DIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE BIOLOGICHE ED AMBIENTALI UNIVERSITÀ DEL SALENTO Lavoriamo sicuri in un laboratorio chimico-biologico Opuscolo informativo ad uso di quanti frequentino i laboratori di ricerca del Di.S.Te.B.A. – Università del Salento A cura di: Daniela Pacoda Cinzia Gravili Christian Vaglio Presentazione Le informazioni contenute in quest’opuscolo hanno lo scopo di ottemperare ad un obbligo di legge, che prevede di fornire, a quanti frequentino i laboratori del Di.S.Te.B.A., un'informazione adeguata sui rischi presenti in ambienti di lavoro specifici, ma hanno anche, e soprattutto, come obiettivo quello di sensibilizzarvi ad una maggiore attenzione nei confronti delle possibili situazioni di rischio legate sia agli ambienti, che andrete a frequentare, sia alle attività che vi saranno affidate. Un primo passo, in questo senso consiste proprio nel fornirvi informazioni adeguate in modo tale da permettervi di acquisire delle conoscenze su quelle che sono le principali situazioni a rischio che fanno parte delle attività generalmente svolte da un biologo o un biotecnologo. I seminari, che riepilogano quanto è stato trattato durante il Corso di Sicurezza di Laboratorio della Laurea Triennale in Biologia, servono infatti per recuperare un po' di informazioni nel momento in cui si incomincia a frequentare un laboratorio chimico-biologico da "primi attori" cioè non più seguiti da vicino da un tutor; in questo caso deve essere aumentata al massimo l'attenzione. Quali pericoli? Quali rischi? Normativa vigente Qualsiasi attività svolta in ambito lavorativo potrebbe nascondere delle circostanze (pericoli) dalle quali potrebbero (rischio) scaturire delle conseguenze (danni) sia per la sicurezza sia per la salute dell’individuo. Come ci si può proteggere da eventuali danni? Il modo più concreto è quello di imparare a “conoscere” il luogo in cui siamo e ciò che facciamo. D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 “Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” Per esempio in un laboratorio chimico-biologico presenti pericoli per la salute dovuti a: D.Lgs. 17 marzo 1995 n. 230 “Attuazione delle direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 92/3/Euratom e 96/29/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti.“ possono essere fattori chimici: vapori, gas, fumi tossici/nocivi, esplosioni, ustioni, fattori fisici: rumore, vibrazioni, ultrasuoni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti (ottiche, microonde), temperatura fattori biologici: batteri, miceti e virus. e pericoli per la sicurezza connessi all’uso di: sostanze infiammabili, comburenti, corrosive, ecc: esplosioni, ustioni…. apparecchiature in vetro: esplosioni, ferite da taglio, schegge, ustioni…. oggetti appuntiti e taglienti: ferite da taglio…. oggetti surriscaldati o surraffreddati: ustioni….. apparecchiature elettriche: elettrocuzione, incendi, ustioni, stato di shock…. D.Lgs. 3 agosto 2009 n. 106 “Disposizioni integrative e correttive al decreto 9 aprile 2008 n. 81 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” D.Lgs. 26 maggio 2000 n. 241 "Attuazione della direttiva 96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti" D.Lgs. n. 81 del 9 aprile 2008 TESTO UNICO sulla Sicurezza in vigore dal 15.05.2008 Integrato e mod. dal D.L.106/2009 Il cosiddetto Testo Unico sulla Sicurezza, integrato e modificato dal D.Lgs 106/2009, ha riordinato in un unico testo normativo sia i precedenti decreti legislativi di attuazione delle direttive europee (vedi il noto D.Lgs 626/94) sia le norme di igiene e sicurezza introducendo anche importanti novità. Il Testo Unico prescrive misure per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori in tutti i settori di attività, sia pubblici sia privati. Conta di 13 titoli e 51 allegati. Titolo I Disposizioni Generali Titolo II Luoghi di Lavoro Titolo III Attrezzature e DPI Titolo IV Cantieri Temporanei e Mobili Titolo V Segnaletica di Salute e Sicurezza Sul Lavoro Titolo VI Movimentazione dei Carichi Titolo VII Videoterminali Titolo VIII Agenti Fisici Titolo IX Sostanze Pericolose Titolo X Esposizione ad Agenti Biologici Titolo XI Protezione da Atmosfere Esplosive Titolo XII Disposizioni diverse in materia penale e di procedura penale Titolo XIII Norme Transitorie e Finali Definizioni Nell’articolo 2 del D.Lgs. 81/08 sono riportate le seguenti definizioni: lavoratore “persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. omissis Al lavoratore così definito è equiparato……omissis….. l'allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l'allievo sia effettivamente applicato alla strumentazioni o ai laboratori in questione; omissis” datore di lavoro “il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l'assetto dell'organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell'organizzazione stessa o dell'unita' produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. omissis” dirigente “persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell'incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l'attività lavorativa e vigilando su di essa;” preposto “persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell'incarico conferitogli, sovrintende all’attività lavorativa e garantisce l'attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa;” responsabile del servizio di prevenzione e protezione “persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all'articolo 32 designata dal datore di lavoro, a cui risponde, per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi;” addetto al servizio di prevenzione e protezione “persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all'articolo 32, facente parte del servizio di prevenzione e protezione;” medico competente “medico in possesso di uno dei titoli e dei requisiti formativi e professionali di cui all'articolo 38, che collabora, secondo quanto previsto all'articolo 29, comma 1, con il datore di lavoro ai fini della valutazione dei rischi ed è nominato dallo stesso per effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti di cui al presente decreto;” rappresentante dei lavoratori per la sicurezza “persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro;” servizio di prevenzione e protezione dai rischi “insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all'azienda finalizzati all'attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori; sorveglianza sanitaria “insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all'ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell'attività lavorativa; Misure generali in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro Nell’articolo 15 del D.Lgs. 81/08 sono indicate le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Di seguito sono riportate alcune delle azioni principali nell’ordine in cui devono essere eseguite: SOGGETTI COINVOLTI NELL’ORGANIZZAZIONE DELLA SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO Datore di lavoro, Dirigenti, preposti, Lavoratori, Responsabile del Servizio di prevenzione e protezione, Medico Competente, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Alcuni dei loro obblighi sono i seguenti: coadiuvato dal SPP Datore di Lavoro Datore di lavoro e Dirigenti VALUTAZIONE DI TUTTI I RISCHI PROGRAMMAZIONE DEGLI OPPORTUNI INTERVENTI DI PREVENZIONE Preposti ELIMINAZIONE DEI RISCHI O dove ciò non sia possibile RIDUZIONE AL MINIMO I RISCHI DEVONO ESSERE RIDOTTI ALLA FONTE SOSTITUZIONE DI CIÒ CHE È PERICOLOSO CON CIÒ CHE NON LO È LIMITAZIONE DEL NUMERO DEI LAVORATORI ESPOSTI CONTROLLO SANITARIO INFORMAZIONE E FORMAZIONE Servizio Prevenzione e Protezione Valutare di tutti i rischi Redigere il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) Nominare il Medico Competente Assegnare mansioni Scegliere e mettere a disposizione i dispositivi di protezione individuale (DPI) Informare e Formare i Lavoratori Adottare le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e del primo soccorso, ecc. Sovrintendere e vigilare sull’osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge e delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro; Verificare che solo i lavoratori opportunamente istruiti accedano alle zone in cui vi siano pericoli gravi e specifici Informare opportunamente i lavoratori esposti ad un rischio circa il rischio stesso e i comportamenti da assumere in materia di prevenzione, ecc. Elaborare le misure preventive e protettive Elaborare le procedure di sicurezza Proporre i programmi di informazione e formazione dei lavoratori, ecc. Medico Competente Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) Collaborare con il SPP alla valutazione dei rischi e alla programmazione della sorveglianza sanitaria; Effettuare la sorveglianza sanitaria e istituire, aggiornare e custodire una cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore, ecc. È consultato in ordine alla valutazione dei rischi È consultato sulla designazione di RSPP, ASPP, addetti primo soccorso, prevenzione incendi, ecc. Lavoratori Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro. I Lavoratori devono contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all'adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; osservare le disposizioni impartite; utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e preparati pericolosi, i mezzi di trasporto nonché i dispositivi di sicurezza; non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di sua competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori; partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro; sottoporsi ai controlli sanitari. Per il Lavoratore è un DIRITTO verificare l’effettiva applicazione delle misure di prevenzione a tutela della salute, tramite il proprio rappresentante per la sicurezza ottenere adeguate informazioni ricevere un’adeguata formazione Sorveglianza sanitaria La sorveglianza sanitaria è effettuata dal medico competente: nei casi previsti dalla normativa vigente; qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la stessa sia ritenuta, dal medico competente, correlata ai rischi lavorativi. La sorveglianza comprende: visita medica preventiva visita medica periodica visita medica periodica su richiesta del lavoratore visita medica in occasione del cambio della mansione; visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro. utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione; segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente e al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui sopra nonché le eventuali condizioni di pericolo adoperandosi nell’ambito delle proprie competenze e possibilità per eliminare o ridurre tali pericoli; non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo; L’esito della sorveglianza sanitaria viene espresso in un giudizio di: idoneità oppure Idoneità parziale temporanea o permanente oppure Inidoneità temporanea o permanente Soggetti coinvolti e categorie di riferimento Le categorie di riferimento nell’Università del Salento sono state individuate con il Regolamento di Ateneo per l’attuazione delle norme per la sicurezza e la salute dei lavoratori (legge 626/94) prot.n. 1029 del 9 maggio 2007 in attuazione del D.I. 363/98. Datore di lavoro Lavoratore Dirigente LA SEGNALETICA DI SICUREZZA Il D. Lgs 81/08 stabilisce nei sui articoli ed allegati (art.161-165, allegati XXIV-XXXII) quale e come deve essere la segnaletica di sicurezza. Eccone alcuni esempi: SEGNALI DI DIVIETO RETTORE Personale docente, ricercatore, tecnico e amministrativo. Studenti dei corsi universitari, dottorandi, specializzandi, tirocinanti, borsisti e soggetti ad essi equiparati. Presidi di Facoltà Direttori di Dipartimenti, di Centri e Biblioteche autonome, Direttore Amministrativo Vietato fumare o usare fiamma libera presidenti dei corsi di laurea, direttori delle scuole di dottorato, responsabili di uffici, officine, biblioteche, laboratori ecc. Divieto di spegnere con acqua Vietato utilizzare cellulari SEGNALI DI AVVERTIMENTO Sostanze corrosive Materiali radioattivi Responsabile dell’attività di ricerca: soggetto che, individualmente o come coordinatore di gruppo, svolge attività didattiche o di ricerca in laboratorio Preposto Vietato fumare Sostanze velenose Rischio biologico SEGNALI DI PRESCRIZIONE Protezione obbligatoria per occhi Protezione obbligatoria del viso Protezione obbligatoria dell’udito Guanti di protezione obbligatori SEGNALI DI SALVATAGGIO O SOCCORSO SEGNALI DI ATTREZZATURE ANTINCENDIO Situazioni di pericolo che possono essere presenti in un laboratorio chimico-biologico Le situazioni di pericolo che possono essere presenti in un laboratorio chimico-biologico, per le quali il D.Lgs. 81/08 prevede particolari norme di tutela, sono legate all’uso di videoterminali, sostanze chimiche, sostanze cancerogene e mutagene, agenti biologici e bombole di gas compressi. Un’altra fonte di pericolo è rappresentata dall’uso di sorgenti di radiazioni ionizzanti le cui normativa di riferimento è il D.Lgs. 230/95 mod. e integr. dal D.Lgs. 241/00. D.Lgs. 81/2008 TITOLO IX D.Lgs. 81/2008 TITOLO VII Capo I- Protezione da agenti chimici “Campo di applicazione”: Tutte le attività lavorative che comportano l’uso attrezzature munite di videoterminali, tranne: • posti di guida di veicoli o macchine • sistemi informatici a bordo di un mezzo di trasporto • sistemi informatici destinati all’utilizzazione da parte del pubblico • macchine calcolatrici, registratori di cassa ecc. • macchine di videoscrittura senza schermo separato di “Definizioni”: • Videoterminale: uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato • Posto di lavoro: l’insieme che comprende le attrezzature munite di videoterminale • Lavoratore: il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminale, in modo sistematico e abituale, per almeno 20 ore settimanali dedotte le interruzioni (pause o cambiamento di attività). Schermo perpendicolare alla finestra Lo spazio sul piano di lavoro deve consentire l’appoggio degli avambracci Se sussiste questo tipo di rischio il D.L. ha l’obbligo di sottoporre i lavoratori a sorveglianza sanitaria Sostanze Pericolose Uso di attrezzature munite di videoterminali Finestra equipaggiata con frangisole a distanza corretta “Obblighi del datore di lavoro” Nell’effettuare la valutazione dei rischi di cui all’art. 28, deve analizzare i posti di lavoro con particolare riguardo: •ai rischi per la vista e per gli occhi •ai problemi legati alla postura e all’affaticamento fisico e mentale •alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale Idonea attrezzatura per eliminare il fastidio prodotto da riflessi sullo schermo Schienale regolabile in altezza e inclinazione Sedile regolabile in altezza “Campo di applicazione” Tutte le attività nelle quali i lavoratori sono o possono essere esposti a rischi per la salute e la sicurezza che derivano, o possono derivare, dagli effetti di agenti chimici presenti sul luogo di lavoro o come risultato di ogni attività lavorativa che comporti la presenza di agenti chimici I pericoli derivanti da agenti chimici possono riguardare: ü la sicurezza dell’individuo (incendio, esplosione, corrosione) ü la salute (effetti acuti o cronici) ü l’ambiente naturale Classificazione vecchia e nuova. La vecchia classificazione delle sostanze chimiche ne prevedeva l’inserimento nelle seguenti categorie di pericolo: Definizione TOSSICI: rientrano in questa categoria sostanze e preparati che in caso di inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, in piccole quantità, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche. NOCIVI: rientrano in questa categoria sostanze e preparati che in caso di inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche. Pittogramma Definizione Pittogramma IRRITANTI: rientrano in questa categoria sostanze e preparati che possono produrre al contatto diretto, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose una reazione infiammatoria. CORROSIVI: rientrano in questa categoria sostanze e preparati che a contatto con tessuti vivi possono esercitare un’azione distruttiva. R41 Rischio di gravi lesioni oculari R49 Può provocare il cancro per inalazione R48/20/21/22 Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione Frasi S: S1 S21 S24 S30 Conservare sotto chiave Non fumare durante l’impiego Evitare il contatto con la pelle Non versare acqua sul prodotto ESPLOSIVI: rientrano in questa categoria sostanze e preparati che anche senza l’azione dell’ossigeno atmosferico possono esplodere, detonare o deflagrare. COMBURENTI: rientrano in questa categoria sostanze e preparati che a contatto con altre sostanze, soprattutto se infiammabili, provocano una forte reazione esotermica. INFIAMMABILI: rientrano in questa categoria moltissime sostanze e preparati che a contatto con l’aria, a temperatura ambiente, possono infiammarsi. PERICOLOSI PER L’AMBIENTE: rientrano in questa categoria sostanze e preparati che qualora si diffondano nell’ambiente presentano o possono presentare rischi immediati o differiti per una o più componenti ambientali. Esempio di etichettatura UE Sull’etichetta compaiono dei codici alfanumerici: sono le frasi di rischio (frasi R) e le frasi di sicurezza (frasi S). A ciascuna delle combinazioni R + numero o S + numero corrisponde per convenzione una frase come nell’esempio riportato di seguito: FRASI R: R1 Esplosivo allo stato secco R17 Spontaneamente infiammabile all’aria R37 Irritante per le vie respiratorie R: 9-23/24/25-3420 S:17-26-27-2836/37/39-45 NaClO2 ALDRICH Natriumchlorit Sodium chlorite 100g Clp e Ghs Con il Regolamento europeo n. 1272/2008/Ce, denominato Clp (Classification, labelling and packaging) sono state introdotte nuove regole per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze e delle miscele pericolose a tutela della salute di persone e ambiente. Tale regolamento entrato in vigore dal 2009 sarà pienamente attuativo nel 2015. Il regolamento CLP rappresenta lo strumento che consente l’applicazione all’interno della Comunità europea del Sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche, denominato Ghs (Globally harmonised system), sviluppato dall’Onu. Questa classificazione suddivide le sostanze chimiche in classi di pericolo di cui 16 relative ai pericoli chimico/fisici, 10 ai pericoli per la salute e 2 ai pericoli per l’ambiente. Pericoli per la salute 1.Tossicità acuta 2.Corrosione/irritazione sulla pelle 3.Grave danno oculare/Irritazione oculare 4.Sensibilizzazione respiratoria o cutanea 5. Mutagenicità per le cellule germinali 6. Carcinogenicità 7.Tossicità riproduttiva 8.Tossicità specifica per organi bersaglio (esposizione singola) 9.Tossicità specifica per organi bersaglio (esposizione ripetuta) 10.Pericolo in caso di aspirazione Pericoli chimico-fisici 1. Esplosivi 2. Gas infiammabili 3. Aerosol infiammabili 4. Gas comburenti 5. Gas sotto pressione 6. Liquidi infiammabili 7. Solidi infiammabili 8. Sostanze e miscele autoreattive 9. Liquidi piroforici 10. Solidi piroforici 11. Sostanze e miscele autoriscaldanti 12. Sostanze e miscele che, a contatto con l’acqua, sviluppa gas infiammabili 13. Liquidi comburenti 14. Solidi comburenti 15. Perossidi organici 16. Corrosivi per i metalli Pericolo per l’ambiente acquatico Sono state anche introdotte modifiche alle frasi di rischio. Le frasi R sono sostituite dalle indicazioni di pericolo, Hazard statements, indicate con la lettera H seguita da numeri a tre cifre e le frasi S sono sostituite dai consigli di prudenza, Precautionary Statements, rappresentati dalla lettera P e da un codice a tre cifre (suddivisi in quattro tipologie: prevenzione, reazione, conservazione e smaltimento). Tutte le sostanze chimiche e le loro miscele devono essere accompagnate dalla corrispondente scheda di dati di sicurezza SDS (Safety Data Sheet) che rappresenta il documento tecnico più significativo, in quanto contiene le informazioni necessarie sulle proprietà fisico-chimiche, tossicologiche e di pericolo per l'ambiente necessarie per una corretta e sicura manipolazione. Sostanze Pericolose D.Lgs. 81/2008 TITOLO IX Capo II - Protezione da agenti cancerogeni e mutageni I cancerogeni sono tutti quegli agenti che inducono il cancro o che sono in grado di aumentarne la frequenza di insorgenza in una popolazione esposta. I mutageni sono sostanze e preparati che in caso di inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza. La classificazione della CE (direttiva 93/21/CEE) suddivide le sostanze cancerogene in tre categorie: Categoria 1: sostanze note per gli effetti cancerogeni sull’uomo. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra l’esposizione e lo sviluppo della neoplasia. Simbolo T+; Frasi di rischio: R45 (può provocare il cancro) R49 (può provocare il cancro per inalazione) Categoria 2: sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per l’uomo. Esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che l’esposizione possa determinare l’insorgere della neoplasia in generale sulla base di: - adeguati studi a lungo termine effettuati sugli animali - altre informazioni specifiche. Simbolo T; Frasi di rischio: R45 (può provocare il cancro) R49 (può provocare il cancro per inalazione) Categoria 3: sostanze da considerarsi con sospetto per i possibili effetti cancerogeni sull’uomo. Le informazioni disponibili non sono sufficienti per stabilire la correlazione diretta tra es posizione e comparsa della neoplasia. Simbolo Xn Frasi di rischio: R40 (possibilità di effetti cancerogeni-prove insufficienti) Le sostanze mutagene sono suddivise in: Categoria 1: sostanze note per gli effetti mutageni sull’uomo. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra l’esposizione e lo sviluppo di alterazioni genetiche ereditarie Simbolo: T+ Frasi di rischio: R46 (può provocare alterazioni genetiche ereditarie) Categoria 2: sostanze che dovrebbero considerarsi mutagene per l’uomo. Esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che l’esposizione possa provocare lo sviluppo di alterazioni genetiche ereditarie, in generale sulla base di: - adeguati studi a lungo termine effettuati sugli animali - altre informazioni specifiche. Simbolo: tossico (T) Frasi di rischio: R46 (può provocare alterazioni genetiche ereditarie) Categoria 3: sostanze da considerarsi con sospetto per i possibili effetti cancerogeni sull’uomo. Le informazioni disponibili non sono sufficienti per stabilire la correlazione diretta tra es posizione e comparsa della neoplasia. Simbolo Xn Frasi di rischio: R68 (può provocare effetti irreversibili) Attuale etichettatura UE R45 può provocare il cancro R49 può provocare il cancro per inalazione R46 può provocare alterazioni genetiche ereditarie R40 possibiltà di effetti cancerogeni Etichettatura Gsh •Può provocare il cancro/sospetto di •Può provocare alterazioni genetiche/sospetto •Può provocare effetti tossici al sistema riproduttivo •Provoca/può provocare danni a organi target Alcuni degli Organismi, Enti e Istituzioni Scientifiche impegnate nella definizione di un programma internazionale di valutazione del potenziale cancerogeno di sostanze e preparati chimici: Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale - Italia (CCTN) National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSCH) American Conference of Govermental Industrial Hygienists (ACGIH) Una banca dati di sostanze cancerogene è consultabile sul sito web del Se.Si.Ge.R. all’indirizzo https://www.disteba.unisalento.it/sesiger al link Banca dati cancerogeni. Quando si manipolano sostanze cancerogene e/o mutagene, non è possibile attribuire un valore limite di concentrazione al di sotto del quale vi sia la garanzia assoluta di non correre rischi, in quanto non ci sono prove certe per escludere che l’azione di queste sostanze possa manifestarsi anche in seguito ad una singola dose a bassissima concentrazione. Questa considerazione è molto dibattuta…….infatti è pur vero che nell’organismo umano esistono meccanismi in grado di riparare un danno genomico prodotto da un agente genotossico, attualmente però, nonostante l’impiego di test sperimentali su numeri elevatissimi di animali (25.000 topi) non è stata dimostrata l’esistenza di una dose soglia. PRINCIPALI OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO in caso di potenziale esposizione a sostanze cancerogene e/o mutagene in ambito professionale : •sostituzione dell’agente cancerogeno e/o mutageno •ricorso ad un sistema chiuso •riduzione dell’esposizione •valutazione del rischio •istituzione del registro degli esposti •informazione e formazione Qual’ora la valutazione abbia accertato (o non abbia escluso) la possibilità di un rischio per la salute devono essere attivati la sorveglianza sanitaria e il Registro degli esposti. Protezione da agenti biologici D.Lgs. 81/2008 TITOLO X Agente biologico di gruppo 3 (elevato rischio individuale, basso rischio collettivo) Un agente biologico che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori ; l’agente biologico può propagarsi nella comunità ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche. Agente biologico di gruppo 4 (elevato rischio individuale e collettivo) Un agente biologico che può provocare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche. “Campo di applicazione” Tutte le attività nelle quali vi è rischio di esposizione ad agenti biologici “Definizioni” Agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni. L’esposizione ad agenti biologici può essere dovuta ad un: USO DELIBERATO: isolamento coltura o trattamento di agenti biologici a scopi diagnostici (es. laboratori di microbiologia) oppure ad un’ ESPOSIZIONE POTENZIALE: presenza di microrganismi, senza la deliberata intenzione di farne oggetto di attività lavorativa; in questo caso deve essere valutata la probabilità di esposizione (es. sedi collettive di servizi o di lavoro piuttosto che attività dei V.V.F.F.) La classificazione degli agenti biologici viene fatta in base alla loro pericolosità per l’uomo valutando quattro caratteristiche: Infettività = Capacità di sopravvivere alle difese dell’ospite e di moltiplicarsi in esso (penetrazione e moltiplicazione) Patogenicità = Capacità di produrre malattia a seguito di infezione (produzione di malattia) Trasmissibilità = Capacità di essere trasmesso da un soggetto portatore o malato ad un soggetto non infetto (contagio di soggetti suscettibili) Neutralizzabilità = Disponibilità di efficaci terapie o misure profilattiche (vaccini) per prevenire la malattia Classificazione secondo il D.Lgs. 81/08 Agente biologico di gruppo 1 (nessuno o basso rischio individuale e collettivo) Agente biologico di gruppo 2 (moderato rischio individuale, limitato rischio collettivo) Un agente che con poca probabilità è causa di malattie in soggetti umani Un agente biologico che può causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si propaghi nella comunità; sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche L’elenco degli agenti biologici classificati è riportato nell’allegato XLVI del D. Lgs. 81/2008 L’uomo è continuamente esposto ai microrganismi presenti nell’aria; l’incontro con i microrganismi potenzialmente patogeni è quindi un evento molto probabile. Lo sviluppo di una malattia dipende invece da molti fattori tra cui: • la suscettibilità dell’ospite • la vitalità e la virulenza dei microrganismi • il contatto con un numero adeguato di agenti infettivi Le principali vie d’ingresso degli agenti biologici nell’organismo sono: CUTANEA Se integra costituisce una barriera insormontabile per i microrganismi; bastano però lesioni anche minime, perché l’ingresso possa avvenire MUCOSA E’ la più importante via di accesso dei microrganismi patogeni nell’organismo. Le mucose più implicate sono quelle dell’apparato respiratorio e digerente, oltre alla mucosa genitourinaria e congiuntivale. UMORALE Ingresso diretto degli agenti patogeni nel torrente circolatorio attraverso ferite accidentali, morsicature di insetti e/o animali infetti Le situazioni di maggior rischio sono: •formazione di aereosol in corso di centrifugazione ultrasonicazione uso di provette sottovuoto •manipolazione di campioni biologici •esecuzione di prelievi arteriosi •sperimentazione su animali •allestimento, colorazione e lettura dei preparati microscopici Le misure di sicurezza da mettere in atto per l’utilizzo, la manipolazione e la conservazione degli agenti biologici tali da ridurre al minimo le possibilità di contagio sono definite Misure di contenimento. Il contenimento evita il contatto dell’agente biologico con l’operatore: l’interruzione del contenimento può portare al contagio. Le misure generali di contenimento sono: üdisinfezione e sterilizzazione üuso di DPI üisolamento dei laboratori üuso di cappe biologiche üraccolta trattamento e smaltimento dei rifiuti contaminati Esempio di misure di contenimento per i livelli di 2,3,4 All. XLVII D.Lgs. 81/2008 Misure di contenimento Livelli di contenimento La zona di lavoro deve essere separata da qualsiasi altra attività nello stesso edificio 2 No 3 racc. 4 Si L'aria immessa nella zona di lavoro e l'aria estratta devono essere filtrate attraverso un ultra-filtro (HEPA) o un filtro simile 2 No 3 Si sull’aria estratta 4 Si sull’aria immessa e su quella estratta L'accesso deve essere limitato alle persone autorizzate 2 racc. 3 Si 4 Si attraverso una camera di compensazione I materiali infetti, compresi gli animali, devono essere manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri adeguati contenitori 2 Ove opportuno 3 Si quando l’infezione è veicolata dall’aria 4 Si Ad integrazione di quanto previsto dall’allegato XLVII del D.Lsg. 81/2008 è necessario considerare che: anche quando l’agente biologico è di gruppo 1 può provocare allergie pertanto occorre • Evitare l’accumulo delle esposizioni • Prevenire la formazione di aereosol • Effettuare la pulizia quotidiana dei locali di lavoro • Indossare i dispositivi di protezione individuali (DPI) • Curare l’igiene delle mani con detergenti adatti • Prevenire la fuoriuscita di microrganismi all’esterno del laboratorio per gli agenti biologici di gruppo 2 Valgono le misure indicate per il gruppo 1 ed inoltre: • Le operazione che possono produrre aereosol vanno effettuate sotto cappa di sicurezza biologica di classe 1 o 2 • Il personale esterno addetto alle pulizie non deve entrare in contatto con le attrezzature di laboratorio • Deve essere predisposto un programma di sorveglianza sanitaria degli esposti Per gli agenti biologici di gruppo 3 valgono le misure indicate per i gruppi 1 e 2 ed inoltre: • Occorre mantenere il laboratorio in pressione negativa rispetto all’ambiente esterno • Le finestre devono essere sigillate • Devono essere utilizzati DPI idonei • Le zone adibite a laboratorio devono essere debitamente segnalate Per gli agenti biologici di gruppo 4 valgono le misure indicate per i gruppi 1, 2 e 3 ed inoltre: • Le operazioni vanno effettuate sotto cappa di sicurezza di classe 3 o 4 • L’accesso al laboratorio deve essere effettuato sempre almeno in due persone • Deve esistere un accesso a doppia porta e chiusura ermetica • L’aria in uscita deve essere filtrata da almeno due filtri HEPA • All’interno del laboratorio il personale deve indossare esclusivamente indumenti dedicati Dispositivi di protezione collettiva Il controllo della contaminazione particellare si ottiene invece utilizzando “cappe a flusso laminare” o “cappe biologiche”: CAPPE CHIMICHE CAPPE STERILI A FLUSSO LAMINARE CAPPE DI SICUREZZA BIOLOGICA (Biohazard) Flusso laminare: flusso unidirezionale formato da filetti di aria sterile, paralleli tra loro che si muovono tutti alla stessa velocità, generalmente di 0,5 m/sec, generando una corrente d’aria omogenea, senza turbolenze. I filetti di aria sterile trascinano lontano dall’area di lavoro i contaminanti ed evitano la formazione di vortici. Il flusso di aria è sterile perché filtrato attraverso filtri HEPA. Le contaminazioni dell’aria possono essere di due tipi: üpresenza di vapori e gas; üpresenza di particelle solide in sospensione. In presenza di una contaminazione dell’aria dovuta a vapori e gas tutte le operazioni devono essere effettuate sotto cappe cosiddette “chimiche” : dispositivi di aspirazione localizzata con cui l’aria in prossimità del piano di lavoro viene continuamente risucchiata da un sistema di aspirazione elettromeccanico e subito espulsa all’esterno attraverso un condotto isolato. Gli inquinanti aerodispersi vengono quindi aspirati e convogliati all’esterno con o senza filtraggio. Classe norma americana SAMA (Scientific Apparatus Markers Association- USA) Grado di tossicità Velocità frontale (m/s) TLV mg/Nm3 Altezza dell’apertura frontale (cm) La pericolosità dell’esposizione ad una sostanza chimica viene indicata con un indice che è detto valore limite di soglia (TLV). Esso indica la concentrazione media massima a cui può essere esposto un lavoratore in un fissato intervallo di tempo. Più piccolo è il valore di TLV maggiore deve essere la velocità frontale dell’aria della cappa da utilizzare come indicato nella tabella: Tossicità trascurabile. Attività didattica 40 0,4 A <300 Tossicità moderata 40 0,5 B <50 Moderata radioattività e/o sostanze cancerogene 40 0,7 C <1 Elevatissima tossicità e/o sostanze cancerogene >300 GLOVE BOX Filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air): fogli di microfibre di vetro ripiegati più volte per aumentare la superficie filtrante. Hanno un’efficienza, espressa come “capacità di trattenere particelle di 0,3 mm di diametro” compresa tra 99,97% e 99,99%. In realtà l’efficienza è anche superiore perché l’aria, attraversando il filtro in un sol senso lo carica elettrostaticamente e quindi si può dire che i filtri HEPA trattengono praticamente tutti i contaminanti presenti nell’aria rendendola sterile. Le cappe di sicurezza biologica Biohazard in base ai requisiti dettati da normative internazionali vengono distinte in 3 classi cui corrispondono livelli di sicurezza diversi. Nelle figure sono schematizzati la posizione dei filtri e la direzione del flusso di aria. Cappe biologiche di classe I Cappe biologiche di classe IIA Vengono utilizzate per microrganismi di gruppo 2 0 3 filtro HEPA filtri HEPA aria aspirata aria aspirata Cappe biologiche di classe III : üsono provviste di una chiusura totale ermetica; üfunzionano a pressione negativa üle manipolazioni all’interno della cappa sono consentite da due o più guanti di gomma incorporati nella struttura della cappa; ühanno un filtro HEPA sull’aria in ingresso; üun doppio filtro HEPA sull’aria in uscita; üpermettono la protezione totale del campione e dell’ambiente e dell’operatore üdevono essere utilizzate con microrganismi di gruppo 4. Come utilizzare una cappa biologica 1)Assicurarsi che la cappa di sicurezza sia adeguata al tipo di microrganismo da trattare. 2) Far funzionare il monoventilatore almeno 10’ prima di iniziare a lavorare, in modo da far stabilizzare il flusso laminare, e 10’ dopo l’uso, per allontanare eventuali areosol formatisi. 3) Evitare di introdurre nuovo materiale sotto cappa dopo aver iniziato il lavoro. 4) Non ingombrare il piano di lavoro con materiale non indispensabile. 5) Limitare l’uso di becchi bunsen che possono alterare il flusso laminare e rovinare i filtri HEPA. 6) Spegnere sempre la lampada UV in presenza dell’operatore. 7) Evitare movimenti bruschi degli avambracci all’interno della cappa. 8) Eseguire tutte le operazioni il più possibile verso il fondo del piano di lavoro. 9) Rimuovere immediatamente dal piano di lavoro fuoriuscite o versamenti di materiale biologico. 10) Il materiale potenzialmente infetto o contaminato deve essere estratto dalla cappa in contenitori chiusi ed a tenuta, perfettamente puliti ed etichettati con il segnale di rischio biologico. Le apparecchiature prima di essere rimosse dalla cappa devono essere disinfettate. USO di BOMBOLE CONTENENTI GAS COMPRESSI USO di BOMBOLE CONTENENTI GAS COMPRESSI Le ogive delle bombole sono colorate in modo diverso e specifico in funzione del rischio principale associato al tipo di gas in esse contenuto. Solo per i gas più comuni sono previsti colori specifici. La codifica dei colori secondo la nuova normativa (entrata in vigore nel 1999) è individuato con la lettera maiuscola "N" riportata in 2 posizioni diametralmente opposte sull'ogiva. La colorazione riguarda solo l'ogiva delle bombole, in generale il corpo della bombola può essere dipinto di qualsiasi colore che non comporti il pericolo di erronee interpretazioni. Sull’ogiva devono essere riportati: •Nome del gas •Numero di serie del contenitore •Nome della ditta produttrice •Pressione massima per la quale è collaudata •Pressione alla quale viene caricata •Volume interno •Data di revisione 1) Un recipiente di gas deve essere messo in uso solo se il suo contenuto risulta chiaramente identificabile. 2) Il contenuto va identificato in modo chiaro 3) E’ importante quindi che l'utilizzatore non cancelli o renda illeggibili scritte, non asporti etichette, decalcomanie, cartellini applicati sui recipienti dal fornitore per l'identificazione del gas contenuto. 4) I recipienti contenenti gas devono essere stoccati in luoghi adatti. 5) E’ vietato immagazzinare in uno stesso luogo recipienti contenenti gas tra loro incompatibili. 6) E’ necessario altresì evitare lo stoccaggio dei recipienti in luoghi ove si trovino materiali combustibili o sostanze infiammabili. 7) Nei luoghi di deposito devono essere tenuti separati i recipienti pieni da quelli vuoti, utilizzando adatti cartelli murali per contraddistinguere i rispettivi depositi di appartenenza. 8) Durante l'uso o nei luoghi di deposito i recipienti devono essere tenuti in posizione verticale ed assicurati alle pareti o a un qualsiasi supporto solido con catenelle od altro mezzo idoneo, per evitarne il ribaltamento, salvo che la forma del recipiente ne assicuri la stabilità 9) E' vietato usare le bombole orizzontali o capovolte 10) Una volta assicurato il recipiente si può togliere il cappellotto di protezione della valvola. 11)Quando il recipiente non è utilizzato le valvole devono essere sempre tenute chiuse 12)L'apertura della valvola dei recipienti deve avvenire gradualmente e lentamente. 13)Non usare mai chiavi od altri attrezzi per aprire o chiudere valvole munite di volantino. Se le valvole risultano dure ad aprirsi o grippate per motivi di corrosione, o se la valvola o il raccordo appaiono danneggiati, contattare il fornitore per istruzioni ed evitare di utilizzare il gas. 14)Prima di restituire un recipiente vuoto, assicurarsi che la valvola sia ben chiusa, avvitare l'eventuale tappo cieco sul bocchello della valvola e rimettere il cappellotto di protezione. Lasciare sempre una leggera pressione positiva all'interno del recipiente. 15) I recipienti devono essere maneggiati con cautela 16) Non devono essere sollevati dal cappellotto, né trascinati né fatti rotolare o scivolare sul pavimento. La loro movimentazione, anche per brevi distanze, deve avvenire mediante carrello a mano od altro opportuno mezzo di trasporto. 17)Per sollevare i recipienti non devono essere usati elevatori magnetici né imbracature con funi o catene. 18)Non devono mai essere collocati dove potrebbero diventare parte di un circuito elettrico. USO DI sorgenti di RADIAZIONI IONIZZANTI D.Lgs. 230/95 integrata e costituita dai decreti successivi 241/00 e 257/01. •MACCHINE RADIOGENE •SOSTANZE RADIOATTIVE Tubi a raggi X per diagnostica Microscopi elettronici Diffrattometri e Spettrometri a fluorescenza X Tubi RX per applicazioni particolari di ricerca Soluzioni non sigillate di 3H, 14C, 32P, 35S, 125I, ecc. Sali di Uranio naturale e di Torio naturale Sorgenti di calibrazione sigillate e non RADIOISOTOPI b EMITTENTI 3H 14C 32P 33P 35S 45Ca 63Ni T1/2 12,35 aa 5730 aa 14,29 gg 25,5 gg 87,44 gg 163 gg 96 aa Percorso in aria (mm) 0,6 30 600 60 30 60 5 Percorso in acqua (mm) 0,0052 0,29 8 0,6 0,32 0,6 0,067 schermatura NO NO 1 cm plexiglas NO NO NO NO Una sorgente radioattiva è costituita da un certo numero di atomi di un isotopo radioattivo (o di più isotopi radioattivi) naturale o artificiale. La sorgente è caratterizzata dalla sua attività, che decade esponenzialmente con tempo di dimezzamento caratteristico per ogni singolo isotopo, e che, nel SI, si misura in RADIOISOTOPI g EMITTENTI Bécquérel (1 Bq =1 disintegrazione al secondo) T1/2 ancora abbastanza usato è il schermatura 51Cr 125I 27,7 gg 60 gg piombo piombo Curie ( 1 Ci = 3,7 1010 disintegrazioni al secondo). In un laboratorio di ricerca e didattica le radiazioni più frequentemente utilizzate, emesse da sorgenti radioattive, sono: le particelle alfa, le particelle beta, i raggi gamma e i raggi X. Le particelle alfa sono nuclei di He (Z=+2). Le particelle beta sono elettroni (b-) o positroni (β+) emessi da atomi radioattivi. I raggi X sono fotoni emessi nelle transizioni fra livelli atomici. I raggi g sono fotoni emessi nelle transizioni fra livelli nucleari. In tabella sono riportati i radioisotopi più frequentemente utilizzati in un laboratorio chimico-biologico. Sorgente sigillata: Radioisotopi in forma di solidi compatti non friabili o incapsulati in capsule metalliche inattive (es.: acciaio inox) per impedirne il rilascio e la dispersione. I rischi lavorativi sono legati esclusivamente alla possibilità di irraggiamento esterno Sorgente non sigillata: Sostanze radioattive utilizzate nello stato chimico-fisico in cui si trovano (polvere, liquido, gas) senza nessun incapsulamento, con conseguente possibilità di loro dispersione I rischi lavorativi sono legati sia all’irraggiamento esterno dalla sorgente che soprattutto alla contaminazione radioattiva (è generalmente prevalente la seconda modalità di rischio). Unità di misura della dose assorbita: Si definisce dose la quantità di energia assorbita (radiazione) per grammo di tessuto, e la sua unità di misura è il Gray (Gy). L'unità di misura della dose, relativamente al corpo umano è l'equivalente di dose dato dal prodotto della dose per un fattore che tiene conto della pericolosità della radiazione presa in esame (efficacia biologica relativa); la sua unità di misura è il Sievert (Sv). L’equivalente di dose efficace tiene conto della diversa sensibilità degli organi del corpo umano alla penetrazione delle radiazioni, questa grandezza è data dal prodotto dell'equivalente di dose per un fattore legato alla radiosensibilità specifica dell'organo preso in esame. Le zone in cui si utilizzano radiazioni ionizzanti si dicono “zone classificate” (D.Lgs. 230/95. art. 6), e si distinguono in zone controllate e zone sorvegliate: • E’ classificata come zona controllata ogni area di lavoro, delimitata e con modalità di accesso regolamentato, in cui esiste una sorgente di radiazioni ionizzanti, ove sussiste il rischio per i lavoratori di superare uno qualsiasi dei seguenti valori: 6 mSv/anno per esposizione globale o di equivalente di dose efficace 45 mSv/anno per il cristallino ossia i 3/10 dei limiti per i lavoratori esposti 150 mSv/anno per la pelle, mani, avambracci, piedi, caviglie • • • E’ classificata come zona sorvegliata ogni area di lavoro che non debba essere classificata zona controllata, in cui sussiste il rischio per i lavoratori che in essa operano di superamento di uno qualsiasi dei seguenti valori: 1 mSv/anno per esposizione globale o di equivalente di dose efficace 15 mSv/anno per il cristallino 50 mSv/anno per la pelle, mani, avambracci, piedi, caviglie • • Sono classificati “lavoratori esposti” i soggetti che, in ragione dell’attività lavorativa svolta per conto del datore di lavoro, sono suscettibili di superare in un anno solare uno o più dei seguenti valori: a) 1 mSv di dose efficace; b) 15 mSv di dose equivalente per il cristallino; c) 50 mSv di dose equivalente per la pelle calcolato in media su 1 cm2 qualsiasi di pelle, indipendentemente dalla superficie esposta; d) 50 mSv di dose equivalente per mani, avambracci, piedi e caviglie I lavoratori esposti sono classificati in categoria A se sono suscettibili di un’esposizione superiore, in un anno solare, a uno dei seguenti valori: . 6 mSv di dose efficace; . i tre decimi di uno qualsiasi dei limiti di dose equivalente: per il cristallino (150 mSv in un anno solare), per pelle, mani, avambracci, piedi e caviglie (500 mSv in un anno solare). Inoltre: Per il personale esposto professionalmente, o esposti di categoria A, è obbligatoria la sorveglianza sanitaria (a cura del medico autorizzato). L’accesso alle zone controllate è consentito al solo personale classificato come esposto (occasionalmente o professionalmente). Da parte del personale occasionalmente esposto o “di categoria B”, è richiesto ai fini della sicurezza personale il massimo rispetto delle norme di sicurezza esistenti nei locali in cui esiste rischio di esposizione; questo significa restare nelle zone consentite, prestare attenzione ai cartelli di segnalazione, informarsi sulle procedure da seguire in operatività e in emergenza, utilizzare i DPI e i dosimetri, e comunque chiedere sempre chiarimenti in caso di dubbi o perplessità. CRITERI DI DIMINUZIONE DEL RISCHIO Da ESPOSIZIONE A RADIAZIONI IONIZZANTI Per la diminuzione del rischio di esposizione da radiazioni ionizzanti è necessario tener presente che: 1) l’esposizione è proporzionale al tempo di esposizione alla sorgente; 2) l’esposizione è inversamente proporzionale al quadrato della distanza dalla sorgente; 3) l’interposizione di opportuni materiali (schermi) tra la sorgente e gli operatori attenua il fascio di radiazioni; se si tratta di particelle cariche è sempre possibile arrestare completamente il fascio con uno spessore maggiore del range delle particelle più penetranti; se si tratta di fotoni il fascio non può essere estinto ma attenuato fino ad intensità accettabili. Inoltre è opportuno predisporre adeguate procedure operative: − programmazione delle operazioni da effettuare; − esecuzione preliminare di prove in bianco (cioè senza sorgenti); − predisposizione di norme operative e di radioprotezione; −accertamento preventivo del corretto funzionamento attrezzature e dispositivi di sicurezza e protezione. di − effettuare un controllo ambientale per prevenire i rischi da dispersione della contaminazione; − nei casi di utilizzo sistematico di sorgenti non sigillate, predisporre locali ad uso “spogliatoio” o “anticamera”, e locali per un’opportuna sistemazione delle attrezzature; − utilizzare DPI. Ed inoltre osservare le seguenti norme di carattere generale: - nei luoghi di lavoro non mangiare, non bere, non fumare; - mantenere le attrezzature in ordine e pulite; - osservare un’accurata igiene personale; - indossare gli indumenti protettivi necessari prima di accedere alle zone di lavoro; - a fine lavoro depositare gli indumenti protettivi utilizzati negli appositi armadietti. NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN LABORATORIO 1) Avere ben chiaro ed in forma scritta tutto lo schema delle operazioni da svolgere prima di iniziare qualunque esperienza: non iniziare alcun esperimento se si ha qualche dubbio in merito: programmare tutta la sequenza delle operazioni da svolgere e preparare ordinatamente ed in tempo tutta l'attrezzatura da usare. 2) Non prendere mai iniziative isolate ed alternative a ciò che l'esperimento prevede: qualunque modifica va discussa preliminarmente col docente. 3) Non ingombrare i passaggi né le porte né le zone in cui sono presenti i mezzi antincendio: In caso di emergenza si potrebbe verificare di dover evacuare velocemente i locali. 4) Non restare mai soli in laboratorio: un incidente anche di lieve entità può diventare serio se si è soli e non si interviene con immediatezza e decisione. 5) Prendere visione della posizione del quadro elettrico principale e di quelli secondari, dei mezzi antincendio, delle porte di sicurezza, delle valvole di controllo dell'acqua e del gas: in caso di reale pericolo, se si è colti dal panico, è più difficile ragionare e trovare la loro posizione. Farsi spiegare il funzionamento dei sistemi di sicurezza. 6) Lavorare in ambienti sufficientemente arieggiati: Molte reazioni chimiche necessitano di reattivi o sviluppano prodotti volatili pericolosi perché tossici o irritanti; è dunque necessario lavorare in ambienti in cui tali prodotti possano diluirsi a sufficienza. 7) Avvertire sempre preventivamente il docente ed i colleghi se si è allergici a certi prodotti chimici. Ad esempio talune persone manifestano allergia all’aspirina e ad i suoi precursori e derivati. 8) Se per qualunque motivo si avverte un senso di malessere, allontanarsi immediatamente dal banco di lavoro avvertendo i colleghi vicini ed il docente. 9) Non cercare di nascondere gli effetti di un incidente anche se ritenuto di lieve entità. La persona che subisce un infortunio talvolta lo sottovaluta ( o lo sopravaluta) per motivi psicologici. Avvertire sempre il docente ed i colleghi vicini. Tra l’altro, il docente è obbligato per legge ad avvertire gli organi competenti in caso di incidente. 10) Avvertire sempre il docente ed i colleghi vicini se si intende iniziare un’operazione che possa comportare qualche rischio potenziale. 11) Indossare il camice: rappresenta una protezione da incendi e sostanze pericolose e deve essere facilmente sfilabile. 12) Indossare gli occhiali di sicurezza: gli occhi sono la parte più delicata del corpo e vanno difesi con occhiali in plastica resistente agli urti che vanno indossati sempre perché eventuali lesioni possono derivare non solo quando si compiono manipolazioni pericolose ma anche come conseguenza di operazioni pericolose compiute da altre persone. Si deve prestare particolare attenzione soprattutto quando si opera con prodotti potenzialmente tossici, infiammabili, esplosivi o che possono sprigionare vapori anche solo irritanti. 13) Indossare guanti protettivi quando si opera con sostanze pericolose: di solito sono fatti in lattice di gomma e sono monouso. Attenzione che, soprattutto se sono bagnati, possono risultare scivolosi per cui è più facile perdere la presa. 14) Leggere sempre con molta attenzione le etichette dei recipienti prima di usarne il contenuto. Essere assolutamente certi dell’identificazione della sostanza presente nel recipiente. Manipolare o mescolare sostanze incognite può essere estremamente pericoloso. Ogni recipiente deve portare una etichetta che identifichi inequivocabilmente il suo contenuto almeno con il nome e/o la formula e le precauzioni d'uso. In caso di dubbio non usare assolutamente il contenuto di un recipiente 15) Lavorare sotto la cappa aspirante indossando anche gli occhiali di sicurezza soprattutto quando si usano sostanze pericolose, tossiche, solventi organici, acidi e/o alcali concentrati, o si seguono reazioni che sviluppano gas tossici o maleodoranti o che siano esotermiche o potenzialmente esplosive. 16) Non consumare cibi o bevande in laboratorio: il pericolo maggiore deriva dalla possibile contaminazione del cibo o della bevanda con sostanze tossiche. In secondo luogo è possibile che si verifichi la contaminazione dei reattivi col cibo. 17) Non usare i recipienti adoperati per gli esperimenti per introdurvi cibi o bevande: non è detto che essi siano perfettamente puliti, inoltre certi residui chimici possono essere assorbiti dal vetro e rilasciati lentamente dopo qualche tempo. 18) Non fumare: può essere causa di incendi dato che molti solventi organici sono infiammabili. 19) Non assaggiare, né toccare assolutamente i reattivi con le mani né annusarli: numerose sostanze sono irritanti, caustiche, velenose, ..., e possono anche essere assorbite dalla pelle. Gli effetti possono manifestarsi anche dopo qualche tempo. Non seguire pertanto i cattivi esempi dati da certi protagonisti di film, che fanno gli attori e non gli scienziati ! 20) È tassativamente vietato prelevare liquidi con pipette aspirando con la bocca: usare sempre propipette automatiche o aspiratori in gomma perchè il liquido potrebbe finire in bocca, soprattutto se nella pipetta si formano bolle d'aria, con conseguenze potenzialmente drammatiche. 21) Lavarsi frequentemente ed accuratamente le mani: spesso inavvertitamente, nonostante le precauzioni, si tocca qualche residuo che poi potrebbe venire a contatto con la bocca o gli occhi dando irritazioni o peggio. 22) Tenere pulito ed in ordine il proprio banco di lavoro: lasciare sul banco solo l'attrezzatura indispensabile per lo svolgimento dell'esperienza in corso. Alla fine dell'esperienza riporre l'attrezzatura usata dopo averla pulita. Accertarsi di aver chiuso il rubinetto dell'acqua e del gas, se sono stati usati. 23) Rimanere al proprio posto e muoversi solo lo stretto indispensabile. Ciò vale soprattutto se è in corso una reazione chimica e se si sta riscaldando qualcosa. Non girare tra i banchi e non toccare la strumentazione che non si conosce: oltre ad esser pericoloso e dannoso per se e per gli altri, tale fatto può causare inconvenienti agli altri frequentatori del laboratorio. 24) Usare con attenzione la vetreria. 25) Quando si prepara una soluzione diluita di un acido o di un idrossido, partendo da acidi o idrossidi concentrati, aggiungere questi all' acqua lentamente ed agitando in continuazione e mai il contrario: prestare somma attenzione soprattutto quando si ha a che fare con H2SO4 concentrato o con NaOH o KOH solidi: quando questi composti vengono mescolati con H2O si sviluppa una grande quantità di calore ed in conseguenza di ciò la soluzione si riscalda molto velocemente (reazione esotermica). Attenzione: la soluzione può raggiungere il punto di ebollizione quasi istantaneamente e mettersi a schizzare pericolosamente. 26) Non scaldare su fiamma libera liquidi infiammabili (esempio solventi organici): i loro gas potrebbero incendiarsi. 27) Non rivolgere l'apertura dei recipienti verso altre persone perché il liquido potrebbe schizzare. 28) Non indagare su eventuali perdite di gas usando una fiamma: se c'è una effettiva perdita si può generare un incendio. Usare le apposite soluzioni saponose. 29) Prestare attenzione alle apparecchiature sotto tensione elettrica: non toccare le strumentazioni elettriche con le mani bagnate, assicurarsi che non ci siano fili scoperti sotto tensione. In caso di potenziale pericolo staccare la corrente operando dal quadro elettrico generale la cui collocazione deve essere nota a tutti i frequentatori del laboratorio. 30) Non tenere in tasca oggetti appuntiti o taglienti come forbici, coltelli o tubi di vetro: in caso di urto o caduta possono diventare pericolosi. 31) Chi porta i capelli lunghi cerchi di raccoglierli, ad esempio con un nastro, per minimizzare il pericolo di impigliarsi, o di rovinarli con qualche reattivo o di farli cadere in qualche recipiente o, peggio, di bruciarli. 32) Lavorare su quantità limitate di sostanze per limitare i pericoli in caso di incidente. 33) Non appoggiare mai recipienti, bottiglie o apparecchiature vicino al bordo del tavolo: quando meno uno se lo aspetta tendono a cadere giù. 34) Afferrare saldamente e con tutte le precauzioni del caso i recipienti contenenti i reattivi quando devono essere mossi da un posto ad un altro. Non tenerli distrattamente ma sostenere i recipienti mettendo una mano sul loro fondo. Non afferrare le bottiglie per il tappo. Evitare l'uso dei tacchi alti e delle scarpe aperte. I gioielli, specialmente se penzolanti, (orecchini, bracciali ecc.) potrebbero rappresentare un fattore di rischio Si rammenti bene che, soprattutto quando si compiono delle azioni ripetitive ed apparentemente noiose, anche se si stanno adoperando sostanze ed apparecchiature pericolose, si tende ad abbassare il proprio livello di attenzione ed a sopravvalutare le proprie capacità ed esperienza. La sicurezza deve derivare da una attitudine mentale a mettere sempre in pratica le norme di prevenzione dai pericoli per sé e per gli altri e non dall'abitudine. Sicurezza per gli addetti ad attività subacquea PREMESSA Questa guida vuole essere un contributo per tutti coloro che intendono vivere il mare in sicurezza e nel pieno rispetto dell’ambiente marino. Le informazioni contenute in queste pagine non sono esaustive di tutta la normativa in vigore in materia di prevenzione e sicurezza in mare. Per ogni ulteriore approfondimento vi consigliamo di rivolgervi agli uffici delle Capitanerie di Porto. Per l’emergenza in mare digitate il Numero Blu 1530 della Guardia Costiera. INTRODUZIONE Qualsiasi attività lavorativa che preveda operatività in mare richiede l'espletamento di operazioni preliminari a carattere preventivo, nonchè il rispetto dell'ambiente mare. Il mare è patrimonio comune all’intera umanità: esso è lo spazio dove maggiormente si appaga il desiderio di ciascun uomo di infinito e libertà. Quando perciò ci avviciniamo al mare per qualsiasi motivo (turismo, sport, ricreazione) e, a maggior ragione, per scopi lavorativi e di ricerca, dobbiamo costantemente ricordare: - di avere il più assoluto rispetto per l’ambiente marino e le coste: l’abbandono di rifiuti è causa certa di degrado (ciò, purtroppo, è già avvenuto in alcune zone del nostro Paese); - di evitare rumori eccessivi e molesti: sono il più grave limite alla libertà altrui di fruire in pace del mare e delle sue bellezze; - di avere sempre molta prudenza. Il Decalogo del Bagnante - Evita di fare il bagno se non sei in perfette condizioni psicofisiche. - Non forzare il tuo fisico anche se sei un buon nuotatore. - Dopo una lunga esposizione al sole, entra in acqua gradualmente, bagnando prima la nuca, l’addome e il petto. - Evita assolutamente di fare il bagno se hai preso un colpo di sole. - Lascia trascorrere almeno 3 ore dall’ultimo pasto prima di fare il bagno. - Non entrare in acqua quando è esposta la bandiera rossa (che indica una condizione di pericolo per i bagnanti). - Non fare il bagno se il mare è mosso, se spirano forti venti, se vi sono forti correnti, se l’acqua è molto fredda o se ha una temperatura molto inferiore a quella dell’ambiente (a meno che non si disponga di adeguata attrezzatura subacquea). In Apnea - Non immergersi se non in perfette condizioni psicofisiche e se non sono passate almeno 4 ore dal pasto o 2 ore da uno spuntino. - Effettua un controllo medico specialistico periodico almeno una volta all’anno e un corso di immersione in apnea presso una scuola qualificata. - Non effettuare mai l’iperventilazione. - Immergersi sempre legato a un galleggiante segna sub (bandiera rossa con striscia diagonale bianca visibile a 300 metri) e in equilibrio idrostatico leggermente positivo. - Fai passare almeno tre minuti tra un apnea e un’altra per compensare il debito di ossigeno acquisito, aumentando l’intervallo con l’aumento del tempo complessivo dell’immersione. - Immergiti almeno con un’altra persona in modo da effettuare le apnee alternative, cosicchè il subacqueo in superficie possa controllare a vista il subacqueo in immersione. Sott’acqua con le Bombole - Effettua un corso di immersione con autorespiratore presso una scuola qualificata ed un controllo medico specialistico periodico (almeno una volta all’anno). - Programma sempre l’immersione e controlla sempre le attrezzature e la pressione delle bombole prima di ogni immersione. - Indossa sempre il profondimetro, l’orologio, il regolo di decompressione, il coltello, il giubbetto di assetto variabile. - Adotta in immersione le corrette tecniche di respirazione non trattenere mai il respiro, specialmente in risalita. - Evita di effettuare la seconda immersione prima che siano passate 12 ore dalla precedente. - Risali sempre rispettando le tappe di decompressione indicate dalle tabelle. - Adotta comunque l’abitudine di effettuare un ulteriore tappa di qualche minuto a 5 metri. - Non allontanarti più di 50 metri dalla bandiera di segnalazione. - Immergiti sempre con un compagno (senza perdersi mai di vista; possibilmente collegandoti a lui con una sagola) e usa sempre il galleggiante segna sub. Consigli e Suggerimenti al Diportisti Suggerimenti di carattere generale rivolti a tutti i diportisti nautici: - Accertarsi sempre delle buone condizioni meteorologiche. Si ricordi che i bollettini meteo sono trasmessi dalla RAI (il bollettino del mare è trasmesso dalle stazioni radiofoniche della RAI) e sulle stazioni costiere P.T. radio (il lancio dei bollettini “meteomar” avviene per radiotelefono sul canale 26 VHF/FM). Le suddette stazioni radio PT. provvedono anche alla diffusione degli Avvisi ai Naviganti di sicurezza. La diffusione degli avvisi e del Meteomar vengono preannunciati sul canale 16 VHF (pan a 156.800 MHZ). - Il Comandante/Conduttore dell’unità da diporto è il responsabile di bordo: prima di intraprendere un viaggio deve assicurarsi che il proprio mezzo sia in ottimo stato di navigabilità. - Accertarsi sempre, prima di uscita in mare, dell’efficienza del proprio mezzo nautico, dell’esistenza a bordo di tutte le dotazioni di sicurezza previste e che la quantità di carburante sia sufficiente a garantire anche il rientro. - Provvedere perché ci sia sempre a terra, qualcuno che sia a conoscenza dell’uscita in mare, della destinazione, della ora di previsto arrrivo/rientro: in caso di attracco in zona diversa da quella prevista, avvisare sempre e ciò per evitare che ingiustificati allarmismi da parte di chi aspetta a terra causino l’inutile avvio delle operazioni di ricerca da parte dei mezzi della Guardia Costiera. - Non navigare nelle zone frequentate dai bagnanti. - Regolare la velocità della propria imbarcazione in base alle condizioni del mare e della densità del traffico in zona. - In mare rispettare sempre le regole per evitare gli abbordi in mare. - Portare il proprio aiuto, ai limiti delle proprie possibilità, a chiunque ne abbia bisogno, assistendo fino all’arrivo dei soccorsi. - Non abbandonare mai il proprio mezzo nautico, a meno che non stia colando a picco. - In caso di mare agitato, assicurarsi che i mezzi di salvataggio/sicurezza siano a portata di mano: far indossare le cinture di salvataggio/salvagenti a tutti i presenti a bordo. - Controllare sempre l’efficienza delle dotazioni di sicurezza, tenendo bene a mente il posto dove sono sistemate (razzi di soccorso, estintori, salvagenti, etc..) e ricordarsi di tenerle sempre all’asciutto. - Non navigare sotto riva quando il mare proviene dal largo e ciò per evitare che l’unità possa essere sottoposta alla violenza dei marosi; in tal caso tenersi più lontano dalla Costa e ridurre la velocità prendendo il mare a “mascone o giardinetto”. - Non farsi mai scrupolo di segnalare, per radiotelefono, con il “CB”, a braccia, usando i razzi etc., la propria difficoltà. - La gente di mare, e particolarmente i pescatori del luogo, sono sempre disposti con la loro esperienza, a portare il proprio aiuto e comunque a dare preziosi consigli sulle caratteristiche meteomarine locali, sulle rotte più sicure etc. - Evitare di esporsi a capo scoperto, al sole, per lunghi periodi rischiando l’insolazione. - Non navigare a meno di 100 mt. dai galleggianti o unità che segnalano la presenza di operatori subacquei. Documenti da compilare prima di iniziare qualsiasi attività presso i Laboratori di Zoologia e Biologia Marina: Check-list dell'attrezzatura La check-list dell'attrezzatura viene effettuata preventivamente prima di ogni uscita in mare. 1) Scheda personale "Soggetti esposti a rischi di immersioni subacquee" (di seguito riportata): Di seguito è riportato l'elenco dell'attrezzatura subacquea: · · · · · · · 2) Scheda di rischio lavorativo individuale (D. Lgs. 81/2008 e successive modificazioni ed integrazioni) (disponibile in http://www.disteba.unisalento.it/sesiger). Muta (giacca, pantaloni, guanti, calzari) Maschera Snorkel Pinne Cintura di zavorra Coltello Boa segnasub Dotazioni di subacquee sicurezza per l’operatore nel corso di immersioni La dotazione di sicurezza per l'operatore subacqueo deve essere sottoposta ai controlli previsti per legge: · Idonea manutenzione delle attrezzature subacquee (bombole, erogatori, manometri, profondimetri, G.A.V., maschere, aeratori, mute, guanti e calzari, zavorra, pinne, coltelli, segnasub, torcie). · Bombola · Erogatori (2) · · · · Manometro Orologio Profondimetro GAV o Jacket · Tabelle portatili in plastica · O.R. (guarnizioni della rubinetteria della bombola) di riserva · Fischietto per segnalazioni · Collaudo periodico delle bombole presso l’INAIL (ex-ISPESL) (Istituto per la Sicurezza sul Lavoro). Nuove norme riguardanti le valvole per bombole di autorespiratori (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 2-1-2003) aria per Immersione con autorespiratore La forma più diffusa di immersione con autorespiratore è quella effettuata con autorespiratore ad aria (ARA). Il subacqueo si immerge provvisto di una bombola di dimensione variabile (nell'immersione sportiva solitamente 15 o 18 litri) contenente aria compressa a 200 atmosfere (220 per le bombole da 18 litri). La bombola è provvista di un'attrezzatura, detta erogatore, che ha lo scopo di ridurre la pressione dell’aria compressa presente nel contenitore (bombole) alla pressione ambiente e di erogare aria quando richiesta dal subacqueo. La riduzione della pressione può avvenire in una sola fase (erogatore monostadio, ormai in disuso) oppure in due fasi (erogatore bistadio). Il primo stadio di un erogatore del secondo tipo dispone inoltre di altre uscite: una o più ad alta pressione, a una della quale viene agganciato il manometro; solitamente altre 4 uscite di bassa pressione alle quali è connesso il giubbotto ad assetto variabile, il secondo stadio di riserva (o octopus) e altre attrezzature come la muta stagna. L'immersione con autorespiratore può essere effettuata con miscele di gas diversi dall'aria, per esempio l'autorespiratore a ossigeno (ARO) (in inglese rebreather) oppure con miscele particolari come l'Enriched Air Nitrox (EAN), che permette immersioni più sicure o più lunghe ma a profondita massime inferiori; infine il Trimix permette il raggiungimento di profondità più elevate. L'utilizzo di queste miscele richiede una formazione apposita in quanto sono considerate immersioni tecniche. La fisica e la subacquea Alcune leggi fisiche trovano un'importante applicazione in subacquea. Le particolari condizioni dell'ambiente nel quale viene svolta l'attività subacquea hanno, infatti, una serie di conseguenze sull'organismo; a questo si aggiungono gli effetti della temperatura e della pressione sui gas respirati. Alcuni di questi effetti sono comuni ai due tipi di immersione (immersione in apnea e immersione con autorespiratore), altri sono invece peculiari solo del secondo. I possibili problemi fisici Compensazione forzata dell'orecchio medio Per effetto della pressione esterna, l'aria respirata dall'erogatore che raggiunge i polmoni tenderà a raggiungere anche tutte le altre cavità aperte del cranio del nostro organismo, compensandole in modo spontaneo. L'unica eccezione è l'orecchio medio, che va compensato in modo forzato per permettere l'apertura delle trombe di Eustachio ed evitare problematiche all'apparato uditivo. Imparare a compensare è di importanza fondamentale: non è, infatti, possibile intraprendere alcuna attività subacquea senza praticare questa manovra. Se all'interno dell'orecchio medio non si stabilisce una forza pari a quell'esterna, la membrana timpanica viene spinta violentemente verso l'interno, con conseguente rottura di quest'ultima. È importante, inoltre, evidenziare che la compensazione deve essere effettuata nel momento stesso in cui inizia la discesa ed essere ripetuta a giusti intervalli fino al raggiungimento della massima quota, per evitare al timpano anche il più piccolo stress, senza attendere di avere sensazioni dolorose. Barotrauma e Sovradistensione polmonare Il barotrauma è una lesione ai tessuti provocata dal mancato equilibrio fra la pressione dell'aria contenuta in una cavità corporea e la pressione dell'ambiente circostante: si verifica quando il corpo si muove in modo troppo repentino da/o verso una condizione in cui la pressione è più elevata. I danni originano dal fatto che mentre l'aria è comprimibile i tessuti non lo sono, quindi all'aumentare della pressione esterna l'aria contenuta nei tessuti offre una resistenza minore alla pressione mentre al diminuire della pressione esterna l'aria contenuta nel corpo umano tende a espandersi danneggiando, se non sono rispettati i tempi e i modi di espulsione, i tessuti nella quale è contenuta. La sovradistensione polmonare si verifica nell'attività subacquea con autorespiratore durante la risalita (in genere negli ultimi 15 metri della stessa). L'aria respirata da un autorespiratore è a pressione ambiente, autoregolata proporzionalmente alla profondità. Se chiusa all'interno di un contenitore non rigido come il nostro corpo, essa aumenta di volume al diminuire della pressione ambientale e si espande, pertanto, durante la risalita. L'aumento di volume può essere tale da causare la rottura degli alveoli polmonari provocando il passaggio d'aria nella cavità pleurica con conseguente collasso del polmone (pneumotorace) o più raramente nel mediastino (pneumomediastino) o, nell'eventualità peggiore, direttamente nel circolo venoso polmonare (embolia gassosa arteriosa o EGA). Patologia da decompressione Con patologia da decompressione o PDD si intendono tutte quelle patologie derivanti da una riduzione della pressione ambientale; in particolare si hanno due patologie: il malessere da decompressione e l'embolia gassosa arteriosa. Malattia da decompressione La MDD (acronimo di malattia da decompressione) deriva dalla formazione di bolle all'interno del circolo ematico o dei tessuti e provocata dalla mancata eliminazione di gas inerti (azoto) in seguito ad un'immersione subacquea oppure all'esposizione a pressioni elevate. Embolia Gassosa Arteriosa L'E.G.A. (acronimo di embolia gassosa arteriosa), è una delle patologie più gravi alle quali può andare incontro un subacqueo, e si manifesta come presenza di bolle di gas all'interno della circolazione arteriosa. Vertigine alternobarica La vertigine alternobarica è di solito causata da una differenza di pressione tra le due cavità dell'orecchio, che porta ad uno squilibrio tra i vestiboli. Si può verificare sia in discesa che in risalita, e di solito, a meno di traumi più gravi, è un fenomeno di breve durata e si presenta come un forte senso, appunto, di vertigine (o, nei casi più forti, di ipoacusia, una riduzione della capacità uditiva). Si risolve interrompendo la discesa o, nel caso di risalita, è solita scomparire in circa 15 minuti. Narcosi da azoto La narcosi da azoto (detta anche ebbrezza da alti fondali) si verifica talvolta durante le immersioni subacquee in caso di pressioni ambientali superiori a circa 4 atmosfere (quindi a circa 30-35 metri di profondità) ed è accentuata dalla velocità di discesa tenuta per raggiungere tale profondità. Organizzazione generale: Composizione dei gruppi di immersione Nel corso delle immersioni è necessario rispettare alcune regole: · In immersione non si va mai da SOLI · Se i subacquei che si immergono sono molti, si formano GRUPPI DI IMMERSIONE · All’interno del gruppo si formano le COPPIE di compagni di immersione · Un sommozzatore del gruppo, di solito il più esperto, funge da capogruppo, a un altro sommozzatore o a una coppia è affidato il compito di chiudere il gruppo. Organizzazione e programmazione dell'immersione L'importanza di preparare un programma e discuterlo tutti insieme è la base di un'immersione sicura. La mancata conoscenza di tutta la programmazione o di una parte di essa provoca normalmente dubbi, stati di ansia e di confusione che portano all'affanno e allo stress, con il conseguente insorgere di problemi durante l'immersione. Come abbiamo già ricordato sott'acqua non si scende mai da soli e la prima fase della programmazione consiste nell'organizzare i partecipanti. Nelle immersioni di gruppo è importante designare sempre, tenendo conto della maggior esperienza in immersione o della maggior conoscenza del fondale su cui si scenderà, un capo-gruppo responsabile che condurrà l'immersione e a cui fare riferimento in caso di problemi. Anche la formazione delle coppie, i cui membri hanno reciproca responsabilità, deve essere fatta prima di entrare in acqua. Nella formazione delle coppie si dovrà valutare: - l'esperienza dei partecipanti, accoppiando il neofita con il più esperto, tenendo anche conto delle differenze di capacità tecniche e di abilità fisiche; - l'attività che vuol essere svolta in immersione sia collettivamente che individualmente, avendo presente che obiettivi ed attività diverse aumentano le probabilità di separazione; - tutte le coppie dovranno seguire il capo-gruppo, ma se ciò risultasse impossibile, come in caso di smarrimento, ogni membro della coppia dovrà fare riferimento ed accordarsi con il compagno; - le procedure da osservarsi in caso di separazione di una coppia dal capo-gruppo o di separazione dal compagno di coppia, dovranno essere concordate e discusse durante la programmazione dell'immersione. Definita questa prima fase, gli altri argomenti da considerare normalmente nella programmazione sono: - l'obiettivo, che rappresenta il motivo per cui si fa l'immersione e che dovrà essere il più comune possibile fra i partecipanti; - la scelta del posto di immersione, che dovrà essere idoneo all'obiettivo dell'immersione; - la valutazione delle condizioni del mare, come correnti, risacca e visibilità, che serviranno per individuare il punto o il metodo di ingresso e di uscita, considerando se l'immersione è fatta da terra o con la barca; - la profondità massima che si raggiungerà in immersione, tenendo presente dei limiti imposti dall'esperienza, dalle capacità tecniche, dall'abilità e dallo stato psico-fisico dei partecipanti; - il tempo massimo di permanenza sul fondo; - la quantità d'aria minima nella bombola con la quale si dovrà iniziare la risalita; - la posizione delle coppie durante l'immersione, per evitare confusione in immersione; - eventuali incarichi specifici (es. designare chi avrà in consegna la boa segna-sub); - il ripasso dei segnali manuali, delle procedure di emergenza e di perdita del compagno o di separazione dal gruppo, che permette una migliore comunicazione e offre la possibilità di intervenire adeguatamente al momento in cui si verificasse l'insorgere di alcuni problemi. I vantaggi, legati ad una programmazione resa più efficace dal saper applicare la capacità di orientarsi e di navigare in immersione, portano ad un aumento della sicurezza. Durante un’immersione con scarsa visibilità il capogruppo utilizza, per ritrovare la barca, il Filo d’Arianna, una sagola che va legata ad un punto fisso (per esempio all’ancora) e srotolata lungo il percorso. Assistenza in superficie Se è possibile si devono organizzare turni di immersione ! IMPORTANTE: Se la decompressione avviene in corrente c'è la possibilità che il subacqueo vada alla deriva, allontanandosi così dalla barca d'appoggio o dalla riva. Va quindi fornita, da parte della barca, una piattaforma sommersa (detta trapezio) o una cima a cui il subacqueo possa aggrapparsi durante la decompressione. L’uso del filo di Arianna è sempre obbligatorio anche nelle gallerie sommerse con buona visibilità. Il diametro è di solito di 2-3 mm, e il rullo svolgisagola ne contiene normalmente 150-200 m. Prima di essere avvolto, è consigliabile effettuare una marcatura ogni 5 m per conoscere sempre la distanza percorsa e la direzione dell’ingresso anche con scarsa visibilità; ad esempio il filo va segnato con del pennarello nero ai metri 5-15-25-35 ecc. e con del nastro adesivo ai metri 10-20-3040-50. Una corretta sagolatura deve permettere al sub di uscire al buio seguendo il filo di Arianna. Per ottenere questo, è importantissimo che durante il fissaggio al fondo od alle pareti vi sia sempre uno spazio libero sufficiente per potere passare senza incontrare ostacoli. L'immersione in grotta va pianificata anche raccogliendo tutti i dati possibili sulla morfologia delle gallerie ed eventuali problemi di regime idrico. In particolare conoscere almeno indicativamente, le variazioni di quota del cunicolo, permette di effettuare una scelta sul numero delle bombole, tipo di gas respiratorio e tappe di decompressione. Imbarcazioni ed attrezzature impiegate per i campionamenti in mare Recenti aggiornamenti normativi in materia di Sicurezza in Mare Ø Decreto 07/10/2011 963/2011 - Disciplina delle procedure tecnico amministrative afferenti la materia della sicurezza della navigazione (SAFETY) e la sicurezza marittima (MARITIME SECURITY) in relazione alle misure urgenti antipirateria. Ø Decreto 30/11/2010 1340 - Decreto Dirigenziale - Aggiornamento Delle Norme Di Sicurezza Per Il Trasporto Marittimo Di Carichi Solidi Alla Rinfusa Allegate Al Decreto Del Ministro Della Marina Mercantile 22 Luglio 1992, (G.U. Serie Generale N 240 Del 12/10/1991) E Delle Procedure Amministrative Per Il Rilascio Dell'autorizzazione All'imbarco E Trasporto Marittimo E Per Il Nulla Osta Allo Sbarco Dei Carichi Medesimi. Ø Decreto Ministeriale 23/11/2010 236 - Attuazione dell'articolo 5 del decreto legislativo 4 febbraio 2000, n. 45 e successive modificazioni, recante attuazione della direttiva 98/18/CE, come rifusa dalla direttiva 2009/45/CE relativa alle disposizioni e alle norme di sicurezza per le navi da passeggeri adibite a viaggi nazionali. Ø Decreto Dirigenziale 12/05/2010 482/2010 - Aggiornamento dell'appendice 1 al Decreto Ministeriale 22 Luglio 1991, e successive modificazioni, recante norme di sicurezza per il trasporto marittimo alla rinfusa di scarichi solidi. Ø Decreto Dirigenziale 12/05/2010 481/2010 - Procedura e metodi di prova per gli imballaggi per merci pericolose ai sensi del paragrafo 6.1.5 del Codice IMDG. Ø Decreto Dirigenziale 19/04/2010 392/2010 - Requisiti per la manutenzione e la revisione dei dispositivi di salvataggio delle navi mercantili nonché per le ditte autorizzate ad effettuare detti interventi. Regolamento interno del Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina, Di.S.Te.B.A. - Università del Salento - Via Prov.le LecceMonteroni, 73100 LECCE Il Regolamento interno del Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina (Di.S.Te.B.A. - Università del Salento) ha lo scopo di indicare le figure professionali e le procedure necessarie a garantire il corretto svolgimento e gestione delle attività in mare, al fine di assicurare condizioni operative adeguate sotto il profilo della tutela normativa e della sicurezza. Il suddetto Regolamento si compone di 20 artt. al fine di regolamentare le attività di navigazione, campionamento e immersione subacquea che vengono svolte in grande prevalenza in mare dal Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina. Qualora le operazioni siano condotte in acque interne o corpi d’acqua artificiali le procedure delineate nel presente regolamento si presuppongono egualmente valide, fatto salvo il rispetto delle norme proprie al teatro operativo scientifico. Di seguito è riportato uno stralcio del sopracitato Regolamento: Art. 15 - DOTAZIONI DI SICUREZZA La dotazione di sicurezza per ogni singolo diver si compone di: a) Maschera b) Snorkel c) Muta, calzari, guanti, cappuccio d) Pinne con lacciolo per calzari e) cintura dei pesi e piombi necessari f) coltello a polpaccio g)contenitore per aria compressa con rubinetteria doppio attacco norme D.I.N. h) G.A.V. i) dispositivo di segnalazione sonora (fischietto) l) n. due erogatori bistadio con attacco D.I.N. m) orologio con ghiera di rilevamento tempi a movimento unidirezionale n) profondimetro con indicatore della max. profondità raggiunta o) tabelle di decompressione (U.S. Navy, Buhulmann) p) pallone segnasub con bandiera di segnalazione e sagola q) dispositivo di segnalazione luminosa intermittente per pallone in caso di immersione notturna r) dispositivo di segnalazione luminosa intermittente individuale in caso di immersione notturna s) torcia subacquea t) lavagnetta per comunicazioni. Dotazione di sicurezza per il Team-Leader: a) sistema di comunicazione esterno che consenta di contattare i centri di soccorso (fornito di batterie di riserva o di attacco per la ricarica continua alla batteria di bordo) b) tabella riportante i numeri telefonici e/o frequenze di ascolto dei principali centri di soccorso (Autorità Marittime, Ospedali, Liguria Emergenza Sanitaria, Centri Iperbarici, etc.) c) Kit Ossigeno: apparecchiatura per la somministrazione di ossigeno terapeutico in erogazione continua con bombola da almeno sette litri, ovvero con bombola di almeno tre litri se munita con erogatore a domanda ovvero con sistemi analoghi omologati d) valigetta Pronto Soccorso e) ausili meccanici per manovre di ventilazione forzata a un sincopato f) bombole aria ed erogatori di scorta per eventuali decompressioni prolungate g) almeno una bombola di riserva munita di doppio erogatore o dispositivi per l’erogazione dell’aria dalla superficie posizionati, per tutta la durata dell’immersione, ad una profondità da 3 a 5 metri h) cassetta attrezzi e kit manutenzione per gruppi A.R.A. ed erogatori. Art. 16 – SUPPORTO ALL’IMMERSIONE E COMPITI DEGLI OPERATORI DI SUPERFICIE Condizione ideale per lo svolgimento delle operazioni subacquee è la presenza in superficie di un natante in appoggio ai sommozzatori. La conduzione del natante deve essere affidata a persona esperta e qualificata a svolgere questa funzione (personale addetto del Di.S.Te.B.A. e/o personale ingaggiato all’uopo). E’ da preferirsi l’impiego di un battello di piccola stazza e facilmente governabile anche a remi; nel caso in cui la base delle operazioni subacquee sia un natante di larga stazza (il capo barca del quale assume i compiti e le prerogative elencati di seguito) è da prevedere l’uso di un tender per meglio seguire i movimenti degli operatori in acqua, laddove sia praticabile. In caso di immersione con unità navale di appoggio ancorata, l’ancoraggio dell’unità dovrà essere realizzato in maniera tale da poter essere «filato per occhio» in emergenza; in tale circostanza il punto di ormeggio dovrà essere segnalato in superficie con un galleggiante (grippiale costituito anche da un parabordo). Compiti del conducente del natante sono: - il controllo dello stato del natante e delle dotazioni di bordo, - il governo del natante dall’uscita al rientro in porto, - la disposizione delle segnalazioni previste dalla legge, - l’assistenza continua e il controllo della posizione degli operatori in immersione, - il mantenimento dei contatti con la terraferma. Compiti degli operatori subacquei nei confronti degli operatori in barca sono: - l’aggiornamento sui particolari del piano di immersione, - la consegna di tabelle, attrezzature di emergenza, elenco camere iperbariche e centri medici disponibili, - il rispetto delle direttive riguardanti le condizioni di fattibilità delle operazioni in acqua per quanto è di competenza degli operatori in barca. Art. 17 - LINEE GUIDA DI COMPORTAMENTO - - - Le linee guida di comportamento prevedono: - Pianificazione dell’immersione - Gerarchia nei rapporti tra Team Leader/Tutors e Divers - Stretta osservanza da parte dei Divers delle direttive impartite dalla linea gerarchica Team Leader/Tutor/Divers (Briefing e successive disposizioni nel corso dell’immersione), devono operare entro i limiti imposti dal proprio brevetto, assumendo tutte le responsabilità civili e penali connesse con l’attività svolta - I Divers, a due a due, devono osservare rigorosamente le norme relative all’immersione in coppia Ogni accompagnatore non può guidare nell’immersione più di cinque subacquei simultaneamente e deve rispettare i limiti di profondità stabiliti dal brevetto posseduto dagli stessi; in caso di brevetti di diverso grado dovrà essere rispettato il limite di profondità previsto dal grado inferiore Assicurazione per Responsabilità Civile verso Terzi del Team Leader Dichiarazione, da parte dei singoli Divers, di perfetta conoscenza delle norme e dei rischi Che governano l’immersione subacquea Dichiarazione, da parte dei Divers, di regolare conseguimento di brevetto sportivo con Organizzazione riconosciuta Scheda informativa Allievo e Certificazione medica a corredo Dichiarazione dei Divers di obbligo di osservanza delle disposizioni tecnico-operative così come impartite dal Team Leader Controllo della piena efficienza delle attrezzature dei Divers. ALLEGATO TABELLA DEI NUMERI DI TELEFONO UTILI PER LE EMERGENZE IN MARE (ospedali della zona provvisti di camere iperbariche) Numero blu emergenze in mare (H 24): 1530 ASCOLTO RADIO VHF/fm: CANALE 16