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Reggio Emilia, mercoledì 7 gennaio 2015
Festa del Tricolore – A palazzo Casotti, fino a domenica, una mostra sulla
“Guerra di carta”, tra informazione e propaganda nel corso della prima
guerra mondiale
In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, commemorato nel corso
dell'anno appena trascorso, è stata realizzata la mostra “Dalla guerra alla pace:
giornali originali dei paesi belligeranti (1914-1919)”, che viene allestita e
inaugurata a Palazzo Casotti (ingresso da via Toschi 1/B), in occasione delle
celebrazioni del Tricolore, mercoledì 7 gennaio alle ore 15. Questi i giorni e gli orari in
cui sarà possibile visitare l'esposizione: mercoledì 7 gennaio dalle ore 15 alle 17.30, poi
da giovedì 8 fino a domenica 11 gennaio dalle ore 10 alle 13 e nel pomeriggio dalle ore
16 alle 18.30. La mostra è a cura di: Comune di Comune di Reggio Emilia, Unuci di
Reggio Emilia, Ingortp, La Squadriglia del Grifo del Museo Francesco Baracca di Lugo di
Romagna, Centro di documentazione La Palazza di Budrio di Cotignola.
L' esposizione di quotidiani, periodici e opuscoli originali della Grande Guerra, scoppiata
il 28 luglio 1914 tra Austria-Ungheria e Serbia e diventata ben presto globale tra Europa,
Medio Oriente, Africa e Asia Orientale fino al 1918, è finora unica del suo genere in
Italia.
La mostra vuole far emergere che in parallelo alla guerra sui vari fronti, che
provocarono quasi 17 milioni di morti durante e dopo il conflitto, se ne è combattuta
un'altra nelle retrovie, sottile e martellante, utilizzando tutti i media a disposizione in
quel tempo. Era un'informazione solo in apparenza obiettiva perché cedeva alla logica
della propaganda, puntava a criminalizzare il nemico ma anche, in parallelo, a
tranquillizzare gli affetti di casa, ad ammantare di eroismo ogni vita perduta, a
supportare decisioni politiche e militari senza alcuna riflessione critica.
Un' informazione che cercava perfino di far sorridere nei crudeli, snervanti appostamenti
tra i camminamenti e le trincee in attesa di quell'ordine all'assalto che spesso portava
alla morte, ma che era anche portatore della disperata speranza di vincere la battaglia,
restando feriti in parti non vitali per poter tornare a casa benché mutilati.
I fogli esposti, conservati in gran parte dalle famiglie dei combattenti non sono solo
italiani, ma anche francesi, tedeschi, austriaci, inglesi, americani, perché tutti avevano
le stesse paure e le stesse speranze.
Sono esposte edizioni straordinarie di quotidiani sull'entrata in guerra e sull'armistizio, ci
sono volantini e opuscoli di propaganda, ci sono le cronache trionfalistiche di enormi
bottini conquistati al nemico e i celeberrimi " giornali di trincea" attraverso i quali il
nemico viene ridicolizzato fino a Caporetto per far credere a chi trepida a casa e agli
irriducibili neutralisti che la guerra che si combatte al fronte non è poi così brutta .
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Dopo l'invasione però lo stesso nemico viene descritto feroce e sanguinario per suscitare
una barriera, anche morale, al suo avanzare.
Tanti ragazzi muoiono al fronte. Anche il contributo dei giornalisti in termini di vite
umane è rilevante come testimonia una ricerca ancora in corso del Consigliere nazionale
dell'ordine dei Giornalisti Pierluigi Roesler Franz che sta suscitando un movimento di
opinione nella categoria per farne memoria; 150 quelli finora trovati dei quali 20
direttori di giornali e 9 insigniti di Medaglia d'Oro alla Memoria.
Il primo caduto è stato il 5 gennaio 1915, Lamberto Duranti, seguito tre giorni più tardi
da Ernesto Butta, entrambi volontari garibaldini nelle Argonne.
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A palazzo Casotti, fino a domenica, una mostra sulla