Periodico d’informazione della Parrocchia Prepositurale dei Ss. Pietro e Paolo di Gottolengo numero 1 - febbraio 2013 il Redone il Redone Periodico d’informazione della Parrocchia Prepositurale dei Santi Pietro e Paolo di Gottolengo Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 236 del 16-05-1965 CALENDARIO PASTORALE ORARIO Ss. MESSE n. 1 - febbraio 2013 Sito Internet della Parrocchia: http://www.parrocchiagottolengo.it e-mail: info @parrocchiagottolengo.it Tel. 030 951042 Direttore responsabile: Don Arturo Balduzzi Redazione: Andrea Milzani, Angelo Biazzi, Delia Milzani, Giuseppe Zanon, Giusi Morbini, Mino Feroldi, Mino Onorini, Paola Rodella, Paolo Bianchi, Silvana Martinelli, Stefania Tenchini In questo numero Calendario Pastorale..........................................2 La Parola del Prevosto.......................................3 Più vitale del Pane Attualità...............................................................5 Twitter La Chiesa ci insegna..........................................6 Pastorale Sociale Ho visto una chiesa appassionata Don Luca e la sua cordata................................ 8 Preghiera, Solidarietà: dono concreto a Gesù Giovani in corsa a tempo di Quaresima La Maison des Enfants Inizio Tempo di Quaresima Madagascar 3 L’Albero di Jesse...............................................13 Giustizia e Carità..............................................14 Centro di aggregazione....................................15 Note di tradizione.............................................16 Sant’Antonio Abate: le stagioni, i falò e.... tanto altro Ciao Nicola ...................................................... 17 Gruppi Parrocchiali...........................................18 Quaresima Missionaria XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Scuola................................................................19 Pramiazioni degli studenti meritevoli di Gottolengo Poesia................................................................21 I venti del tempo Anagrafe parrocchiale......................................22 VIGILIARI: Ore 16,30: Ore 18,30: Ore 20,30: Casa di Riposo Parrocchiale Comunità Neocatecumenali FESTIVE: Ore 08,00 - 09,30 - 11,00 - 18,30 FERIALI: Ore 08,00 - 18,30 da lunedì a venerdì Ore 16,30: giovedi Casa di Riposo CONFESSIONI SABATO: dalle ore 09,00 alle ore 11,00 ed in prossimità delle Sante Messe LA CELEBRAZIONE DEL BATTESIMO • Pasqua di Risurrezione (30 marzo 2013) • Solennità di Pentecoste (19 Maggio 2013) • Domenica dopo la festa del Carmelo (26 luglio 2013) • Solennità della dedicazione della Chiesa (27 ottobre 2013) Per ogni data il Battesimo viene celebrato al mattino e nel pomeriggio. Lodi festive: ore 07,30 nel coro della parrocchiale Vespri festivi: ore 18,00 nel coro della parrocchiale Presbiterio della comunità parrocchiale di Gottolengo Don Arturo Balduzzi prevosto Don Luca Lorini vic. parrocchiale Don Lorenzo Pini presb. collaboratore Don Osvaldo Giacomelli presb. coll. Giuseppe Colosini diacono tel: 030.951042 - 349.5830190 tel: 030.951031 - 335.8322836 tel: 030.951562 - 339.4989287 tel: - 339.5372141 tel: 030.9951289 - 339.4508922 In copertina: L’Albero di Jesse affresco Chiesa San Girolamo Litotipografia Causetti - 25023 Gottolengo (BS) Piazza xx Settembre 14 - Tel. e Fax 030.951319 2 il Redone LA PAROLA DEL PREVOSTO Più vitale del Pane Viviamo in un mondo pieno di rumori, di suoni, di grida e anche di parole. Milioni di sillabe si levano, si incrociano, si scambiano, si confondono, si sovrappongono nei nostri orecchi affaticati. Le voci degli amici e quelle dei passanti, le parole della TV e quelle dei cellulari, le vocali dei brani musicali e gli slogans della pubblicità, cha vanno come sottofondo in ogni luogo pubblico, in autobus come dal parrucchiere, nei centri commerciali come dal gommista. Sono tante, forse troppe per essere veramente recepite dalla nostra mente, per passare davvero dal padiglione auricolare ai neuroni o allo stato di coscienza. Ma abbiamo bisogno di parlarci, di comunicare, di trasmettere agli altri ciò che abbiamo dentro e anche di sentire la loro voce di risposta, di corrispondenza, di complicità. Per ottenere tutto questo ci vorrebbe, certamente, un po’ più di sobrietà. Ci vorrebbe un ambiente più dolce, più silenzioso, più adatto a scambiare parole che pesano, perchè contengono il nostro sentire e il nostro pensare. La Quaresima che stiamo per vivere non potrebbe essere proprio un’opportunità in questo senso? Già la prima domenica del tempo quaresimale ci riporta la parola antica ascoltata dalle labbra di Gesù: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3). L’uomo che crede in Dio e a Lui rivolge il suo desiderio, si nutre delle Sue parole. C’è, dunque, una discriminante che è costituita dalla bocca da cui escono quelle parole. Non è un dato da sottovalutare. Che cosa esce dalla bocca di Dio? Cosa è scritto nel suo Libro? Sentiamo uno dei tanti Canti in cui le pagine si compongono e si esprimono: Parole di padre, di madre, di. fratello, di amico, di straordinario calore. Parole di poesia, d’armonia, di musica, di incontro, di sorriso. Parole di pane, vocaboli di carne, che ci fanno nascere dentro, venire alla luce, non solo con il corpo, ma anche con il cuore, la mente, lo spirito. Parole d’amore, essenziali più dell’acqua, nutrienti più delle proteine. Nessuno può dirsi vivo e felice se non ha mai vissuto quanto in esse si dice: la cura, l’attenzione, l’amore gratuito e commosso, genuino e appassionato di Qualcuno che ti vuole, che ti cerca, che ti abbraccia. Nessuno può crescere e svilupparsi senza tanta dedizione, senza la pedagogia dell’amore. Ricevere ed accogliere queste parole ci permette di diventare figli, di avere una sorgente da cui scorrere liberi verso le valli e i mari della vita. Ci consente di avere una culla da cui uscire per costruire un mondo capace di farsi, a sua volta, culla per altre creature. Ci dona una memoria di amore incondizionato, fonte di una ragione d’amore che sarà guida, stella polare del futuro che verrà. “Quando Israele era piccolo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. (...) Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano. (…) Io li traevo con legami di bontà, con vincoli di amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia mi chinavo su di lui per dargli da mangiare”. (Os 11,1.3-4) 3 il Redone LA PAROLA DEL PREVOSTO Ciascuno di noi ha il suo bagaglio di parole miliari. Ostriche di nuova energia e del domani. Stelle che guidano i passi nel buio e illuminano la confusione dei giorni; tracce sul selciato che aiutano a mettersi in carreggiata, quando gli incroci e le corsie dell’esistenza si fanno sempre più numerosi, complessi, ambigui, aggrovigliati. Quando non si sa più come procedere, per la malattia propria o di una persona cara che si rivela in tutta la sua crudezza. Quando le ferite della vita, i traumi, i tradimenti, gli inganni, i capolinea ci impongono un grande, infinito silenzio e tutti i significati sembrano capovolgersi. Allora nasce dal cuore quell’eredità di parole incise a fuoco che ci aiutano a tornare in piedi, a ricominciare: “Come potrei abbandonarti, Efralm? Come consegnarti ad altri, Israele? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione”. (Os 11,8) La fedeltà di queste parole è più vitale del pane. Questo è il timbro particolare, caratteristico delle parole di Dio.Sono fedeli, legate a te, chinate sulla tua vita, leali, alte, cariche di bellezza e di bontà. Parole che non ingannano, non promettono paradisi artificiali, nè ledono in qualche modo la tua libertà. Ti rispettano, ti stimano, ti danno e ti chiedono fiducia e amicizia. Imprimono verità, infondono speranza, ti coinvolgono nel gioco fiducioso della vita. Ne potremo fare esperienza comunitaria diretta durante Festa dei Lustri di Matrimonio Le coppie di sposi che nel 2013 ricordano un lustro del loro matrimonio (5°, 10°, 15°, 20°, 25°, 30°, 35°.......60°.....) sono invitate ad incontrarsi per ringraziare il Signore, confermare la decisione per la famiglia e vivere insieme la festa Domenica 10 marzo ore 11.00 S. Messa in parrocchiale ore 12,00 Pranzo in Oratorio vcv Informazioni e adesioni presso Don Arturo - le celebrazioni eucaristiche festive e feriali - i centri d’ascolto della Paro la settimanali nelle contrade - le catechesi nei gruppi e con il T.R.G. sul “Credo” secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica In questo Anno delle Fede il Santo Padre ci invita, tra l’altro, a conoscere i Santi del nostro territorio che hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù, diventando a loro volta parola di Dio incarnata come testimonianza vivente della fecondità della parola che salva. Salutiamo quindi con gioia l’opportunità che viene data alla nostra comunità di ospitare, unico centro per tutta la bassa bresciana, gli incontri detti: “Ritratti di Santi” di P. Antonio Maria Sicari carmelitano, nella chiesa di S. Girolamo, come specificato nell’ultima pagina. Viviamo una buona Quaresima per un’ottima Pasqua. Don Arturo 4 il Redone ATTUALITA’ Twitter Il Papa entra nella Rete (la maiuscola è solo per evitare incomprensioni sul tipo di rete alla quale mi riferisco). E chi lo avrebbe detto! Ho letto commenti di ogni genere, analisi ingarbugliatissime sul perché, sul chi, sul come, ecc.ecc. Ho la sensazione che per molti commentatori il quid principale da risolvere non sia, nel caso di Benedetto XVI, tanto il suo essere Papa, quanto l’età avanzata. Perché i social forum sono robette da adolescenti o, tutt’al più, da adulti in crisi di mezza età. Altri, e vedendo il tono di molte delle risposte che il Papa riceve, sembra a ragion veduta - pensano che il Pontefice rischi unicamente il linciaggio da parte dell’esercito anticlericale, sempre pronto a mobilitarsi in massa. I giovani, oggi, sono sgamati e non temono il confronto con nessuno, lanciano messaggi come pugnalate a chiunque osi gettarsi nell’arena. A te la scelta: essere toro o torero poi, chi vince, si vedrà. Un campo d’azione, quindi, non adatto per il vecchio Joseph Ratzinger, uomo del 1927! In realtà, un film già visto, che si ripete a cadenze regolari da secoli; perché se la Chiesa fa è accusata quantomeno di ingerenze, se non fa è una congrega di bigotti e arretrati inquisitori. Ricordo, infatti, i giudizi sprezzanti per l’uso del mezzo televisivo da parte del Beato Giovanni Paolo II troppo incline, secondo vari commentatori, alla spettacolarizzazione della fede. Mi riferisco a quei critici illuminati che ancora si commuovono quando parlano della libertà che si respirava al raduno sessantottino di Woodstock ma storcono il naso davanti ad una GMG con centinaia di migliaia di giovani cattolici...absit iniuria verbis... Altri si sono sentiti imbarazzati, semplicemente perché certe cose il Papa non le deve fare (o non le dovrebbe fare, inserendo un condizionale giusto per non dare l’idea di voler dare consigli ad un papa). Sono quasi tutti della generazione over 60, quella che, difficilmente, riuscirà a farsi una ragione del perché i propri nipoti passino più tempo attaccati al computer che fuori a giocare con il pallone. Ed io? Ho quarant’anni, appartengo alla generazione di mezzo (chiamata “generazione X” dai sociologi), perché ancora imbevuta di cultura del dopoguerra (quella dei miei genitori) ma già immersa nella società liquida teorizzata da Bauman, dove ogni punto di riferimento fissato oggi verrà messo in discussione domani. Perfino Dio viene riformulato in continuazione, che è quasi peggio del cercare di cancellarlo. Non più ateismo ma agghiacciante agnosticismo con la pigra (intellettualmente parlando) considerazione dell’inutilità di conoscerLo. Oggi non serve nemmeno negarne l’inesistenza, basta stabilire una netta separazione fra Lui e noi, fra il Suo mondo là per aria e il nostro qui giù, obbligati a tribolare (se si è perdenti) o a godere (se si è furbi). Dio è lento, quasi faticoso, internet è veloce, alla portata di tutti. Con un computer o un cellulare, anche se ho solo quindici o sedici anni posso, a differenza del passato, comunicare rapidamente con chi voglio, e farmi un’idea di come va il mondo. Sono libero. Devo solo imparare a discernere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato, il bene dal male, il mio ego da quello dell’altro. Si chiama “apprendimento” anche questo, senza l’obbligo del legame con un adulto che vuole condizionarmi, che si chiami genitore, maestro o catechista. Sono autonomo... Ecco, io penso che il Papa sia su Twitter per evitare che quel “solo” diventi l’illusione di una generazione intera. Andrea Milzani 5 il Redone La Chiesa ci insegna Pastorale Sociale L’insegnamento e la diffusione della cultura sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. La pastorale sociale è “l’espressione viva e concreta di una comunità pienamente coinvolta dentro le situazioni, i problemi, la cultura, le povertà e le attese di un territorio e di una storia” (Cfr CEI, Evangelizzare il sociale. Orientamenti e direttive pastorali, 7: ECEI5/1107). Essa testimonia la sollecitudine della Chiesa per il mondo del lavoro, l’economia, la politica e la famiglia. La nostra zona, attraverso la commissione di Pastorale Sociale, ha risposto a questa responsabilità organizzando una serie di incontri formativi, l’ultimo si è concluso il 22 di gennaio, sul tema dell’educazione civica. La proposta, rivolta in modo particolare ai rappresentati dei gruppi e delle associazioni di volontariato presenti sul nostro territorio, è nata raccogliendo il tema della sfida educativa, lanciata dalla Chiesa Italiana per il decennio 2010-2020, la quale suggerisce percorsi formativi di educazione alla partecipazione della gestione del bene comune e alla vita buona del Vangelo. Cos’è il bene comune? Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, richiamandosi alla Gaudium et spes, osserva che il bene comune non è una semplice somma dei beni, è “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono, sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” (GS, n. 26) Qual’è la vita buona del Vangelo? La “vita buona” non è una vita conforme alle regole della legge morale, ispirata al senso del dovere; essa ha un’altra logica: pone a criterio ultimo della vita morale non ciò che si fa, ma ciò che si è. Si tratta di partire dal Vangelo, alla scuola di Cristo, maestro e pedagogo. Da una ricerca svolta dall’ufficio per l’impegno sociale della nostra diocesi è emerso che i vari gruppi parrocchiali e sociali desiderano trovare luoghi, tempi, spazi di confronto, di riflessione in cui sia possibile anche la critica costruttiva poiché, spesso, si è troppo impegnati nel fare senza ricercare il significato ed il senso delle proprie azioni. E’ con questo spirito che si è svolto il primo incontro di Pastorale Sociale. Divisi in tre gruppi abbiamo approfondito il tema dell’educazione civica facendo un’analisi sulla qualità e sulla definizione di educazione civica. E’ emerso che è in atto una trasformazione culturale, familiare e sociale e che il relativismo etico è la causa del disorientamento valoriale, che i legami tra le persone sono deboli e che il consumismo e l’edonismo influenzano negativamente l’ambiente e che talvolta c’è difficoltà a separare il significato di civiltà dal senso civico. Silvano Corli, professore di psicologia sociale della famiglia presso l’Università Cattolica e componente del comitato scientifico della scuola diocesana di formazione all’impegno politico e sociale è stato il relatore del secondo incontro ed è con competenza che ha trattato, alla luce del compendio di dottrina sociale della chiesa, il significato di senso civico. Suor Pia, della congregazione dell’ordine religioso delle suore operaie, ha concluso gli incontri partendo dalle parole che san Paolo ha rivolto ai Corinzi (1 Cor 12, 4-11) per farci riflettere che nella Chiesa la diversità dei doni è una necessità che serve a costruire la comunità e la via del cristiano è quella di saper vivere i carismi nella carità. Delia Milzani 6 il Redone La Chiesa ci insegna Ho visto una chiesa appassionata “Sembrava davvero che fossimo tutti un cuore e un’anima sola come la primitiva comunità cristiana. Mi ha dilatato il cuore quella levata di mani in massa, quando è stato chiesto all’assemblea di votare se era favorevole o no all’impostazione del documento di base. Il consenso è stato pieno, segno che la varietà dei pareri riconosceva il valore e le fatiche di tutto il lavoro della Commissione che l’ha preparato” Così si legge nella lettera che Suor Maria Cecilia Serina ha inviato al settimanale diocesano “La voce del popolo” del 13 dicembre scorso descrivendo il gesto che ha concluso il 29° sinodo della diocesi di Brescia. Un esito non del tutto scontato, perchè - scive la religiosa - “mentre sentivo le diverse osservazioni sull’Instrumentum laboris mi chiedevo se saremo mai arrivati ad un’intesa proficua”. Tema del sinodo, le unità pastorali. Sono stati quattro giorni intensi (1-2 e 8-9 dicembre) i due fine settimana vissuti dai 385 sinodali convocati dal vescovo Luciano per delineare il “nuovo” volto della chiesa bresciana. Li ho vissuti anch’io e di Gottolengo anche Delia Milzani e Romano Manfredi. Il perchè di un sinodo. La “macchina” della preparazione era partita nell’aprile del 2011. In quell’occasione la nostra diocesi si definiva come “comunità in cammino”. Da allora si sono succeduti documenti, schede, consultazioni, fino alla stesura dell’Instrumentum laboris, su cui ci si è confrontati in tutte le zone pastorali. I cinque anni di episcopato di mons. Lucia- no Monari hanno messo all’ordine del giorno le centralità della parola di Dio, l’eucaristia, la comunità e la missione. Mettendo a tema le unità pastorali, il vescovo ha tenuto a precisare nella conferenza stampa di presentazione che non si trattatava “della soppressione o dell’accorpamento delle parrocchie”, ma della consapevolezza che “ormai la parrocchia non esaurisce più la sua azione pastorale nella celebrazione della messa, nei sacramenti e nel catechismo. La complessità della società attuale e del vissuto dei suoi componenti richiede un’azione e una progettualità pastorale più complessa, che nessuna parrocchia, singolarmente, riesce a garantire”. Soprattutto tra i preti - ha notato il vescovo - c’è stata la tentazione di considerare il tema delle unità pastorali essenzialmente da un punto di vista giuridico, del rapporto tra parrocchia e unità pastorale. Molti sono caduti nell’errore di considerare che l’istituzione delle seconde avrebbe portato alla soppressione o all’accorpamento delle prime, mentre le “unità pastorali sono la relativizzazione dei confini parrocchiali necessaria a creare quelle strutture di servizio pastorale che abbiano una dimensione interparrocchiale”. Lo svolgimento del sinodo. I lavori sinodali si sono svolti nella cordialità e nella fraternità, segno della “bellezza” di un’assemblea sinodale varia, ma ordinata, dai pareri talvolta discordanti, ma sempre rispettosa dell’altro. Molti interventi hanno espresso pareri diversi sui contenuti, ma senza animosità o spirito polemico. Il vescovo ricordava che “i sinodi, assemblee che raccolgono più persone di origine geografica e forma- 7 il Redone zione culturale diversa per trovare qualcosa in comune, sono prassi antica della Chiesa, che si è sempre pensata come comunione di comunità: L’espressione di questa comunione era il trovarsi insieme per pregare, riflettere e assumere decisioni che riguardano tutti”. E la riorganizzazione delle diocesi in unità pastorali è appunto una di quelle decisioni imèportanti che bisogna assumere in forma sinodale, anche se può costare fatica. La bozza del documento finale. Nella quarta ed ultima giornata del sinodo è stata presentata una bozza del documeto finale, consegnata al vescovo per l’approvazione definitiva. Essa ha tenuto presenti i diversi interventi e i preziosi suggerimenti che sono emersi dall’assemblea sinodale, regalando uno “stile nuovo” da vivere negli organismi di Comunione. A conclusione dell’Assemblea, i sinodali hanno consegnato una “lettera” a tutta le società bresciana, rivolgendosi soprattutto a “coloro che si sentono lontani dalla vita ecclsiale, ma che hanno a cuore il bene comune, il sereno domani delle generazioni più giovani, orizzonti di pace, giustizia, progresso e lavoro per tutti. Cogliamo questa occasione per esprimere pubblica gratitudine per gli esempi di civiltà, umanità, dedizione professionale e onestà che troviamo che troviamo al di fuori delle esperienze ecclesiali.” Il sinodo sulle unità pastorali è stato un tempo e un luogo in cui è veramente vissuta la corresponsabilità. Uno stile a cui, ora, sono chiamati tutti gli operatori pastorali della diocesi nell’applicazione degli orientamenti conclusivi. Don Arturo DON LUCA e la sua cordata... PREGHIERA, SOLIDARIETA’: DONO CONCRETO A GESU’ La Quaresima è tempo di conversione. Ma da che cosa mi devo convertire? Se convertere in latino significa cambiare strada, fare dietrofront. Ma perché? Su quale strada cattiva mi sarei incamminato? Non mi pare, alla fin fine, di essere tanto male. Non mi assolvo in tutto, ma… proprio cambiare strada, che esagerazione! In greco conversione si dice metanoia, che vuol dire cambiare mentalità, rifarsi il pensiero. Ma non credo di avere idee tanto sbagliate. Io delle mie idee sono convinto! Nell’antichità la Quaresima comprendeva le ultime tappe di catecumenato, cioè di preparazione al Battesimo. Anch’io, in questo periodo, riprendo in mano il mio Battesimo e lo verifico. Vivo da battezzato? Vivo da persona “immersa” in Cristo (battezzare vuol dire proprio immergere)? La vita di Gesù fu una vita tutta a disposizione di Dio per gli altri, specialmente per i deboli, i piccoli, gli offesi, gli oppressi. La sua morte, accettata per amore, fu il vertice di questa sua donazione. La ri- surrezione non fu tanto il premio, quanto “l’altra faccia” della sua stessa morte (se si dona la vita, anche la morte è vinta!). E io? Forse il senso della “conversione” comincia a diventarmi chiaro! La conversione, viene declinata in questa Quaresima con “preghiera, solidarietà e dono concreto a Gesù”. Questo vuol dire che avrà risvolti molto concreti, che fanno riferimento al mio rapporto quotidiano con il tempo, con le persone e le cose. Preghiera e Solidarietà/Carità. Devo cercare di cambiare il mio rapporto con il tempo, non devo farmi vincere dalle cose da fare, ma ritagliare momenti di intimità con il Signore Gesù (Buongiorno Gesù prima della scuola, Santa Messa, Catechismo, Centri d’ascolto della Parola, ecc…). Questo non per chiudermi in me stesso ma per avere uno sguardo più ampio che arriva fino in Africa, dagli amici della “Maison des Enfantes” che con le nostre piccole rinunce aiuteremo a crescere con dignità e serenità. Iniziamo con entusiasmo e fede questa Quaresima 2013: non la Quaresima dell’anno scorso o di 10 anni fa, non quella del prossimo anno o del 2020. Voglio dire che ogni momento ha la sua grazia. Questa quaresima non tornerà più. Devo convertirmi adesso; devo pregare adesso; devo aiutare adesso… Ma non sono capace di convertirmi così di colpo! Non mi sento pronto né sono capace di cambiare radicalmente. Diventare come Gesù, pensare come Gesù, pregare come Gesù, servire e aiutare come Gesù…non è uno scherzo! Ma chi mi dice che sono io il soggetto della conversione? Io non cambierei mai, se non venissi cambiato! È lo Spirito Santo che compie in me questa operazione. È lo Spirito di Dio che mi spoglia di me stesso per rivestirmi di Gesù. Io posso solo, con grande fiducia, lasciarmi “lavorare” da Lui. Prego, dunque, così: “Spirito di Dio, convertimi! Spirito di Dio, trasformami! Stampa nel mio cuore il cuore di Cristo!” Don Luca Giovani in corsa e tempo di Quaresima È davvero fastidioso aspettare tutto quel tempo perché il computer si accenda. Più hai fretta, più impiega secondi preziosi. Certo si tratta di questione di attimi, giusto quel tempo di pensare alle mille cose che ancora ci sono da fare. Sono terrificanti, però, quei pochi secondi, tutto si muove e tu sei lì bloccato, sugli affari inutili. Sembra non esserci nulla di meno adatto di ciò che sta fermo nel nostro mondo che viaggia ad alta velocità. Restare fermo significa rimanere travolto dall’affollarsi di eventi e di cose da fare, di cose che andrebbero fatte e di cose che si desidera fare. Il rischio è grande, perché il ritardo di un secondo può compromettere un’intera giornata. Tuttavia muoversi ad alta velocità comporta anch’esso un pericolo, un pericolo forse molto più grande: si rischia di perdersi, inevitabilmente. Un treno dal cui finestrino non si può vedere altro che chiazze indefinite di paesaggio. E così si perde l’orientamento, non si vedono più cartelli, 8 il Redone DON LUCA e la sua cordata... non si riconoscono più le persone perché tutto si sforma in quella chiazza indefinita. Capita spesso, nel nostro mondo ad alta velocità, di perdere l’orientamento, di non capire il senso di ciò che si fa, di ciò che si dovrebbe fare o di ciò che si desidera fare. Questo perché l’importante è muoversi, non si sa verso dove, non si sa perché ma tutto è preferibile al rimanere schiacciati da questa folla di incombenze. Una folla che o ti travolge o ti trascina inconsapevolmente. È vero, questo mondo veloce ci fa risparmiare un sacco di tempo ma, paradossalmente, di questo tempo non siamo padroni. Perché tutto è frenesia. Al tempo libero si sostituisce il tempo buttato, un tempo trascorso senza viverlo realmente, tempo speso in un fare per fare, giusto per non sentire il peso dell’immobilità. Per i giovani le cose si complicano ulteriormente. Si sa, la gioventù è l’età delle infinite possibilità. Se da un lato la cosa appare entusiasmante e senz’altro invidiabile, dall’altro non è per nulla semplice da gestire, soprattutto nell’ottica del fare per fare. Come decidere della propria vita, se non siamo nemmeno padroni del nostro tempo, se il mondo ci sfreccia accanto in modo del tutto anonimo, come un traliccio al finestrino di un treno in corsa? Eppure basterebbe così poco. Un ritaglio di spazio dove spostarsi per non rimanere travolti dalla folla in folle corsa. Un ritaglio di tempo per consultare un attimo la bussola, per capire dove ci sta trascinando questo treno e qual è invece la nostra rotta. La Quaresima, per noi giovani, può intendersi come questo ritaglio di spazio e tempo all’interno della nostra vita frenetica. Uno spazio e un tempo per noi, per riflettere, per capire. Ma anche e soprattutto uno spazio e un tempo da dedicare a qualcuno che sta più in alto di noi, che di noi tutto conosce. Nessuno è su questa Terra per sbaglio, nessuno è privo di una missione da compiere, di un progetto da portare a termine. Mi piacerebbe spendere belle parole su quanto sia importante per un cristiano questo momento dell’anno liturgico, sulla necessità di dare nutrimento alla nostra fede, sul ruolo fondamentale della preghiera, ma credo di non essere adatto per questo. Sono solo un ragazzo, pieno di dubbi, come tanti. E proprio per questo sento il bisogno di conoscere e di crescere. Non solo “di testa”, non solo nel corpo, ma come uomo. È innegabile quel sentimento di insoddisfazione e mancanza che è frutto delle corse ad alta velocità di tutti giorni. C’è qualcosa nell’uomo che da sempre lo spinge ad alzare gli occhi verso il cielo, che lo spinge a credere in qualcosa di più grande di lui. Non è solo un semplice desiderio di protezione e conforto, è proprio una necessità in lui connaturata, estranea a tutto il resto delle specie viventi. L’uomo è molto di quello che appare o di quello che fa. L’uomo è una creatura preziosa, originale e insostituibile. Forse è il caso, dunque, di capire chi ci ha reso tali, di conoscere il nostro valore e di non buttarci via trascinati o calpestati da una folla anonima. Il mio invito agli incontri di questa Quaresima è rivolto a tutti i giovani dunque, non perché ferventi cristiani, non perché attivi collaboratori dell’oratorio o della parrocchia, ma semplicemente perché giovani, pieni di dubbi e costantemente alla ricerca di un senso, giovani che sanno che la loro vita è qualcosa di più di quella chiazza indefinita di paesaggio al finestrino del treno. Davide Manfredi 9 il Redone DON LUCA e la sua cordata... La Maison des Enfants In questa quaresima il nostro sguardo, la nostra preghiera e la nostra solidarietà vogliano arrivare lontano e più precisamente in Africa, nella Repubblica di Guinea, nella Maison des Enfants, la Casa dei Bambini. Di settiamana in settimana conosceremo sempre più da vicino questa terra, questa associazione e questa casa con i volontari e i bambini che la abitano e i tanti sogni, desideri e progetti che con il nostro piccolo contributo cercheremo di aiutare a realizzare. Don Luca conosce bene questa associazione e i suoi fondatori perché quando era seminarista ha trascorso un mese in questo orfanotrofio. E’ stato un mese intenso in cui ha avuto modo di confrontarsi con i volontari, ascoltare i loro sogni; ha visto i bambini, i loro sorrisi, il loro entusiasmo più forte della povertà e dell’abbandono, ma ha anche potuto vedere da vicino i tanti bisogni, e da qui è nato il desiderio di coinvolgere tutta la nostra comunità parrocchiale nel sostegno a questi bambini. La “Maison des Enfants” (la Casa dei Bambini) è un’associazione non lucrativa che sostiene i bambini orfani, abbandonati o estremamente disagiati della Repubblica di Guinea e si occupa della gestione degli aiuti destinati all’omonimo orfanotrofio operante da dieci anni sul territorio guineano. L’obiettivo è quello di favorire lo sviluppo e l’indipendenza delle persone nel paese d’origine; ragione per la quale gli aiuti forniti non si limitano al solo miglioramento della qualità della vita (cibo, alloggio, educazione, cure mediche), ma mirano principalmente al completamento della formazione scolastica e professionale attraverso l’insegnamento di un mestiere e l’inserimento nel mondo produttivo. Il progetto nasce dal desiderio che Riccardo Piccaluga, imprenditore bresciano cresciuto in un orfanotrofio, porta nel cuore fin da ragazzo: dare amore e speranza nel futuro ai bambini soli ed abbandonati. Dopo alcune ricerche in Sudamerica e molte esperienze di volontariato presso amici missionari in Africa (Congo, Burundi, Centrafrica), nel 1999 Riccardo si reca nella Repubblica di Guinea dove trova le condizioni ideali per la realizzazione del suo sogno. Nel novembre del 2000 fonda insieme alla moglie Daniela la “Fondation Maison des Enfants” con sede a Sobanet, un piccolo villaggio immerso nella foresta guineana. L’anno seguente, in collaborazione con alcuni amici bresciani, nasce in Italia l’ “Associa- 10 il Redone DON LUCA e la sua cordata... zione Maison des Enfants - Onlus” allo scopo di supportare l’impresa. Inizia così l’arduo cammino intrapreso dai coniugi per dar vita, in una zona volutamente isolata, ad un centro d’accoglienza per bambini e ragazzi che oggi comprende: un orfanotrofio, un centro pediatrico, un complesso scolastico, impianti sportivi, terreni agricoli ed allevamenti. Dal 2009 la figlia Elena ed il marito Luca si sono stabiliti permanentemente in Guinea per curare la gestione della struttura. Il complesso di circa 4000 mq sorge nel villaggio di Sobanet, un piccolo centro abitato della Repubblica di Guinea e comprende: - un orfanotrofio ora in grado di accogliere e sostenere fino a 420 bambini (un millesimo dei 420.000 orfani della Guinea); - il centro pediatrico fornisce assistenza medica gratuita a tutti i minori provenienti dai villaggi limitrofi, con una media di oltre 50 visite al giorno; - il complesso scolastico distribuito in edifici diversi, comprende le aule per la scuola materna, le scuole primarie e quelle professionali (attualmente in costruzione); - campi di calcio, basket e pallavolo. Al fine di garantire la necessaria autosufficienza, tutto il comprensorio è alimentato con pannelli fotovoltaici e due pozzi. Un’officina attrezzata segue la manutenzione dei mezzi e degli impianti installati. Inoltre, sono stati acquistati alcuni ettari di terreno agricolo ed allestiti gli spazi per l’allevamento di mucche, pecore, capre e galline. I giovani ospiti dell’orfanotrofio, grazie alla formazione ricevuta, dovranno in futuro contribuire al suo funzionamento affinché la Fondazione possa provvedere autonomamente al mantenimento ed alla crescita dei suoi bambini. Il sogno però più grande che anima il cuore di volontari e sostenitori è di poter sentire un giorno un ragazzo cresciuto con loro dire spontaneamente: “sono orfano, ma non potevo sperare in una famiglia migliore!”. Resta ancora molto da fare per migliorare il livello di qualità della vita e di aiuto diretto verso i bambini. Grazie alla generosità e all’impegno dei sostenitori sono stati raggiunti risultati notevoli. Anche noi in questo tempo di quaresima ci impegneremo per la realizzazione di un progetto concreto a favore dell’orfanotrofio, contribuiremo infatti all’acquisto di un minibus. I bisogni sono davvero tanti, ma non lasciamoci intimorire dal poco che possiamo fare, perché il poco di ciascuno messo in comunione, può diventare davvero molto, soprattutto se fatto con il cuore. Le nostre mani, la nostra mente e il nostro cuore saranno i protagonisti di questa quaresima: le mani per dare qualcosa a questi bambini, la mente per conoscere le loro storie, e il cuore per amare. I catechisti 11 il Redone DON LUCA e la sua cordata... 12 il Redone DON LUCA e la sua cordata... MADAGASCAR 3 “Madagascar 3” è stato il tema del Grinv di quest’anno, durato cinque fantastici giorni. Hanno partecipato tutti i bambini dalla prima elementare fino ai ragazzi di prima media. Noi adolescenti e giovani siamo stati gli animatori. La giornata iniziava con la preghiera e poi proseguiva con balletti, giochi e attività. L’ora del pranzo era per tutti noi un piacevole momento di condivisione con il Don, reso ancora più ghiotto dai gustosissimi piatti preparati dalle instancabili cuoche. Al ritorno dei bambini facevamo dei giochi divertenti, una buona merenda e poi verso le cinque il saluto prima di tornare a casa. Il Grinv di quest’anno si è concluso con la partecipazione ad uno spettacolo del circo a Brescia. Noi animatori e assistenti ringraziamo i bambini per la loro simpatia e vivacità, ma soprattutto un grazie di cuore a Don Luca che ci ha accompagnato in questa bellissima esperienza. Simone Piccinelli L’ALBERO di JESSE Con questa stupenda pittura, che si trova nella nostra chiesa di san Girolamo, abbiamo voluto illustrare la copertina del primo numero del Redone di quest’anno 2013. Ed anche gli altri cinque numeri del bollettino avranno in copertina uno dei capolavori di questo nostro monumento storico ed artistico, fondato dai Frati Carmelitani nel 1478. L’albero di Jesse è una rappresentazione schematica della genealogia di Gesù Cristo, a partire da Jesse che era il padre del profeta Davide. Spesso, durante la santa messa sentiamo leggere questa sfilza di nomi, riportata dai vangeli di Luca e di Matteo. Questa sacra raffigurazione nasce dalla devozione popolare del Medio Evo e, qualche volta, come nel caso nostro, si arricchisce della croce e del crocefisso, quasi a dire che lo stesso legno ha dato al Redentore la sua origine e il suo destino di vittima sacrificale. Un altro particolare da notare: la Madonna che piange (Madonna dello Spasimo) è in abiti carmelitani, uno stampo carmelitano che i Frati di quell’Ordine han voluto dare alla Vergine, loro madre e protettrice. Come tutti gli altri affreschi di questa chiesa, risale alla prima metà del Cinquecento ed è opera dei pittori della rinomata Scuola Lombarda. Di questa pittura, ci piace riportare il commento che si legge nell’opuscolo “Chiesa di san Girolamo”, di recente edito dalla Fondazione C.S.A. Cami-Alberini Onlus: “Oltre alla perfetta conservazione, possiamo apprezzare l’immediatezza e l’ingenuità del racconto capace di colpire la fantasia popolare”. Giuseppe Zanon 13 il Redone Giustizia e carità Il Nostro invito a celebrare la Pace suona come un invito a praticare la Giustizia. Opus iustitiae pax (cfr. Is. 22, 17) . Lo ripetiamo oggi con una formula più incisiva e dinamica: “Se vuoi la pace, lavora per la giustizia” (Dal Messaggio di Paolo VI per la Giornata della Pace 1972). È sempre stata innanzi a me, durante tutto il mio percorso di studi universitari, la perenne domanda su cosa sia e su cosa voglia dire fare giustizia e soprattutto capire quale sia il rapporto, purtroppo spesso difficile, tra il diritto e la giustizia. Molte sono le modalità e i campi in cui è possibile analizzare e studiare questa relazione, ma una in particolare ha attratto il mio interesse: il problema degli investimenti internazionali in terre agricole, fenomeno conosciuto con il termine di land grabbing o accaparramento di terre. Ed è proprio su questo tema che si è concentrata la mia attenzione, a tal punto da farne oggetto della mia tesi di laurea. Chi si accosta per la prima volta a tali problematiche, si renderà conto della vastità e della complessità della questione e soprattutto della necessità di porre dei confini per delimitare l’immensa prateria degli investimenti in terre agricole. Si renderà conto di come il fenomeno sia ad oggi disciplinato dalle leggi del mercato e dalle relazioni politiche, da quella primitiva legge del più forte che sembra ben prestarsi a rappresentare le relazioni esistenti in società antiche o in qualche lontana tribù africana, ma che in realtà coinvolge operatori con un’importante e ben consolidata tradizione giuridica alle spalle. Di fronte a tutto questo, la prima reazione per uno studente di giurisprudenza, che ha fatto del diritto l’oggetto di studio e di analisi nel suo percorso universitario, è alquanto sconsolante, quasi a chiedersi se quanto studiato sui manuali sia solo teoria e in parte utopia: quindi lontano dalla realtà, dalle relazioni concrete. Un diritto chiamato a disciplinare o meglio ad adattarsi ex post alle esigenze della politica e dell’economia, un diritto al servizio dei mercati e non più delle persone. Nel corso delle mie ricerche e dei miei studi, la mia formazione giuridica è stata affiancata dagli insegnamenti e dai consigli di Padre Gianpaolo Pezzi, un pastore, un uomo e un amico di grande cultura, profonda spiritualità e soprattutto immensa umiltà. La sua esperienza missionaria mi ha aiutato a capire e a coltivare l’idea che oggi il mondo non ha bisogno di tecnici del diritto, ma di giuristi consapevoli che non è l’uomo per il diritto, bensì il diritto per l’uomo. Ho potuto comprendere meglio tutto questo durante i tre mesi trascorsi negli Stati Uniti, dove Padre Gianpaolo mi ha invitato per un progetto relativo al problema degli inve- stimenti in terre agricole nei Paesi poveri presso alcune Organizzazioni non governative all’Onu. Per chi come me si sta specializzando in diritto internazionale, le Nazioni Unite costituiscono un importante punto di riferimento anche per un eventuale lavoro futuro. Ho avuto l’opportunità di assistere a numerosi incontri, partecipare a lavori e capire il funzionamento della grande macchina dell’Onu. Devo ammettere, però, che ho visto molta politica, molte relazioni diplomatiche, molte parole ma poca concretezza. Insomma, molto fumo e poco arrosto. Le Nazioni Unite, così come oggi sono concepite, non funzionano, servirebbe un profondo cambiamento, anche se sono ben consapevole della difficoltà, dal momento che lì vi sono rappresentati ben 193 Stati. Un aspetto che mi ha particolarmente colpito è stato incontrare molti giovani impegnati in numerosi progetti sostenuti dall’Onu e vedere i rappresentanti dei Paesi poveri o in via di sviluppo credere fortemente nell’attività delle Nazioni Unite, poiché esse costituiscono l’unica speranza per far conoscere al mondo e alla società internazionale la loro situazione locale. L’Onu è strutturato in diversi organismi, tra questi vi è il Consiglio Economico e Sociale, a cui partecipano molte Organizzazioni non governative, alcune delle quali cattoliche, ed è proprio in una di queste che Padre Gianpaolo svolge la sua attività per il programma Giustizia e Pace ed Integrità del Creato. All’interno di queste ONG ho conosciuto una parte di Chiesa che mai avrei pensato di trovare, profondamente impegnata in modo attivo e concreto nella difesa della persona umana e della vita, dal suo inizio alla sua fine e soprattutto nel suo itinere. Accade purtroppo che molte volte noi cattolici ci nascondiamo dietro il muro dei principi, senza però darne concreta attuazione nella nostra vita quotidiana. L’aver vissuto per alcuni mesi in un quartiere povero e difficile nelle vicinanze di New York, l’aver visto le grandi contraddizioni di un’America dove chi è ricco è realmente ricco e chi è povero non ha proprio nulla, nessuna tutela, mi ha fatto davvero riflettere e in un certo senso ha cambiato la mia visione sul mondo. All’interno delle ONG cattoliche con cui ho collaborato ho visto sacerdoti, suore e laici attivi nel denunciare e nel sostenere progetti volti a sostenere i più poveri e a concretizzare il concetto di carità cristiana, un concetto spesso limitato alla pura e semplice filantropia e non all’idea di donarsi all’altro, di essere giusti con l’altro. Senza carità non c’è giustizia e senza giustizia non c’è carità. È da questo presupposto che il diritto (così come la politica, l’economia e le altre scienze) deve partire per disciplinare la realtà e la nostra società. 14 il Redone Matteo Manfredi CENTRO di AGGREGAZIONE Sento la necessità di alcune spiegazioni inerenti alla recente apertura del “Centro di aggregazione” presso la sede dell’Associazione “Impegno Cultura e Sport Anziani”. Partiamo dal fatto che la nostra Associazione è impegnata su diversi fronti al servizio della cittadinanza di Gottolengo: vigilanza alle scuole, alle funzioni religiose e civili, trasporti presso centri ospedalieri, consegna pasti a domicilio, organizzazione ginnastica motoria, incontri culturali e collegamento scuola/ volontariato. Di recente l’amministrazione comunale ha messo a nostra disposizione la nuova sede in Piazza xx Settembre (ex biblioteca); una bella sede che ci ha fatto capire che era sprecata per poche riunioni mensili. Allora perché non renderla disponibile anche per altre attività? La nostra Associazione si rivolge in particolar modo a persone anziane perciò si è pensato a un “Centro di Aggregazione” ma cos’è? Vi darò la giusta definizione: I centri sono finalizzati all’aggregazione, alla partecipazione sociale e allo svolgimento di attività ricreative, culturali, formative accessibili a tutte le fasce di età. Offrono ai cittadini la possibilità di vivere con maggior fiducia il proprio territorio, organizzando iniziative che stimolino a uscire dalla propria abitazione e anche dalla propria solitudine. Non abbiamo la pretesa di essere così perfetti, ma visto che l’amministrazione comunale ci ha messo a disposizione la stanza, il riscaldamento e l’elettricità (tutto in forma gratuita) per questo non smetteremo mai di ringraziarla. Il nostro ringraziamento va a quei volontari che ci hanno aiutato nelle opere di muratura ed elettriche, pertanto ci sembra giusto che la cittadinanza possa usufruire di queste opportunità. Si sente dire: hanno aperto un bar! NOOOOOO !!! hanno riaperto l’Arci!! NOOOOOO!!! La nostra associazione ha aperto un centro di aggregazione, nella nostra sede possono entrare tutti anche solo per leggere il giornale, per giocare a carte, per parlare o discutere di cose serie o banali; i nostri soci, volendo, possono anche bersi un caffè o una bibita, ma noi non abbiamo scopi di lucro. Abbiamo intenzione nel tempo di incrementare l’attività con tombolate, mostre e intrattenimenti vari, coinvolgendo anche le cittadine di Gottolengo e ricordatevi che il tutto è gestito dai Volontari, quei Volontari che già si occupano dei servizi sopra citati. In questi giorni abbiamo fatto la 136ª tessera, un bel traguardo che ci sprona e ci sta dicendo che siamo sulla buona strada. 15 il Redone Il presidente dell’Associazione Barbieri Battista NOTE DI TRADIZIONI S. ANTONIO ABATE: Le stagioni, i falò e ... tanto altro “A Sant’Antone n’ura bone” Quante volte ho sentito pronunciare questo proverbio da parte dei miei genitori e dalla gente della cascina dove abitavo, all’avvicinarsi del 17 gennaio! E quante volte, la sera di quel giorno, mi sono ritrovato ben imbacuccato ed in festosa compagnia intorno ad un grande fuoco nella campagna spesso imbiancata e gelata! Non posso dimenticare poi i tortelli di zucca, il quadretto del santo appeso in un angolo della stalla e l’attesa della neve, una festa per noi bambini! Questi sono alcuni dei tanti fatti per cui la ricorrenza di S. Antonio Abate ha acquistato nel tempo un significato importante e per il mondo agricolo, in particolare. Basta pensare che fino a pochi anni fa era considerata una giornata festiva riconosciuta anche dagli accordi sindacali e da non confondere con quella dedicata a S. Antonio da Padova che cade il 13 giugno. Vediamo allora di procedere con ordine ed approfondire insieme questi ed altri segni che riportano al santo venuto dall’Egitto. Partiamo dal proverbio iniziale. Per i contadini abituati, proprio per la qualità del loro lavoro, ad essere attenti allo scorrere del tempo e delle stagioni, il 17 gennaio è una delle tappe fisse che indicano il progressivo allungarsi della durata del periodo di luce in un giorno. Il cambiamento si percepisce maggiormente al pomeriggio perché al mattino, complici le nebbie e le gelate, non si nota molto. Questa voglia di uscire dall’inverno con i suoi rigori è all’origine di un’altra usanza molto in vigore negli anni passati e che ora sopravvive in pochi casi: la costruzione e la successiva accensione di grandi cataste di legna : i falò. Anche se in passato l’unica fonte di riscaldamento erano i camini e le stufe a legna, ogni famiglia aveva cura di tenere da parte una seppur piccola quantità di legna, proprio per preparare il falò. Si trattava, a volte, di una gara amichevole e, se necessario, si univano le risorse di più cascine vicine. All’ora convenuta si radunava una piccola folla vociante, sfidando temperature rigide e percorrendo talvolta tratti di strada al buio, tra il fango ed il ghiaccio. Ogni sacrificio veniva poi ripagato dallo spettacolo offerto dal grande fuoco che mandava calore tutt’intorno ed illuminava piacevolmente i volti, non più infreddoliti, dei presenti. Spesso le faville, disperdendosi nel buio, scioglievano i fiocchi di neve che scendeva ad imbiancare il paesaggio. S. Antonio Abate è, infatti, considerato il secondo mercante di neve, dopo Santa Lucia e prima di S. Faustino. Se arrivava qualcuno da fuori era sempre il benvenuto e si intavolava una sorta di filòs all’aperto: mentre gli uomini e le donne parlavano delle loro vicende, i giovanotti approfondivano le loro conoscenze, mentre i bambini si divertivano da matti con i tizzoni accesi. La tradizione dei falò rimanda inoltre ad una leggenda secondo la quale il frate, mentre girava per la consueta questua, vide una cascina invasa dal fuoco: si mise in preghiera e l’incendio si fermò permettendo agli abitanti di liberare gli animali chiusi nella stalla e nel pollaio. Per questo S. Antonio è da sempre considerato il protettore delle fattorie e dei loro animali. Nelle stalle non è mai mancata una sua immagine, tipicamente agreste, che il 17 gennaio viene accuratamente ripulita o sostituita se troppo sbiadita e rovinata. Nell’occasione, nonostante sia presente una quantità di fieno, paglia ed oggetti in legno, viene acceso un lumino su una mensola improvvisata: ci si affida al potere miracoloso del santo che impedirà un incendio. 16 il Redone NOTE DI TRADIZIONI Ma non è ancora finita: S.Antonio non poteva far mancare la sua influenza nemmeno in cucina. La sua festa costituisce, infatti, per i contadini una delle ultime occasioni fisse per preparare i tortelli di zucca insaporiti con prodotti locali e che, a suo tempo , venivano mangiati dopo aver recitato il rosario e prima di uscire per ritrovarsi intorno al falò. Sono stati tramandati alcuni detti: “S. Antone chisolér” e “S. Antone fretolér” che stanno a ricordare come, nella ricorrenza del santo, vi è sempre stata l’abitudine di preparare una focaccia con i ciccioli del maiale da poco ucciso e di anticipare alcuni dolci tipici del carnevale cotti nello strutto (di maiale naturalmente). Infine possiamo citare il proverbio “Sant’Antone dè la barba bianca fam troà chèl che me manca”. Ci si rivolge a lui perfino per ritrovare qualcosa che si è perso! Paolo Bianchi Ciao Nicola… Come posso io, adesso, intravedere quella sagoma scura che si avvicina tra la nebbia ed il buio precoce della sera, mentre vado a chiudere la rimessa del mio papà, al Baldone? Una sagoma che si fa riconoscere anche attraverso un bel saluto: “ Ciao maestro” ! Mi ricordo che una volta ti ho chiesto: “ Ma non è ancora ora che mi chiami Paolo? “ Tu mi hai risposto, rigorosamente in dialetto e con quel tono che all’apparenza può sembrare scontroso ma che è solo sincero, semplice e schietto: ”Ascolta, non mi hai fatto il maestro tu? Allora va bene così”. Come capita spesso fra alunni ed insegnanti ci si perde di vista, man mano ed in modo diverso a seconda delle circostanze, ma da quando sei venuto al Baldone, tre anni fa, si sono riallacciati cordialmente i rapporti. Quando una persona entra a far parte di un gruppo consolidato deve saper farsi accettare con il tempo e la pazienza; talvolta non ci riesce. Tu, in pochi giorni, sei riuscito a farti accettare da tutti ed a conquistare la loro simpatia per il tuo carattere aperto, immediato ma soprattutto buono. Non parliamo poi della famiglia che, per motivi di lavoro, ti ha accolto, trattato e perfino coccolato come un figlio. Tu hai ben saputo ricompensarla con il tuo comportamento corretto e con un attaccamento serio e scrupoloso all’impegno che ti sei preso, tanto da meritare la loro piena fiducia. Ma , soprattutto, non hai mai fatto mancare un saluto, un gesto di amicizia verso chiunque, giovane o anziano, in particolare se sofferente. E’ stato troppo facile abituarci alla tua presenza, non so come sarà l’abituarci alla tua assenza! Ci hai però lasciato, come grande testimonianza, un bell’esempio di solidarietà umana. Grazie Nicola 17 il Redone Paolo GRUPPI PARROCCHIALI QUARESIMA MISSIONARIA Se é vero che tutta la Chiesa é Missionaria secondo il mandato di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo”, é altrettanto vero che la comunità cristiana ha sempre bisogno di essere sollecitata, stimolata in questo senso. E’ così che il gruppo missionario di Gottolengo riprende il cammino: sensibilizzando la Parrocchia ai problemi e alle necessità delle Missioni e dei Missionari. “NON IMPORTA QUANTO SI DA, MA QUANTO AMORE SI METTE NEL DARE” (Madre Teresa di Calcutta) Con questo spirito il gruppo missionario intende vivere e far vivere alla nostra comunità una quaresima di preghiera e di condivisione con i nostri fratelli nel bisogno, scegliendo di devolvere le offerte che raccoglieremo al progetto “La Maison des Enfants” Sempre con lo stesso spirito vi invitiamo: a MERCOLEDI’ 13 FEBBRAIO dallo ore 11,00 alle ore 14,00 Adorazione Eucaristica e offerta dell’equivalente del pranzo non consumato (è giorno di digiuno!) a favore del progetto “La Maison del Enfants” a DOMENICA 3 MARZO Giornata Missionaria Comboniana a MARTEDI’ 12 MARZO 2013 alle ore 20,30 presso il salone dell’Oratorio presentazione del libro di Anselmo Palini: “Dalla mia cella posso vedere il mare” sulla vita di don Pierluigi Murgioni che con don Saverio ha condiviso l’esperienza della missione in Uruguay. Saranno presenti l’autore prof. Anselmo Palini, don Saverio ed il fratello di don Pierluigi. a VENERDI’ 22 MARZO 2013 alle ore 20.30, presso la chiesa di San Girolamo Veglia Missionaria zonale per i missionari martiri in memoria di Mons. Romero. Auguriamo a tutti i lettori de “IL REDONE” di vivere una quaresima di ascolto della Parola, di preghiera e di fraternità. Gruppo Missionario XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali san Francesco di Sales Giovedì 24 gennaio, giorno della memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali ha reso noto il Messaggio di Benedetto XVI per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (12 maggio 2013) che avrà per tema: “Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. “Il Messaggio di questa Giornata Mondiale - ha affermato Mons.Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - presenta una valutazione positiva dei social media, anche se non ingenua. Essi sono visti come opportunità di dialogo e di dibattito e con la riconosciuta capacità di rafforzare i legami di unità tra le persone e di promuovere efficacemente l’armonia della famiglia umana. Questa positività esige però che si agisca nel rispetto della privacy con responsabilità e dedizione alla verità e con autenticità dato che non si condividono solo informazioni e conoscenze, ma in sostanza si comunica una parte di noi stessi”. 18 il Redone SCUOLA Premiazione degli studenti meritevoli di Gottolengo Dopo la premiazione dei volontari, domenica 16 dicembre si è svolta presso il teatro Zanardelli la consegna dei premi e degli assegni di studio agli studenti meritevoli del nostro paese. Innanzitutto sono stati premiati i 29 studenti che si sono distinti per merito scolastico. Rientravano in questa categoria gli alunni del terzo anno delle Scuole Medie (scuole secondarie di primo grado) e gli alunni dalla 1^ alla 4^ della Scuola Superiore (scuole secondarie di secondo grado). Per i ragazzi delle Scuole Medie, il requisito per ricevere il premio era ottenere il massimo dei voti all’esame finale. Per gli studenti delle Scuole Superiori, il requisito era invece avere una media minima dei voti del 7,50. Si è poi passati alla consegna dei riconoscimenti agli alunni premiati per impegno, che quest’anno sono stati 4. Si tratta di ragazzi della Terza Media segnalati dalla scuola che, pur non avendo ottenuto il massimo dei voti (10) all’esame, si sono appunto distinti per il particolare impegno dimostrato nel corso dell’anno scolastico 2011/2012. Infine, quest’anno si è svolta per la prima volta la consegna di un nuovo premio introdotto dall’Amministrazione Comunale per la Miglior “Tesina di Maturità” dell’anno scolastico 2011/2012. Il concorso prevedeva due categorie, una tecnico-scientifica e una umanistico-artistica, ed ha visto consegnate 20 tesine. I due elaborati migliori sono stati scelti da una giuria di docenti delle Superiori. A tutti gli studenti è stato consegnata come piccolo omaggio il libro “Il Gabbiano Jonathan Livingston”, di Richard Bach, che - tra i vari messaggi positivi - sottolinea che per 19 il Redone SCUOLA imparare è certamente importante lo spirito di sacrificio, ma anche e soprattutto la gioia che anima la sete di conoscenza. A tal proposito, vorrei congedarmi con i lettori così: “Se permettete che un vecchio studente vi dica due parole, vi darei questo consiglio: non considerate mai lo studio come un dovere, ma un’occasione invidiabile di imparare e conoscere l’effetto liberatorio della bellezza spirituale, non solo per il vostro proprio godimento, ma per il bene della comunità alla quale appartiene la vostra opera futura.” Questo vecchio studente - che, naturalmente, non sono io! - se ne intendeva parecchio di studio. Era niente di meno che il premio Nobel per la fisica Albert Einstein, un uomo che di merito ne aveva da vendere. Einstein, come tanti altri, non ha mai considerato lo studio come una costrizione, una cosa da fare controvoglia per avere in cambio un voto di dubbia utilità, ma sempre come l’azione di scoperta del mondo, arricchimento della propria conoscenza, affermando sì un progetto individuale ma tenendo come ultimo scopo anche il servizio alla collettività. E quale augurio migliore possiamo fare agli studenti premiati? Tanti complimenti a nome mio e di tutta l’Amministrazione Comunale a tutti questi volenterosi ragazzi premiati! Studenti premiati per merito: Almici Stefano, Bassini Michela, Beatini Andrea, Bettini Giulio, Bianchi Francesca, Biglietti Sara, Boffelli Chiara, Cammi Leonardo, Castellini Martina, Dancelli Andrea, Facchi Francesco, Facchi Roberto, Fortunato Josephine, Gargioni Caterina, Guion Daniele, Maggi Giuseppe, Maggi Irene, Milzani Giulia, Morbini Giulia, Mori Sabrina, Pini Federica, Rodella Filippo, Saini Simran, Spaggiari Chiara, Tironi Daniele, Zacco Federico, Zacco Francesca, Zeneli Adolf Premio Miglior Tesina sono stati premiati: Zacco Chiara per l’area umanistico-artistica Longinotti Andrea per l’area tecnico-scientifica Studenti che si sono distinti per impegno Bravo Irene, Nouioura Yosra Pini Vanessa, Sanfilippo Marianna Christopher Castellini Consigliere Delegato alla Cultura e alle Politiche Giovanili 20 il Redone I venti del Tempo I venti del tempo soffiano via i giorni rapide macine di mulino, le ore diventano ricordi. Immagini in bianco e nero fotografie antiche sono impronte nel cuore: generazioni come radici per vivere. Mia nonna pregava la sera, mi sembrava che sgranando il rosario aiutasse la luna a liberarsi dai rami degli alberi e a salire nel cielo. Con la sua fede incrollabile cucinava al fuoco del camino, traghettando il mondo dall’ottocento alla luna nel triste secolo delle guerre mondiali. Il suo saluto, i libri, il profumo del bucato, le fiabe e le preghiere prima di dormire qualcosa che passava da cuore a cuore mentre la sera piegavamo la testa sul tavolo già travolti dai sogni della notte. Io ricordo la mano di mio padre stretta nella mia mentre mi bagnava le dita con l’acqua benedetta all’entrata della chiesa; ero bambino e sentivo la sua forza contro le bufere della vita nell’invincibile legame del suo sorriso. Insieme alle persone generazioni di animali chiamati per nome accuditi con amore indispensabili alleati contro la miseria. Con ingenua dolcezza salutava le annunciatrici televisive, convinta che potessero vederla al lavoro nella sua cucina. Generazioni che si rinnovano al suono dolce-severo delle campane. Mia madre misurava il passare del nostro tempo con un piccolo segno di matita sullo stipite della porta, registrando la nostra crescita come una gara tra fratelli. Ogni mattina cominciava con il profumo del latte una corsa in bicicletta fino a scuola, con l’angolo del fazzoletto bagnato fra le labbra e gli ultimi ritocchi alla nostra fretta nel lavarci. Oggi racconto a mia figlia un mondo che sta scomparendo; lei vive con una tecnologia che io stento a capire, ma vedo che le parole non inaridiscono e i cuori passano anche attraverso i messaggi dei telefonini, incomprensibili magie, fiabe in un mondo nuovo. Generazioni passano di mano in mano le gemme nuove della vita. Ancora insiste la campana a disegnare onde di speranza nello stagno immobile del tempo. Lino Morbini (Poesia prima classificata al concorso letterario di Acquafredda -2012) 21 il Redone Anagrafe Parrocchiale Sposi in Cristo 12. GAFFURINI DANIELE e MAZZA GIACOMINA 13. FILIPPINI PIETRO e PEDRONI ARIANNA 1. BERTONI NICOLA e VANAZZI ILLARY 2. BASSAN FABIO e CAUSETTI MICHELA Rinati nel Battesimo 35. PISTONE DAVIDE di Luigi e Damasco Teresa 2. ZACCO GIOVANNI di Massimo e Agosti Emanuela 36. D’AGUI ANGELO LEONE di Biagio e Manti Manuela 3. PETRO’ ANITA di Andrea e David Paola 22 il Redone 1. SCRUGLI LAURA di Ferdinando e Laruffa Monia 4. BERTONI ALESSANDRO di Nicola e Vanazzi Illary Attendono la Risurrezione 54. ALMICI GIUSEPPE di anni 75 55. SOAVE MARIO di anni 85 56. CASTELLINI EMILIA di anni 86 1. BARBIERI MARIETTA di anni 100 2. SANDRINI PIETRO di anni 79 3. ROSSI PAOLINA di anni 84 De profundis Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. 4. BIAZZI NICOLA di anni 25 Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono, perciò avremo il tuo timore. Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola. L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora. 5. BIAZZI PAOLO di anni 89 Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia, grande è presso di lui la redenzione; egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. 23 il Redone