FLOTTIGLIA MAS
ANNO VIII - N.3-4
PERIODICO
LUGLIO-DICEMBRE 2007
Traduzione dei versi del poeta greco Kostantinos Kavafis (1863-1933) ch’egli dedicò agli eroici difensori delle Termopoli,
estremo baluardo della civiltà greca all’invasione della potente armata persiana (480 a.C.). Secondo Erodoto fu il traditore
Efialte che indicò al nemico la via più facile di accesso alle Termopili. La breve lirica “Thermopiles”, scritta all’inizio del XX
secolo, si adatta perfettamente anche all’eroico sacrificio di quanti dal 1943 al 1945 combatterono per l’Onore d’Italia
contro le preponderanti Forze Angloamericane alle quali s’erano accodati, sul cui carro vincente salirono Efialte italiani.
E il pensiero corre agli uomini della Xa MAS.
Onore
a chi decise di
restare faccia al nemico
fermo alle Termopoli.
Mai recedendo dal sacro
dovere Con amore e pietà verso la patria; Con dolore e fierezza e con
coraggio I trecento resistono ad
oltranza Senza alcun odio
contro i disertori.
E di più grande onore essi son degni Già sapendo di Efialte il tradimento,
E che i Persiani sarebbero passatti,
E, affossata ogni legge d’onor
patrio, Altre leggi,
quei barbari,
imporranno.
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI Xa FLOTTIGLIA MAS
Sede legale e tesoreria:
Via XXIV Maggio, 142 - 29100 Piacenza - Tel. 0523 498532 / 452320 - Fax 0523 480817
Segreteria e sede operativa:
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IN QUESTO NUMERO
EDITORIALE
pag 3 L’Onore ( di Walter Jonna )
BANDIERE ABBRUNATE
pag 5 Ciao Sandro ( di P. Posio )
pag 9 Addio Tenente Farotti
VITA ASSOCIATIVA
pag 11 Piacenza: 24 Novembre 2007
LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
A PROPOSITO DI
pag 12 De “il libro bianco di un anno nero” di S.Nesi
Le precisazioni di B. Gallitto, M. Lama e W. Jonna
pag 22 De “il blog” (11 Novembre) sul sito “decimamas.com”
DIVAGAZIONI
pag 25 Le facce della stessa medaglia
pag 26 Una storia quasi inedita
pag 28 Pellegrinaggio a Predappio
“Il Campo della Memoria” di G. Farotti
pag 29 Trieste: 19 Gennaio 2008 - Inaugurazione nuova sede
MANIFESTAZIONI
pag 29 Roma, 14 Dicembre 2007 - Presentazione del libro:
AVVENIMENTI
Associazione “900” e Centro Studi C. Panzarasa
pag 30 Gorizia: 19 e 20 Gennaio 2008 - Raduno Xa Flottiglia Mas
Programma
TESSERAMENTO
EDITORIALE
L’ONORE
Nella storia dell’umanità la parola “ONORE” sa
di antico, di romantico. Un tempo l’uomo era giudicato con il metro dell’onore. Nei tempi passati le dispute tra uomini, motivate a volte da futili parole offensive dell’onore, erano risolte con
duelli d’armi. Oggi le dispute non sono solo più
tra uomini ma soprattutto tra nazioni: sono guerre
che hanno motivazioni complesse: rivendicazioni
territoriali, etniche, religiose.
Ma qualcosa di antico è rimasto ancora, quasi nobile residuo di altri tempi. Il senso dell’onore fa
ancora breccia tra i giovani, e non a caso, perchè
i giovani sono più sensibili alle grandi cause, perchè vivono in purezza di spirito e non sono ancora
offesi dall’esperienza di un’età matura così permeata da odio,menzogna, calcolo.
Questi giovani generosi, se indossano poi una uniforme, sentono ancor più il senso dell’ONORE, e
così profondamente da esser disposti anche al sacrificio della propria vita come un dovere sentito
verso la Patria offesa, o in pericolo.
L’Onore così inteso comprende tutto: amor di
Patria, coraggio, dignità, lealtà, disciplina, regole militari. Dal comandante che si inabissa con la
sua nave colpita, restando sul ponte di comando,
dagli uomini dei reparti che si arrendono al nemico distribuendo tra loro la propria bandiera fatta
in tanti brandelli per non cederla al vincitore, ai
comportamenti derivati da un intimo consenso
L’onore è come un’isola dirupata e senza
approdi. Quando la si è abbandonata non si può
più farvi ritorno.
(Schopenhauer)
deontologico che induce gli uomini combattenti
a far proprio un decalogo così come lo è stato per
gli uomini della Xa Flottiglia Mas:
1) Stai zitto, mantieni il segreto con chiunque.
2) Sii serio e modesto, il tuo comportamento da
ardito non deve portarti a vanità personali.
3) Non sollecitare ricompense, la miglior
ricompensa è la tua coscienza di aver
compiuto la missione.
4) Sii disciplinato, ancor prima del coraggio e
dell’abilità che ti sono richieste.
5) Non essere impaziente per voler operare.
Potrai operare solo quando il tuo cuore, il tuo
cervello, il tuo corpo saranno pronti.
6) Devi avere il coraggio dei forti, non quello
dei disperati, la tua determinazione deve
nascere dal tuo cuore, espressione purissima
del tuo amore per la Patria, in misura
semplice e serena.
7) La tua vita è preziosa, ma l’obiettivo è più
prezioso; ripetilo a te stesso cento volte al giorno.
8) Non dare informazioni al nemico; non far cat
turare armi e materiale a te affidato.
Comunica solo generalità e grado.
9) Se cadi prigioniero, sii sempre fiero di essere
italiano, sii dignitoso.
10) Se cadrai, mille altri ti seguiranno:
da gregario diventerai un capo, una guida,
un esempio.
Nettuno
Cimitero Militare
Caduti R.S.I.
E così si comportanrono migliaia di soldati italiani prima e dopo l’8 Settembre ‘43 donando alla
storia del nostro popolo pagine esaltanti di amor
patrio, di coraggio, di valore. Così i giovani fascisti volontari a “Bir el Gobi” in Africa che nelle postazioni nella sabbia del deserto, resistettero
strenuamente per ritardare l’avanzata nemica e
ove persero la vita circa 500 ragazzi, difendendo
quel lembo di terra combattendo per l’onore perchè quel lembo di sabbia per quei ragazi era la
Patria.
Così in mare i volontari dei Mezzi d’Assalto della
Xa che saltarono in aria sulle ostruzioni dei porti nemici per aprire un varco agli altri mezzi pur
di portare a termine la missione, sacrificando la
propria vita come Teseo Tesei, per dimostrare al
mondo che esistevano italiani pronti a sacrificare
la vita per l’amore e l’onore della Patria.
Così in Russia, i prigionieri italiani dell’Armir nei
“gulag” sovietici che si opposero alle lusinghe dei
fuoriusciti comunisti italiani, dignitosamente rifiutando la propaganda comunista e sacrificando
così la propria vita per salvare dignità e onore.
Ugualmente i tanti prigionieri italiani nei “criminal’s camp” che sdegnosamente rifiutarono di cooperare con il nemico.
Così i giovani volontari N.P. della Decima e degli
altri reparti della R.S.I. in missione dopo l’8 Settembre ‘43 nelle retrovie del sud d’Italia, catturati
dal nemico e condannati alla fucilazione dagli in-
glesi seppero affrontare la fucilazione cantando,
turbando gli esecutori sorpresi e ammirati da tanta,
dignità, coraggio e onore. Potevano avere salva la
vita se avessero ripudiato la bandiera. Si offrirono
invece a torso nudo al plotone d’esecuzione come
Franco Aschieri, con una serenità quasi mistica,
gridando alla fine “Viva l’Italia” suggellando un
patrimonio di eroismi da tramandare nella storia
della nostra nazione.
Quanti altri esempi noti e sconosciuti si verificarono durante la guerra a significare l’alta valenza
del valore “Onore” come un sentimeno superiore
spirituale al di sopra di situazioni storiche, sociali,
umane?
Quali e quante furono le reazioni degli italiani alla
resa dell’8 Settembre ‘43 in nome dell’Onore dal
Com.te Carlo Fecia di Cossato che, in una crisi di
coscienza, oppresso per aver ubbidito all’ordine
della resa, si suicidò, ai ragazzi della R.S.I. che intesero l’Onore come l’unico modo per tentare di
salvare la dignità nazionale seguitando a combattere, comunque consapevoli di una guerra già perduta?
Decisioni senza dubbio sofferte ma, che in nome
dell’onore rispondevano al più alto grado di patriottismo e di pulizia morale, tali da segnare per
sempre una vita o santificare una morte in combattimento.
L’Onore è divenuto così il valore che consacra
l’identià di un popolo, e di ogni uomo.
dal libro “Inseguendo un sogno” di W. Jonna ed Ritter - Milano
BANDIERE ABBRUNATE
CIAO, SANDRO...
di Paolo Posio
Ci eravamo conosciuti nei primi giorni del Novembre del 1943 alla caserma S. Bartolomeo di
La Spezia. Sandro Tognoloni era ufficiale subalterno del Battaglione N.P., io del Maestrale.
Ci incontravamo quasi quotidianamente alla mensa ufficiali, ci vedevamo spesso in altre occasioni
e quasi subito simpatizzammo.
I gravi fatti del 9 Gennaio 1944 ci videro entrambi
modesti protagonisti: lui in quanto quel giorno era
ufficiale di picchetto, io quale fedelissimo collaboratore del Comandante Grossi. Il fatto si risolse
in modo per tutti favorevole (amnistia), ma comportò l’allontanamento da S. Bartolomeo degli
N.P., destinati a Jesolo, e del Maestrale, inviato a
Cuneo. Il Maestrale, dopo avere assunto il nome
di Barbarigo in onore del C.V. Grossi che tanto
aveva fatto per sdrammatizzare la situazione e che
era sotto il comandante dell’omonimo sommergibile atlantico fu destinato ”per punizione” alla testa di ponte di Nettuno nel frattempo formatasi.
I nostri personali contatti, a seguito di ciò, cessarono totalmente.
Il Barbarigo, rientrato a La Spezia dopo un periodo di riorganizzaione e armamento, fra l’entusiasmo generale per la “punizione” subita, partì per
Roma e raggiunse quindi il fronte.
Io comandavo il secondo plotone della seconda
compagnia, agli ordini del Ten. Giulio Cencetti,
schierata sulla destra di Littoria.
Nell’Aprile del 1944, a seguito della destinazione
di Cencetti al comando battaglione quale aiutante maggiore, ebbi l’onore di vedermi affidare - da
guardiamarina - il comando della seconda compagnia. Ovviamente il plotone che avevo guidato per
oltre cinque mesi rimase temporaneamente privo
del suo comandante fino all’arrivo del sostituto
che, con grande piacere vidi essere il GM Sandro
Tognoloni che aveva, lui romano, insistentemente
chiesto di essere assegnato al Barbarigo schierato
in difesa di Roma.
Lo accompagnai quindi alla “buca comando”, nella quale avevo soggiornato per tanti giorni, e lo
presentai ai marò, alcuni dei quali tuttavia già lo
conoscevano fino da La Spezia.
Dopo la puntata offensiva del 1° Maggio 1944
decisamnte respinta soprattutto per la valida azione della nostra artiglieria e, segnatamente, della
valorosa 5A cannoni, schierata pressochè a ridosso delle nostre buche, la compagnia, il 5 Maggio
1944, fu sostituita e inviata a riposo nella zona di
Cisterna.
Si trovò così inserita nel dispositivo difensivo germanico con funzione di eventuale rincalzo e compito specifico per eseguire lavori di rafforzamento
delle difese di seconda linea. I problemi che sorsero con lo spostamento del reparto in zona così
distante dal comando battaglione erano veramente pesanti, in quanto la totale mancanza di ogni
mezzo di comunicazione (non eravamo dotati di
telefoni, nè, ovviamente, di apparecchi radio) faceva sì che per avere contatto con il Comandante
Vallauri disponevo solo di un motocarro guidato
dal bravissimo Padelletti, motocarro utilizzabile
tuttavia preferibilmente nelle ore notturne o in periodi di calma piatta. Per fortuna i rapporti con gli
alleati tedeschi, dai quali dipendevamo anche per
il rancio, erano ottimi, onde il soggiorno nei primi
giorni poteva ritenersi addirittura piacevole.
La situazione per molti inequivocabili sintomi
stava però cambiando. Le poche notizie che potevamo avere sulla situazione del fronte di Cassano
non erano confortanti. I valori di rafforzamento
della linea proseguivano, peraltro senza particolare impegno e capacità, tenuto conto che i marò
erano in parte prevalente studenti e comunque non
abituati a lavori manuali.
Dopo il 20 Maggio il fronte appariva in movimento: l’azione dell’artiglieria nemica si intensificava spostandosi sulle retrovie e, soprattutto, sulle
strade; i cacciabombardieri facevano addirittura
la caccia all’uomo ed io, privo di qualsiasi ordine
da parte italiana e con scarsi contatti con il pur
cordiale Ten. Hoffmann che funzionava, in certo
modo, da ufficiale di collegamento, cominciavo a
preoccuparmi per la situazione scabrosa in cui trovavasi il reparto dei cui uomini ero responsabile.
Nella notte tra il 24 e il 25 Maggio il bombardamento si era intensificato ulteriormente.
Qualchè marò colpito in modo più o meno grave
da schegge, doveva quindi esser trasferito ad una
lontana base logistica (o Tross).
La mattina del 25 Maggio si cominciava a sentire distintamente il fuoco delle armi automatiche.
A questo punto, da parte tedesca, mi giunse una
precisa richiesta di un plotone da spostare in zona
più avanzata.
Secondo la consuetudine della “naia”, il compito
doveva essere affidato all’ufficiale ultimo arrivato
- se ritenuto idoneo. Pertando io ebbi esitazione
ad ordinare a Tognoloni di portarsi con il 2° plotone dove gli sarebbe stato indicato dai Tedeschi.
Sandro ubbidì prontamente e si avviò verso la prima linea.
Le condizioni della battaglia ormai in pieno corso
divenivano sempre più allarmanti e io mi sentii
immediatamente preoccupato per la sorte del plotone di Tognoloni.
L’incertezza non durò, purtroppo, molto.
Dopo circa un’ora cominciò a raggiungere la
compagnia del 2° plotone. Gli Americani stavano
avanzando travolgendo le difese germaniche. Una
loro robusta pattuglia aveva raggiunto la posizione tenuta da Tognoloni. Ma il tenente era caduto e
colpito da una raffica mentre cercava di organizzare un contrattacco.
Ricordo che uno dei marò (mi sembra Giruzzi) che
bene conoscevo per la sua serietà mi dichiaròche
Tognoloni stava boccheggiando al suolo colpito
probabilmente al ventre.
Ammaestrato dalle esperienze di tre precedenti
campagne di guerra, mi resi immediatamente conto della gravità della ferita e, nel tentativo di avere
maggiori notizie e di recuperare eventualmente il
ferito, ordinai al GM Monticelli di recarsi col motocarro in zona, anche per avere qualche contatto
con i comandi tedeschi.
Monticelli, di cui ben conoscevo il coraggio e la
freddezza per il lungo periodo trascorso assieme,
non ebbe esitazioni e immediatamente partì alla
ricerca dei superstiti, avendo a fianco il bresciano
Morati e pilota il fiorentino Padelletti,
Dopo neppure un’ora i tre rientrarono dalla missione riferendo che gli Americani erano con le loro
pattuglie motorizzate ormai a qualche centinaio di
metri; che la ricerca di Tognoloni era impossibile
e che si stava profilando un contrattacco da parte di carri armati tedeschi fino a quel momento
perfettamente mimetizzati, al cui comandante egli
aveva, anzi, fornito le poche nozioni in suo possesso sulla posizione degli avanzanti Americani.
A questo punto, privo di qualsiasi ordine, consapevole della tragicità della situazione e conscio che
la prima compagnia, senza armi di reparto (fucili
mitragliatori e mitragliatrici), era quindi armata di
soli mitra, bombe a mano e qualche Panzerfaust,
decisi, con il conforto entusiastico dei miei subrdinati pari grado, di effettuare l’arretramento da
una posizione ormai indifendibile e di cercare il
raggiungimento della Via Casilina, verso la quale
si stavano dirigendo, in modo ormai tumultuoso,
centinaia di automezzi e reparti tedeschi.
La meta da raggiungere, come comunicai anche ai
marò, era Valmontone.
Sopraggiunta la notte, iniziammo la monovra dirigendoci, ovviamente a piedi, verso Cori.
Dopo qualche chilometro (avevamo raggiunto la
località Torretta Corana) fummo inquadrati da un
violentissimo fuoco di artiglieria - che ritenni navale per l’intensità e la precisione dei tiri. Il fatto
creò addirittura un inferno nel quale si trovarono
coinvolti, oltre a noi, numerosi automezzi e blindati intenzionati a raggiungere la Casilina. Dopo
una mezz’ora di bombardamento, la 2A compagnia
non esisteva più, come organico. Me ne resi conto
alle prime luci dell’alba, quando mi incontrai con
un sottufficiale e un solo marò.
Non ho mai potuto sapere quanti siano stati i Caduti in tale circostanza.
Nel giorno successivo raggiunsi fortunosamente
Valmontone dove sostammo e fummo rifocillati.
Incontrammo altri superstiti, tra cui il Ten. Monticelli, con il quale successivamente raggiunsi,
sempre con mezzi di fortuna, Roma e il Maridist, dove già trovavasi il Comandante Vallauri.
Feci a lui precisa e dettagliata relazione dei fatti e
segnalai il comportamento eroico del GM Tognoloni come mi era stato descritto dai marò superstiti e precisai la natura delle ferite da lui subite e il
fatto che appariva ormai agonizzante. A seguito di
tale mia relazione e al convincimento dell’avvenuta morte, fu giustamente concessa la massima
ricompensa al valore “alla memoria”.
Il Barbarigo fu ricostruito e personalmente ne
seguii tutte le vicende fino al 29 Aprile, quando,
sempre al comando della 2A compagnia, a guerra
ormai finita, deponemmo le armi con il conforto
del riconoscimento del nostro valore da parte del
nemico. Seguì la lunga prigionia in Algeria e a Taranto e finalmente il 21 Aprile 1946, dopo oltre 5
anni, ritornai a Mantova, culla della mia famiglia
paterna, nella quale iniziai la mia vita civile.
Nella primavera del 1948 il Dott. Massimo Mori,
che conoscevo per esser stato suo collega nel 1941
alla S.C.M.A. di Aosta, mi disse ridendo di volermi fare una sorpresa e mi invitò per questo a casa
sua in Via Corridoni.
La sorpresa preannunciatami fu veramente fantastica. Incontrai Sandro Tognoloni vivo e vegeto.
Fu un momento di grande commozione e si riallacciò un’amicizia che era stata drammaticamente
interrotta.
Mi disse che era stato raccolto dagli Americani sul
campo di battaglia, ricoverato in ospedale, quindi
curato con prodotti che allora noi non conoscevamo e poi inviato al campo di concentramento
di Hereford, nel Texas, dove incontrò i mantovani
Massimo e Attilio Mori discendenti del patriota
Attitlio Mori.
Da allora il rapporto di amicizia e simpatia sorto in anni tanto duri si è rinsaldato. Egli spesso
si portava con l’intera famiglia a Mantova per la
grande amicizia che era sorta tra lui e Attilio Mori
in prigionia.
Ho poi conosciuto i suoi genitori, la carissima
moglie, le figlie, e lui ha conosciuto i miei figli.
Scoprii di lui la sua notevole capacità artistica, la
finezza del suo pensiero, la profonda conoscenza
di Roma e delle sue chiese. Fu lui che ideò e progettò il Campo della Memoria al quale, come tutti
noi, siamo profondamente legati.
Mi confidò un giorno che gli sarebbe piaciuto diventare consigliere di Roma per poter operare a
favore della città da lui tanto amata. Ovviamente
l’M.S.I., che si sarebbe dovuto sentire onorato di
portarlo come suo candidato appoggiandolo, preferì altri personaggi certamente di minor valore.
Ma Sandro Tognoloni era anche ingenuo e non in
grado di sgomitare in campo politico. Sono sicuro
che sarebbe stato un consigliere ideale.
Ci siamo visti tante volte al Campo della Memoria
e in altre occasioni, ma l’ultimo ricordo, dopo che
era stato colpito da ictus, è addirittura doloroso. Si
appoggiava a me e quando siamo stati all’uscita
del Campo, volendo lasciare la propria firma, lui,
che aveva una calligrafia bellissima, riuscì solo a
tracciare uno sgorbio.
Caro Sandro, la nostra è stata una vera amicizia e
sono fiero di averti conosciuto, di aver conosciuto
la tua famiglia, di aver onorato il tuo lavoro.
Quanto prima ci rivedremo ancora.
Ciao, Sandro.
Si trascrive la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare al G.M. Alessandro Tognoloni,
concessa a suo tempo dal Ministero della Marina della R.S.I. “Alla memoria”:
“Ufficiale comandante di un plotone di fucilieri, inviato di rinforzo a reparto duramente provato,
riusciva con i propri uomini a contenere per molte ore la straripante pressione avversaria. Inviato dai
superiori a ritirare il plotone oramai duramente provato, insisteva ancora una volta nel condurlo al contrattacco. Ferito, a chi tentava di portargli aiuto, ordinava di non pensare a lui.
Trascinatosi nelle linee italiane e vista la situazione oramai insostenibile, dopo aver con grande
freddezza dato ai pochi superstiti disposizioni per il ripiegamento ed essersi assicurato che il ripiegamento si effettuava con il salvataggio di tutte le armi, si scagliava contro il nemico irrompente con la pistola
in pugno e lanciando bombe a mano, sin quando veniva travolto dalle forze corazzate avanzanti.
Meraviglioso esempio di cosciente eroico sacrificio per l’amore e la grandezza della Patria”.
Fronte di Cisterna - 25.5.44
G.M. Alessandro Tognoloni
Medaglia d’Oro al Valore Militare
L’Associazione Combattenti Xa Flottiglia MAS
abbruna la Bandiera per la scomparsa del
Guardamarina
GIORGIO FAROTTI
Lo spazio tiranno non consente una panoramica approfondita circa le scelte, le vicissitudini e le
esperienze della Sua vita durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Bastano però poche righe
per fare trasparire la grandezza e lo spessore del comilitone al quale dobbiamo riconoscenza
poché è stato l’ideatore e il realizatore di quella splendida opera, nata come Campo della
Memoria per ricordare il sacrificcio dei Caduti del Battagione “ Barbarigo ” e poi divenuto
Sacrario Militare della reppublica Sociale Italiana.
Giorgio Farotti (nacse a Mantova il 15 dicembre 1921) ed entra
nell’Accademia Militare di Modena,
perché Orfano di guerra, uscendo nel
febbraio 1943, con il grado di
Sottotenente e destinato al 10 Rgt. in
territorio croato-dalmata. Richiamato,
con il suo Rgt. in Italia e destinati a
Gen. Giorgio Farotti
Monterondo (Roma) iniziarono il ritorno
in Patria. In sosta a Postumia ebbero la
notizia del volgare tradimento savoiardo dell’otto settembre e la relativa fuga nelle braccia del
nemico invasore. In mancanza di ordini, nella zona di Gorizia vengono attaccati da partigiani
slavi. Farotti viene ferito e ricoverato nell’ospedale del capoluogo isontino. Poi dimesso è
informato della costituzione di un Raggruppamento Alpini nomato “Carnavalis” (400 ufficiali e
duemila uomini per la difesa della città dei Santi Ilario e Taziano, minacciata dagli slavocomunisti).
Nel gennaio 1944, sciolto il Raggrupamento, Farotti raggiunge Alessandria presso la Scuola
Ufficiali della RSI. Il 9 aprile festeggia la Santa Pasqua in una breve licenza e al rientro, dopo
una serie di vicissitudini e di notizie aleatorie relative alla ricerca di un qualche Reparto italiano
che continuasse la lotta contro gli invasori “Alleati”, arriva a La Spezia. Casualmente chiede un
passaggio a un veicolo della Marina Repubblicana che però era diretto alla Caserma “San
Bartolomeo” sede della leggendaria Xa Flottiglia MAS. Qui, dalla viva voce del Capitano di
Corvetta F.M. Umberto Bardelli, viene a sapere che il Battaglione “Barbarigo” era reduce
dall’angognato Fronte meridionale e che,
a Lui servivano Ufficiali per rinsanguare le
perdite subite a Nettuno. Farotti aderì all
richiesta e si presentò al Comandante
Borghese per il benestare necessario
all’arruolamento nella Xa e venne assegnato
alla IIIa Compagnia del Battaglione
“Barbarigo”.
Subito dopo visse tutte le negatività della
guerra civile: Ozegna, Ceresole Reale, il
Canavese. Successivamente partenza per la
Venezia Giulia al comando di una
Compangnia militraglieri. A metà dicembre
’44 transferimento in quella “sua” Gorizia,
unitamente ai Btgg. “Fulmine”, “Valanga”,
“Sagittario”, “Nuotatori-Paracadutisti”,
“Freccia”, e il Gruppo “San Giorgio”.
Dopo l’inferno di Tarnova della Selva, al
“Barbarigo” venne affidata la presa del
San Gabriele, del San Daniele, di
Chiapovano, tutti nomi a Lui noti. Dopo
Gorizia, a Vittorio Veneto assunse il
compito di Ufficiale A.O. (Addestramento e
Operazioni) presso il Comando del
Battaglione.
Non molto dopo a Col di Luna, presso la
Scuola delle nostre Volontarie , Farotti venne
insignito della Croce di Guerra al V.M sul
Campo per il fatto d’armi di Chiapovano.
A fine marzo il Battaglione, al comando del
Tenente di Vascello Cencetti – ripartiva in
autocolonnna per finalmente schierarsi
ancora al Fronte sud. Ma questa volta,
purtroppo , sull’argine del fiume Senio
(perché i barbari invasori del XIXo secolo
erano peggiori dei Galli di quel Brenno
intorno al 387 a.c).
Lasciamo adesso la parola a Farotti:”....
continuammo a combattere autonomamente
fino al giorno 29 aprile! Questo episodio, più
di qualsiasi motivazione di Decorazione al
V.M, attesta le virtù guerriere dei Marò del
Battaglione “Barbarigo” che, del resto,
furono poi sancite in modo definitivo,
quando a Padova tutto ebbe fine ed un
picchetto del Reggimento inglese rese loro
l’onore delle armi”. Poi la prigionia in
Algeria, il ritorno a casa e il reinserimento
nella vita civile indi, come accennato
all’inizio, la realizzazione di quel suo grande
sogno divenuto realtà a testimoniare il
sacrificio dei Caduti in quei terribili ma
gloriosi venti mesi sotto le Bandiere della
Repubblica dell’Onore.
L.F.
Breve “curriculum” del Gen. Giorgio Farotti
Giorgio FAROTTI (1921), Ufficiale in s.p.e. dal 1943 al 1986 Combattente nel Gorinziano e sul
fronte Sud dal 1943 al 1945, è decorato di Croce di Guerra al Valor Militare. Ha frequentato la Regia Accademia di Fanteria e di Cavalleria di Modena, le Scuole di Applicazione di Parma e Torino e numerosi
Corsi di alta specializzazione presso vari Centri Studi ed Esperienze dell’Esercito.
Nell’arco della sua lunga carriera, terminata con il grado di Maggior Generale, ha comandato
tutte le unità operative corrispondenti ai vari gradi rivestiti, ottenendo molteplici encomi.
Attualmente è Presidente dell’A.N.U.P.S.A. per la regione Liguria e dell’Associazione “Campo
della Memoria”, con la quale è riuscito a far costruire il Cimitero di Guerra del Btg. Barbarico ad Anzio/
Nettuno. I reduci della IV Compagnia del Barbarico lo hanno nominato Marò Honoris Causa con la motivazione: “con profonda stima ed affetto, per le sue doti eccezionali e per la dedizione ai nostri ideali in
pace e in guerra.
Fronte di Cisterna 24.05.44
VITA ASSOCIATIVA
LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
Il giorno 24 del mese di novembre dell’anno 2007 alle ore 10 presso la Sede Sociale dell’Asso-
ciazione Combattenti X Flottiglia Mas in Piacenza - si è riunito il Consiglio Direttivo e gli altri Organi
Sociali (Probiviri – Revisori dei Conti). Sono presenti:
Gallitto Bartolo - Lama Marcello – Morini Fiamma – Boreani Amelio – Posio Paolo – Liva Pietro Minelli Franco – Girometti Benvenuto - Jonna Walter - Conforti Giovanni – Albero Italo - Tombesi
Antonio. Alle ore 10,35 intervengono Marzi Marina e Pulli Roberto. Alle ore 11,05 interviene Teoni
Minacci Paolo.
Dopo la relazione sulla situazione economico/finanziaria dell’Associazione da parte del Teso-
riere, in Presidente Gallitto riferisce sulla situazione generale, con particolare riguardo all’attuale stato
organizzativo e operativo dell’Associazione. Temi di approfondimento hanno avuto per oggetto sia il
favorevole andamento del tesseramento 2007, che il coordinamento degli incarichi settoriali, l’impostazione del “Notiziario”, l’elemento fondante della comunicazione con tutti gli iscritti.
A PROPOSITO DI...
DE “IL LIBRO BIANCO DI UN ANNO NERO “ DI S.Nesi
A) A proposito de “il libro bianco di un anno nero” di S. Nesi, recentemente “distribuito” a tutti:
a) - Le precisazioni di Bartolo Gallitto
In qualità di Presidente ho già commentato il libello, con lettera aperta del 28 settembre 2007,
diretta a tutti gli iscritti. Intendo qui ribadire alcuni punti significativi.
Ribadisco quanto accaduto al Campo della Memoria il 16 giugno 2005; è impressionante che
Nesi non abbia avuto scrupoli nel ricordare le sue frequentazioni, anche conviviali, con il capo partigiano
che aveva, eroicamente, assassinato il Comandante Bardelli e gli Uomini del Barbarigo in una nota e
vile imboscata in Ozegna, ricevendone in riconoscimento la medaglia d’oro al valore militare partigiano,
Nesi definisce “matto ed energumeno” quel veterano del Barbarigo che lo affronta, in quel 16 giugno
2005, all’interno del Campo della Memoria, durante la cerimonia della inumazione dei resti mortali dei
Caduti del Barbarigo, ivi compresi quelli del Comandante Bardelli:
“Cosa ci fai, tu, qui, sei una vergogna…hai stretto le mani a…l’assassino di Bardelli, non sei degno di
toccare quelle cassette, vattene o ti mando fuori a calci nel sedere…”
Il racconto lo fa lo stesso Nesi con la medesima disinvoltura, dichiarandosi offeso per il trattamento riservatogli e dichiarandosi ancora più offeso perché tutti i Veterani lo avevano “….isolato”!
Egli non sa che per non turbare la Cerimonia, alla presenza di Autorità ed estranei, il sottoscritto
era riuscito a stento a bloccare l’ira dei “pazzi ed energumeni” che volevano cacciarlo dal Campo a calci
nel sedere, ritenendolo indegno e provocatore.
Non a caso ho definito, prima impressionante, il comportamento di Nesi: indignato, offeso, etc, etc,: io
non so se Nesi… dicono a Roma, c’è o ci fa, a non capire l’abisso morale che lo separava e lo separa da
quei Veterani, e non solo da quelli, ma da tutti i Veterani della Decima e da tutti i reduci della R. S. I.!!
La riprova? Basta leggere quanto egli stesso, con disinvoltura, scrive a pag. 32 del suo libello a
giustificazione di quella stretta di mano: “Tornando a quella stretta di mano che aveva fatto andare in
bestia quell’energumeno ( che ne dici Leoncini?), faccio presente che io, come Dirigente Superiore (e
poi Dirigente Generale) dello Stato della Repubblica Italiana avevo precisi doveri istituzionali, per cui
davanti a me c’era una medaglia d’oro al valor militare e tanto doveva bastarmi!!!
Ma si rende conto Nesi dell’enormità delle sue affermazioni? Che pena! Si inventa “doveri istituzionali” inesistenti per giustificare un comportamento ingiustificabile. E poi: che penosa e peregrina
giustificazione! Nesi è stato un ufficiale della R. S. I., ed in particolare della Decima Mas: egli dimenticando tale sua appartenenza, rende omaggio ad un tale, decorato di medaglia d’oro al valor militare
partigiano per l’eroica impresa di avere proditoriamente e vilmente assassinato il Comandante di un
glorioso Reparto della Decima, la Medaglia d’oro al Valor Militare, alla memoria, Comandante Bardelli,
per essersi eroicamente difeso, con i Suoi uomini, nella imboscata di Ozegna, imboscata tesagli da quel
personaggio decorato di medaglia d’oro al valor partigiano!!! Ma quali doveri istituzionali? Nessuno
poteva obbligarlo a detto comportamento, qualsiasi grado od incarico egli avesse ricoperto nella pubblica amministrazione! Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. Ma anche se, per assurdo, fosse vera
la patente menzogna di Nesi, un atto di ribellione di un “eroico” ufficiale della Decima quale Nesi si
reputa di essere in omaggio ad un suo commilitone assassinato, lo avrebbe sublimato! Invece è prevalsa
la menzogna e la viltà!
Ma Nesi da che parte sta? Evidentemente egli ha invertito l’ordine dei valori. Mi spiego : una
famosa sentenza ( ma non solo quella, ma dottrina e giurisprudenza univoche) del Tribunale Supremo
Militare della Repubblica Italiana, ha confermato quanto sempre è stato patrimonio ideale e giuridico,
sempre rivendicato da tutti i Reduci della R. S. I., internazionalmente riconosciuto; i Combattenti della
R. S. I erano legittimi combattenti, mentre non lo erano i partigiani (c’è voluta una legge apposita per
farli diventare patrioti ma non combattenti).
Infatti, mentre i primi combattevano legittimamente, i partigiani non avevano tale legittimità.
Pertanto, l’agguato di Ozegna dei partigiani contro Uomini della Decima è stato una azione illegittima
contro legittimi combattenti. La Medaglia d’Oro concessa alla memoria del Comandante Bardelli, è
stato un legittimo riconoscimento ad un valoroso legittimo combattente, il quale, insieme ai Suoi Uomini, si è legittimamente difeso dall’attacco illeggitimo e proditorio di uomini che non erano legittimi combattenti: e per tanto, la medaglia d’oro al valor militare partigiano, è stato un illegittimo riconoscimento
di una azione illegittima.
Orbene, per quanto premesso, (ed invito chicchessia a dimostrarmi il contrario) l’omaggio alla
illegittima medaglia d’oro partigiana da parte di un ufficiale della R. S. I., pone quest’ultimo in patente contrasto con la legittimità della stessa R. S. I. e dei Suoi Combattenti, ed il suo comportamento si
rivela tanto più grave, poiché, riconoscendo la legittimità della medaglia d’oro concessa al partigiano,
praticamente, non solo disconosce il valore e la legittimità della Medaglia d’oro alla memoria concessa
al legittimo combattente Bardelli, dalla legittima Autorità della R. S. I., ma disconosce anche la legittimità di quella Autorità che considerava illegittime ed illecite le azioni dei partigiani: praticamente
Nesi disconosce la legittimità della R. S. I. .
Non vado oltre per carità di Patria: mi piacerebbe conoscere il pensiero di Mario Bordogna che
arrivò al Barbarigo quando il Comandante ne era Bardelli. Mi piacerebbe conoscere il pensiero di tutti
i “laudatores” di Nesi e di chiunque altro abbia qualcosa da obiettare alle argomentazioni suesposte ,
anche se sinteticamente.
Ma hanno capito che cosa è stata la R. S. I.?
Certamente Nesi non lo ha compreso: pertanto concludo con la medesima sua invocazione
a conclusione del suo libello: mi auguro di rivedere un’altra Assemblea unitaria – sempre che il Padre
Eterno me lo permetta -, ma senza la presenza di Nesi ed avendo dimenticato quanto danno egli ha arrecato alla Decima.
b) - Sempre in tema di “partigiani”, come non ricordare la motivazione della Medaglia d’Oro al
V.M. concessa a Umberto Bardelli, Capitano di Corvetta F.M.;
“Ufficiale superiore di belle qualità e di provata esperienza sorretto da uno slancio e da una fede
senza limiti, tre volte decorato al valore; primo comandante del “BARBARIGO”, che per sua travolgente
iniziativa per primo si alleò con gli alleati germanici sulla testa di ponte di Nettuno, si recava volontariamente e coscientemente con le esigue forze in una zona notoriamente infestata da bande ribelli.
Giunto nella piazzetta del paese di Ozono, cercò di esercitare opera di persuasione sugli sbandati deprecando la lotta fratricida, voluta e sovvenzionata dall’ oro dei nemici della Patria. Circondato a
tradimento, insieme ai suoi pochi uomini, da forze preponderanti che gli intimavano la resa rispondeva
con un netto rifiuto e fatto segno a violentissimo fuoco di armi automatiche postate agli sbocchi delle
vie di accesso alla piazza, si batteva con leonino furore incitando continuamente i pochi uomini di cui
disponeva.
Colpito una prima volta al braccio continuava a sparare con una mano sola; colpito una seconda
volta ad una gamba continuava a fare fuoco fino ad esaurimento delle munizioni.
Fulgido esempio di eroismo, di altissimo senso dell’onore di attaccamento al dovere e di dedizione completa alla Patria adorata” Ozegna – 6 luglio 1944/XXII
c) - Come non ricordare, infine, cosa scrive Renzo de Felice (Rosso e Nero – pag. 129):
La Decima…”non combatte contro gli italiani partigiani se non per vendicare i suoi morti, perché
qualsiasi forma di clemenza dettata da opportunità equivale a tradimento; per i nemici attivi della patri,
coloro che uccidono” chi ne difende l’onore e il territorio , non può esserci pietà”
LE CONSIDERAZIONI DI MARCELLO LAMA
TUTTI I VETERANI E AGLI ISCRITTI DEL GUPPO J.V.BORGHESE
Sono MARCELLO LAMA,Guastatore Alpino del Btg. “VALANGA”, appartenente alla X^Flott.Mas ,che ha
operato in Piemonte e nel Veneto,alla difesa dei confini orientali fino al maggio del 1945.
Sono in possesso del “LIBRO BIANCO DI UN ANNO NERO” scritto dal Comandante Sergio Nesi, con il
quale, ritengo,abbia voluto precisare la Storia della Associazione e, nel quale parla ed esprime giudizi anche
sulla mia persona.
Il libro riporta vicende più lontane fino alle attuali con la precisione e la puntigliosità che lascia la
sensazione che l’Archivio in suo possesso,sia stato tenuto in ordine non solo per scopi letterari, per i suoi
ricordi ed i suoi libri,ma anche per un utilizzo meno nobile.
I primi capitoli si riferiscono ad avvenimenti per i quali la maggioranza degli Iscritti non ha né ricordi
né responsabilità.
Invece Nesi era sempre presente con la facoltà di rispondere e decidere.
I Combattenti invece vivevano i loro ricordi nel rispetto di tutti: Ufficiali,Sottufficiali e Camerati con
semplicità e simpatia.
Un Ufficiale del “Valanga”,quando nei nostri incontri parlando di qualcuno che a mio avviso non si
comportava con rigore,ma utilizzava l’Associazione per scopi propri,mi rispondeva: ricorda che hanno
combattuto con te,hanno rischiato la vita e patito le stesse sofferenze, perciò sono dei fratelli. Scusali!
Con il passare del tempo l’atmosfera è degenerata e tutti sono venuti a conoscenza della situazione in
cui l’Associazione si dibatteva.
La DECIMA,il più bel Reparto della R.S.I.!
Perciò,purtroppo,hanno avuto anche la piena coscienza del livello morale di alcuni
associati:combattenti ed aderenti.
Il presenzialismo imperava e credo anche il successo commerciale di alcune iniziative editoriali e
commerciali.
Quanto adesso viene alla luce fa pensare che questa lotta vergognosa, nasconda anche interessi
economici di cui l’Associazione era all’oscuro o non avrebbe dovuto avallare.
Temo che questa lotta sia più di carattere terreno che moralmente elevata.
Sig.Nesi,non rispondo a nessuna delle tue puntualizzazioni e tanto meno entro nel merito del tuo
scritto.
Lo trovo volgare e deprimente nei confronti dell’Associazione e perciò dei Combattenti.
Ricordo solamente che noi giovani volontari avevamo tanto entusiasmo e tanto rispetto per il
Comandante,Ufficiali e Sottufficiali. Mi soffermo un attimo su quelli del “Valanga”, reduci dai fronti di
Grecia,Libia e Russia: uomini che si erano conquistati il rispetto di tutti gli Alpini,infatti di loro non si è mai
parlato,perché degni di questo rispetto.
Nessuno ha mai abbandonato i suoi Uomini al loro destino: non si può dire che questo concetto valga
anche per tanti altri Ufficiali,ancora viventi.
Questa situazione è stata creata anche da te, Sig. Nesi e da altri tuoi amici e ti stupisci che
Combattente Leoncini volesse buttarti fuori dal Campo della Memoria, in maniera poco decorosa e rispettosa.
Abbi il buon gusto di evitare commenti perché c’è ancora qualche Combattente che non sguazza in
questo fango. Facciamolo morire in pace ed in serenità !
Hai il cattivo gusto di lamentarti quando il Comandante Ilariucci ti ingiunse di dimetterti per evitare
l’espulsione per indegnità.
Ero presente,accanto a Lui,e fui costretto a sentire di questi particolari. Evitiamo di ricordarli !
Ricordiamo quanti Combattenti sono morti.
Sappi solo che dal tavolo della Presidenza non profferì parola rendendo pubblica la sua accusa,perché io
lo avevo pregato di evitare il fango,che ne sarebbe derivato:mi diede ascolto!
Non essermene grato,mi faccio già schifo da solo,al ricordo.
Ho vissuto a lungo a fianco del Comandante Sannucci e sono stato presente alla sua tristezza,che
molti di voi gli avevano fatto inghiottire.
Aveva il rispetto ed oltre che ad un Gentiluomo, era un vero Comandante.
Non dimenticartelo e prendilo ad esempio.Ti sentirai meglio.
Se avrai la sfrontatezza di scrivere ancora mandami il “nuovo libro”direttamente.
In fondo alcuni argomenti mi interessavano ed era giusto che conoscessi i tuoi pensieri al riguardo.
Marcello Lama
Via Aventina 3 A
00154 ROMA
Marcello Lama
Guastatore Alpino del Btg. VALANGA
Vice Presidente Vicario della Ass. Xa
LE PRECISAZIONI DI WALTER JONNA
Ho letto con attenzione non disgiunta da molta amarezza, progressivo disgusto e indignazione l’opuscolo del
Com.te Nesi “Il libro bianco di un anno nero”. (nero solamente per sua colpa).
Questa “opera omnia” di ben 121 pagine appare più un autodifesa del Nesi, per distogliere l’attenzione dai vari
scheletri celati nel suo armadio, che un reale atto accusatorio contro tanti personaggi della Decima. In questo libro, con meticolosità certosina il Nesi riporta documenti e fatti opportunamente selezionati per trarne bugiarde e
calunniose interpretazioni ravvivate da sottile sarcasmo, velenose battute, altezzosità: in sintesi le sue conclusioni
esaltano più una astiosa acredine e una illusoria interpretazione dei fatti, che non le ragioni di questi.
In un momento cosi angoscioso a causa di contrasti portati avanti da alcuni soci per calacolo, ambizione, protagonismo e che ogni veterano ed ogni più giovane aderente sta vivendo con sofferenza perchè legato alla Decima dal
cuore, dai sentimenti, da valori ideali, il Nesi non trova di meglio che ravvivare questi dissidi anzichè ricomporli;
contrasti che con buona volontà, buon senso e sopratutto fedeltà al giuramento spirituale richiesto ad ogni iscritto
all’Associazione Xa potrebbero essere rimossi, restituendo a tutti noi ed anche al di fuori della nostra Associazione, quella immagine nobile, immacolata e gloriosa della Xa Flottiglia MAS, che è simbolo di vita e comportamenti, consacrati alla Patria.
Io stesso sono stato coinvolto dal Nesi in una ponderosa corrispondenza protattasi a lungo. Tra critiche e contestazioni, nell’intento di cercare di raddrizzare la rotta di questa nave che è la nostra Associazione. Alla fine ho deciso
di chiudere questa infruttuosa diatriba. Il Nesi allora cosi mi rispose: “... mi hai fatto il più bel regalo di Pasqua
(ormai vicina). Ma quel regalo è risultato effimero. Il Nesi abituato a ritornare nelle sue decisioni, in larga misura
per mancanza di energia e risolutezza derivanti da idee poco chiare si è perso nella nebbia. Qualcuno inventò a
proposito (perdonate la batutta) il Com.te NE-SI – NE –NO.
Con questa “Commedia” vergognosa e affatto “Divina” che è il suo Libro Bianco, ha intrappreso una polemica
contro suoi presunti avversari, tentando di provocare nei loro confronti un discredito inaudito e offensivo. Si è
lasciato circuire e sopraffare da una ciurma di piccoli uomini (il C. Direttivo in carica) decisi a restare illegittimamente sul ponte di comando, e lui, il Nesi, Com.te di Marina, è risultato alla fine, incapace di guidarli per
mantenere una giusta rotta.
Detto questo, con riluttanza, sono costretto ora a rispondere ad alcune illazioni nei miei confronti riportate in
questo Libro del Nesi e chiarire sopratutto il perchè ho considerato irregolari le elezioni del 5 maggio 2005 e da
qui la conseguenza dei motivi dello sfratto della Segreteria Xa, non certo dovuto alla mia mancata elezione nel C.
Direttivo ma il larga parte dovuta alla mia buona fede nella certezza che uomini della Decima non potevano venir
meno a valori come l’amicizia, l’onestà, la lealtà. Cronologicamente e nel modo più sintetico possibile la realtà dei
fatti è la seguente. Negli ultimi mesi del 2004 e inizi del 2005, anno in cui a maggio si sono svolte le elezioni per
le cariche sociali, pervengono in Segreteria a Milano in massima parte senza moduli di iscrizione regolari e quindi
senza dati personali per ogni iscritto, con fogli spesso cumulativi di iscritti con solo cognome e nome e relativo
assegno comulativo delle quote sociali (a 15 euro) da parte di Di Emiddio per cui a maggio 2005 risultono (secondo l’indirizzario dei soci Xa nel computer dell’Associazione di cui è responsabile M. Tosi) la seguente situazione:
per la zona TN.- BZ di Di Emiddio: 75 iscritti di cui 73 aderenti e 2 veterani.
Cosi anche nella zona di Corsetti, VE-PD-TV risultano alla stessa data: 66 iscritti di cui 55 aderenti e 11 veterani.
In totale nelle zone di DI Emiddio e in quella di Corsetti risultono iscritti: 141 soci di cui 128 aderenti e 13 veterani.
Alle elezioni del 5 maggio 2005 ha votato tra veterani e aderenti poco più di 200 soci. Risulta evidente il peso
determinante che ha avuto in queste elezioni il numero esorbitante di nuovi aderenti nelle province di: TN – BZ e
VE – PD – TV, iscrizioni così annomale sia nei tempi sia nelle modalità rispetto al resto d’Italia.
- Singolare, ma significativo, il fatto che veterani di spicco e militanti di lunga data, abbiano avuto meno voti, risultando non eletti rispetto ad altri con meno titoli: Morini (91), Jonna (non 90 come dichiarato ma 92), Panzarasa
(89),Farina (81), Girometti (60), Ilariucci (60), Lama (49), la conosciutissima ,mascotte del Barbarigo Grechi (16)
contro voti dei veterani eletti Corsetti (131) in Xa solo 77 giorni, poi Di Emiddio (130) in Associazione solo dal
2003 e cosi gli aderenti Zaccardi (174), Castellani (151), già dimissionario, Da Campo (148), Pederzolli (118)
illustre sconosciuto. Tra l’altro Jonna, a dimostrazione del suo poco interesse alle cariche, sarebbe stato eletto se
avesse consegnato compilate anzichè in bianco le 4 schede elettorali ricevute (la propria e per delega: il figlio Umberto – Buttazzoni - Bernardinello) +2 schede avute in consegna da un socio meridionale in urgente partenza per
non perdere il treno e ritrovate dimenticate tra le carte sul tavolo della Presidenza. Questo tanto per rispondere al
meschino sarcasmo del Nesi (trombattura di Jonna): elezione comunque che Jonna non avrebbe mai accettato.
- Al Consiglio Direttivo del 3 ottobre 2004 al Hotel Windsor a Milano, il Presidente Ferraro propose la candidatura
di Jonna a Presidente dell’Associazione che all’unanimità fu approvata dal C.D. salvo da Bordogna eclissatosi al
momento, come suo solito. Testimone del fatto il segretario della riunione il dott. Italo Albero.
- A fine novembre 2004 a Milano fu indetta una riunione informale, conclusasi con un pranzo in un ristorante
vicino alla Segreteria Xa. I cognugi Albero, Boreani e Jonna tornarono quindi alle loro abitazioni; Bordogna invece con Di Emiddio e Bianchini si ricarono a casa del Com.te Buttazzoni (come appreso il giorno dopo da una
telefonata dello stesso Di Emiddio). Questi mi riferì di essere molto amareggiato per quanto era stato deciso nei
miei confronti in casa Buttazzoni ma senza altro aggiungere. I fatti che seguirono dimostrano che in quella circostanza fu deciso la mia emarginazione. Velatamente lo ha fatto capire lo stesso Buttazzoni in un colloquio con il
sottoscritto a fine maggio 2005.
- Il 19 dicembre 2004 Jonna spedisce a Ferraro una lettera con la quale comunica di non poter accettare la proposta di candidature a Presidente, motivandone le ragioni, reiterate successivamente con altra lettera a Ferraro il 10
febbraio 2005. Ragioni confermate e chiarite anche a Buttazzoni con lettera del 9 maggio 2005 circa le pressioni
esercitate e accettate per la sola candidatura per il C. Direttivo e il perchè del personale risultato negativo.
Dottor Walter Jonna
20146 Milano – Via Soderini, 36
Tel: 02.41.51.571 – fax: 02.41.29.11.12
Milano, 9 maggio 2005
Caro comandante,
Ho appreso che mi hai telefonato e scusami se ricevendo innumerevoli telefonate, dato il mio attuale stato
d’animo, ho pregato mia moglie di dire che non ci sono. Sia ben chiaro che la volontà di rendermi irreperibile
non è conseguente alla mia mancata elezione, che anzi era da me e da tempo auspicata come da lettera inviata a
Ferrato già nel dicembre 2004, ma per il modo in cui si sono comportati alcuni fra gli eletti ingannandomi
spudoramente senza che io avessi chiesto nulla.
- (...omissis...)
Per il consiglio Direttivo occorreva ripresenatare competitive candidature. Sono stato da più parti pressato e
nonostante la mia volontà ad astenermi da qualsiasi candidatura o incarico successivo, per spirito di servizio,
ho finito di accettare (dopo immancabili discussioni in famiglia). A tale riguardo non posso evitare di citare le
confidenze e assicurazioni fattemi dal Corsetti e dallo stesso Di Emiddio, che affermando di essere in
condizioni di pilotare attraverso loro amici deleganti complessivamente un centinaio di voti influenti sui cinque
Veterani: Bordogna – Corsetti – Di Emiddio – Jonna – Nesi, cosa ripeto non da me richiesta, ma solo da loro
profferita, questo ha fatto cadere ogni mia resistenza. Ma che cosa si è verificato nella realtà esponendomi così ad
una una umiliazione ed a un disgusto quasi quello sofferto nell’aprile del 45 in piazza Sicilia? Gia nel mattino
del sabato 7 maggio Corsetti ha fatto circolare nel cortile dell’Assemblea un dépliant (che allego) con l’invito
implicito a votare per un programma (da Panzarasa definito paranoico) con la citazine dei Soci Veterani
(Corsetti e Di Emiddio) e Soci Aderenti che, se eletti, si impegnavano ad attuare. Non ci ho fatto caso quanto
invece la cirostanza da parte del Corsetti (padre e figlio) di evitarmi ad ogni costo. Perchè?
Il perchè sorprendentemente l’ho scoperto al momento della lettura da parte degli scrutatori nello spoglio delle
schede elettorali votate al quale mi ero accostato solo per curiosità. Ho constatato che circa un centinaio di
queste schede elettorali di indubbia provienienza riportavano come un “refrain” musicale che coinvolgeva
ironicamente lo stesso scrutatore che leggeva, sempre questi nominativi: Bordogna – Corsetti – Di Emiddio –
Nesi. Riferendomi a quanto dichiarato da Corsetti e Di Emiddio circa il pilotaggio di un centinaio di deleganti,
in realtà dei cinque nominativi da loro assicurati mancava solo il nome di Jonna. Risulta evidentissima la regia
imposta. Non mi interessa a questo proposito la mia mancata elezione, prechè ognuno ha il diritto di pensare e
votare come vuole e nel mio caso la mia mancata elezione rientrava in definitiva nelle mie precedenti intenzioni,
ma il comportamento di quel Corsetti e dello stesso Di Emiddio è ripugnante.
Altri (e non faccio nomi per carità di Patria) mi hanno voltato le spalle per aver perseguito una via di
riconciliazione con i dissidenti della Culturale, con l’obiettivo da parte mia di salvare all’interno e all’esterno
a
solo l’immagine della X Flottiglia MAS (come vedi dal testo di Intesa raggiunto il 16/04/2005) e
controfirmato dalle parti fra cui Panzarasa – Fiamma Morini – Farina – Minelli – Liva – e di cui ti allego il
verbale).
- (...omissis...)
-
- Prima del Natale 2004 si licenzia la signorina della Segreteria Xa. Inspegabile la ragione. Nei primi di
gennaio 2005 trovo in Segreteria una nuova signorina, amica dei Bianchini padre figlio (evidentemente
per ragioni più affidabili secondo i programmi segretamente decisi). Alla cosa non dò importanza in quel
momento: ma i tasselli composti assieme a fine maggio del 2005 chiariscono l’intrigo organizzato.
- Compaiono in Segreteria Xa ,iniseme, a partire dal febbraio 2005 Castellani (che arriva da Imperia)
con Bordogna (inaspettatamente perchè dimissionario da anni). Così si fa vivo in Segreteria un certo
Pogliani per me allora sconosciuto ma che risulterà poi l’esattore delle quote sociali dopo le elezioni per
conto del gruppo Bordogna – Castellani – Corsetti. Rivelatomi da mia moglie si verifica un fatto strano:
questi sopracitati spesso confabulano tra loro nel cortile della mia casa. Perchè non più logicamente in
Segreteria? (forse per la mia presenza)
- Nel mese di febbraio 2005 Girometti prende l’iniziativa di un incontro con i dissidenti dell’Associazione Culturale di Maluta. Il sottoscritto reduce da un ospedale interviene in questa iniziativa, ma fa
presente che senza proposte concrete d’intesa, l’esito di un eventuale incontro non avrebbero prodotto
probabilita di successo. Pertanto presento un Prospetto d’Intesa articolato su 4 punti che con soddisfazione viene accetatto e sottoscritto da tutti i componenti del C.Direttivo e da ciascuno dei dissidenti
dell’Associazione Culturale. Il Bordogna come suo solito si eclissa. Questo risultato incontra le più alte
congratulzioni da parte di Ferraro, Buttazzoni, Gallitto e molti altri dal momento che una simile diatriba
si era protratta per oltre 5 anni. Si ricompone così l’unità della Xa e così i provenienti dall’Associazione
Culturale entrano a far parte del Gruppo Culturale previsto dall’articolo 3 dello Statuto della Associazione Xa e come tali sono chiamati a collaborare nel Notiziario Xa. La mania critica del Nesi non riesce a
fargli capire che non si tratta di un foglio a parte della Culturale (che secondo questi sucitati dissidenti
intendono sciogliere) ma logicamente sono chiamati a integrare la collaborazione nel unico e solo Notiziario dell’Associazione Xa. Questo risultato comunque costituirà un altro tassello contestativo da parte
del gruppo Bordogna – Corsetti – Castellani.
-E veniamo alle elezioni a Peschiera del 5 maggio 2005.
Nella mattinata di sabato 5, nel cortile della Caserma di Artiglieria il Corsetti mi chiede liste dei candidati. Lo accompagno alla mia auto, apro il bagagliao, consegno i fogli, ma il Corsetti, notato che in una
scatola aperta si trovano schede elettorali (portate nel caso non fosero state sufficienti quelle già consegnate al Comitato elettorale) ne arraffa un certo numero nonostante la mia immediata e urlata protesta.
Ho ritenuto di non fare una chiassata in quel momento per evitare di creare una situazione così delicata
quale quella elettorale. Successivamente riferirò l’episodio al Presidente dei Probiviri Italo Albero.
- Il giorno 4 maggio, mercoledi alle ore 20:33 il Ferraro invia un telegramma alla Segreteria Xa come
qui di seguito riporto. Tale telegramma viene communicato al Presidente dell’Assemblea avv.Masciadri. il sottoscritto parte
da Milano per Peschiera venerdi mattina 6 maggio e prende alloggio al Hotel San Marco circa a mezzogiorno. Riparte quindi per Milano nel pomeriggio di domenica 8 maggio dopo la cerimonia alla “Piccola
Caprera”.
Lunedì mattina 9 maggio a Milano il custode di casa consegna un telegramma inviato alla Segreteria Xa
spedito alle 13:58 di venerdì 6 maggio dalla mittente Grazia Francia, segretaria di Ferraro. Qui di seguito
produco il telegramma.
POSTE ITALIANE – UDRMILANOFERROVIA 2005
ZCZC MIA705 T 8563053 791/C/SI 047/1A
IGMI CO IGBA 044
70100 BARIFONO 44 06 1210 PDM 147/1A 1228
ASSOC. DECIMA MAS. (A705)
VIA SODERINI 36
20156 MILANO
IMPOSSIBILITA TO PARTECIPARE ASSEMBLEA DI PESCHIERA PREGO DISDIRE
PRENOTAZIONE CAMERA.
RINGRAZIO SINCERAMENTE TUT TI COLORO CHE HANNO VOLUTO PRESENTARE LA MIA
CANDIDATURA ALLA PRESIDENZA MA COME AL SOLITO NON MI SENTO IN CONDIZIONI DI
ACCETARE.
PORGO I MIEI MIGLIORI AUGURI PER UN’OTTIMA RIUSCITA DELL’ASSEMBLEA SUDDET TA.
LUIGI FERRARO
MIT TENTE
GRAZIA FRANCIA
VIA GALEAZZO ALESSI 3 C INT 13
16128 GENOVA
NNN
06/05 13-58
Tale telegramma pervenuto al custode di via Soderini nel pomeriggio di venerdì 6 maggio
Evidentemente non è stato possibile consegnarlo alla Segreteria Xa in quanto sia il segretario Bianchini, sia il
sottoscritto si trovavano già a Peschiera e le elezioni si erano già svolte sabato 5 maggio. Considerato il grave
problema verificatosi, il sottoscritto telefona immediatamente al Presidente dell’Assemblea avv.Masciadri il quale
risponde testualmente “fai come non fosse accaduto nulla”.
- Infine l’avvenimento della scatola contenente i documenti elettorali.
Lo scrutinio elettorale alla Caserma di Peschiera non può terminare in quei locali in quanto devono essere restituiti liberi all’ora convenuta. Tutto si trasferisce quindi al Frassino dove lo scrutinio termina circa alle ore 22:30.
Trovandomi a fianco dello scrutatore, mi rendo conto come i due fogli (uno per gli aderenti, uno per i veterani)
riportano i voti che via via vengono segnati nelle rispettive colonne di ogni singolo candidato, già controfirmati
dal Presidente dell’Assemblea avv.Masciadri che evidentemente, anzichè firmarli a scrutinio ultimato, ratificando
così il voto ottenuto da ogni candidato, ha lasciato i locali della Caserma di Artiglieria e non si è trasferito al Frassino. Cosa altrettanto grave il foglio dei veterani viene introdotto nella scatola a scrutinio ultimato, senza riportare
nell’ultimo rigo i totali dei voti ricevuti da ogni singolo veterano.
La scatola contenente i documeti elettorali, chiusa e sigillata dal Comitato Elettorale, doveva essere consegnata
al Presidente dell’Assemblea (che non c’era) o ai Probiviri. Questa è finita invece irregolarmente nelle mani del
segretario Bianchini e da questi è stata riposta in un armadio della Segreteria.
Al Vice-Presidente Vicario, Jonna, non è stato comunicato nulla pur essendo ancora in carica. È stato per tanto
una vera sorpresa, che dietro avviso della moglie, Jonna coglieva il Bordogna e Bianchini in Segreteria con quella
scatola aperta illigittimamente, con tutti i documenti elettorali sparsi sui tavoli e persino sulle sedie.
In quella circostanza ho potuto notare che il foglio dei veterani non riporatava ancora il totale dei voti di ogni
singolo candidato nell’ultima riga a fine pagina.
Ho potuto constatare che i voti riportati da Jonna erano effettivamente 92 e non 90 come dichiarato.
Ancora una volta non ho voluto dare importanza alla cosa, non essendo interessato al risultato elettorale, ma ho
dovuto prendere atto di lamentele circa i risultati dello scrutinio che da parte di alcuni non risultavano coincidenti
con i risultati da loro segnati.
Circa il percorso della scatola viene qui riprodotta la lettera al Presidente dei Probiviri che attesta l’opportunità,
dopo tante anomalie, di consegnare esclusivamente al Colleggio dei Probiviri il contenuto dei documenti elettorali
per una verifica e controllo (non ho mai detto per annullare le elezioni come invece afferma il Nesi)
Dott. Walter Jonna
20146 Milano- Via Soderini, 36
Tel. 02.41.51.571 – fax 02.41.29.11.121
Milano, il 09 giugno 2005
Al dott. Italo Albero
Primo probiviro eletto dopo
Il Presidente Enzo Leonicini
Collegio Probiviri
Associazione Combatenti Xa Flotiglia MAS
Ti rendo noto che la scatola contente i documenti relativi alle operazioni di voto, avvenuto a Peschiera il 7 maggio
u.s. che, a norma di Statuto, chiusa e sigillata doveva essere trattenuta dal Presidente dell’Assemblea di Peschiera,
avv. Fabio Masciadri per eventuali contestazioni di voto, e quindi controlli e verifiche, è pervenuta invece nella
segretaria della Xa , i cui locali sono di mia proprietà.
Mercoledi 11 maggio u.s., recatomi nel pomeriggio in segreteria, ho sorpreso il segretario Ivan Bianchini il quale, in
presenza di Mario Bordogna, aperta illegalmente la scatola in parola, aveva estratto i documenti di voto e
disseminato questi, e particolarmente tutte le deleghe di voto, su tutta la scrivania e persino sulle sedie adiacenti.
Avvalendomi della mia carica ancora in atto, quale Vice-Presidente Vicario dell’Associazione, ho immediatamente
imposto di rimettere il tutto nella scatola, chiuderla e sigillarla con timbri e firme trasversali dello stesso Bianchini e
del sopravvenuto Cecchetto, addetto alla segreteria. Ciò nonostante le contestazioni, per via telefonica, da parte
dell’aderente Fabio Castellani.
Questo episodio, la cui gravità non voglio commentare, a seguito ricezione di lamentele e richieste da parte di soci
(Minelli ed altri) per un controllo dei documenti di voto, è stato segnalato al Presidente dei Probiviri Enzo
Leoncini.
Ora vengo a conoscenza che il Presidente Leoncini ha dato le dimissioni da questa carica e poiché Mario Bordogna
e poi il Vice-Presidente Vicario nuovo eletto, Sergio Nesi, chiedono con insistenza la consegna di questa scatola
con i documenti di voto, ritengono del tutto legittimo ed opportuno, dopo quanto accaduto, di consegnaria invece
al primo eletto dei Probiviri in sostituzione del dimissionario Presidente Leoncini, e cioé il dott. Italo Albero,
perche la trattenga presso di sé per poter in seguito istituire una commissione di controllo onde addivenire ad una
verifica di regolarità o meno delle operazioni di voto conclusesi a Peschiera il 5 maggio u.s..
In tale modo verrà cosi legittimamente risposto alle richieste di verifica avanzate da parte di alcuni soci.
Pertanto provvedo in data odierna a consegnarti questa scatola, cosi come si trova, chiusa e sigillata.
In fede
Walter Jonna
- Lo sfratto della Segreteria.
Due giorni dopo le elezioni del 5 maggio 2005, Bordogna giunto in Segreteria, mi chiede cosa intendo
fare con la Segreteria, locali di mia proprietà. Rispondo: ”non cambia nulla. I locali di Segreteria sono
stati gratuitamente offerti all’Associazione Xa e non agli eletti o non eletti. Il problema non esiste.”
Alchè il Bordogna aggiunge, ne riparleremo eventualmente a fine anno.
A seguito moltissime telefonate di solidarietà per la mia mancata elezione nel C.Direttivo ed alle quali
non ho voluto rispondere personalmente (riferitemi invece da mia moglie), si sono venuti ad evidenziare
via via fatti che mi hanno fatto riflettere.
Alcuni soci hanno detto di essere stati un anno prima avvicinati dal Bordogno con la frase “come fare fuori
Jonna”.
Il nome di questi soci è stato riportato al Presidente del Probiviri. Altri hanno curiosamente parlato di
una “cricca dei sei” alludendo al gruppo costituito da Bordogna – Castellani – Bianchini (i tre: la mente) e Corsetti – Di Emiddio – Da Campo (i tre: il braccio). Comunque i vari tasselli congiunti insieme,
come risulta da tutto quanto descritto, mi hanno provocato un dolorosa amarezza. Solo dopo due mesi
dall’elezioni,quanto accaduto e reso evidente, mi ha costretto a prendere una grave decisione: cioè quella
di non poter concedere uleriormente i miei locali a così piccoli uomini.
Questa è la vera ragione delo sfratto e non per la mia mancata elezione, (come invece riferisce il Nesi).
Ecco perchè ho inviato al Presidente Ferraro, al Presidente dei Probiviri, ai componenti il Consiglio Direttivo in carica, una lettera (che qui riproduco)
Dott. Walter Jonna
20146 Milano – Via Soderini, 36
Tel: 02.41.51.571 – fax: 02.41.29.11.12
Milano, 13 maggio 2005
• Al Presidente M.O.V.M. Luigi Ferraro
• Al Presidente del Collegio dei Probiviri
Enzo Leoncini
• Al Componenti il Consiglio Direttivo
Il sottoscritto Walter Jonna
Constatato: come da tempo si sia evidenziato, e ancor più ultimamente, in occasione dell’Assemblea elettiva di
Peschiera e del Raduno ella “Piccola Caprera”, il persistere e il progredire di uno scadimento inammissibile di
quello spirito e di quegli ideali, codice d’impegno morale, che dovrebbe tradursi automaticamente nel
comportamento di tutti coloro che militano nell ’Associazione Combattenti Xa Flottiglia MAS.
Constatato: che questi comportamenti da molti Decumani sono attualmente intesi nella misura anni luce lontano da
quelli perseguiti in guerra dai protagonisti della storia della Decima prima e dopo l’8 settembre 1943
Constatato: che questo modello di stile di vita non si configura più in molti militanti dell’Associazione come
comportamenti esiziali fra decumani, quali lealtà, onestà, umilità, amicizia, prendendedo invece il sopravvento
vecchie scorie quali le piccole transazioni, ambizioni, vanità, stolti invidualismi, fatua presunzione, doppiezza e
amari disinganni così da contravvenire ad una più alta visione morale della vita.
Constatato: questo desolante concerto di cose,
il sottoscritto e suo figlio Umberto non si sentono più così coerentemente motivati nel fare ancora parte di questa
Associazione e rimettono nelle mani del Presidente Luigi Ferraro ogni decisione. Anche perchè questa
Associazione dovrebbe avere il compito precipuo di conservare l’immagine nobile e trasmettere la memoria
ineccepibile di una unità militare, coma la Xa Flottiglia MAS che, per le sue imprese, i suoi irripetibili protagonisti,
i suoi eroici Caduti, prima e dopo l’8 settembre 1943, è assurta da Storia a Leggenda.
A conclusione delle mie analisi, l’attuale mio stato d’animo non può ora esimermi dal ringraziare tutti coloro che
lontani o vicini hanno voluto, anche se alcuni in misura contraddittoria, per l’amicizia, fiducia, solidarietà, in me
risposta, quali espressioni di gratitudine per quanto da me profuso generosamente in silenzio in questi ultimi anni,
come energie, tempo, sacrifici, abnegazione totale per senso di responsabilità, privilegiando su tutto questa mia
amatissima Xa Flottiglia MAS.
Convinto che le opere e i fatti da me compiuti sono più che eloquenti delle parole, delle ipocrisie e delle doppiezze
di alcuni, non mi resta ora, come risultato finale, che rinchiudermi in una solitaria e malinconica e tristezza.
Quanto detto al mio stesso Comandante in una lettera inviatagli in questi giorni e il cui vero senso forse non è stato
del tutto recepito, specie il riferimento allusivo a tutti i veri mandatari di quello scritto, questa lettera recitava
tristemente questa mia finale riflessione: “Continuo a sognare oggi non questa Decima ma quella di Alessandria,
Malta, Suda, Gibilterra, Nettuno, Tarnova e Senio cosi come da tempo continuo a sognare un’altra Italia”.
DECIMA! Sempre per la vita!
Walter Jonna
Ecco perchè, un alto personaggio scrivendomi il 14 maggio 2005 concluse così: “...Caro Walter, la stupidità umana non è fine a se stessa, ma diventa la causa determinante di infinite nefandezze, dalla invidia
alla Ecco
cancellazione
ognipersonaggio
remora morale.
Questa il
è la
di omuncoli
non
sono certo
in linea
perchè, undialto
scrivendomi
14stupidità
maggio 2005
concluseche
così:
“...Caro
Walter,
la
con gli ideali fondanti della nostra Asocciazione così come li volle affermare il Comandante Borghese
stupidità umana non è fine a se stessa, ma diventa la causa determinante di infinite nefandezze,
nel fondarla.”
è la stupidità di omuncoli che non W.J.
dalla invidia alla cancellazione
di ogni
remora
morale.
Questa
sono certo in linea con gli ideali fondanti della nostra Asocciazione così come li volle affermare il
Comandante Borghese nel fondarla.”
W.J.
DE “IL BLOG”, 11 Novembre - SUL SITO “decima mas.com”
B) – A proposito di quanto apparso, in data 11 novembre 2007 sul sito denominato “decimamas.
blog.com” dedicato alla figura ed al pensiero del Comandante Junio Valerio Borghese:
a) - Purtroppo devo, ancora una volta, occuparmi del “blog” commenta il Presidente Bartolo Gallitto.
Ho detto “purtroppo” poiché il predetto “blog” è affidato alle riflessioni, o, meglio alle farneticazioni di un tale che non ho la ventura di conoscere, poiché si nasconde dietro l’anonimato, il quale,
certamente, non rende onore alla memoria del Comandante, del cui pensiero egli conosce ben poco, e
non fa fare una bella figura alla Decima.
Io non so, inoltre, se “chi”, dopo aver letto le esternazioni del blogista, poi gli scrive e racconta, sia più
ignorante (dal verbo ignorare, non conoscere) di lui o più presuntuoso di lui: infatti, questo signor (si fa
per dire) reporter, raccontando quanto accaduto il 2 novembre 2007 al “Campo della Memoria”,
ironizza nel precisare che in quel giorno a rappresentare il “Corpo della Decima Flottiglia Mas” c’erano
soltanto “quattro…e dico quattro (4) persone”!!
A parte il fatto che il suddetto spione che scrive e racconta, non sa nemmeno far di conto, poiché le
persone erano più di quattro (purtroppo conosco lo spione degno compare del blogista): egli sapeva, perfettamente, che quella non era una “adunata” della Decima, ma una “Rappresentanza” della Decima,
la quale, come vuole “buonacreanza”, ha sentito il “dovere” di ricevere le Autorità Civili e Militari, le
quali, con gesto assai significativo – purtroppo ancora assai raro in Italia – venivano a rendere Omaggio
ai Nostri Caduti, portando una Corona di fiori, ricevendone il ringraziamento e l’apprezzamento da
parte della “Rappresentanza” della Decima, fermandosi ad ascoltare, la Benedizione del Sacerdote ai
Nostri Caduti, ad ascoltare, poi sull’attenti, mentre sventolava la Bandiera della Decima, la Preghiera del
Marinaio, pronunciata da uno dei Componenti la Rappresentanza della Decima.
Non solo: uno dei Componenti la Rappresentanza della Decima, ha completato la Cerimonia con le
Autorità, partecipando, con la Bandiera della Decima, su una motovedetta della Capitaneria di
Porto di Anzio, al lancio in mare di una corona in memoria dei Nostri Caduti.
Si vergognino, blogista e reporter, per la loro stupidità, che non merita nessun altro commento.
Ma non è finita.
In altra parte del medesimo “Blog” dell’ 11 nov. 2007, il blogista scrive: “Io oggi so, che ad un livello a
me sconosciuto, la Decima Mas sta diventando un oggetto di speculazione e di pubblicità, so che qualcuno si sta mettendo soldi in tasca e che sta usando memorie che non gli appartengono, qualcuno sta
usando i morti per fare pubblicità ad oggetti di varia natura, vedo in giro ragazzini con al polso degli
oggetti che li identificano come conoscitori di qualcosa che ignorano completamente…e tutto questo
grazie a chi?
E proseguendo:”…vendono immagini e santini… è diventato tutto un mercato, ecco il vero contenuto di
chi vuol far credere di essere il “salvatore” delle sorti della Decima”.
Ha ragione, finalmente, il blogista-censore: oltre che immagini e santini…vendono anche vino, orologi,
libri etc.! A che livello ciò avvenga o sia avvenuto? Il censore non faccia finta di non sapere a chi rivolgersi per saperne di più!! Egli ne conosce nomi, cognomi ed indirizzi, poiché li nomina con ammirazione
nel suo “blog”.
A proposito: il nostro blogista-censore scrive, ancora, nel suo “blog”: “come si fa a cacciar via il comandante Nesi il giorno 16/06/2005 dal “Campo della Memoria”, accusandolo di aver compiuto un gesto
distensivo nei confronti di un partigiano italiano e poi far entrare nel “Campo della Memoria” gli alleati massacratori della Decima Mas??? “Vorrei conoscere queste persone per dire loro in faccia quanto
stiano facendo urlare dai loro sepolcri, i camerati che se potessero tornare in vita” li prenderebbero a
calci nel culo “per davvero”.
Se li vuole conoscere l’illustre censore, sono tutti i Reduci Combattenti della R.S.I., della DECIMA, in
particolare del Barbarigo, e ci sono anche io, che sottoscrivo queste note con nome e cognome: vieni a
prenderci a calci nel culo.
Purtroppo il nostro vate non si rende conto di quello che dice: io sono convinto che il nostro non abbia
mai fatto un giorno di guerra, poiché se l’avesse fatto non si riempirebbe la bocca di parole ed apprez-
zamenti volgari ed inconcludenti, dando la dimostrazione di ignoranza abissale, poiché egli non conosce
i valori che tutti i combattenti di tutto il mondo conoscono e rispettano, specie dopo le atrocità di una
guerra atrocemente combattuta: il rispetto per il già nemico, specialmente se si è battuto con valore e
lealtà.
A queste regole non si sono mai sottratti i combattenti della R.S.I. ricevendone, sempre, il riconoscimento dal nemico, il quale, pur avendoli duramente combattuti, li hanno, sempre, in specie quelli della
Decima, ritenuti degni del massimo riconoscimento: l’onore delle armi, a riconoscimento del loro valore
e della loro lealtà.
Esempio: In un duro scontro tra gli Uomini del Barbarigo e carri armati americani, durante lo sbarco di
Anzio, fu visto cadere il G.M. Sandro Tognoloni, al quale venne concessa la Medaglia d’Oro al V.M. alla
memoria: ma Sandro non era morto, poiché gli americani, ammirati del Suo valore, fermarono i carri
armati per soccorerLo: Lo curarono e Lo restituirono, con tutti gli onori, integro, alla Sua Patria ed alla
Sua Famiglia.
Gli Angloamericani, da sempre ammiratori del valore del Comandante Borghese: - il più grande sommergibilista del mondo – dopo il 25 aprile 1945 inviano a Milano una delegazione per sottrarlo da sicura
morte per mano dei partigiani che lo ricercavano.
Financo quella canaglia del generale Patton – colui che non risparmiava i prigionieri – ebbe a rendere l’Onore delle armi a quei Marinai della Decima che difesero, fino allo stremo, il Forte di Cezanne,
nell’isola di S. Malò in Francia!
Gli N.P. di Buttazzoni ricevettero l’Onore delle Armi degli Inglesi contro i quali si erano battuti duramente. Sono solo alcuni esempi.
Non si rende conto, inoltre, il nostro blogista, che ponendo il problema dei Ragazzi fucilati a S. Angelo
in Formis come lo pone lui, il quale non sa nulla di quelle missioni – sminuisce il Valore di quei Giovani: la grandezza e l’eroismo di Quei Ragazzi consiste, specialmente, nella Loro consapevolezza delle
Convenzioni Internazionali, secondo le quali, se fatti prigionieri potevano essere passati per le armi dal
nemico da Loro insidiato
Gli unici che si sottraevano a tali regole erano i partigiani: uccidevano proditoriamente, ed i prigionieri,
specialmente quelli appartenenti alla Decima, anche se feriti, anziché curarli, come prescritto dalle convenzioni internazionali, venivano uccisi dopo al massimo tre ore dalla loro cattura.
Ma i partigiani non erano combattenti: non hanno mai avuto alcuna legittimazione in tal senso: erano dei
volgari fuori legge i quali, proditoriamente, attaccavano, derubavano, uccidevano, i legittimi Cittadini,
militari o no, del Legittimo Stato denominato R.S.I..
Il nostro vate ha mai letto che cosa ha scritto il Comandante Borghese a proposito di partigiani? Ha mai
letto che cosa ha scritto il Comandante Borghese sul conto di quel partigiano il quale, proditoriamente,
ha ucciso il Comandante del Barbarigo Bardelli? Cioè colui nei cui confronti Nesi ha “compiuto un
gesto distensivo” gesto di cui non si meraviglia il nostro censore?
Nesi, sì , ha stretto la mano che ha assassinato un suo Camerata, contravvenendo a tutte le regole poste
dal Legittimo Stato denominato R.S.I. a tutela dei Suoi Legittimi Combattenti contro i banditi, uno dei
quali era l’assassino di Bardelli e dei Suoi Uomini del Barbarico.
Infine: chi ha raccontato al nostro blogista che c’è stato qualcuno che ha convocato “una delegazione di
americani ed inglesi, autorità cittadine ed associazioni d’arma, per rendere ufficialmente onore ai caduti
di Anzio?”
Sappia il nostro blogista che nessuno ha mai convocato suddetta “delegazione”, poiché è venuta con le
sue gambe, spontaneamente, con le sue insegne, al “ Campo della Memoria” - Unico Cimitero di Guerra
in Italia, dove sono Inumati i combattenti del Barbarigo, della Decima della R.S.I., e Campo Dedicato a
Tutti i Morti della R.S.I. – per rendere omaggio a Quei Morti, al Loro Valore, al Loro Sacrificio.
Se l’esempio di quella Delegazione fosse seguito in tutta Italia, da Autorità Civili, Militari, Politiche,
ciò vorrebbe significare che, finalmente, in questo sventurato Paese, la sua Storia, quella vera, avrebbe
avuto la meglio su tutte le falsità delle quali, da oltre un sessantennio sono Vittime i Nostri Morti e gli
involontari sopravvissuti: falsità, purtroppo, agevolate dai discorsi inconcludenti come quelli propalati
dal nostro vate e dai suoi informatori, la cui ignoranza (sempre dal verbo ignorare, non conoscere) è pari
alla loro presunzione.
b) – Le bugie hanno le gambe corte! In calce al citato “blog”, in bella evidenza , è pubblicata la composizione (del Direttivo dell’Associazione) con la scritta “ LA SOLA ED UNICA!”; tra i componenti
elencati, quelli “veri”, c’è anche il nominativo del Tesoriere.
È bene conoscere quanto dichiarato da quel Tesoriere al Presidente Gallitto (dal verbale del Consiglio
Direttivo del 24 novembre 2007):
-o.m.i.s.s.i.s.-
…Successivamente il Presidente Gallitto chiede al Tesoriere Girometti se conferma quanto da Lui affermato e sottoscritto e cioè che si riconosce Tesoriere ed appartenente all’Associazione presieduta da
Gallitto medesimo. Girometti conferma, significando non ha mai avuto dubbi in proposito e comunica altresì che da questo momento in poi da parte della Tesoreria non sarà effettuato – così come già precisato all’Avv. Gallitto – alcun pagamento né direttamente né tramite bonifico bancario, a favore di chiunque
senza l’autorizzazione del Presidente Gallitto.
A richiesta del Consiglio Direttivo, il Tesoriere riferisce sulla situazione economica e finanziaria dell’Associazione al momento, precisando…
-o.m.i.s.s.i.s.-
DIVAGAZIONI
LE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
di Italo Albero
Basta a volte un noto pezzo di teatro,
rievocato nell’articolo di un quotidiano, per
dare risalto immediato a quanto di simile
osserviamo tanto spesso tra i protagonisti,
politici e no, che credono di obbedire,
ragionevolmente, ad una data etica.
In effetti lo studio su “La maschera ed il
volto” di Luigi Chiarelli è valso, tra l’altro,
a dimostrare l’idoneità alle raffigurazioni
di due identità stabilmente coniate ed unite
da un indissolubile vincolo di solidarietà.
Una faccia rappresenta il volto degno di
stima, cui non occorre togliere la maschera,
perché nel suo rovescio, cioè sul lato
opposto, è coniato il suo vero volto. Tutto
il “merito” di queste due raffigurazioni
sulla stessa patacca sta nel fatto che chi
non ha il coraggio di togliersi la maschera
e mostrare il proprio carattere, necessita di
una controfigura attraverso la quale possa
impunemente esprimersi.
Abbiamo pure nella nostra stessa
Associazione una particolare patacca
di possibile promozione al conio, le cui
figurazioni, sulla scorta dei caratteri
significativi dei personaggi, ne lasciano
facilmente intuire l’immagine a chi legge
queste brevi note.
La maschera oggetto di stima è fornita da
persona che spicca per il suo comportamento
di “gentiluomo dallo stile inappuntabile,
dedito al baciamani come cavalier
servente, consapevole della propria
autorità compiuta e saputa, senza la minima
spocchia, tuttavia schivo dall’assumere
ruoli di eccessiva responsabilità”…
Sul rovescio della patacca troviamo
invece che il personaggio di cui sopra
ha affidato il suo vero volto (o almeno
quello che dovrebbe avere senza bisogna
di mascherarsi) ad un essere che definire
belluino è come rivolgergli un disinteressato
complimento per i suoi attributi.
Infatti, quando egli si sveglia da un finto
torpore diviene “burbero e pugnace oltre
ogni misura. Vuole imporre le proprie tesi
con arroganza e prepotenza. Riesce a far
tremare i tavoli sotto l’imperversare dei
suoi colpi e del timbro della sua voce.
Insomma è un vortice che sconvolge tutto
e tutti.”
Sarà poi difficile scoprire a chi attribuire le
due immagini?
Speriamo che i due personaggi non ce ne
vogliano, tanto non varrebbe la pena di
coniare una medaglia del genere, anche se
solo per un ricordo negativo.
Da parte nostra volevamo soltanto azzardare
una divagazione.
UNA STORIA QUASI INEDITA
Da “Il Giornale”
mercoledi 2 novembre 2005
Maria Vittoria Cascino
L’ufficiale della X Flottiglia Mas scampato
due volte alla morte
Ilariucci, 84 anni: << Sono un perdente ma
mi sento vincitore di una guerra perduta con
dignità e onore >>
<< Ho la paura retroattiva. Non voglio ricordare.
Non voglio raccontare>>.
Eppure ha accettato l’incontro Ivo Ilarucci, 84
anni e un paio d’occhi grigio-azzurri stanchi e
mobilissimi, pronti a tradire un’emozione sigillata. Pensi che gli spiacesse dirti no al telefono,
forse da gentiluomo preferiva spiegarti di persona
di quella <<campana di vetro>> in cui ha deciso
di vivere dopo il 25 aprile del ’45. Perchè Ilariucci
era ufficiale della X Flottiglia Mas, operante sui
Mezzi d’Assalto di Superficie e Subacquei Il corpo scelto di volontari <<votati all’estremo sacrificio>>, quelli di <<fosse anche la mia vita purchè
l’Italia viva>>. Quelli comandanti dal principe
Junio Valerio Borghese, che a mettersi nelle mani
dei tedeschi, dopo l’otto settembre , non ci sta e
a La Spezia offre l’alleanza a patto che la X Mas
mantenga autonomia, insegne, divisa, ufficiali e
regolamento.Arriva da qui Ilariucci, arriva da
una generazione dove Patria e Onore sono valori assoluti. E la premessa te la sottolinea perchè
gli strumenti di lettura vanno tarati prima. Ma lui
parte dal poì. Dalla fine della guerra, quando fu
mandato in Africa per adempiere all’obbligo del
trattato di pace firmato a Versailles, che imponeva al governo italiano di effettuare lo sgombero
di navi e relitti affondati dal Canale di Suez alla
stretto di Gibilterra. <<Accetto l’incarico e mi
fermo lì fino al 1956. Avevo ripulito il tratto che
va da Suez alle secche di Kerkennak>>. Qui lo
hanno cercato fior di cronisti e storici. Per sapere, Ilariucci ha tenuto la bocca chiusa. <<Sono
un perdente, ma mi sento vincitore di una guerra
perduta con dignità ed onore. Tutti noi abbiamo
pagato a caro prezzo il rifiuto della società civile. Per aver mantenuto fede a quanto ci chiese
Aimone di Savoia: conservare il segreto militare
contro gli avversari e continuare la strada intrapresa. Impegno mantenuto contro ogni interesse
e chi ci ha garantito l’emarginazione>>.Le coordinate entro cui leggere la sua storia le ha date.
Vorrebbe fermarsi lì,ma poi fa un bel po’ di passi
indietro. Torna a quel 9 giugno del 44: <<Stavo
percorrendo la statale 63 del Cerreto. Ero reduce dal fronte di Anzio-Nettuno e andavo da mia
madre, sfollata sull’Appennino emiliano. Vengo
catturato da un gruppo di partigiani lì per minare
un ponte. Dopo una serie di peripezie, finisco a
disposizione, come prigioniero, del commissario
politico di una brigata Garibaldina, “ Eros ”, alias
Didimo Ferrari. Arrivava da Ventotene, dove era
stato detenuto per delitti politici e da dove fuggì
l’otto settembre. Mi disse che era il braccio destro
di Pietro Secchia. Parlava spesso con me quando
mi tiravano fuori dalla buca, 70 centimetri di lato,
dove ero detenuto>>.Erano le buche dei carbonini, i produttori di carbonella. Le scavavano loro
per passarci la notte. <<Ferrari mi spiegava che
la vera guerra, a guerra finita, sarebbe stata la rivoluzione sociale per smantellare i poteri presenti
e creare una repubblica stalinista-leninista, voluta
da Secchia>>. Ilariucci ci rimase nove giorni nella buca: << Mi chiedevo perchè mi tenessero prigioniero senza maltrattarmi, anzi Ferrari, quando
parlava con me mi dava pane e formaggio. Poi ho
capito. Ero oggetto di scambio con Pasquale Marconi, in carcere a Reggio Emilia. Marconi era un
professore socialista molto stimato nel reggiano e
parmense, proprietario dalla clinica di Castelnuovo, ceduta nel dopo guerra allo Stato dallo stesso
che era divenuto senatore della Repubblica>>.
Iliariucci si sofferma su quel Ferrari che cercò di
conquistarlo alla causa. Che <<divenne segretario
del PCI e fu a capo dell’organizzazione Volante
Rossa agli ordini di Secchia. Lobiettivo era l’epurazione nel triangolo Parma-Reggio Modena. Per
questo un procuratore emise mandato di cattura
per omicidio plurimo contro Ferrari, che fu dotato di documenti falsi e fatto emigrare a Praga
dove morì >>. Una parentesi documentale, un
passo doppio per riagganciare la buca alla base
dell’Alpe di Succiso, quota 2107 metri, dov’era
accampato il gruppo di partigiani comandati da
Ferrari: <<Alle tre e mezza Castagnini, tenente
dei Carabinieri di Collagna, prigionero con me e
altri due nella buca, mi svglia. Perchè stanno suonando le campane e significa che c’è in corso un
rastrellamento. Potrebbe essere l’occasione buona
per tentare la fuga. Tre quarti d’ora dopo s’apre la
botola e un partigiano grida in dialetto “ fuori tutti
”. Ci mettono in fila, quattro partigiani ci scortano.
Io disarmo quello vicino a me che aveva un moschetto 91 corto e libero gli altri>>. Aveva solo 24
anni Ilariucci, abbastanza cervello da consigliare a Castagnini di non tornare a casa a Collagna.
Seppi poi che <<i partigiani lo avevano aspettato
davanti alla porta di casa>>. Il 16 giugno del ‘44
è di nuovo a combattere in Provenza. <<Dopo la
Liberazione ho lasciato la mia casa di Genova,
mi stavano cercando e dovevo far perdere le mie
tracce>>. Va in bicicletta fino a Roma dove resta
ospite di amici per qualche mese. <<La situazione sembra normalizzarsi e rientro a Genova, ma
mi arrestano gli uomini dell’OSS (Ufficio Servizi
Strategici) americano. Resto detenuto 15 giorni e subisco un processo di discriminazione. Poi
mi trasferiscono a Marassi>>. Qui si fa 44 giorni
d’isolamento (la sua salvezza) nel braccio dei detenuti politici, mentre <<arrivavano i partigiani,
caricavano i camion di prigionieri e li poratavano
via>>. Ilariucci viene interrogato dal procuratore
Scala che ne ordina la scarcerazione con un
<<non ho ancora capito perche lei stia qui>>.finita. <<Il mio destino è andato oltre la mia capacità
di sopravvivere>> È campato due volte alla morte,
ma per Ilariucci, che non si dichiara fascista, ma
italiano, continua in l’opera Africa dove demolisce 709 relitti, fino al 1956.Non va oltre quest’uomo tutto d’un pezzo. Ha già parlato tanto, troppo.
Per il basso profilo che aveva giurato di tenere per
tutta la vita. Per quegli ideali rimasti intatti nelle
rapide di una storia impazzita.
I. Ilariucci
AVVENIMENTI
PELLEGRINAGGIO A PREDAPPIO
1922 - 28 ottobre – 2007
di Antonio Tombesi
“In diecimila a Predappio. Una marea di persone, come non si vedeva da decenni, ha invaso ieri
pacificamente Predappio per rendere omaggio a Benito Mussolini”. ed oltre “Il secondo fenomeno da
registrare è la grande partecipazione di giovani e giovanissimi…”. Così la cronaca su “IL RESTO DEL
CARLINO” di lunedì 29 ottobre.
Sono giunti da tutte le parti d’Italia con pullman e automezzi. Particolarmente nutrita la schiera
dei partecipanti provenienti dalle province del Lazio e dintorni, la quale ha raggiunto Predappio con ben
nove pullman – tutti magistralmente coordinati dal Presidente della Federazione di Roma dell’Unione
Nazionale Combattenti della R.S.I..
Sul piazzale antistante il Cimitero si è formato il corteo con alla testa la grande corona floreale,
ornata dal nastro tricolore e con una chiara dicitura “Al Duce del Fascismo”. Seguivano le bandiere della Presidenza Nazionale e della Federazione di Roma dell’Unione Nazionale Combattenti della R.S.I.,
dell’Associazione Combattenti X° Flottiglia Mas e il labaro dell’Associazione Nazionale Caduti e Dispersi della R.S.I.. La silenziosa marcia è stata accompagnata dal suono della banda musicale.
Nella cripta, al cospetto del sepolcro che custodisce le spoglie mortali di Benito Mussolini, dopo
la deposizione della corona e lo schieramento delle bandiere e dei labari ai due lati dello stesso, il Sen.
Aymone Finestra, Presidente dell’Associazione Combattenti della R.S.I., ha richiamato, con brevi, significative parole, il valore dell’odierna cerimonia, che ha visto accomunati, in un atto di fede, i Veterani
della R.S.I., involontari superstiti dell’ultima battaglia, con i giovani ed i giovanissimi di Continuità Ideale.
È seguito l’appello fascista e un solo grido “Presente”! Poi l’omaggio dei convenuti, un susseguirsi di giovani e anziani, di donne e uomini dinanzi alla Tomba, che hanno sostato in silenzio, immobili
nel saluto romano.
Particolare di alta significazione, un giovane che partecipava al rito, visto il gagliardetto della X°
Flottiglia Mas ha chiesto all’alfiere il permesso di toccarlo con la mano e, avuto il consenso, lo ha baciato
con commozione e massimo rispetto.
A sera, il lungo viaggio del ritorno è stato accompagnato dalle musiche, dagli inni e dai canti della
nostra gioventù.
Il Presidente dell’Associazione Combattenti della Xa
Flottiglia Mas rende omaggio alla Tomba del Capo
della R.S.I.
Nella Cripta il commosso saluto della gente comune.
MANIFESTAZIONI
ROMA
Il 14 dicembre 2007, alle ore 16, presso l’Hotel delle Muse di Roma avrà luogo la presentazione
del libro “Il Campo della Memoria” – Parole e immagini del Cimitero di guerra del Bgt: Barbarigo – di
Gen. Giorgio Farotti, recentemente scomparso.
Il libro ripercorre la storia del Campo della Memoria, dal progetto del 1987 alla sua realizzazione
quale complesso monumentale, sino alla sua trasformazione in Cimitero di Guerra dei caduti del Bgt.
“Barbarigo”, in carico al Commissariato per le Onoranze ai Caduti in Guerra del Ministero della Difesa nel 1999, alla cerimonia militare per la traslazione dei resti del Comandante Umberto Bardelli e di
sessantacinque Marò nel giugno 2005, cerimonia nella quale, per la prima volta dalla fine del Secondo
Conflitto Mondiale, un plotone di fanti dell’Esercito Italiano sul “presentat-arm” ha riconosciuto Loro,
in modo esplicito ed ufficiale, la medesima dignità di soldato di ogni altro combattente degli eserciti che
nel 1944 si fronteggiarono sulla testa di ponte di Anzio e Nettuno.
Presenterà il libro il Presidente dell’Associazione, Avv. Gallitto, insieme ai collaboratori dell’As-
sociazione “Campo della memoria”.
TRIESTE
Il 19 gennaio 2008 – ore 17 – Inaugurazione alla presenza delle Autorità Civili e Militari
locali, della nuova sede della “Associazione Novecento” e del “Centro Studi Carlo Panzarasa”.
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI X^ FLOTTIGLIA MAS – RSI
GORIZIA 19 e 20 Gennaio 2008
Raduno Combattenti X^Flottiglia MAS
Ricordo della battaglia di Tarnova della Selva
SABATO 19 gennaio
Ore 17.00
S.Messa presso la Chiesa dei Cappuccini in P.zza S.Francesco.
Ore 18.15
Serata da definire.
DOMENICA 21 gennaio
Corriera a disposizione per tutto il percorso, fino alle ore 13.00
Ore 10.00
Deposizione corone al Monumento ai Caduti ed al Lapidario dei deportati civili in
Jugoslavia, presso il Parco della Rimembranza.
Ore 11.00
Onoranze al Cimitero Civile:
- Cenotafio della X^Mas;
- Monumento ai Volontari Giuliano - Dalmati;
- Cripta ove riposano i resti dei nostri Caduti;
- Cippo in ricordo dei giovani della G.N.R. trucidati in località Poggio Poggino;
- Stele dedicata ai martiri cittadini ed ai soldati tedeschi rinvenuti nelle foibe;
- Ossario dei Bersaglieri del Battaglione “Mussolini”
Ore 13.00
Pranzo conviviale.
(Al fine di quantificare le presenze, è gradita la prenotazione, tel. 0481/489951 – Roberto
Pulli)
NB:
Considerate le difficoltà riscontrate negli anni precedenti, si è pensato di non organizzare il pranzo per coloro
che si recheranno a Tarnova e la cena fra commilitoni per la giornata di sabato 19 gennaio.
Per le prenotazioni, gli interessati sono invitati a telefonare al numero sopraindicato.
Quest’anno, per ragioni soprattutto di risparmio, abbiamo deciso che il nostro “Quartiere Generale” sarà
stabilito presso:
HOTEL INTERNAZIONALE, Via Trieste 173, Tel 0481/524180 – 525105 – 523049
Il trattamento sarà di 50 € per la camera singola e 70 € per la doppia, prima colazione compresa. Al momento
della prenotazione dovrete dichiararvi del Gruppo Decima.
Per il trasferimento al centro di Gorizia, che non è poi molto lontano, sarà messo a disposizione un minibus
che effettuerà corse di andata e ritorno, ad ore e punto di arrivo/partenza prestabiliti.
Per alleggerire il lavoro di organizzazione, anche se Roberto Pulli è sempre a vostra disposizione, vi
consigliamo di prenotare personalmente la stanza d’albergo.
ARRIVEDERCI A GORIZIA E DECIMA SEMPRE!
La Segreteria Operativa
TESSERAMENTO
La Presidenza e la Direzione Nazionale formulano i migliori auguri
per le Festività Natalizie e per il Nuovo Anno.
TESSERAMENTO
L’ ASSOCIAZIONE CAMBATTENTI Xa FLOTTIGLIA MAS
Si comunica a tutti gli iscritti che è tuttora aperto il tesseramento per
l’anno 2007. a decorrere dal 1 gennaio 2008 avrà inizio il tesserameto
per l’anno 2008.
La quota sociale di rinnovo è confermata in €uro: 31,00 (trentuno/00)
Per ragioni organizzative è opportuno che la quota sociale sia versata
direttamente sul c/c p. n.° 13784293. (allegato un bollettino di c/c)
intestato a:
Associazione Combattenti Decima Flottiglia Mas
Via XXIV Maggio, 142 – 29100 Piacenza
Si fa presente ai Soci (sia Veterani che Ordinari) che il rinnovo
dell’iscrizione con il versamento delle quote sociali assume significato
di totale adesione ai valori ed ai principi richiamati dal Presidente
Bartolo Gallitto.
Per qualsiasi informazione o chiarimento sui versamenti effettuati
rivolgersi a:
Associazione Combattenti X° Flottiglia MAS
Segreteria Operativa
Via Don Chiot, 27/A
37100 Verona
Appena possibile a tutti sarà inviato il “bollino”
di convalida per l’anno 2007 e per il 2008.
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI Xa FLOTTIGLIA MAS - NOTIZIARIO
Direttore: Walter Jonna - Direttore Responsabile: Maurizio Gussoni
Tipografia: Prontografing S.a.s. di Francesco Tajana - Via San Colombano, 9 - Milano
Pubblicazione registrata presso il Tribunale Civile e Penale di Milano al n° 752 in data 3 Dicembre 1999
IL NUOVO SITO INTERNET
’
dell ASSOCIAZIONE COMBATTENTI
Xa FLOTTIGLIA MAS
www.xflottigliamas.it
Il sito è organizzato secondo le sezioni (La Storia - I Reparti - l’Associazione - Ultime Notizie La Libreria - Gli Eventi - Links); è previsto anche un “ forum “,
collegato con settori specifici (militaria - le uniformi - le armi, ecc...):
La redazione del sito
Responsabile: Liva Pietro
Collaboratori: Dionisio Ermes - Ferraris Massimiliano - Facciolli Andrea
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