iLepini Lepini 9 apagina Natale di personaggi e sapori locali 12 apagina La sicurezza partecipata 16 apagina Un turismo sostenibile per le aree montane 20 apagina Isole nella globalizzazione 22 apagina Alla scoperta di... Roccasecca dei Volsci 25 apagina L’oro verde di Sonnino Il capanno del Bambinello 29 apagina Il tempio dei cavalieri Rivista mensile della XIII e della XVIII Comunità Montane dei Monti Lepini a cura della Compagnia dei Lepini S.c.p.A. n° 11 dicembre 2005 Comune di Artena Provincia di Latina Comune di Priverno Comune di Bassiano Comune di Prossedi Comune di Carpineto Romano Comune di Roccagorga Comune di Cori Comune di Rocca Massima Comune di Gorga Comune di Roccasecca dei Volsci Comune di Maenza Comune di Segni Comune di Montelanico Comune di Sermoneta Comune di Sezze Capanno lepino, simbolo del presepe e della riscossa Comune di Norma Comune di Sonnino 11 11 Lepini Compagniadei la società è strumento operativo dei soggetti privati per: REALIZZARE servizi di consulenza, assistenza, tutoraggio per la creazione e lo sviluppo di nuove imprese nel settore turistico; PROMUOVERE e realizzare processi di sviluppo di sistemi di qualità per le imprese e per la produzione del territorio a valenza turistica; PROMUOVERE e realizzare processi di innovazione e di sviluppo tecnologico ai fini di una più efficace ed efficiente fruizione del territorio; ELABORARE e realizzare programmi formativi adatti alla qualificazione e riqualificazione degli operatori del settore turistico; PROGRAMMARE e realizzare interventi coordinati ed integrati tra Pubblico e Privato, finalizzati alla valorizzazione turistica del territorio, delle imprese e delle produzioni. XIII Comunità Montana Roberto Campagna Direttore XVIII Comunità Montana la società è strumento operativo degli enti locali per: GESTIRE gli interventi del programma S.T.I.Le. (organizzazione e gestione welcome point; organizzazione e gestione dei servizi accessori quali aree parking, aree verdi attrezzate, itinerari culturali, storici, ambientali); ORGANIZZARE eventi, manifestazioni, fiere, spettacoli, mostre di interesse sull’intera area; ORGANIZZARE e gestire attività di promozione, a fini turistici, dell’area sui mercati nazionali ed internazionali; ORGANIZZARE e gestire attività di comunicazione, pubbliche relazioni ed immagine per l’area dei Monti Lepini; ELABORARE e realizzare modelli gestionali innovativi del patrimonio culturale, storico, artistico del territorio. astori, contadini, boscaioli e pescivendoli. Ma anche muratori, casari, fornai, artigiani, cioccolatieri e salumieri. Inoltre: briganti, carbonari e personaggi dell’immaginario collettivo. Ed infine santi, papi e cardinali e uomini che hanno fatto la storia, in tutti i sensi, di questo territorio. I presepi dei paesi dei Monti lepini pullulano di queste figure. Nel momento in cui la messa in scena della Natività sta riprendendo quota dappertutto sia per far “rinascere” un rito senza tempo sia per rivalutare un’arte italiana al cento per cento, la Compagnia del Lepini, nell’ambito del Programma STIle, che prevede il coordinamento e la promozione delle iniziative natalizie del comprensorio, ha puntato tutto sulla caratterizzazione di queste rappresentazioni prendendo spunto dalla tradizione e dalla quotidianità. E copiando la coreografia napoletana. Sì, a Napoli il presepe, oltre ad essere simbolo e rito, è da sempre il palcoscenico della città, vecchia e nuova. Ma se nel presepe napoletano i Re Magi continuano a donare oro, argento e mirra, nei presepi lepini portano a regalare al Bambinello le tante bontà del territorio, come il P prosciutto di Bassiano, le mozzarelle di bufala, il marrone di Segni, il tartufo di Carpineto, i formaggi ovicaprini, i vini di Cori, il pane di Sezze, i carciofini di Priverno e l’olio e le olive di Sonnino. Olio ed olive di Sonnino celebrate quest’anno con un formula tutta inedita: con a fianco altri prodotti tipici del posto e con un paio di iniziative culturali di un certo spessore: la mostra delle etichette di bottiglie di olio di tutto il mondo e le “nozze con i fichi secchi”. Ma sono stati soprattutto “i racconti dell’olio” la novità e la vera attrazione della quarta Festa dell’Oliolive. I protagonisti di questi racconti sono stati i produttori, i frantoiai e gli olivicoltori che hanno, appunto, narrato le loro storie. Insomma, stavolta in scena sono andati gli imprenditori olivicoli, una parte dei protagonisti del sistema produttivo lepino. Era la prima volta che accadeva. Succederà ancora poiché la Compagnia del Lepini è a loro che vuole dare... la parola. Perché se loro continueranno a “stare zitti”, non ci sarà una crescita complessiva dell’economia del comprensorio. Crescita che passa anche attraverso i presepi e la formula con cui sono stati realizzati, che prevede l’utilizzo del capanno al posto della “umile e fredda” grotta. Capanno che da casa dei pastori, la cui attività in passato ha dato modo di vivere alle famiglie della zona, è diventato il logo della stessa Compagnia dei Lepini. E da logo, ora, deve diventare il simbolo della riscossa. 3 iLepini il progetto S.T.I.Le. 2 Provincia di Roma editoriale iLepini ENTI PARTECIPANTI iLepini intervento La coesione sociale contro la criminalità 11 11 Quirino Briganti Presidente XVIII Comunità Montana dei Monti Lepini recente visita del Prefetto di Roma a Segni ci sollecita a ragionare intorno ai temi della sicurezza e dei diritti di cittadinanza. La sfida che le società occidentali hanno di fronte sta proprio nella capacità di costruire processi di sviluppo in un contesto dove la coesione sociale possa rappresentare il cemento e la base della convivenza civile. Siamo di fronte ad un accresciuto bisogno di sicurezza dei cittadini. Emerge una pressante richiesta di controllo della devianza diffusa nelle città. La sicurezza e l’ordine pubblico sono fra le prerogative che restano al centro dell’attenzione dello Stato e degli enti locali. Tale problematica va vista oggi in un ruolo più sinergico tra le diverse istituzioni e le stesse forze di polizia. Occorre, dunque, stabilire elementi sempre più puntuali che legano il tema della sicurezza al territorio. È necessario, a questo proposito, lavorare ad un ruolo più forte delle istituzioni locali al fine di poter provvedere e comprendere, in tempo reale, i fenomeni sociali, economici e culturali, di solito in continuo movimento, che affiorano dal territorio. Questo ci deve spingere ad attivare strumenti di analisi e monitoraggio per la conoscenza dinamica del territorio. Alla domanda di sicurezza generalizzata proveniente dai Sindaci dovrà seguire la consapevolezza dell’effettiva minaccia che è cosa ben diversa dell’attuale percezione del rischio. Si dovrà essere in grado di valutare le potenziali o effettive condizioni di degrado sulle quali si può innestare la criminalità organizzata. I comportamenti criminali in genere, si adattano alla diversa morfologia del territorio, alle abitudini delle popolazioni, al tipo di attività produttive, commerciali, direzionali. Nel caso in cui l’amministratore entra nel merito delle questioni è ovvio che questo implicherà maggiori responsabilità ma al tempo stesso troveremo le amministrazioni comunali più pronte a tenere conto dell’impatto delle scelte, degli investimenti sulle infrastrutture, sui servizi, sulla distribuzione delle funzioni direzionali delle città, La Franco Solli Presidente XIII Comunità Montana dei Monti Lepini e Ausoni isogna insistere sulla promozione integrata. “L’unione fa la forza”, è questo un motto tanto spesso pronunciato a parole quanto spesso ignorato nella pratica. In un territorio quale è il nostro, ricco e non omogeneo, formato soprattutto da piccole realtà comunali, è quanto mai importante mettere insieme le forze per puntare ad un obiettivo comune. La Comunità Montana crede in questo e da sempre ha agito nell’interesse dell’intero territorio. Lavoriamo per creare condizioni favorevoli al rilancio economico e turistico del comprensorio. Tutto ciò lo facciamo con un solo fine: vedere le nostre terre finalmente protagoniste. I riscontri positivi sono all’ordine del giorno, sono uno sprone continuo ma B bisogna ancora fare tanto. La Compagnia dei Lepini è nata proprio per aiutarci in questo difficile compito, per promuovere in modo integrato le risorse dei monti Lepini e gli eventi che si svolgono in essi. È in quest’ottica che per il terzo anno consecutivo ha pubblicato l’opuscolo con tutti gli appuntamenti del Natale del comprensorio. Credo profondamente che questa sia la strada giusta che prosegue e, allo stesso tempo, integra, l’azione della Comunità Montana e delle amministrazioni comunali e provinciali. In conclusione auguro a tutti un buon Natale e un felice 2006 e vi consiglio di spendere una giornata di festa per scoprire le bellezze del territorio. Sono così tante che quasi nessuno le conosce tutte. Un aiuto potrà fornirvelo la pubblicazione della Compagnia a cui accennavo prima. Con la “scusa” di assistere ad un evento natalizio, ci si potrà attardare tra i vicoli e i palazzi che “riscaldano”, non solo il Natale, ma l’intero anno lepino. potenziali cause dell’evoluzione della delinquenza. In questo modo la domanda di sicurezza acquisterà una configurazione più nitida. Nel territorio Lepino è certamente minore di altre aree l’incidenza della criminalità diffusa, delle emergenze sociali e degli episodi di teppismo. Il progressivo aumento dei flussi migratori pone l’immigrazione come uno dei temi cruciali della sicurezza, soprattutto a seguito dell’attentato terroristico dell’11 settembre 2001. Il terrorismo è una minaccia che sta condizionando al vita delle società occidentali, ne condiziona gli atteggiamenti e ne determina un senso di insicurezza, ma tuttavia è un errore assimilare questo fattore di insicurezza all’immigrazione. A contrastare questi fenomeni di persone più esposte ai rischi del circuito criminale, occorre un complesso di misure che permettano la piena integrazione delle attività di ordine e sicurezza pubblica, sia preventiva che repressiva, con un piano di interventi sociali utili a contrastare le cause degenerative: emarginazione, miseria, sfruttamento, disadattamento, tossicodipendenza e degrado urbano. Nel nostro territorio va apprezzato lo sforzo compiuto dai Comuni nella direzione di politiche per l’integrazione sociale che hanno dato risultati incoraggianti. Da tempo ormai sta maturando negli amministratori locali la consapevolezza di dover assumere il tema della sicurezza, nella sua accezione più ampia, come uno degli obiettivi del governo locale. Naturalmente oggi appare sempre più esplicito che la sicurezza è qualcosa che va oltre il tema dell’ordine pubblico. Ciò che va costruito è un sistema di rapporti tra tutti i soggetti istituzionali, chiamati contrastare il crimine ed a fornire, ognuno per le sue competenze, risposte ai bisogni di sicurezza e di integrazione sociale. L’incontro con il Prefetto di Roma ha contribuito a valorizzare ed incoraggiare l’impegno di chi quotidianamente opera, nelle istituzioni, nelle forze di polizia e nella società, per affermare il senso dello Stato, impegnandosi così a rendere più sicure le nostre città. Ciò garantisce le condizioni migliori per promuovere lo sviluppo del territorio nel rispetto dei principi di convivenza civile e delle regole della legalità. 5 iLepini intervento 4 Le Feste, un’occasione per fare sistema iLepini 11 11 Fabrizio Di Sauro Direttore Compagnia dei Lepini ello scorso mese di Novembre una delegazione di rappresentanti delle istituzioni (Comunità Montana guidata dal Presidente Franco Solli, e Provincia di Latina guidata dall’Assessore Paolo Panfili) e delle imprese della provincia di Latina e dell’area dei Lepini si è recata in Canada, nella città di Edmonton, dove si sono svolti una serie di incontri e di workshop con istituzioni, imprese ed associazioni culturali presenti in Canada. Anche la Compagnia dei Lepini ha partecipato N 7 iLepini intervento intervento 6 Esportiamo lo STILe lepino all’iniziativa con una rappresentanza di massimo livello in quanto sono stati presenti il Presidente Giancarlo Siddera, i Consiglieri Loreto Bevilacqua (anche nella qualità di Sindaco di Roccagorga) e Francesco Aversa (anche nella qualità di Consigliere Provinciale). La città di Edmonton è una metropoli benestante immersa nel verde, le scuole vantano strutture didattiche e sportive invidiabili e le famiglie locali hanno belle case con giardino e con tanto spazio intorno. La comunità italiana è ben inserita nel tessuto economico, produttivo e culturale della città. Tra la comunità italiana i laziali ed in particolare i lepini (tanti i Privernesi ed i Rocchigiani in Edmonton, ma non mancano Setini, Coresi etc.) continuano ad alimentare e valorizzare le tradizioni le usanze e la cultura italiana in Canada. Edmonton è anche una città tipica della frontiera americana. Una città in cui si incrociano provenienze diverse e disparate, in cui si confrontano e contaminano modi di essere e di vivere alquanto differenziati. Una città capoluogo di una regione, l’Alberta, in cui da qualche anno si è riusciti ad estrarre il petrolio. Una città di circa 1 milione di abitanti che cresce ad un ritmo di 5mila nuovi residenti al mese. Una città in cui c’è un deficit occupazionale del 4%. Cioè mancano occupabili in misura del 4% rispetto agli occupati. Una città il cui bilancio pubblico ha avuto un avanzo positivo di circa 800 dollari canadesi a cittadino e che sarà restituito, con il prossimo anno fiscale, con un bonus di 400 dollari, mentre i restanti 400 saranno investiti in iniziative culturali. Insomma una città ricca, in una regione (l’Alberta) ricca, in uno Stato (il Canada) in indiscussa crescita economica. I canadesi dispongono di un elevato reddito pro-capite ed hanno dimostrato di avere una minore emotività, rispetto ai loro vicini statunitensi, riguardo il terrorismo e le angosce del nostro tempo. Il loro ottimismo è confortato anche da un’economia che cresce a tassi maggiori della maggioranza degli altri Paesi del G7, un’economia sostenuta anche dalla capacità di produrre materie prime ed energia. Quali possono essere, dunque, le nostre opportunità, le opportunità del sistema dei lepini, in questo contesto? Le opportunità sono enormi. In tutto il Canada e quindi anche in Edmonton c’è un fortissima richiesta di Italian style. La cultura, l’arte, lo sport, la musica ed i protagonisti dello spettacolo italiano sono conosciuti e percepiti come aspetti che arricchiscono la qualità della vita. Quindi Stile italiano inteso come Stile di qualità di vita, come buon vivere, come dolce vivere. A questa domanda ogni territorio d’Italia è nelle condizioni potenziali di offrire una valida risposta. E lo è quindi anche il territorio dei Monti Lepini; si tratta di riuscire a definire e ad offrire uno “stile lepino”, inteso come l’insieme dei prodotti e delle produzioni del nostro territorio, coniugato con i modi di vita, le usanze e le tradizioni del territorio, integrato con le esistenze artistiche , culturali, ambientali. Il nostro prodotto, adatto ai mercati locali, nazionali ed internazionali, è nella forza e nell’esclusività dell’identità. Dobbiamo solo far sì che tutti, ma proprio tutti, inizino a crederci per davvero e che adottino l’identità lepina quale fattore di sviluppo economico locale in quanto è solo attraverso tutto ciò che ci definisce e ci identifica che possiamo vincere la sfida della competitività globale e sconfiggere così definitivamente la marginalità sociale ed economica. iLepini primo piano 8 Natale di personaggi e sapori locali 11 11 3 Capanno lepino, simbolo del presepe e della riscossa pag. 4 Le Feste, un’occasione per fare sistema pag. 5 La coesione sociale contro la criminalità Intervento Di Sauro pag. 6 Esportiamo lo STILe lepino primo piano pag. 9 Natale di personaggi e sapori locali interventi Presidenti CM iLepini pag. Nuova serie Edito dal 1989 Numero 11 DICEMBRE 2005 Direttore Roberto Campagna Condirettore Giacomo Benedetti Fotografia Pietro Mastrantoni Foto pag. 12-13 Photo Color Segni Progetto Grafico Fabio D’Achille Studio24 Impaginazione Fabio D’Achille Gianna Pellecchia Stampa Grafica’87 Srl Editori XIII Comunità Montana dei Monti Lepini • Priverno (LT) 04015 Piazza Tacconi, 2 [email protected] XVIII Comunità Montana di Monti Lepini • Segni (RM) 00037 Via Petrarca, 4 www.cmmontilepini.it Redazione Compagnia dei Lepini Sezze Via Umberto I, 46/48 Segni (RM) Via Petrarca, 4 www.compagniadeilepini.it pag. 10 I paesi della Natività pag. 12 La sicurezza partecipata pag. 14 Il dì di festa dell’Amaseno montagne d’Italia pag. 16 Un turismo sostenibile per le aree montane ambiente pag. 18 L’acqua dei 1300 attualità sviluppo locale pag. 20 Isole nella globalizzazione focus pag. 22 Alla scoperta di... Roccasecca dei Volsci economia pag. 25 L’oro verde di Sonnino dal territorio pag. 29 Il tempio dei cavalieri pag. 32 Novelli tra sapori locali e foto d’autore pag. 34 101 filastrocche in fi... era sommario Paolo Mastrantoni Quest’anno i presepi del comprensorio sono diversi. La Compagna dei Lepini ha promosso un’iniziativa per portare i simboli locali tra le statuine. In ogni comune ci saranno uno o più allestimenti così realizzati atale è sempre Natale ma... quello lepino 2005 è diverso. È diverso perché i presepi non sono quelli della tradizione, qualcosa è cambiato, c’è lo zampino della Compagnia dei Lepini che ha coinvolto le amministrazioni comunali in una singolare iniziativa. Gesù è nato in una grotta ma nell’iconografia cristiana spesso è adagiato nella mangiatoia di una capanna. Ora una domanda: qual è il simbolo della Compagnia dei Lepini? Il tipico capanno lepino. Perché allora non utilizzarlo nei presepi? Diversi comuni hanno raccolto l’invito e hanno inserito il simbolo della Compagnia all’interno dei N loro allestimenti. Qualche amministrazione ha addirittura posizionato l’intera scenografia sotto ad un capanno fatto di sassi, legno e “frasche”. Anche un’altra novità abiterà i presepi locali. I pastorelli, gli artigiani e gli stessi Re Magi portavano al Bambin Gesù dei doni. Portavano quello che avevano, quello che producevano. Se il Salvatore fosse nato sui Lepini, cosa gli avrebbero portato le genti locali? Broccoletti, fagioli, carciofi, prosciutto, dolci e tanti altri prodotti tipici del comprensorio. I “figuranti” nei presepi lepini porteranno quindi in dono le bontà tradizionali. Ecco svelate le novità: capanno e prodotti tipici in mano alle statuine. Ovviamente non tutti i presepi saranno così “innovativi”. Come districarsi allora tra gli allestimenti tradizionali e quelli “Lepini”? Semplice. Basta tenere gli occhi ben aperti quando si passeggia per le vie dei centri lepini. Dove si vede uno stendardo... li c’è un presepe lepino. Per andare a colpo sicuro si può consultare l’elenco qui pubblicato o consultare il magazine delle manifestazioni natalizie curato dalla Compagnia dei Lepini. Basta scorrere la lunga fila di presepi allestiti per rendersi conto di quanto questa tradizione sia radicata nel territorio. iLepini editoriale 9 iLepini 11 11 Artena - Piazza della Vittoria Parrocchia S. Maria del Gesù Parrocchia S. Croce Parrocchia Madonna del Rosario Piazza Ginepro Cocchi. Bassiano - Via A.Manunzio - Piazza Torre A cura Amministrazione comunale e della proloco Carpineto Romano - Chiesa di S. Agostino via S. Agostino - Presepe all'aperto orto botanico rione San Pietro via S. Pietro - Chiesa San Leone Magno via Castello - Chiesa Collegiata Piazza Regina Margherita - Chiesa S. Giovanni Carmelo S. Anna via Bernardino Pecci Caldarozzi Prossedi - Piazza Umberto I A cura dell'amministrazione comunale - Piazza Umberto I n° 2 A cura del centro studi prossedani e assessorato attività culturali e dall'artista locale Giampaolo Vani, dal 18 dicembre all’8 gennaio - Via Principessa Augusta Gabrielli all'interno del centro diurno "Suor Maria Stefanelli" A cura dell’Ass.ne fili d'argento. Tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00 - Parrocchia Sant'Agata A cura del gruppo di volontari vincenziano e dai ragazzi dell’azione cattolica Segni - Chiese e locali del centro storico Roccasecca dei Volsci Cori - Piazza Signina A cura Pro-loco e scuole Gorga - Piazza Vittorio Emanuele II A cura dell'amministrazione, proloco, parrocchia dal 20 dicembre al 7 gennaio Maenza - Cantine del centro storico A cura scuola elementare e scuola materne, ass. no profit, privati cittadini, parrocchia, ass.ni immigrati, proloco. Nei gg. 17-18-24-25-26-27 28-29-30 dicembre e 1° gennaio Montelanico - Sala consiliare A cura Pro-loco e Ass.ni locali dal 10 dicembre dalle ore 9-13 e dalle ore 15-18 Priverno - Sala consiliare dal 22 dicembre al 6 gennaio Il magazine degli eventi - Palazzo Baronale A cura dell.Amministrazione e della Biblioteca comunale, servizio civile e pro-loco dal 17 dicembre al 6 gennaio Roccagorga - Piazza 6 gennaio A cura ass.ne ippica "M.Briganti" e Amm.ne comunale dal 18 dicembre al 6 gennaio Sermoneta - Piazza Belvedere Ass.ni locali, proloco Ass.to turismo e cultura Sezze - Piazza IV novembre S. Andrea (locali caritas) P.zza S. Lorenzo (casa natale S. Carlo) P.zza De Magistris Per il terzo anno consecutivo la Compagnia dei Lepini pubblica un magazine con tutti gli eventi che animeranno il Natale del comprensorio. La pubblicazione è in distribuzione, oltre che nei Lepini, anche nei maggiori centri della provincia di Latina e Roma. Con tale iniziativa si vuole fornire un servizio, sia alle amministrazioni, che hanno potuto così promuovere le loro attività, che ai visitatori i quali avranno a portata di mano tutte le attività natalizie. Quest’anno il magazine è “abitato” anche dalla foto del Laboratorio Lepino di fotografia organizzato dalla Compagnia dei Lepini. Oltre 300 scatti sono stati prodotti dai 20 fotografi selezionati. Tali immagini sono state poi esposte in diversi ristoranti della zona riscuotendo un buon successo di pubblico. Quelle stesse immagini impreziosiscono oggi la pubblicazione sul Natale. 11 iLepini primo piano primo piano 10 I paesi della Natività iLepini 11 11 Il 5 dicembre presso la sede della XVIII Comunità Montana di Segni si è tenuto un incontro tra il Prefetto Achille Serra, gli amministratori e i cittadini. Si è discusso dei “temi caldi” dell’area in riferimento anche allo sviluppo del territorio ono ammirato e commosso per l’accoglienza che mi avete riservato, per la bellezza naturalistica ed ambientale di questi luoghi, per la presenza della vostra comunità. Oggi la figura del prefetto è proiettata ad essere tra la gente, capirne dal vivo i problemi e trovare una soluzione. Ecco perché oggi sto fra voi”. Con queste parole il Prefetto di Roma Achille Serra ha iniziato il suo intervento nella sala consiliare della XVIII Comunità Montana dei Monti Lepini- Area Romana, in occasione della visita ufficiale effettuata lunedì 5 dicembre a Segni. Il tema dell’incontro è stato:”Sicurezza e diritti civili nella prospettiva dello sviluppo territoriale”. Hanno aderito all’iniziativa i sindaci di Artena, Maria Teresa Pecorari, di Carpineto Romano Emilio Cacciotti, di Gorga Nadia Cipriani, di Montelanico Simone Temofonte e di Segni Renato “S Cacciotti. I sindaci, presenti con i loro gonfaloni, hanno voluto testimoniare il profondo rispetto che i Comuni da loro amministrati nutrono nei confronti delle istituzioni che a livello decentrato rappresentano lo Stato. Hanno risposto all’invito i rappresentanti istituzionali a livello nazionale, regionale, provinciale e locale, le forze sociali e dell’associazionismo culturale e del volontariato. Sono intervenuti i comandanti dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di finanza e del corpo Forestale dello Stato, nonché i comandanti della Polizia provinciale e Municipale ed i Presidenti dei Gruppi di Protezione Civile del territorio lepino. Al prefetto è stata donata una medaglia in bronzo recante il logo della XVIII Comunità Montana. Un saluto di ben venuto in terra segnina è stato rivolto al Prefetto dal sindaco Renato Cacciotti. E’ una presenza all’insegna della sobrietà, senza toni trionfalistici, in sintonia con il modo di operare del dottor Achille Serra. Sobrietà che ha caratterizzato la sua azione nell’affrontare il dramma della valle del Sacco. È questa la controprova della sensibilità che le istituzioni dimostrano di avere allorché si tratta di affrontare e risolvere le emergenze della sicurezza e della tutela ambientale. Gli amministratori locali, le autorità di governo della sicurezza pubblica, le forze dell’ordine e gli enti territoriali con un’azione congiunta riescono a coniugare la sicurezza, i diritti civili e lo sviluppo territoriale. “ Nel nostro comprensorio - ha sostenuto Renato Cicciotti - la difesa della legalità non ha bisogno di eccessivi sforzi, perché vi è il concorso e la partecipazione di tutti i cittadini”. Il Prefetto ha dimostrato, nel suo intervento di conoscere le problematiche del territorio lepino e della Valle del Sacco. Puntuale è il riferimento che ha fatto alle vicende della Comunità Montana. Ha riconosciuto che questa Comunità è ben gestita, pur essendoci stati momenti di tensione procedurale ed aver risolto tutto nell’interesse della popolazione è merito della maggioranza e dell’ opposizione. Il momento del confronto è necessario. Alla fine , insieme, tra le istituzioni e gli Enti locali si trova la soluzione, in particolare sugli aspetti della sicurezza. “Ed io - ha affermato il Prefetto Serra - ho fatto del dialogo uno dei punti più importanti della mia azione”. Ha dato atto come in questo territorio la sicurezza è garantita. “In un anno, in tutti e cinque i Comuni della Comunità Montana, abbiamo registrato solo 118 furti. Sono cifre irrisorie che ci rassicurano”. Ha fatto, quindi, riferimento al tema della immigrazione. Se gli immigrati non trovano una regolamentazione sono un problema e non una risorsa. Sono costretti a delinquere o a essere sfruttati con il lavoro nero. Su mille detenuti quattrocento sono clandestini. La prostituzione e l’uso degli stupefacenti pur non essendo illeciti penali, creano nei cittadini elementi di insicurezza. La risposta va trovata, a parere del Prefetto, nella “sicurezza partecipata”che vede coinvolti il singolo e tutti i componenti della comunità. Ed è tutta la società che si deve far carico delle emergenze e non solo le forze di polizia. Il poliziotto o il carabiniere di quartiere deve diventare la figura intermedia fra le istituzioni ed il cittadino. Dà fiducia nelle banche, negli uffici postali e si raccorda con le forze dell’ordine. “Oggi, poi, le partite di calcio impegnano centinaia e centinaia di agenti e di carabinieri che si potrebbero utilizzare in altro modo più razionale. È mio intendimento - ha concluso Il Prefetto Serra - di effettuare una più razionale redistribuzione delle forze dell’ordine sul territorio”. (G.B.) Due parole con il prefetto... Alla fine della suo interveto, il Prefetto si è intrattenuto cortesemente con i giornalisti della televisione e della carta stampata. A seguito dell’abbandono delle campagne, il territorio montano rischia di subire continui dissesti ambientali. Quali possono essere le forme di prevenzione dell’integrità del suolo? “ Tutti gli organi, le forze di polizia e gli Enti locali devono monitorare costantemente il territorio. Il metodo di lavoro è quello già esposto: lavorare nella logica della sicurezza partecipata. L’esempio positivo è quello sperimentato in questi giorni di rischio di esondazione del Tevere: vi è stata la partecipazione di tutti: forze dell’ordine istituzioni ed enti locali”. In merito alla situazione di emergenza per l’inquinamento della Valle del fiume Sacco, non tutte le notizie vengono diffuse tra la gente... “Mi farò carico di rappresentare questo problema sia al Presidente della Regione Piero Marrazzo, sia al Presidente della Provincia Enrico Gasbarra. Ambedue sono molto sensibili a queste problematiche.” 13 iLepini attualità attualità 12 La sicurezza partecipata iLepini 11 11 Nell’ambito dell’iniziativa “Puliamo il mondo” organizzata dalla Legambiente, un gruppo di volontari di Priverno si è dedicato alla pulizia del fiume. È nato anche un comitato che porta il suo nome che metterà in cantiere altre azioni per la salvaguardia delle acque. ggetti, persone, culture. Un flusso non solo materiale di cibi, materie prime e preziosi; non solo un mezzo di trasporto per incrementare i commerci e collegare l’entroterra con la riviera d’Ulisse. Nei secoli il fiume Amaseno è stato molto di più. Ha rappresentato l’anello di congiunzione del comprensorio lepino, alimentando la circolazione delle idee, dei saperi, delle culture. Dalla sua vallata si è dipanato un movimento centrifugo che ha dato origine alle realtà collinari, figlie di un’identità comune, di un’appartenenza mai sopita a quei valori nati dall’incrocio tra la civiltà volsca e quella romana. Fulcro di un melting pot di stili di vita trasversali, il fiume è il O simbolo di un’eredità contesa, di un legame profondo con la propria terra d’origine. Il rispetto dell’Amaseno diviene, per metonimia, il rispetto delle proprie radici, di quell’insieme complesso di significati che ricade nella sfera semantica della parola ‘cultura’. Da e per l’Amaseno sono passate le storie, le guerre, le contese campanilistiche di una terra divisa tra i monti Lepini e i monti Ausoni. Ma l’affievolirsi dei legami comunitari, l’indebolimento dell’identità è coinciso con una minore attenzione verso le risorse paesaggistiche e naturalistiche del territorio. Un’aggressione che si è manifestata nella cementificazione degli argini, nell’abbandono delle sponde, negli scarichi abusivi di sostanze tossiche nelle acque. Le gite al fiume, i bagni alla cascata delle Mole Sante, i bambini che pescano insieme ai papà sulle rive del fiume sono diventati ricordi immersi in un nostalgico immaginario collettivo. Ne restano foto in bianco in nero, di uomini sorridenti in pantaloncini corti che si tuffano nell’Amaseno, di donne e bambine con i conconi di rame che lavano i vestiti nelle sue acque. Le foto del servizio, realizzate dai volontari del Comitato, appartengono alla mostra itinerante “I tesori dell’Amaseno”. L’allestimento è stato presentato per la prima volta in occasione della manifestazione “Tra Bacco e Apollo”, che si è tenuta lo scorso 20 novembre in piazza Giovanni XXIII a Priverno, la mostra sarà presente nei prossimi giorni negli istituti scolastici del centro lepino e nelle sue maggiori piazze. L’iniziativa ecologica idare colore e spessore a quelle immagini, attraverso l’impegno di decine di volontari. Così è iniziata l’operazione Amaseno e così è nato il Comitato che ne porta il nome. Ore 8.00 di domenica 25 settembre, l’appuntamento per tutti è alla diga, al confine tra i comuni di Priverno e Roccasecca dei Volsci. Armati di rastrelli, guanti, falci, tagliaerba, semplici cittadini e i volontari del Centro Operativo Circe della Protezione Civile di Priverno si ritrovano lungo le sponde del fiume Amaseno. L’obiettivo? Nella giornata, dedicata da Legambiente alla manifestazione “Puliamo il mondo”, si vuole tornare a parlare di salvaguardia e tutela dell’eco-sistema fluviale. Dopo anni di soprusi, di crimini commessi ai danni dell’ambiente, si avverte il bisogno di catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulla necessità di elaborare e mettere in campo azioni tese al recupero delle aree degradate. Il fiume Amaseno è un simbolo ed insieme un punto di partenza di un progetto più ampio, che mira a sollevare un dibattito critico sui problemi ambientali. Scaldabagni, lavatrici, gomme di automobili e di tir, televisori, carrozzine, tante, troppe bottiglie di plastica e di vetro, addirittura una vasca da bagno e la parte anteriore di un’automobile: questo quanto è emerso dalle sponde e dal letto del fiume in una mattinata segnata dal sole e dal sudore dei volontari. Al termine della manifestazione poco più di centocinquanta metri di sponda risultano sgombri dai rifiuti e dalle sterpaglie. Un grande risultato, visti i mezzi a disposizione. Ma non basta, nasce una nuova consapevolezza. È necessario l’intervento delle istituzioni e degli enti locali, perché l’iniziativa possa sperare di avere un futuro. Il “Comitato per la salvaguardia e la tutela del fiume Amaseno”, al quale nel frattempo hanno aderito anche l’associazione pescatori di Priverno e i gruppi della Protezione Civile di Roccasecca dei Volsci e di Sonnino, avvia un’azione di sensibilizzazione verso l’Ardis (l’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo) e R programma una seconda iniziativa ecologica. Il 23 ottobre, giornata dedicata da Legambiente e dalla Protezione Civile alla manifestazione “Operazione FIUMI - Campagna Nazionale di prevenzione e informazione sul rischio idrogeologico”, scatta la seconda fase del progetto Amaseno. Un mezzo cingolato, dotato di un lungo braccio meccanico, arriva sulle rive del fiume. Insieme ad esso convergono nell’area della diga gli esperti dell’Ardis, i dipendenti della XIII Comunità Montana dei Monti Lepini ed Ausoni (anche loro dotati di un piccolo mezzo meccanico); i volontari della protezione Civile di Roccasecca e Priverno (Centro operativo Circe) e i membri del comitato. Da Priverno, passando per Roccasecca dei Volsci e fino giù a Sonnino Scalo è un lungo cordone colorato di mezzi ed uomini, impegnati nel recupero del proprio fiume e delle proprie radici. Nei giorni seguenti un lungo tratto di sponda e del letto del fiume vengono puliti, dal letto vengono rimossi ingombranti e rifiuti. Una nuova prospettiva si apre, il suo nome è “Parco fluviale dell’Amaseno”. Un’idea che rimbalza da anni nelle menti degli amministratori locali, ma che non ha ancora trovato concretizzazione. “Ora che il velo del silenzio è stato strappato, occorre guardare oltre. - afferma il consigliere provinciale dei DS, nonché membro del Comitato, Federico D’Arcangeli Dobbiamo avere la capacità di elaborare un progetto di salvaguardia del fiume, che coniughi alla tutela la sua fruibilità. Spazi verdi, aree protette, piste ciclabili, dove le nostre famiglie possano incontrarsi e trascorrere il proprio tempo libero. Ma il recupero dell’Amaseno deve diventare anche una molla per lo sviluppo del turismo legato alla natura e all’ambiente. Un obiettivo possibile”. Un obiettivo nel quale i volontari credono, tanto che per la prossima primavera è in preparazione una nuova giornata ecologica, con un coinvolgimento di massa, alla quale è prevista anche la partecipazione dell’assessore regionale all’Ambiente Angelo Bonelli. Per fare questo è necessario avviare un confronto sinergico con gli enti e le istituzioni territoriali, perché la difesa dell’Amaseno diventi realmente la difesa di un intero territorio. (S.T.) 15 iLepini attualità attualità 14 Il dì di festa dell’Amaseno iLepini 11 11 Antonio Ciaschi Direttore Generale dell’Istituto Nazionale della Montagna Docente di “Organizzazione del territorio montano” presso l’ Università degli Studi “La Sapienza” di Roma Si sono svolte, anche quest’anno, le celebrazioni per la giornata internazionale della montagna, proclamata dall’Onu nel 2003 per promuovere e valorizzare lo sviluppo sostenibile degli ambienti della montagna, proteggendo a tutti i livelli il territorio e le popolazioni, sostenendo la vita e l’integrazione, lo sviluppo economico e sociale nel rispetto della pace e della tolleranza. Il tema scelto per l’edizione del 2005 è stato quello del turismo sostenibile come strumento per 17 iLepini montagned’Italia montagned’Italia 16 Un turismo sostenibile per le aree montane ridurre la povertà nelle aree montane. È un tema questo di grande attualità e sul quale ogni paese è obbligato a investire molte attenzioni, soprattutto dopo che il mondo intero ha sancito i principi di sostenibilità ambientale durante la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992. La conseguenza di quel Summit è stata una vera e propria inversione di rotta rispetto alle politiche di sviluppo, in parallelo con il mutato atteggiamento della collettività, più attenta al degrado ambientale e ai problemi derivati dalla rottura dell’equilibrio tra uomo e natura. Il documento più importante prodotto in quell’occasione dai grandi della Terra è stato Agenda 21 che contiene addirittura un intero capitolo - il 13 - sulle montagne. Più di 50 milioni di turisti visitano le regioni di montagna ogni anno, attratti dalle bellezze naturali e dalla possibilità di attività all’aria aperta. Il turismo, dunque, oggi sta diventando la principale fonte di reddito per molte aree montane, comprese quelle dei paesi in via di sviluppo. Bisogna però fare molta attenzione perché pur se l’attività turistica riesce a generare alti profitti nel breve periodo, può causare in periodi più lunghi danni irreparabili all’ambiente. È triste ammettere che ancora oggi, tranne qualche eccezione, le aree montane sono ancora tra le più marginalizzate e meno sviluppate del mondo. E le popolazioni montane tra le più povere e affamate. La ricorrenza della giornata internazionale della montagna come ogni anno ci ha dunque posto, a noi che ci interessiamo di montagna, di fronte a un tema di scottante attualità. Sono stati organizzati molti eventi e iniziative questa volta in tre diverse città italiane (Torino, Roma, Palermo). Sono stati premiati personaggi illustri che si sono distinti per aver operato a favore della montagna nei diversi campi della ricerca scientifica, dello sport, dell’economia, della politica. Ma soprattutto sono stati giorni di riflessione e di confronto sulla gestione del turismo montano. Con l’idea, comune a tutti, che questo debba portare beneficio alle popolazioni della montagna senza degradare l’ambiente, prezioso, nel quale queste vivono. Oggi la montagna non può fare a meno del turismo ma questo non può limitarsi a un’unica stagione né a una monoattività, per non legare il benessere della popolazione locale alle incertezze del clima e della moda e per evitare riflessi negativi sull’identità delle culture locali. Quello su cui dunque si deve puntare è uno sforzo per utilizzare al meglio le strutture già presenti sul territorio; per sensibilizzare, attraverso azioni di comunicazione e informazione, i frequentatori delle aree montane all’attenzione e al rispetto per l’ambiente; per rendere l’impatto del turismo sull’ambiente, il più morbido possibile; per orientare le scelte turistiche sempre più verso la riscoperta della complessità della montagna e dei molteplici aspetti che di essa si possono vivere, in tutte le stagioni dell’anno. Questo è uno sforzo che devono fare gli amministratori locali e la popolazione dei territori montani, approfittando di una maggiore predisposizione e curiosità del turista moderno. iLepini 11 11 Nei pressi di Pian della Faggeta si trova la sorgente del Sambuco. È la fonte più alta dei Lepini e da vita ad uno degli abbeveratoi preferiti dei pastori e... della salamandrina dagli occhiali Antonio Gerardi 1310 metri di quota, lungo il percorso che collega Pian della Faggeta al Monte Semprevisa, in prossimità della strada sterrata, sgorga, come per un miracolo della natura, la sorgente del Sambuco, la più alta di tutte le sorgenti perenni dei Monti Lepini. Sembra quasi impossibile che a questa quota, in un ambiente carsico caratterizzato dalla presenza di rocce calcareodolomitiche, molto permeabili a causa dell’intensa fratturazione, possa trovarsi una sorgente di acqua limpida e di ottima qualità. Il mistero della sua genesi è svelato dall’osservazione degli strati rocciosi che affiorano nelle vicinanze. Alla base della scaturigine si trovano degli strati di roccia marnosa poco permeabile che rallentano l’infiltrazione dell’acqua verso il sottosuolo e consentono la formazione di una piccola falda sospesa. L’opera viene poi completata da una faglia, cioè da una frattura della roccia che ha spostato un blocco roccioso verso l’alto determinando uno sbarramento al flusso dell’acqua. L’acqua della sorgente scaturisce tramite una grotta a sviluppo orizzontale e si estende per circa sei metri. All’esterno, l’acqua viene captata tramite un bottino che immette l’acqua in un fontanile di cemento. La qualità dell’acqua del Sambuco, dal punto di vista chimico-fisico, è eccellente perché è classificata oligominerale, cioè povera di sali, caratteristica derivante dal fatto che essa compie un percorso breve all’interno delle rocce calcaree. La stessa cosa non può dirsi della qualità batteriologica poiché, a causa della vetustà e della tipologia delle opere di presa, sono presenti colonie di batteri che la rendono batteriologicamente non pura e quindi non potabile. I batteri sono presenti soprattutto a causa dell’attività biologica che avviene all’interno della grotta A per la presenza di insetti, anfibi e mammiferi come pipistrelli e piccoli roditori. La qualità dell’acqua potrebbe essere migliorata con il rifacimento del bottino di presa spostando le opere di presa il più possibile all’interno della grotta e, se possibile con la chiusura della grotta in modo da isolare l’ambiente sotterraneo dall’esterno. Altre migliorie possono riguardare anche una bonifica estetica di tutti i manufatti in cemento che potrebbero essere ricostruiti e rivestiti in pietra locale, come era all’origine, quando i pastori si ritrovavano con le loro mandrie durante la transumanza. L’importanza dei fontanili di alta quota presenti sui monti Lepini, riguarda anche la sopravvivenza di alcuni anfibi come il Tritone, l’Ululone dal ventre giallo e la Salamandrina dagli occhiali. Quest’ultima è una specie protetta che nei Lepini si trova molto frequentemente ed è nota per la particolare postura che assume se minacciata, ripiegando la coda verso il capo e torcendo quest’ultimo all’indietro in modo da formare, con tutto il corpo, un cerchio perfetto. Tutti questi anfibi vivono in prossimità dei fontanili perché per riprodursi depongono le uova nell’acqua che nei Lepini scarseggia, mancando un reticolo idrografico sviluppato e corsi d’acqua perenni. Quando si sosta per rifocillarsi e rinfrescarsi alle chiare e fresche acque del Sambuco, magari durante una salita alla Semprevisa, riflettiamo anche sul delicato equilibrio che esiste tra le esigenze dell’uomo che utilizza l’acqua per la pastorizia e i piccoli ospiti anfibi che, in un ambiente a loro ostile, hanno saputo adattarsi utilizzando anch’essi l’opera dell’uomo. 19 iLepini ambiente ambiente 18 L’acqua dei 1300 L’acqua della sorgente scaturisce tramite una grotta a sviluppo orizzontale e si estende per circa sei metri. All’esterno, l’acqua viene captata tramite un bottino che immette l’acqua in un fontanile di cemento iLepini 11 11 Damiano L’Aede agente di sviluppo locale L’internazionalizzazione dei mercati permette alle imprese, uomini, capitali, libertà di movimento, di trovare i luoghi della loro valorizzazione. In ogni parte del mondo però saranno necessari infrastrutture materiali e immateriali al fine di fare impresa. Dove non ci sono bisogna inventarle. Questo è uno dei compiti della agenzie di sviluppo come la Compagnia dei Lepini lcune sere fa, alla Festa dell’Olio di Sonnino (Latina), un imprenditore locale, un affermato frantoiano, come sono chiamati qui i produttori di olio, raccontava un pò per caso al cronista del suo rapporto con il mercato internazionale, della sua avventura irlandese, del primo contatto tutto ciociaro (un corregionale che commercia a Dublino) e purtroppo del poco edificante epilogo di un suo credito finito in contenzioso. Nella seconda decade di ottobre, A una delegazione di amministratori locali, animatori e imprenditori (coordinata dalla Compagnia dei Lepini) ha partecipato ad un importante work shop in Canada per promuovere su quel mercato d’oltreoceano l’offerta turistica e le produzioni (soprattutto agro-alimentari) dei Monti Lepini. Dal 24 novembre al 5 dicembre, in tutti i capoluoghi di provincia del Lazio, l’Assessore regionale a Pmi, commercio e artigianato, Francesco De Angelis, insieme ai responsabili del Bic Lazio e dell’Agenzia di sviluppo regionale, ha presentato, in altrettanti incontri pubblici, “una opportunità da non perdere” ossia i servizi reali per l’internazionalizzazione delle imprese previsti dalla sottomisura IV.3.3 del Docup Ob.2 del Lazio. Isole nella corrente: così il famoso sociologo Arnaldo Bagnasco ha definito le città e i moderni sistemi locali, parlando del loro nuovo ruolo strategico nei processi di globalizzazione, durante la sua prolusione all’incontro internazionale di studio promosso dall’Aislo (Associazione Italiana Incontri e Studi sullo Sviluppo Locale) dal 27 al 29 ottobre scorso a Barletta, in Puglia. Potrà apparire un po’ bizzarro l’accostamento di fatti così diversi, in realtà esso sottende una domanda assai semplice ed esplicita: può un piccolo sistema territoriale come quello dei Lepini candidare la propria offerta economica - produzioni, ricettività turistica, residenzialità - sui mercati internazionali, e con quali strumenti? La risposta (affermativa) è confortata addirittura dalla assai nota dichiarazione - “Gli stati sono diventati troppo piccoli per le grandi cose, e troppo grandi per le piccole.” - con cui Daniel Bell qualche anno fa prendeva atto che i vecchi assetti consolidati (statuali) dell’organizzazione sociale venivano sfidati dai processi della globalizzazione. Forse non bisogna enfatizzare il termine globalizzazione, un po’ ambiguo, ma neppure sottovalutare i processi reali che questo evoca. Sono ad esempio processi reali, insieme ad altri, la crescente internazionalizzazione dei mercati di beni e servizi. E in questi processi reali - sostiene proprio Bagnasco, e molti altri autorevoli analisti con lui - sulla scena ricompaiono le città e le regioni: “La storia non si ripete, non siamo alla vigilia di un ritorno delle cittàstato, ma (...) nei momenti in cui poteri superiori sono in difficoltà, confusi o in ridefinizione, le città possono tornare a essere attori in certa misura unitari e capaci di efficaci strategie economiche e politiche nel mondo esterno”. Sono le città che possono candidarsi a svolgere un ruolo primario e strategico nelle nuove dinamiche di sviluppo: è la tesi ormai largamente condivisa dagli studiosi di sviluppo locale. Le città infatti concentrano elementi essenziali per lo sviluppo al tempo della globalizzazione: saperi, servizi innovativi e, per molti versi, autonomia e coerenza nelle strategie di decisione politica. “D’altronde - dice sempre Bagnasco - gli elementi primari della nuova economia sono le informazioni, che possono essere trattate, immagazzinate e distribuite in grande quantità e velocità, a grande distanza”. C’è, dunque, la possibilità tecnica (per l’impresa, per la città “strategica”, per il sistema locale adeguatamente equipaggiato) di gestire le reti di produzione e commerciali a distanza. La globalizzazione permette a imprese, uomini, capitali, libertà di movimento, in modo da trovare i luoghi della loro valorizzazione. Grandi o anche piccole impreserete possono insomma cercare condizioni vantaggiose in parti diverse del mondo. Alle opportunità di movimento corrispondono però altrettante possibilità e convenienze di permanenza e di radicamento. L’impresa olearia di Sonnino può esportare il suo prodotto di eccellenza in Irlanda come in Giappone (così come altre imprese potranno addirittura trasferirsi in blocco in Romania e chissà in quanti altri posti) ma avrà bisogno sempre di buoni fornitori, di buoni servizi in loco, ed anche di assistenza tecnica all’estero. Per produrre qualità a prezzi competitivi. Per innovarsi. Per evitare o gestire i contenziosi commerciali, ad esempio. Nel flusso, nei flussi, nei marosi della globalizzazione c’è dunque bisogno di terra-ferma, di isole. Questo spiega la persistenza dei sistemi territoriali, e il successo di alcuni di questi. “La regionalizzazione - è sempre Bagnasco a ricordarcelo - si basa su una capacità competitiva delle economie locali dovuta in gran parte a forme di cooperazione e capacità di apprendimento altamente specifiche. E si capisce - dice ancora il sociologo delle Tre Italie - perché le città oggi tornino a essere unità più strutturate dell’organizzazione sociale, quando sono capaci di selezionare una strategia politica, una economia con caratteri che si integrano, e una cultura che ne assicura l’identità”. Mentre i flussi erodono i vecchi assetti territoriali della società e sollecitano riposizionamenti, la vera questione per ogni società locale è “la capacità non di sottrarsi ai flussi, ma di selezionarli, incanalarli, sfruttarli per la propria crescita”. Essere nel grande flusso della interazione globale è rischioso, ma indispensabile. Le città che elaborano strategie selezionano e incanalano i flussi, valorizzano le potenzialità del mercato globale senza attendere le tardive (difficili) politiche nazionali, diventano isole, diventano indispensabile terraferma. E dove non ci sono le città (intese come concentrazioni di saperi, di strutture, di decisioni) bisogna inventarle. Come sul nostro territorio sta tentando di fare la Compagnia dei Lepini, disponendo anche, ovviamente, dell’indispensabile contributo finanziario e legislativo della Regione. 21 iLepini sviluppo locale sviluppo locale 20 Isole nella globalizzazione iLepini 11 Francesco Scacchetti A La storia a valle dell’ Amaseno è celebre nella storia anche grazie all'immortale poema Virgiliano (Eneide, cap. XI). Qui avviene il mitologico episodio di Metabo e Camilla. Metabo, re dei Volsci, in una insurrezione popolare viene cacciato da Priverno ed è costretto a fuggire e a vagare per i monti con in braccio la piccola Camilla. I suoi nemici non cessano di dargli la caccia e giunge, cercando scampo, nel fiume Amaseno. Lo trova però ingrossato e tumultuoso per la piena e non rischia di passarlo a nuoto con la bimba al collo. Allora prende un'estrema decisione: avvolge la piccina in una scorza di sughero, che lega alla sua lunga e poderosa lancia e L la scaglia, con tutte le sue forze, al di là del fiume.. La lancia va a piantarsi nella riva opposta. La piccola è così salva. E' probabile che questo avvenisse presso le pendici di Monte Alto. Le origini di questo piccolo centro sono avvolte nella leggenda e qui la mitologia è diventata storia. Basti pensare che insieme ai Volsci, i Latini, i Romani, hanno segnato di molte vicende queste terre diventate poi possedimento dello Stato Pontificio. E proprio qui molti Papi sono transitati. Allo stesso modo dei paesi limitrofi, così Roccasecca fu rifugio da tempi memorabili di piccole guarnigioni e fuggiaschi scampati agli attacchi dei Romani prima e alle truppe di Carlo Magno in seguito alla Piperno Volsca e Latina. Il nome del paese non lascia scampo a dubbi: siamo nella terra dei Volsci. I Volsci fu gente che fece del controverso rapporto con l’impero Romano uno degli elementi più importanti della propria identità. Pur confinando con la più potente città dell’impero, la grande Roma, queste popolazioni tenteranno sempre di mantenere una propria autonomia mai completamente sottomessi. I Volsci provvedevano a rifugiarsi tra le montagne, per difendersi. Tipicamente simile ai villaggi laziali nati per scopi militari, con Torri d’avvistamento, già nel 1217 Roccasecca figura nell’elenco dei paesi della diocesi di Priverno. La sua importanza viene oltremodo confermata da ripetuti attacchi bellici, che nel corso della sua secolare storia il paese ha subito con due tremende distruzioni: la prima nel 1125 ad opera delle truppe di Papa Onorio II, la seconda da parte dei soldati del Francese Carlo VIII che nel 1425 faceva radere al suolo il piccolo abitato in omaggio alla amicizia che lo legava alla famiglia dei Colonna, in quel periodo ostinati oppositori del Papa. Siamo nella terra dei Papi e questi più di ogni altra autorità hanno deciso le sorti del nostro territorio. La storia del centro urbano di Roccasecca dei Volsci si fa risalire al IX sec. Sul luogo di una torre d’avvistamento romana si sviluppò nel medioevo l’insediamento che fino al 1205 si chiamava Castrum S. Crucis. Appartenne ai Conti di Ceccano, ai Carafa, ai Massimo, ai Gabrielli e agli Altieri. Tra queste famiglie la più importante per le opere realizzate è sicuramente quella degli Aristocratici Romani Massimo che il 10 giugno del 1558 si succedettero alla guida del feudo. Questi inizialmente scelsero Prossedi ma successivamente stabilirono intorno al 1608 che Roccasecca fosse il centro del loro feudo e iniziarono una serie di interventi architettonici e artistici allo scopo essenziale di riaffermare la loro importanza. Manifestazioni ed Eventi 17 gennaio viene celebrata la Festa in onore di S. Antonio Abate con la tradizionale benedizione degli animali domestici e la distribuzione, da parte delle donne del paese, del tipico “Panusteglio di S. Antonio”. La notte del 18 marzo si festeggia la Festa di S. Giuseppe, i cittadini per tradizione "illuminano" il paese organizzando nella serata pittoreschi falò in un clima caldo ed accogliente. Si possono degustare i tipici Lonci o panini con broccoletti e salsiccia, accompagnati da vino locale. La festa si arricchisce di sensazioni e sapori. Il Corpus Domini è caratterizzato dal mirabile scenario dell’Infiorata dinanzi la Chiesa di S. Maria Assunta. È un momento di forte aggregazione sociale Il per i Roccaseccani che, insieme, provvedono all’allestimento dell’infiorata Nella penultima domenica di agosto si celebra l’annuale Festa di S. Massimo, patrono del paese. Nell’ultima domenica di agosto si tengono la Festa dell’Arrivederci e la Sagra della capra, in cui si può assaporare il tipico piatto, di capra al sugo. Il secondo week-end di settembre i festeggiamenti si chiudono con la Festa delle Caciottelle, durante la quale, oltre alla vendita dei prodotti dell’artigianato locale, si possono mangiare le prelibate “marzoline”, caciottine fatte con metodi tradizionali dai pastori. Le bontà gastronomiche olio, il formaggio, le carni nostrane, sono la vera risorsa di questa comunità, e da sempre hanno caratterizzato l’enogastronomia locale. Tra i piatti tradizionali c’è la minestra di fagioli con le cotiche, la tipica polenta con carne di maiale e broccoletti; i cecapreti, fatti con acqua e farina; la “minestra marinata” ottima zuppa di verdure; gli “stracci”, una sfoglia con ragù e formaggio pecorino; il “canescione”, tipica pasta di pane farcita di ricotta. Particolare attenzione meritano gli allevamenti ovini e caprini, che godono di un ottimo ambiente che garantisce una eccellente qualità delle carni. Tra i dolci si distinguono per sapore e originalità i deliziosi mostaccioli, fatti con il miele e noci e farciti di spezie e le ciambelle all’acqua o al vino. L’ 23 iLepini focus 11 rroccato su un fianco del Monte Curio a 376 m.s.l.m, questo piccolo centro della provincia di Latina, per la sua particolare posizione geografica gode di un ampia visuale. Infatti Roccasecca dei Volsci è il paese dei belvedere. Da qui è possibile osservare i monti Ausoni, Aurunci ed i Lepini, che vanno dal versante della Semprevisa a quello Ciociaro. La visione dell’ agro pontino,della valle dell’Amaseno, del promontorio del Circeo, delle isole Pontine, dell’area archeologica dell’antica Privernum e i paesi di Maenza, Roccagorga, Prossedi, Sonnino e Priverno, suscita un’infinità di forti sensazioni. Il verde degli ulivi della valle si unisce al verde dei boschi di castagno, olmi, carpini, lecci del monte Arto di Pisterzo (810) e del monte delle Fate (711) che circondano il paese. Roccasecca, negli ultimi anni, ha vissuto un chiaro esempio di valorizzazione delle risorse ambientali. La sua parte più alta è frequentata da numerosi amanti del deltaplano. Proprio da Monte Curio (651) ogni giorno si vedono volare gruppi di acrobati dell’aria che altri non sono che cercatori di venti favorevoli e di panorami mozzafiato. focus Alla scoperta di... Roccasecca 22 dei Volsci Già nel 1217 la città figura nell’elenco dei paesi della diocesi di Priverno iLepini 11 11 Da visitare A ll’interno del borgo medievale sono ancora molti i gioielli architettonici conservati tra i quali domina la scena nel punto più alto di Roccasecca: il palazzo Baronale del “Principe Massimo” fatto edificare dal cardinale Carlo Camillo Massimo intorno al 1650, una struttura che ancora mantiene la sua funzionalità polivalente. Situato nella piazza principale “Umberto I°” conserva ancora intatte tutte le sue caratteristiche di corte medievale. Un grande portone è all’entrata principale a cui segue un atrio con quattro porte che prima conducevano ai locali del personale di servizio. Quindi si arriva al cortile in cui c’erano le stalle e gli spazi adibiti al frantoio, oltre ad una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. La struttura oggi è sede della amministrazione comunale e tra le stanze che hanno cambiato la loro destinazione d’uso, adibite ad uffici e circoli ludici e ricreativi, si trova la cappella Gentilizia. Nel palazzo c’è ancora l’antico frantoio azionato un tempo dai cavalli per la molitura delle olive. Di fronte si trova la Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta in Cielo, nel cui altare è conservato il corpo di S. Massimo patrono del paese. Il Tempietto di S. Raffaele, fatto costruire nel 1659, rappresenta un’elegante struttura architettonica neoclassica contenente importanti opere d’arte quali gli affreschi di Francesco Cozza. L’opera splende con i suoi mattoni rosso intensi, fra il verde dei cipressi, pini e dei tipici lecci, nel punto più alto dell’ omonima collina a (391 m.). In discreto stato di conservazione, ma pur sempre, importante opera artistico - religiosa, è la cappella Madonna della Pace, nata probabilmente come edificio privato. Ristoranti La Magnatora Località Martavello Tel. 0773.920000 - 0773.920338 Panorama - Da Germano Via XXI Aprile, 13 Tel. 0773.920131 Santa Croce Via S. Croce, 89 Tel. 0773.920017 Il 7 e l’8 dicembre si è tenuta la quarta festa dell’Oliolive. Tra le varie iniziative, è stato ideato un percorso gastronomico per le vie del centro Stella Teodonio muretti in pietra, i piccoli terrazzamenti e tra di essi piante secolari, strappate ai rovi e agli incendi, che con le radici ricurve trattengono un terreno aspro e difficile. Le piante d’olivo ricordano, nella loro conformazione, la struttura del centro storico di Sonnino: tante piccole case costruite sul cono di una collina, con vicoli stretti, che confluiscono verso il centro, dove sorge il castello e poi solo cinque porte, per impedire l’accesso ai nemici e, in tempi più recenti, ai briganti. Una simbiosi, quella tra Sonnino e l’olivo, che I affonda le sue radici nei secoli passati, ma di cui non si è ancora riusciti a ricostruire l’origine. “Sicuramente la composizione del terreno e la struttura del nostro territorio hanno inciso in maniera profonda sulla coltivazione prevalente delle piante d’olivo, - spiega il sindaco del centro ausono Gino Cesare Gasbarrone - ma non sappiamo a quale periodo risalga questa tradizione. Esistono nell’archivio storico dei documenti databili al XVI-XVII secolo, che stiamo tentando di tradurre per comprendere se già in quel periodo il paesaggio fosse simile a quello attuale”. Migliaia di piccoli oliveti che, tra novembre e dicembre, si animano per dare vita ad un rito secolare, dove tradizione ed economia si intrecciano in un rapporto profondo e spesso inconciliabile. Per due giorni, il 7 e l’8 di dicembre, Sonnino si è fermata per rendere omaggio al re delle sue colline. La IV edizione della “Festa dell’oliOlive”, organizzata dal comune ausono in stretta collaborazione con la Compagnia dei Lepini, è stata un momento per consacrare la bontà 25 iLepini focus economia 24 L’oro verde di Sonnino iLepini economia 11 11 dell’olio extravergine 2005, ma anche per tracciare un bilancio delle attività fin qui svolte per la sua valorizzazione. Un incrocio tra cultura, tradizione, economia e prodotti tipici, per comprendere e far comprendere che lo sviluppo del territorio passa attraverso l’integrazione di elementi disgiunti e il rilancio del settore turistico. Un turismo di nicchia, legato ad uno stile di vita. Quello lepino. “La valorizzazione del prodotto tipico e della sue modalità di produzione - sottolinea Fabrizio Di Sauro, direttore della Compagnia dei Lepini - deve essere l’asse portante della riscoperta dell’identità del territorio, dei suoi usi e costumi. Esiste un modo di essere lepino, un life style, per utilizzare un’accezione tipicamente inglese, che è il risultato di un’integrazione tra fattori economici, culturali, storici e socio-antropologici. Questa deve diventare la nostra discriminante per essere competitivi sul mercato. L’obiettivo che ci poniamo è di costruire un insieme di ragioni per cui una quota di mercato, del mercato turistico, troverà giusto muoversi per venirci a vedere, per scoprire le nostre ricchezze. La ‘Festa dell’OliOlive’ rappresenta un anello di questa catena di sviluppo”. La manifestazione ha avuto inizio, mercoledì 7 dicembre, con l’inaugurazione di due mostre fotografiche. Alle ore 16.00, nella Biblioteca Comunale, è stata aperta la mostra dedicata all’Oliocultura, curata dai ragazzi del servizio civile. Gli scatti dei 20 fotografi, che hanno partecipato al “Laboratorio lepino di immagine e fotografia”, sono stati esposti, invece, in un locale su Corso Battisti. Curata dalla Compagnia dei Lepini, la mostra si pone come identità visiva di una terra, raccontata attraverso i suoi mestieri, la sua natura, le sue tradizioni, i suoi luoghi simbolo. Dal Pallio di Carpineto ai leoni trafugati di piazza Giovanni XXIII a Priverno; dagli alberi innevati della Semprevisa agli impagliatori di Roccagorga; dagli ulivi secolari delle colline lepine ai capanni dei pastori: un viaggio a ritroso nella memoria storica delle nostre tradizioni, con l’intento di comunicare insieme un senso di appartenenza ed un spirito di apertura e calda accoglienza. Alle 17.30 presso l’Auditorium comunale si è tenuta una dimostrazione pubblica di assaggio dell’olio nuovo, derivante dalla molitura del 2005. Giornalisti, politici, fotografi, amministratori e ragazzi del centro ausono si sono confrontati in una sfida per riconoscere le maggiori caratteristiche organolettiche dell’olio. “Si è trattato di un esperimento interessante, che ha suscitato curiosità e che pertanto ripeteremo nel mese di gennaio. - ha commentato il primo cittadino ausono - Assaggiare e provare l’olio, così come si degusta il vino, può portare ad una maggiore consapevolezza dei parametri che rendono un olio di qualità, spingendo i produttori a rivedere i propri metodi di produzione verso l’alto”. E per la seconda volta Sonnino ha decretato il suo principe. Una giuria di esperti dell’Aspol di Latina ha dichiarato l’olio extravergine di oliva della ditta Corazzino come il migliore tra i trentotto, che hanno preso parte alla competizione. Ai primi cinque classificati il comune di Sonnino rilascerà l’attestato “Il Principe dell’Olio sonninese 2005” ed una particolare menzione nel sito del comune. “La riforma Ocm del settore dell’olio di olivo: quali prospettive?”, questo il titolo del convegno, organizzato dall’amministrazione comunale di Sonnino, in collaborazione con l’Aspol di Latina, che ha aperto la mattinata dell’8 dicembre. A partire dalle 10.30, in un Auditorium comunale pieno di olivicoltori, gli esperti dell’Aspol hanno illustrato le maggiori novità relative alla normativa europea per i sussidi al settore dell’olivicoltura. Flessibilità e liberalizzazione, queste le due parole chiave della nuova legislazione che, attraverso la regola del disaccoppiamento, lega i sussidi all’agricoltura, non alla produzione dell’anno precedente, ma alla media delle produzioni tra il 1999 e il 2003, lasciando maggiore libertà all’imprenditore agricolo sui prodotti da coltivare. In campo olivicolo la normativa europea prevede un disaccoppiamento parziale, legando il 5% dei finanziamenti alla produzione dell’anno precedente ed imponendo di investire questa quota-parte nell’innovazione tecnologica. Una riforma che sembra piacere agli agricoltori locali, poiché dà stabilità nel tempo ai contributi provenienti dalla Comunità Europea. Nonostante la pioggia ed il cattivo tempo, che dalle prime ore del pomeriggio hanno imperversato sui Lepini, la manifestazione è continuata con l’inaugurazione, sempre presso l’auditorium, della una mostra di pittura e scultura dei maestri Addis Pugliese, Roberto Fabiani, Francesco Martelli. Ma i veri protagonisti della seconda giornata sono stati gli olivicoltori. I racconti delle loro esperienze di vita hanno 27 iLepini economia 26 iLepini dal territorio 11 11 Alberto Lampacrescia Il convento di San Francesco, uno dei tanti tesori di Sermoneta, custodisce opere d’arte che hanno attirato l’attenzione di molti studiosi. In particolare ancora si discute sulla paternità del grande affresco raffigurante l’Ultima Cena affascinato e catturato l’attenzione dei presenti. Storie di quotidiana fatica, di un periodo a cavallo tra le due guerre mondiali, dove gli stenti e la mancanza di strumentazioni tecnologiche rendevano ardua la coltivazione degli olivi. Nostalgia, ma anche tanta paura per il futuro. “Chi vorrà occuparsi, dopo di noi, dei nostri olivi? Dove sono i giovani? Quali sono le loro intenzioni?”, ha chiesto un olivicoltore anziano ad una platea senza risposta, mentre partivano le note del gruppo di musica popolare “Il Mantice”. Il maltempo, sebbene abbia inciso in maniera lieve sulle presenze, ha costretto tuttavia a spostare all’interno dell’auditorium gli stand gastronomici previsti nei vicoli del centro storico. Tre percorsi tematici, organizzati dalla Compagnia, che univano ai prodotti tipici il ricordo delle tradizioni del passato: “Pane, olio e racconti”, dove la degustazione dell’extravergine del 2005 si incrociava con i racconti degli imprenditori; “Le nozze coi fichi secchi” in ricordo dei riti nuziali accompagnati dalla distribuzione di uno dei frutti tipici delle colline lepine ed infine “Le frittelle con l’etichetta”, dove tra una selezione delle etichette storiche degli oli di tutto il mondo, sono state distribuite le tradizionali frittelle di pasta di pane. La manifestazione è stata anche l’occasione per proiettare il filmato “Le vie pontine e ciociare della transumanza”, realizzato dal comune di Sonnino e dall’Ente parco Nazionale del Circeo, attraverso i fondi dell’iniziativa comunitaria Leader+. Un filmato, ambientato tra Campo Soriano ed il Circeo, che racconta la vita di un pastore e del suo gregge, nel perpetuo transitare tra la collina ed il mare. Ed il futuro cosa riserva? “Nel futuro di Sonnino e del suo olio - sottolinea il sindaco Gasbarrone - c’è il riconoscimento di un marchio di qualità. Dobbiamo comprendere l’importanza di eliminare gli individualismi e di accettare pratiche comuni e certificate di produzione. Solo così potremo acquisire credibilità e dare respiro alla nostra economia”. complesso nacque - secondo la tradizione come fortilizio dei Cavalieri del Tempio, che lo avrebbero abitato dal 1162 al 1312 (anno della soppressione dell’ordine). Passò quindi all’ordine francescano de Fraticelli che vi rimasero fino al 1420, anno in cui Bernardino da Siena, giunto a Sermoneta, fece sciogliere la setta e disperdere gli adepti. Dal 1495 vi stabilirono i Minori Osservanti. Dal 1565 il convento passò sotto la tutela dei frati riformati Il detti Zoccolanti. Durante l’occupazione napoleonica fu occupato a seguito della soppressione degli ordini religiosi. Vi permase a lungo San Gaspare del Bufalo nella prima metà dell’Ottocento. Attualmente è proprietà demaniale. Il Refettorio ituato al piano terra, lato nord, è interessante per il grande affresco raffigurante l’Ultima Cena, datato 1582, non ancora attribuibile con sicurezza ad alcun pittore dell’epoca. Il grande affresco decora la sala del refettorio del convento di San Francesco. Intorno ad una grande tavola ovale, al centro della quale campeggia l’agnello sacrificale, si compie il sacro rito dell’estremo Convivio; oltre alla figura di Cristo con i dodici apostoli, compaiono sulla sinistra San Bernardino e, all’estrema destra, San Francesco; Giuda, in primo piano è ritratto con la sacca dei trenta denari nella mano sinistra. S 29 iLepini economia 28 Il tempio dei cavalieri iLepini dal territorio 11 11 Con la collaborazione del Dr.Vincenzo Scozzarella (che sentitamente ringrazio) si e’ cercato di ricostruire la paternità dell’artista, ma purtroppo a tutt’oggi, non e’ possibile stabilire con certezza di chi fosse la mano che tanto sapientemente ha dipinto questa magnifica opera; a tal proposito si e’ tenuto un convegno alla presenza dello stesso Scozzarella e della Dott.ssa Sonia Testa, per cercare di dare un nome all’artista, poiché in passato il dipinto è stato erroneamente attribuito a Girolamo Siciolante e Livio Agresti, ma, l’unico nome che potrebbe teoricamente essere valido, e’ quello del “Pomarancio”, ma purtroppo non vi sono attualmente riscontri attendibili. Il Chiostro porticato del chiostro presenta volte a crociera che poggiano su colonne di pietra ornate da basi e capitelli in stile gotico. Al centro del cortile è un pozzo che serviva a raccogliere l’acqua piovana provenente dai serbatoi Il angolari, fatto ripristinare da San Gaspare del Bufalo. Le 28 lunette delle campate del chiostro sono decorate con scene della vita di San Francesco realizzate nel 1602 del pittore Angelo Guerra di Anagni. Cenni storici P. Pantanelli, Notizie istoriche appartenenti alla terra di Sermoneta, 1766, edito da Leone Caetani in Roma 1909. “Qui vicino a pochi passi si vede t’antico convento e chiesa di San Francesco, abitato già da Minori Osservanti, e poi da Riformati; edificato, come si crede, ne’ tempi di san Bernardino da Siena (1380-1444), che ivi stette per qualche tempo, oppure ad istanza di quel santo concesso á religiosi del suo ordine, di cui a suo luogo daremo molte notizie. È meno di mezzo miglio lontano da Sermoneta, et ha due strade selciate, per una delle quali s’andava già con cocchi, ma presentemente è mezza disfatta. La sua chiesa è di mediocre grandezza et a volta. Il coro è maestoso, ed ha 25 stalli di buon ordine, quattro dé quali sono bassi e già servirono pei 31 iLepini dal territorio 30 chierici studenti. L’altar maggiore è assai bello, adornato di colonne e d’altri membri di legno dorati; et il suo quadro in tela rappresenta la Vergine col Bambino Gesù sulle nubi, con numeroso corteggio d’angeli, san Francesco e sant’Antonio genuflessi nel piano e buon paese in lontananza. Il claustro di questo nostro convento è molto antico, a volta, e riquadrato; et è sostenuto da sedici colonne di pietra alla gotica, e da quattro robusti pilastri negli angoli. Ha nel mezzo vasta cisterna con due colonne che sostengono l’architrave, et all’intorno d’esso claustro molte officine. Ha due dormitori con 23 celle, et una foresteria con cinque camere. Detto claustro fu fatto dipingere per mano d’Angelo Guerra da Anagni nel 1602 da molte famiglie sermonetane, dalle quali vi si vedono i stemmi; et il refettorio ha rappresentato il cenacolo, a spese del nostro cardinal Enrico Castani nel 1588 [...]”. 11 iLepini 11 Giacomo Benedetti La Compagnia dei Lepini ha patrocinato due serate dedicate ai vini nouveaux del territorio. La prima si è tenuta a Bassiano presso il ristorante “Il Torrione”, la seconda a Segni nel ristorante “Panorama”. Nell’occasione sono state esposte le immagini del Laboratorio di fotografia avviato nell’ambito del Programma STILe. na interessante serie di iniziative è stata attivata, in questo ultimo periodo, dalla Compagnia dei lepini. Sono, queste iniziative, opportunità di animazione e promozione di tutta l’area lepina, attraverso la riscoperta e la valorizzazione delle risorse umane, ambientali, turistiche ed enogastronomiche locali, così come previsto nel progetto STILe. Un inaspettato successo hanno riscosso, in particolare, le due serate organizzate sull’enogastronomia, alternativamente sui due versanti dei Monti Lepini. La prima è stata ospitata sabato 3 dicembre presso il ristorante “Il Torrione” di Bassiano e la seconda si è tenuta sabato 10 dicembre presso il ristorante “Panorama” di Segni. I due eventi sono stati organizzati dal ristorante “Il Torrione” e dal ristorante “Panorama”, con la collaborazione dell’Atelier Angelus Novus Onlus di Sezze e con il patrocinio della stessa Compagnia del Lepini. Le due manifestazioni hanno avuto delle tematiche comuni e si sono, contestualmente, caratterizzate per alcuni aspetti originali propri. Sono state serate trascorse in un clima raffinato, tra le delizie dei piatti tipici lepini, l’ebbrezza ed i profumi del vino novello e le immagini suggestive delle bellezze naturalistiche e dei personaggi più emblematici dei monti Lepini. Un trinomio di grande effetto, tra vini novelli, gastronomia tipica lepina ed immagini, ha fatto immergere i presenti in un ambiente di conviviale e coinvolgente allegria. U Scatta i Lepini: 200 immagini in mostra ei punti, visivamente strategici, dei locali sono state esposte delle foto. Si è trattato di circa 200 immagini, vere opere d’arte nel loro genere, che hanno colto alcuni aspetti originali del comprensorio. Le foto sono esposte in un modo originale (appese ad un filo e tenute da mollette per la biancheria). Hanno colto luoghi simbolo del paesaggio lepino, rari esemplari di flora e fauna, angoli sconosciuti dei centri storici, particolari urbanistici, scene di vita sociale, ritratti di personaggi e artigiani. Le immagini sono opera dei 20 fotografi, amatoriali e professionisti che hanno aderito al Laboratorio lepino di immagine e fotografia promosso dalla Compagnia dei Lepini. Queste opere sono state esposte in numerosi ristoranti del comprensorio. N Sapori e profumi gastronomici sapori e i profumi della gastronomia lepina sono stati i protagonisti delle serate. Gli chef si sono superati nell’elaborare, all’insegna della creatività, della fantasia e della competenza professionale, con sapiente ed equilibrata contaminazione, i piatti propri della alimentazione tradizionale del mondo contadino e pastorale, rivisitati secondo la sensibilità gustativa dei tempi moderni. Fermo restando che gli ingredienti di fondo sono quelli genuini e sapidi di una volta. Lo chef del ristorante “Il Torrione”, ha fatto sfoggio di un menù tipicamente locale. Porzioni abbondanti e cotte al punto giusto. Polenta con sughi vari, lasagne con i funghi, carne di maiale arrosto, broccoletti saltati in padella, fagioli a “regolatura”, mozzarella di bufala, olive, verdure grigliate e l’ottimo ed immancabile prosciutto di Bassiano. Altrettanto raffinato grazie alla perizia e fantasia professionale di Marco Graziosi, il menù del ristorante “Panorama “ di Segni. Lo chef ha onorato sia i piatti del versante dell’Agro Pontino che quelli del versante dell’area romana: zuppa di fagioli con I cozze di Terracina e pomodorini dell’Agro Pontino, bocconcini di maiale al tartufo nero di Carpineto, jappallocco di Segni e pizzette di polenta, tartufo di marroni segnino su letto di crema e cioccolata di Norma. I vini n tocco di classe in più è stato dato dal sapiente abbinamento dei vini. E tutti gli ingredienti freschi e genuini delle portate non potevano che abbinarsi con vini altrettanto freschi e genuini: i vini novelli. E quelli serviti sono tra i novelli di maggior pregio dell’Agro Pontino, di Cori e di Velletri. Si è trattato del “Preludio di Circe” della Cantina Sant’Andrea di Borgo Vodice, del “Criatura” dell’azienda agricola biologica Marco Carpiteti di Cori, del “Fresco di Palmento” dell’azienda Ganci di Borgo Grappa, del Sampotito” dell’azienda agricola Casale del Giglio di Borgo Montello e dei “Novelli Igt Lazio” dell’azienda agricola Ceracchi di Velletri e della Cooperativa sociale Cincinnato di Cori. La lavorazione dei novelli segue delle procedure ben U precise: i chicchi migliori, vengono messi,‘ interi, dentro i tini in assenza di aria e ben chiusi La prima fermentazione avviene dentro il chicco, con una macerazione carbonica. La pigiatura viene fatta in forma morbida ed il vino è immesso immediatamente dentro le bottiglie. Il novello va consumato entro i 6/8 mesi dalla produzione e servito ad una temperatura ambientale di cantina: 12/14°. I novelli, di solito, hanno un bouquet fruttato e sprigionano il profumo del mosto e dell’uva appena pigiata. I vini pontini, delle colline lepine e dei Castelli Romani hanno acquistato, ormai, un posto di primo piano nella produzione e commercializzazione enologica non solo regionale ma anche nazionale. Le etichette dei vini del comprensorio, ivi comprese quelle dei novelli, ricevono premi di assoluto prestigio nelle mostre e nelle esposizioni nazionali ed internazionali. Questo grazie alla passione e professionalità dei coltivatori che sono diventati anche esperti vinificatori. I vitigni vengono selezionati e coltivati nel rispetto delle più sicure e moderne tecniche. Gli ottimi vini si ottengono da vitigni di sicura resa: Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Sangiovese e Cesanese. Anche i vini novelli hanno ottenuto il riconoscimento Doc e Igt. 33 iLepini dal territorio dal territorio 32 Novelli tra sapori locali e foto d’autore iLepini dal territorio 34 101 filastrocche in fi... era 11 Nell’ambito della quarta edizione di “Più libri Più liberi”, la manifestazione sulla piccola e media imprenditoria italiana che si è tenuta a Roma dall’8 all’11 dicembre, ha riscosso un grande successo l’ultimo libro di Roberto Campagna. Il volume era esposto insieme ad altri volumi dell’Armando editore nello spazio dedicato alla letteratura per ragazzi “Più Libri e Più Liberi”, più…Lepina. La Fiera della piccola e media editoria italiana che si è tenuta a Roma dall’8 all’11 dicembre presso il Palazzo dei Congressi dell’Eur, ha ospitato anche il nostro direttore Roberto Campagna. L’autore era presente con il suo ultimo libro “101 filastrocche in fila per uno” edito dall’Armando Editore. Campagna ha anche partecipato ad una tavola rotonda sulla letteratura per l’infanzia. Il giornalista setino, nato a Bassiano ma originario di Carpineto, è conosciuto soprattutto per la sua attività di saggista che lo ha portato nel corso degli anni ad occuparsi anche del mondo del lavoro e di enogastronomia. Non ha mai disdegnato però incursioni in altri ambiti quali, appunto, la letteratura per l’infanzia. Prima di questo libro aveva pubblicato, con grande successo, una raccolta di fiabe edita da Il Segnale di Roma. Ha pure scritto racconti e storie popolari. L’anno passato è quindi approdato all’Armando editore con questa raccolta di filastrocche. “101 filastrocche in fila per 1” è il titolo del libro e proprio 101 sono i componimenti raccolti che faranno contenti i più piccoli e…riflettere i più grandi. C’è la “filastrocca intelligente”, la “poesiola pungente”, lo “scioglilingua alla carlona” ma anche la “rima burlona”. Campagna ha scritto questo libro per spiegare il mondo a sua figlia Desirée. Per parlargli dell’orologio che, col suo fare “silente e laborioso”, cosa ti ricorda? “Ti ricorda ogni minuto / che quello di tanti uomini / è tempo perduto”. Per parlargli dei giorni. “Lunedì che brutto dì, / martedì è un giorno così così, / già va meglio mercoledì, / giovedì scorre più lento di venerdì / …e sabato? / Non fa in tempo ad arrivare / che è già passato. / E’ passato alla domenica / che sta sempre lì / a guardare il lunedì”. I bambini però devono soprattutto giocare. Per questo buona parte delle rime nascono proprio con l’intento di divertire, di trasformare le parole in un gioco. Ecco allora che si incontra la “Filastrocca menefreghista” che “si diverte a camminare / fuori dalla pista”, la “Filastrocca giudiziosa” che “mette le altre sugli attenti / se le vede troppo indifferenti” e la “Filastrocca fannullona” che “ama solo la comoda poltrona” Campagna è il primo lepino ad essere presente all’importante manifestazione capitolina che è giunta quest’anno alla quarta edizione. E’ questo un segno dell’ottimo livello raggiunto dall’autore e dalla cultura lepina in generale. La vetrina, poi, è di quelle più prestigiose: 349 espositori, 262 stand e oltre 200 eventi, incontri e presentazioni. La fiera è stata visitata da quasi 50 mila persone. L’auspicio è che, dopo Roberto Campagna, anche altri scrittori del comprensorio riescano ad approdare all’editoria che conta. (P.M.)