Periodico d’informazione della Parrocchia Prepositurale dei Ss. Pietro e Paolo di Gottolengo numero 1 - febbraio 2013
il
Redone
il Redone
Periodico d’informazione della Parrocchia Prepositurale
dei Santi Pietro e Paolo di Gottolengo
Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 236
del 16-05-1965
CALENDARIO
PASTORALE
ORARIO
Ss. MESSE
n. 1 - febbraio 2013
Sito Internet della Parrocchia:
http://www.parrocchiagottolengo.it
e-mail: info @parrocchiagottolengo.it
Tel. 030 951042
Direttore responsabile:
Don Arturo Balduzzi
Redazione:
Andrea Milzani, Angelo Biazzi, Delia Milzani, Giuseppe
Zanon, Giusi Morbini, Mino Feroldi, Mino Onorini,
Paola Rodella, Paolo Bianchi, Silvana Martinelli,
Stefania Tenchini
In questo numero
Calendario Pastorale..........................................2
La Parola del Prevosto.......................................3
Più vitale del Pane
Attualità...............................................................5
Twitter
La Chiesa ci insegna..........................................6
Pastorale Sociale
Ho visto una chiesa appassionata
Don Luca e la sua cordata................................ 8
Preghiera, Solidarietà: dono concreto a Gesù
Giovani in corsa a tempo di Quaresima
La Maison des Enfants
Inizio Tempo di Quaresima
Madagascar 3
L’Albero di Jesse...............................................13
Giustizia e Carità..............................................14
Centro di aggregazione....................................15
Note di tradizione.............................................16
Sant’Antonio Abate:
le stagioni, i falò e.... tanto altro
Ciao Nicola ...................................................... 17
Gruppi Parrocchiali...........................................18
Quaresima Missionaria
XLVII Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali
Scuola................................................................19
Pramiazioni degli studenti meritevoli
di Gottolengo
Poesia................................................................21
I venti del tempo
Anagrafe parrocchiale......................................22
VIGILIARI:
Ore 16,30:
Ore 18,30:
Ore 20,30:
Casa di Riposo
Parrocchiale
Comunità Neocatecumenali
FESTIVE:
Ore 08,00 - 09,30 - 11,00 - 18,30
FERIALI:
Ore 08,00 - 18,30 da lunedì a venerdì
Ore 16,30: giovedi Casa di Riposo
CONFESSIONI
SABATO: dalle ore 09,00 alle ore 11,00
ed in prossimità delle Sante Messe
LA CELEBRAZIONE
DEL BATTESIMO
• Pasqua di Risurrezione (30 marzo 2013)
• Solennità di Pentecoste (19 Maggio 2013)
• Domenica dopo la festa del Carmelo (26 luglio 2013)
• Solennità della dedicazione della Chiesa (27 ottobre 2013)
Per ogni data il Battesimo viene celebrato
al mattino e nel pomeriggio.
Lodi festive: ore 07,30 nel coro della parrocchiale
Vespri festivi: ore 18,00 nel coro della parrocchiale
Presbiterio della comunità parrocchiale di Gottolengo
Don Arturo Balduzzi prevosto
Don Luca Lorini vic. parrocchiale
Don Lorenzo Pini presb. collaboratore
Don Osvaldo Giacomelli presb. coll.
Giuseppe Colosini diacono
tel: 030.951042 - 349.5830190
tel: 030.951031 - 335.8322836
tel: 030.951562 - 339.4989287
tel:
- 339.5372141
tel: 030.9951289 - 339.4508922
In copertina: L’Albero di Jesse
affresco Chiesa San Girolamo
Litotipografia Causetti - 25023 Gottolengo (BS)
Piazza xx Settembre 14 - Tel. e Fax 030.951319
2 il Redone
LA PAROLA DEL PREVOSTO
Più vitale del Pane
Viviamo in un mondo pieno di rumori, di suoni, di grida e anche di parole. Milioni di sillabe si
levano, si incrociano, si scambiano, si confondono, si sovrappongono nei nostri orecchi affaticati.
Le voci degli amici e quelle dei passanti, le parole
della TV e quelle dei cellulari, le vocali dei brani
musicali e gli slogans della pubblicità, cha vanno
come sottofondo in ogni luogo pubblico, in autobus come dal parrucchiere, nei centri commerciali
come dal gommista. Sono tante, forse troppe per
essere veramente recepite dalla nostra mente, per
passare davvero dal padiglione auricolare ai neuroni o allo stato di coscienza. Ma abbiamo bisogno
di parlarci, di comunicare, di trasmettere agli altri
ciò che abbiamo dentro e anche di sentire la loro
voce di risposta, di corrispondenza, di complicità.
Per ottenere tutto questo ci vorrebbe, certamente, un po’ più di sobrietà. Ci vorrebbe un ambiente
più dolce, più silenzioso, più adatto a scambiare
parole che pesano, perchè contengono il nostro
sentire e il nostro pensare.
La Quaresima che stiamo per vivere non potrebbe essere proprio un’opportunità in questo
senso?
Già la prima domenica del tempo quaresimale
ci riporta la parola antica ascoltata dalle labbra di
Gesù: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni
parola che esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3).
L’uomo che crede in Dio e a Lui rivolge il suo desiderio, si nutre delle Sue parole. C’è, dunque, una
discriminante che è costituita dalla bocca da cui
escono quelle parole. Non è un dato da sottovalutare. Che cosa esce dalla bocca di Dio? Cosa è
scritto nel suo Libro? Sentiamo uno dei tanti Canti
in cui le pagine si compongono e si esprimono:
Parole di padre, di madre, di. fratello, di amico, di straordinario calore. Parole di poesia, d’armonia, di musica, di incontro, di sorriso. Parole
di pane, vocaboli di carne, che ci fanno nascere
dentro, venire alla luce, non solo con il corpo,
ma anche con il cuore, la mente, lo spirito. Parole
d’amore, essenziali più dell’acqua, nutrienti più
delle proteine. Nessuno può dirsi vivo e felice se
non ha mai vissuto quanto in esse si dice: la cura,
l’attenzione, l’amore gratuito e commosso, genuino e appassionato di Qualcuno che ti vuole, che ti
cerca, che ti abbraccia.
Nessuno può crescere e svilupparsi senza tanta
dedizione, senza la pedagogia dell’amore. Ricevere ed accogliere queste parole ci permette di diventare figli, di avere una sorgente da cui scorrere
liberi verso le valli e i mari della vita. Ci consente
di avere una culla da cui uscire per costruire un
mondo capace di farsi, a sua volta, culla per altre
creature. Ci dona una memoria di amore incondizionato, fonte di una ragione d’amore che sarà
guida, stella polare del futuro che verrà.
“Quando Israele era piccolo, io l’ho amato
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. (...)
Ad Efraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano. (…)
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli di amore,
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare”.
(Os 11,1.3-4)
3 il Redone
LA PAROLA DEL PREVOSTO
Ciascuno di noi ha il suo bagaglio di parole
miliari. Ostriche di nuova energia e del domani.
Stelle che guidano i passi nel buio e illuminano la
confusione dei giorni; tracce sul selciato che aiutano a mettersi in carreggiata, quando gli incroci e le
corsie dell’esistenza si fanno sempre più numerosi, complessi, ambigui, aggrovigliati. Quando non
si sa più come procedere, per la malattia propria
o di una persona cara che si rivela in tutta la sua
crudezza. Quando le ferite della vita, i traumi, i
tradimenti, gli inganni, i capolinea ci impongono
un grande, infinito silenzio e tutti i significati sembrano capovolgersi.
Allora nasce dal cuore quell’eredità di parole
incise a fuoco che ci aiutano a tornare in piedi, a
ricominciare:
“Come potrei abbandonarti, Efralm?
Come consegnarti ad altri, Israele?
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione”.
(Os 11,8)
La fedeltà di queste parole è più vitale del pane.
Questo è il timbro particolare, caratteristico delle parole di Dio.Sono fedeli, legate a te, chinate
sulla tua vita, leali, alte, cariche di bellezza e di
bontà. Parole che non ingannano, non promettono paradisi artificiali, nè ledono in qualche modo
la tua libertà. Ti rispettano, ti stimano, ti danno e
ti chiedono fiducia e amicizia. Imprimono verità,
infondono speranza, ti coinvolgono nel gioco fiducioso della vita. Ne potremo fare
esperienza comunitaria diretta durante
Festa dei
Lustri di Matrimonio
Le coppie di sposi che nel 2013
ricordano un lustro del loro matrimonio
(5°, 10°, 15°, 20°, 25°, 30°, 35°.......60°.....)
sono invitate ad incontrarsi
per ringraziare il Signore,
confermare la decisione per la famiglia
e vivere insieme la festa
Domenica 10 marzo
ore 11.00 S. Messa in parrocchiale
ore 12,00 Pranzo in Oratorio
vcv
Informazioni e adesioni presso Don Arturo
- le celebrazioni eucaristiche
festive e feriali
- i centri d’ascolto della Paro la settimanali nelle contrade
-
le catechesi nei gruppi e con
il T.R.G. sul “Credo”
secondo il Catechismo della
Chiesa Cattolica
In questo Anno delle Fede il
Santo Padre ci invita, tra l’altro, a
conoscere i Santi del nostro territorio che hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù,
diventando a loro volta parola di
Dio incarnata come testimonianza
vivente della fecondità della parola
che salva.
Salutiamo quindi con gioia l’opportunità che viene data alla nostra
comunità di ospitare, unico centro
per tutta la bassa bresciana, gli incontri detti: “Ritratti di Santi” di
P. Antonio Maria Sicari carmelitano, nella chiesa di S. Girolamo,
come specificato nell’ultima pagina.
Viviamo una buona Quaresima
per un’ottima Pasqua.
Don Arturo
4 il Redone
ATTUALITA’
Twitter
Il Papa entra nella Rete (la maiuscola
è solo per evitare incomprensioni sul
tipo di rete alla quale mi riferisco).
E chi lo avrebbe detto! Ho letto commenti di ogni genere, analisi ingarbugliatissime sul perché, sul chi, sul
come, ecc.ecc.
Ho la sensazione che per molti commentatori il quid principale da risolvere non sia, nel caso di Benedetto XVI, tanto il suo essere Papa, quanto l’età avanzata. Perché i social
forum sono robette da adolescenti o, tutt’al più, da adulti in crisi di mezza età.
Altri, e vedendo il tono di molte delle risposte che il Papa riceve, sembra a ragion veduta - pensano
che il Pontefice rischi unicamente il linciaggio da parte dell’esercito anticlericale, sempre pronto a
mobilitarsi in massa.
I giovani, oggi, sono sgamati e non temono il confronto con nessuno, lanciano messaggi come pugnalate a chiunque osi gettarsi nell’arena. A te la scelta: essere toro o torero poi, chi vince, si vedrà. Un
campo d’azione, quindi, non adatto per il vecchio Joseph Ratzinger, uomo del 1927!
In realtà, un film già visto, che si ripete a cadenze regolari da secoli; perché se la Chiesa fa è accusata
quantomeno di ingerenze, se non fa è una congrega di bigotti e arretrati inquisitori.
Ricordo, infatti, i giudizi sprezzanti per l’uso del mezzo televisivo da parte del Beato Giovanni Paolo
II troppo incline, secondo vari commentatori, alla spettacolarizzazione della fede. Mi riferisco a quei
critici illuminati che ancora si commuovono quando parlano della libertà che si respirava al raduno
sessantottino di Woodstock ma storcono il naso davanti ad una GMG con centinaia di migliaia di giovani cattolici...absit iniuria verbis...
Altri si sono sentiti imbarazzati, semplicemente perché certe cose il Papa non le deve fare (o non le
dovrebbe fare, inserendo un condizionale giusto per non dare l’idea di voler dare consigli ad un papa).
Sono quasi tutti della generazione over 60, quella che, difficilmente, riuscirà a farsi una ragione del
perché i propri nipoti passino più tempo attaccati al computer che fuori a giocare con il pallone.
Ed io? Ho quarant’anni, appartengo alla generazione di mezzo (chiamata “generazione X” dai sociologi), perché ancora imbevuta di cultura del dopoguerra (quella dei miei genitori) ma già immersa
nella società liquida teorizzata da Bauman, dove ogni punto di riferimento fissato oggi verrà messo in
discussione domani. Perfino Dio viene riformulato in continuazione, che è quasi peggio del cercare di
cancellarlo. Non più ateismo ma agghiacciante agnosticismo con la pigra (intellettualmente parlando)
considerazione dell’inutilità di conoscerLo.
Oggi non serve nemmeno negarne l’inesistenza, basta stabilire una netta separazione fra Lui e noi, fra
il Suo mondo là per aria e il nostro qui giù, obbligati a tribolare (se si è perdenti) o a godere (se si è
furbi).
Dio è lento, quasi faticoso, internet è veloce, alla portata di tutti.
Con un computer o un cellulare, anche se ho solo quindici o sedici anni posso, a differenza del passato,
comunicare rapidamente con chi voglio, e farmi un’idea di come va il mondo.
Sono libero. Devo solo imparare a discernere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato, il bene dal
male, il mio ego da quello dell’altro. Si chiama “apprendimento” anche questo, senza l’obbligo del
legame con un adulto che vuole condizionarmi, che si chiami genitore, maestro o catechista. Sono
autonomo...
Ecco, io penso che il Papa sia su Twitter per evitare che quel “solo” diventi l’illusione di una generazione intera. Andrea Milzani
5 il Redone
La Chiesa ci insegna
Pastorale Sociale
L’insegnamento e la diffusione della cultura sociale fanno parte della
missione evangelizzatrice della Chiesa.
La pastorale sociale è “l’espressione viva e concreta di una comunità
pienamente coinvolta dentro le situazioni, i problemi, la cultura, le
povertà e le attese di un territorio e di una storia” (Cfr CEI, Evangelizzare il sociale. Orientamenti e direttive pastorali, 7: ECEI5/1107).
Essa testimonia la sollecitudine della Chiesa per il mondo del lavoro,
l’economia, la politica e la famiglia. La nostra zona, attraverso la
commissione di Pastorale Sociale, ha risposto a questa responsabilità
organizzando una serie di incontri formativi, l’ultimo si è concluso il
22 di gennaio, sul tema dell’educazione civica.
La proposta, rivolta in modo particolare ai rappresentati dei gruppi e delle associazioni di volontariato presenti
sul nostro territorio, è nata raccogliendo il tema della sfida educativa, lanciata dalla Chiesa Italiana per il decennio 2010-2020, la quale suggerisce percorsi formativi di educazione alla partecipazione della gestione del
bene comune e alla vita buona del Vangelo.
Cos’è il bene comune?
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, richiamandosi alla Gaudium et spes, osserva che il bene
comune non è una semplice somma dei beni, è “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono, sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più
celermente” (GS, n. 26)
Qual’è la vita buona del Vangelo?
La “vita buona” non è una vita conforme alle regole della legge morale, ispirata al senso del dovere; essa ha
un’altra logica: pone a criterio ultimo della vita morale non ciò che si fa, ma ciò che si è. Si tratta di partire dal
Vangelo, alla scuola di Cristo, maestro e pedagogo.
Da una ricerca svolta dall’ufficio per l’impegno sociale della nostra diocesi è emerso che i vari gruppi parrocchiali e sociali desiderano trovare luoghi, tempi, spazi di confronto, di riflessione in cui sia possibile anche la
critica costruttiva poiché, spesso, si è troppo impegnati nel fare senza ricercare il significato ed il senso delle
proprie azioni.
E’ con questo spirito che si è svolto il primo incontro di Pastorale Sociale. Divisi in tre gruppi abbiamo approfondito il tema dell’educazione civica facendo un’analisi sulla qualità e sulla definizione di educazione
civica.
E’ emerso che è in atto una trasformazione culturale, familiare e sociale e che il relativismo etico è la causa del
disorientamento valoriale, che i legami tra le persone sono deboli e che il consumismo e l’edonismo influenzano negativamente l’ambiente e che talvolta c’è difficoltà a separare il significato di civiltà dal senso civico.
Silvano Corli, professore di psicologia sociale della famiglia presso l’Università Cattolica e componente del
comitato scientifico della scuola diocesana di formazione all’impegno politico e sociale è stato il relatore del
secondo incontro ed è con competenza che ha trattato, alla luce del compendio di dottrina sociale della chiesa,
il significato di senso civico.
Suor Pia, della congregazione dell’ordine religioso delle suore operaie, ha concluso gli incontri partendo dalle
parole che san Paolo ha rivolto ai Corinzi (1 Cor 12, 4-11) per farci riflettere che nella Chiesa la diversità dei
doni è una necessità che serve a costruire la comunità e la via del cristiano è quella di saper vivere i carismi
nella carità.
Delia Milzani
6 il Redone
La Chiesa ci insegna
Ho visto una chiesa appassionata
“Sembrava davvero che fossimo
tutti un cuore e un’anima sola come
la primitiva comunità cristiana. Mi
ha dilatato il cuore quella levata di
mani in massa, quando è stato chiesto all’assemblea di votare se era
favorevole o no all’impostazione
del documento di base. Il consenso
è stato pieno, segno che la varietà
dei pareri riconosceva il valore e le
fatiche di tutto il lavoro della Commissione che l’ha preparato”
Così si legge nella lettera che Suor
Maria Cecilia Serina ha inviato al
settimanale diocesano “La voce del
popolo” del 13 dicembre scorso
descrivendo il gesto che ha concluso il 29° sinodo della diocesi
di Brescia. Un esito non del tutto
scontato, perchè - scive la religiosa
- “mentre sentivo le diverse osservazioni sull’Instrumentum laboris
mi chiedevo se saremo mai arrivati
ad un’intesa proficua”.
Tema del sinodo, le unità pastorali.
Sono stati quattro giorni intensi
(1-2 e 8-9 dicembre) i due fine settimana vissuti dai 385 sinodali convocati dal vescovo Luciano per delineare il “nuovo” volto della chiesa
bresciana. Li ho vissuti anch’io e di
Gottolengo anche Delia Milzani e
Romano Manfredi.
Il perchè di un sinodo.
La “macchina” della preparazione
era partita nell’aprile del 2011. In
quell’occasione la nostra diocesi si
definiva come “comunità in cammino”. Da allora si sono succeduti
documenti, schede, consultazioni,
fino alla stesura dell’Instrumentum
laboris, su cui ci si è confrontati
in tutte le zone pastorali. I cinque
anni di episcopato di mons. Lucia-
no Monari hanno messo all’ordine
del giorno le centralità della parola
di Dio, l’eucaristia, la comunità e
la missione.
Mettendo a tema le unità pastorali, il vescovo ha tenuto a precisare
nella conferenza stampa di presentazione che non si trattatava “della
soppressione o dell’accorpamento
delle parrocchie”, ma della consapevolezza che “ormai la parrocchia
non esaurisce più la sua azione pastorale nella celebrazione della messa, nei sacramenti e nel catechismo.
La complessità della società attuale
e del vissuto dei suoi componenti
richiede un’azione e una progettualità pastorale più complessa, che
nessuna parrocchia, singolarmente,
riesce a garantire”.
Soprattutto tra i preti - ha notato il
vescovo - c’è stata la tentazione di
considerare il tema delle unità pastorali essenzialmente da un punto
di vista giuridico, del rapporto tra
parrocchia e unità pastorale. Molti
sono caduti nell’errore di considerare che l’istituzione delle seconde
avrebbe portato alla soppressione o
all’accorpamento delle prime, mentre le “unità pastorali sono la relativizzazione dei confini parrocchiali
necessaria a creare quelle strutture
di servizio pastorale che abbiano
una dimensione interparrocchiale”.
Lo svolgimento del sinodo.
I lavori sinodali si sono svolti nella
cordialità e nella fraternità, segno
della “bellezza” di un’assemblea
sinodale varia, ma ordinata, dai pareri talvolta discordanti, ma sempre
rispettosa dell’altro. Molti interventi hanno espresso pareri diversi
sui contenuti, ma senza animosità o
spirito polemico.
Il vescovo ricordava che “i sinodi,
assemblee che raccolgono più persone di origine geografica e forma-
7 il Redone
zione culturale diversa per trovare
qualcosa in comune, sono prassi
antica della Chiesa, che si è sempre pensata come comunione di
comunità: L’espressione di questa
comunione era il trovarsi insieme
per pregare, riflettere e assumere
decisioni che riguardano tutti”.
E la riorganizzazione delle diocesi
in unità pastorali è appunto una di
quelle decisioni imèportanti che bisogna assumere in forma sinodale,
anche se può costare fatica.
La bozza del documento finale.
Nella quarta ed ultima giornata del
sinodo è stata presentata una bozza del documeto finale, consegnata al vescovo per l’approvazione
definitiva. Essa ha tenuto presenti
i diversi interventi e i preziosi suggerimenti che sono emersi dall’assemblea sinodale, regalando uno
“stile nuovo” da vivere negli organismi di Comunione.
A conclusione dell’Assemblea, i sinodali hanno consegnato una “lettera” a tutta le società bresciana,
rivolgendosi soprattutto a “coloro
che si sentono lontani dalla vita
ecclsiale, ma che hanno a cuore
il bene comune, il sereno domani
delle generazioni più giovani, orizzonti di pace, giustizia, progresso
e lavoro per tutti. Cogliamo questa
occasione per esprimere pubblica
gratitudine per gli esempi di civiltà,
umanità, dedizione professionale e
onestà che troviamo che troviamo
al di fuori delle esperienze ecclesiali.”
Il sinodo sulle unità pastorali è
stato un tempo e un luogo in cui
è veramente vissuta la corresponsabilità. Uno stile a cui, ora, sono
chiamati tutti gli operatori pastorali
della diocesi nell’applicazione degli orientamenti conclusivi.
Don Arturo
DON LUCA e la sua cordata...
PREGHIERA, SOLIDARIETA’:
DONO CONCRETO A GESU’
La Quaresima è tempo di conversione. Ma da che cosa mi
devo convertire? Se convertere in latino significa cambiare
strada, fare dietrofront. Ma
perché? Su quale strada cattiva
mi sarei incamminato? Non mi
pare, alla fin fine, di essere tanto male. Non mi assolvo in tutto,
ma… proprio cambiare strada,
che esagerazione! In greco conversione si dice metanoia, che
vuol dire cambiare mentalità,
rifarsi il pensiero. Ma non credo
di avere idee tanto sbagliate. Io
delle mie idee sono convinto!
Nell’antichità la Quaresima
comprendeva le ultime tappe di
catecumenato, cioè di preparazione al Battesimo. Anch’io,
in questo periodo, riprendo in
mano il mio Battesimo e lo verifico. Vivo da battezzato? Vivo
da persona “immersa” in Cristo
(battezzare vuol dire proprio
immergere)? La vita di Gesù fu
una vita tutta a disposizione di
Dio per gli altri, specialmente
per i deboli, i piccoli, gli offesi,
gli oppressi. La sua morte, accettata per amore, fu il vertice
di questa sua donazione. La ri-
surrezione non fu tanto il premio, quanto “l’altra faccia” della
sua stessa morte (se si dona la
vita, anche la morte è vinta!).
E io? Forse il senso della “conversione” comincia a diventarmi
chiaro!
La conversione, viene declinata in questa Quaresima con
“preghiera, solidarietà e dono
concreto a Gesù”. Questo vuol
dire che avrà risvolti molto concreti, che fanno riferimento al
mio rapporto quotidiano con il
tempo, con le persone e le cose.
Preghiera e Solidarietà/Carità.
Devo cercare di cambiare il mio
rapporto con il tempo, non devo
farmi vincere dalle cose da fare,
ma ritagliare momenti di intimità con il Signore Gesù (Buongiorno Gesù prima della scuola,
Santa Messa, Catechismo, Centri d’ascolto della Parola, ecc…).
Questo non per chiudermi in me
stesso ma per avere uno sguardo più ampio che arriva fino in
Africa, dagli amici della “Maison
des Enfantes” che con le nostre
piccole rinunce aiuteremo a crescere con dignità e serenità.
Iniziamo con entusiasmo e fede
questa Quaresima 2013: non la
Quaresima dell’anno scorso o di
10 anni fa, non quella del prossimo anno o del 2020. Voglio
dire che ogni momento ha la sua
grazia. Questa quaresima non
tornerà più. Devo convertirmi
adesso; devo pregare adesso;
devo aiutare adesso… Ma non
sono capace di convertirmi così
di colpo! Non mi sento pronto né
sono capace di cambiare radicalmente. Diventare come Gesù,
pensare come Gesù, pregare
come Gesù, servire e aiutare
come Gesù…non è uno scherzo!
Ma chi mi dice che sono io il soggetto della conversione? Io non
cambierei mai, se non venissi
cambiato! È lo Spirito Santo che
compie in me questa operazione.
È lo Spirito di Dio che mi spoglia
di me stesso per rivestirmi di
Gesù. Io posso solo, con grande
fiducia, lasciarmi “lavorare” da
Lui. Prego, dunque, così:
“Spirito di Dio, convertimi! Spirito di Dio, trasformami!
Stampa nel mio cuore il cuore di
Cristo!”
Don Luca
Giovani in corsa e tempo di Quaresima
È davvero fastidioso aspettare tutto quel tempo
perché il computer si accenda. Più hai fretta, più
impiega secondi preziosi. Certo si tratta di questione di attimi, giusto quel tempo di pensare alle
mille cose che ancora ci sono da fare. Sono terrificanti, però, quei pochi secondi, tutto si muove e
tu sei lì bloccato, sugli affari inutili.
Sembra non esserci nulla di meno adatto di ciò
che sta fermo nel nostro mondo che viaggia ad
alta velocità. Restare fermo significa rimanere
travolto dall’affollarsi di eventi e di cose da fare,
di cose che andrebbero fatte e di cose che si desidera fare. Il rischio è grande, perché il ritardo
di un secondo può compromettere un’intera giornata.
Tuttavia muoversi ad alta velocità comporta
anch’esso un pericolo, un pericolo forse molto
più grande: si rischia di perdersi, inevitabilmente.
Un treno dal cui finestrino non si può vedere altro che chiazze indefinite di paesaggio. E così si
perde l’orientamento, non si vedono più cartelli,
8 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
non si riconoscono più le persone perché tutto si
sforma in quella chiazza indefinita.
Capita spesso, nel nostro mondo ad alta velocità,
di perdere l’orientamento, di non capire il senso
di ciò che si fa, di ciò che si dovrebbe fare o di ciò
che si desidera fare. Questo perché l’importante
è muoversi, non si sa verso dove, non si sa perché ma tutto è preferibile al rimanere schiacciati
da questa folla di incombenze. Una folla che o ti
travolge o ti trascina inconsapevolmente. È vero,
questo mondo veloce ci fa risparmiare un sacco
di tempo ma, paradossalmente, di questo tempo
non siamo padroni. Perché tutto è frenesia. Al
tempo libero si sostituisce il tempo buttato, un
tempo trascorso senza viverlo realmente, tempo
speso in un fare per fare, giusto per non sentire il
peso dell’immobilità.
Per i giovani le cose si complicano ulteriormente.
Si sa, la gioventù è l’età delle infinite possibilità. Se da un lato la cosa appare entusiasmante e
senz’altro invidiabile, dall’altro non è per nulla
semplice da gestire, soprattutto nell’ottica del
fare per fare. Come decidere della propria vita,
se non siamo nemmeno padroni del nostro tempo, se il mondo ci sfreccia accanto in modo del
tutto anonimo, come un traliccio al finestrino di
un treno in corsa?
Eppure basterebbe così poco.
Un ritaglio di spazio dove spostarsi per non rimanere travolti dalla folla in folle corsa. Un ritaglio
di tempo per consultare un attimo la bussola, per
capire dove ci sta trascinando questo treno e qual
è invece la nostra rotta.
La Quaresima, per noi giovani, può intendersi
come questo ritaglio di spazio e tempo all’interno della nostra vita frenetica. Uno spazio e un
tempo per noi, per riflettere, per capire. Ma anche
e soprattutto uno spazio e un tempo da dedicare a
qualcuno che sta più in alto di noi, che di noi tutto
conosce. Nessuno è su questa Terra per sbaglio,
nessuno è privo di una missione da compiere, di
un progetto da portare a termine.
Mi piacerebbe spendere belle parole su quanto
sia importante per un cristiano questo momento
dell’anno liturgico, sulla necessità di dare nutrimento alla nostra fede, sul ruolo fondamentale
della preghiera, ma credo di non essere adatto
per questo.
Sono solo un ragazzo, pieno di dubbi, come tanti.
E proprio per questo sento il bisogno di conoscere e di crescere. Non solo “di testa”, non solo nel
corpo, ma come uomo. È innegabile quel sentimento di insoddisfazione e mancanza che è frutto delle corse ad alta velocità di tutti giorni. C’è
qualcosa nell’uomo che da sempre lo spinge ad
alzare gli occhi verso il cielo, che lo spinge a credere in qualcosa di più grande di lui. Non è solo
un semplice desiderio di protezione e conforto, è
proprio una necessità in lui connaturata, estranea
a tutto il resto delle specie viventi.
L’uomo è molto di quello che appare o di quello
che fa. L’uomo è una creatura preziosa, originale
e insostituibile.
Forse è il caso, dunque, di capire chi ci ha reso
tali, di conoscere il nostro valore
e di non buttarci via trascinati o
calpestati da una folla anonima.
Il mio invito agli incontri di questa Quaresima è rivolto a tutti i
giovani dunque, non perché ferventi cristiani, non perché attivi
collaboratori dell’oratorio o della
parrocchia, ma semplicemente
perché giovani, pieni di dubbi
e costantemente alla ricerca di
un senso, giovani che sanno che
la loro vita è qualcosa di più di
quella chiazza indefinita di paesaggio al finestrino del treno.
Davide Manfredi
9 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
La Maison des Enfants
In questa quaresima il nostro sguardo,
la nostra preghiera e la nostra solidarietà vogliano arrivare lontano e più
precisamente in Africa, nella Repubblica di Guinea, nella Maison des Enfants, la Casa dei Bambini.
Di settiamana in settimana conosceremo sempre più da vicino questa terra,
questa associazione e questa casa con
i volontari e i bambini che la abitano
e i tanti sogni, desideri e progetti che
con il nostro piccolo contributo cercheremo di aiutare a realizzare.
Don Luca conosce bene questa associazione e i suoi fondatori perché
quando era seminarista ha trascorso
un mese in questo orfanotrofio.
E’ stato un mese intenso in cui ha avuto modo di confrontarsi con i volontari, ascoltare i loro sogni; ha visto i bambini, i loro sorrisi, il loro
entusiasmo più forte della povertà e dell’abbandono, ma ha anche potuto vedere da vicino i tanti bisogni,
e da qui è nato il desiderio di coinvolgere tutta la nostra comunità parrocchiale nel sostegno a questi
bambini.
La “Maison des Enfants” (la Casa dei Bambini) è un’associazione non lucrativa che sostiene i bambini
orfani, abbandonati o estremamente disagiati della Repubblica di Guinea e si occupa della gestione degli
aiuti destinati all’omonimo orfanotrofio operante da dieci anni sul territorio guineano.
L’obiettivo è quello di favorire lo sviluppo e l’indipendenza delle persone nel paese d’origine; ragione
per la quale gli aiuti forniti non si limitano al solo miglioramento della qualità della vita (cibo, alloggio,
educazione, cure mediche), ma mirano principalmente al completamento della formazione scolastica e
professionale attraverso l’insegnamento di un mestiere e l’inserimento nel mondo produttivo.
Il progetto nasce dal desiderio che Riccardo Piccaluga, imprenditore bresciano cresciuto in un orfanotrofio, porta nel cuore fin da ragazzo:
dare amore e speranza nel futuro ai
bambini soli ed abbandonati.
Dopo alcune ricerche in Sudamerica e
molte esperienze di volontariato presso amici missionari in Africa (Congo,
Burundi, Centrafrica), nel 1999 Riccardo si reca nella Repubblica di Guinea dove trova le condizioni ideali per
la realizzazione del suo sogno.
Nel novembre del 2000 fonda insieme alla moglie Daniela la “Fondation
Maison des Enfants” con sede a Sobanet, un piccolo villaggio immerso nella foresta guineana. L’anno seguente,
in collaborazione con alcuni amici
bresciani, nasce in Italia l’ “Associa-
10 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
zione Maison des Enfants - Onlus”
allo scopo di supportare l’impresa.
Inizia così l’arduo cammino intrapreso dai coniugi per dar vita, in una
zona volutamente isolata, ad un centro
d’accoglienza per bambini e ragazzi
che oggi comprende: un orfanotrofio,
un centro pediatrico, un complesso
scolastico, impianti sportivi, terreni
agricoli ed allevamenti.
Dal 2009 la figlia Elena ed il marito
Luca si sono stabiliti permanentemente in Guinea per curare la gestione della struttura.
Il complesso di circa 4000 mq sorge
nel villaggio di Sobanet, un piccolo centro abitato della Repubblica di Guinea e comprende:
- un orfanotrofio ora in grado di accogliere e sostenere fino a 420 bambini (un millesimo dei 420.000
orfani della Guinea);
- il centro pediatrico fornisce assistenza medica gratuita a tutti i minori provenienti dai villaggi limitrofi,
con una media di oltre 50 visite al giorno;
- il complesso scolastico distribuito in edifici diversi, comprende le aule per la scuola materna, le scuole
primarie e quelle professionali (attualmente in costruzione);
- campi di calcio, basket e pallavolo.
Al fine di garantire la necessaria autosufficienza, tutto il comprensorio è alimentato con pannelli fotovoltaici e due pozzi. Un’officina attrezzata segue la manutenzione dei mezzi e degli impianti installati. Inoltre, sono stati acquistati alcuni ettari di terreno agricolo ed allestiti gli spazi per l’allevamento di mucche,
pecore, capre e galline.
I giovani ospiti dell’orfanotrofio, grazie alla formazione ricevuta, dovranno in futuro contribuire al suo
funzionamento affinché la Fondazione possa provvedere autonomamente al mantenimento ed alla crescita dei suoi bambini.
Il sogno però più grande che anima il cuore di volontari e sostenitori è di poter sentire un giorno un
ragazzo cresciuto con loro dire spontaneamente: “sono orfano, ma non potevo sperare in una famiglia
migliore!”.
Resta ancora molto da fare per migliorare il livello di qualità della vita e di aiuto diretto verso i bambini.
Grazie alla generosità e all’impegno dei sostenitori sono stati raggiunti risultati notevoli.
Anche noi in questo tempo di quaresima ci impegneremo per la realizzazione di un progetto concreto a favore dell’orfanotrofio, contribuiremo infatti
all’acquisto di un minibus.
I bisogni sono davvero tanti, ma non lasciamoci intimorire dal poco che possiamo fare, perché il poco
di ciascuno messo in comunione, può diventare
davvero molto, soprattutto se fatto con il cuore.
Le nostre mani, la nostra mente e il nostro cuore
saranno i protagonisti di questa quaresima: le mani
per dare qualcosa a questi bambini, la mente per
conoscere le loro storie, e il cuore per amare.
I catechisti
11 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
12 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
MADAGASCAR 3
“Madagascar 3” è stato il tema del Grinv di quest’anno, durato cinque fantastici giorni.
Hanno partecipato tutti i bambini dalla prima elementare fino ai ragazzi di
prima media.
Noi adolescenti e giovani siamo stati gli animatori.
La giornata iniziava con la preghiera e poi proseguiva con balletti, giochi e attività. L’ora del pranzo era per tutti noi un piacevole momento di condivisione con il Don, reso ancora più ghiotto dai
gustosissimi piatti preparati dalle instancabili cuoche.
Al ritorno dei bambini facevamo dei giochi divertenti, una buona merenda e poi verso le cinque il
saluto prima di tornare a casa.
Il Grinv di quest’anno si è concluso con la partecipazione ad uno spettacolo del circo a Brescia.
Noi animatori e assistenti ringraziamo i bambini per la loro simpatia e vivacità, ma soprattutto un
grazie di cuore a Don Luca che ci ha accompagnato in questa bellissima esperienza.
Simone Piccinelli
L’ALBERO
di JESSE
Con questa stupenda pittura, che
si trova nella nostra chiesa di san
Girolamo, abbiamo voluto illustrare la copertina del primo numero del Redone di quest’anno
2013. Ed anche gli altri cinque
numeri del bollettino avranno in
copertina uno dei capolavori di
questo nostro monumento storico ed artistico, fondato dai Frati
Carmelitani nel 1478.
L’albero di Jesse è una rappresentazione schematica della genealogia di Gesù Cristo, a partire da Jesse che
era il padre del profeta Davide. Spesso, durante la santa messa sentiamo leggere questa sfilza di nomi, riportata dai vangeli di Luca e di Matteo.
Questa sacra raffigurazione nasce dalla devozione popolare del Medio Evo e, qualche volta, come nel caso
nostro, si arricchisce della croce e del crocefisso, quasi a dire che lo stesso legno ha dato al Redentore la
sua origine e il suo destino di vittima sacrificale.
Un altro particolare da notare: la Madonna che piange (Madonna dello Spasimo) è in abiti carmelitani, uno
stampo carmelitano che i Frati di quell’Ordine han voluto dare alla Vergine, loro madre e protettrice.
Come tutti gli altri affreschi di questa chiesa, risale alla prima metà del Cinquecento ed è opera dei pittori
della rinomata Scuola Lombarda.
Di questa pittura, ci piace riportare il commento che si legge nell’opuscolo “Chiesa di san Girolamo”, di
recente edito dalla Fondazione C.S.A. Cami-Alberini Onlus: “Oltre alla perfetta conservazione, possiamo
apprezzare l’immediatezza e l’ingenuità del racconto capace di colpire la fantasia popolare”.
Giuseppe Zanon
13 il Redone
Giustizia e carità
Il Nostro invito a celebrare la Pace suona come un invito
a praticare la Giustizia. Opus iustitiae pax (cfr. Is. 22,
17) . Lo ripetiamo oggi con una formula più incisiva e
dinamica: “Se vuoi la pace, lavora per la giustizia” (Dal
Messaggio di Paolo VI per la Giornata della Pace 1972).
È sempre stata innanzi a me, durante tutto il mio percorso di studi universitari, la perenne domanda su cosa
sia e su cosa voglia dire fare giustizia e soprattutto capire quale sia il rapporto, purtroppo spesso difficile, tra
il diritto e la giustizia. Molte sono le modalità e i campi
in cui è possibile analizzare e studiare questa relazione,
ma una in particolare ha attratto il mio interesse: il problema degli investimenti internazionali in terre agricole,
fenomeno conosciuto con il termine di land grabbing o
accaparramento di terre. Ed è proprio su questo tema che
si è concentrata la mia attenzione, a tal punto da farne
oggetto della mia tesi di laurea.
Chi si accosta per la prima volta a tali problematiche,
si renderà conto della vastità e della complessità della
questione e soprattutto della necessità di porre dei confini per delimitare l’immensa prateria
degli investimenti in terre agricole.
Si renderà conto di come il fenomeno sia ad oggi disciplinato dalle leggi
del mercato e dalle relazioni politiche, da quella primitiva legge del
più forte che sembra ben prestarsi a
rappresentare le relazioni esistenti in
società antiche o in qualche lontana
tribù africana, ma che in realtà coinvolge operatori con un’importante e
ben consolidata tradizione giuridica
alle spalle.
Di fronte a tutto questo, la prima reazione per uno studente di giurisprudenza, che ha fatto del diritto l’oggetto
di studio e di analisi nel suo percorso universitario, è alquanto sconsolante, quasi a chiedersi se quanto studiato sui manuali sia solo teoria e in parte utopia: quindi
lontano dalla realtà, dalle relazioni concrete. Un diritto
chiamato a disciplinare o meglio ad adattarsi ex post alle
esigenze della politica e dell’economia, un diritto al servizio dei mercati e non più delle persone.
Nel corso delle mie ricerche e dei miei studi, la mia formazione giuridica è stata affiancata dagli insegnamenti
e dai consigli di Padre Gianpaolo Pezzi, un pastore, un
uomo e un amico di grande cultura, profonda spiritualità
e soprattutto immensa umiltà.
La sua esperienza missionaria mi ha aiutato a capire e
a coltivare l’idea che oggi il mondo non ha bisogno di
tecnici del diritto, ma di giuristi consapevoli che non è
l’uomo per il diritto, bensì il diritto per l’uomo. Ho potuto comprendere meglio tutto questo durante i tre mesi
trascorsi negli Stati Uniti, dove Padre Gianpaolo mi ha
invitato per un progetto relativo al problema degli inve-
stimenti in terre agricole nei Paesi poveri presso alcune
Organizzazioni non governative all’Onu.
Per chi come me si sta specializzando in diritto internazionale, le Nazioni Unite costituiscono un importante punto di riferimento anche per un eventuale lavoro
futuro. Ho avuto l’opportunità di assistere a numerosi
incontri, partecipare a lavori e capire il funzionamento
della grande macchina dell’Onu. Devo ammettere, però,
che ho visto molta politica, molte relazioni diplomatiche, molte parole ma poca concretezza. Insomma, molto
fumo e poco arrosto. Le Nazioni Unite, così come oggi
sono concepite, non funzionano, servirebbe un profondo cambiamento, anche se sono ben consapevole della
difficoltà, dal momento che lì vi sono rappresentati ben
193 Stati.
Un aspetto che mi ha particolarmente colpito è stato incontrare molti giovani impegnati in numerosi progetti
sostenuti dall’Onu e vedere i rappresentanti dei Paesi
poveri o in via di sviluppo credere fortemente nell’attività delle Nazioni Unite, poiché esse costituiscono l’unica
speranza per far conoscere al mondo e alla società internazionale la loro situazione locale.
L’Onu è strutturato in diversi organismi, tra questi vi è il Consiglio Economico e Sociale, a cui partecipano
molte Organizzazioni non governative, alcune delle quali cattoliche, ed
è proprio in una di queste che Padre
Gianpaolo svolge la sua attività per
il programma Giustizia e Pace ed
Integrità del Creato. All’interno di
queste ONG ho conosciuto una parte di Chiesa che mai avrei pensato di
trovare, profondamente impegnata in
modo attivo e concreto nella difesa
della persona umana e della vita, dal suo inizio alla sua
fine e soprattutto nel suo itinere.
Accade purtroppo che molte volte noi cattolici ci nascondiamo dietro il muro dei principi, senza però darne concreta attuazione nella nostra vita quotidiana.
L’aver vissuto per alcuni mesi in un quartiere povero
e difficile nelle vicinanze di New York, l’aver visto le
grandi contraddizioni di un’America dove chi è ricco è
realmente ricco e chi è povero non ha proprio nulla, nessuna tutela, mi ha fatto davvero riflettere e in un certo
senso ha cambiato la mia visione sul mondo.
All’interno delle ONG cattoliche con cui ho collaborato
ho visto sacerdoti, suore e laici attivi nel denunciare e
nel sostenere progetti volti a sostenere i più poveri e a
concretizzare il concetto di carità cristiana, un concetto spesso limitato alla pura e semplice filantropia e non
all’idea di donarsi all’altro, di essere giusti con l’altro.
Senza carità non c’è giustizia e senza giustizia non c’è
carità. È da questo presupposto che il diritto (così come
la politica, l’economia e le altre scienze) deve partire per
disciplinare la realtà e la nostra società.
14 il Redone
Matteo Manfredi
CENTRO di AGGREGAZIONE
Sento la necessità di alcune spiegazioni inerenti alla
recente apertura del “Centro di aggregazione” presso la sede dell’Associazione “Impegno Cultura e
Sport Anziani”.
Partiamo dal fatto che la nostra Associazione è impegnata su diversi fronti al servizio della cittadinanza di Gottolengo: vigilanza alle scuole, alle funzioni
religiose e civili, trasporti presso centri ospedalieri,
consegna pasti a domicilio, organizzazione ginnastica motoria, incontri culturali e collegamento scuola/
volontariato.
Di recente l’amministrazione comunale ha messo a
nostra disposizione la nuova sede in Piazza xx Settembre (ex biblioteca); una bella sede che ci ha fatto
capire che era sprecata per poche riunioni mensili.
Allora perché non renderla disponibile anche per altre attività?
La nostra Associazione si rivolge in particolar modo
a persone anziane perciò si è pensato a un “Centro di
Aggregazione” ma cos’è?
Vi darò la giusta definizione:
I centri sono finalizzati all’aggregazione, alla partecipazione sociale e allo svolgimento di attività ricreative, culturali, formative accessibili a tutte le fasce
di età. Offrono ai cittadini la possibilità di vivere con
maggior fiducia il proprio territorio, organizzando
iniziative che stimolino a uscire dalla propria abitazione e anche dalla propria solitudine.
Non abbiamo la pretesa di essere così perfetti, ma
visto che l’amministrazione comunale ci ha messo a
disposizione la stanza, il riscaldamento e l’elettricità
(tutto in forma gratuita) per questo non smetteremo
mai di ringraziarla.
Il nostro ringraziamento va a quei volontari che ci
hanno aiutato nelle opere di muratura ed elettriche,
pertanto ci sembra giusto che la cittadinanza possa
usufruire di queste opportunità.
Si sente dire:
hanno aperto un bar! NOOOOOO !!!
hanno riaperto l’Arci!! NOOOOOO!!!
La nostra associazione ha aperto un centro di aggregazione, nella nostra sede possono entrare tutti anche
solo per leggere il giornale, per giocare a carte, per
parlare o discutere di cose serie o banali; i nostri soci,
volendo, possono anche bersi un caffè o una bibita,
ma noi non abbiamo scopi di lucro.
Abbiamo intenzione nel tempo di incrementare l’attività con tombolate, mostre e intrattenimenti vari,
coinvolgendo anche le cittadine di Gottolengo e ricordatevi che il tutto è gestito dai Volontari, quei Volontari che già si occupano dei servizi sopra citati.
In questi giorni abbiamo fatto la 136ª tessera, un bel
traguardo che ci sprona e ci sta dicendo che siamo
sulla buona strada.
15 il Redone
Il presidente dell’Associazione
Barbieri Battista
NOTE DI TRADIZIONI
S. ANTONIO ABATE:
Le stagioni, i falò e ... tanto altro
“A Sant’Antone n’ura bone”
Quante volte ho sentito pronunciare questo proverbio da parte dei miei genitori e dalla gente
della cascina dove abitavo, all’avvicinarsi del 17
gennaio!
E quante volte, la sera di quel giorno, mi sono
ritrovato ben imbacuccato ed in festosa compagnia intorno ad un grande fuoco nella campagna
spesso imbiancata e gelata!
Non posso dimenticare poi i tortelli di zucca, il
quadretto del santo appeso in un angolo
della stalla e l’attesa della neve, una
festa per noi bambini!
Questi sono alcuni dei tanti fatti
per cui la ricorrenza di S. Antonio Abate ha acquistato nel
tempo un significato importante e per il mondo agricolo,
in particolare.
Basta pensare che fino a pochi anni fa era considerata
una giornata festiva riconosciuta anche dagli accordi
sindacali e da non confondere con quella dedicata a S.
Antonio da Padova che cade il
13 giugno.
Vediamo allora di procedere con
ordine ed approfondire insieme questi ed altri segni che riportano al santo
venuto dall’Egitto.
Partiamo dal proverbio iniziale.
Per i contadini abituati, proprio per la qualità
del loro lavoro, ad essere attenti allo scorrere del
tempo e delle stagioni, il 17 gennaio è una delle
tappe fisse che indicano il progressivo allungarsi
della durata del periodo di luce in un giorno.
Il cambiamento si percepisce maggiormente al
pomeriggio perché al mattino, complici le nebbie
e le gelate, non si nota molto.
Questa voglia di uscire dall’inverno con i suoi
rigori è all’origine di un’altra usanza molto in vigore negli anni passati e che ora sopravvive in
pochi casi: la costruzione e la successiva accensione di grandi cataste di legna : i falò.
Anche se in passato l’unica fonte di riscaldamento erano i camini e le stufe a legna, ogni famiglia
aveva cura di tenere da parte una seppur piccola
quantità di legna, proprio per preparare il falò.
Si trattava, a volte, di una gara amichevole e, se
necessario, si univano le risorse di più cascine vicine.
All’ora convenuta si radunava una piccola folla
vociante, sfidando temperature rigide e percorrendo talvolta tratti di strada al buio, tra il fango
ed il ghiaccio.
Ogni sacrificio veniva poi ripagato dallo spettacolo offerto dal grande fuoco che mandava calore
tutt’intorno ed illuminava piacevolmente i
volti, non più infreddoliti, dei presenti.
Spesso le faville, disperdendosi nel
buio, scioglievano i fiocchi di
neve che scendeva ad imbiancare il paesaggio.
S. Antonio Abate è, infatti,
considerato il secondo mercante di neve, dopo Santa Lucia e prima di S. Faustino.
Se arrivava qualcuno da fuori
era sempre il benvenuto e si
intavolava una sorta di filòs
all’aperto: mentre gli uomini
e le donne parlavano delle loro
vicende, i giovanotti approfondivano le loro conoscenze, mentre i bambini si divertivano da
matti con i tizzoni accesi.
La tradizione dei falò rimanda inoltre
ad una leggenda secondo la quale il frate,
mentre girava per la consueta questua, vide una
cascina invasa dal fuoco: si mise in preghiera e
l’incendio si fermò permettendo agli abitanti di
liberare gli animali chiusi nella stalla e nel pollaio.
Per questo S. Antonio è da sempre considerato il
protettore delle fattorie e dei loro animali.
Nelle stalle non è mai mancata una sua immagine, tipicamente agreste, che il 17 gennaio viene
accuratamente ripulita o sostituita se troppo sbiadita e rovinata.
Nell’occasione, nonostante sia presente una
quantità di fieno, paglia ed oggetti in legno, viene acceso un lumino su una mensola improvvisata: ci si affida al potere miracoloso del santo che
impedirà un incendio.
16 il Redone
NOTE DI TRADIZIONI
Ma non è ancora finita: S.Antonio non poteva far mancare
la sua influenza nemmeno in cucina.
La sua festa costituisce, infatti, per i contadini una delle
ultime occasioni fisse per preparare i tortelli di zucca insaporiti con prodotti locali e che, a suo tempo , venivano
mangiati dopo aver recitato il rosario e prima di uscire per
ritrovarsi intorno al falò.
Sono stati tramandati alcuni detti: “S. Antone chisolér” e
“S. Antone fretolér” che stanno a ricordare come, nella ricorrenza del santo, vi è sempre stata l’abitudine di preparare una focaccia con i ciccioli del maiale da poco ucciso
e di anticipare alcuni dolci tipici del carnevale cotti nello
strutto (di maiale naturalmente).
Infine possiamo citare il proverbio “Sant’Antone dè la
barba bianca fam troà chèl che me manca”.
Ci si rivolge a lui perfino per ritrovare qualcosa che si è
perso!
Paolo Bianchi
Ciao Nicola…
Come posso io, adesso, intravedere quella sagoma scura che si avvicina tra la nebbia ed il buio precoce della sera, mentre vado a chiudere la rimessa del mio papà, al Baldone?
Una sagoma che si fa riconoscere anche attraverso un bel saluto: “ Ciao maestro” !
Mi ricordo che una volta ti ho chiesto: “ Ma non è ancora ora che mi chiami Paolo? “
Tu mi hai risposto, rigorosamente in dialetto e con quel tono che all’apparenza può sembrare scontroso ma che è solo sincero, semplice e schietto: ”Ascolta, non mi hai fatto il maestro tu? Allora va
bene così”.
Come capita spesso fra alunni ed insegnanti ci si perde di vista, man mano ed in modo diverso a
seconda delle circostanze, ma da quando sei venuto al Baldone, tre anni fa, si sono riallacciati cordialmente i rapporti.
Quando una persona entra a far parte di un gruppo consolidato deve saper farsi accettare con il tempo e la pazienza; talvolta non ci riesce.
Tu, in pochi giorni, sei riuscito a farti accettare da tutti ed a conquistare la loro simpatia per il tuo carattere aperto, immediato ma soprattutto buono.
Non parliamo poi della famiglia che, per motivi di
lavoro, ti ha accolto, trattato e perfino coccolato come
un figlio.
Tu hai ben saputo ricompensarla con il tuo comportamento corretto e con un attaccamento serio e scrupoloso all’impegno che ti sei preso, tanto da meritare
la loro piena fiducia.
Ma , soprattutto, non hai mai fatto mancare un saluto, un gesto di amicizia verso chiunque, giovane o
anziano, in particolare se sofferente.
E’ stato troppo facile abituarci alla tua presenza, non
so come sarà l’abituarci alla tua assenza!
Ci hai però lasciato, come grande testimonianza, un
bell’esempio di solidarietà umana.
Grazie Nicola
17 il Redone
Paolo
GRUPPI PARROCCHIALI
QUARESIMA MISSIONARIA
Se é vero che tutta la Chiesa é Missionaria secondo il mandato di Gesù: “Andate in tutto
il mondo e predicate il Vangelo”, é altrettanto vero che la comunità cristiana ha sempre
bisogno di essere sollecitata, stimolata in questo senso. E’ così che il gruppo missionario di
Gottolengo riprende il cammino: sensibilizzando la Parrocchia ai problemi e alle necessità
delle Missioni e dei Missionari.
“NON IMPORTA QUANTO SI DA,
MA QUANTO AMORE SI METTE NEL DARE”
(Madre Teresa di Calcutta)
Con questo spirito il gruppo missionario intende vivere e far vivere alla nostra comunità una quaresima di
preghiera e di condivisione con i nostri fratelli nel bisogno, scegliendo di devolvere le offerte che raccoglieremo al progetto “La Maison des Enfants”
Sempre con lo stesso spirito vi invitiamo:
a MERCOLEDI’ 13 FEBBRAIO dallo ore 11,00 alle ore 14,00
Adorazione Eucaristica e offerta dell’equivalente del pranzo non consumato (è giorno di digiuno!)
a favore del progetto “La Maison del Enfants”
a DOMENICA 3 MARZO Giornata Missionaria Comboniana
a MARTEDI’ 12 MARZO 2013 alle ore 20,30 presso il salone dell’Oratorio
presentazione del libro di Anselmo Palini: “Dalla mia cella posso vedere il mare” sulla vita di don
Pierluigi Murgioni che con don Saverio ha condiviso l’esperienza della missione in Uruguay.
Saranno presenti l’autore prof. Anselmo Palini, don Saverio ed il fratello di don Pierluigi.
a VENERDI’ 22 MARZO 2013 alle ore 20.30, presso la chiesa di San Girolamo
Veglia Missionaria zonale per i missionari martiri in memoria di Mons. Romero.
Auguriamo a tutti i lettori de “IL REDONE” di vivere una quaresima di ascolto della Parola, di preghiera e
di fraternità.
Gruppo Missionario
XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
san Francesco di Sales
Giovedì 24 gennaio, giorno della memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono
dei giornali­sti, il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali ha reso noto il Messaggio di Benedetto XVI per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (12
maggio 2013) che avrà per tema: “Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di
evangelizzazione”.
“Il Messaggio di questa Giornata Mondiale - ha affermato Mons.Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - presenta una valutazione
positiva dei social media, anche se non ingenua. Essi sono visti come opportunità di
dialogo e di dibattito e con la riconosciuta capacità di rafforzare i legami di unità tra le
persone e di promuovere efficacemente l’armonia della famiglia umana. Questa positività esige però che si agisca nel rispetto della privacy con responsabilità e dedizione alla
verità e con autenticità dato che non si condividono solo informazioni e conoscenze, ma
in sostanza si comunica una parte di noi stessi”.
18 il Redone
SCUOLA
Premiazione degli studenti meritevoli di Gottolengo
Dopo la premiazione dei volontari, domenica 16 dicembre si è svolta presso il teatro
Zanardelli la consegna dei premi e degli assegni di studio agli studenti meritevoli del
nostro paese.
Innanzitutto sono stati premiati i 29 studenti
che si sono distinti per merito scolastico.
Rientravano in questa categoria gli alunni
del terzo anno delle Scuole Medie (scuole
secondarie di primo grado) e gli alunni dalla
1^ alla 4^ della Scuola Superiore (scuole secondarie di secondo grado).
Per i ragazzi delle Scuole Medie, il requisito
per ricevere il premio era ottenere il massimo dei voti all’esame finale.
Per gli studenti delle Scuole Superiori, il requisito era invece avere una media minima
dei voti del 7,50.
Si è poi passati alla consegna dei riconoscimenti agli alunni premiati per impegno, che
quest’anno sono stati 4. Si tratta di ragazzi
della Terza Media segnalati dalla scuola che,
pur non avendo ottenuto il massimo dei voti
(10) all’esame, si sono appunto distinti per
il particolare impegno dimostrato nel corso
dell’anno scolastico 2011/2012.
Infine, quest’anno si è svolta per la prima
volta la consegna di un nuovo premio introdotto dall’Amministrazione Comunale per
la Miglior “Tesina di Maturità” dell’anno
scolastico 2011/2012. Il concorso prevedeva
due categorie, una tecnico-scientifica e una
umanistico-artistica, ed ha visto consegnate
20 tesine. I due elaborati migliori sono stati
scelti da una giuria di docenti delle Superiori.
A tutti gli studenti è stato consegnata come
piccolo omaggio il libro “Il Gabbiano Jonathan Livingston”, di Richard Bach, che - tra
i vari messaggi positivi - sottolinea che per
19 il Redone
SCUOLA
imparare è certamente importante lo spirito
di sacrificio, ma anche e soprattutto la gioia
che anima la sete di conoscenza.
A tal proposito, vorrei congedarmi con i lettori così:
“Se permettete che un vecchio studente
vi dica due parole, vi darei questo consiglio: non considerate mai lo studio
come un dovere, ma un’occasione invidiabile di imparare e conoscere l’effetto
liberatorio della bellezza spirituale, non
solo per il vostro proprio godimento,
ma per il bene della comunità alla quale appartiene la vostra opera futura.”
Questo vecchio studente - che, naturalmente, non sono io! - se ne intendeva parecchio
di studio.
Era niente di meno che il premio Nobel per
la fisica Albert Einstein, un uomo che di merito ne aveva da vendere.
Einstein, come tanti altri, non ha mai considerato lo studio come una costrizione,
una cosa da fare controvoglia per avere in
cambio un voto di dubbia utilità, ma sempre come l’azione di scoperta del mondo,
arricchimento della propria conoscenza, affermando sì un progetto individuale ma tenendo come ultimo scopo anche il servizio
alla collettività.
E quale augurio migliore
possiamo fare agli studenti premiati?
Tanti complimenti a
nome mio e di tutta l’Amministrazione Comunale
a tutti questi volenterosi
ragazzi premiati!
Studenti premiati per merito:
Almici Stefano, Bassini Michela,
Beatini Andrea, Bettini Giulio,
Bianchi Francesca, Biglietti Sara,
Boffelli Chiara, Cammi Leonardo,
Castellini Martina, Dancelli Andrea,
Facchi Francesco, Facchi Roberto,
Fortunato Josephine, Gargioni Caterina,
Guion Daniele, Maggi Giuseppe,
Maggi Irene, Milzani Giulia,
Morbini Giulia, Mori Sabrina,
Pini Federica, Rodella Filippo,
Saini Simran, Spaggiari Chiara,
Tironi Daniele, Zacco Federico,
Zacco Francesca, Zeneli Adolf
Premio Miglior Tesina sono stati premiati:
Zacco Chiara
per l’area umanistico-artistica
Longinotti Andrea
per l’area tecnico-scientifica
Studenti che si sono distinti per impegno
Bravo Irene, Nouioura Yosra
Pini Vanessa, Sanfilippo Marianna
Christopher Castellini
Consigliere Delegato alla Cultura
e alle Politiche Giovanili
20 il Redone
I venti del Tempo
I venti del tempo soffiano via i giorni
rapide macine di mulino,
le ore diventano ricordi.
Immagini in bianco e nero
fotografie antiche sono impronte nel cuore:
generazioni come radici per vivere.
Mia nonna pregava la sera,
mi sembrava che sgranando il rosario
aiutasse la luna
a liberarsi dai rami degli alberi e a salire nel cielo.
Con la sua fede incrollabile
cucinava al fuoco del camino,
traghettando il mondo
dall’ottocento alla luna
nel triste secolo delle guerre mondiali.
Il suo saluto, i libri,
il profumo del bucato,
le fiabe e le preghiere prima di dormire
qualcosa che passava da cuore a cuore
mentre la sera
piegavamo la testa sul tavolo
già travolti dai sogni della notte.
Io ricordo la mano di mio padre
stretta nella mia
mentre mi bagnava le dita
con l’acqua benedetta
all’entrata della chiesa;
ero bambino e sentivo la sua forza contro le
bufere della vita
nell’invincibile legame del suo sorriso.
Insieme alle persone generazioni di animali
chiamati per nome accuditi con amore
indispensabili alleati contro la miseria.
Con ingenua dolcezza
salutava le annunciatrici televisive,
convinta che potessero vederla
al lavoro nella sua cucina.
Generazioni che si rinnovano
al suono dolce-severo delle campane.
Mia madre misurava il passare del nostro tempo
con un piccolo segno di matita
sullo stipite della porta,
registrando la nostra crescita
come una gara tra fratelli.
Ogni mattina cominciava con il profumo del latte
una corsa in bicicletta fino a scuola,
con l’angolo del fazzoletto bagnato fra le labbra
e gli ultimi ritocchi alla nostra fretta nel lavarci.
Oggi racconto a mia figlia
un mondo che sta scomparendo;
lei vive con una tecnologia
che io stento a capire,
ma vedo che le parole non inaridiscono
e i cuori passano anche attraverso
i messaggi dei telefonini,
incomprensibili magie,
fiabe in un mondo nuovo.
Generazioni passano di mano in mano
le gemme nuove della vita.
Ancora insiste la campana
a disegnare onde di speranza
nello stagno immobile del tempo.
Lino Morbini
(Poesia prima classificata al concorso letterario di Acquafredda -2012)
21 il Redone
Anagrafe Parrocchiale
Sposi in Cristo
12. GAFFURINI DANIELE e MAZZA GIACOMINA
13. FILIPPINI PIETRO e PEDRONI ARIANNA
1. BERTONI NICOLA e VANAZZI ILLARY
2. BASSAN FABIO e CAUSETTI MICHELA
Rinati nel Battesimo
35. PISTONE DAVIDE
di Luigi e Damasco Teresa
2. ZACCO GIOVANNI
di Massimo e Agosti Emanuela
36. D’AGUI ANGELO LEONE
di Biagio e Manti Manuela
3. PETRO’ ANITA
di Andrea e David Paola
22 il Redone
1. SCRUGLI LAURA
di Ferdinando e Laruffa Monia
4. BERTONI ALESSANDRO
di Nicola e Vanazzi Illary
Attendono la Risurrezione
54. ALMICI GIUSEPPE
di anni 75
55. SOAVE MARIO
di anni 85
56. CASTELLINI EMILIA
di anni 86
1. BARBIERI MARIETTA
di anni 100
2. SANDRINI PIETRO
di anni 79
3. ROSSI PAOLINA
di anni 84
De profundis
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
4. BIAZZI NICOLA
di anni 25
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono,
perciò avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore,
l’anima mia spera nella sua parola.
L’anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l’aurora.
5. BIAZZI PAOLO
di anni 89
Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia,
grande è presso di lui la redenzione;
egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
23 il Redone
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Redone n. 1 - Parrocchia GOTTOLENGO