Periodico d’informazione della Parrocchia Prepositurale dei Ss. Pietro e Paolo di Gottolengo numero 1 febbraio 2012 il Redone Crucifixus pro nobis il Redone Periodico d’informazione della Parrocchia Prepositurale dei Santi Pietro e Paolo di Gottolengo Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 236 del 16-05-1965 n. 1 - febbraio 2012 Sito Internet della Parrocchia: http://www.parrocchiagottolengo.it e-mail: info @parrocchiagottolengo.it Tel. 030 951042 Direttore responsabile: Don Arturo Balduzzi Redazione: Andrea Milzani, Angelo Biazzi, Delia Milzani, Giuseppe Zanon, Giusi Morbini, Mino Feroldi, Mino Onorini, Paola Rodella, Paolo Bianchi, Silvana Martinelli, Stefania Tenchini In questo numero Calendario Pastorale ........................................2 La Parola del Prevosto ......................................3 Quaresima “Tempo della prova” Percorso Quaresimale 2012 ..............................5 Attualità ..............................................................6 Trentaquattromilamiliardi! La Chiesa ci insegna..........................................7 O c’è o non c’è... Festa Lustri di matrimonio ...............................8 Don Luca e la sua cordata ................................9 La Comunità Educatiova e lo stile di Dio Borno 2012 Ratatouille Gruppo Colori 31 gennaio: Festa di Don Bosco Oltre l’invisibile Commedia: Mariti e buoi dei paesi tuoi Quaresima 2012 150 anni al servizio della Liturgia ...................15 Voce Missionaria .............................................17 Festa Mondiale della Famiglia ........................18 Programma giornata mondiale della Famiglia con il Papa ...............................18 Note di tradizione ............................................19 Brusóm la Ècia Gruppi Parrocchiali .........................................21 I tesori e i segreti della sacrestia Scuola ..............................................................23 Educazione stradale Trivelli Giuseppe .............................................24 Orgoglio del calcio gottolenghese Incontri della terza età ....................................25 Lettere alla redazione .....................................26 Poesie ..............................................................26 Anagrafe parrocchiale .....................................27 Litotipografia Causetti - 25023 Gottolengo (BS) Piazza xx Settembre 14 - Tel. e Fax 030.951319 CALENDARIO PASTORALE ORARIO Ss. MESSE VIGILIARI: Ore 16,30: Ore 18,30: Ore 20,30: Casa di Riposo Parrocchiale Comunità Neocatecumenali FESTIVE: Ore 8,00 - 9,30 - 11,00 - 18,30 FERIALI: Ore 8,00 - 18,30 da lunedì a venerdì Ore 16,30: giovedi Casa di Riposo CONFESSIONI SABATO: dalle ore 9,00 alle ore 11,00 ed in prossimità delle Sante Messe LA CELEBRAZIONE DEL BATTESIMO • La domenica che precede la Quaresima (19 febbraio) • La veglia pasquale (7 aprile) • La solennità del Ss. Trinità (3 giugno) • La domenica che segue la festa della Madonna del Monte Carmelo (29 luglio) • La solennità della Dedicazione della chiesa (28 ottobre) Per ogni data (tranne la vigilia di Pasqua) il Battesimo viene celebrato alle ore 9.30 e nel pomeriggio. Presbiterio della comunità parrocchiale di Gottolengo Don Arturo Balduzzi Don Luca Lorini Don Lorenzo Pini Diacono Giuseppe Colosini tel: 030.951042 - 349.5830190 tel: 030.951031 - 335.8322836 tel: 030.951562 - 339.4989287 tel: 030.9951289 - 339.4508922 In copertina: Crocifisso chiesa parrocchiale Ss Pietro e Paolo Gottolengo 2 il Redone LA PAROLA DEL PREVOSTO Quaresima “Tempo della prova” La “conversione” sta al centro del tempo di quaresima: ma di quale conversione si tratta? La nostra risposta si muove per lo più nella direzione della conversione “morale”, ossia di una conversione dei nostri comportamenti. Tuttavia, se ci si lascia guidare dal modello fondamentale della quaresima cristiana, che è il tempo passato da Gesù nel deserto, prima del suo ministero pubblico - è il vangelo della prima domenica di quaresima - e dalla “tentazione” (meglio sarebbe dire: dalla “prova”) vissuta da Gesù, ci si accorge che in primo piano sta un’altra conversione, che chiamerei “teologica” che riguarda la nostra immagine di Dio e della relazione che viviamo con lui. In tempi nei quali il “sacro” e il “religioso” riemergono con una forte attrattiva, questo tipo di conversione appare quanto mai urgente. Quaresima “tempo della prova” Gli evangelisti, già a partire dal racconto scarno di Marco (1,12s), concordano nel leggere questo tempo come un ”esperienza spirituale”, nel senso forte del termine: Gesù è stato “gettato” dallo Spirito nel deserto. Il tempo che vive in questa condizione estrema fa parte di quella vita che viene plasmata dalla potenza dello Spirito. Anche per noi, entrare nella quaresima non vorrà dire anzitutto proporsi di fare delle opere (anche “buone”) particolari, o programmare chi sa quali “esercizi” di vita cristiana, ma piuttosto lasciare operare lo Spirito di Dio in noi: è questo, forse, il primo impegno della quaresima. E’ ben noto che il numero dei quaranta giorni, prima che indicare un lasso di tempo preciso (ciò che, peraltro, non è escluso), rinvia il lettore della Scrittura ad alcune grandi esperienze “fondative”, in particolare all’esodo di Israele nel deserto, a quel tempo che il Deuteronomio caratterizza come “tempo della prova”: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi» (Dt 8,2). Anche gli altri pochi dettagli del racconto di Marco portano nella stessa direzione: il soggiorno di Gesù nel deserto va messo in rapporto con il cammino nel deserto compiuto da Israele e costituisce l’inveramento di quella prova: allora conclusa con il fallimento, ora risolta vittoriosamente dal Figlio prediletto. Solo gli altri due sinottici, Matteo e Luca, entrano più nel dettaglio di questa “prova”. Nel passo del Deuteronomio si ricorda che la prova verte su «quello che avevi nel cuore»: non qualcosa di episodico, dunque, ma il cuore, il centro profondo della persona, là dove l’uomo decide di sé, della propria vita e, soprattutto, del proprio rapporto con Dio. E, possiamo dire, la prova della fede: si tratta di vedere se Israele è veramente un popolo che crede nel suo Dio, oppure no. Il cammino del deserto, per Israele, è stato la “prova del nove” della fede: prova di una fede “sfidata”, nel deserto, a imparare a camminare con Dio - sperimentato già come il liberatore - senza pretendere garanzie, senza farne la propria fonte di autonoma sicurezza. Si tratta, in definitiva, della possibilità per Israele di vivere come “figlio”, nel rischio della libertà che entra nell’alleanza offerta da Dio e fa conto sulla sua promessa, senza che tutto sia già per questo garantito o assicurato. Il senso fondamentale della fede sta nel fatto che la promessa di vita buona e piena, che Dio ti 3 il Redone LA PAROLA DEL PREVOSTO pone davanti e di cui ti dà i segni concreti, domanda che tu sappia fidarti di lui e della sua parola. E’ in questo affidamento che Israele è venuto meno, durante la traversata del deserto. Dietro a questo fallimento se ne profila però un altro, che concerne tutta l’umanità, posta sin dall’inizio davanti all’invito di Dio a credere alla sua Parola e fare di questa Parola - che è anzitutto promessa di vita buona - l’orientamento per la propria esistenza. Si può dire che Gesù è presentato, nella sua “quaresima”, come il nuovo Adamo e il nuovo Israele: è colui che è entrato nella stessa prova che ha visto la sconfitta dell’umanità e del popolo di Dio, ma che ha saputo tenere davanti a Dio quell’atteggiamento che né Adamo, né Israele, nella loro incredulità, avevano saputo tenere. Gesù e la sua “prova” Anche Gesù, dunque, è entrato nella prova. Più precisamente, è stato messo alla prova nel suo essere figlio di Dio, come era stato proclamato nel battesimo (cf. Mt 3,17). Del resto, nell’esodo, Israele viene considerato come il figlio che Dio ha generato attraverso il dono della liberazione (cf. Os 11,1; Dt 8,5). Il carattere singolare della filiazione di Gesù non toglie che il suo modo di vivere da figlio di Dio e il suo modo di stare davanti a Dio in quanto figlio si riveli decisivo per chiunque voglia riconoscere la propria origine da Dio Padre. Che la prova filiale di Gesù sia possibile ce lo ricorda anche la lettera agli Ebrei: «Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,8s). «Pur essendo figlio, imparò l’obbedienza»: Gesù, nella sua condizione umana, ha do“Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto vuto imparare ad essere ciò che era; si è sottoposto alla pedagogia e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; di Dio, alla sua “istru- stava con le fiere e gli angeli lo servivano” Marco 1,12-13 zione”: ha fatto ciò che Israele - e ogni uomo avrebbe dovuto fare. Possiamo dire che le tentazioni rappresentano una fase cruciale di questo cammino pedagogico nel quale Gesù apprese, in virtù dell’obbedienza, il modo giusto di essere figlio davanti a Dio. “Ed ecco una voce dal cielo che disse: « Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto »” Quaresima, tempo di “esodo”. Questo, dunque, è il progetto che ci viene posto innanzi dalla quaresima: vivere il nostro “esodo” insieme con Gesù, perché la nostra vita davanti a Dio sia ancora una volta fondata nella fede, nel riconoscimento del suo dono, nell’adesione a Lui, nell’accoglienza riconoscente della sua volontà, nell’ascolto fedele della sua parola. Che questo sia possibile, non per le nostre capacità, ma in primo luogo per dono e grazia di Dio, è ancora il ricordo delle tentazioni a dircelo: in Cristo, ciascuno di noi è già stato tentato; ma, soprattutto, in Cristo ciascuno di noi ha già vinto la tentazione e ha già imparato a fondare su Dio la propria esistenza. Don Arturo Matteo 3,17 4 il Redone Percorso Quaresimale 2012 Liturgia - Parola - Carità LITURGIA • Preghiera:dal lunedì al venerdì: • • • • Ore Ore Ore Ore • • • • • • Venerdì:VIA CRUCIS 02 marzoOre 20,30 nella Contrada della Croce 09 marzoOre 20,30 nella Contrada Incidella 16 marzoOre 20,30 nella Contrada del Tredone 23 marzoOre 20,30 nella Contrada San Benedetto e Oratorio 30 marzoOre 20,30 nelle Contrade del Centro Storico 06,30Ufficio delle letture e lodi 08,00Ora media e S. Messa 18,30Vespri e S. Messa 22,30Compieta PAROLA • Lettura quotidiana del sussidio quaresimale “Vogliamo vedere Gesù” • Centri di ascolto della Parola • 29 febbraio:“La Missione della chiesa sul territorio” • 07marzo:“La corresponsabilità dei battezzati” • 14 marzo:“Aspetti della comunione” • 21 marzo:“Rapporto tra comunione e missione” • 28 Marzo:LITURGIA PENITENZIALE e Confessioni CARITA’ Le offerte di domenica 25 Marzo saranno destinate alla Diocesi di Guwahati nel nord dell’India. La scelta della destinazione è stata fatta tra le proposte dell’Ufficio Missionario. La destinazione delle nostre rinunce è per sostenere un centro di orientamento spirituale per i futuri seminaristi della Diocesi di Gutwahati, come segno della nostra solidarietà “cattolica” verso una diocesi dove non sono presenti Missionari bresciani. Ci chiedono di aiutarli a creare locali per alloggio, studio, culto …… per un gruppo di giovani in ricerca vocazionale. Questi giovani arrivano da scuole superiori gestite da parroci e religiose e la Diocesi vuole offrire loro un anno di “Orientamento Spirituale” con catechesi e una introduzione alla Spiritualità. Il Vescovo Mons. Thomas Menamparampil ci scrive: “Così, ben preparati possono fare una scelta libera e matura per entrare nel Seminario Maggiore.” 5 il Redone ATTUALITA’ 34.000.000.000.000 Trentaquattromilamiliardi! No, non preoccupatevi: non è la cifra di un’eventuale manovra finanziaria di Primavera. Non è nemmeno il numero di cimici e coccinelle che ogni anno abitano le zanzariere del nostro paese. Sono watt. Sì, avete capito bene. Una quantità spropositata di energia, una potenza iperbolica, ma per quale scopo? Per “rifare” la Sindone! Urge una spiegazione... Un gruppo di studiosi italiani dell’Enea (Ente nazionale per le nuove tecnologie e le energie alternative), per ben cinque anni, ha cercato di riprodurre una colorazione di tessuto simile a quella sindonica, applicando tecnologie di vario genere. Già nel 2010 erano stati resi noti i risultati parziali ma solo a fine 2011 lo studio ha portato le proprie definitive conclusioni. Udite udite, in un solo caso si è riusciti ad ottenere una colorazione del lino simile: con l’utilizzo di un brevissimo ed intenso lampo di radiazione Vuv (radiazione ultravioletta nel vuoto) prodotto da un singolo laser ad eccimeri. Per tradurre: un “colpo di luce” concentratissimo ed estremamente potente in grado di lasciare un’impronta paragonabile alla Sindone o, meglio, ad una minuscola parte di essa. Da tal esito proviene, infatti, il calcolo che ha prodotto l’incredibile cifra. Realizzare l’immagine completa richiederebbe (mai condizionale fu più d’obbligo) un laser con una potenza di 34 mila miliardi di watt! Ad oggi, nulla sulla terra può giungere a tanto. Ciò è sufficiente per concludere che, con tutta probabilità, non si tratta di un “manufatto” medioevale, che Leonardo da Vinci è meglio lasciarlo perdere e che i Templari avevano, sì, grandi patrimoni e ricchezze, ma i miliardi di watt no! Qui mi fermo. La Quaresima è alle porte e non saranno gli studi dell’Enea a rafforzare, o smorzare, la fede dei cristiani. Splendida la definizione che, della sacra immagine, ne da il Beato Giovanni Paolo II: “provocazione all’intelligenza” e “specchio del Vangelo”, sempre capace di commuovere i 10 milioni (!) di pellegrini che hanno partecipato alle ultime quattro Ostensioni. In essa, vedi un uomo che ha patito esattamente ciò che i Vangeli attribuiscono al Cristo. Percepisci la sublime compostezza di una morte indelebilmente impressa nel cuore di un telo di lino, e pensi al Calvario...e se fosse davvero “Lui”? La fede non ha bisogno della risposta. L’onnipotenza di Dio non necessita di zeri da allineare per comporre cifre astronomiche. E’ fatta di amore, totale e gratuito. Quando i risultati della prova al Carbonio 14 avevano datato la Sindone come reperto medioevale, una melensa fiumana di intellettuali cantò vittoria, felice che l’ennesimo “mito” cristiano fosse un clamoroso abbaglio. Noi, gente di Gottolengo, a dire il vero non c’eravamo preoccupati poi tanto: meglio pensare alla gravità dei propri peccati che affidare l’anima ad un macchinario di diagnosi temporale. In seguito, molti studiosi, hanno dimostrato l’assoluta discrezionalità di quella prova (basta il calore di una mano per cambiarne l’esito; la Sindone ha subìto di tutto, incendio compreso!). Ora, gli studi dell’Enea, hanno creato ulteriore imbarazzo nei “sapienti”, in coloro che la Bibbia definisce tali distinguendoli dai “piccoli”. A Gottolengo, nel frattempo, è giunta nuovamente la Quaresima, spazio spirituale indispensabile per rendere fertile il terreno pasquale. Cristo sale in croce e risorge, imprimendo la Sua immagine di salvezza sul volto di ogni cristiano. Forse non saranno sufficienti 34 mila miliardi di watt per convertirci ma, in ogni caso, il conto di quell’astronomica eventuale bolletta della luce è già stato saldato duemila anni fa, da un uomo avvolto in un telo di lino, vero Dio e Figlio Unigenito del Padre. Andrea Milzani 6 il Redone La Chiesa ci insegna O c’è o non c’è … “Tremila coppie all’anno chiedono l’annullamento del matrimonio religioso.” “Matrimoni dichiarati nulli dal tribunale della Rota Romana, privilegio solo per ricchi?” “Se i divorzi sono stabili o in lieve flessione, è in aumento il ricorso alla Sacra Rota per la dichiarazione di nullità del matrimonio religioso.” Questi sono solo alcuni dei titoli che ultimamente hanno trovano spazio sui media nazionali, peccato che le informazioni siano imprecise. Tremila coppie all’anno non chiedono l’annullamento, ma la dichiarazione di nullità, il termine di “annullamento” è inesatto perché si “annulla” un qualche cosa che è venuto giuridicamente ad esistenza, ma che è viziato. Nel caso di nullità invece il matrimonio non è mai stato contratto, non è mai esistito. Non è nemmeno vero che solamente i ricchi possono ricorrere ai tribunali ecclesiastici per chiedere la nullità di matrimonio, infatti, lo stesso Codice di Diritto Canonico prevede la concessione del gratuito patrocinio o la riduzione delle spese sia per il tribunale sia per l’avvocato in casi specifici. Chi, invece, non ha diritto a tali agevolazioni potrà certamente affrontare sia le spese processuali, sia il patrocinio di un avvocato, poiché con le norme CEI entrate in vigore nel 1998 riguardanti il patrocinio presso i Tribunali ecclesiastici le spese sono state ridotte al minimo. Non ci si rivolge, in prima istanza, nemmeno alla Sacra Rota. La procedura per dichiarazione di nullità inizia con un ricorso (libello), presso il tribunale ecclesiastico, in cui si espone il motivo per cui si ritiene nullo il proprio matrimonio e si chiede appunto che lo stesso si pronunci in questo senso. Nel caso di sentenza affermativa, la causa passa automaticamente al Tribunale ecclesiastico di Appello dove altri giudici esamineranno gli atti processuali. Se sarà confermata la sentenza affermativa di primo grado, il matrimonio è dichiarato nullo (non è mai esistito) e le parti potranno sposarsi anche in chiesa. Se ci fosse una sentenza negativa, allora ci sarà bisogno di un terzo grado di giudizio che si svolgerà presso il Tribunale della “Sacra Rota“ - oggi denominato “Tribunale Apostolico della Rota Romana“ -, che si trova a Roma. La procedura, sia che la sentenza di primo grado sia affermativa, sia che sia negativa, prosegue fino a che non si ottengano, in ogni caso, due sentenze conformi, cioè o due sentenze favorevoli alla nullità, emesse da due tribunali di grado diverso, nel qual caso il matrimonio è nullo, o due sentenze negative, nel qual caso non è più possibile appellare, salvo particolari casi. Il processo canonico di nullità matrimoniale costituisce “uno strumento per accertare la verità sul vincolo coniugale (…) Il suo scopo costitutivo non è quindi di complicare inutilmente la vita ai fedeli né tanto meno di aumentarne la litigiosità, ma solo di rendere un ser- 7 il Redone La Chiesa ci insegna vizio alla verità” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della Rota Romana, 28 gennaio del 2006). Per la Chiesa, il matrimonio, quando è celebrato validamente, è indissolubile, dura per sempre: o c’è o non c’è. La dichiarazione di nullità sancisce che il matrimonio non è mai esistito e quindi è ben diversa dal divorzio, il quale dichiara che il matrimonio, a livello civile, è finito. Se la sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico viene riconosciuta valida nell’ambito dell’ordinamento civile, attraverso l’apposito procedimento di delibazione avanti alla Corte d’Appello, il matrimonio è nullo anche per lo Stato e gli ex-coniugi tornano nubili e celibi. Il che, differisce completamente dagli effetti del comune divorzio. Fino a qualche anno fa erano pochi i coniugi che ricorrevano al Tribunale Ecclesiastico, adesso le richieste aumentano di anno in anno (arrivano a circa tremila), tanto che lo stesso Papa Benedetto XVI ha deciso di pronunciarsi in merito, lanciando un monito ai giudici competenti, esortandoli a limitare il numero dei giudizi di nullità dei matrimoni. Per venti secoli la Chiesa Cattolica si è mantenuta salda senza compromessi agli insegnamenti di Cristo circa la natura indissolubile del matrimonio. Come ben sappiamo dalla storia ecclesiastica, Papa Clemente VII rifiutò di annullare il matrimonio di Enrico VIII, Re d’Inghilterra, con la Regina Caterina di Aragona e, come risultato, l’Inghilterra cadde nello scisma dalla Chiesa Cattolica. Il numero elevato di nullità di matrimonio accolte non è segno di un cambiamento di rotta , ma frutto “di questo tempo”, della mancanza di volontà, di consapevolezza di contrarre gli impegni che derivano da un matrimonio religioso, quali l’unità, la fedeltà, l’indissolubilità, l’apertura alla fecondità, il bene dei coniugi. Infatti se una delle due parti contraenti il matrimonio ha espresso l’intenzione, al tempo del matrimonio (e non dopo), di escludere uno dei suddetti elementi essenziali vi è fondamento per un annullamento. Ecco smentita un’altra convinzione comune ricorrente: il matrimonio è nullo solo se non consumato. Il catechismo della Chiesa Cattolica, parte seconda, articolo 1632, ci insegna: perché il « Sì » degli sposi sia un atto libero e responsabile, e l’alleanza matrimoniale abbia delle basi umane e cristiane solide e durature, la preparazione al Matrimonio è di fondamentale importanza. L’esempio e l’insegnamento dati dai genitori e dalle famiglie restano il cammino privilegiato di questa preparazione. Delia Milzani Festa dei lustri di Matrimonio E’ una tradizione bella ed è significativo che nella parrocchia si festeggino i lustri di matrimonio, cioè di quelle coppie che celebrano il 5°,10°,15°…..50°, 65° ecc. anniversario. E’ una preziosa circostanza per ringraziare il Signore e per riflettere sul grande valore di questa scelta fatta nel suo nome. La cerimonia è prevista il 18 marzo durante la Santa Messa delle ore 11,00 a cui farà seguito anche un momento di condivisione fraterna. 8 il Redone DON LUCA e la sua cordata... La Comunità Educativa e lo stile di Dio Far risuonare nella vita di ciascuno, con i livelli che Dio solo determina, la scoperta che Gesù è il senso dell’esistenza (salvezza) e della voglia di vivere, fino a confessarlo e celebrarlo nella comunità dei credenti e ad aprirsi al regno di Dio. Deve esserci scritto proprio così nel cuore e nella mente di ciascuno (dai più piccoli ai più grandi) che sente suo e cerca di servire con la sua presenza o la sua preghiera il nostro oratorio. E’ l’obiettivo generale della Pastorale Giovanile. Questo obiettivo ci chiede continuamente di verificarci e ci sprona a non accontentarci. Gesù è il senso dell’esistenza. Questa è la verità che deve trasparire dalla vita di tutta la comunità cristiana, una comunità adulta nella fede. Questa è l’aria che deve essere respirata dai bambini, dai ragazzi, dai giovani che abitano l’oratorio, che incontrano giovani e adulti appassionati della vita, cercatori instancabili di ciò che è Vero, Buono e Bello, dispensatori generosi di pace e comunione. Siamo in cammino, insieme. Guardiamo alla meta desiderosi di offrire il nostro contributo con gioia e semplicità. Lo stile è quello di Dio, quello che ci prepariamo a contemplare al termine di questa Quaresima, il potere inerme dell’amore, il proporsi senza imporre, il donarsi vivendo il servizio gratuito. Questo stile, la preoccupazione di mettere al centro le persone, le loro domande, le loro attese, i loro desideri, la disponibilità a comprendere e accompagnare le gioie e i dolori, la volontà di indicare la via da percorrere, la misericordia di fronte al limite umano, il soffio sempre vivo dello Spirito di Dio, rendono possibile far risuonare nella vita di ciascuno la scoperta che Gesù è il senso dell’esistenza. L’oratorio e la sua comunità educativa esistono per questo, soffrono a volte per questo, ma tendono, anche se con fatica, ad essere così. Buon cammino di Quaresima 2012; il Signore accompagni i nostri pensieri, le nostre mani, i nostri cuori e possa a me e a ciascuno donare tante grazie e consolazioni. Don Luca 9 il Redone DON LUCA e la sua cordata... Borno 2012 Vacanze sulla neve I protagonisti di questa vacanza siamo stati noi adolescenti; nella serata di venerdì 6 gennaio siamo partiti in direzione di Borno. Arrivati ci siamo sistemati in una casa, proprio nel centro del paese, in cui in passato hanno vissuto le Suore Dorotee. La mattina seguente, dopo esserci riposati durante la notte, ci siamo diretti agli impianti sciistici di Borno, chi per sciare e chi per passare la mattinata sulla neve. Arrivata l’ora di pranzo, alcuni sono tornati a casa mentre altri sono rimasti a mangiare al rifugio per poter passare anche il pomeriggio sulle piste. Chi è tornato a casa ha sfruttato il tempo libero per visitare il piccolo paese. La sera, tutti insieme, siamo andati alla pista di pattinaggio che trova a poche centinai di metri da dove alloggiavamo; dopo esserci divertiti per paio d’ore siamo andati a dormire. La domenica, dopo la Santa Messa celebrata da Don Luca, ci siamo dedicati alla pulizia della casa e in particolare delle camere. Una volta finito di fare le valigie siamo partiti per tornare a casa. Questi tre giorni, oltre a regalarci tanto divertimento, ci hanno permesso ogni sera di riunirci tutti insieme nella preghiera. Un ringraziamento particolare va alle cuoche (Rosangela, Lina ed Olimpia) che sono venute con noi e ci hanno preparato pranzi e cene prelibati oltre ad abbondanti merende. Un altro grazie a Don Luca che ha organizzato questa vacanza e si è dimostrato disponibile, come lo è sempre stato, con noi giovani. Andrea, Federico, Alberto 10 il Redone DON LUCA e la sua cordata... Ratatouille “Ratatouille”: questo è il tema che dal 27 dicembre al 04 gennaio ha coinvolto i ragazzi di tutte le età, dai più piccini di prima elementare, a noi animatori e assistenti che, nonostante la scuola, ci siamo impegnati a rendere più piacevole quest’esperienza. La mattina iniziava con la preghiera per offrire la nostra giornata al Signore, e si proseguiva poi con balli, compiti e attività. Dopo un’intensa pausa pranzo veniva lasciato spazio ai giochi come la famosa caccia al tesoro, kluedo, e vari giochi a stand, dove i bambini con la loro grinta e volontà si sfidavano a squadre per cercare di vincere. Alla fine di questi giochi, andavamo in salone per gustarci la tanto meritata merenda. Il Grinv si è concluso in bellezza nella serata finale che ha reso protagonisti il Don, gli animatori, gli assistenti, i bambini, ma anche i genitori che si sono messi in gioco e hanno contribuito alla buona riuscita della serata. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’entusiasmo e l’impegno che i bambini hanno messo in ogni attività da noi proposta. Un grazie particolare va proprio a tutti loro che, nel loro piccolo, hanno lasciato un segno importante nel nostro cuore. Un grazie anche a Roberta per tutto il tempo che ci ha dedicato cucinando prelibati pranzetti e golose merende. Ultimo, ma non per importanza, è il nostro ringraziamento di cuore a Don Luca, che ci ha accompagnati in questa splendida avventura stimolandoci a dare sempre il meglio e a condividere questi meravigliosi giorni! Giulia & Ilaria Gruppo Colori Il 12 Novembre 2011 è ripartita l’attività di gruppo colori, gestita con impegno per molti anni da Margherita. Quest’anno la capostipite ha lasciato le redini del gruppo a noi tre “pioniere” che con entusiasmo, impegno e semplicità cerchiamo di continuare il lavoro da lei iniziato, proponendo ai bambini lavoretti da colorare e decorare con fantasia ed originalità. L’appuntamento, per i bambini che si sono iscritti dalla 1°elementare alla 1° media, è ogni sabato dalle ore 15:00 alle 16:30 nel salone dell’oratorio. Elena, Veronica e Daniela 11 il Redone DON LUCA e la sua cordata... 31 Gennaio: Festa di Don Bosco Don Bosco credeva nel valore sociale del volontariato, com’è dimostrato dalle numerose testimonianze di quanti hanno condiviso l’eroicità delle sue scelte. Una delle frasi più celebri di S. Giovanni Bosco: “Mi basta che siate giovani, perché io vi ami assai” ci fa capire quanta importanza egli desse alla gioventù e quanto amore provasse verso i bambini e i ragazzi che tanto ha aiutato nel corso della sua esistenza; un amore per tutti. E’ proprio per amore e rispetto verso la gioventù che chiamava “parte migliore della società” che Don Bosco aveva dato vita ad un sistema educativo, che si basava sulla ragione e sulla religione e soprattutto sull’amorevolezza. Veniva così escluso ogni castigo violento e pesante. Il principio che sosteneva questo metodo educativo era la costatazione che si ottiene di più con la carità e l’incoraggiamento che danno fiducia al cuore, che non con rimproveri che creano inquietudine. L’approccio positivo e responsabile nei confronti di se stessi e della vita, la certezza di essere “speciali” agli occhi di Dio, erano per Don Bosco, presupposti fondamentali dell’educazione e di un cammino costante di maturazione umana e cristiana. L’educazione e l’approfondimento dei valori etici ed umanitari, devono contribuire a creare nei giovani una mentalità del tutto nuova, in grado di trasformare la vita e cogliere nuove opportunità. Il messaggio d’amore di Don Bosco è attuale anche ai giorni nostri. Ci permette di cogliere l’importanza dell’educazione per i giovani in vari ambiti, da quello sportivo al contesto familiare e sociale in cui sono inseriti. Per il santo dei giovani, il volontariato era dunque, “una scuola di vita, un fattore peculiare di umanizzazione”, di apertura ai valori umani e sociali. Iniziamo il viaggio di educatori, Don Bosco ci accompagna e ci invita ad ascoltare le sue parole e seguire i suoi gesti. Tutti, adulti e bambini, possiamo essere educatori nel nostro ambiente familiare, sociale e lavorativo; in ogni istante della nostra vita siamo educatori ed è molto importante sapere di esserlo per poter educare nel modo corretto, senza pretendere ed esigere come Don Bosco sapeva fare; fu così che conquistò il cuore dei suoi ragazzi, dando loro un luogo in cui potere crescere da buoni cristiani ed onesti cittadini. Educhiamo per il nostro futuro e per il futuro dei più piccoli. Paolo e Andrea 12 il Redone DON LUCA e la sua cordata... Oltre l’invisibile Il 30 Aprile in Oratorio si terrà “Oltre l’invisibile” concerto per la vita Si tratta di un evento musicale nel quale sarà inserita la lettura di alcune poesie e l’esecuzione di alcuni balli; lo stiamo ancora elaborando e man mano si aggiungono idee nuove. L’iniziativa, per la quale si stanno impegnando alcuni giovani e adulti del nostro paese è nata per ricordare i bambini e giovani che sono nati e vissuti nel nostro paese e che ora non sono più tra noi. Il progetto stava prendendo forma già molto tempo fa, sull’onda emotiva suscitata dalla scomparsa improvvisa di alcuni ragazzi dovuta ad un tragico evento, ed era poi stato accantonato per vari motivi, ma sempre col desiderio di poterlo prima o poi attivare. Quando se ne va una persona nel pieno degli anni si è sempre colti da un senso di impotenza e di smarrimento. Pur sapendo che questa iniziativa è solo una piccola goccia in mezzo a tanto dolore vogliamo provare a dar forma alle emozioni ed esprimere la nostra vicinanza, che è la vicinanza di un paese intero a chi I giovani e gli adolescenti soffre per la perdita di un figlio, un dell’Oratorio fratello, un amico. Anche se non mancheranno moPRESENTANO menti di commozione vorremmo che questo evento portasse con se innanzitutto un messaggio di speranza e di amore per la vita. Senza voler tralasciare nessuno si è deciso di ricordare col nome i ragazzi scomparsi negli ultimi trent’anni (a partire dal 1980 da 0 a 30 anni) ma dietro richiesta potremmo andare anche più indietro con gli anni. Per realizzare questo progetto verranno venduti dei biglietti della lotteria: Per segnalazioni rivolgersi a Giorgio Brescianini Sabato 17 e Domenica 18 marzo cell. 3385916900 Mariti e buoi dei paesi tuoi ore 20,30 Gottolengo - Teatro Zanardelli 13 il Redone Giorgio DON LUCA e la sua cordata... A m i c i d i C r i s t o p e r s e m p r e BAMBINI e RAGAZZI v tutti i giorni a partire da lunedì 27 febbraio alle 07.40 nella chiesetta dell’oratorio preghiera del mattino; v mercoledì alle 19.30 sulle frequenze di Tele Radio Gottolengo preghiera e gioco in diretta TV; v ogni domenica Santa Messa e consegna del segno; v domenica 25 marzo alle 16.00 nella chiesa parroc chiale preghiera in preparazione alla Santa Pasqua per bambini e genitori dal I al VI I.C.F.R.; v lunedì 2 aprile alle 16.00 nella chiesa parrocchiale confessioni per i bambini di IV e V elementare; v mercoledì 4 aprile alle 16.00 nella chiesa par rocchiale confessioni per 1° - 2° - 3° media v catechismo settimanale. Quaresima 2012 ia e III med II media essa; enica Santa M m o d i n g o v ; o settimanale v catechism comunità rzo ritiro alla a m 2 2 ì d e v v gio media; er ragazzi II Shalom p sima ritiro di quare o rz a m 9 2 ì v gioved zi III media per ragaz marzo e 0, sabato 31 a Roma v venerdì 3 llegrinaggio e p le ri p a 1 e Palme domenica lla Festa dell e d e n o si a c c in o zi II media; per ragaz ADOLESCENTI v ogni domenica Santa messa; v ogni venerdì alle 20.30 in oratorio incontro per adolescenti; v domeniche di quaresima alle 18.30 in oratorio centri d’ascolto, segue cena in oratorio; v dalla sera di venerdì 2 alla mattina di domenica 4 marzo ritiro di quaresima all’Eremo di Bienno; v sabato 31 marzo Veglia delle Palme a Brescia con il Vescovo (partenza alle 19.15 dall’oratorio), v giovedì 05 aprile adorazione eucaristica e confessioni. GIOVANI v ogni domenica Santa Messa; v domeniche di quaresima alle 18.30 in oratorio centri d’ascolto, segue cena in oratorio; v tutti i giovedì di quaresima Scuola della Parola a Brescia con il Vescovo Luciano (partenza alle 19.45 dall’oratorio); v sabato 31 marzo Veglia delle Palme a Brescia con il Vescovo (partenza alle 19.15 dall’oratorio), v dalla sera di venerdì 2 alla mattina di domenica 4 marzo ritiro di quaresima all’Eremo di Bienno; v giovedì 5 aprile adorazione eucaristica e confessioni. Martedì 03 aprile Via Crucis vivente 14 il Redone 150 anni al servizio della Liturgia L’organo Serassi di Gottolengo compie centocinquant’anni. Così almeno se si tiene conto della targhetta posta sopra le tastiere: op. 161, 1862. In realtà, come è normale che sia per un’opera così grande, non è facile stabilire una data esatta. Dai cataloghi Serassi (Oscar Mischiati, Repertorio toponomastico dei cataloghi degli organari italiani 1587-1930, Pàtron Editore, Bologna 1995, p. 85) si sa di un organo per la parrocchiale di Gottolengo nel 1860 e di un “Nuovo Organo con Eco (cioè l’Organo Eco, ovvero la seconda tastiera) collaudato nel giorno 15 marzo 1863 dal m.° V. A. Petrali”. Sembrerebbe quasi trattarsi di due strumenti diversi. Ma la cosa è alquanto improbabile in soli tre anni. Inoltre all’interno dell’organo troviamo pezzi segnati anche con la data 1861. La cosa più probabile è quindi che lo strumento sia stato cominciato nel 1860, terminato nel 1862, come recita la targhetta posta sopra le tastiere, e collaudato il 15 marzo 1863 da Vincenzo Petrali, come si evince dal catalogo Serassi. L’opera all’epoca dovette essere di notevole livello. La fabbriceria optò per il miglior organaro del momento che, ovviamente, era anche il più caro. Oltretutto scelse un organo abbastanza grande, lo strumento completo che la ditta Serassi offriva in quegli anni. Il primo pregio è la presenza di due tastiere e pedaliera (una tastiera che si suona con i piedi): il Grand’Organo (la prima tastiera), al quale appartengono le canne che vediamo in facciata, più tutte quelle che stanno dietro di esse (1328 canne), l’Organo Eco (la seconda tastiera), le cui canne (658) sono collocate alla sinistra dell’organista, nascoste da una specie di persiana apribile, chiamata cassa espressiva, e la pedaliera con 67 canne situate sul fondo della parete dell’organo. Altre caratteristiche salienti sono il ripieno (il suono classico potente dei pezzi finali) presente su entrambe le tastiere, una ricchissima gamma di registri ad ancia (cioè timbri imitanti alcuni strumenti dell’orchestra quali tromba, oboe o corno inglese) e tutti gli accessori tipici dell’ottocento come i campanelli e la grancassa. Sicuramente le 15 il Redone dimensioni della chiesa imponevano un organo di una certa grandezza, ma nel realizzarlo non si badò certo a spese. La popolazione di Gottolengo, che volle questo strumento, era animata dalla convinzione che, per la gloria di Dio, nulla era troppo costoso. Inoltre essa aveva certamente un gusto particolare per il bello, per ciò che rendeva piacevole l’incontro con il Signore. Possiamo anche affermare che l’impresa rappresentò un momento culturale importante nella vita del paese. Nel passato la civiltà cristiana è sempre stata veicolo di cultura, a partire dalla conservazione della classicità per opera delle biblioteche dei monasteri, per arrivare alla promozione di un’infinità di opere d’arte. Forse ci rendiamo poco conto di questo, ma se visitiamo una città possiamo vedere quanta arte è arte sacra. La cultura e l’arte, che si sono sviluppate sotto l’impulso della civiltà cristiana, ci dicono tutta un’attenzione particolare all’uomo e a ciò che lo eleva. Dio, creando l’uomo, l’ha fatto a sua immagine e somiglianza, diverso da tutte le altre creature. Con il peccato, l’uomo ha perso questa somiglianza, diventando nemico dei suoi simili. Ma per ristabilire quest’armonia Dio ha mandato suo Figlio sulla terra, ha fatto sì che Gesù assumesse la nostra carne, uomo come noi uomini. Cristo, camminando in mezzo a noi, ha mostrato l’amore del Padre, un amore tanto grande capace di morire per i propri nemici. Così egli ha ristabilito per noi l’immagine che avevamo perso con il peccato. Per questo la Chiesa nella storia ha sempre promosso tutto ciò che è squisitamente umano, tra questo la cultura e l’arte. Oggi abbiamo smarrito un po’ questo modo di sentire. La cultura e l’arte ormai non sono solo appannaggio della Chiesa, ma sono diventate di dominio pubblico, tanto da non avvertire come tipico del cristiano promuovere queste dimensioni dell’uomo. Se in passato la Chiesa era l’istituzione che trascinava tutta la società, oggi è facile constatare che non è più così. Sono felice che nel nostro paese, anche a livello parrocchiale, vengono promosse iniziative che elevano sia culturalmente sia spiritualmente. Tra queste credo sia importante quest’anno riservare un’attenzione particolare per festeggiare i centocinquant’anni dell’organo Serassi. Con questo non voglio affermare che il compito di questo strumento si esaurisca con un bel concerto. Il ruolo principale dell’organo è infatti di essere a servizio della liturgia, sia quando accompagna il canto liturgico, rendendolo ancora più bello e gioioso, sia quando, attraverso un brano organistico, sottolinea in modo particolare il momento che si sta vivendo. Come strumento solista può creare un clima di raccoglimento prima dell’inizio della liturgia, può accompagnare l’offertorio segnando il passaggio dalla liturgia della parola alla liturgia eucaristica e soprattutto sottolineare la gioia alla fine della messa. Il canto e la musica nella liturgia sono esperienze che contribuiscono a rendere la nostra umanità più bella, che ci fanno comprendere di essere stati creati per qualcosa di grande. Mi permetto un aneddoto personale, per mostrare a che punto può muovere un’esperienza di questo tipo. Quando avevo circa sette anni, la ditta Pedrini riparò i mantici dell’organo (quei congegni che producono e immagazzinano l’aria per le canne), che ormai spifferavano da tutte le parti. Evidentemente l’organo era muto 16 il Redone da un certo periodo. Ricordo di essere stato alla messa in cui veniva risuonato per la prima volta. Il suono mi affascinò a tal punto che ancora oggi ricordo le sensazioni di quel momento, il posto dove ero seduto e i commenti della gente (“i l’ha giöstàt”). Ma soprattutto ricordo di avere fatto questo pensiero: “Devo proprio imparare a suonarlo”. A distanza di anni posso dire di avere realizzato quel sogno. Posso anche dire di essere stato ringraziato molte volte perché con il servizio di organista ho contribuito a rendere le celebrazioni un momento di festa, di gioia, d’incontro con il Signore. Che i festeggiamenti per i centocinquant’anni del nostro Serassi possano dare una spinta affinché questo strumento venga sempre di più valorizzato all’interno delle celebrazioni liturgiche della nostra parrocchia e possano stimolare qualche altro giovane verso lo studio di questo strumento che “è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti.”. (Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II “Sacrosanctum Concilium”, 120). Matteo Cè VOCE MISSIONARIA 24 marzo 2012 VENTESIMA GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO IN MEMORIA DEI MISSIONARI MARTIRI RIFLESSIONE TEMATICA “Martirio di Dio” è un’espressione forte, drammatica se vogliamo, ma trasmette pienamente l’idea di un Dio che muore d’amore per noi, che dona il suo stesso Figlio in riscatto per molti, anche se sempre nel corso della storia ci siamo mostrati essere un popolo errante che si inginocchia davanti agli idoli. Dal punto di vista teologico se pensiamo che Gesù ci dice di se: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv14,9), possiamo ben dire che chi ha visto Gesù morire in croce ha visto il suo martirio e insieme quello di Dio Padre. Lo stesso Dio Padre che, sin dalle prime pagine della Scrittura, si vota al martirio, basta vederlo restare innamorato di un popolo che ha fatto di tutto per allontanarlo da sé, che gli ha inflitto diverse ferite, tradimenti, insulti e alla fine ha pure subito la perdita del Figlio amatissimo! Tutta la Scrittura attesta il tentativo di Dio di accreditare presso i suoi figli un’immagine di sé che sostituisca finalmente quelle idolatriche che gli uomini continuano a farsi di Lui. Eppure, nonostante tutto, ogni volta ha perdonato! Per questo la figura del martire per eccellenza, a imitazione del martirio di Gesù che rivela un Dio che dona la sua vita per amore, è quella di colui che perdona i suoi carnefici, è quella di colui che ama fino alla fine, così come ha visto fare dal suo Dio Padre che non si è risparmiato nemmeno dinnanzi al supplizio della croce. FINO ALLA FINE E NONOSTANTE TUTTO! FINO ALLA FINE E SENZA ALCUN RIPENSAMENTO! FINO ALLA FINE PERCHÉ L’AMORE NON SI DONA IN PORZIONI MA SEMPRE TOTALMENTE! Dietro il martirio sembra quindi esserci una pedagogia fatta di imitazione, ovvero si impara vedendo gli altri. Se il martire ha dato la propria vita perdonando è perché ha visto il suo Dio fare lo stesso per lui. Noi cristiani preghiamo perché è giusto pregare o perché abbiamo visto Gesù per primo pregare? Noi cristiani dobbiamo essere poveri perché è bella questa dimensione o perché abbiamo visto Dio stesso farsi povero e umile? In questa pedagogia gioca certamente un ruolo importante la gratitudine, la misericordia. Quando si parla di misericordia si innesca sempre quel meccanismo per cui c’è chi invoca la giustizia terrena. “Misericordiosi si ma ci vuole giustizia!” diciamo spesso noi per primi. Dio Padre però sposa totalmente un’altra linea di pensiero, proprio per questo Lui è il “Totalmente Altro”! La giustizia umana di solito tende a pretendere più di quanto ha ricevuto in danno e se Dio Padre avesse dovuto applicarla così saremmo tutti morti probabilmente ma se siamo sopravvissuti è perché Lui ha usato misericordia anzi Lui stesso è Misericordia Viscerale. Non vogliamo rendere questa giornata di Memoria una vuota e triste commemorazione di eroi, quanto più un momento di riflessione e di preghiera che ci faccia riscoprire figli di un Padre che pur di amare è stato pronto a tutto. Vogliamo sempre più far nostra la dimensione di chi è pronto ad amare fino alla fine gratuitamente e per sempre e pian piano applicarla alla nostra quotidianità fatta di piccole scelte, di piccoli passi e di semplice testimonianza. Questa giornata di memoria non ha senso se non diviene stimolo per noi ad essere sempre più e sempre meglio testimoni autentici di un Vangelo che non cessa di parlare al mondo. Per questo tutti noi su quest’esempio siamo chiamati a rinnovare il nostro amore di figli, fratelli, genitori senza riserve, senza timore di arrivare fino alla croce, fino al martirio, fino a dare la nostra stessa vita per gli amici, per coloro che amiamo. Possiamo dire a conclusione di questa nostra breve riflessione che Dio ci ama da morire e…beh…anche a noi può capitare di morire per Amore! Alex Zappalà - Segretario Nazionale Missio Luca Moscatelli - Giovane Teologo del Centro Studi Missio 17 il Redone Festa Mondiale della Famiglia Ebbene sì!! Oltre alla G.M.G. (Giornata Mondiale della Gioventù) c’è anche la G.M.F. (Giornata Mondiale delle Famiglie). Dopo l’edizione 2009 in Messico, l’evento si svolgerà a due passi da noi, a Milano: una rara e ghiotta occasione per un incontro mondiale delle famiglie, unite insieme al Santo Padre, nella S.Messa del prossimo 3 Giugno 2012. Seguiranno altre precisazioni. oltre a quelle già indicate nel volantino qui riprodotto. Certo, gli orari proposti per la partenza sono un bel sacrificio, ma credo che non si possa lasciar cadere questa occasione d’incontro con altre famiglie, di ogni nazione, di ogni cultura ma unite, nel nome di Cristo, nel considerare la famiglia, ogni famiglia, “cellula viva” della Chiesa, sia locale, sia di quella più ampie ed universale. Ci permettiamo di mettere in evidenza la lettera di Benedetto XVI° che potete leggere e scaricare dal sito www.family2012.com Vi aspettiamo : è un’occasione da non perdere !! Mino Onorini Programma della giornata mondiale delle famiglie con il Papa DOMENICA 03 GIUGNO 2012 Ore 04.00: partenza del pulman da Gambara (vicino alla farmacia) Ore 04.15: sosta a Gottolengo (via Roma) Ore 04.30: sosta a Leno (davanti alla Chiesa) Ore 10.00: s. Messa presieduta dal santo Padre presso l’aeroporto di Bresso (nord di Milano). Rientro previsto per la serata Cose da portare: colazione e pranzo al sacco (prevista sosta per la colazione); cappellino, stuoia, acqua, scarpe comode.. Si sconsiglia di portare bambini piccoli!! L’iscrizione avviene presso i sacerdoti delle rispettive parrocchie entro il 25 marzo 2012, versando la quota di iscrizione di euro 15,00. Per ulteriori info:www.family2012.com 18 il Redone NOTE DI TRADIZIONI Brusóm la Ècia C’è un giorno a metà quaresima in cui è concessa una pausa al precetto cristiano da astinenza e digiuno che dovrebbe caratterizzare questo periodo: è il giovedì grasso. In questo giorno si può “gustare” il profumo ed il sapore delle frittelle o di altri dolci tipici del carnevale. Ma è anche il giorno in cui si sente un ritornello che ha qualcosa di misterioso e, in un certo senso, di magico: “ brusom la ècia”. In diversi luoghi della Bassa , infatti, è in vigore una tradizione antica che non si è ancora completamente spenta, ma che ha perso molto del suo fascino primitivo: il rogo della vecchia. A Gottolengo, in punti storici del paese, si possono ammirare fantocci costruiti con vari materiali, anche di recupero e chi passa esprime un giudizio sull’opera ritenuta più bella. Non è questo, però,il vero ed originale spirito della manifestazione: la “ vecchia” non deve essere bella ma significativa (come ho sempre ripetuto ai miei alunni durante la sua realizzazione). Ma allora, qual è il significato tramandato dal rogo? Molti studiosi sostengono che questa tradizione di antichissime origini, risale quasi certamente ai riti pagani che celebravano la rinascita della natura, la rinnovata fertilità dei campi, la sconfitta dell’inverno e della sterilità della natura, rappresentata da una donna vecchia. Successivamente, come è accaduto in molti altri casi, la Chiesa ha cercato “di appropriarsi” di questa ricorrenza, dandone una sua interpretazione. E’ stato, in proposito, preso in considerazione il brano con cui S. Paolo esorta a liberarsi dell’uomo vecchio ed a rivestirsi dell’uomo nuovo: inequivocabile invito ad un cambiamento di abitudini di vita, conseguente alla conversione. E poi, via via nello scorrere del tempo, sono state date altre interpretazioni, più accessibili alla gente comune: eliminare qualcosa che non serve più, togliere certi difetti di comportamento, liberarsi dalle cose vecchie,... Ognuno poi costruisce il suo fantoccio, secondo l’interpretazione che più condivide. Il nostro gruppo che ha ottenuto un buon consenso da parte delle persone, è stato quello intitolato “Pulizie di primavera” dove un uomo portava , su una carriola, i resti inutili del suo orto, per poterlo rivangare e, già che c’era, vi ha messo anche la sua “vecchia”, forse divenuta noiosa e difficile da sopportare. Ma può benissimo essere anche il contrario: una donna che manda a quel paese il marito divenuto brontolone, sempre malcontento. Non a caso le opere dei miei alunni si sono distinte dalla presenza costante dei due esemplari: maschio e femmina. Il falò della vecchia è, in definitiva, un gesto purificatore ma non tutti sono con- 19 il Redone NOTE DI TRADIZIONI cordi sul fatto che si parli ancora e sempre al femminile. Penso di aver trovato una ulteriore giustificazione, consultando testi storici specifici che riportano al Medioevo. A quel tempo erano molto diffusi i boschi, luoghi dove abitava la povera gente e popolati da donne seduttrici che intrattenevano i cavalieri di passaggio. Un nobile non poteva poi riconoscere di essere stato attratto dal fascino di una popolana o riconoscere un eventuale figlio che poteva vantare diritti sulla sua eredità. Ecco allora che la povera donna veniva accusata di possedere filtri o incantesimi magici: per questo doveva essere eliminata, anche con il fuoco... Tornando ora ai nostri giorni ed al nostro paese, ritengo necessario fare due considerazioni. Rivivere una tradizione non vuol dire, come qualcuno pensa,limitarsi ad uno sguardo nostalgico al passato ma rinsaldare le basi sulle quali si costruisce concretamente il presente ed il futuro. La presenza di un numeroso pubblico allo spettacolare rogo collettivo che da alcuni anni si svolge all’oratorio, grazie anche al rinnovato impegno delle scuole,dimostra ancora una volta la voglia di ritrovarsi insieme, particolarmente dopo il periodo dell’inverno che ci costringe a stare più isolati. Paolo Bianchi 20 il Redone GRUPPI PARROCCHIALI I tesori e i segreti della sacrestia Tina Pini, o meglio come tutti la conoscono a Gottolengo Tina Caagnìna, apre una porticina laterale che conduce in chiesa. Appeso all’entrata un quadro con le parole del Vangelo “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano! “ (Matteo 7,13,14). Attraverso questa via angusta, dopo il grande respiro nell’abside dietro l’altare e una sbirciata veloce all’imponenza della chiesa al buio, arriviamo alla sacrestia. Dico il vero, non l’ho vista molte volte. Ho dei vaghi ricordi giovanili di mobili antichi, alti fino al soffitto e di confessionali chiusi. Tina non è la sacrista ufficiale; possiamo definirla la sacrista del “cuore”. Sacrista nel suo dna. Lei stessa racconta del padre, Gino, che per molti anni ha lavorato per la nostra chiesa, ogni giorno dalle 4 della mattina alle 18,30 della sera. E accanto a lui la moglie Maria, instancabile e convinta che la Casa del Signore dovesse sempre essere in ordine e adornata di cose belle. La figura di Gino è per me legata all’infanzia e alla giovinezza. Lo ricordo in chiesa ad accendere e spegnere le candele con quell’arnese dotato di un lungo manico, con il quale riusciva a soffocare la fiamma anche dei ceri posti più in alto. Lo ricordo con la sua bici-carrettino quando arrivava in cascina a distribuire le candele benedette nel giorno della Candelora o con l’ulivo per la Festa delle Palme. Tina ci spiega che, ormai, il lavoro per la Chiesa è affidato a volontari che, senza mettersi in mostra, si danno da fare. Quando entriamo in chiesa e la troviamo pulita, ordinata, o addobbata con gusto, il merito, anche se non li vediamo, è loro. Un grande tavolo occupa gran parte della stanza e tutto è ordinato. Tina, da perfetta padrona di casa, ci apre ad uno ad uno i cassetti dei mobili antichi svelandoci i segreti meravigliosi che nascondono. Tovaglie con ricami preziosi. Le luccicano gli occhi quando ci mostra la “tovaglia della sua mamma”quella che lei amava più di tutte e che con pazienza, oserei dire certosina, ha riparato. Otto mesi per riportarla alla bellezza originale. E le conosce tutte, una per una, le tovaglie e le finte, ricorda chi le ha donate alla nostra chiesa o se le hanno ricamate le ragazze quando lavoravano dalle suore Canossiane o dalle Ancelle della Carità. Lei stessa le ha poi rifinite, restaurate, inamidate e, a questo proposito, ci ricorda che il bucato deve essere sempre delicato come una carezza, niente lavatrice o peggio panni bolliti dentro pentoloni e rigirati con il bastone. Alcune ricamatrici l’aiutano a far rivivere gli antichi merletti. Ci parla di Evelina Zucca, Ernesta 21 il Redone GRUPPI PARROCCHIALI Boffelli, Anna Tomasoni. Ci espone da vicino quelle tovaglie che si ammirano sugli altari a Pasqua e a Natale e tutti i punti in cui è intervenuta per riparare e per salvare quel tesoro. Vediamo la tovaglia d’oro e quella con al centro Maria con il Bambino in un tripudio di fiori, rose, viole e garofani. Ringrazia Dio per i talenti che le ha dato ”Una bella voce e delle mani speciali”. Nomina Rina Tedeschi (Biglietti) che l’aiuta a stirare e la sua spalla destra per il cucito Rita Valdisturlo, che l’aiuta a scucire e ben sappiamo quanto sia importante scucire bene prima di ricucire. Tanta pazienza e dedizione hanno anche tutti coloro che lavorano con lei e si dividono in due gruppi: nel primo gruppo Cecilia Vignoni e Renata Pasini si dedicano ai fiori e alle pulizie con Rosa Resconi, Rita Valdisturlo, Luigina Bonazzoli, Franca Brugnani, Veronica Sanzogni, fanno parte del secondo gruppo tutte le sorelle Boffini, Rosa Rocca, Teresa Agnelli, Maria Grazia Bignotti (Zacco). Alcuni uomini accanto alle donne, il sacrista ufficiale Giuseppe Biazzi, Giuliano Fedrini, Mario Ranzenigo e Andrea Biazzi. Ci sono poi altri volontari occasionali che aiutano al bisogno, anche loro senza ricevere ricompensa. Tina torna a mostrare i sui tesori e ci spiega di applicare anche il “riciclaggio” ed ecco che un dipinto sullo stendardo delle Madri Cattoliche, ormai in frantumi, diventa l’immagine di un paliotto, ovvero un pannello decorativo, che viene usato come rivestimento della parte anteriore dell’altare. Un capiente ma stretto armadio nasconde vecchi stendardi e il baldacchino usato per la processione degli altari e quella del Corpus Domini. E’ il momento dei camici dei sacerdoti ed è emozionante rivedere la cotta di Don Francesco Vergine che lo ricorda nei suoi gesti e nel sorriso. Ci viene svelato anche un segreto: come tenere rigidi e luccicanti i corporali e le palle dei calici, per intenderci quelle stoffe bianche che vengono impiegate per coprire i calici che danno l’impressione di essere plastificate. Il segreto è una ricetta antica con ingredienti preziosi quanto quelli di una torta delle nonne, che andrebbe persa se non tramandata oralmente. Mescolare amido cotto con cera di candela grattugiata fino ad ottenere una polentina morbida. A quest’ultima aggiungere una chiara di uovo di quaglia e una puntina di tuorlo, senza pellicola oppure tutto è sprecato. Mescolare l’intruglio, stenderlo sulla stoffa su un vetro capovolto e asciugare con un forte calore. Una pozione magica! Antichi armadi e i confessionali per uomini sono diventati il guardaroba dove riporre stole e casule dai diversi colori e fatture. Salutiamo Tina che ci spiega di averci mostrato solo una piccola parte di ciò che la sacrestia contiene e nasconde. Accanto alla porta il computer per suonare le campane, che può essere programmato direttamente dalla casa del prevosto. Un poco di nostalgia per il tempo in cui le campane venivano suonate a mano con le corde … La tecnologia però non affascina alcune componenti del gruppo di lavoro che continuano ad usare la scopa per pulire e non il “bidone aspiratutto” che Don Arturo ha scelto personalmente, per facilitare i lavori. Esco infreddolita da quel luogo misterioso ma con la convinzione che sia la passione a rendere la nostra vita meno monotona e far fare delle scelte di dono per gli altri. Un grazie a Tina e a tutti coloro che generosamente lavorano in sordina. Grazie di cuore!! 22 il Redone Giusi Morbini SCUOLA Educazione stradale L’Educazione Stradale è divenuta materia obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado ormai da molti anni. Essa rientra opportunamente nelle finalità generali che la scuola primaria si prefigge, assumendo carattere di trasversalità rispetto ai vari ambiti disciplinari, e costituisce un’utile occasione per realizzare tali obiettivi, in quanto i contenuti specifici offrono l’opportunità di un immediato riscontro con l’esperienza quotidiana del bambino. La scuola e il Comune di Gottolengo credono molto nell’importanza della didattica e della sensibilizzazione ai temi della sicurezza; insieme collaborano al progetto di educazione stradale. Lo scopo principale di tale progetto è di avvicinare i bambini alle tematiche ad esso relative, per sviluppare un crescente rispetto della vita degli altri, una disponibilità sempre maggiore ad assolvere ai propri doveri, ed avere una visione sociale del vigile, non più antagonista ma amico e referente. Nella nostra scuola è ormai consuetudine l’intervento della polizia locale in ogni classe. A turno i vigili Margherita, Luciano e Marco vengono a trovarci e mettono a disposizione la loro esperienza e, con l’utilizzo di opuscoli, disegni e schede da completare, spiegano ai bambini i comportamenti corretti da adottare per strada. Dobbiamo insegnare ai bambini che la strada è parte dell’ambiente in cui vive il suo utente più importante: il pedone. È l’esterno della sua casa e come questa è attrezzata per poterne usufruire nella maniera più sicura, comoda e piacevole. La mobilità sul territorio sarebbe assai caotica e pericolosa se non fosse regolata dalla segnaletica stradale. Essa rappresenta un importante elemento di cui tener conto perché comunica come comportarci con un linguaggio comprensibile a tutti. Infatti, i segnali stradali ci parlano attraverso forme, simboli e colori che noi dobbiamo imparare a distinguere, conoscere e rispettare. É auspicabile che, attraverso il bambino, l’educazione alla norma come rispetto delle regole raggiunga e influenzi positivamente la famiglia e le figure circostanti. La presenza in classe del vigile ha favorito una partecipazione attiva dei bambini, che ne hanno approfittato per fare molte domande e per raccontare le loro esperienze, dimostrando di saper riconoscere i comportamenti sia negativi che positivi tenuti dai propri familiari. Stefania Tenchini 23 il Redone TRIVELLINI GIUSEPPE orgoglio del calcio gottolenghese Trivellini Giuseppe è un orgoglio per il calcio di Gottolengo perché per ben diciannove anni, dal 1911 al 1930, ha difeso la porta del Brescia, così bravo da meritarsi il titolo di “Portierone”, anche per la sua specialità e maestria nel tuffo, e da meritarsi, per sette volte, la Nazionale. E’ nato a Gottolengo nel 1895, da Stefano e Vidali Virginia, abitanti in via Pantano 96, attuale numero 4 di via F. Cavallotti. Ancora ragazzo si è trasferito a Brescia con tutta la sua famiglia e lì ha cominciato a tirare i primi calci nell’Oratorio di S. Alessandro, passando poi al F. C. Brescia per fare l’esordio in questa squadra nel campionato 1911-’12, a soli 16 anni e giocandovi poi, da titolare e in-interrottamente, fino al 1929-’30, fino ai 35 anni. Così le cronache del tempo: “Nella prima stagione ufficiale 19111912, a difesa della porta bresciana si esibisce un fanciullo bruno, dai capelli ricci, tale Giuseppe Trivellini…’ ( ‘Tutto il Brescia 1911-2007”, pag. 49). Oltre al fisico, una bella presenza! Grandi soddisfazioni per lui anche dalla tournèe in America nell’estate del 1928, quando il Brescia si esibisce a New York, Brooklyn, Chicago, Detroit con grande soddisfazione dei nostri connazionali italiani e dei nostri concittadini bresciani, colà emigrati. La sua carriera calcistica raggiunse l’apice con la chiamata alla Nazionale a difendere la porta della squadra italiana e lo fece per sette volte, nonostante gli anni difficili della guerra e del dopo-guerra: 1915 Italia-Svizzera 3-1; 1922 Ita- TRIVELLINI Giuseppe portiere del Brescia e della Nazionale 24 il Redone lia-Belgio 4-2; 1922 Italia-Svizzera 2-2; 1923 Italia- Germania 3-1; 1923 Italia-Ungheria 0-0; 1923 Austria-Italia 0-0; 1923 Cecoslovacchia-Italia 5-1 . Bravo Bepi! (come lo chiamavano gli amici e i tifosi), una sola sconfitta e tre belle vittorie! E a questo nostro illustre concittadino gottolenghese, la città di Brescia, giustamente, ha intitolato una via, Via Trivellini Giuseppe, che è una traversa di via Milano, di fronte al Vantiniano. Ma la famiglia dei Trivellini era una famiglia di atleti ed anche due fratelli di Giuseppe raggiunsero notevoli successi sportivi: Luigi nel calcio, Fausto nel podismo. TRIVELLINI Luigi, anche lui nato a Gottolengo, nel 1893, andò al F.C.Brescia insieme a Giuseppe e per due anni, dal 1913 al 1915, giocarono insieme: Trivellini I, Luigi, da mediano, Trivellini II, Giuseppe, da portiere. Quante soddisfazioni insieme! Forse la più grande quando il 23/02/1913, a Torino, batterono la Juventus: Juventus–Brescia 1-2! Purtroppo incombeva la guerra, fu chiamato alle armi ed “..è caduto da eroe nella Grande Guerra, in una delle sue tante, maledettissime trincee”(ibidem, pag. 49). TRIVELLINI Fausto, nato a Gottolengo nel 1894, si diede all’atletica leggera e cioè alla marcia e alla corsa ed ottenne notevoli successi: ”Si distinse in numerose gare di corsa e di marcia, risultando essere il miglior podista bresciano negli anni precedenti la Grande Guerra” (Archivio storico gambarese n° 2-a.2006). Rientrato a Gottolengo negli anni ’40, si convertì anche lui al calcio, non per giocarlo ma per star vicino ai calciatori, in particolare alla squadra del paese, allora U.S. Gottolengo, come massaggiatore e come accompagnatore. Ma si distinse, e i meno giovani lo ricordano ancora, come …soccorritore di chi voleva giocare al calcio, ma… aveva il pallone di cuoio rotto! Di mestiere faceva il sellaio (el selèr), abitava in Gambarella e quindi vicino al campo sportivo (allora al posto delle attuali scuole) e vicino all’Oratorio maschile (oggi area Poste e Parco Avis), la sua casa era una processione di giovani e ragazzi che andavano a farsi ricucire il pallone rotto ed anche a sistemare bene la chiusura con le fettucce di cuoio (corozole). Un ricordo riconoscente da tutti loro! E a proposito della Nazionale italiana di calcio, altri due gottolenghesi l’hanno raggiunta, anche se a loro modo: Lodigiani Battista e Zacco Matteo. LODIGIANI Battista (1922-2006) è l’indimenticato portiere paratutto dell’U.S. Gottolengo degli anni ’40-’50; lui comunicava simpaticamente con tutti, anche senza avere il dono della parola, era indicato come ‘el möt’, e come sordomuto aveva partecipato alla Nazionale italiana sordomuti, giocando a Copenaghen la partita Italia-Finlandia, vinta per 5-0. Il ricordo di questa partecipazione lo rese tanto felice e orgoglioso, si sentiva un po’ una celebrità!. ZACCO Matteo, classe 1988, attualmente in forza all’ A.S.D. Ghedi-Leno, categoria Promozione, a quindici anni, nel 2003, come giocatore del Brescia, è stato convocato nella Nazionale Under 16 ed ha partecipato al ’Torneo Internazionale Under 16’ a Mosca, con grande soddisfazione della famiglia e degli amici. Queste le partite disputate: Italia-Russia 2-0;Italia-Lettonia 3-1;Italia-Serbia 0-2; ItaliaBrasile 1-0; Italia-Serbia 4-0. Matteo ora è ritornato a giocare dopo un guaio al ginocchio che lo ha bloccato per più di due anni. Dai gottolenghesi, gli auguri di una piena ripresa! Come allenatore di quella Nazionale giovanile aveva A. Rocca, l’ex giocatore della Roma, che incitava i calciatori con queste parole: ‘Ricordatevi che il calcio è sacrificio, sudore e passione’. Queste parole vorremmo ricordarle anche ai nostri ragazzi e ai giovani calciatori gottolenghesi che hanno la fortuna di avere due campi sportivi, un palazzetto dello sport ed una Società di calcio con tante persone che si impegnano per loro, per la loro crescita umana e sportiva! Giuseppe Zanon “INCONTRI DELLA TERZA ETA’ “ Riprendono gli incontri in oratorio della terza età, questo il programma degli incontri stilato dal gruppo di animazione con il Parroco Don Arturo: 07 marzo 14 marzo 21 marzo 28 marzo 05 aprile 12 aprile 18 aprile 25 aprile 02 maggio 09 maggio 16 maggio 23maggio 30maggio presentazione del programma- preghiera-giochi e rinfresco incontro sull’attività motoria con la dott.sa Fabiana Cantoni tombolata pellegrinaggio a Verona al Santuario di Santa Teresina (Tombetta) GIOVEDI’ SANTO incontro a Viadana di Calvisano con il gruppo anziani incontro con il geriatra Dott. Gianpaolo Conter giochi di società incontro con lo storico Prof. Angelo Bonaglia pellegrinaggio al Santuario della Madonna dello Zuccarello incontro col gruppo casalinghe di Bagnolo Mella racconti di campagna a cura del maestro Paolo Bianchi visita al Santuario della Madonna Incidella. Si sta anche pensando di organizzare una vacanza al mare per il mese di giugno. Vi aspettiamo numerosi! 25 il Redone LETTERE ALLA REDAZIONE Gottolengo — gennatio 2012 Spett.le Direzione de il “REDONE Verso la luce minosità delle nostre chiese; spenta pure la fastosità che ha Fummo in tanti ad incominciare quel cammino lungo le dolci colline Zaino in spalle e negli occhi la speranza della luce Verso ...non sapevo cosa ma incontro a quel mistero ch’è la fede Pareva di girare intorno al mondo i piedi si gonfiavano pulsando e il fiato si spezzava ad ogni passo ma io ...volevo andare fino in fondo giunger sulla soglia di quell’eremo battendomi il petto con le mani in mano L’immagine Divina reclama almeno un’eco -dissida me che folle e illusa un dì l’abbandonai per altra via Ed ecco dopo giorni di fatica aprirsi un varco innanzi ai nostri sguardi Sin qui ho camminato disegnando sulla via difficoltà e dubbi a fior di pelle... Ma ora Ti rivedo e ora Sei ... l’Eterno dentro al petto e agli occhi miei... Passato il periodo Natalizio con le sue solenni liturgie e l’eluinondato le strade e le piasze di tante città e paesi; riposti i Presepi, meta di devozione in ogni angolo del mondo cristiano, ecco che, dopo queste feste, ritroviamo dì nuovo inalte- rata la grande fiumana dì poveri, dì emarginati, di carceri sature con le loro miserie umane, di persone sole, di amma- lati, di famiglie disagiate dove ci sono bambini — bianchi o neri che siano — a subire di più la vecchia o nuova povertà. Questa, purtroppo, é l’immagine lampante e palpitante della nostra odierna società. C’è un pensiero che conforta ed è quello che, pure in mezzo a tutte queste dure realtà quotidiane, ci sono (grazie a Dio) anche delle controparti le quali fanno capo a tutto ciò che viene chiamato il “mondo del Volontariato”. Un volontariato si, molto variegato, ma che è indirizzato verso un comune denominatore: Amore, Amicizia e Carità. Questa galassia di uomini e donne che si “spendono” giorno e notte per tutte quelle persone che hanno bisogno di un’ancora a cui aggrapparsi per non naufragare nel nulla. Gli emarginati, cbe per scelta o per sfortuna vivono ai margini della società abbandonati a se stessi, possono trovare quel po’ di calore umano di cui sono privi. La povertà, quella vera, dilaga ogni giorno di più e mai come oggi ricorre a quella “carità”, distribuita salvaguardando la dignità della persona, senza nulla chiedere. Gli ammalati, nelle varie corsie dei tanti ospedali e delle Case di Riposo, anche per loro c’è sempre una voce amica a portare conforto e speranza. Persone sole, in maggioranza anziani, mnagari ancora idonei ad andare avanti nelle vita anche se la solitudine fisica e morale il più delle volte crea sofferenza. Anche per questi la solidarietà umana è sempre un atto di bontà. Si parla e si scrive di “indirizzi” ai ragazzi e a giovani di ogni età verso queste tante precarietà del nostro cosiddetto mondo moderno. Auguriamoci che nuove leve infoltiscano la schiera di quei grandi angeli del giorno e della notte, presenti in ogni momento ed in ogni modo. Per tutta questa umanità “piegata” e “piagata”, possa esserci sempre qualcuno che la aiuti nel cammino della sofferenza e del dolore, con amore, dedizione, generosità e tanta, tanta carità. Quella carità che non può venire se non da coloro che, guardando al Cielo ne invocano la Provvidenza. Rosi Caprinetti 26 il Redone o Rosa Leone Spiragli di luce Un albero, contro un muro coperto d’edera, con due rami protesi al cielo come un crocifisso. Nel cortiletto angusto tra muri alti di case ricerca un po’ di sole mentre e umile silenzioso vive i ritmi del tempo ed ascolta i drammi di tante vite. Un albero: desiderio di luce ed invito alla vita nel buio d’ogni giorno. Stefano Piubeni Anagrafe Parrocchiale Rinati nel Battesimo 03. CE’ AMELIA di Edoardo e Carnaghi Stefania 01. FAGLIA FRANCESCO di Lorenzo e Gervasio Stefania 02. ZILIOLI CAMILLA ALESSANDRA di Matteo e Cortes Elisa 04. GALUPPINI LEONARDO di Marco e Betelli Elisabetta Attendono la Risurrezione 01. PONTARA ROBERTO di anni 57 04. DONINELLI ARIBERTO di anni 89 07. CREMASCHINI MARIA di anni 79 02. MELITA GRAZIA di anni 85 03. OLIVETTI RINO LORENZO di anni 81 05. SCARATTI ROSA di anni 93 06. TEDESCHI GIUSEPPINA di anni 88 08. BIGNETTI RAFFAELE di anni 95 27 il Redone 09. TENINI RENATO di anni 78 GRINV 2011 GRINV 2011 BORNO 2011 BORNO 2011