Anno VI - Numero 9-10 15-31 maggio 2005 sommario 2 3 5 EUGÈNE UGÈNE DEE BEAUHARNAIS EAUHARNAIS, primo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia ((doc. doc. Serv. Serv. Biblioteca Biblioteca Naz. Naz.)) in primo piano Massoneria e diritto Di nuovo a Strasburgo Bicentenario Napoleone e la massoneria Manifestazioni Mazzini e la massoneria Franco D’Aspro: artista cattolico e massone 9 8 9 Attività internazionale Il Grande Oriente a Vilnius Nasce la massoneria bosniaca Standing ovation per il GM Raffi Incontri Servizio Biblioteca Giornata della Fratellanza Universale attività Grande Oriente d’Italia Notizie dalla comunione DIREZIONE, REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via di San Pancrazio, 8 00152 Roma Tel. 06 5899344 Fax 06 5818096 rassegna stampa storia e cultura 13 www.grandeoriente.it www.goiradio.it rassegna stampa attualità E-MAIL: 14 [email protected] 11 rassegna stampa massoneria e diritto in primo piano massoneria e diritto Ricorso europeo del Grande Oriente d’Italia contro una legge liberticida del Friuli Venezia Giulia Di nuovo a Strasburgo C on un ricorso depositato il 16 aprile 2002 e rubricato con il numero 26740/02, il Grande Oriente d’Italia ha censurato, dinanzi alla Corte europea dei diritti umani, la normativa dettata dall’art. 55 della legge del Friuli Venezia Giulia, n. 1/2000, che impone l’obbligo di dichiarare la propria appartenenza a Logge massoniche, “o comunque a carattere segreto”, per la nomina o designazione nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione regionale, in quelli degli enti regionali e nei comitati di nomina regionale, denunciando la violazione dell’art. 11 (libertà di associazione), dell’art. 14 (divieto di discriminazione) e dell’art. 13 (diritto ad un rimedio interno effettivo) della Convenzione europea dei diritti umani. Si tratta di una normativa analoga a quella, adottata dalla Regione Marche, che la stessa Corte europea ha già definitivamente accertato essere contraria al diritto alla libertà di associazione, tutelato dall’art. 11 della Convenzione europea con la sentenza del 2 agosto 2001, Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani c. Italia, ricorso n. 35972/97. Il 21 marzo 2005, il giudice relatore incaricato di istruire il ricorso ha deciso di disporne la notifica al Governo italiano, richiedendo a quest’ultimo di presentare, entro il 13 giugno 2005, le proprie osservazioni sulla ricevibilità e sul merito dello stesso. Si tratta del primo, fondamentale passaggio procedurale che presuppone un positivo vaglio preliminare circa la recivibilità del ricorso. Secondo la Corte, inoltre il ricorso in oggetto rientra tra quelli che si prestano ad un esame congiunto della ricevibilità e del merito, con accorpamento delle due fasi e conseguente presumibile accelerazione dei tempi di trattazione. Successivamente alla presentazione delle difese del Governo italiano, il legale del Grande Oriente d’Italia, l’avvocato Anton Giulio Lana, avrà termine sino all’11 luglio per il deposito di eventuali osservazioni di replica, nonché per la quantificazione dell’equa soddisfazione ai sensi dell’art. 41 della Convenzione. bicentenario bicentenario MILANO / Terzo appuntamento del programma di celebrazioni del Grande Oriente d’Italia Napoleone e la massoneria N el suggestivo salone degli Affreschi della Società Umanitaria di Milano si è svolto il 14 maggio il terzo appuntamento delle manifestazioni culturali che celebrano il bicentenario del Grande Oriente d’Italia. Dall’Illuminismo al periodo napoleonico è stato il filo conduttore di questa intensa giornata di studi che ha visto alternarsi illustri studiosi di varie università italiane e straniere in un convegno intitolato “Ragione e ‘comodo pubblico’: Napoleone e la Massoneria”, rea- Sede della Società Umanitaria 2 lizzato con il patrocinio della Regione lombarda, del Comune e della Provincia di Milano. Moderato da Arturo Colombo, professore emerito dell’ateneo pavese, il convegno si è caratterizzato per la presenza di relazioni su due ambiti storiografici diversi ma strettamente collegati: il primo riguardante l’influsso che la presenza napoleonica ebbe in Italia e soprattutto a Milano; il secondo invece sul ruolo della massoneria bonapartista e la nascita del Grande Oriente d’Italia. Paolo Virginio Gastaldi, professore di storia del pensiero politico all’Università di Pavia nonché presidente del Collegio circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Lombardia, ha tracciato uno stimolante quadro sul concetto della tolleranza sostenendo che i liberi muratori considerano la prima virtù, in quanto permette a uomini di condizioni diverse di sedere fraternamente nei Templi e lavorare insie- Il Gran Maestro Raffi nel corso dei lavori me con reciproco rispetto, circostanza che aprì spazi innovativi anche in campo politico. Il moderno stato di diritto, infatti, implica che tutti i suoi componenti godano della piena uguaglianza giuridica, civile e politica. Tale traguardo è stato raggiunto con un processo storico difficile e, contrariamente a quanto comunemente si crede, la Rivoluzione francese non è stata la prima a realizzare simile riforma, né la sua realizzazione è stata duratura. Dell’influsso napoleonico nella società, nella cultura e nelle arti se ne sono occupati rispettivamente Angelo Varni, Paolo Bosisio, Ferdinando Mazzocca e Anna Finocchi. Varni, ordinario di storia contemporanea all’Università di Bologna, ha posto in evidenza gli straordinari mutamenti intervenuti nell’Italia napoleonica, come se l’arnumero 9-10 / 2005 bicentenario bicentenario rivo delle armate francesi avesse forzatamente trasferito la nostra società dalla secolare arretratezza alla modernità della nuova civiltà europea. Gli esiti più profondi e duraturi riguardarono il consolidamento delle strutture dello Stato moderno con il relativo formarsi di una burocrazia professionale e di un consistente apparato militare. La Repubblica italiana e il Regno, rispettivamente dal 1802 e dal 1805, consentirono lo sviluppo di una società “amalgamata” all’interno di un preciso quadro di riferimento istituzionale e amministrativo, cui certo fornì un utile collante lo sviluppo della massoneria. Bosisio, ordinario di Storia del teatro all’Università Statale di Milano, con una brillante esposizione si soffermato sulla nascita, nel periodo napoleonico, di una nuova civiltà dello spettacolo, dominata dalla nuova funzione riconosciuta al teatro, che da puro divertimento, spesso concepito ad uso delle classi più elevate, diviene strumento primario di educazione civile e morale per il cittadino. In quel periodo venne ripensata radicalmente l’organizzazione dei teatri, che si ritenne doveroso ricondurre interamente nelle mani del governo, sottraendola all’interesse commerciale di impresari e capocomici, riformulando la struttura della compagnia, che da nomade dovette trasformarsi in stabile e nazionale, e venne rinnovata la figura dell’attore nelle cui mani venne posto un compito didattico, culturale e morale fra i più importanti. E ancora il teatro venne aperto gratuitamente a tutto il popolo e il repertorio ripensato in senso rivoluzionario e democratico. Da tale patrimonio di idee, per la prima volta formulate in modo compiuto, nacque il moderno teatro. Mazzocca, professore di Storia della Critica d’Arte all’Università Statale di Milano, ha illustrato la vivace committenza privata e pubblica milanese, stimolata dal ritrovato orgoglio cittadino di essere nuovamente capitale. Gli stilemi neoclassici, miranti alla razionalità dell’uso e al decoro funzionale, si arricchirono di nuovi temi. A fianco delle allegorie educative attinte dal patrimonio classico e illuministico, i nuovi ideali civili vennero coltivati per celebrare i fasti di Napoleone conquistatore e pacificatore. Fu un momento formativo nazionale importante anche perché gli artisti e gli intellettuali impegnati provenivano da tutte le regioni. Bossi, direttore di Brera, e il massone Andrea Appiani, pittore aulico, furono i protagonisti indiscussi. numero 9-10 / 2005 PROCREAZIONE: Grande Oriente, diseducativo invito astensione Un appello ai cittadini affinché “esercitino il loro diritto-dovere” a votare ai referendum è stato lanciato dal Grande Oriente d’Italia. “Riteniamo fortemente diseducativo ogni invito all’astensione che allontani i cittadini dalle Istituzioni e che potrebbe suscitare nei giovani una disaffezione all’esercizio delle proprie prerogative democratiche. Per questo motivo il Grande Oriente d’Italia esprime il vivo auspicio affinché venga esercitato da tutti i titolari il diritto-dovere di votare”. L’appello è stato lanciato dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, Gustavo Raffi, a margine del Convegno internazionale di studi “Ragione e ‘comodo pubblico’: Napoleone e la Massoneria” in corso a Milano e che si svolge nell’ambito delle celebrazioni per il Bicentenario della Istituzione. “Approssimandosi la scadenza istituzionale referendaria sulla procreazione assistita – afferma in una nota Raffi – il Grande Oriente d’Italia, portatore di una tradizione che ha espresso i valori fondanti dello Stato italiano ed ha annoverato tra i suoi membri molti tra i più illustri Padri della Patria, formula un appello affinché la contrapposizione politica non indulga a comportamenti che sviliscano il rilievo costituzionale dell’Istituto di democrazia diretta”. “Nel pieno rispetto della libertà di coscienza dell’individuo – aggiunge – il Grande Oriente d’Italia non intende impartire alcuna indicazione di voto, bensì sottolineare l’importanza di un pieno e civile confronto democratico tra opinioni discordanti. Il confronto, in una società laica e moderna, si deve esprimere attraverso gli strumenti offerti dalla Costituzione fra i quali si pone il referendum, con cui il cittadino concorre allo svolgimento di una funzione fondamentale dello stato, quella legislativa”. Il Convegno “Ragione e ‘comodo pubblico’: Napoleone e la Massoneria” è il terzo degli appuntamenti culturali in programma per i 200 anni della fondazione del Grande Oriente d’Italia. “Celebriamo il nostro Bicentenario – ha detto il Gran Maestro Raffi – senza imbalsamare il nostro passato, rivisitando criticamente la nostra storia. I nostri duecento anni sono stati spesi al servizio di nobilissimi ideali che hanno permesso di creare una società libera, moderna, democratica ed egalitaria, con religione e potere secolare separati e distinti. Sappiamo che la massoneria è stata ed è, per alcuni, una presenza imbarazzante: ma questo è per noi motivo di orgoglio. Il fastidio che noi arrechiamo nasce, infatti, dai valori e non dagli interessi, dal desiderio di portare una voce costruttiva e non dall’ambizione di costituire un potere “altro”. Il nostro spazio è quello della libertà e del confronto tra le varie diversità contro omologazioni e conformismi”. Le dichiarazioni del Gran Maestro Raffi sono state riprese da numerosi quotidiani nazionali, tra cui “La Repubblica” e “Il Messaggero” Roma - 16 maggio 2005 PROCREAZIONE: Volontè, per una volta d’accordo con Capezzone i cattolici non sono integralisti “Per una volta sono d’accordo con Capezzone. I cattolici non sono integralisti, piuttosto da Severino a Veronesi c’è un ampio mondo ‘radical-chic’ che falsa la propria origine. L’origine dell’uomo adulto è il giovane, il ragazzo, il fanciullo, il bimbo a 9 mesi, fin dall’unione di ovulo e spermatozoo. Ma a Capezzone dà fastidio, fa ribrezzo la propria origine come ai tanti abrogazionisti”. Lo dichiara in una nota il presidente del gruppo UDC alla Camera. Luca Volontè. “Non è tra cattolici e laici il confronto in atto, piuttosto è – rileva Volontè – tra chi difende la realtà, la scienza, i diritti umani e la maternità e coloro che a questi valori umani contrappongono il proprio sogno di superpotenza. È la prima volta che i radicali hanno a disposizione tutta la stampa e tutta la massoneria, eppure combattono i diritti umani dell’embrione umano con la menzogna scientifica più spietata”. in primo piano Il tavolo dei relatori Milano - 14 maggio 2005 3 bicentenario in primo piano bicentenario Roma - 16 maggio 2005 PROCREAZIONE: Volontè, straparla non confondere articoli di fede e articoli di legge Daniele Capezzone, segretario dei Radicali, risponde al capogruppo dell’Udc alla Camera, Luca Volontè, per i quale “i radicali hanno a disposizione tutta la stampa e tutta la massoneria” nella campagna referendaria. “Vedo che la prima calura estiva o pre-estiva già produce effetti devastanti su Volontè, che straparla di ‘massoneria’, ‘superpotenza’, e non so più di cos’altro”, replica Capezzone, che poi si domanda: “a quando la denuncia del ‘complotto demo-pluto-giudaico-massonico’?”. “La verità”, secondo Capezzone per il quale questa è “triste per Volontè, e per il suo partito”, è che “i cattolici italiani, che sono dei liberali e non dei fondamentalisti, hanno ben poco da spartire con queste tragicomiche sortitè”, e “non hanno mai confuso articoli di fede e articoli di legge, e anche stavolta, come su divorzio e aborto, voteranno dalla parte della libertà, se solo vi sarà – sempre secondo Capezzone – un livello decente e civile di informazione scritta e radiotelevisiva”. Roma - 17 maggio 2005 PROCREAZIONE: Grande Oriente Italia, astensione incivile una sindrome da quorum ha colpito l’onorevole Volontè Contro i nuovi appelli all’astensionismo interviene oggi il Grande Oriente d’Italia: “all’onorevole Volontè, nell’approssimarsi della scadenza referendaria – dichiara il Gran Maestro Aggiunto, Giuseppe Anania – è scattata la sindrome da quorum e con essa il timore che la maggioranza dei cittadini possa recarsi alle urne per esprimersi a favore o contro i quesiti proposti”. Ieri il presidente del gruppo Udc alla Camera, Luca Volontè, aveva rivendicato la scelta astensionista, sottolineando come i radicali, pur avendo a disposizione “tutta la stampa e tutta la massoneria, combattono i diritti umani dell’embrione con la menzogna scientifica più spietata”, con implicito riferimento alla posizione già espressa dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, e alla questione dell’identità dell’embrione. Il Gran Maestro, ha spiegato Anania, aveva lanciato un appello agli italiani affinché “esercitino il dirittodovere di voto, senza impartire indicazioni sulla scelta da effettuare che riserva alla libera determinazione di ogni elettore, e considerando l’astensione una forma di diseducazione al voto, e di violazione delle regole della religione civile”. 4 Finocchi, docente presso la Facoltà di Architettura di Milano-Bovisa, ha ripercorso il profondo processo di trasformazione della città di Milano durante la breve età napoleonica (1796-1815) e il rinnovato impegno degli architetti di “programmare” la trasformazione urbanistica ed edilizia della Il pubblico in sala città, destinata al ruolo di capitale, ideando degli spazi pubblici e dei servizi collettivi come protagonisti della riorganizzazione della città moderna. Sul ruolo della massoneria bonapartista in Europa e in Italia, e la nascita del Grande Oriente d’Italia sono intervenuti Eric Saunier, Franco Della Peruta, Gian Mario Cazzaniga e Claudio Bonvecchio. Saunier, professore in storia moderna all’Università di Le Havre, ha tracciato una interessante analisi della massoneria ai tempi del Grande Impero che fu uno strumento di mediazione e di trasformazione sociale. Dopo un breve periodo di esitazione Bonaparte decise di fare delle Logge massoniche un apparato ideologico di Stato e uno strumento di controllo sociale che permetterà all’Obbedienza francese di conoscere un vorticoso sviluppo. La nascita del Grande Impero fu perciò accompagnata all’emergenza di un Grande Oriente massonico il cui scopo sarà anche quello di riuscire ad amalgamare la classe dirigente locale ai funzionari francesi. Fu una politica riuscita? Secondo il relatore la fioritura di Logge ed officine di alti gradi nel Grande Impero mascherò la realtà dello scacco di questa strumentalizzazione che entrerà in contrasto con il cosmopolitismo massonico originario ma ciò non deve far dimenticare che questo fu anche momento cruciale di trasformazione per le società massoniche europee, in ragione della reazione che il progetto napoleonico suscitò tra i liberi muratori. Della Peruta, ordinario di Storia del Risorgimento all’Università Statale di Milano e soprannominato durante il convegno dal moderatore il “Gran Maestro degli storici” per la sua straordinaria carriera, ha sottolineato con efficacia il ruolo che Napoleone voleva svolgesse la massoneria e quello effettivamente svolto dalla medesima anche dopo il crollo dell’impero. Con gusto si è soffermato su un testo dimenticato del fratello Francesco Salfi, intitolato “Iramo” (italianizzazione di Hiram). Delle vicende che portarono alla nascita del Grande Oriente d’Italia ha parlato Cazzaniga, professore di Filosofia Morale all’Università di Pisa, affermando che tale evento costituì uno dei momenti salienti, e peraltro poco rilevati, del processo di costruzione dell’unità nazionale italiana. La presenza di esuli meridionali a Milano e l’accordo fra il Grande Oriente di Milano e il Grande Oriente presso la Divisione del regno d’Italia attestata nel regno di Napoli rappresentarono infatti una primo momento di unificazione del dibattito illuministico e massonico, che già aveva visto prefigurato nella cultura italiana un superamento delle divisioni degli antichi stati italiani. La nascita di società segrete politiche (Raggi, Centri, Astronomia Platonica) a cavallo fra gli ultimi anni del ‘700 e i primi dell’800 costituì un risvolto politico e organizzativo del dibattito culturale nelle Logge, aprendo un processo storico che, attraverso la massoneria del periodo napoleonico, la carboneria e le sette mazziniane, porterà alla nascita del Regno d’Italia nel 1861. Claudio Bonvecchio, ordinario di Filosofia delle Scienze Sociali dell’Università dell’Insubria (Varese), ha chiuso gli interventi dei relatori affermando che gli avvenimenti politici durante il periodo napoleonico mostrarono la fragilità dell’assetto politico-sociale uscito dalla Rivoluzione: un assetto che non essendo legittimamente fondato necessitava di qualcosa che lo potesse fondare. Occorreva dar vita a un ordine simbolico in granumero 9-10 / 2005 bicentenario bicentenario do di costituire – tramite una legittimazione superordinata – il potere, proteggendo i singoli e la collettività dalle spinte sempre ricorrenti provenienti dall’inconscio: la parte non razionale presente nell’uomo e su di lui incombente. Quando venne meno, con la Rivoluzione, l’ordine simbolico dell’antico regime senza che un altro ordine altrettanto coeso prendesse il suo posto, si verificò un vuoto di potere ed il conseguente rischio di precipitare nel caos. Tale vuoto e tali rischi, nelle circostanze rivoluzionarie, vennero, provvisoriamente, colmate dalle forme primordiali dell’inconscio collettivo (o archetipi) che – prive di qualsivoglia controllo razionale – afferrarono singoli e collettività, inducendo comportamenti altrimenti incomprensibili. Tale situazione durò soltanto per un periodo limitato, lasciando poi luogo, necessariamente, ad un nuovo ordine simbolico. Tuttavia il nuovo ordine napoleonico non risolse il problema iniziale – la legittimazione – dando luogo ad una instabile e precaria stabilità che segnò il mondo contemporaneo, nato dalla Rivoluzione, con conseguenze che giungono sino al presente. Le conclusioni del convegno sono state affidate al Gran Maestro Gustavo Raffi che ha evidenziato come la massoneria italiana sia sempre stata al servizio del nostro Paese, ponendo le premesse della sua unificazione proprio nel periodo napoleonico. Ma più che l’unificazione materiale del territorio, l’obiettivo primario è stata l’unificazione civile dei suoi abitanti, diffondendo ovunque i valori del cittadino consapevole dei suoi diritti, difensore della pari dignità di tutti e sempre partecipe attivo nelle scelte comuni della civile convivenza. Le celebrazioni del Bicentenario sono sempre in primo piano nei siti in ternet del Grande Oriente d’Italia. GoiRadio (www.goiradio.it) propone, nell’edizione aggiornata del suo telegiornale, una breve cronaca del convegno di Milano. All’interno sono presenti anche le interviste al pro fessor Arturo Colombo, al Gran Maestro Onorario Massimo della Cam pa, presidente della Società Umanitaria, e al professor Paolo V. Gastal di che commenta una visita guidata al Museo del Risorgimento del ca poluogo lombardo. Da non perdere l’appello del Gran Maestro Gustavo Raffi, espresso a margine della manifestazione, a partecipare al voto re ferendario di giugno. Per avere altre notizie sul Bicentenario è possibile consultare www.bicentenario-goi.it e www.grandeoriente.it. manifestazioni manifestazioni Conferenza nella casa massonica di Trieste Mazzini e la Massoneria a massoneria triestina ha ricordato, lo scorso 21 aprile, il bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini con una manifestazione organizzata dal Circolo Gymnasium e dall’Associazione di Ricerche Storiche (Ars) di Trieste nella casa massonica di corso Umberto Saba. La storica Annamaria Isastia, dell’Università la Sapienza di Roma, ha trattato il tema “Giuseppe Mazzini e la Massoneria”, mentre il saggista Roberto Del Giglio ha riferito i risultati di una ricerca svolta sui mazziniani attivi nelle Logge triestine del Grande Oriente d’italia tra ‘800 e ‘900, attraverso la documentazione degli archivi triestini della massoneria. Ha introdotto la serata il presidente dell’Ars, Luigi Milazzi, sotto- numero 9-10 / 2005 Il piccolo formato della scultura in una medaglia del Bicentenario La medaglia è stata un ornamento, un sigillo d’arte minore. Rappresentava una didattica “storica”. Anche la medaglia degli artisti diventa una rappresentazione scultorea con le caratteristiche di una precisa visibilità moderna e contemporanea. La mini scultura realizzata dall'artista Giorgio Facchini per il Bicentenario della Massoneria Italiana 1805-2005, riflette nel definito labirintico simbolico, alcuni dettagli: luna, sole, colonna, capitello, occhio, squadratura di un pavimento, terra, acqua, che evidenziano una capacità di liberarsi dalle limitazioni oggettive, in un progetto di un nuovo interesse visivo. La medaglia è coniata in 150 esemplari in bronzo con bagno galvanico di doratura e sarà inserita in un contenitore di perspex con una custodia a libro nera. Per ordinazioni: Giorgio Facchini, Tel. 0721.802849 – Fax 0721.838609 E-mail: [email protected] Giorgio Facchini Nato a Fano nel 1947. Studia in Fano e Venezia. All’età di 10 anni frequenta la bottega orafa di un grande artigiano dove apprende le conoscenze tecniche. Successivamente, l’incontro con lo scultore Mannucci, è determinante per la sua formazione. Opera nelle Marche (nella sua città natale, Fano, ha lo studio) e Milano dove è docente di Discipline Plastiche all’Accademia di Belle Arti di Brera. Straordinario quanto realizza nella piccola dimensione scultorea; gioielli, medaglistica, oggetti, un filo conduttore che si unisce all’ampiezza della grande scultura. MOLTE LE SUE ESPOSIZIONI 1969 Maison Pierre Cardin, Gioielli per collezione autunno-inverno, Parigi. 1972 e 1981 Galleria Drummonds, Melbourne. 1977 Wichita Museum, Kansas, U.S.A. 1987 Il Governo italiano gli commissiona una scultura in 21 esemplari per Venezia (7 nazioni più grandi) 1995 Gioiello d’artista, Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires 1997 Museo Archeologico, Milano. 2000 Gioiello D'Artista, Santiago del Cile 2001 “Arte del Gioiello d’Artista dal 1900 ad Oggi”, Palazzo Pitti, Firenze 2004 XXIX Art Medal, Seixal, Portogallo. in primo piano L L’opera dell’artista Giorgio Facchini 5 manifestazioni in primo piano manifestazioni lineando come l’Associazione dedichi ogni anno una giornata di studio ad una particolare ricorrenza e che quest’anno era quindi d’obbligo parlare di Mazzini. Dalla lucida e approfondita analisi della Isastia è emersa la contiguità di Mazzini con la massoneria italiana, grazie ai suoi rapporti personali con eminenti esponenti della stessa, primo fra tutti Ernesto Nathan, mentre non è storicamente provata l’avvenuta sua iniziazione. Se è vero che Mazzini si è valso della massoneria ai nobili fini politici che egli stava perseguendo, è risultata altrettanto evidente la sincera e profonda adesione dei massoni italiani al pensiero mazziniano. L’impegno di Ernesto Nathan per l’adozione nelle scuole italiane come libro di testo de “I doveri dell’uomo” e di Ettore Ferrari per l’ideazione e la realizzazione, attraverso tante difficoltà e resistenze, del monumento dedicato all’Apostolo dell’unità nazionale, sono due esempi tra i tanti di quanto stretto sia stato questo rapporto sul piano ideale. Dopo avere pre- L’orgoglio di essere italiani e massoni Giuseppe Mazzini Nato: Genova 22 Maggio 1805 Morto: Pisa 10 Marzo 1872 200mo anniversario della nascita Il monumento a Giuseppe Mazzini a Central Park, New York, opera di Giovanni Turini (1841-1899). Dedicato dai cittadini italo-americani La Mazzini Lodge F.& A. M. della Gran Loggia dello Stato di New York ha celebrato lo storico anniversario lo scorso 22 maggio a Central Park 6 sentato le diverse tesi sostenute nel tempo da eminenti studiosi a favore o contro un’appartenenza di Mazzini all’istituzione muratoria, fra cui quella del nostro Carlo Gentile, la professoressa Isastia ha concluso di non poter suffragare questa appartenenza sia sulla base di un’ampia documentazione, che rifacendosi a rapporti epistolari delle stesso Mazzini, che meglio di ogni altro documento illustrano il suo pensiero nei confronti della massoneria sempre chiaramente espresso senza possibilità di equivoci. Del Giglio ha invece riferito sulla presenza dei giovani mazziniani triestini nel movimento irredentista, all’interno della storica Loggia “Alpi Giulie” che operava segretamente a Trieste durante la dominazione austriaca, e di come Felice Venezian, guida del partito liberal nazionale e Maestro Venerabile della Loggia abbia saputo contemperare l’entusiasmo all’azione di questi giovani con l’esigenza di una strategia a lungo respiro che mirasse al risultato finale: l’unione di Trieste alla Patria. Con la redenzione della città e la ripresa della attività massoniche viene costituita accanto alle “Alpi Giulie” la “Guglielmo Oberdan” cui aderiscono numerosi mazziniani fra cui il giornalista e storico Enzo Scocchi e Gabriele Foschiatti, combattente per la libertà, membro del CLN giuliano che morirà a Dachau a fine 1944. Egli ha quindi riferito sulle vicende della Gran Loggia del Territorio Libero costituita durante l’occupazione Alleata di Trieste d’intesa con il Grande Oriente d’Italia, onde evitare il pericolo di insediamento di altre Obbedienze straniere, con la partecipazione attiva dei fratelli mazziniani della Oberdan, ed ha voluto concludere con il discorso pronunciato dal suo Oratore, l’avvocato Ugo Volli, eminente esponente dei Repubblicani triestini, al momento in cui esaurito il compito della Gran Loggia del Territorio Libero le Logge triestine potevano rientrare in seno al Goi. Interessanti sono stati gli interventi a segui- Da sinistra: Luigi Milazzi, Anna Maria Isastia, Roberto Del Giglio Il pubblico presente alla Conferenza to delle due relazioni con l’apporto di ulteriori testimonianze, come quella dell’avvocato Enzio Volli, figlio di Ugo, presidente onorario della Mazziniana, che ha sottolineato con commozione la partecipazione attiva dei massoni mazziniani e repubblicani per la redenzione prima ed il ritorno poi di Trieste alla Madrepatria. Numerosi gli ospiti e le signore presenti alla conferenza insieme ai fratelli di Trieste e del Friuli, fra cui il vicepresidente della Associazione Mazziniana triestina, Carlo Bertossi, il presidente Roberto Dal Pan nello scusarsi per l’assenza ha voluto esprimere per iscritto il suo compiacimento per l’iniziativa, il presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del Friuli Venezia Giulia, Pasquale Tigani Sava, il presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili di Trieste, Enzo Pellegrini, il presidente del Circolo Gymnasium, Onorato Pugliese. Il presidente della Provincia di Trieste, Fabio Scoccimarro, ha invato il suo saluto, scusandosi di non poter essere presente. (l.m.) Convegno a Cagliari Franco D’Aspro: artista cattolico e massone S abato 9 aprile, nelle sale di rappresentanza della casa massonica cagliaritana, si è svolta una interessante tavola rotonda dal titolo “Fonti cristianomassoniche nell’arte di Franco D’Aspro”, nel decennale della morte dello scultore. La manifestazione, patrocinata dal Collegio circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Sardegna e realizzata dall’Associazione Culturale Karalis Onlus, ha visto la numero 9-10 / 2005 manifestazioni manifestazioni private e musei europei e partecipazione di un vasto americani. Don Rosario pubblico di fratelli e profani. Esposito si è infine sofferHa aperto i lavori il fratello mato sul processo di dialoAndrea Allieri, presidente go tra Chiesa e Massoneria del Collegio sardo, che nel degli ultimi quarant’anni alla suo saluto di benvenuto, ha luce del Concilio Vaticano II. ringraziato gli autorevoli reIl famoso studioso ha ribalatori, le autorità e il qualifidito che non è corretto parcato pubblico, tra i quali la lare di dialogo tra Chiesa e signora Immacolata Giorgi, Massoneria poiché tra quevedova dell’artista. L’inge- Opera di Franco d’Aspro ste non vi è nessuna congner Giorgio Bertorino ha tracciato il profilo artistico del massone trapposizione. Il religioso – che, insieme D’Aspro, napoletano di origine ma sardo al Gran Maestro del Grande Oriente d’Itadi adozione, che ha lasciato un grande lia Giordano Gamberini, fece parte di una patrimonio di opere dall’alto significato commissione per la revisione del Codice simbolico. Sue opere sono presenti sia di Diritto Canonico – ha sottolineato che nei Templi della Casa massonica di Ca- non solo è stata eliminata qualsiasi sangliari, sia in numerosissime chiese, piaz- zione per i cattolici appartenenti alla ze e vie cittadine della Sardegna. Maria massoneria, ma la stessa parola “massoFrancesca Porcella ha in seguito presen- neria” non compare più nel Codice di Ditato la biografia e illustrato le opere del- ritto Canonico. lo scultore, con particolare riferimento al- Alla manifestazione era presente anche la vasta produzione di soggetto religioso. Armando Corona, già Gran Maestro del L’excursus artistico di Franco D’Aspro è Goi che, per l’occasione, ha donato al stato invece analizzato da Maria Passero- Collegio, una prestigiosa opera di Franco ni che ha descritto le opere di carattere D’Aspro, realizzata nel 1982 e intitolata “Il profano presenti in numerose collezioni Gran Maestro in papillon”. Esposizione storica a Roma sulla prima guerra mondiale Nel catalogo anche il Grande Oriente d’Italia È in corso a Roma, presso la GATE Termini Art Gallery, una mostra su “A 90 anni dalla Grande Guerra. Arte e Memoria”. Nel catalogo, oltre a numerosi saggi brevi sugli aspetti storici, militari, artistici e letterari di questo importante periodo della nostra storia, un interessante apparato iconografico. Segnaliamo – tra gli altri – l’intervento del Gran Maestro Gustavo Raffi, dedicato a “Massoneria e Interventismo”. L’esposizione chiuderà i battenti il 31 luglio prossimo. attività internazionale attività internazionale Gran Loggia della Lituania Il Grande Oriente a Vilnius N numero 9-10 / 2005 Oriente d’Italia, che sin dall’inizio di questo percorso, non hanno fatto mancare il loro sostegno alla crescita della massoneria in questa area geografica in cui solo recentemente sono rinate officine. Il Gran Maestro Aggiunto Bianchi, nel suo intervento nel Tempio, ha ricordato l’importanza di un’Europa libera e solidale che possa vantare come punti di riferimento i valori della massoneria vecchi di tre secoli. Negli incontri internazionali, ha aggiunto, si coglie l’aspirazione ad una sempre maggiore capacità di comunicazione e di collaborazione tra le Gran Logge, siano o meno di antica tradizione. Per questo il Grande Oriente d’Italia, negli ultimi anni, sta tentando di sensibilizzare le varie Comunione sull’opportunità di incentivare l’impegno comune a sostegno delle attività umanitarie rivolte, soprattutto, ad eventi di particolare gravità. in primo piano ei locali del Museo nazionale di Vilnius si è svolta dal 15 al 17 aprile l’assemblea annuale della Gran Loggia della Lituania. Il Grande Oriente d’Italia ha partecipato ai lavori con il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi che ha portato ai fratelli il saluto del Gran Maestro Gustavo Raffi. Erano presenti delegazioni massoniche delle Gran Logge di: Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Olanda, Polonia, Russia, Svezia e Svizzera. Nel corso della tornata Il Gran Maestro lituano ha tracciato un bilancio dell’attività della sua Obbedienza, risorta dopo una lunga e drammatica dittatura, che vive una stagione di particolare successo, con ottimi rapporti con le autorità della Repubblica baltica. Particolare considerazione e ringraziamento ha rivolto a quelle massonerie europee, tra cui il Grande 7 attività internazionale in primo piano attività internazionale Il Grande Oriente d’Italia a Sarajevo Nasce la massoneria bosniaca A nche in Bosnia la massoneria ha innalzato le colonne. La cerimonia ufficiale, officiata dal Gran Maestro della Gran Loggia d’Austria Michael Kraus, che ha “portato la luce” coadiuvato dal Gran Maestro della Gran Loggia di Slovenia Miran Rems, si è svolta lo scorso 16 aprile a Sarajevo alla presenza di rappresentanze massoniche provenienti dalla Repubblica Ceca, Croazia, Germania, Serbia, ed Ungheria. Anche il Grande Oriente d’Italia ha preso parte alla manifestazione con i fratelli Giovanni Cecconi, Roberto Rosini, Riccardo Aldegheri e Carlo Tomaso Parmegiani. Nel portare i saluti del Gran Maestro Gustavo Raffi, il fratello Cecconi ha evidenziato l’importanza della presenza della delegazione massonica italiana in Bosnia. “Siamo onorati di essere a Sarajevo – ha detto Cecconi –, città martoriata e simbo- lo di una guerra piena di odio, fatta di genocidi e di esasperazioni delle diversità di razza, poiché si è assistito alla nascita di una nuova vita: la libertà fatta di fratellanza, uguaglianza e tolleranza, perché la vita è una con gli altri, una vita per gli altri”. Il Gran Maestro della Gran Loggia di Bosnia ed Erzegovina, Edwin Dervisevic, ha ringraziato i presenti e ha messo in risalto che, per sempre, nel cuore della massoneria bosniaca ci sarà un posto particolare per il Grande Oriente d’Italia che ha voluto sostenere la nuova Comunione in vari modi, tra l’altro donando ai fratelli i paramenti per i lavori rituali. New York/La 224esima riunione di Gran Loggia Standing ovation per il Gran Maestro Raffi L a 224ª assemblea della Gran Loggia di New York, che si è svolta dal 2 al 3 maggio, ha offerto al Gran Maestro – accompagnato dal Grande Ufficiale Salvo Pulvirenti, dal Consigliere dell’Ordine Carlo Petrone e dai Garanti d’Amicizia Enzo Viani ed Eglio Martini – anche l’occasione di incontrare, nei giorni precedenti, i fratelli italo-americani delle Logge “Garibaldi” e “Mazzini” ed, in particolare, i fratelli Vincent Libone, Gran Tesoriere, Biagio Valenti, Grande Ufficiale della Gran Loggia di New York, Michele Spagnuolo e Giuseppe Ventimiglia, rispettivamente Garante d’Amicizia ed ex Garante del Grande Oriente d’Italia nella Grande Mela. Questi rapporti, come quelli intrattenuti 8 dal Grande Oriente con i fratelli di origine italiana nel mondo, costituiscono un obiettivo strategico per la nostra obbedienza, perché consentono di mantenere un legame culturale e affettivo con la comunità degli italiani all’estero. Il Gran Maestro ha avuto colloqui con i principali esponenti della Gran Loggia: il Gran Maestro Trosin, il Deputy Bidnick e il Gran Segretario Savitzky. Nell’occasione il Segretario Esecutivo della Conferenza Mondiale delle Gran Logge Thomas Jackson, lo ha invitato personalmente a recarsi quanto prima a Philadelphia, sua città di residenza. La splendida sede massonica della 23esima strada ha ospitato l’assemblea della Gran Loggia di New York in un clima di grande armonia, registrando la presenza di 23 delegazioni estere. Nel corso dei lavori il Gran Maestro Raffi ha preso la parola suscitando l’entusiasmo dei fratelli presenti (per ben cinque volte è stato interrotto da calorosi applausi), che gli hanno tributato una lunga standing ovation. Il Gran Maestro ha così esordito: “Dove eravamo rimasti? Per me essere a New York è come trovarmi a casa”… “Le nostre obbedienze marciano unite, vivono nella storia e avvertono il grido di dolore che promana dalla società ogni qual volta vengano lese la dignità e la libertà dell’Uomo. Per questo operano insieme a difesa della democrazia e dei diritti delle genti” … “Attualizziamo i nostri valori, – è stata la sua conclusione – facciamoli pulsare all’interno delle nostre Logge ma, soprattutto, diffondiamoli nella società in cui viviamo, affinché la speranza di un’umanità più felice non rimanga un mero desiderio, ma un progetto concreto, fatto non solo di idee, ma di grandi azioni”. Il magazine di “America Oggi”, l’unico quotidiano in lingua italiana stampato negli Stati Uniti, ha pubblicato il 15 maggio, in una pagina intera, una versione ridotta del discorso tenuto dal Gran Maestro Gustavo Raffi in occasione dell’ultima Gran Loggia di Rimini. L’articolo viene diffuso su www.oggi7.info . numero 9-10 / 2005 Incontri Servizio Biblioteca Il 24 giugno serata sotto le stelle a Villa ‘Il Vascello’ Giornata della Fratellanza Universale U na serata all’insegna dell’arte e della cultura celebrerà il prossimo 24 giugno a Villa ‘Il Vascello’ la Giornata della Fratellanza Universale che dallo scorso anno – su delibera della Conferenza Mondiale delle Grandi Logge, adottata nell’ultimo meeting di Santiago del Cile – viene festeggiata dalle massonerie regolari dei cinque continenti. Nel parco della sede nazionale del Grande Oriente d’Italia, il Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia ha organizzato, per le ore 20, un incontro con il regista Luigi Magni, conosciuto per i suoi film storici di carattere risorgimentale, al quale parteciperanno Franco Abbina, artista poliedrico, noto per le sue attività letterarie, pittoriche, musicali e teatrali, e Bruno Battisti D’Amario, musicista di fama internazionale, nonché Presidente del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili del Lazio, che eseguirà brani dei film di Luigi Magni dei quali è stato interprete musicale. Il Gran Maestro Gustavo Raffi chiuderà gli interventi in programma. Il Gran Maestro Gustavo Raffi, con decreto n. 84/GR del 6 maggio 2005, ha nominato il fratello Bernardino Fioravanti, Gran Bibliotecario del Grande Oriente d’Italia. A fortiori, il fratello Fioravanti conserva l’incarico operativo di responsabile del Servizio Biblioteca del Goi. notizie dalla comunione notizie dalla comunione C IRENZE – Due appuntamenti della serie “Lettere e Simboli” – le conversazioni mensili d’arte, letteratura e cultura condotte da Guido D’Andrea e Vittorio Vanni – hanno rinnovato a maggio le attività del salotto letterario delle Giubbe Rosse (piazza della Repubblica, 13-14/R). Lunedì 9 maggio, alle ore 21,30, il giornalista e scrittore Alfredo Scanzani ha F numero 9-10 / 2005 tenuto una conferenza su “L’incantesimo delle ninne-nanne”, introducendo il pubblico nel mondo della favola, del folklore e della semplice ed innocente magia popolare; giovedì 12 maggio, alle stessa ora, è stata invece la volta degli archeologi Mario Pagni e Fabrizio Trallori che hanno affrontato l’argomento “Rennes Le Chateaux. Verità ed inganni nel neotemplarismo”. Esperti di tematiche cosiddette “tradizionali”, i due studiosi hanno analizzato, con razionalità scientifica ed intuizione metafisica, uno dei temi più dibattuti dai mass-media negli ultimi decenni. ROSSETO – L’ormai tradizionale Festa delle Rose sarà celebrata il prossimo 24 giugno (ore 12) nella splendida cornice della campagna maremmana, a Giuncarico di Grosseto, presso la pittoresca dimora – la Tenuta Valpazza – del fratello Gianni Dormi, Maestro Venerabile della Loggia “Intelligenza e Lavoro” (717) di Prato, l’officina che ogni anno celebra ritualmente questa cerimonia e che si è fatta promotrice di divulgarla ed estenderla a G Un’immagine del film “In nome del popolo sovrano” diretto dal regista Luigi Magni Il Gran Segretario informa • Dal 1° giugno 2005 la settimana lavorativa della sede nazionale del Grande Oriente d’Italia (via di San Pancrazio, 8 – Roma) si articolerà dal lunedì al venerdì adottando un nuovo orario che sarà identico per tutti gli uffici: dalle ore 9,30 alle ore 13 e dalle 14 alle 18. A partire dalla stessa data sarà inoltre attivata, in modo permanente, una segreteria telefonica, fatta eccezione dalle ore 11,30 alle 13 e dalle 16,30 alle 18. Tale disposizione è rivolta a limitare le interferenze durante l’orario di lavoro e, di conseguenza, migliorare l’efficienza delle singole funzioni. • Saranno editi nel 2007 – anno in cui ricorre il 200º anniversario della nascita di Giuseppe Garibaldi – quattro volumi del Gran Maestro Onorario Aldo Chiarle. Il primo sarà dedicato a Garibaldi massone, il secondo a Garibaldi generale della libertà e dell’Unità d’Italia, il terzo conterrà le fotografie dei monumenti più significativi dedicati all’Eroe dei due Mondi in Italia e all’estero e il quarto alle Logge “Garibaldi” di tutti i continenti. Per migliorare, aggiornare ed accrescere la raccolta, i fratelli che sono in possesso di cartoline o di fotografie con monumenti di Garibaldi sono invitati ad inviarli a: Aldo Chiarle c/o Grande Oriente d’Italia, Via di San Pancrazio 8 - 00152 Roma. In molte città italiane esistono monumenti mai riprodotti in cartolina. Si invitano i fratelli di tali località ad inviarne le foto precisando la città e la piazza in cui si trovano. I quattro libri avranno la prefazione del Gran Maestro Gustavo Raffi. attività Grande Oriente d’Italia ATANIA – Sulla scia del processo di apertura alla società civile voluto dal Gran Maestro Gustavo Raffi, continuano le iniziative volte ad una migliore conoscenza della nostra Istituzione da parte del mondo profano. Organizzate dal Rotary Club Etna SudEst e dallo Yachting Club di Catania – in collaborazione con il fratello Salvo Pulvirenti, Grande Ufficiale di Gran Loggia – si sono svolte due conferenze sulla storia della massoneria del Grande Oratore Aggiunto Bent Parodi di Belsito. Nella rubrica “Rassegna Stampa” abbiamo pubblicato i due articoli del quotidiano “La Sicilia” relativi alle conferenze dello scorso aprile in primo piano Incontri Servizio Biblioteca 9 notizie dalla comunione attività Grande Oriente d’Italia notizie dalla comunione tutte le Logge della Toscana. All’iniziativa della “Intelligenza e Lavoro”, patrocinata dal Collegio circoscrizionale toscano, hanno aderito sei Logge della regione: la “Citius” (825) di Firenze, l’“Arbia” (138) di Siena, la “Vetulonia” (123) e la “Giustizia e Libertà” (823) di Massa Marittima, la “Niccola Guerrazzi” (665) di Follonica, la “Ombrone” (122) di Grosseto. Un’agape bianca a conclusione dei lavori chiuderà la manifestazione la cui partecipazione è aperta a tutti i fratelli del Grande Oriente d’Italia. Per informazioni: Collegio circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Toscana, tel. 055 2340543. Tenuta Valpazza, Giuncario (Gr) MPERIA – Si è svolto il pomeriggio dello scorso 23 aprile, nella sala Polivalente di Piazza Duomo, il convegno dal titolo “Milizia sacra e Terzo Millennio. Missione e spiritualità nuova nella vocazione cavalleresca templare”, promosso dall’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim, dall’Ordine cavalleresco dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa e dall’Accademia de Filateti, con l’organizzazione del Circolo Concordia e il patrocinio del Comune e della Provincia d’Imperia. Il tema di particolare interesse, la partecipazione di relatori noti a livello nazionale ed internazionale – tra cui Gabriel Mandel dell’Università di Bruxelles e Manrico Murzi dell’Università di Genova – hanno attirato una grande partecipazione di persone, massoni e non, che hanno affollato la sala, i corridoi e le sale adiacenti. Il saluto del Gran Maestro Gustavo Raffi è stato portato dal Gran Maestro Aggiunto Giuseppe Anania che si è complimentato con i promotori e gli organizzatori per la lodevole iniziativa tesa a diffondere cultura storica ed iniziatica, creando, oltretutto, occasioni d’incontro e dibattito fra la massoneria e il grande pubblico. Alla manifestazione era presente anche il Gran Jerophante del Rito, Giancarlo Seri. I 10 Il giorno successivo, domenica 24 aprile, i fratelli di molte Logge liguri, insieme alle loro famiglie e agli amici, hanno potuto visitare Il Principato di Seborga, nell’entroterra di Bordighera, territorio ricco di antichissime tradizioni cistercensi e bernardine. Durante la visita al Palazzo del Governo, hanno visitato la Sala Capitolare dei Cavalieri di San Bernardo, guidati dal Principe di Seborga Giorgio I che ha illustrato ai presenti il Principato e le sue tradizioni cavalleresche. Alle significative parole del fratello Chiarle, che hanno sottolineato i meriti massonici e culturali universalmente riconosciuti al neo Gran Maestro Onorario Sessa, hanno fatto coro le felicitazioni espresse da parte dei numerosi Maestri Venerabili di Roma, del vicepresidente del Collegio del Lazio, dei Consiglieri dell’Ordine e dei Giudici della Corte Centrale della circoscrizione, di molti grandi rappresentanti, del Grande Ufficiale Giuseppe Seganti ed infine, dal Gran Segretario Giuseppe Abramo. ALERMO – Il 18 marzo scorso, il capitolo DeMolay “Fortitudo” di Palermo, costituito ufficialmente dal DeMolay Internazionale il 2 dicembre 2004, ha installato i propri ufficiali e advisors, nonché accolto quattro nuovi membri. Hanno partecipato alla cerimonia anche il fratello Domenico Maniaci, deputy italiano delle Stelle d’Oriente, e l’Ufficiale Esecutivo in Italia dell’Ordine DeMolay, Luciano Critelli. Con queste quattro iniziazioni il capitolo “Fortitudo”, in soli 4 mesi, dopo essere stato inaugurato con i 15 membri previsti dal regolamento, risulta composto da 19 ragazzi ed ha la certezza di crescere ancora nei prossimi mesi. P Il Gran Maestro Onorario Luigi Sessa IENA – La Loggia senese “Montaperti” (722) ha compiuto 35 anni. Oltre settanta fratelli provenienti da tutta la Toscana hanno festeggiato la ricorrenza con una tornata alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi, il Gran Maestro Onorario Mauro Lastraioli, il presidente circoscrizionale toscano Arturo Pacinotti, i consiglieri dell’Ordine Stefano Bisi (membro dell’Officina), Cesare Bindi e Renzo Cappellini. “Quando una Loggia raggiunge un traguardo importante, come quello della “Montaperti” – ha scritto il Gran Maestro Gustavo Raffi nell’introduzione di “745 anni da Montaperti, 35 anni di Montaperti”, opuscolo sulla storia dell’officina – l’intero Grande Oriente d’Italia se ne arricchisce. L’Oriente di Siena è tra i più attivi della Toscana e si è reso protagonista di iniziative importanti, come la visita a Siena del premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù Tum, che è solo uno dei segni dei fiorire di idee, della volontà di esportare i valori della massoneria al di fuori del Tempio, di coinvolgersi e coinvolgere la società civile”. La “Montaperti” fu fondata il 16 ottobre 1970 per volere di un gruppo di fratelli senesi e fiorentini che vollero unirsi nel nome dell’antico luogo dove si combattè la sanguinosa battaglia di Montaperti, cantata da Dante Alighieri nella Divina Commedia. S Il fratello Critelli, portando anche i saluti del Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi, ha espresso la soddisfazione per il lavoro svolto in Italia a favore dell’Ordine paramassonico DeMolay, auspicando un’ulteriore crescita del capitolo “Fortitudo” che potrebbe farsi promotore di nuovi capitoli in tutta la Sicilia. OMA – Lo scorso 13 aprile, la Loggia romana “Giustizia e Libertà” (767) ha tenuto una tornata rituale in onore del fratello Luigi Sessa, acclamato Gran Maestro Onorario il 2 aprile a Rimini, in occasione dell’ultima Gran Loggia. Momenti di commozione hanno pervaso i partecipanti, riuniti, per l’occasione, nel Tempio “Garibaldi”, allorché il fratello Aldo Chiarle, anch’egli Gran Maestro Onorario, in rappresentanza del Gran Maestro Gustavo Raffi che lo aveva appositamente delegato, lo ha rivestito delle insegne della carica. R numero 9-10 / 2005 rassegna stampa 13 aprile 2005 Massoneria tra pregiudizio e realtà Bent Parodi al Rotary Club Etna Sud-Est La massoneria fra pregiudizio e realtà è stato il tema che Bent Parodi di Belsito, “grande oratore aggiunto” del Grande Oriente d’Italia, ha svolto in una conversazione sulla storia e sulla situazione attuale della massoneria. La Massoneria moderna è nata a Londra, nella Bettola dell’Oca e della Graticola, il 24 giugno 1717 espandendosi presto in Europa e negli Stati Uniti dove, per capire il ruolo che svolse nella costituzione della federazione americana, basta guardare alla simbologia sulla banconota da un dollaro. Della Massoneria fecero parte personaggi illustri come Einstein, Fermi, Liszt, Mozart, Washington, Franklin, uniti tutti da una ricerca della verità: una via laica alla trascendenza basata sul credere nell’esistenza di un grande architetto dell’universo. Lungi dall’essere atea e caratterizzata da forte simbologia – ha detto Parodi – la massoneria è fatta di rituali fra i quali ha ricordato la consegna di due paia di guanti bianchi, uno per l’iniziato e uno che egli consegnerà, se e quando crederà, alla donna che egli più stima al mondo e che rappresenta la sua perfetta polarità complementare. Circa 16100 i massoni italiani, dei quali il 10% in Sicilia, riuniti in logge di circa 30 soci ciascuna, fanno capo a Palazzo Giustiniani, l’unica masso- neria riconosciuta internazionalmente. Esistono altre associazioni massoniche, delle quali la più nota è quella di Palazzo Vitelleschi. Ma nessuna di queste ha ricevuto riconoscimento internazionale. Numerose – ha detto Parodi – le opere filantropiche del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, guidato dal Gran Maestro Gustavo Raffi, ma tutte svolte con grande riservatezza perché “non sappia la destra quel che fa la sinistra”, ha affermato l’oratore che ha concluso dicendo che il motto della Massoneria, per sottolinearne la sete di ricerca della verità, può essere “Dubito ergo sum”. rassegna stampa 23 aprile 2005 Parodi spiega la massoneria al pubblico dell’Auto Yachting Club Bent Parodi, giornalista e scrittore, si è presentato al pubblico, folto e interessato, dell’Auto Yacthing Club in una veste inedita: quella di Grande Oratore del Grande Oriente d’Italia, ossia la massoneria di Palazzo Giustiniani. E per dire appunto di questa associazione un po’ misteriosa, presente in tutta Europa e negli Stati Uniti, che molti considerano con diffidenza e magari con sospetto, mentre si tratta di una libera società laica, legata a una tradizione antica e volta a tutelare i valori morali e di libertà in questo nostro mondo così distratto e confuso. Proprio questo ha voluto sottolineare Parodi, dopo un ampio excursus iniziale di carattere storico e erudito sui culti segreti dell’antichità, i misteri pitagorici, orfici e eleusini a cui si rifà alla lontana la massoneria; così come si riporta ai Templari, ai Rosacroce e ad altre correnti spirituali e libertarie che nei secoli si sono battute contro l’ortodossia confessionale e l’oppressione che ne era la concreta espressione nella vita sociale. Rifondata nel primo Settecento, la massoneria si diffuse e si moltiplicò in tutta Europa: ebbe nelle file personaggi di prim’ordine, pensatori, ricercatori come gli alchimisti precursori della chimica d’oggi, uomini di stato e di governo. Ed ebbe una gran parte nel Risorgimento italiano, temutissima dai sovrani assoluti di quel tempo e dai Papi ancora investiti del potere temporale: Garibaldi, per fare un nome solo, ne fu attivo e popolarissimo esponente, con Cavour, Mazzini, D’Azeglio. Un capitolo dolente, ha accennato rapidamente l’Oratore, fu quello del difficile rapporto fra massoneria e fascismo, negli anni della dittatura, che videro i massoni spostarsi da una posizione di attesa e di blando appoggio a un’opposizione attiva e convinta, ricambiata dal regime di allora con la legge che sopprimeva le società segrete e con la persecuzione dei loro adepti, che portò alla devastazione delle Logge e alla dispersione di un prezioso patrimonio storico. Risorta, la massoneria oggi è largamente diffusa e aperta agli apporti della società: vi si approda attraverso una selezione rigorosa, ma le sue manifestazioni sono sempre più aperte, intese alla difesa dei valori morali e di libertà, oltre che ad interventi benefici. Riservata ai soli uomini, in memoria di una tradizione che risale ai culti solari dell’Egitto, la massoneria oggi “apre” alle donne con l’associazione delle “Stelle d’Oriente”; mostra rispetto anche per la Chiesa, che in passato l’ha osteggiata; in quanto depositaria di valori morali, si presenta come una forza attiva e responsabile nel mondo d’oggi. L’Oratore, presentato dal segretario del club dott. Franco Ballati e dal vicepresidente dott. Antonio Mirabile, è stato ripetutamente applaudito. L. P. rassegna stampa L’UNIONE SARDA 24 aprile 2005 Grembiulini in guanti bianchi I massoni: ecco chi siamo “Wojtyla? Era un uomo di certezze, noi coltiviamo il dubbio” In Sardegna sono ottocento. Selezionatissimi. Oltre la metà sta a Cagliari e una volta la settimana si ritrova a conversare in uno dei tempietti allestiti nel vecchio palazzo Sanjust, piazza Indipendenza. Prima di varcare la soglia numero 9-10 / 2005 del Tempio, dove sta scritto audi vidi tace (ascolta, vedi e sta’ zitto) devono indossare un grembiulino (simbolo del lavoro) e guanti bianchi (mani pulite). Per il rito di iniziazione transitano in una camera di riflessione grande quanto una cabina balneare: dentro, la luce è fioca; sulla parete vigila un teschio e un’istruzione per l’uso: se tieni alle distinzioni umane, vattene. A volerci ridere sopra, è una versione lugubre del confessionale del Grande Fratello. rassegna stampa Parla Andrea Allieri, presidente degli 800 iscritti al Grande Oriente in Sardegna 11 rassegna stampa 12 I massoni erano e restano un caso a parte. Quelli più accreditati fanno capo a un’istituzione che si chiama Grand’Oriente d’Italia. Giurano di credere in un Essere Supremo, che non è necessariamente il Dio dei cristiani. Lo definiscono, con enfasi edilizia, Grande Architetto dell’Universo. Idealisti di un ente inutile o truppa in carriera? Una risposta netta è impossibile, oltreché ingiusta. Uno dei dirigenti ha comunque detto che la categoria si divide in due tronconi: gli iscritti alla massoneria e i massoni. Per stupire, fumogeni ad effetto garantito, ricorrono spesso a grandi nomi dell’album di famiglia, nomi pescati nella soffitta della Storia: Mozart, Goethe, Garibaldi, Mazzini, Freud, Roosevelt, Confalonieri (Federico, patriota ottocentesco). I massoni sono divisi in Logge: ne funzionano sedici a Cagliari, altre dodici sparse per l’Isola. Per un tempo infinito Grand’Oriente d’Italia è stato sinonimo di Armandino Corona, repubblicano, ex presidente del Consiglio regionale, intelligenza sottile e mai sbracata, all’epoca approdato addirittura sul trono nazionale, capo riconosciuto dei quindicimila fratelli italiani. Da anni si è messo in sonno, che è un modo elegante per andar via: dicono sia in dissenso col nuovo corso, che la generazione emergente non lo appassioni. Oggi il leader dei grembiulini sardi è un ingegnere cagliaritano di 53 anni. Si chiama Andrea Allieri, un figlio (che non è massone) e nessuna familiarità con l’istituzione. Presidente del Collegio circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Sardegna, Allieri è un uomo schivo, felice di navigare nell’anonimato. Accetta di essere intervistato nel segno dell’apertura all’esterno, verso quello che viene detto mondo profano. Con lo stesso spirito di servizio, o di martirio, subisce gli scatti del fotografo per spazzare il campo dal peccato originale del Grand’Oriente: riservatezza che sconfinava nella clandestinità. Libero professionista, si occupa di ambiente: tra le altre, c’è anche la sua firma nel gigantesco piano di bonifica della laguna di Santa Gilla. È in massoneria da undici anni. Com’è successo? “All’università studiavo con un amico massone. Parlava di alta idealità”. E lei rispose anch’io. “Prima di accettare, ho riflettuto a lungo. Tre anni di solitudine e di confronto con me stesso”. Bilancio: ne valeva la pena? “Sicuramente. È migliorato il mio rapporto col prossimo. La massoneria è una straordinaria palestra di vita”. Benefici? “Arricchimento interiore”. Parcelle? “Mai”. Poco solidali, i fratelli. “Le mie aspettative erano altre. Non mi sono iscritto per far crescere la mia clientela”. Un ritorno della P2 è possibile? “Credo proprio di no. Abbiamo un buon servizio ispettivo. La P2 operava in un clima degradato”. E aveva grande seguito in Sardegna. “Siamo inevitabilmente portatori sani di deviazionismi, come qualunque altro settore della società. Adesso però il livello di controllo è molto alto”. Chi è il massone sardo? “Tentiamo un identikit: circa quarant’anni, un figlio, posizione sociale decorosa, cultura medio-alta”. Professione? “Beh, le più varie. Avvocati, medici, professori universitari, studenti”. Proletari, quelli di Marx, manco uno? “No”. E, secondo lei, perché non ci sono? “Chi approda alla massoneria è in genere un uomo che si è liberato da preoccupazioni di altra natura”. Il Rotary club è una vostra anticamera? “No, ma è un’associazione vicina. Come i Lions”. Dareste ai giornali l’elenco degli iscritti? “No. Ma chi ha titolo può consultarli liberamente. Sono depositati presso la sede del Grand’Oriente”. Logge coperte. “Non ne esistono più. Non solo: i massoni debbono essere iscritti nelle Logge delle città dove abitano”. Operazione trasparenza? “Precisamente. Dopo lo scandalo P2, abbiamo passato anni infernali, zavorrati di pregiudizi e diffidenza. Ora invece c’è anche la possibilità di conclamare l’appartenenza alla massoneria, prima non era possibile”. Fratelli imboscati. “Riservati, non imboscati. Durante il fascismo mettevamo all’occhiello un fiore particolare per riconoscerci a distanza”. Quale fiore? “Il non ti scordar di me”. C’è crisi delle vocazioni? “Direi il contrario. Da diverso tempo soffia un vento nuovo. I tempi d’attesa per entrare variano da tre a cinque mesi. Il 2-3 per cento delle domande di adesione viene respinta”. Espulsioni? “Quando occorre. Due negli ultimi otto mesi”. Si trattava di fratelli poco idealisti e molto materiali? “Diciamo che si sono comportati scorrettamente”. Dove cercate le nuove reclute? “Non facciamo proselitismo. Chi è interessato si fa avanti. Abbiamo molti giovani”. Massoni juniores? “Il fenomeno si spiega facilmente con la confusione attuale, il caos delle idealità, la nebbia dei valori. I giovani, i nostri giovani, vogliono approfondire certe tematiche. Per questo vengono da noi”. Lei personalmente, quanti iscritti ha procurato? “Forse dieci”. Mai chiesta intercessione per un appalto? “Mai. Noi ci muoviamo, con discrezione, verso altro genere di bisogni: povertà, salute”. Fatebenefratelli. “Non siamo dame di carità. La solidarietà e la fratellanza sono cardini della nostra istituzione”. Avete pianto la morte di Papa Wojtyla? “Quando è successo, stavamo ascoltando il concerto di Noah. Ci siamo uniti in raccoglimento. Il Gran Maestro ha detto che Wojtyla era un uomo di certezze, il massone è un uomo di dubbio”. Ma poi, in fondo in fondo che ve ne importa del Papa? “Abbiamo fratelli cattolici. Cattolici e praticanti”. Preti? “No”. Comunisti pentiti? “Abbiamo avuto comunisti che hanno scelto la massoneria”. Ratzinger vi preoccupa? “Non ci tocca. Noi non possiamo parlare di politica e di religione. A preoccuparci, in ogni caso, è chi porta verità assolute di carattere dogmatico”. Cioè il Papa. “Anche il Papa. Ma i nostri rapporti con la Chiesa sono ottimi”. Sì, ma il vostro Architetto non è il loro Dio. “Il nostro Architetto richiama uomini di diverse credenze. Si tratta di capire in quale accezione si vuole intendere la parola Dio”. Faccia uno spot: perché entrare in massoneria? “Per riscoprire la centralità dell’uomo, per trovare il senso profondo della vita. Per educarsi al dialogo e al confronto”. Soru. Inteso come presidente della giunta re gionale. “È questione che non ci riguarda in quanto politica. Chi vuole, lo vota. Oppure no. Non fa differenza. Fuori dalla Loggia poi, ciascuno di noi sceglie come e dove impegnarsi”. Chi vi detesta? “Tutti quelli che hanno verità da vendere. Noi rifiutiamo le certezze assolute, l’ho detto”. Siete una lobby d’affari. “Sbagliatissimo”. Siete per caso una lobby di ideali? “Precisamente. Alti ideali”. Non siete una catena di sant’Antonio per car riere veloci? “Neanche lontanamente. Chi punta a promozioni o ad affari ha maggiori opportunità altrove”. In Loggia, no? Coi fratelli medio-ricchi mediocolti, no? “Non sono dentro la testa di ogni singolo fratello. Ma qui esistono divieti precisi. Se hai secondi fini, va a finire che ti escludi da solo, ti metti ai margini”. Bancari, medici, militari: perché hanno il dna massone? “Se è per questo, anche avvocati, ingegneri, parlamentari. Comunque sia, non siamo una corsia preferenziale”. Quanti sono i massoni in sonno? “Una ventina”. Mai avuto il sospetto d’essere fuori dalla Storia? “Mi sono posto il problema quando Montanelli accusò la massoneria di essere anacronistica. In quel periodo, tra l’altro, io non ero ancora iscritto”. numero 9-10 / 2005 Però. “Però ho capito che Montanelli sbagliava. Massoneria è vigore della idealità, pienezza della forza. L’uomo ha necessità di perfezionare se stesso e impegnarsi per il progresso dell’umanità”. Lontano da appalti & affari. “Anni luce”. Insomma, siete missionari? “No. Uomini visibili...” Neanche tanto. “Visibili per lealtà, correttezza, dignità”. Che ne dicono le vostre mogli? “In qualche caso pensano che quello trascorso in Loggia sia tempo sottratto alla famiglia”. Scusi, ma perché le donne no? rassegna stampa “Le donne non possono entrare in massoneria perché lo impone uno dei due grandi imperativi della nostra società iniziatica: il Grand’Oriente è solare, le donne hanno un ruolo lunare”. E quando lo dite, nessuna che vi ride in faccia? “Capita, capita”. Giorgio Pisano 14 maggio 2005 I “fratelli” riuniti nel 1805 da Napoleone. Convegno alla Società Umanitaria Il Grande Oriente da 200 anni a Milano Anche a Milano, nei primissimi dell’800, c’erano gruppi di massoni, divisi in varie “Logge”, “Officine” e “Obbedienze”, spesso fra loro in rapporti tutt’altro che amichevoli. Ecco perché, esattamente duecento anni fa, nella primavera del 1805, Napoleone – che nella nostra città comandava attraverso il principe Eugenio di Beauharnais – decide di riunire questi “fratelli”, dando vita al Grande Oriente d’Italia, di cui faranno subito parte personaggi destinati a diventare famosi: dal poeta Carlo Porta (sì, proprio l’autore de “La Ninetta del Verzée”) a Gian Domenico Romagnosi (il maestro di Carlo Cattaneo), dal pittore Andrea Appiani a Federico Confalonieri (uno dei fondatori de “il Conciliatore”), al filosofo Melchiorre Gioia, che aveva già dato vita al giornale “Il Monitore italiano” insieme al grande Ugo Foscolo. Che a sua volta aderirà alla massoneria del Grande Oriente, insieme a altri “nomi”, che hanno contato parecchio durante il Risorgimento, e dopo: da Vincenzo Monti a Silvio Pellico, a De Amicis, il fortunato autore del libro “Cuore”, ad Arrigo Boito, il librettista dell’“Otello” di Verdi, a Garibaldi. Per ricordare questo storico bicentenario stamane, alle ore 9.30, si apre il convegno internazionale di studi proprio su “Napoleone e la Massoneria”. Il convegno, promosso dal Grande Oriente d’Italia, ha luogo in via Daverio 7, nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria, la benemerita istituzione milanese nata nel 1893 per volontà di un altro massone, Prospero Moisé Loria, e attualmente presieduta da Massimo della Campa, Gran Maestro Onorario della massoneria di Palazzo Giustiniani. A illustrare il ruolo svolto in vari settori – dal teatro all’educazione, dalle arti figurative al rinnovamento urbanistico – si alterneranno esperti e studiosi, come Franco Della Peruta, Ferdinando Mazzocca, Angelo Varni, Paolo Gastaldi, Claudio Bonvecchio, Anna Finocchi, Paolo Bosisio. Così, il convegno odierno – che sarà concluso nel pomeriggio dall’attuale Gran Maestro, avvocato Gustavo Raffi – offrirà un’occasione preziosa per verificare il ruolo culturale e civile svolto da un’istituzione come la massoneria, che oggi in Italia conta oltre sedicimila iscritti, dei quali 1270 sono i massoni operanti in Lombardia (oltre un terzo sono proprio qui, a Milano). Arturo Colombo rassegna stampa - storia e cultura 20 aprile 2005 Il “Corpus Hermeticum” Le rivelazioni dell’ermetismo Una visione del mondo alternativa a quella dell’Illuminismo numero 9-10 / 2005 nella concezioni che cercavano “la vera tradizione”; per salvaguardare quest’ultima autori quali René Guenon o Julius Evola scrivono le loro pagine più forti contro la modernità. E non soltanto. Lo stesso Evola nella Metafisica del sesso (pubblicata dalle Edizioni Mediterranee) crea un ponte tra la natura e lo spirito, un nesso che si trova in alcune parti del Corpus. La sessualità è interpretata come elemento di iniziazione e l’idea piacque molto a una lettrice raffinata come Marguerite Yourcenar, che l’apprezzò ne Il tempo, grande scultore (tradotto per Einaudi). La “donna interna”, un “metapiacere” per iniziati, di cui vi sono tracce nei testi alchemici e magici del Rinascimento — si scopre nei trattati criptici della vasta raccolta di Jean-Jacques Manget, Bibliotheca chemica curiosa, Ginevra 1702) – si riflette anche nelle pagine in questione. E non si creda che l’influenza sia limitata a un certo ambito. Il Corpus passa nelle opere di Simone Weil, di un mistico laico come Emanuel Swedenborg che dà il via alla chiesa della “Nuova Gerusalemme”, di un cabbalista cristiano come il ge- suita Athanasius Kircher, il quale nell’Oedipus aegyptiacus mescola l’esoterismo ebraico a quello del Corpus, assecondando l’idea che le rivelazioni contenute in esso siano di origine egizia, anche se noi le leggiamo attraverso la mediazione greca. Dopo l’infatuazione rinascimentale, il Corpus trova nel calvinista Casaubon – siamo nel 1614 – il castigatore: da quel momento si poteva credere che questi scritti fossero non una seconda rivelazione ma un insieme di frammenti gnostici confusi, concepiti nei primi secoli della nostra era. Non si pensi, però, che la condanna coincidesse con la loro sfortuna, anzi. Gli autori che abbiamo citato provano, caso mai, il contrario: il Corpus diventa fonte di linguaggi segreti, materia di ricerca per teologi e filosofi che studiano lo scontro intellettuale tra paganesimo e cristianesimo, prezioso riferimento per tentare l’inventario di tutto quello che ha navigato nell’oceano del neoplatonismo. Per la prima volta quanto è rimasto del Corpus Hermeticum è stato pubblicato, a cura di Ilaria Rarnelli, in italiano (il volume esce oggi, con rassegna stampa Nella raccolta di testi filosofici e religiosi chiamata Corpus Hermeticum, risalente al tardo ellenismo, vi sono le basi dell’esoterismo occidentale. È una sorta di rivelazione pagana che entusiasmò, dopo la traduzione di Marsilo Ficino, la Firenze rinascimentale e lascia tracce consistenti in personaggi quali Giovanni Pico della Mirandola e Giordano Bruno; la sua influenza inoltre si comincia a ritrovare Oltralpe in figure come Paracelso. Ma è difficile tentare l’inventario delle contaminazioni e della fortuna di questo Corpus. La “divina rivelazione” di Ermete Trismegisto (identificato con il dio egizio Thot, colui che ha donato la scrittura agli uomini, o con il Mercurio dei latini) ha condizionato il linguaggio di coloro che desideravano rivolgersi agli “iniziati”. Ma non si possono escludere gli adepti di società quali i Rosacroce o la massoneria e nemmeno quegli intellettuali che hanno cercato, in pieno ‘900, le motivazioni per resistere al dominio della ragione. Con un esempio, diremo che il “principio superiore” presente in questi trattati si ritrova 13 rassegna stampa testo originale e traduzione nella collana “Il pensiero occidentale”, diretta da Giovanni Reale per la Bompiani, pp. 1632, Euro 35). L’opera contiene, oltre i 18 trattati e l’Ascelpio, anche frammenti diversi e quelli estratti da Stobeo, nonché le parti ritrovate in copto nei codici di Nag Hammadi, vale a dire lo scritto Sull’Ogdoade e l’Enneade, il testo utilizzato è quello di Nock e Festugière (4 volumi nelle Belles Lettres); di esso è stato tradotto anche l’importante commentario. Per la parte copta, invece, iI lavoro si deve a Ilaria Ramelli. Un’opera che in questi tempi di lumi di luna fa onore all’editoria italiana, una raccolta di testi in cui si possono scoprire folgoranti intuizioni. Così, tra le molte possibilità, il lettore ritrova qui una via da percorrere che parte dalla nozione del Dio inconoscibile mediante la ragione che si trova nel Pamienide platonico: gli ermetici fanno cadere l’accento sul nous, sull’intelletto, che per loro diventa una facoltà conoscitiva e allo stesso tempo un dono di Dio, anzi la conoscenza viene intesa come rivelazione. Sono trattati che contengono un vero e proprio laboratorio di teologia negativa – Dio è ineffabile, invisibile, privo di immagine sensibile, di corpo e di nomi, non ha luogo né bisogni – ma allo stesso tempo emerge Dio come creatore e padre dell’universo. In questo senso, identificandosi con il prodotto della sua creazione, diviene visibile e conoscibile proprio attraverso il mondo, anzi Egli stesso desidera essere conosciuto dall’uomo. I possibili paralleli con il logos, il Verbo che apre il Vangelo di Giovanni, sono inevitabili. Che aggiungere? In un’opera come questa le sorprese sono infinite. Si può anche scoprire che l’uomo è dotato della medesima natura di Dio, anzi addirittura ha anche un aspetto simile a Lui. Perché, come si legge nel Pimandro, il primo trattato del Corpus: “Dio si innamorò della propria forma e le affidò tutte le sue creature”. Armando Torno L’articolo di “MondOperaio” sulla massoneria italiana sarà pubblicato sul prossimo numero di “Erasmo Notizie” rassegna stampa - attualità 10 aprile 2005 L’opinione di un laico In ricordo di Karol Wojtyla Karol Wojtyla, il Pontefice dei cattolici, è morto e dinanzi alla morte, io che ho avuto con lui molti incontri e molti scontri (forse più scontri che incontri) mi inchino reverente. Quando sentivo Wojtyla gridare forte con voce commossa e compenetrata contro la inciviltà della violenza e che la società non può e non deve tollerare fame, omicidi, violenza, miseria e morte, non potevo non essere, e con grande entusiasmo, al suo fianco. Ma quando lo sentivo parlare con faccia truce e fanatica di aborto, eutanasia, divorzio e castità, il sottoscritto, divorzista, abortista, eutanasista e non casto, spegneva il televisore. Ma sui grandi problemi della società, i veri 14 grandi problemi, come la fame e le malattie ero d’accordo con lui e più volte ho scritto sui giornali che io, laico anticlericale risorgimentale, massone e lui Pontefice di cattolici, io e lui insieme, tenendoci per mano, e tenendoci per mano con qualsiasi altro uomo di qualsiasi credo politico e religioso che condivide la necessità di debellare dal mondo le immense piaghe sociali, tutti assieme e tutti concordi dobbiamo essere pronti a lottare per dare alla umanità, una società basata sul sacro trinomio della libertà, della eguaglianza e della fratellanza. Ora i giornali sono pieni di articolisti che si interrogano su chi sarà il nuovo pontefice. Il problema non mi interessa. Karol Wojtyla è morto e con lui se ne è andato un pezzo della Umanità, un pezzo della mia Umanità. Non sono andato ai suoi funerali. Al suo funerale hanno partecipato molte centinaia di migliaia di persone ed è giusto che sia stato così perché tanto era l’amore della gente, specialmente degli umili, verso di lui. Vorrei però pregare questa folla immensa di persone in delirio, quando per strada incontrerà un carro funebre avviarsi verso il cimitero senza neppure una persona dietro, di accodarsi senza domandare chi ha ottenuto l’eterno riposo. Rispondo io: un figlio dell’Umanità, come voi, come me e come Wojtyla. Aldo Chiarle numero 9-10 / 2005 rassegna stampa - attualità 21 aprile 2005 Papa Lambertini, Benedetto XIV, fu alle prese con l’Europa dei lumi L’altro Benedetto che parlava con Voltaire già per il suo bel volto, ma per le sue virtù e per la sua scienza”. Non per il volto, dunque, ma per la sua testa, il conclave durò sei mesi, ma per il secolo del Lumi serviva una mente brillante e i cardinali scelsero il bolognese Prospero Lambertini, che il 17 agosto 1740 divenne Benedetto XIV. La fede religiosa era stato il motivo che aveva condotto alla rottura drammatica dell’unità europea e il dogma aveva soffocato la nuova scienza nell’abiura di Galileo e nel rogo di Giordano Bruno. Con Benedetto XIV (in carica fino alla morte, nel 1758) si inaugura una stagione diversa nei rapporti tra fede e ragione. L’interesse di Prospero Lambertini per la scienza sperimentale e la cultura illuminista, la sua propensione per la comprensione più che per la condanna, fanno del suo pontificato un luogo d’incontro di dottrine e linguaggi che si erano combattuti per quasi due secoli. Questa fiducia nella ragione contraddistingue anche la sua opera di canonista, che, proprio in questa prospettiva, tocca il suo acme più significativo nell’opera “De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione”. Scritta prima della elezione al soglio pontificio, essa costituisce un singolare atto di fede in quella razionalità che si inscrive nelle geometrie del diritto; in quello strumento giuridico che Lambertini piega sino a cogliere, con le regole dettate dal procedure dei tribunali ecclesiastici il mistero che si disvela nel dono della santità. Lo straordinario paradosso che percorre le pagine dei cinque volumi nei quali si articola il “De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione”, stampati a Bologna tra il 1734 e il 1738, sta tutto in questo tentativo di rendere percepibile e dimostrabile in foro esterno il dono, tutto divino e meta-giuridico, di una vita volta al raggiungimento di un ideale tutto spirituale. Un testo attuale, anche perché Lambertini sostenne che se il martirio è provocato intenzionalmente, non è vero martino. Per quanto riguarda le dispute religiose si mantenne equanime nelle controversie nei confronti del giansenismo, mentre condannò duramente la massoneria (bestia nera anche di Ratzinger) rassegna stampa - attualità con la “Providas Romanorum”. Nel 1757, grazie all’intervento di padre Ruggero Boscovich dell’Osservatorio astronomico di Brera il “De rivolutionisbus” di Galileo fu tolto dall’Indice dei libri proibiti, della Inquisizione di cui Lambertini era il capo (così come Ratzinger lo è stato della Congregazione della dottrina della fede). Emblematico del nuovo clima nel rapporto tra fede e ragione, rimane il fatto che Voltaire abbia dedicato proprio a Benedetto XIV il suo “Maometto o del fanatismo”. Voltaire, che pure nel racconto “Pot-pourri” (1765) aveva messo in scena una parodia di Cristo addirittura rappresentato da Pulcinella, rifiuta drasticamente l’ateismo del barone d’Holbach o di Diderot a cui contrappone il proprio razionalismo deista. L’idea stessa che non esista un Dio – sostiene – verrebbe a sconvolgere irrimediabilmente un tessuto sociale fortemente differenziato mostrando l’effettiva pericolosità di chi nega ogni essere supremo. Così “l’ateo povero e violento – scrive Voltaire – sicuro dell’impunità” finirà per derubare e assassinare. “Rotti tutti i legami della società”, “i delitti segreti” inonderanno la terra e “il popolino non sarà che un’orda di briganti”. Con Voltaire, Benedetto XIV aveva intrattenuto una fitta corrispondenza epistolare. Rievocata – ha notato il commentatore del Financial Times, Harold James – dall’incontro, svoltosi all’inizio dell’anno scorso, tra il cardinale Ratzinger e il filosofo razionalista Habermas: “il Cardinale Ratzinger – ricorda James – ha concluso l’incontro con la necessità di una polifonica correlazione tra ragione e fede. Ognuna ha bisogno dell’altra (…). Allo scontro di civiltà si deve pone fine con il dialogo. È necessario conclude Ratzinger – non solo rigettare le patologie religiose ma anche le patologie razionaliste”. Ma in gioco non c’è solo Islam e Occidente. C’è soprattutto fede e ragione. Lo scontro di civiltà è anche interno all’Europa, dove all’apparente regredire della fede c’è un avanzamento di richieste etiche che nella fede potrebbero trovare un faro. Se solo quel faro, non potendo venire incontro alla nave, almeno mostrasse segnali di vita. 13 maggio 2005 Non molto tempo fa la Chiesa era anche contro il parto cesareo Nel 1833, a Bologna, su sollecitazione della Curia della città, si aprì un celebre processo contro un giovane medico accusato di aver numero 9-10 / 2005 procurato la morte di una donna intervenendo con taglio cesareo. Il medico fu assolto perché nuscì a dimostrare che si era trattato di cesareo post-mortem nel tentativo di salvare il nascituro, anch’esso comunque nato morto. La chiesa, ancora per qualche decennio, rassegna stampa Lo sostiene anche la genetica. La trasmissione dei caratteri spesso si manifesta saltando una generazione. Così, più che a Benedetto XV, colui che condannò l’orribile strage della prima guerra mondiale, il carattere ereditario connaturato alla scelta onomastica del cardinale Joseph Ratzinger, nuovo Papa Benedetto XVI, potrebbe rivelarsi essere quello di Benedetto XIV. Il Papa che di fronte alla regressione della fede, nell’Europa dei Lumi, seppe dialogare con la filosofia e costruire argini ‘canonici’ per la piena atea che ebbe l’onda più lunga, in Europa, con l’epopea di Napoleone. Fu il primo a scagionare il libro di Galilei e promosse le scienze sperimentali ad altissimo livello. Ma chi era costui? Un uomo assai colto e di fede combattiva, il Papa certo più erudito del suo secolo e anch’egli illuminato. Istituì cattedre di fisica, chimica e matematica presso l’Università di Roma, diede nuovo impulso all’attività accademica di Bologna. Per la cattedra di Geometria analitica, propose clamorosamente Maria Gaetana Agnesi (1718-1799), autrice di un interessante saggio relativo agli studi delle donne e dell’opera “Instituzioni Analitiche ad uso della gioventù italiana”. Attivò una moderna scuola di chirurgia e favorì la diffusione, nello Stato Pontificio dove rese libero il commercio, dell’antivaiolo di origine umana (che però si rivelò meno efficace di quello di origine animale che venne introdotto da Jenner nel ‘96 e fu osteggiato proprio dagli ambienti ecclesiastici). Promosse gli scavi a Roma e cooperò con il Winckelman alla fondazione dell’Accademia archeologica, nel 1740. Ma era anche umanissimo e a suo modo assai terreno. Benedetto XIV era infatti noto anche per le sue frasi piene di arguzia, oltre a frequenti bestemmie. Celebre la battuta che fece ad una dama scollata. “Il crocifisso d’oro che porta è molto bello ma ancora più bello è il calvario”. Mentre Alexandcr Dumas ricordava che “Benedetto XIV Lambertini aveva l’abitudine di bestemmiare ma siccome s’era reso illustre per molte opere di un merito reale, il valore dell’uomo faceva passar sopra a questa particolarità. Egli era arrivato al Pontificato, non 15 rassegna stampa 16 tentò di riservarsi il diritto di far intervenire il prete prima o al posto del medico. La dottrina corrente prediligeva la salvezza dell’anima del nascituro alla vita della madre: alla puerpera era richiesto di accettare esplicitamente e “liberamente” la sua certa morte per permettere al bambino di nascere onde venir battezzato o al prete di introdurre in utero un marchingegno atto a versare acqua battesimale sul feto ancora vitale. La dottrina del Limbo – considerata degna di fede sino al Concilio Vaticano II – relegava le anime dei morti in fase perinatale, non battezzati, in una condizione eterna di non salvezza. Quest’impostazione dottrinale, finché possibile tradotta anche in vincolo giuridico, si è confrontata per più di due secoli, dalla fine del Seicento in avanti, con un conflitto interno alla medicina, tra i fautori del taglio cesareo e i suoi detrattori, fautori del parto spontaneo, o comunque ottenuto senza aiuti chirurgici radicali. Quale metodo dava una maggior probabilità di sopravvivenza della madre e del bambino? Francesco Rizzoli, un nome ben noto anche ai bolognesi di oggi, a seguito dell’episodio traumatico che aveva messo a rischio tutta la sua vita professionale, si impegnò nella ricerca di metodi alternativi a quello chirurgico e mise a punto quella manovra manuale di rivolgimento del feto, ancor oggi usata, che chiamò “parto artificiale istantaneo”. Questo è uno dei tanti episodi della storia della medicina in cui, attorno alla vita nascente e sul corpo della donna, si scontrano da una parte due o più ipotesi di ricerca e di cura prodotte dalla comunità scientifica, dall’altra la dottrina della chiesa. Per quel che riguarda la medicina, sappiamo oggi che ambedue le strade erano necessarie per impostare correttamente la scienza e la pratica ostetrica. Come Rizzoli, molti medici praticarono cesarei con risultati alterni per le madri e i nascituri e, allo stesso tempo, si impegnarono per migliorare le metodiche del parto naturale, anche qui con alterni risultati. Scienziati e medici dimostrarono, anche attraverso feroci polemiche scientifiche sulle differenti opzioni, che successi e insuccessi lastricano sempre la via della ricerca scientifica e delle pratiche di cura dei corpi: un terreno dove non si confrontano verità assolute, bensì ipotesi sperimentali e probabilità concrete di successo. Attorno a loro, e al letto (man mano al lettino da parto) della donna, fiorirono le polemiche filosofiche, teologiche e politiche: sull’immutabilità o meno delle leggi naturali, sul diritto di decidere e sui limiti della vita e della morte, sul pericolo della corruzione dei costumi per l’invasione del medico e della sua tecnica nel campo riservato alla disciplina delle anime, sulla necessità di far prevalere la salute dei corpi o la salvezza delle anime. Lo stato moderno, in Occidente, ha impiegato qualche secolo a diventar garante della salute dei cittadini appropriandosi della giurisdizione sui corpi dei vivi, dei morenti e dei morti, mentre i cittadini hanno guadagnato sempre più diritti nel campo delle decisioni e del- le scelte relative. Sul piano giuridico la medicina ha sottratto alla chiesa il diritto (in termini di legislazione positiva) di stabilire chi, come e con cosa si debba intervenire nei parti pericolosi e in tutte le contingenze del rischio di morte: le legislazioni sull’inizio e la fine della vita hanno subito, e preannunciato, le vicissitudini della separazione tra stato e chiesa, tra le competenze di cura dei corpi e quelle delle anime. Nel tempo, l’intreccio tra tecnologie della vita, etica del trattamento dei limiti della vita e della morte, rapporti tra la libertà del singolo, diritti di salute e di cura, e regole giuridiche, si è caricato di nuovi contenuti, e il dibattito si è allargato anche a cerchie di non addetti ai lavori: siamo in una società dell’informazione (talvolta della dis-informazione) e i cittadini sono sempre più riflessivi, competenti e decisi ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte (talvolta più manipolati). Gli ambiti delle questioni di frontiera, mediche, morali e giuridiche, sulla vita e la morte, l’informazione, la decisione e le competenze sulle regole, si sono dilatati, ma i nodi restano quasi gli stessi. La ricerca medica e la medicina pretendono oggi, parlando attraverso organismi internazionali ad hoc (Oms), che salute significhi non solo assenza di malattia ma anche benessere psicofisico, cercano l’alleanza dei malati o dei clienti potenziali delle tecnologie di cura per estendere le sfere d’intervento e la loro credibilità. La Santa Sede in quegli stessi organismi contrasta fieramente le concettualizzazioni estensive delle competenze mediche e dei diritti individuali che, soprattutto nell’ambito dei diritti riproduttivi, invaderebbero il campo della cura delle anime e/o di ciò che la chiesa cattolica ritiene esser pertinenza della morale naturale, rispecchiata nella sua dottrina. Se confrontiamo la parabola della storia del cesareo con il dibattito sulla Legge 40 e il relativo referendum, non è difficile prevedere che, per quel che riguarda la ricerca sulle cellule staminali e la fecondazione assistita, tra trent’anni, o forse prima, i nostri nipoti sorrideranno più o meno amaramente ricordando un’altra storica occasione persa dalla chiesa per distinguere, nel suo messaggio, la salute del corpo dalla salvezza delle anime. Presentando all’obbedienza dei fedeli e alla riflessione razionale dei laici, come fossero contenuti della fede e argomentazioni incontrovertibili, quelli che sono paradigmi filosofici e teologici contingenti (ieri la teoria del limbo, oggi una teoria pseudo-evoluzionista che considera l’ovulo appena fecondato come persona umana), la chiesa pretende di farsi garante, allo stesso tempo, dei mezzi di salvezza delle anime e delle ipotesi di cura dei corpi. È normale che una religione, o comunque un sistema di credenze, si impegni a convincere i singoli, l’opinione pubblica e i legislatori, della necessità di proteggere valori superiori a quelli del bene del corpo, della salute fisica e persino della vita: la capacità di morire per la propria fede, e di trascendere le proprie con- tingenze, è propria della moralità intrinseca dell’essere umano. Perciò appaiono giusti la riflessione e il confronto costante sul senso del limite nell’affrontare i temi dell’inizio della vita e della morte, come pure la sollecitazione a non tradurre la cura di sé in un narcisismo autoreferenziale ignaro dei bisogni dell’altro più debole (il nascituro, il povero che non può permettersi cure costose...). Ma la storia dimostra che non giova alla religione voler imporre, attraverso le leggi dello stato, una dottrina filosofica, una ipotesi scientifica, e persino un metodo di cura tra i molti in campo. Come il no al cesareo di ieri, quelli di oggi – alla pillola, al preservativo, alla fecondazione assistita, alla ricerca sugli embrioni – fanno toccar con mano che tutte le volte che la chiesa è scesa nel dettaglio del dibattito sulla salute riproduttiva e sulla sperimentazione sul corpo, dalle sue prescrizioni dottrinali sono emersi soprattutto i pregiudizi antiscientifici degli uomini di chiesa e la diffidenza verso l’assunzione di responsabilità morale da parte delle donne e degli uomini rispetto ai dilemmi loro vita affettiva, personale, riproduttiva. Il timore dei rischi della libertà si confonde così con la paura della presa di responsabilità da parte dei singoli e della società. L’allarme per la caduta dei valori e per l’incombente catastrofe della morale pubblica e privata, specialmente relativa alla famiglia, alla sessualità e alla procreazione, si ripresenta in ogni epoca di forti cambiamenti sociali, economici e geopolitici, avvicinando i conservatori di ogni tendenza ideale, religiosa e politica. Il dibattito pubblico, il confronto di opinioni, l’informazione non ideologizzata, sono, soprattutto in democrazia, antidoti alla paura e, anche, garanzie per una vita spirituale più capace di purificarsi dalle scorie del conformismo e dalla soggezione a verità preconfezionate. Per questi motivi i cittadini, i politici, i partiti, le chiese, dovrebbero preferire la fatica del dialogo sui principi e la negoziazione amorevole sulle regole, piuttosto che il taglio dei nodi di Gordio attraverso la spada della legge. Per questi stessi motivi, la chiesa cattolica avrebbe fatto meglio ad assumersi la responsabilità di spingere soprattutto i credenti a partecipare al voto sul referendum, interpretandolo come momento forte di confronto con “il mondo” e le sue pretese. Il calcolo politico sull’astensionismo potrebbe far vincere a chi si considera un cattolico ortodosso “verace” la guerricciola sulla legge 40, ma non potrà fermare né la ricerca né lo sviluppo di nuove tecnologie della salute. Sicuramente l’astensionismo farà perdere ai cristiani del no e del sì una occasione per testimoniare, anche da fronti opposti, che la loro unità sui principi etici di fondo, ispirati dalla fede nella Resurrezione, resta salda al di là delle loro opzioni politiche, delle divisioni sulle contingenze dei costumi sessuali, e dei normali conflitti attorno alle sempre opinabili ipotesi che si dibattono in campo scientifico. Franca Bimbi numero 9-10 / 2005 rassegna stampa - attualità 15 maggio 2005 Appello di 77 Nobel Sì alla ricerca sulle staminali embrionali Ai 77 Nobel che hanno firmato l’appello all’Onu pubblicato qui in esclusiva, andrebbero idealmente aggiunti i due italiani Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini, che insieme a Umberto Veronesi e a decine di altri scienziati italiani hanno sottoscritto un analogo documento italiano. L’appello dei Nobel è stato promosso dall’Associazione Luca Coscioni e dal Partito radicale transnazionale, e presentato presso la sede delle Nazioni Unite di New York insieme al Genetics Policy Institute, la Coalition for the Advancement of Medical Research e la Christopher Reeve Foundation. Molte le firme di biologi (Guillemin, Nuesslein-Volhard, Arber, Hartwell, Greengard, De Duve, Sulston, Cohen, Thomas, Benacerraf, Lauterbur, Blobel, Horvitz, Roberts, Baltimore, Varmus, Kornberg) ma anche di chimici, fisici, economisti (tra cui Kenneth Arrow) e del romanziere Josè Saramago. Noi sottoscritti, cittadini di tutto il mondo, personalità della scienza, della cultura e della politica ci uniamo per dare corpo e voce a una spe- ranza di vita e di salute che oggi passa per la libertà della ricerca scientifica e che rifiuta vecchi e nuovi proibizionismi anti-scientifici e ideologici. Grazie al rapido progresso della ricerca scientifica, e in particolare agli incoraggianti risultati dalle sperimentazioni sulle cellule staminali embrionali umane, esistono oggi speranze concrete che da tale ricerca si possa giungere alla scoperta di cure per malattie come il diabete, le malattie cardiovascolari, il morbo di Parkinson, l’Alzheimer, la sclerosi, la distrofia e molte altre che colpiscono centinaia di milioni di esseri umani in tutto il mondo. Le potenzialità concrete di tale settore di ricerca impongono l’urgenza di regole adeguate, che possano garantire il rispetto della dignità umana e consentire il governo dei processi in corso, fuori da imposizioni di natura etica o religiosa. Considerato l’Articolo 15 (3) del Patto Internazionale sui Diritti Economici Sociali e Culturali che impegna gli Stati ratificatori a “rispettare la libertà indispensabile per la ricerca scientifica”; l’Articolo 12 che stabilisce il “diritto di ciascuno al godimento al miglior livello e qua- rassegna stampa - attualità lità raggiungibile di salute fisica e mentale”; il commento numero 14 a tale articolo che stabilisce l’obbligo degli Stati “di rispettare, proteggere e realizzare” tali diritti. Noi sottoscritti, ci appelliamo al Segretariogenerale e agli Stati membri dell’Onu affinché respingano ogni proposta volta a proibire la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, sia per quanto riguarda l’utilizzo di embrioni sovrannumerari (comunque destinati alla distruzione) che per la tecnica del trasferimento del nucleo cellulare finalizzata alla produzione di cellule staminali. Tale proibizione, se approvata a livello mondiale come proposto da decine di Paesi già in occasione della 58esima sessione dell’Assemblea generale del 2003, rappresenterebbe una condanna a un’esistenza priva di speranza per milioni persone nel mondo che vivono nell’attesa di una cura per le loro malattie. Ci appelliamo dunque a voi, perché si possano trovare regole che affermino il diritto alla vita e alla salute garantendo libertà di scienza, coscienza e conoscenza. Seguono le firme di 77 premi Nobel 16 maggio 2005 Le idee Perché l’embrione-persona è la negazione dell’uomo Nuovo intervento di Emanuele Severino nel dibattito lanciato dal Corriere sulla fecondazione assistita in vista del referendum del 12 e 13 giugno. Secondo il filosofo, che ribatte alle tesi di monsignor Sgreccia, la posizione della Chiesa porta a una conclusione che contraddice la realtà. numero 9-10 / 2005 entri, esiste qualcosa di unitario che ha la capacità di entrarvi e che è appunto quell’uomo durante la sua vita terrena. (Non sono la testa, le gambe, o parti della psiche, in quanto tra loro separate, ad avere quella capacità: non sono cioè i pezzi dell’uomo ad averla). Se non esistessero la capacità del blocco di marmo di diventare statua e la capacità dell’uomo di andare in Cielo, l’esistenza di statue di marmo e di beati sarebbe impossibile. E pertanto, ritornando al nostro caso, se, prima della nascita dell’essere umano, non esistesse qualcosa di unitario, avente la capacità di diventare un uomo (se cioè non esistesse un uomo “in potenza”), la nascita di uomini sarebbe impossibile. Orbene, per la Chiesa, l’embrione è, sin dal momento della fecondazione, uomo, persona; e il principio spirituale (l’“anima razionale”) per il quale l’uomo non è animale è creato da Dio. Per la Chiesa, cioè, Dio crea tale principio sin dal momento della fecondazione, cioè dell’unione del gamete maschile e femminile. E siamo al punto. La domanda che rivolgo alla Chiesa (e ad altri) è: se un uomo può nascere solo se prima di esso esiste un rassegna stampa L’articolo di monsignor Sgreccia pubblicato martedì 10 maggio sul Corriere mi induce a riproporre un tratto del mio discorso sull’embrione – lasciando anche questa volta da parte il mio pensiero filosofico e la mia critica del concetto di “capacità”, e indicando solo quali conseguenze scaturiscono dalla dottrina della Chiesa sull’embrione. Invito cioè la Chiesa a pensare con attenzione al contenuto del mio articolo apparso sul Corriere del 24 febbraio 2005. Nel marzo scorso monsignor Sgreccia mi aveva criticato dicendo tra l’altro che, per me, affermare (come la Chiesa afferma) che l’embrione è sin dall’inizio un essere umano «è come affermare che l’uomo è “capace di entrare nel Regno dei Cieli”». Santo cielo! Se io avessi scritto queste strampalerie monsi- gnor Sgreccia avrebbe il diritto di considerarmi uno sciocco. Ma non avendole scritte è sorprendente che un esponente così autorevole e competente della Chiesa abbia così frainteso il mio discorso. Che dunque ripropongo con alcune considerazioni relative al nuovo articolo di Sgreccia. Secondo la filosofia a cui (anche) la Chiesa si ispira, un uomo può nascere solo se, prima di esso, esiste qualcosa che ha la capacità (o “potenza” ) di diventare uomo. Si badi: qualcosa di unitario. Tale principio vale anche per altre forme di “generazione”. E così: una statua può essere prodotta solo se, prima di esserlo, esiste, poniamo, un blocco di marmo capace di diventare una statua (per opera dello scultore). Se il blocco fosse in frantumi, nessuno di essi, e nemmeno il loro insieme, avrebbe la capacità di diventare quella statua. Per produrre quella statua bisogna che le parti del blocco non siano frantumi, ma unite; ossia, bisogna che il blocco sia qualcosa di unitario. Altro esempio: un uomo può entrare nel Regno dei Cieli (può esistere cioè quel processo che è la “generazione” di un beato) solo se, prima che egli vi 17 rassegna stampa qualcosa di unitario che ha la capacità di diventare un essere umano, e se sin dal momento della fecondazione l’embrione è essere umano “in atto”, che cosa è e dove è mai il qualcosa di unitario che ha la capacità di diventare uomo e senza di cui nessun uomo potrebbe nascere? Dov’è l’uomo “in potenza”? La Chiesa non può rispondere a questa domanda. Infatti, prima dell’unione dei gameti (con la quale, per la Chiesa, esisterebbe già sin dall’inizio un uomo “in atto”), i gameti sono separati e nessuno dei due, in quanto separato, può avere la capacità di diventare uomo. (Come nessuno dei frammenti del blocco di marmo ha la capacità di diventare una statua; né sono i pezzi di un uomo ad avere la capacità di andare in Cielo). E come l’insieme dei frammenti del blocco di marmo non ha la capacità di diventare statua, nemmeno l’insieme dei due gameti separati ha la capacità di diventare uomo. E, per la Chiesa, prima della loro unione non può nemmeno intervenire Dio a infondere in essi l’“anima razionale”. Che cosa segue da tutto questo? Un assurdo: sostenendo che fin dal momento della fecondazione esiste un uomo “in atto”, la Chiesa viene a negare (contro le proprie intenzioni) l’esistenza della capacità, da parte di qualcosa di unitario, di diventare un uomo; e da questa negazione segue ciò che anche per la Chiesa è un assurdo, ossia che non potrebbe nascere alcun uomo. Ma gli uomini nascono. Dunque ciò che provoca questo assurdo è impossibile, ossia è impossibile che sin dall’inizio l’embrione sia un uomo. Monsignor Sgreccia mi ricordava che “i due gameti hanno la capacità di generare un individuo ratto allo stato embrionale, che poi si sviluppa e diviene adulto proprio perché esiste una capacità, una potenzialità che si attua nel momento dell’unione”. Ma, replico, questa capacità di diventare adulto è quella che si costituisce quando l’embrione ha già incominciato ad esistere: non è quella di cui stiamo parlando, che è la capacità di qualcosa di diventare embrione umano (o animale) – la capacità, cioè, che cessa di esistere quando l’embrione incomincia ad esistere. Per uscire dall’assurdo ora indicato è dunque necessario negare che sin dall’inizio l’embrione sia un essere umano in atto; e dunque è necessario che Dio infonda l’anima ra22 maggio 2005 zionale dopo che l’embrione ha incominciato a esistere, ossia è necessario affermare che ciò che ha la capacità di diventare uomo sia costituito, perlomeno, dallo stato iniziale dell’embrione, per quanto breve esso sia. Per la scienza non sappiamo quando l’embrione incominci a essere persona. Ma, sulla base dell’argomentazione ora indicata, la Chiesa, per evitare l’assurdo, deve dire che all’inizio della sua esistenza l’embrione non è persona. È poco, ma è decisivo. (È poco, perché rimane aperto il problema, per la Chiesa, di accertare l’estensione di quell’inizio, cioè se Dio crei l’anima razionale subito dopo l’unione dei gameti, oppure dopo qualche tempo). Non è meglio che la Chiesa, anche qui, ritorni a san Tommaso, per il quale “il feto è animale prima di essere uomo”? (Il mio riferimento a Tommaso è stato poi ripreso da altri). Uscirebbe dal vicolo cieco in cui si è cacciata. O almeno da questo – altri ancora essendocene, ancora più ciechi; e non solo per la Chiesa. Nell’articolo pubblicato sul Corriere monsignor Sgreccia parla invece da scienziato. Ma, rispetto a quanto sopra abbiamo mostrato, sfonda una porta aperta. Richiama infatti che per la biologia (e anche per biologi non credenti) l’embrione ha, “fin dal momento della fecondazione” un’“identità” biologica, genetica e organica. Un cane, dice, è cane sin dal momento della fecondazione e rimane cane fin quando è vecchio e prossimo alla morte. E aggiunge: “Pensiamo che la stessa biologia valga anche per qualsiasi animale superiore, compreso l’uomo”. Ora, non v’è dubbio che i biologi siano perlopiù d’accordo su questo avvicinamento di cani e uomini. Ma monsignor Sgreccia qualche dubbio dovrebbe averlo. La dottrina della Chiesa non è adeguatamente rappresentata da scritti come questo di Sgreccia. I biologi, infatti, non hanno difficoltà ad affermare che un organismo materiale si evolva e divenga mente, coscienza, ragione, cioè essere umano – come, perlopiù, essi non hanno difficoltà ad affermare l’evoluzione delle specie, quella evoluzione, cioè, per la quale l’uomo proviene dalla scimmia. Ma la Chiesa può starsene tranquilla come lo è monsignor Sgreccia? La Chiesa esclude perentoriamente che la vita umana e il suo inizio possano essere adegua- tamente intesi dalla scienza e dalla biologia. Per la Chiesa la spiegazione adeguata si può raggiungere – abbiamo detto sopra – solo introducendo l’azione di Dio, che crea lui, direttamente, ciò che vi è di propriamente umano nell’uomo. In questo articolo monsignor Sgreccia ha invece l’aria di sostenere che per risolvere il problema dell’inizio della vita umana basti la scienza. La Chiesa non è adeguatamente rappresentata da un discorso come questo di monsignor Sgreccia che lascia così vistosamente da parte quel sapere filosofico al quale invece la Chiesa – con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – dà una così rilevante importanza. Ho detto che, rispetto all’argomentazione sopra sviluppata, monsignor Sgreccia sfonda una porta aperta, perché tale argomentazione parte proprio dalla supposizione che l’embrione sia, sin dall’inizio, vita umana (e lo sia nel senso voluto dalla Chiesa, non dalla sola biologia); e così partendo – ossia pur concedendo tutto ciò che sta a cuore alla Chiesa e a monsignor Sgreccia – tale argomentazione mostra a quale assurdo quella supposizione conduca. Come dice monsignor Sgreccia, la coscienza morale proibisce che si spari verso un cespuglio se appena si dubita che dietro di esso, invece di una lepre, ci sia un bambino. Ma quell’argomentazione mostra che la dottrina della Chiesa sull’embrione conduce alla conclusione (certo non voluta dalla Chiesa) che dietro il cespuglio non può essersi venuto a trovare nessun bambino – appunto perché, come si diceva, quella dottrina porta a negare la capacità di diventare un essere umano (ossia un bambino dietro il cespuglio). E dico tutto questo condividendo le preoccupazioni per la manipolazione e mercificazione dell’uomo. Se prima di un essere umano non esistesse qualcosa di unitario che ha la capacità di diventare uomo, ne risulterebbe che nessun uomo potrebbe nascere Emanuele Severino rassegna stampa - attualità Il voto italiano sulla fecondazione assistita L’etica e il diritto Confermare o abrogare la legge? Prossimi al voto referendario, era prevedibile ed utile che su questioni etiche e religiose così importanti si sviluppasse un dibattito, talora anche acceso, nel quale intervenissero pure eminenti studiosi nel campo delle scienze mediche e di bioetica ed alte autorità religiose. Vi sono, tuttavia, anche questioni giuridiche di non poco conto; al punto che molti intervenu- 18 ti (anche fra i difensori della legge che invitano alla conferma sia pure con lo strumento dell’astensionismo) ritengono che essa non sia appagante e che pur nel caso probabile che non si raggiunga la soglia necessaria per l’efficacia del referendum, la legge andrebbe riscritta dal Parlamento. La contraddizione più evidente, messa in luce da molti, è il divieto di selezione “a scopo eunumero 9-10 / 2005 ni, studiosi di bioetica svalutano l’antica concezione aristotelico-tomistica sulla vita in potenza e quella in atto e sottolineano i grandi passi avanti della biologia, la capacità delle cellule embrionali di moltiplicarsi e svilupparsi ed obbiettano che l’anima non si può vedere al “microscopio” per stabilire il momento del suo ingresso. Noti giornalisti ed esponenti di “movimenti per la vita” qualificano gli embrioni “persone” “individui” “uomini” “bambini” in ossequio e sintonia con i dettami di una altissima autorità religiosa che quanto all’embrione ritiene che si possa trattare “di un essere umano individuale che ha la dignità di figlio e di persona”. La legge sembra aderire a quest’opinione consentendo “l’adozione” degli embrioni e richiamando in proposito le stesse regole stabilite per le persone (Legge n. 184 del 1983). Le opinioni però vanno portate alle estreme conseguenze anche per collaudarle. Nessuno ha finora detto che se è così i coniugi o i conviventi potrebbero chiedere il battesimo dell’embrione, ma non in caso di imminente sua perdita, il sacramento dell’estrema unzione che si potrebbe amministrare soltanto a colui che abbia raggiunto l’uso di ragione (Diritto Canonico 1004, paragrafo 1). Franzo Grande Stevens 25 maggio 2005 Il “comandante Silvio” delle Fiamme verdi camune È morto Giulio Mazzon Giulio Mazzon, il comandante Silvio delle Fiamme verdi camune, è scomparso nella tarda serata dell’altro ieri, dopo una malattia che gli aveva impedito, negli ultimi mesi, di assolvere, com’era uso fare con costanza e puntualità, i molti impegni dovuti alla carica di segretario nazionale dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia); carica che ricopriva da molti anni, godendo della stima di tutti i rappresentanti delle varie anime della Resistenza. I funerali verranno celebrati oggi, alle 16, a Tarquinia. Giulio Mazzon era nato a Brescia il 20 gennaio 1920. Insegnante di matematica, aveva al suo attivo una lunga militanza nel Partito socialista italiano, del quale era stato dirigente locale e nazionale. Nel 1946 aveva contribuito a fondare il settimanale “Val Camonica Socialista”, del quale era divenuto direttore, così come, nei primi anni del Dopoguerra, aveva diretto il periodico della federazione socialista bresciana “Brescia nuova”. Attualmente era condirettore del quindicinale “Patria Indipendente”, periodico dell’Anpi. Impegnato culturalmente su molti fronti, con particolare predilezione per quello storico, Mazzon nel 1964 aveva ricevuto il “Premio della Cultura” dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. A Brescia il suo impegno pubblico lo aveva visto svolgere negli anni Cinquanta gli incarichi di consigliere provinciale e di consigliere del Comune di Manerbio. Più recente- mente, alla fine degli anni Novanta, la Provincia gli aveva affidato il compito di presiedere l’Opera pia dei bresciani in Roma, città nella quale abitava ormai da anni, anche se nei momenti liberi preferiva l’isolamento nel suo “pensatoio” di Tarquinia. Membro del Bureau della Federazione internazionale della Resistenza, Mazzon ha avuto una vita letteraria intensa, pubblicando volumi significativi sulla Resistenza, sulle Dieci Giornate di Brescia, sull’esperienza camuna, condotta in gioventù, quando guidava il reparto C1 delle Fiamme verdi. Mazzon si è esercitato anche nella poesia, conseguendo, tra gli altri riconoscimenti, una medaglia d’oro al premio nazionale “Cardarelli”. Non va, infine, dimenticata, la sua lunghissima militanza nelle file massoniche, prima come semplice affiliato del Grande Oriente d’Italia e del Rito scozzese antico ed accettato e poi, via via, con gradi sempre più alti, fino a giungere ai vertici della Massoneria italiana. Negli ultimi anni aveva dato vita ad una formazione autonoma, la Comunione dei Liberi Muratori, della quale era Gran Maestro. Il suo lungo cammino sui sentieri della vita si è concluso, ma di lui, quanti lo hanno conosciuto, ricorderanno - più che le opere - l’impegno, la dedizione alla causa della democrazia e della libertà, la rettitudine del pensiero e dell’agire e la capacità di essere, davvero, amico. Silvano Danesi "Anche se le nostre strade si erano divise, restano immutati il nostro affetto e la nostra stima" rassegna stampa genetico” degli embrioni da impiantare nella donna sicché questa è obbligata a ricevere anche embrioni che preludano ad esseri malformati. Tuttavia poi la donna nei 90 giorni dal concepimento può interrompere la gravidanza “per anomalie o malformazioni del concepito” (art. 4 della legge 194 del ‘78). Quale ragione logica, etica, religiosa si può dare ad una protezione dell’embrione maggiore di quella del feto? E con gravi ed inutili traumi per la donna? È agevole prevedere che questa regola, per la evidente disuguaglianza, sarebbe sottoposta al vaglio di legittimità della Corte Costituzionale. La legge consente la procreazione medicalmente assistita soltanto ai coniugi ed ai conviventi, ma non indica criteri di durata e stabilità della convivenza e non potendosi rimettere ai medici l’accertamento relativo, in pratica la consente ad ogni coppia che dichiari di convivere anche per breve tempo. La legge vieta la procreazione assistita di “tipo eterologo” e stabilisce che, in caso di violazione, il marito o convivente che vi abbia consentito “con atti concludenti” (?) non possa disconoscere il figlio nato né il padre naturale possa mai riconoscerlo od avere nei suoi confronti diritti od obblighi sicché egli è considerato figlio dei coniugi o conviventi. Ma questo “figlio” raggiunta la maggiore età, o prima con l’assistenza di un curatore speciale, può contestare l’esistenza di “atti concludenti” e quindi la sua posizione di figlio legittimo invocando il riconoscimento del “padre naturale”? Con i conseguenti obblighi di quest’ultimo? Il dibattito sull’opportunità della legge si è svolto principalmente nei campi delle scienze mediche, di bioetica o religiosi ed un intervento attendibile richiederebbe competenze tecniche specifiche molto approfondite. Alcuni scienziati medici negano che si possa considerare l’embrione un essere vivente, insomma un individuo e sottolineano che solo dopo un certo tempo in esso si formano le cellule cerebrali. Saltando in un altro campo ricordano poi che la concezione aristotelica conciliata da San Tommaso con la dottrina cristiana non attribuisce l’anima (immortale) all’embrione e distingue fra l’essere in potenza e l’essere in atto. Sottolineano l’utilità per la scienza di effettuare ricerche sull’embrione perché soltanto quelle cellule – e non le staminali adulte – consentirebbero la cura di gravi malattie. Aggiungono che queste ricerche sono permesse nel resto del mondo sicché noi dovremmo dipendere da esse od esportare i nostri ricercatori. Ed, infine, che chi ha i mezzi finanziari può all’estero fare ed ottenere quello che non può in Italia. Dall’altra parte si sostiene invece che la vita umana è un continuum dalla fecondazione in avanti e non c’è modo di fissare un momento, di tirare una linea; e poi l’assenza di una struttura cerebrale non sarebbe un parametro: forse che i malati di Alzheimer non sarebbero persone? A quest’ultimo argomento si può obbiettare che, da un punto di vista religioso, essi avrebbero avuto l’anima e questa, essendo immortale, non sarebbe certo venuta meno insieme alla funzione cerebrale. A sostegno di queste posizionumero 9-10 / 2005 19 Periodico informativo culturale Anno VI • Numero 9-10 • 15-31 maggio 2005 ASSOCIATO Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB (Roma) - Tassa Riscossa Direttore Responsabile Pasquale Santamaria Editore Erasmo s.r.l. 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