FLOTTIGLIA MAS ANNO VIII - N.3-4 PERIODICO LUGLIO-DICEMBRE 2007 Traduzione dei versi del poeta greco Kostantinos Kavafis (1863-1933) ch’egli dedicò agli eroici difensori delle Termopoli, estremo baluardo della civiltà greca all’invasione della potente armata persiana (480 a.C.). Secondo Erodoto fu il traditore Efialte che indicò al nemico la via più facile di accesso alle Termopili. La breve lirica “Thermopiles”, scritta all’inizio del XX secolo, si adatta perfettamente anche all’eroico sacrificio di quanti dal 1943 al 1945 combatterono per l’Onore d’Italia contro le preponderanti Forze Angloamericane alle quali s’erano accodati, sul cui carro vincente salirono Efialte italiani. E il pensiero corre agli uomini della Xa MAS. Onore a chi decise di restare faccia al nemico fermo alle Termopoli. Mai recedendo dal sacro dovere Con amore e pietà verso la patria; Con dolore e fierezza e con coraggio I trecento resistono ad oltranza Senza alcun odio contro i disertori. E di più grande onore essi son degni Già sapendo di Efialte il tradimento, E che i Persiani sarebbero passatti, E, affossata ogni legge d’onor patrio, Altre leggi, quei barbari, imporranno. ASSOCIAZIONE COMBATTENTI Xa FLOTTIGLIA MAS Sede legale e tesoreria: Via XXIV Maggio, 142 - 29100 Piacenza - Tel. 0523 498532 / 452320 - Fax 0523 480817 Segreteria e sede operativa: Largo Don Chiot, 27/A - 37127 Verona - Tel. 3339535879 - Fax 045 8302533 IN QUESTO NUMERO EDITORIALE pag 3 L’Onore ( di Walter Jonna ) BANDIERE ABBRUNATE pag 5 Ciao Sandro ( di P. Posio ) pag 9 Addio Tenente Farotti VITA ASSOCIATIVA pag 11 Piacenza: 24 Novembre 2007 LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO A PROPOSITO DI pag 12 De “il libro bianco di un anno nero” di S.Nesi Le precisazioni di B. Gallitto, M. Lama e W. Jonna pag 22 De “il blog” (11 Novembre) sul sito “decimamas.com” DIVAGAZIONI pag 25 Le facce della stessa medaglia pag 26 Una storia quasi inedita pag 28 Pellegrinaggio a Predappio “Il Campo della Memoria” di G. Farotti pag 29 Trieste: 19 Gennaio 2008 - Inaugurazione nuova sede MANIFESTAZIONI pag 29 Roma, 14 Dicembre 2007 - Presentazione del libro: AVVENIMENTI Associazione “900” e Centro Studi C. Panzarasa pag 30 Gorizia: 19 e 20 Gennaio 2008 - Raduno Xa Flottiglia Mas Programma TESSERAMENTO EDITORIALE L’ONORE Nella storia dell’umanità la parola “ONORE” sa di antico, di romantico. Un tempo l’uomo era giudicato con il metro dell’onore. Nei tempi passati le dispute tra uomini, motivate a volte da futili parole offensive dell’onore, erano risolte con duelli d’armi. Oggi le dispute non sono solo più tra uomini ma soprattutto tra nazioni: sono guerre che hanno motivazioni complesse: rivendicazioni territoriali, etniche, religiose. Ma qualcosa di antico è rimasto ancora, quasi nobile residuo di altri tempi. Il senso dell’onore fa ancora breccia tra i giovani, e non a caso, perchè i giovani sono più sensibili alle grandi cause, perchè vivono in purezza di spirito e non sono ancora offesi dall’esperienza di un’età matura così permeata da odio,menzogna, calcolo. Questi giovani generosi, se indossano poi una uniforme, sentono ancor più il senso dell’ONORE, e così profondamente da esser disposti anche al sacrificio della propria vita come un dovere sentito verso la Patria offesa, o in pericolo. L’Onore così inteso comprende tutto: amor di Patria, coraggio, dignità, lealtà, disciplina, regole militari. Dal comandante che si inabissa con la sua nave colpita, restando sul ponte di comando, dagli uomini dei reparti che si arrendono al nemico distribuendo tra loro la propria bandiera fatta in tanti brandelli per non cederla al vincitore, ai comportamenti derivati da un intimo consenso L’onore è come un’isola dirupata e senza approdi. Quando la si è abbandonata non si può più farvi ritorno. (Schopenhauer) deontologico che induce gli uomini combattenti a far proprio un decalogo così come lo è stato per gli uomini della Xa Flottiglia Mas: 1) Stai zitto, mantieni il segreto con chiunque. 2) Sii serio e modesto, il tuo comportamento da ardito non deve portarti a vanità personali. 3) Non sollecitare ricompense, la miglior ricompensa è la tua coscienza di aver compiuto la missione. 4) Sii disciplinato, ancor prima del coraggio e dell’abilità che ti sono richieste. 5) Non essere impaziente per voler operare. Potrai operare solo quando il tuo cuore, il tuo cervello, il tuo corpo saranno pronti. 6) Devi avere il coraggio dei forti, non quello dei disperati, la tua determinazione deve nascere dal tuo cuore, espressione purissima del tuo amore per la Patria, in misura semplice e serena. 7) La tua vita è preziosa, ma l’obiettivo è più prezioso; ripetilo a te stesso cento volte al giorno. 8) Non dare informazioni al nemico; non far cat turare armi e materiale a te affidato. Comunica solo generalità e grado. 9) Se cadi prigioniero, sii sempre fiero di essere italiano, sii dignitoso. 10) Se cadrai, mille altri ti seguiranno: da gregario diventerai un capo, una guida, un esempio. Nettuno Cimitero Militare Caduti R.S.I. E così si comportanrono migliaia di soldati italiani prima e dopo l’8 Settembre ‘43 donando alla storia del nostro popolo pagine esaltanti di amor patrio, di coraggio, di valore. Così i giovani fascisti volontari a “Bir el Gobi” in Africa che nelle postazioni nella sabbia del deserto, resistettero strenuamente per ritardare l’avanzata nemica e ove persero la vita circa 500 ragazzi, difendendo quel lembo di terra combattendo per l’onore perchè quel lembo di sabbia per quei ragazi era la Patria. Così in mare i volontari dei Mezzi d’Assalto della Xa che saltarono in aria sulle ostruzioni dei porti nemici per aprire un varco agli altri mezzi pur di portare a termine la missione, sacrificando la propria vita come Teseo Tesei, per dimostrare al mondo che esistevano italiani pronti a sacrificare la vita per l’amore e l’onore della Patria. Così in Russia, i prigionieri italiani dell’Armir nei “gulag” sovietici che si opposero alle lusinghe dei fuoriusciti comunisti italiani, dignitosamente rifiutando la propaganda comunista e sacrificando così la propria vita per salvare dignità e onore. Ugualmente i tanti prigionieri italiani nei “criminal’s camp” che sdegnosamente rifiutarono di cooperare con il nemico. Così i giovani volontari N.P. della Decima e degli altri reparti della R.S.I. in missione dopo l’8 Settembre ‘43 nelle retrovie del sud d’Italia, catturati dal nemico e condannati alla fucilazione dagli in- glesi seppero affrontare la fucilazione cantando, turbando gli esecutori sorpresi e ammirati da tanta, dignità, coraggio e onore. Potevano avere salva la vita se avessero ripudiato la bandiera. Si offrirono invece a torso nudo al plotone d’esecuzione come Franco Aschieri, con una serenità quasi mistica, gridando alla fine “Viva l’Italia” suggellando un patrimonio di eroismi da tramandare nella storia della nostra nazione. Quanti altri esempi noti e sconosciuti si verificarono durante la guerra a significare l’alta valenza del valore “Onore” come un sentimeno superiore spirituale al di sopra di situazioni storiche, sociali, umane? Quali e quante furono le reazioni degli italiani alla resa dell’8 Settembre ‘43 in nome dell’Onore dal Com.te Carlo Fecia di Cossato che, in una crisi di coscienza, oppresso per aver ubbidito all’ordine della resa, si suicidò, ai ragazzi della R.S.I. che intesero l’Onore come l’unico modo per tentare di salvare la dignità nazionale seguitando a combattere, comunque consapevoli di una guerra già perduta? Decisioni senza dubbio sofferte ma, che in nome dell’onore rispondevano al più alto grado di patriottismo e di pulizia morale, tali da segnare per sempre una vita o santificare una morte in combattimento. L’Onore è divenuto così il valore che consacra l’identià di un popolo, e di ogni uomo. dal libro “Inseguendo un sogno” di W. Jonna ed Ritter - Milano BANDIERE ABBRUNATE CIAO, SANDRO... di Paolo Posio Ci eravamo conosciuti nei primi giorni del Novembre del 1943 alla caserma S. Bartolomeo di La Spezia. Sandro Tognoloni era ufficiale subalterno del Battaglione N.P., io del Maestrale. Ci incontravamo quasi quotidianamente alla mensa ufficiali, ci vedevamo spesso in altre occasioni e quasi subito simpatizzammo. I gravi fatti del 9 Gennaio 1944 ci videro entrambi modesti protagonisti: lui in quanto quel giorno era ufficiale di picchetto, io quale fedelissimo collaboratore del Comandante Grossi. Il fatto si risolse in modo per tutti favorevole (amnistia), ma comportò l’allontanamento da S. Bartolomeo degli N.P., destinati a Jesolo, e del Maestrale, inviato a Cuneo. Il Maestrale, dopo avere assunto il nome di Barbarigo in onore del C.V. Grossi che tanto aveva fatto per sdrammatizzare la situazione e che era sotto il comandante dell’omonimo sommergibile atlantico fu destinato ”per punizione” alla testa di ponte di Nettuno nel frattempo formatasi. I nostri personali contatti, a seguito di ciò, cessarono totalmente. Il Barbarigo, rientrato a La Spezia dopo un periodo di riorganizzaione e armamento, fra l’entusiasmo generale per la “punizione” subita, partì per Roma e raggiunse quindi il fronte. Io comandavo il secondo plotone della seconda compagnia, agli ordini del Ten. Giulio Cencetti, schierata sulla destra di Littoria. Nell’Aprile del 1944, a seguito della destinazione di Cencetti al comando battaglione quale aiutante maggiore, ebbi l’onore di vedermi affidare - da guardiamarina - il comando della seconda compagnia. Ovviamente il plotone che avevo guidato per oltre cinque mesi rimase temporaneamente privo del suo comandante fino all’arrivo del sostituto che, con grande piacere vidi essere il GM Sandro Tognoloni che aveva, lui romano, insistentemente chiesto di essere assegnato al Barbarigo schierato in difesa di Roma. Lo accompagnai quindi alla “buca comando”, nella quale avevo soggiornato per tanti giorni, e lo presentai ai marò, alcuni dei quali tuttavia già lo conoscevano fino da La Spezia. Dopo la puntata offensiva del 1° Maggio 1944 decisamnte respinta soprattutto per la valida azione della nostra artiglieria e, segnatamente, della valorosa 5A cannoni, schierata pressochè a ridosso delle nostre buche, la compagnia, il 5 Maggio 1944, fu sostituita e inviata a riposo nella zona di Cisterna. Si trovò così inserita nel dispositivo difensivo germanico con funzione di eventuale rincalzo e compito specifico per eseguire lavori di rafforzamento delle difese di seconda linea. I problemi che sorsero con lo spostamento del reparto in zona così distante dal comando battaglione erano veramente pesanti, in quanto la totale mancanza di ogni mezzo di comunicazione (non eravamo dotati di telefoni, nè, ovviamente, di apparecchi radio) faceva sì che per avere contatto con il Comandante Vallauri disponevo solo di un motocarro guidato dal bravissimo Padelletti, motocarro utilizzabile tuttavia preferibilmente nelle ore notturne o in periodi di calma piatta. Per fortuna i rapporti con gli alleati tedeschi, dai quali dipendevamo anche per il rancio, erano ottimi, onde il soggiorno nei primi giorni poteva ritenersi addirittura piacevole. La situazione per molti inequivocabili sintomi stava però cambiando. Le poche notizie che potevamo avere sulla situazione del fronte di Cassano non erano confortanti. I valori di rafforzamento della linea proseguivano, peraltro senza particolare impegno e capacità, tenuto conto che i marò erano in parte prevalente studenti e comunque non abituati a lavori manuali. Dopo il 20 Maggio il fronte appariva in movimento: l’azione dell’artiglieria nemica si intensificava spostandosi sulle retrovie e, soprattutto, sulle strade; i cacciabombardieri facevano addirittura la caccia all’uomo ed io, privo di qualsiasi ordine da parte italiana e con scarsi contatti con il pur cordiale Ten. Hoffmann che funzionava, in certo modo, da ufficiale di collegamento, cominciavo a preoccuparmi per la situazione scabrosa in cui trovavasi il reparto dei cui uomini ero responsabile. Nella notte tra il 24 e il 25 Maggio il bombardamento si era intensificato ulteriormente. Qualchè marò colpito in modo più o meno grave da schegge, doveva quindi esser trasferito ad una lontana base logistica (o Tross). La mattina del 25 Maggio si cominciava a sentire distintamente il fuoco delle armi automatiche. A questo punto, da parte tedesca, mi giunse una precisa richiesta di un plotone da spostare in zona più avanzata. Secondo la consuetudine della “naia”, il compito doveva essere affidato all’ufficiale ultimo arrivato - se ritenuto idoneo. Pertando io ebbi esitazione ad ordinare a Tognoloni di portarsi con il 2° plotone dove gli sarebbe stato indicato dai Tedeschi. Sandro ubbidì prontamente e si avviò verso la prima linea. Le condizioni della battaglia ormai in pieno corso divenivano sempre più allarmanti e io mi sentii immediatamente preoccupato per la sorte del plotone di Tognoloni. L’incertezza non durò, purtroppo, molto. Dopo circa un’ora cominciò a raggiungere la compagnia del 2° plotone. Gli Americani stavano avanzando travolgendo le difese germaniche. Una loro robusta pattuglia aveva raggiunto la posizione tenuta da Tognoloni. Ma il tenente era caduto e colpito da una raffica mentre cercava di organizzare un contrattacco. Ricordo che uno dei marò (mi sembra Giruzzi) che bene conoscevo per la sua serietà mi dichiaròche Tognoloni stava boccheggiando al suolo colpito probabilmente al ventre. Ammaestrato dalle esperienze di tre precedenti campagne di guerra, mi resi immediatamente conto della gravità della ferita e, nel tentativo di avere maggiori notizie e di recuperare eventualmente il ferito, ordinai al GM Monticelli di recarsi col motocarro in zona, anche per avere qualche contatto con i comandi tedeschi. Monticelli, di cui ben conoscevo il coraggio e la freddezza per il lungo periodo trascorso assieme, non ebbe esitazioni e immediatamente partì alla ricerca dei superstiti, avendo a fianco il bresciano Morati e pilota il fiorentino Padelletti, Dopo neppure un’ora i tre rientrarono dalla missione riferendo che gli Americani erano con le loro pattuglie motorizzate ormai a qualche centinaio di metri; che la ricerca di Tognoloni era impossibile e che si stava profilando un contrattacco da parte di carri armati tedeschi fino a quel momento perfettamente mimetizzati, al cui comandante egli aveva, anzi, fornito le poche nozioni in suo possesso sulla posizione degli avanzanti Americani. A questo punto, privo di qualsiasi ordine, consapevole della tragicità della situazione e conscio che la prima compagnia, senza armi di reparto (fucili mitragliatori e mitragliatrici), era quindi armata di soli mitra, bombe a mano e qualche Panzerfaust, decisi, con il conforto entusiastico dei miei subrdinati pari grado, di effettuare l’arretramento da una posizione ormai indifendibile e di cercare il raggiungimento della Via Casilina, verso la quale si stavano dirigendo, in modo ormai tumultuoso, centinaia di automezzi e reparti tedeschi. La meta da raggiungere, come comunicai anche ai marò, era Valmontone. Sopraggiunta la notte, iniziammo la monovra dirigendoci, ovviamente a piedi, verso Cori. Dopo qualche chilometro (avevamo raggiunto la località Torretta Corana) fummo inquadrati da un violentissimo fuoco di artiglieria - che ritenni navale per l’intensità e la precisione dei tiri. Il fatto creò addirittura un inferno nel quale si trovarono coinvolti, oltre a noi, numerosi automezzi e blindati intenzionati a raggiungere la Casilina. Dopo una mezz’ora di bombardamento, la 2A compagnia non esisteva più, come organico. Me ne resi conto alle prime luci dell’alba, quando mi incontrai con un sottufficiale e un solo marò. Non ho mai potuto sapere quanti siano stati i Caduti in tale circostanza. Nel giorno successivo raggiunsi fortunosamente Valmontone dove sostammo e fummo rifocillati. Incontrammo altri superstiti, tra cui il Ten. Monticelli, con il quale successivamente raggiunsi, sempre con mezzi di fortuna, Roma e il Maridist, dove già trovavasi il Comandante Vallauri. Feci a lui precisa e dettagliata relazione dei fatti e segnalai il comportamento eroico del GM Tognoloni come mi era stato descritto dai marò superstiti e precisai la natura delle ferite da lui subite e il fatto che appariva ormai agonizzante. A seguito di tale mia relazione e al convincimento dell’avvenuta morte, fu giustamente concessa la massima ricompensa al valore “alla memoria”. Il Barbarigo fu ricostruito e personalmente ne seguii tutte le vicende fino al 29 Aprile, quando, sempre al comando della 2A compagnia, a guerra ormai finita, deponemmo le armi con il conforto del riconoscimento del nostro valore da parte del nemico. Seguì la lunga prigionia in Algeria e a Taranto e finalmente il 21 Aprile 1946, dopo oltre 5 anni, ritornai a Mantova, culla della mia famiglia paterna, nella quale iniziai la mia vita civile. Nella primavera del 1948 il Dott. Massimo Mori, che conoscevo per esser stato suo collega nel 1941 alla S.C.M.A. di Aosta, mi disse ridendo di volermi fare una sorpresa e mi invitò per questo a casa sua in Via Corridoni. La sorpresa preannunciatami fu veramente fantastica. Incontrai Sandro Tognoloni vivo e vegeto. Fu un momento di grande commozione e si riallacciò un’amicizia che era stata drammaticamente interrotta. Mi disse che era stato raccolto dagli Americani sul campo di battaglia, ricoverato in ospedale, quindi curato con prodotti che allora noi non conoscevamo e poi inviato al campo di concentramento di Hereford, nel Texas, dove incontrò i mantovani Massimo e Attilio Mori discendenti del patriota Attitlio Mori. Da allora il rapporto di amicizia e simpatia sorto in anni tanto duri si è rinsaldato. Egli spesso si portava con l’intera famiglia a Mantova per la grande amicizia che era sorta tra lui e Attilio Mori in prigionia. Ho poi conosciuto i suoi genitori, la carissima moglie, le figlie, e lui ha conosciuto i miei figli. Scoprii di lui la sua notevole capacità artistica, la finezza del suo pensiero, la profonda conoscenza di Roma e delle sue chiese. Fu lui che ideò e progettò il Campo della Memoria al quale, come tutti noi, siamo profondamente legati. Mi confidò un giorno che gli sarebbe piaciuto diventare consigliere di Roma per poter operare a favore della città da lui tanto amata. Ovviamente l’M.S.I., che si sarebbe dovuto sentire onorato di portarlo come suo candidato appoggiandolo, preferì altri personaggi certamente di minor valore. Ma Sandro Tognoloni era anche ingenuo e non in grado di sgomitare in campo politico. Sono sicuro che sarebbe stato un consigliere ideale. Ci siamo visti tante volte al Campo della Memoria e in altre occasioni, ma l’ultimo ricordo, dopo che era stato colpito da ictus, è addirittura doloroso. Si appoggiava a me e quando siamo stati all’uscita del Campo, volendo lasciare la propria firma, lui, che aveva una calligrafia bellissima, riuscì solo a tracciare uno sgorbio. Caro Sandro, la nostra è stata una vera amicizia e sono fiero di averti conosciuto, di aver conosciuto la tua famiglia, di aver onorato il tuo lavoro. Quanto prima ci rivedremo ancora. Ciao, Sandro. Si trascrive la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare al G.M. Alessandro Tognoloni, concessa a suo tempo dal Ministero della Marina della R.S.I. “Alla memoria”: “Ufficiale comandante di un plotone di fucilieri, inviato di rinforzo a reparto duramente provato, riusciva con i propri uomini a contenere per molte ore la straripante pressione avversaria. Inviato dai superiori a ritirare il plotone oramai duramente provato, insisteva ancora una volta nel condurlo al contrattacco. Ferito, a chi tentava di portargli aiuto, ordinava di non pensare a lui. Trascinatosi nelle linee italiane e vista la situazione oramai insostenibile, dopo aver con grande freddezza dato ai pochi superstiti disposizioni per il ripiegamento ed essersi assicurato che il ripiegamento si effettuava con il salvataggio di tutte le armi, si scagliava contro il nemico irrompente con la pistola in pugno e lanciando bombe a mano, sin quando veniva travolto dalle forze corazzate avanzanti. Meraviglioso esempio di cosciente eroico sacrificio per l’amore e la grandezza della Patria”. Fronte di Cisterna - 25.5.44 G.M. Alessandro Tognoloni Medaglia d’Oro al Valore Militare L’Associazione Combattenti Xa Flottiglia MAS abbruna la Bandiera per la scomparsa del Guardamarina GIORGIO FAROTTI Lo spazio tiranno non consente una panoramica approfondita circa le scelte, le vicissitudini e le esperienze della Sua vita durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Bastano però poche righe per fare trasparire la grandezza e lo spessore del comilitone al quale dobbiamo riconoscenza poché è stato l’ideatore e il realizatore di quella splendida opera, nata come Campo della Memoria per ricordare il sacrificcio dei Caduti del Battagione “ Barbarigo ” e poi divenuto Sacrario Militare della reppublica Sociale Italiana. Giorgio Farotti (nacse a Mantova il 15 dicembre 1921) ed entra nell’Accademia Militare di Modena, perché Orfano di guerra, uscendo nel febbraio 1943, con il grado di Sottotenente e destinato al 10 Rgt. in territorio croato-dalmata. Richiamato, con il suo Rgt. in Italia e destinati a Gen. Giorgio Farotti Monterondo (Roma) iniziarono il ritorno in Patria. In sosta a Postumia ebbero la notizia del volgare tradimento savoiardo dell’otto settembre e la relativa fuga nelle braccia del nemico invasore. In mancanza di ordini, nella zona di Gorizia vengono attaccati da partigiani slavi. Farotti viene ferito e ricoverato nell’ospedale del capoluogo isontino. Poi dimesso è informato della costituzione di un Raggruppamento Alpini nomato “Carnavalis” (400 ufficiali e duemila uomini per la difesa della città dei Santi Ilario e Taziano, minacciata dagli slavocomunisti). Nel gennaio 1944, sciolto il Raggrupamento, Farotti raggiunge Alessandria presso la Scuola Ufficiali della RSI. Il 9 aprile festeggia la Santa Pasqua in una breve licenza e al rientro, dopo una serie di vicissitudini e di notizie aleatorie relative alla ricerca di un qualche Reparto italiano che continuasse la lotta contro gli invasori “Alleati”, arriva a La Spezia. Casualmente chiede un passaggio a un veicolo della Marina Repubblicana che però era diretto alla Caserma “San Bartolomeo” sede della leggendaria Xa Flottiglia MAS. Qui, dalla viva voce del Capitano di Corvetta F.M. Umberto Bardelli, viene a sapere che il Battaglione “Barbarigo” era reduce dall’angognato Fronte meridionale e che, a Lui servivano Ufficiali per rinsanguare le perdite subite a Nettuno. Farotti aderì all richiesta e si presentò al Comandante Borghese per il benestare necessario all’arruolamento nella Xa e venne assegnato alla IIIa Compagnia del Battaglione “Barbarigo”. Subito dopo visse tutte le negatività della guerra civile: Ozegna, Ceresole Reale, il Canavese. Successivamente partenza per la Venezia Giulia al comando di una Compangnia militraglieri. A metà dicembre ’44 transferimento in quella “sua” Gorizia, unitamente ai Btgg. “Fulmine”, “Valanga”, “Sagittario”, “Nuotatori-Paracadutisti”, “Freccia”, e il Gruppo “San Giorgio”. Dopo l’inferno di Tarnova della Selva, al “Barbarigo” venne affidata la presa del San Gabriele, del San Daniele, di Chiapovano, tutti nomi a Lui noti. Dopo Gorizia, a Vittorio Veneto assunse il compito di Ufficiale A.O. (Addestramento e Operazioni) presso il Comando del Battaglione. Non molto dopo a Col di Luna, presso la Scuola delle nostre Volontarie , Farotti venne insignito della Croce di Guerra al V.M sul Campo per il fatto d’armi di Chiapovano. A fine marzo il Battaglione, al comando del Tenente di Vascello Cencetti – ripartiva in autocolonnna per finalmente schierarsi ancora al Fronte sud. Ma questa volta, purtroppo , sull’argine del fiume Senio (perché i barbari invasori del XIXo secolo erano peggiori dei Galli di quel Brenno intorno al 387 a.c). Lasciamo adesso la parola a Farotti:”.... continuammo a combattere autonomamente fino al giorno 29 aprile! Questo episodio, più di qualsiasi motivazione di Decorazione al V.M, attesta le virtù guerriere dei Marò del Battaglione “Barbarigo” che, del resto, furono poi sancite in modo definitivo, quando a Padova tutto ebbe fine ed un picchetto del Reggimento inglese rese loro l’onore delle armi”. Poi la prigionia in Algeria, il ritorno a casa e il reinserimento nella vita civile indi, come accennato all’inizio, la realizzazione di quel suo grande sogno divenuto realtà a testimoniare il sacrificio dei Caduti in quei terribili ma gloriosi venti mesi sotto le Bandiere della Repubblica dell’Onore. L.F. Breve “curriculum” del Gen. Giorgio Farotti Giorgio FAROTTI (1921), Ufficiale in s.p.e. dal 1943 al 1986 Combattente nel Gorinziano e sul fronte Sud dal 1943 al 1945, è decorato di Croce di Guerra al Valor Militare. Ha frequentato la Regia Accademia di Fanteria e di Cavalleria di Modena, le Scuole di Applicazione di Parma e Torino e numerosi Corsi di alta specializzazione presso vari Centri Studi ed Esperienze dell’Esercito. Nell’arco della sua lunga carriera, terminata con il grado di Maggior Generale, ha comandato tutte le unità operative corrispondenti ai vari gradi rivestiti, ottenendo molteplici encomi. Attualmente è Presidente dell’A.N.U.P.S.A. per la regione Liguria e dell’Associazione “Campo della Memoria”, con la quale è riuscito a far costruire il Cimitero di Guerra del Btg. Barbarico ad Anzio/ Nettuno. I reduci della IV Compagnia del Barbarico lo hanno nominato Marò Honoris Causa con la motivazione: “con profonda stima ed affetto, per le sue doti eccezionali e per la dedizione ai nostri ideali in pace e in guerra. Fronte di Cisterna 24.05.44 VITA ASSOCIATIVA LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO Il giorno 24 del mese di novembre dell’anno 2007 alle ore 10 presso la Sede Sociale dell’Asso- ciazione Combattenti X Flottiglia Mas in Piacenza - si è riunito il Consiglio Direttivo e gli altri Organi Sociali (Probiviri – Revisori dei Conti). Sono presenti: Gallitto Bartolo - Lama Marcello – Morini Fiamma – Boreani Amelio – Posio Paolo – Liva Pietro Minelli Franco – Girometti Benvenuto - Jonna Walter - Conforti Giovanni – Albero Italo - Tombesi Antonio. Alle ore 10,35 intervengono Marzi Marina e Pulli Roberto. Alle ore 11,05 interviene Teoni Minacci Paolo. Dopo la relazione sulla situazione economico/finanziaria dell’Associazione da parte del Teso- riere, in Presidente Gallitto riferisce sulla situazione generale, con particolare riguardo all’attuale stato organizzativo e operativo dell’Associazione. Temi di approfondimento hanno avuto per oggetto sia il favorevole andamento del tesseramento 2007, che il coordinamento degli incarichi settoriali, l’impostazione del “Notiziario”, l’elemento fondante della comunicazione con tutti gli iscritti. A PROPOSITO DI... DE “IL LIBRO BIANCO DI UN ANNO NERO “ DI S.Nesi A) A proposito de “il libro bianco di un anno nero” di S. Nesi, recentemente “distribuito” a tutti: a) - Le precisazioni di Bartolo Gallitto In qualità di Presidente ho già commentato il libello, con lettera aperta del 28 settembre 2007, diretta a tutti gli iscritti. Intendo qui ribadire alcuni punti significativi. Ribadisco quanto accaduto al Campo della Memoria il 16 giugno 2005; è impressionante che Nesi non abbia avuto scrupoli nel ricordare le sue frequentazioni, anche conviviali, con il capo partigiano che aveva, eroicamente, assassinato il Comandante Bardelli e gli Uomini del Barbarigo in una nota e vile imboscata in Ozegna, ricevendone in riconoscimento la medaglia d’oro al valore militare partigiano, Nesi definisce “matto ed energumeno” quel veterano del Barbarigo che lo affronta, in quel 16 giugno 2005, all’interno del Campo della Memoria, durante la cerimonia della inumazione dei resti mortali dei Caduti del Barbarigo, ivi compresi quelli del Comandante Bardelli: “Cosa ci fai, tu, qui, sei una vergogna…hai stretto le mani a…l’assassino di Bardelli, non sei degno di toccare quelle cassette, vattene o ti mando fuori a calci nel sedere…” Il racconto lo fa lo stesso Nesi con la medesima disinvoltura, dichiarandosi offeso per il trattamento riservatogli e dichiarandosi ancora più offeso perché tutti i Veterani lo avevano “….isolato”! Egli non sa che per non turbare la Cerimonia, alla presenza di Autorità ed estranei, il sottoscritto era riuscito a stento a bloccare l’ira dei “pazzi ed energumeni” che volevano cacciarlo dal Campo a calci nel sedere, ritenendolo indegno e provocatore. Non a caso ho definito, prima impressionante, il comportamento di Nesi: indignato, offeso, etc, etc,: io non so se Nesi… dicono a Roma, c’è o ci fa, a non capire l’abisso morale che lo separava e lo separa da quei Veterani, e non solo da quelli, ma da tutti i Veterani della Decima e da tutti i reduci della R. S. I.!! La riprova? Basta leggere quanto egli stesso, con disinvoltura, scrive a pag. 32 del suo libello a giustificazione di quella stretta di mano: “Tornando a quella stretta di mano che aveva fatto andare in bestia quell’energumeno ( che ne dici Leoncini?), faccio presente che io, come Dirigente Superiore (e poi Dirigente Generale) dello Stato della Repubblica Italiana avevo precisi doveri istituzionali, per cui davanti a me c’era una medaglia d’oro al valor militare e tanto doveva bastarmi!!! Ma si rende conto Nesi dell’enormità delle sue affermazioni? Che pena! Si inventa “doveri istituzionali” inesistenti per giustificare un comportamento ingiustificabile. E poi: che penosa e peregrina giustificazione! Nesi è stato un ufficiale della R. S. I., ed in particolare della Decima Mas: egli dimenticando tale sua appartenenza, rende omaggio ad un tale, decorato di medaglia d’oro al valor militare partigiano per l’eroica impresa di avere proditoriamente e vilmente assassinato il Comandante di un glorioso Reparto della Decima, la Medaglia d’oro al Valor Militare, alla memoria, Comandante Bardelli, per essersi eroicamente difeso, con i Suoi uomini, nella imboscata di Ozegna, imboscata tesagli da quel personaggio decorato di medaglia d’oro al valor partigiano!!! Ma quali doveri istituzionali? Nessuno poteva obbligarlo a detto comportamento, qualsiasi grado od incarico egli avesse ricoperto nella pubblica amministrazione! Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. Ma anche se, per assurdo, fosse vera la patente menzogna di Nesi, un atto di ribellione di un “eroico” ufficiale della Decima quale Nesi si reputa di essere in omaggio ad un suo commilitone assassinato, lo avrebbe sublimato! Invece è prevalsa la menzogna e la viltà! Ma Nesi da che parte sta? Evidentemente egli ha invertito l’ordine dei valori. Mi spiego : una famosa sentenza ( ma non solo quella, ma dottrina e giurisprudenza univoche) del Tribunale Supremo Militare della Repubblica Italiana, ha confermato quanto sempre è stato patrimonio ideale e giuridico, sempre rivendicato da tutti i Reduci della R. S. I., internazionalmente riconosciuto; i Combattenti della R. S. I erano legittimi combattenti, mentre non lo erano i partigiani (c’è voluta una legge apposita per farli diventare patrioti ma non combattenti). Infatti, mentre i primi combattevano legittimamente, i partigiani non avevano tale legittimità. Pertanto, l’agguato di Ozegna dei partigiani contro Uomini della Decima è stato una azione illegittima contro legittimi combattenti. La Medaglia d’Oro concessa alla memoria del Comandante Bardelli, è stato un legittimo riconoscimento ad un valoroso legittimo combattente, il quale, insieme ai Suoi Uomini, si è legittimamente difeso dall’attacco illeggitimo e proditorio di uomini che non erano legittimi combattenti: e per tanto, la medaglia d’oro al valor militare partigiano, è stato un illegittimo riconoscimento di una azione illegittima. Orbene, per quanto premesso, (ed invito chicchessia a dimostrarmi il contrario) l’omaggio alla illegittima medaglia d’oro partigiana da parte di un ufficiale della R. S. I., pone quest’ultimo in patente contrasto con la legittimità della stessa R. S. I. e dei Suoi Combattenti, ed il suo comportamento si rivela tanto più grave, poiché, riconoscendo la legittimità della medaglia d’oro concessa al partigiano, praticamente, non solo disconosce il valore e la legittimità della Medaglia d’oro alla memoria concessa al legittimo combattente Bardelli, dalla legittima Autorità della R. S. I., ma disconosce anche la legittimità di quella Autorità che considerava illegittime ed illecite le azioni dei partigiani: praticamente Nesi disconosce la legittimità della R. S. I. . Non vado oltre per carità di Patria: mi piacerebbe conoscere il pensiero di Mario Bordogna che arrivò al Barbarigo quando il Comandante ne era Bardelli. Mi piacerebbe conoscere il pensiero di tutti i “laudatores” di Nesi e di chiunque altro abbia qualcosa da obiettare alle argomentazioni suesposte , anche se sinteticamente. Ma hanno capito che cosa è stata la R. S. I.? Certamente Nesi non lo ha compreso: pertanto concludo con la medesima sua invocazione a conclusione del suo libello: mi auguro di rivedere un’altra Assemblea unitaria – sempre che il Padre Eterno me lo permetta -, ma senza la presenza di Nesi ed avendo dimenticato quanto danno egli ha arrecato alla Decima. b) - Sempre in tema di “partigiani”, come non ricordare la motivazione della Medaglia d’Oro al V.M. concessa a Umberto Bardelli, Capitano di Corvetta F.M.; “Ufficiale superiore di belle qualità e di provata esperienza sorretto da uno slancio e da una fede senza limiti, tre volte decorato al valore; primo comandante del “BARBARIGO”, che per sua travolgente iniziativa per primo si alleò con gli alleati germanici sulla testa di ponte di Nettuno, si recava volontariamente e coscientemente con le esigue forze in una zona notoriamente infestata da bande ribelli. Giunto nella piazzetta del paese di Ozono, cercò di esercitare opera di persuasione sugli sbandati deprecando la lotta fratricida, voluta e sovvenzionata dall’ oro dei nemici della Patria. Circondato a tradimento, insieme ai suoi pochi uomini, da forze preponderanti che gli intimavano la resa rispondeva con un netto rifiuto e fatto segno a violentissimo fuoco di armi automatiche postate agli sbocchi delle vie di accesso alla piazza, si batteva con leonino furore incitando continuamente i pochi uomini di cui disponeva. Colpito una prima volta al braccio continuava a sparare con una mano sola; colpito una seconda volta ad una gamba continuava a fare fuoco fino ad esaurimento delle munizioni. Fulgido esempio di eroismo, di altissimo senso dell’onore di attaccamento al dovere e di dedizione completa alla Patria adorata” Ozegna – 6 luglio 1944/XXII c) - Come non ricordare, infine, cosa scrive Renzo de Felice (Rosso e Nero – pag. 129): La Decima…”non combatte contro gli italiani partigiani se non per vendicare i suoi morti, perché qualsiasi forma di clemenza dettata da opportunità equivale a tradimento; per i nemici attivi della patri, coloro che uccidono” chi ne difende l’onore e il territorio , non può esserci pietà” LE CONSIDERAZIONI DI MARCELLO LAMA TUTTI I VETERANI E AGLI ISCRITTI DEL GUPPO J.V.BORGHESE Sono MARCELLO LAMA,Guastatore Alpino del Btg. “VALANGA”, appartenente alla X^Flott.Mas ,che ha operato in Piemonte e nel Veneto,alla difesa dei confini orientali fino al maggio del 1945. Sono in possesso del “LIBRO BIANCO DI UN ANNO NERO” scritto dal Comandante Sergio Nesi, con il quale, ritengo,abbia voluto precisare la Storia della Associazione e, nel quale parla ed esprime giudizi anche sulla mia persona. Il libro riporta vicende più lontane fino alle attuali con la precisione e la puntigliosità che lascia la sensazione che l’Archivio in suo possesso,sia stato tenuto in ordine non solo per scopi letterari, per i suoi ricordi ed i suoi libri,ma anche per un utilizzo meno nobile. I primi capitoli si riferiscono ad avvenimenti per i quali la maggioranza degli Iscritti non ha né ricordi né responsabilità. Invece Nesi era sempre presente con la facoltà di rispondere e decidere. I Combattenti invece vivevano i loro ricordi nel rispetto di tutti: Ufficiali,Sottufficiali e Camerati con semplicità e simpatia. Un Ufficiale del “Valanga”,quando nei nostri incontri parlando di qualcuno che a mio avviso non si comportava con rigore,ma utilizzava l’Associazione per scopi propri,mi rispondeva: ricorda che hanno combattuto con te,hanno rischiato la vita e patito le stesse sofferenze, perciò sono dei fratelli. Scusali! Con il passare del tempo l’atmosfera è degenerata e tutti sono venuti a conoscenza della situazione in cui l’Associazione si dibatteva. La DECIMA,il più bel Reparto della R.S.I.! Perciò,purtroppo,hanno avuto anche la piena coscienza del livello morale di alcuni associati:combattenti ed aderenti. Il presenzialismo imperava e credo anche il successo commerciale di alcune iniziative editoriali e commerciali. Quanto adesso viene alla luce fa pensare che questa lotta vergognosa, nasconda anche interessi economici di cui l’Associazione era all’oscuro o non avrebbe dovuto avallare. Temo che questa lotta sia più di carattere terreno che moralmente elevata. Sig.Nesi,non rispondo a nessuna delle tue puntualizzazioni e tanto meno entro nel merito del tuo scritto. Lo trovo volgare e deprimente nei confronti dell’Associazione e perciò dei Combattenti. Ricordo solamente che noi giovani volontari avevamo tanto entusiasmo e tanto rispetto per il Comandante,Ufficiali e Sottufficiali. Mi soffermo un attimo su quelli del “Valanga”, reduci dai fronti di Grecia,Libia e Russia: uomini che si erano conquistati il rispetto di tutti gli Alpini,infatti di loro non si è mai parlato,perché degni di questo rispetto. Nessuno ha mai abbandonato i suoi Uomini al loro destino: non si può dire che questo concetto valga anche per tanti altri Ufficiali,ancora viventi. Questa situazione è stata creata anche da te, Sig. Nesi e da altri tuoi amici e ti stupisci che Combattente Leoncini volesse buttarti fuori dal Campo della Memoria, in maniera poco decorosa e rispettosa. Abbi il buon gusto di evitare commenti perché c’è ancora qualche Combattente che non sguazza in questo fango. Facciamolo morire in pace ed in serenità ! Hai il cattivo gusto di lamentarti quando il Comandante Ilariucci ti ingiunse di dimetterti per evitare l’espulsione per indegnità. Ero presente,accanto a Lui,e fui costretto a sentire di questi particolari. Evitiamo di ricordarli ! Ricordiamo quanti Combattenti sono morti. Sappi solo che dal tavolo della Presidenza non profferì parola rendendo pubblica la sua accusa,perché io lo avevo pregato di evitare il fango,che ne sarebbe derivato:mi diede ascolto! Non essermene grato,mi faccio già schifo da solo,al ricordo. Ho vissuto a lungo a fianco del Comandante Sannucci e sono stato presente alla sua tristezza,che molti di voi gli avevano fatto inghiottire. Aveva il rispetto ed oltre che ad un Gentiluomo, era un vero Comandante. Non dimenticartelo e prendilo ad esempio.Ti sentirai meglio. Se avrai la sfrontatezza di scrivere ancora mandami il “nuovo libro”direttamente. In fondo alcuni argomenti mi interessavano ed era giusto che conoscessi i tuoi pensieri al riguardo. Marcello Lama Via Aventina 3 A 00154 ROMA Marcello Lama Guastatore Alpino del Btg. VALANGA Vice Presidente Vicario della Ass. Xa LE PRECISAZIONI DI WALTER JONNA Ho letto con attenzione non disgiunta da molta amarezza, progressivo disgusto e indignazione l’opuscolo del Com.te Nesi “Il libro bianco di un anno nero”. (nero solamente per sua colpa). Questa “opera omnia” di ben 121 pagine appare più un autodifesa del Nesi, per distogliere l’attenzione dai vari scheletri celati nel suo armadio, che un reale atto accusatorio contro tanti personaggi della Decima. In questo libro, con meticolosità certosina il Nesi riporta documenti e fatti opportunamente selezionati per trarne bugiarde e calunniose interpretazioni ravvivate da sottile sarcasmo, velenose battute, altezzosità: in sintesi le sue conclusioni esaltano più una astiosa acredine e una illusoria interpretazione dei fatti, che non le ragioni di questi. In un momento cosi angoscioso a causa di contrasti portati avanti da alcuni soci per calacolo, ambizione, protagonismo e che ogni veterano ed ogni più giovane aderente sta vivendo con sofferenza perchè legato alla Decima dal cuore, dai sentimenti, da valori ideali, il Nesi non trova di meglio che ravvivare questi dissidi anzichè ricomporli; contrasti che con buona volontà, buon senso e sopratutto fedeltà al giuramento spirituale richiesto ad ogni iscritto all’Associazione Xa potrebbero essere rimossi, restituendo a tutti noi ed anche al di fuori della nostra Associazione, quella immagine nobile, immacolata e gloriosa della Xa Flottiglia MAS, che è simbolo di vita e comportamenti, consacrati alla Patria. Io stesso sono stato coinvolto dal Nesi in una ponderosa corrispondenza protattasi a lungo. Tra critiche e contestazioni, nell’intento di cercare di raddrizzare la rotta di questa nave che è la nostra Associazione. Alla fine ho deciso di chiudere questa infruttuosa diatriba. Il Nesi allora cosi mi rispose: “... mi hai fatto il più bel regalo di Pasqua (ormai vicina). Ma quel regalo è risultato effimero. Il Nesi abituato a ritornare nelle sue decisioni, in larga misura per mancanza di energia e risolutezza derivanti da idee poco chiare si è perso nella nebbia. Qualcuno inventò a proposito (perdonate la batutta) il Com.te NE-SI – NE –NO. Con questa “Commedia” vergognosa e affatto “Divina” che è il suo Libro Bianco, ha intrappreso una polemica contro suoi presunti avversari, tentando di provocare nei loro confronti un discredito inaudito e offensivo. Si è lasciato circuire e sopraffare da una ciurma di piccoli uomini (il C. Direttivo in carica) decisi a restare illegittimamente sul ponte di comando, e lui, il Nesi, Com.te di Marina, è risultato alla fine, incapace di guidarli per mantenere una giusta rotta. Detto questo, con riluttanza, sono costretto ora a rispondere ad alcune illazioni nei miei confronti riportate in questo Libro del Nesi e chiarire sopratutto il perchè ho considerato irregolari le elezioni del 5 maggio 2005 e da qui la conseguenza dei motivi dello sfratto della Segreteria Xa, non certo dovuto alla mia mancata elezione nel C. Direttivo ma il larga parte dovuta alla mia buona fede nella certezza che uomini della Decima non potevano venir meno a valori come l’amicizia, l’onestà, la lealtà. Cronologicamente e nel modo più sintetico possibile la realtà dei fatti è la seguente. Negli ultimi mesi del 2004 e inizi del 2005, anno in cui a maggio si sono svolte le elezioni per le cariche sociali, pervengono in Segreteria a Milano in massima parte senza moduli di iscrizione regolari e quindi senza dati personali per ogni iscritto, con fogli spesso cumulativi di iscritti con solo cognome e nome e relativo assegno comulativo delle quote sociali (a 15 euro) da parte di Di Emiddio per cui a maggio 2005 risultono (secondo l’indirizzario dei soci Xa nel computer dell’Associazione di cui è responsabile M. Tosi) la seguente situazione: per la zona TN.- BZ di Di Emiddio: 75 iscritti di cui 73 aderenti e 2 veterani. Cosi anche nella zona di Corsetti, VE-PD-TV risultano alla stessa data: 66 iscritti di cui 55 aderenti e 11 veterani. In totale nelle zone di DI Emiddio e in quella di Corsetti risultono iscritti: 141 soci di cui 128 aderenti e 13 veterani. Alle elezioni del 5 maggio 2005 ha votato tra veterani e aderenti poco più di 200 soci. Risulta evidente il peso determinante che ha avuto in queste elezioni il numero esorbitante di nuovi aderenti nelle province di: TN – BZ e VE – PD – TV, iscrizioni così annomale sia nei tempi sia nelle modalità rispetto al resto d’Italia. - Singolare, ma significativo, il fatto che veterani di spicco e militanti di lunga data, abbiano avuto meno voti, risultando non eletti rispetto ad altri con meno titoli: Morini (91), Jonna (non 90 come dichiarato ma 92), Panzarasa (89),Farina (81), Girometti (60), Ilariucci (60), Lama (49), la conosciutissima ,mascotte del Barbarigo Grechi (16) contro voti dei veterani eletti Corsetti (131) in Xa solo 77 giorni, poi Di Emiddio (130) in Associazione solo dal 2003 e cosi gli aderenti Zaccardi (174), Castellani (151), già dimissionario, Da Campo (148), Pederzolli (118) illustre sconosciuto. Tra l’altro Jonna, a dimostrazione del suo poco interesse alle cariche, sarebbe stato eletto se avesse consegnato compilate anzichè in bianco le 4 schede elettorali ricevute (la propria e per delega: il figlio Umberto – Buttazzoni - Bernardinello) +2 schede avute in consegna da un socio meridionale in urgente partenza per non perdere il treno e ritrovate dimenticate tra le carte sul tavolo della Presidenza. Questo tanto per rispondere al meschino sarcasmo del Nesi (trombattura di Jonna): elezione comunque che Jonna non avrebbe mai accettato. - Al Consiglio Direttivo del 3 ottobre 2004 al Hotel Windsor a Milano, il Presidente Ferraro propose la candidatura di Jonna a Presidente dell’Associazione che all’unanimità fu approvata dal C.D. salvo da Bordogna eclissatosi al momento, come suo solito. Testimone del fatto il segretario della riunione il dott. Italo Albero. - A fine novembre 2004 a Milano fu indetta una riunione informale, conclusasi con un pranzo in un ristorante vicino alla Segreteria Xa. I cognugi Albero, Boreani e Jonna tornarono quindi alle loro abitazioni; Bordogna invece con Di Emiddio e Bianchini si ricarono a casa del Com.te Buttazzoni (come appreso il giorno dopo da una telefonata dello stesso Di Emiddio). Questi mi riferì di essere molto amareggiato per quanto era stato deciso nei miei confronti in casa Buttazzoni ma senza altro aggiungere. I fatti che seguirono dimostrano che in quella circostanza fu deciso la mia emarginazione. Velatamente lo ha fatto capire lo stesso Buttazzoni in un colloquio con il sottoscritto a fine maggio 2005. - Il 19 dicembre 2004 Jonna spedisce a Ferraro una lettera con la quale comunica di non poter accettare la proposta di candidature a Presidente, motivandone le ragioni, reiterate successivamente con altra lettera a Ferraro il 10 febbraio 2005. Ragioni confermate e chiarite anche a Buttazzoni con lettera del 9 maggio 2005 circa le pressioni esercitate e accettate per la sola candidatura per il C. Direttivo e il perchè del personale risultato negativo. Dottor Walter Jonna 20146 Milano – Via Soderini, 36 Tel: 02.41.51.571 – fax: 02.41.29.11.12 Milano, 9 maggio 2005 Caro comandante, Ho appreso che mi hai telefonato e scusami se ricevendo innumerevoli telefonate, dato il mio attuale stato d’animo, ho pregato mia moglie di dire che non ci sono. Sia ben chiaro che la volontà di rendermi irreperibile non è conseguente alla mia mancata elezione, che anzi era da me e da tempo auspicata come da lettera inviata a Ferrato già nel dicembre 2004, ma per il modo in cui si sono comportati alcuni fra gli eletti ingannandomi spudoramente senza che io avessi chiesto nulla. - (...omissis...) Per il consiglio Direttivo occorreva ripresenatare competitive candidature. Sono stato da più parti pressato e nonostante la mia volontà ad astenermi da qualsiasi candidatura o incarico successivo, per spirito di servizio, ho finito di accettare (dopo immancabili discussioni in famiglia). A tale riguardo non posso evitare di citare le confidenze e assicurazioni fattemi dal Corsetti e dallo stesso Di Emiddio, che affermando di essere in condizioni di pilotare attraverso loro amici deleganti complessivamente un centinaio di voti influenti sui cinque Veterani: Bordogna – Corsetti – Di Emiddio – Jonna – Nesi, cosa ripeto non da me richiesta, ma solo da loro profferita, questo ha fatto cadere ogni mia resistenza. Ma che cosa si è verificato nella realtà esponendomi così ad una una umiliazione ed a un disgusto quasi quello sofferto nell’aprile del 45 in piazza Sicilia? Gia nel mattino del sabato 7 maggio Corsetti ha fatto circolare nel cortile dell’Assemblea un dépliant (che allego) con l’invito implicito a votare per un programma (da Panzarasa definito paranoico) con la citazine dei Soci Veterani (Corsetti e Di Emiddio) e Soci Aderenti che, se eletti, si impegnavano ad attuare. Non ci ho fatto caso quanto invece la cirostanza da parte del Corsetti (padre e figlio) di evitarmi ad ogni costo. Perchè? Il perchè sorprendentemente l’ho scoperto al momento della lettura da parte degli scrutatori nello spoglio delle schede elettorali votate al quale mi ero accostato solo per curiosità. Ho constatato che circa un centinaio di queste schede elettorali di indubbia provienienza riportavano come un “refrain” musicale che coinvolgeva ironicamente lo stesso scrutatore che leggeva, sempre questi nominativi: Bordogna – Corsetti – Di Emiddio – Nesi. Riferendomi a quanto dichiarato da Corsetti e Di Emiddio circa il pilotaggio di un centinaio di deleganti, in realtà dei cinque nominativi da loro assicurati mancava solo il nome di Jonna. Risulta evidentissima la regia imposta. Non mi interessa a questo proposito la mia mancata elezione, prechè ognuno ha il diritto di pensare e votare come vuole e nel mio caso la mia mancata elezione rientrava in definitiva nelle mie precedenti intenzioni, ma il comportamento di quel Corsetti e dello stesso Di Emiddio è ripugnante. Altri (e non faccio nomi per carità di Patria) mi hanno voltato le spalle per aver perseguito una via di riconciliazione con i dissidenti della Culturale, con l’obiettivo da parte mia di salvare all’interno e all’esterno a solo l’immagine della X Flottiglia MAS (come vedi dal testo di Intesa raggiunto il 16/04/2005) e controfirmato dalle parti fra cui Panzarasa – Fiamma Morini – Farina – Minelli – Liva – e di cui ti allego il verbale). - (...omissis...) - - Prima del Natale 2004 si licenzia la signorina della Segreteria Xa. Inspegabile la ragione. Nei primi di gennaio 2005 trovo in Segreteria una nuova signorina, amica dei Bianchini padre figlio (evidentemente per ragioni più affidabili secondo i programmi segretamente decisi). Alla cosa non dò importanza in quel momento: ma i tasselli composti assieme a fine maggio del 2005 chiariscono l’intrigo organizzato. - Compaiono in Segreteria Xa ,iniseme, a partire dal febbraio 2005 Castellani (che arriva da Imperia) con Bordogna (inaspettatamente perchè dimissionario da anni). Così si fa vivo in Segreteria un certo Pogliani per me allora sconosciuto ma che risulterà poi l’esattore delle quote sociali dopo le elezioni per conto del gruppo Bordogna – Castellani – Corsetti. Rivelatomi da mia moglie si verifica un fatto strano: questi sopracitati spesso confabulano tra loro nel cortile della mia casa. Perchè non più logicamente in Segreteria? (forse per la mia presenza) - Nel mese di febbraio 2005 Girometti prende l’iniziativa di un incontro con i dissidenti dell’Associazione Culturale di Maluta. Il sottoscritto reduce da un ospedale interviene in questa iniziativa, ma fa presente che senza proposte concrete d’intesa, l’esito di un eventuale incontro non avrebbero prodotto probabilita di successo. Pertanto presento un Prospetto d’Intesa articolato su 4 punti che con soddisfazione viene accetatto e sottoscritto da tutti i componenti del C.Direttivo e da ciascuno dei dissidenti dell’Associazione Culturale. Il Bordogna come suo solito si eclissa. Questo risultato incontra le più alte congratulzioni da parte di Ferraro, Buttazzoni, Gallitto e molti altri dal momento che una simile diatriba si era protratta per oltre 5 anni. Si ricompone così l’unità della Xa e così i provenienti dall’Associazione Culturale entrano a far parte del Gruppo Culturale previsto dall’articolo 3 dello Statuto della Associazione Xa e come tali sono chiamati a collaborare nel Notiziario Xa. La mania critica del Nesi non riesce a fargli capire che non si tratta di un foglio a parte della Culturale (che secondo questi sucitati dissidenti intendono sciogliere) ma logicamente sono chiamati a integrare la collaborazione nel unico e solo Notiziario dell’Associazione Xa. Questo risultato comunque costituirà un altro tassello contestativo da parte del gruppo Bordogna – Corsetti – Castellani. -E veniamo alle elezioni a Peschiera del 5 maggio 2005. Nella mattinata di sabato 5, nel cortile della Caserma di Artiglieria il Corsetti mi chiede liste dei candidati. Lo accompagno alla mia auto, apro il bagagliao, consegno i fogli, ma il Corsetti, notato che in una scatola aperta si trovano schede elettorali (portate nel caso non fosero state sufficienti quelle già consegnate al Comitato elettorale) ne arraffa un certo numero nonostante la mia immediata e urlata protesta. Ho ritenuto di non fare una chiassata in quel momento per evitare di creare una situazione così delicata quale quella elettorale. Successivamente riferirò l’episodio al Presidente dei Probiviri Italo Albero. - Il giorno 4 maggio, mercoledi alle ore 20:33 il Ferraro invia un telegramma alla Segreteria Xa come qui di seguito riporto. Tale telegramma viene communicato al Presidente dell’Assemblea avv.Masciadri. il sottoscritto parte da Milano per Peschiera venerdi mattina 6 maggio e prende alloggio al Hotel San Marco circa a mezzogiorno. Riparte quindi per Milano nel pomeriggio di domenica 8 maggio dopo la cerimonia alla “Piccola Caprera”. Lunedì mattina 9 maggio a Milano il custode di casa consegna un telegramma inviato alla Segreteria Xa spedito alle 13:58 di venerdì 6 maggio dalla mittente Grazia Francia, segretaria di Ferraro. Qui di seguito produco il telegramma. POSTE ITALIANE – UDRMILANOFERROVIA 2005 ZCZC MIA705 T 8563053 791/C/SI 047/1A IGMI CO IGBA 044 70100 BARIFONO 44 06 1210 PDM 147/1A 1228 ASSOC. DECIMA MAS. (A705) VIA SODERINI 36 20156 MILANO IMPOSSIBILITA TO PARTECIPARE ASSEMBLEA DI PESCHIERA PREGO DISDIRE PRENOTAZIONE CAMERA. RINGRAZIO SINCERAMENTE TUT TI COLORO CHE HANNO VOLUTO PRESENTARE LA MIA CANDIDATURA ALLA PRESIDENZA MA COME AL SOLITO NON MI SENTO IN CONDIZIONI DI ACCETARE. PORGO I MIEI MIGLIORI AUGURI PER UN’OTTIMA RIUSCITA DELL’ASSEMBLEA SUDDET TA. LUIGI FERRARO MIT TENTE GRAZIA FRANCIA VIA GALEAZZO ALESSI 3 C INT 13 16128 GENOVA NNN 06/05 13-58 Tale telegramma pervenuto al custode di via Soderini nel pomeriggio di venerdì 6 maggio Evidentemente non è stato possibile consegnarlo alla Segreteria Xa in quanto sia il segretario Bianchini, sia il sottoscritto si trovavano già a Peschiera e le elezioni si erano già svolte sabato 5 maggio. Considerato il grave problema verificatosi, il sottoscritto telefona immediatamente al Presidente dell’Assemblea avv.Masciadri il quale risponde testualmente “fai come non fosse accaduto nulla”. - Infine l’avvenimento della scatola contenente i documenti elettorali. Lo scrutinio elettorale alla Caserma di Peschiera non può terminare in quei locali in quanto devono essere restituiti liberi all’ora convenuta. Tutto si trasferisce quindi al Frassino dove lo scrutinio termina circa alle ore 22:30. Trovandomi a fianco dello scrutatore, mi rendo conto come i due fogli (uno per gli aderenti, uno per i veterani) riportano i voti che via via vengono segnati nelle rispettive colonne di ogni singolo candidato, già controfirmati dal Presidente dell’Assemblea avv.Masciadri che evidentemente, anzichè firmarli a scrutinio ultimato, ratificando così il voto ottenuto da ogni candidato, ha lasciato i locali della Caserma di Artiglieria e non si è trasferito al Frassino. Cosa altrettanto grave il foglio dei veterani viene introdotto nella scatola a scrutinio ultimato, senza riportare nell’ultimo rigo i totali dei voti ricevuti da ogni singolo veterano. La scatola contenente i documeti elettorali, chiusa e sigillata dal Comitato Elettorale, doveva essere consegnata al Presidente dell’Assemblea (che non c’era) o ai Probiviri. Questa è finita invece irregolarmente nelle mani del segretario Bianchini e da questi è stata riposta in un armadio della Segreteria. Al Vice-Presidente Vicario, Jonna, non è stato comunicato nulla pur essendo ancora in carica. È stato per tanto una vera sorpresa, che dietro avviso della moglie, Jonna coglieva il Bordogna e Bianchini in Segreteria con quella scatola aperta illigittimamente, con tutti i documenti elettorali sparsi sui tavoli e persino sulle sedie. In quella circostanza ho potuto notare che il foglio dei veterani non riporatava ancora il totale dei voti di ogni singolo candidato nell’ultima riga a fine pagina. Ho potuto constatare che i voti riportati da Jonna erano effettivamente 92 e non 90 come dichiarato. Ancora una volta non ho voluto dare importanza alla cosa, non essendo interessato al risultato elettorale, ma ho dovuto prendere atto di lamentele circa i risultati dello scrutinio che da parte di alcuni non risultavano coincidenti con i risultati da loro segnati. Circa il percorso della scatola viene qui riprodotta la lettera al Presidente dei Probiviri che attesta l’opportunità, dopo tante anomalie, di consegnare esclusivamente al Colleggio dei Probiviri il contenuto dei documenti elettorali per una verifica e controllo (non ho mai detto per annullare le elezioni come invece afferma il Nesi) Dott. Walter Jonna 20146 Milano- Via Soderini, 36 Tel. 02.41.51.571 – fax 02.41.29.11.121 Milano, il 09 giugno 2005 Al dott. Italo Albero Primo probiviro eletto dopo Il Presidente Enzo Leonicini Collegio Probiviri Associazione Combatenti Xa Flotiglia MAS Ti rendo noto che la scatola contente i documenti relativi alle operazioni di voto, avvenuto a Peschiera il 7 maggio u.s. che, a norma di Statuto, chiusa e sigillata doveva essere trattenuta dal Presidente dell’Assemblea di Peschiera, avv. Fabio Masciadri per eventuali contestazioni di voto, e quindi controlli e verifiche, è pervenuta invece nella segretaria della Xa , i cui locali sono di mia proprietà. Mercoledi 11 maggio u.s., recatomi nel pomeriggio in segreteria, ho sorpreso il segretario Ivan Bianchini il quale, in presenza di Mario Bordogna, aperta illegalmente la scatola in parola, aveva estratto i documenti di voto e disseminato questi, e particolarmente tutte le deleghe di voto, su tutta la scrivania e persino sulle sedie adiacenti. Avvalendomi della mia carica ancora in atto, quale Vice-Presidente Vicario dell’Associazione, ho immediatamente imposto di rimettere il tutto nella scatola, chiuderla e sigillarla con timbri e firme trasversali dello stesso Bianchini e del sopravvenuto Cecchetto, addetto alla segreteria. Ciò nonostante le contestazioni, per via telefonica, da parte dell’aderente Fabio Castellani. Questo episodio, la cui gravità non voglio commentare, a seguito ricezione di lamentele e richieste da parte di soci (Minelli ed altri) per un controllo dei documenti di voto, è stato segnalato al Presidente dei Probiviri Enzo Leoncini. Ora vengo a conoscenza che il Presidente Leoncini ha dato le dimissioni da questa carica e poiché Mario Bordogna e poi il Vice-Presidente Vicario nuovo eletto, Sergio Nesi, chiedono con insistenza la consegna di questa scatola con i documenti di voto, ritengono del tutto legittimo ed opportuno, dopo quanto accaduto, di consegnaria invece al primo eletto dei Probiviri in sostituzione del dimissionario Presidente Leoncini, e cioé il dott. Italo Albero, perche la trattenga presso di sé per poter in seguito istituire una commissione di controllo onde addivenire ad una verifica di regolarità o meno delle operazioni di voto conclusesi a Peschiera il 5 maggio u.s.. In tale modo verrà cosi legittimamente risposto alle richieste di verifica avanzate da parte di alcuni soci. Pertanto provvedo in data odierna a consegnarti questa scatola, cosi come si trova, chiusa e sigillata. In fede Walter Jonna - Lo sfratto della Segreteria. Due giorni dopo le elezioni del 5 maggio 2005, Bordogna giunto in Segreteria, mi chiede cosa intendo fare con la Segreteria, locali di mia proprietà. Rispondo: ”non cambia nulla. I locali di Segreteria sono stati gratuitamente offerti all’Associazione Xa e non agli eletti o non eletti. Il problema non esiste.” Alchè il Bordogna aggiunge, ne riparleremo eventualmente a fine anno. A seguito moltissime telefonate di solidarietà per la mia mancata elezione nel C.Direttivo ed alle quali non ho voluto rispondere personalmente (riferitemi invece da mia moglie), si sono venuti ad evidenziare via via fatti che mi hanno fatto riflettere. Alcuni soci hanno detto di essere stati un anno prima avvicinati dal Bordogno con la frase “come fare fuori Jonna”. Il nome di questi soci è stato riportato al Presidente del Probiviri. Altri hanno curiosamente parlato di una “cricca dei sei” alludendo al gruppo costituito da Bordogna – Castellani – Bianchini (i tre: la mente) e Corsetti – Di Emiddio – Da Campo (i tre: il braccio). Comunque i vari tasselli congiunti insieme, come risulta da tutto quanto descritto, mi hanno provocato un dolorosa amarezza. Solo dopo due mesi dall’elezioni,quanto accaduto e reso evidente, mi ha costretto a prendere una grave decisione: cioè quella di non poter concedere uleriormente i miei locali a così piccoli uomini. Questa è la vera ragione delo sfratto e non per la mia mancata elezione, (come invece riferisce il Nesi). Ecco perchè ho inviato al Presidente Ferraro, al Presidente dei Probiviri, ai componenti il Consiglio Direttivo in carica, una lettera (che qui riproduco) Dott. Walter Jonna 20146 Milano – Via Soderini, 36 Tel: 02.41.51.571 – fax: 02.41.29.11.12 Milano, 13 maggio 2005 • Al Presidente M.O.V.M. Luigi Ferraro • Al Presidente del Collegio dei Probiviri Enzo Leoncini • Al Componenti il Consiglio Direttivo Il sottoscritto Walter Jonna Constatato: come da tempo si sia evidenziato, e ancor più ultimamente, in occasione dell’Assemblea elettiva di Peschiera e del Raduno ella “Piccola Caprera”, il persistere e il progredire di uno scadimento inammissibile di quello spirito e di quegli ideali, codice d’impegno morale, che dovrebbe tradursi automaticamente nel comportamento di tutti coloro che militano nell ’Associazione Combattenti Xa Flottiglia MAS. Constatato: che questi comportamenti da molti Decumani sono attualmente intesi nella misura anni luce lontano da quelli perseguiti in guerra dai protagonisti della storia della Decima prima e dopo l’8 settembre 1943 Constatato: che questo modello di stile di vita non si configura più in molti militanti dell’Associazione come comportamenti esiziali fra decumani, quali lealtà, onestà, umilità, amicizia, prendendedo invece il sopravvento vecchie scorie quali le piccole transazioni, ambizioni, vanità, stolti invidualismi, fatua presunzione, doppiezza e amari disinganni così da contravvenire ad una più alta visione morale della vita. Constatato: questo desolante concerto di cose, il sottoscritto e suo figlio Umberto non si sentono più così coerentemente motivati nel fare ancora parte di questa Associazione e rimettono nelle mani del Presidente Luigi Ferraro ogni decisione. Anche perchè questa Associazione dovrebbe avere il compito precipuo di conservare l’immagine nobile e trasmettere la memoria ineccepibile di una unità militare, coma la Xa Flottiglia MAS che, per le sue imprese, i suoi irripetibili protagonisti, i suoi eroici Caduti, prima e dopo l’8 settembre 1943, è assurta da Storia a Leggenda. A conclusione delle mie analisi, l’attuale mio stato d’animo non può ora esimermi dal ringraziare tutti coloro che lontani o vicini hanno voluto, anche se alcuni in misura contraddittoria, per l’amicizia, fiducia, solidarietà, in me risposta, quali espressioni di gratitudine per quanto da me profuso generosamente in silenzio in questi ultimi anni, come energie, tempo, sacrifici, abnegazione totale per senso di responsabilità, privilegiando su tutto questa mia amatissima Xa Flottiglia MAS. Convinto che le opere e i fatti da me compiuti sono più che eloquenti delle parole, delle ipocrisie e delle doppiezze di alcuni, non mi resta ora, come risultato finale, che rinchiudermi in una solitaria e malinconica e tristezza. Quanto detto al mio stesso Comandante in una lettera inviatagli in questi giorni e il cui vero senso forse non è stato del tutto recepito, specie il riferimento allusivo a tutti i veri mandatari di quello scritto, questa lettera recitava tristemente questa mia finale riflessione: “Continuo a sognare oggi non questa Decima ma quella di Alessandria, Malta, Suda, Gibilterra, Nettuno, Tarnova e Senio cosi come da tempo continuo a sognare un’altra Italia”. DECIMA! Sempre per la vita! Walter Jonna Ecco perchè, un alto personaggio scrivendomi il 14 maggio 2005 concluse così: “...Caro Walter, la stupidità umana non è fine a se stessa, ma diventa la causa determinante di infinite nefandezze, dalla invidia alla Ecco cancellazione ognipersonaggio remora morale. Questa il è la di omuncoli non sono certo in linea perchè, undialto scrivendomi 14stupidità maggio 2005 concluseche così: “...Caro Walter, la con gli ideali fondanti della nostra Asocciazione così come li volle affermare il Comandante Borghese stupidità umana non è fine a se stessa, ma diventa la causa determinante di infinite nefandezze, nel fondarla.” è la stupidità di omuncoli che non W.J. dalla invidia alla cancellazione di ogni remora morale. Questa sono certo in linea con gli ideali fondanti della nostra Asocciazione così come li volle affermare il Comandante Borghese nel fondarla.” W.J. DE “IL BLOG”, 11 Novembre - SUL SITO “decima mas.com” B) – A proposito di quanto apparso, in data 11 novembre 2007 sul sito denominato “decimamas. blog.com” dedicato alla figura ed al pensiero del Comandante Junio Valerio Borghese: a) - Purtroppo devo, ancora una volta, occuparmi del “blog” commenta il Presidente Bartolo Gallitto. Ho detto “purtroppo” poiché il predetto “blog” è affidato alle riflessioni, o, meglio alle farneticazioni di un tale che non ho la ventura di conoscere, poiché si nasconde dietro l’anonimato, il quale, certamente, non rende onore alla memoria del Comandante, del cui pensiero egli conosce ben poco, e non fa fare una bella figura alla Decima. Io non so, inoltre, se “chi”, dopo aver letto le esternazioni del blogista, poi gli scrive e racconta, sia più ignorante (dal verbo ignorare, non conoscere) di lui o più presuntuoso di lui: infatti, questo signor (si fa per dire) reporter, raccontando quanto accaduto il 2 novembre 2007 al “Campo della Memoria”, ironizza nel precisare che in quel giorno a rappresentare il “Corpo della Decima Flottiglia Mas” c’erano soltanto “quattro…e dico quattro (4) persone”!! A parte il fatto che il suddetto spione che scrive e racconta, non sa nemmeno far di conto, poiché le persone erano più di quattro (purtroppo conosco lo spione degno compare del blogista): egli sapeva, perfettamente, che quella non era una “adunata” della Decima, ma una “Rappresentanza” della Decima, la quale, come vuole “buonacreanza”, ha sentito il “dovere” di ricevere le Autorità Civili e Militari, le quali, con gesto assai significativo – purtroppo ancora assai raro in Italia – venivano a rendere Omaggio ai Nostri Caduti, portando una Corona di fiori, ricevendone il ringraziamento e l’apprezzamento da parte della “Rappresentanza” della Decima, fermandosi ad ascoltare, la Benedizione del Sacerdote ai Nostri Caduti, ad ascoltare, poi sull’attenti, mentre sventolava la Bandiera della Decima, la Preghiera del Marinaio, pronunciata da uno dei Componenti la Rappresentanza della Decima. Non solo: uno dei Componenti la Rappresentanza della Decima, ha completato la Cerimonia con le Autorità, partecipando, con la Bandiera della Decima, su una motovedetta della Capitaneria di Porto di Anzio, al lancio in mare di una corona in memoria dei Nostri Caduti. Si vergognino, blogista e reporter, per la loro stupidità, che non merita nessun altro commento. Ma non è finita. In altra parte del medesimo “Blog” dell’ 11 nov. 2007, il blogista scrive: “Io oggi so, che ad un livello a me sconosciuto, la Decima Mas sta diventando un oggetto di speculazione e di pubblicità, so che qualcuno si sta mettendo soldi in tasca e che sta usando memorie che non gli appartengono, qualcuno sta usando i morti per fare pubblicità ad oggetti di varia natura, vedo in giro ragazzini con al polso degli oggetti che li identificano come conoscitori di qualcosa che ignorano completamente…e tutto questo grazie a chi? E proseguendo:”…vendono immagini e santini… è diventato tutto un mercato, ecco il vero contenuto di chi vuol far credere di essere il “salvatore” delle sorti della Decima”. Ha ragione, finalmente, il blogista-censore: oltre che immagini e santini…vendono anche vino, orologi, libri etc.! A che livello ciò avvenga o sia avvenuto? Il censore non faccia finta di non sapere a chi rivolgersi per saperne di più!! Egli ne conosce nomi, cognomi ed indirizzi, poiché li nomina con ammirazione nel suo “blog”. A proposito: il nostro blogista-censore scrive, ancora, nel suo “blog”: “come si fa a cacciar via il comandante Nesi il giorno 16/06/2005 dal “Campo della Memoria”, accusandolo di aver compiuto un gesto distensivo nei confronti di un partigiano italiano e poi far entrare nel “Campo della Memoria” gli alleati massacratori della Decima Mas??? “Vorrei conoscere queste persone per dire loro in faccia quanto stiano facendo urlare dai loro sepolcri, i camerati che se potessero tornare in vita” li prenderebbero a calci nel culo “per davvero”. Se li vuole conoscere l’illustre censore, sono tutti i Reduci Combattenti della R.S.I., della DECIMA, in particolare del Barbarigo, e ci sono anche io, che sottoscrivo queste note con nome e cognome: vieni a prenderci a calci nel culo. Purtroppo il nostro vate non si rende conto di quello che dice: io sono convinto che il nostro non abbia mai fatto un giorno di guerra, poiché se l’avesse fatto non si riempirebbe la bocca di parole ed apprez- zamenti volgari ed inconcludenti, dando la dimostrazione di ignoranza abissale, poiché egli non conosce i valori che tutti i combattenti di tutto il mondo conoscono e rispettano, specie dopo le atrocità di una guerra atrocemente combattuta: il rispetto per il già nemico, specialmente se si è battuto con valore e lealtà. A queste regole non si sono mai sottratti i combattenti della R.S.I. ricevendone, sempre, il riconoscimento dal nemico, il quale, pur avendoli duramente combattuti, li hanno, sempre, in specie quelli della Decima, ritenuti degni del massimo riconoscimento: l’onore delle armi, a riconoscimento del loro valore e della loro lealtà. Esempio: In un duro scontro tra gli Uomini del Barbarigo e carri armati americani, durante lo sbarco di Anzio, fu visto cadere il G.M. Sandro Tognoloni, al quale venne concessa la Medaglia d’Oro al V.M. alla memoria: ma Sandro non era morto, poiché gli americani, ammirati del Suo valore, fermarono i carri armati per soccorerLo: Lo curarono e Lo restituirono, con tutti gli onori, integro, alla Sua Patria ed alla Sua Famiglia. Gli Angloamericani, da sempre ammiratori del valore del Comandante Borghese: - il più grande sommergibilista del mondo – dopo il 25 aprile 1945 inviano a Milano una delegazione per sottrarlo da sicura morte per mano dei partigiani che lo ricercavano. Financo quella canaglia del generale Patton – colui che non risparmiava i prigionieri – ebbe a rendere l’Onore delle armi a quei Marinai della Decima che difesero, fino allo stremo, il Forte di Cezanne, nell’isola di S. Malò in Francia! Gli N.P. di Buttazzoni ricevettero l’Onore delle Armi degli Inglesi contro i quali si erano battuti duramente. Sono solo alcuni esempi. Non si rende conto, inoltre, il nostro blogista, che ponendo il problema dei Ragazzi fucilati a S. Angelo in Formis come lo pone lui, il quale non sa nulla di quelle missioni – sminuisce il Valore di quei Giovani: la grandezza e l’eroismo di Quei Ragazzi consiste, specialmente, nella Loro consapevolezza delle Convenzioni Internazionali, secondo le quali, se fatti prigionieri potevano essere passati per le armi dal nemico da Loro insidiato Gli unici che si sottraevano a tali regole erano i partigiani: uccidevano proditoriamente, ed i prigionieri, specialmente quelli appartenenti alla Decima, anche se feriti, anziché curarli, come prescritto dalle convenzioni internazionali, venivano uccisi dopo al massimo tre ore dalla loro cattura. Ma i partigiani non erano combattenti: non hanno mai avuto alcuna legittimazione in tal senso: erano dei volgari fuori legge i quali, proditoriamente, attaccavano, derubavano, uccidevano, i legittimi Cittadini, militari o no, del Legittimo Stato denominato R.S.I.. Il nostro vate ha mai letto che cosa ha scritto il Comandante Borghese a proposito di partigiani? Ha mai letto che cosa ha scritto il Comandante Borghese sul conto di quel partigiano il quale, proditoriamente, ha ucciso il Comandante del Barbarigo Bardelli? Cioè colui nei cui confronti Nesi ha “compiuto un gesto distensivo” gesto di cui non si meraviglia il nostro censore? Nesi, sì , ha stretto la mano che ha assassinato un suo Camerata, contravvenendo a tutte le regole poste dal Legittimo Stato denominato R.S.I. a tutela dei Suoi Legittimi Combattenti contro i banditi, uno dei quali era l’assassino di Bardelli e dei Suoi Uomini del Barbarico. Infine: chi ha raccontato al nostro blogista che c’è stato qualcuno che ha convocato “una delegazione di americani ed inglesi, autorità cittadine ed associazioni d’arma, per rendere ufficialmente onore ai caduti di Anzio?” Sappia il nostro blogista che nessuno ha mai convocato suddetta “delegazione”, poiché è venuta con le sue gambe, spontaneamente, con le sue insegne, al “ Campo della Memoria” - Unico Cimitero di Guerra in Italia, dove sono Inumati i combattenti del Barbarigo, della Decima della R.S.I., e Campo Dedicato a Tutti i Morti della R.S.I. – per rendere omaggio a Quei Morti, al Loro Valore, al Loro Sacrificio. Se l’esempio di quella Delegazione fosse seguito in tutta Italia, da Autorità Civili, Militari, Politiche, ciò vorrebbe significare che, finalmente, in questo sventurato Paese, la sua Storia, quella vera, avrebbe avuto la meglio su tutte le falsità delle quali, da oltre un sessantennio sono Vittime i Nostri Morti e gli involontari sopravvissuti: falsità, purtroppo, agevolate dai discorsi inconcludenti come quelli propalati dal nostro vate e dai suoi informatori, la cui ignoranza (sempre dal verbo ignorare, non conoscere) è pari alla loro presunzione. b) – Le bugie hanno le gambe corte! In calce al citato “blog”, in bella evidenza , è pubblicata la composizione (del Direttivo dell’Associazione) con la scritta “ LA SOLA ED UNICA!”; tra i componenti elencati, quelli “veri”, c’è anche il nominativo del Tesoriere. È bene conoscere quanto dichiarato da quel Tesoriere al Presidente Gallitto (dal verbale del Consiglio Direttivo del 24 novembre 2007): -o.m.i.s.s.i.s.- …Successivamente il Presidente Gallitto chiede al Tesoriere Girometti se conferma quanto da Lui affermato e sottoscritto e cioè che si riconosce Tesoriere ed appartenente all’Associazione presieduta da Gallitto medesimo. Girometti conferma, significando non ha mai avuto dubbi in proposito e comunica altresì che da questo momento in poi da parte della Tesoreria non sarà effettuato – così come già precisato all’Avv. Gallitto – alcun pagamento né direttamente né tramite bonifico bancario, a favore di chiunque senza l’autorizzazione del Presidente Gallitto. A richiesta del Consiglio Direttivo, il Tesoriere riferisce sulla situazione economica e finanziaria dell’Associazione al momento, precisando… -o.m.i.s.s.i.s.- DIVAGAZIONI LE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA di Italo Albero Basta a volte un noto pezzo di teatro, rievocato nell’articolo di un quotidiano, per dare risalto immediato a quanto di simile osserviamo tanto spesso tra i protagonisti, politici e no, che credono di obbedire, ragionevolmente, ad una data etica. In effetti lo studio su “La maschera ed il volto” di Luigi Chiarelli è valso, tra l’altro, a dimostrare l’idoneità alle raffigurazioni di due identità stabilmente coniate ed unite da un indissolubile vincolo di solidarietà. Una faccia rappresenta il volto degno di stima, cui non occorre togliere la maschera, perché nel suo rovescio, cioè sul lato opposto, è coniato il suo vero volto. Tutto il “merito” di queste due raffigurazioni sulla stessa patacca sta nel fatto che chi non ha il coraggio di togliersi la maschera e mostrare il proprio carattere, necessita di una controfigura attraverso la quale possa impunemente esprimersi. Abbiamo pure nella nostra stessa Associazione una particolare patacca di possibile promozione al conio, le cui figurazioni, sulla scorta dei caratteri significativi dei personaggi, ne lasciano facilmente intuire l’immagine a chi legge queste brevi note. La maschera oggetto di stima è fornita da persona che spicca per il suo comportamento di “gentiluomo dallo stile inappuntabile, dedito al baciamani come cavalier servente, consapevole della propria autorità compiuta e saputa, senza la minima spocchia, tuttavia schivo dall’assumere ruoli di eccessiva responsabilità”… Sul rovescio della patacca troviamo invece che il personaggio di cui sopra ha affidato il suo vero volto (o almeno quello che dovrebbe avere senza bisogna di mascherarsi) ad un essere che definire belluino è come rivolgergli un disinteressato complimento per i suoi attributi. Infatti, quando egli si sveglia da un finto torpore diviene “burbero e pugnace oltre ogni misura. Vuole imporre le proprie tesi con arroganza e prepotenza. Riesce a far tremare i tavoli sotto l’imperversare dei suoi colpi e del timbro della sua voce. Insomma è un vortice che sconvolge tutto e tutti.” Sarà poi difficile scoprire a chi attribuire le due immagini? Speriamo che i due personaggi non ce ne vogliano, tanto non varrebbe la pena di coniare una medaglia del genere, anche se solo per un ricordo negativo. Da parte nostra volevamo soltanto azzardare una divagazione. UNA STORIA QUASI INEDITA Da “Il Giornale” mercoledi 2 novembre 2005 Maria Vittoria Cascino L’ufficiale della X Flottiglia Mas scampato due volte alla morte Ilariucci, 84 anni: << Sono un perdente ma mi sento vincitore di una guerra perduta con dignità e onore >> << Ho la paura retroattiva. Non voglio ricordare. Non voglio raccontare>>. Eppure ha accettato l’incontro Ivo Ilarucci, 84 anni e un paio d’occhi grigio-azzurri stanchi e mobilissimi, pronti a tradire un’emozione sigillata. Pensi che gli spiacesse dirti no al telefono, forse da gentiluomo preferiva spiegarti di persona di quella <<campana di vetro>> in cui ha deciso di vivere dopo il 25 aprile del ’45. Perchè Ilariucci era ufficiale della X Flottiglia Mas, operante sui Mezzi d’Assalto di Superficie e Subacquei Il corpo scelto di volontari <<votati all’estremo sacrificio>>, quelli di <<fosse anche la mia vita purchè l’Italia viva>>. Quelli comandanti dal principe Junio Valerio Borghese, che a mettersi nelle mani dei tedeschi, dopo l’otto settembre , non ci sta e a La Spezia offre l’alleanza a patto che la X Mas mantenga autonomia, insegne, divisa, ufficiali e regolamento.Arriva da qui Ilariucci, arriva da una generazione dove Patria e Onore sono valori assoluti. E la premessa te la sottolinea perchè gli strumenti di lettura vanno tarati prima. Ma lui parte dal poì. Dalla fine della guerra, quando fu mandato in Africa per adempiere all’obbligo del trattato di pace firmato a Versailles, che imponeva al governo italiano di effettuare lo sgombero di navi e relitti affondati dal Canale di Suez alla stretto di Gibilterra. <<Accetto l’incarico e mi fermo lì fino al 1956. Avevo ripulito il tratto che va da Suez alle secche di Kerkennak>>. Qui lo hanno cercato fior di cronisti e storici. Per sapere, Ilariucci ha tenuto la bocca chiusa. <<Sono un perdente, ma mi sento vincitore di una guerra perduta con dignità ed onore. Tutti noi abbiamo pagato a caro prezzo il rifiuto della società civile. Per aver mantenuto fede a quanto ci chiese Aimone di Savoia: conservare il segreto militare contro gli avversari e continuare la strada intrapresa. Impegno mantenuto contro ogni interesse e chi ci ha garantito l’emarginazione>>.Le coordinate entro cui leggere la sua storia le ha date. Vorrebbe fermarsi lì,ma poi fa un bel po’ di passi indietro. Torna a quel 9 giugno del 44: <<Stavo percorrendo la statale 63 del Cerreto. Ero reduce dal fronte di Anzio-Nettuno e andavo da mia madre, sfollata sull’Appennino emiliano. Vengo catturato da un gruppo di partigiani lì per minare un ponte. Dopo una serie di peripezie, finisco a disposizione, come prigioniero, del commissario politico di una brigata Garibaldina, “ Eros ”, alias Didimo Ferrari. Arrivava da Ventotene, dove era stato detenuto per delitti politici e da dove fuggì l’otto settembre. Mi disse che era il braccio destro di Pietro Secchia. Parlava spesso con me quando mi tiravano fuori dalla buca, 70 centimetri di lato, dove ero detenuto>>.Erano le buche dei carbonini, i produttori di carbonella. Le scavavano loro per passarci la notte. <<Ferrari mi spiegava che la vera guerra, a guerra finita, sarebbe stata la rivoluzione sociale per smantellare i poteri presenti e creare una repubblica stalinista-leninista, voluta da Secchia>>. Ilariucci ci rimase nove giorni nella buca: << Mi chiedevo perchè mi tenessero prigioniero senza maltrattarmi, anzi Ferrari, quando parlava con me mi dava pane e formaggio. Poi ho capito. Ero oggetto di scambio con Pasquale Marconi, in carcere a Reggio Emilia. Marconi era un professore socialista molto stimato nel reggiano e parmense, proprietario dalla clinica di Castelnuovo, ceduta nel dopo guerra allo Stato dallo stesso che era divenuto senatore della Repubblica>>. Iliariucci si sofferma su quel Ferrari che cercò di conquistarlo alla causa. Che <<divenne segretario del PCI e fu a capo dell’organizzazione Volante Rossa agli ordini di Secchia. Lobiettivo era l’epurazione nel triangolo Parma-Reggio Modena. Per questo un procuratore emise mandato di cattura per omicidio plurimo contro Ferrari, che fu dotato di documenti falsi e fatto emigrare a Praga dove morì >>. Una parentesi documentale, un passo doppio per riagganciare la buca alla base dell’Alpe di Succiso, quota 2107 metri, dov’era accampato il gruppo di partigiani comandati da Ferrari: <<Alle tre e mezza Castagnini, tenente dei Carabinieri di Collagna, prigionero con me e altri due nella buca, mi svglia. Perchè stanno suonando le campane e significa che c’è in corso un rastrellamento. Potrebbe essere l’occasione buona per tentare la fuga. Tre quarti d’ora dopo s’apre la botola e un partigiano grida in dialetto “ fuori tutti ”. Ci mettono in fila, quattro partigiani ci scortano. Io disarmo quello vicino a me che aveva un moschetto 91 corto e libero gli altri>>. Aveva solo 24 anni Ilariucci, abbastanza cervello da consigliare a Castagnini di non tornare a casa a Collagna. Seppi poi che <<i partigiani lo avevano aspettato davanti alla porta di casa>>. Il 16 giugno del ‘44 è di nuovo a combattere in Provenza. <<Dopo la Liberazione ho lasciato la mia casa di Genova, mi stavano cercando e dovevo far perdere le mie tracce>>. Va in bicicletta fino a Roma dove resta ospite di amici per qualche mese. <<La situazione sembra normalizzarsi e rientro a Genova, ma mi arrestano gli uomini dell’OSS (Ufficio Servizi Strategici) americano. Resto detenuto 15 giorni e subisco un processo di discriminazione. Poi mi trasferiscono a Marassi>>. Qui si fa 44 giorni d’isolamento (la sua salvezza) nel braccio dei detenuti politici, mentre <<arrivavano i partigiani, caricavano i camion di prigionieri e li poratavano via>>. Ilariucci viene interrogato dal procuratore Scala che ne ordina la scarcerazione con un <<non ho ancora capito perche lei stia qui>>.finita. <<Il mio destino è andato oltre la mia capacità di sopravvivere>> È campato due volte alla morte, ma per Ilariucci, che non si dichiara fascista, ma italiano, continua in l’opera Africa dove demolisce 709 relitti, fino al 1956.Non va oltre quest’uomo tutto d’un pezzo. Ha già parlato tanto, troppo. Per il basso profilo che aveva giurato di tenere per tutta la vita. Per quegli ideali rimasti intatti nelle rapide di una storia impazzita. I. Ilariucci AVVENIMENTI PELLEGRINAGGIO A PREDAPPIO 1922 - 28 ottobre – 2007 di Antonio Tombesi “In diecimila a Predappio. Una marea di persone, come non si vedeva da decenni, ha invaso ieri pacificamente Predappio per rendere omaggio a Benito Mussolini”. ed oltre “Il secondo fenomeno da registrare è la grande partecipazione di giovani e giovanissimi…”. Così la cronaca su “IL RESTO DEL CARLINO” di lunedì 29 ottobre. Sono giunti da tutte le parti d’Italia con pullman e automezzi. Particolarmente nutrita la schiera dei partecipanti provenienti dalle province del Lazio e dintorni, la quale ha raggiunto Predappio con ben nove pullman – tutti magistralmente coordinati dal Presidente della Federazione di Roma dell’Unione Nazionale Combattenti della R.S.I.. Sul piazzale antistante il Cimitero si è formato il corteo con alla testa la grande corona floreale, ornata dal nastro tricolore e con una chiara dicitura “Al Duce del Fascismo”. Seguivano le bandiere della Presidenza Nazionale e della Federazione di Roma dell’Unione Nazionale Combattenti della R.S.I., dell’Associazione Combattenti X° Flottiglia Mas e il labaro dell’Associazione Nazionale Caduti e Dispersi della R.S.I.. La silenziosa marcia è stata accompagnata dal suono della banda musicale. Nella cripta, al cospetto del sepolcro che custodisce le spoglie mortali di Benito Mussolini, dopo la deposizione della corona e lo schieramento delle bandiere e dei labari ai due lati dello stesso, il Sen. Aymone Finestra, Presidente dell’Associazione Combattenti della R.S.I., ha richiamato, con brevi, significative parole, il valore dell’odierna cerimonia, che ha visto accomunati, in un atto di fede, i Veterani della R.S.I., involontari superstiti dell’ultima battaglia, con i giovani ed i giovanissimi di Continuità Ideale. È seguito l’appello fascista e un solo grido “Presente”! Poi l’omaggio dei convenuti, un susseguirsi di giovani e anziani, di donne e uomini dinanzi alla Tomba, che hanno sostato in silenzio, immobili nel saluto romano. Particolare di alta significazione, un giovane che partecipava al rito, visto il gagliardetto della X° Flottiglia Mas ha chiesto all’alfiere il permesso di toccarlo con la mano e, avuto il consenso, lo ha baciato con commozione e massimo rispetto. A sera, il lungo viaggio del ritorno è stato accompagnato dalle musiche, dagli inni e dai canti della nostra gioventù. Il Presidente dell’Associazione Combattenti della Xa Flottiglia Mas rende omaggio alla Tomba del Capo della R.S.I. Nella Cripta il commosso saluto della gente comune. MANIFESTAZIONI ROMA Il 14 dicembre 2007, alle ore 16, presso l’Hotel delle Muse di Roma avrà luogo la presentazione del libro “Il Campo della Memoria” – Parole e immagini del Cimitero di guerra del Bgt: Barbarigo – di Gen. Giorgio Farotti, recentemente scomparso. Il libro ripercorre la storia del Campo della Memoria, dal progetto del 1987 alla sua realizzazione quale complesso monumentale, sino alla sua trasformazione in Cimitero di Guerra dei caduti del Bgt. “Barbarigo”, in carico al Commissariato per le Onoranze ai Caduti in Guerra del Ministero della Difesa nel 1999, alla cerimonia militare per la traslazione dei resti del Comandante Umberto Bardelli e di sessantacinque Marò nel giugno 2005, cerimonia nella quale, per la prima volta dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, un plotone di fanti dell’Esercito Italiano sul “presentat-arm” ha riconosciuto Loro, in modo esplicito ed ufficiale, la medesima dignità di soldato di ogni altro combattente degli eserciti che nel 1944 si fronteggiarono sulla testa di ponte di Anzio e Nettuno. Presenterà il libro il Presidente dell’Associazione, Avv. Gallitto, insieme ai collaboratori dell’As- sociazione “Campo della memoria”. TRIESTE Il 19 gennaio 2008 – ore 17 – Inaugurazione alla presenza delle Autorità Civili e Militari locali, della nuova sede della “Associazione Novecento” e del “Centro Studi Carlo Panzarasa”. ASSOCIAZIONE COMBATTENTI X^ FLOTTIGLIA MAS – RSI GORIZIA 19 e 20 Gennaio 2008 Raduno Combattenti X^Flottiglia MAS Ricordo della battaglia di Tarnova della Selva SABATO 19 gennaio Ore 17.00 S.Messa presso la Chiesa dei Cappuccini in P.zza S.Francesco. Ore 18.15 Serata da definire. DOMENICA 21 gennaio Corriera a disposizione per tutto il percorso, fino alle ore 13.00 Ore 10.00 Deposizione corone al Monumento ai Caduti ed al Lapidario dei deportati civili in Jugoslavia, presso il Parco della Rimembranza. Ore 11.00 Onoranze al Cimitero Civile: - Cenotafio della X^Mas; - Monumento ai Volontari Giuliano - Dalmati; - Cripta ove riposano i resti dei nostri Caduti; - Cippo in ricordo dei giovani della G.N.R. trucidati in località Poggio Poggino; - Stele dedicata ai martiri cittadini ed ai soldati tedeschi rinvenuti nelle foibe; - Ossario dei Bersaglieri del Battaglione “Mussolini” Ore 13.00 Pranzo conviviale. (Al fine di quantificare le presenze, è gradita la prenotazione, tel. 0481/489951 – Roberto Pulli) NB: Considerate le difficoltà riscontrate negli anni precedenti, si è pensato di non organizzare il pranzo per coloro che si recheranno a Tarnova e la cena fra commilitoni per la giornata di sabato 19 gennaio. Per le prenotazioni, gli interessati sono invitati a telefonare al numero sopraindicato. Quest’anno, per ragioni soprattutto di risparmio, abbiamo deciso che il nostro “Quartiere Generale” sarà stabilito presso: HOTEL INTERNAZIONALE, Via Trieste 173, Tel 0481/524180 – 525105 – 523049 Il trattamento sarà di 50 € per la camera singola e 70 € per la doppia, prima colazione compresa. Al momento della prenotazione dovrete dichiararvi del Gruppo Decima. Per il trasferimento al centro di Gorizia, che non è poi molto lontano, sarà messo a disposizione un minibus che effettuerà corse di andata e ritorno, ad ore e punto di arrivo/partenza prestabiliti. Per alleggerire il lavoro di organizzazione, anche se Roberto Pulli è sempre a vostra disposizione, vi consigliamo di prenotare personalmente la stanza d’albergo. ARRIVEDERCI A GORIZIA E DECIMA SEMPRE! La Segreteria Operativa TESSERAMENTO La Presidenza e la Direzione Nazionale formulano i migliori auguri per le Festività Natalizie e per il Nuovo Anno. TESSERAMENTO L’ ASSOCIAZIONE CAMBATTENTI Xa FLOTTIGLIA MAS Si comunica a tutti gli iscritti che è tuttora aperto il tesseramento per l’anno 2007. a decorrere dal 1 gennaio 2008 avrà inizio il tesserameto per l’anno 2008. La quota sociale di rinnovo è confermata in €uro: 31,00 (trentuno/00) Per ragioni organizzative è opportuno che la quota sociale sia versata direttamente sul c/c p. n.° 13784293. (allegato un bollettino di c/c) intestato a: Associazione Combattenti Decima Flottiglia Mas Via XXIV Maggio, 142 – 29100 Piacenza Si fa presente ai Soci (sia Veterani che Ordinari) che il rinnovo dell’iscrizione con il versamento delle quote sociali assume significato di totale adesione ai valori ed ai principi richiamati dal Presidente Bartolo Gallitto. Per qualsiasi informazione o chiarimento sui versamenti effettuati rivolgersi a: Associazione Combattenti X° Flottiglia MAS Segreteria Operativa Via Don Chiot, 27/A 37100 Verona Appena possibile a tutti sarà inviato il “bollino” di convalida per l’anno 2007 e per il 2008. ASSOCIAZIONE COMBATTENTI Xa FLOTTIGLIA MAS - NOTIZIARIO Direttore: Walter Jonna - Direttore Responsabile: Maurizio Gussoni Tipografia: Prontografing S.a.s. di Francesco Tajana - Via San Colombano, 9 - Milano Pubblicazione registrata presso il Tribunale Civile e Penale di Milano al n° 752 in data 3 Dicembre 1999 IL NUOVO SITO INTERNET ’ dell ASSOCIAZIONE COMBATTENTI Xa FLOTTIGLIA MAS www.xflottigliamas.it Il sito è organizzato secondo le sezioni (La Storia - I Reparti - l’Associazione - Ultime Notizie La Libreria - Gli Eventi - Links); è previsto anche un “ forum “, collegato con settori specifici (militaria - le uniformi - le armi, ecc...): La redazione del sito Responsabile: Liva Pietro Collaboratori: Dionisio Ermes - Ferraris Massimiliano - Facciolli Andrea ASSOCIAZIONE COMBATTENTI Xa FLOTTIGLIA MAS - NOTIZIARIO Direzione e Redazione del Notiziario: Via Soderini, 36 - 20146 Milano Tel. e Fax: 02.4151571 - e-mail: [email protected] Sede Tipografica Operativa: Via San Colombano, 9 - 20142 Milano - Tel. 02.89122361 - Fax 02.36505074 sito internet : www.prontografing.com - e-mail: [email protected]