessuno in Germania se ne stupisce. S. Zamparini Mentana Numero 3, settembre/ottobre 2001 - Pagina 11 Territorio DANNEGGIATA L'ANTICA VIA NOMENTANA DAI LAVORI COMUNALI A CASALI DI MENTANA U n po’ più di oculatezza da parte del Comune di Mentana ed un maggiore controllo da parte dell’incaricato della Soprintendenza ai Beni archeologici e l’ennesimo danno al patrimonio storico mentanese si sarebbe potuto evitare. Questa, in estrema sintesi, la ”morale” che si ricava da una vicenda che, purtroppo non è di fantasia. Lo scorso 3 aprile, i lavori per la realizzazione della strada comunale di Vigna Santucci (che dovrebbe collegare la provinciale Nomentana a via Antonio Moscatelli) sono stati affidati dal Comune di Mentana alla ditta Marziale, risultata vincitrice del pubblico appalto, per un importo di circa un miliardo e 800 milioni di lire. Avviato il cantiere, con grande impiego di macchine per il movimento di notevoli quantità di terreno da asportare, gli ambientalisti della zona (tra cui gli esponenti locali di Italia Nostra e dell’Archeoclub d’Italia) si sono accorti che tale nuova strada andava ad interferire con tutta evidenza con il tracciato dell’antica Via Nomentana. Tale strada romana affiora, in effetti, in più punti tra Monte d’Oro (centro dell’antica Nomentum), Vigna Santucci (accanto alle scuole), il Parco della Torretta (accanto a Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa), Tor Mancina (all’in- terno dell’Istituto sperimentale per la Zootecnia), per finire verso il Cnr di Montelibretti in collegamento con la statale Salaria, dove, secondo le più attendibili ricostruzioni, sorgeva l’antica Eretum. Un rapido sopralluogo degli ambientalisti, a fine maggio scorso, portava al rinvenimento di basoli divelti e di numerosi pezzi di età romana, tra cui tegole, mattoni e frammenti di anfore. Di qui la segnalazione alla Soprintendenza ai Beni archeologici del Lazio, che, a distanza di una settimana, provvedeva ad una visita sul cantiere. Il delegato di Italia Nostra, Augusto Zauli, veniva apostrofato in modo irriguardoso da rappresentanti del Comune mentanese, da lavoratori del cantiere e dall’ispettore onorario della Soprintendenza, preoccupati evidentemente dalla ben magra figura fatta. I Carabinieri, coinvolti nella vicenda dato che proprio a loro erano stati consegnati i reperti rinvenuti, hanno avviato un’inchiesta. La terra asportata in grandi quantità è stata gettata su una china adiacente via della Mattonata, andando a costituire concreto pericolo ecologico. Il controllo del Comune di Mentana (e dell’Assessorato ai Lavori pubblici in primis) dov’era? Associazione culturale PAN Nomentum E IO PAGO P iazza di S. Lucia a Mentana: una cattedrale nel deserto della via Palombarese, tante belle colonnine e pochissima gente. Gruppetti di ragazzi in motorino si fermano a tirare quattro calci ad un pallone. Nel 1991, la Società OMEA S.r.l. stipula una convenzione con il Comune. Una convenzione che, come tante altre, finisce irrispettata nel dimenticatoio: la società doveva costruire tre palazzine ed in cambio si sarebbe assunta l’onere di realizzare una piazza antistante i fabbricati ed inoltre avrebbe ceduto al Comune l’intero piano terra di una palazzina. Ma poi Luigi Cignoni diventa Sindaco et voila: l’OMEA, il cui titolare è un "grande elettore" del nostro, costruisce; il Comune sborsa qualche miliardo per rifinire la piazza, e tutti vissero felici e contenti... ma lo spazio pubblico? Salendo gli orrendi gradoni che immettono alla piazza, si può notare sulla destra una specie di bunker seminterrato in cemento: una vergogna di circa 200 mq. che non riceverà mai e poi mai l’agibilità né per uso civile né per uso agricolo, né potrà essere adibita a parcheggio coperto. Sarebbe questo lo spazio pubblico! Ecco un ulteriore esempio di come il danaro dei cittadini viene disinvoltamente sprecato per incapacità o, talvolta, per dolo. AI LETTORI Chi volesse collaborare alla redazione di questo giornale con dati, notizie, opinioni, foto può utilizzare il seguente indirizzo email: [email protected]. Ogni contributo pertinente è gradito. Ricordiamo inoltre che, se volete vedere la versione a colori di questo numero, potete "scarirarla" in formato pdf dal nostro sito internet: http://www.salta.li/ilgrilloparlante Pagina 12 - Numero 3, settembre/ottobre 2001 Lettere RIFIUTI DOMESTICI E RICICLAGGIO: UN CONTRIBUTO DALL’EUROPA Conosco bene la situazione della Germania, dove ho lavorato dieci anni, e vorrei fare alcune considerazioni sul trattamento dei rifiuti domestici. Il riciclaggio è perfezionatissimo, in ogni punto di raccolta si trovano cassonetti per vetri di diverso colore e valore: marrone, verde, trasparente; l’uso scriteriato di bottiglie di plastica e lattine viene sempre più boicottato direttamente dalla gente; il riciclaggio della carta ha riscosso un successo così inaspettato che i cassonetti, in continuo aumento, non bastano mai. Beh, tolti dal secchio dell’immondizia carta, vetro, plastica, metalli, chi ha un giardino può riciclare rifiuti organici nel compost, che ci rimane? Le malefiche buste del latte e poco altro. Per i materiali domestici più grandi esistono impianti di riciclaggio dove consegnare residui di una ristrutturazione in casa, vecchi mobili, pneumatici, batterie di auto. Solo in poche eccezioni si paga qualcosa: i cittadini hanno così capito che costa meno alla società e a loro stessi raccogliere questi materiali piuttosto che dover bonificare le discariche abusive. Infine, oltre ad eliminare buna parte del problema dei rifiuti, il riciclaggio sembra essere un ottimo affare per chi, comuni e privati, decide di investirci su. Vediamo cosa accade da noi: è vero, i cassonetti per il riciclaggio sono presenti un po’ ovunque, ma quanta gente li utilizza? Pochi ne ignorano l’esistenza, ma a molti altri la ”fatica” di separare carta e vetro e fare qualche passo in più sembra ancora inutile. E così dobbiamo importare migliaia di tonnellate di carta riciclata dalla Germania! Credo che i comuni possano fare di più: a Roma esistono già i cassonetti per metallo e plastica , quando arriveranno a Monterotondo? Quando verranno abbattuti i costi di rottamazione dei rifiuti ingombranti? Due domande molto pratiche: nei contenitori per la carta si possono gettare i cartoni? In quelli per il vetro si possono gettare anche le lattine? Complimenti per la vostra pubblicazione che, in Germania, sarebbe solo una piccola voce in mezzo a mille altre che pretendono un mondo più a misura d’uomo. E allora perché qui siete una voce isolata? Forse che l’ambiente tedesco è ”più ambiente” del nostro? Interessante: in tedesco ”Umwelt” (ambiente-ndr) vuol dire proprio ”il mondo che ci sta intorno”. P. M. Ringraziamo il lettore per i lusinghieri apprezzamenti e per lo stimolante contributo. Il riciclaggio dei rifiuti non riguarda più solo pochi utopisti, ma è una necessità di tutti. Giriamo la domanda all’ing. Carla Carnieri direttore dell’Apm, Azienda pluriservizi di Monterotondo che, da un anno e mezzo, gestisce molte attività tra cui la raccolta dei rifiuti. Da parte nostra invitiamo il lettore a prendere atto del fatto che più di qualcosa si sta muovendo in Italia, in questo settore, e che se fosse tornato solo cinque anni fa avrebbe trovato una situazione ben peggiore. «Un grazie per l’interesse che manifesta per il nostro lavoro e a ”Il grillo parlante” per l’opportunità che ci offre di un dialogo con i cittadini. Il 20.04.2001 si è aperta la gara per l’aggiudicazione del servizio di fornitura, raccolta, movimentazione e invio agli impianti di trattamento dei contenitori per metallo e plastica. Il servizio sarà operativo dall’inizio del 2003. Le campane per la carta sono destinate anche al cartone mentre in quelle per il vetro non si possono gettare le lattine. Alle altre domande non possiamo, come singolo ente, dare una risposta che dipende da leggi dello stato alla cui emanazione e attuazione facciamo del tutto per contribuire». (Carla Carnieri). GRAZIE SINDACO È con gioia e gratitudine che ho letto il manifesto del sindaco Lupi, ”Monterotondo non è un autodromo”, che riprende le preoccupazioni che avevo espresse in una lettera al ”Grillo parlante” n.2 Aprile/maggio, (L’automobile e l’uomo del terzo millennio - ndr) con riferimento alla situazione del traffico di Monterotondo. Inutile dire che condivido il richiamo che egli rivolge al senso civico dei cittadini perché la città diventi il luogo di tutti e non solo di chi possiede la macchina. Mi fa molto piacere che opinioni che sembrano un po’ "marginali" nel nostro paese siano invece condivise dal primo cittadino e spero che a poco a poco diventino preoccupazione di tutti. Marie Allenbach, Monterotondo Un grazie alla lettrice che ci segue con assiduità e il cui apprezzamento giriamo al Sindaco. Per parte nostra non possiamo che condividere il manifesto cui si fa riferimento e per dimostrarlo ne riportiamo il testo.