a m r i F u t e h anc Lavoro e sviluppo contro le mafie: ripartire dalle aziende confiscate. Alla prepotenza mafiosa bisogna contrapporre un’alternativa fatta di dignità, lavoro e sviluppo. Le aziende sequestrate e confiscate possono diventare un modello per la lotta alla mafia, divenendo presidi di lavoro legale e dignitoso attraverso un impegno concreto di tutti gli attori coinvolti, istituzionali e non. Le tante cooperative giovanili nate in questi anni sui beni confiscati, spesso senza nessun sostegno dalle istituzioni, hanno dimostrato che combattere le mafie attraverso il lavoro non solo è possibile, ma è l’unica strada da perseguire per dare forza all’insostituibile azione repressiva della magistratura e delle forze dell’ordine. Per fare ciò bisogna assicurare gli strumenti necessari di sostegno a chi si impegna per restituire alla collettività i beni e le aziende confiscate alle mafie. Le proposte contenute nella legge d’iniziativa popolare vanno in questa direzione, perseguono l’obiettivo di costruire attraverso le aziende confiscate alle mafie nuova e buona occupazione. Combattere le mafie sul piano economico e sociale: raccogliamo la sfida! Attualmente lo straordinario potenziale rappresentato dalle aziende confiscate alle mafie è abbandonato a se stesso. Nove aziende su dieci sono destinate al fallimento. Basterebbe un impegno più mirato delle istituzioni per renderle un nuovo motore di sviluppo per la nostra economia. Le proposte contenute in questa proposta di legge d’iniziativa popolare servono a sollecitare la politica a intraprendere interventi diretti e efficaci. Lasciare in uno stato di abbandono le migliaia di aziende sottratte alla criminalità organizzata sarebbe solo un favore a quest’ultima. Non è più possibile, su un punto così importante come la lotta alla criminalità, accumulare altri ritardi. Per questo ci siamo sentiti in dovere di proporre soluzioni immediatamente realizzabili e di facile applicazione. Non è più possibile vivere in un paese dove in alcuni territori con la mafia si lavora e con lo Stato no. RISTRUTTURAZIONE AZIENDALE: per risolvere il problema del credito bancario, per pagare gli stipendi dei lavoratori e sostenere i costi dell’emersione alla legalità delle imprese si propone di istituire un apposito fondo di rotazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Il Fondo sarebbe finanziato da una parte delle liquidità confiscate alla criminalità. NO AL LAVORO NERO: favorire l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari attraverso un complesso di interventi in favore dell’aziende sequestrate e confiscate. Si prevedono agevolazioni fiscali per la regolarizzazione e incentivi per la messa in sicurezza delle imprese. CONCORDATO ANTICRISI: L’attuale legislazione prevede la liquidazione delle imprese che abbiano precedentemente accumulato debiti. Per scongiurare il fallimento e per tutelare i lavoratori e i creditori si prevede l’estensione del concordato previsto dalla Legge Marzano per le aziende in crisi. USO SOCIALE DELLE AZIENDE: Si incentiva, attraverso un complesso di agevolazioni fiscali, la costituzione di cooperative dei lavoratori disposti a rilevare l’azienda. Il modello di riferimento sono le tante esperienze positive create dopo l’approvazione della legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. FORMAZIONE DEI LAVORATORI: Attraverso specifiche convenzioni con i fondi interprofessionali le istituzioni possono favorire un adeguato percorso di formazione e aggiornamento dei lavoratori e delle lavoratrici con l’obiettivo di utilizzare al meglio il potenziale di sviluppo delle aziende sequestrate e confiscate alle mafie. Le proposte TRASPARENZA: costituire una banca dati nazionale delle aziende sequestrate e confiscate con l’obiettivo di tutelarne la posizione di mercato. La banca dati potrebbe diventare un utile elenco di fornitori per le amministrazioni pubbliche. AGENZIA NAZIONALE: serve istituire presso l’Agenzia Nazionale un apposito ufficio dedicato alle attività produttive e alle relazioni sindacali con l’obiettivo di fornire tutto il supporto necessario per scongiurare il fallimento delle aziende sequestrate e confiscate e tutelarne i livelli occupazionali. VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO: per rendere le aziende confiscate una nuova possibilità di sviluppo bisogna coinvolgere tutti gli operatori economici presenti sui territori. Creare dei tavoli provinciali, in collaborazione con l’Agenzia e le Prefetture, potrebbe favorire l’emersione alla legalità delle aziende e il pieno coinvolgimento del territorio. TUTELA DEI LAVORATORI: la recente riforma Fornero ha abolito l’accesso agli ammortizzatori per i lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate. La nostra proposta va in direzione opposta, garantendo a tutti i lavoratori e le lavoratrici vittime del sistema mafioso un sostegno al reddito e un percorso di reinserimento lavorativo. LEGALITÀ DELLE IMPRESE: estendere e rafforzare il rating di legalità per le aziende sequestrate e confiscate, garantire agevolazioni fiscali per chiunque gli commissioni lavori o forniture. Prevedere, inoltre, specifiche convenzioni tra le pubbliche amministrazioni e le aziende sottratte alle mafie per i lavori e le forniture sotto soglia. Dove firmare? Sarà possibile firmare presso le sedi territoriali di CGIL, LIBERA, ARCI, ACLI, CONFESERCENTI (SOS IMPRESA), AVVISO PUBBLICO, LEGACOOP, Centro Studi PIO LA TORRE. Saranno organizzate, inoltre, specifiche iniziative per favorire la raccolta firme. Tutte le iniziative saranno segnalate sui siti internet delle Associazioni promotrici. Chi può firmare e come? Possono firmare tutti i cittadini che hanno compiuto la maggiore età. Basta avere con sé un documento di riconoscimento. A chi è rivolta la proposta? Una volta raggiunta la quota necessaria di 50 Mila firme la proposta sarà depositata al prossimo Parlamento, con l’obiettivo di sollecitare le forze politiche per una rapida approvazione. I numeri Le aziende confiscate al momento 1636, quelle sequestrate potrebbero essere dieci volte tanto. Tutti i settori produttivi sono coinvolti dal fenomeno, una percentuale molto alta riguarda settori chiave per il nostro paese come il terziario (45%), l’edilizia (27%) e l’agroalimentare (8%). È possibile trovare aziende sequestrate e confiscate in tutta Italia, da Nord a Sud. Le regioni con il numero più alto di aziende sono la Sicilia (37%), la Campania (20%), la Lombardia (12%), la Calabria (9%) e il Lazio (8%).