Periodico d’informazione della Parrocchia Prepositurale dei Ss. Pietro e Paolo di Gottolengo numero 1 febbraio 2012
il
Redone
Crucifixus pro nobis
il Redone
Periodico d’informazione della Parrocchia Prepositurale
dei Santi Pietro e Paolo di Gottolengo
Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 236
del 16-05-1965
n. 1 - febbraio 2012
Sito Internet della Parrocchia:
http://www.parrocchiagottolengo.it
e-mail: info @parrocchiagottolengo.it
Tel. 030 951042
Direttore responsabile:
Don Arturo Balduzzi
Redazione:
Andrea Milzani, Angelo Biazzi, Delia Milzani, Giuseppe
Zanon, Giusi Morbini, Mino Feroldi, Mino Onorini,
Paola Rodella, Paolo Bianchi, Silvana Martinelli,
Stefania Tenchini
In questo numero
Calendario Pastorale ........................................2
La Parola del Prevosto ......................................3
Quaresima “Tempo della prova”
Percorso Quaresimale 2012 ..............................5
Attualità ..............................................................6
Trentaquattromilamiliardi!
La Chiesa ci insegna..........................................7
O c’è o non c’è...
Festa Lustri di matrimonio ...............................8
Don Luca e la sua cordata ................................9
La Comunità Educatiova e lo stile di Dio
Borno 2012
Ratatouille
Gruppo Colori
31 gennaio: Festa di Don Bosco
Oltre l’invisibile
Commedia: Mariti e buoi dei paesi tuoi
Quaresima 2012
150 anni al servizio della Liturgia ...................15
Voce Missionaria .............................................17
Festa Mondiale della Famiglia ........................18
Programma giornata mondiale
della Famiglia con il Papa ...............................18
Note di tradizione ............................................19
Brusóm la Ècia
Gruppi Parrocchiali .........................................21
I tesori e i segreti della sacrestia
Scuola ..............................................................23
Educazione stradale
Trivelli Giuseppe .............................................24
Orgoglio del calcio gottolenghese
Incontri della terza età ....................................25
Lettere alla redazione .....................................26
Poesie ..............................................................26
Anagrafe parrocchiale .....................................27
Litotipografia Causetti - 25023 Gottolengo (BS)
Piazza xx Settembre 14 - Tel. e Fax 030.951319
CALENDARIO
PASTORALE
ORARIO Ss. MESSE
VIGILIARI:
Ore 16,30:
Ore 18,30:
Ore 20,30:
Casa di Riposo
Parrocchiale
Comunità Neocatecumenali
FESTIVE:
Ore 8,00 - 9,30 - 11,00 - 18,30
FERIALI:
Ore 8,00 - 18,30 da lunedì a venerdì
Ore 16,30: giovedi Casa di Riposo
CONFESSIONI
SABATO: dalle ore 9,00 alle ore 11,00
ed in prossimità delle Sante Messe
LA CELEBRAZIONE
DEL BATTESIMO
• La domenica che precede
la Quaresima (19 febbraio)
• La veglia pasquale (7 aprile)
• La solennità del Ss. Trinità (3 giugno)
• La domenica che segue la festa della
Madonna del Monte Carmelo (29 luglio)
• La solennità della Dedicazione della chiesa
(28 ottobre)
Per ogni data (tranne la vigilia di Pasqua) il Battesimo
viene celebrato alle ore 9.30 e nel pomeriggio.
Presbiterio della comunità parrocchiale di Gottolengo
Don Arturo Balduzzi Don Luca Lorini
Don Lorenzo Pini
Diacono Giuseppe Colosini
tel: 030.951042 - 349.5830190
tel: 030.951031 - 335.8322836
tel: 030.951562 - 339.4989287
tel: 030.9951289 - 339.4508922
In copertina: Crocifisso
chiesa parrocchiale Ss Pietro e Paolo Gottolengo
2 il Redone
LA PAROLA DEL PREVOSTO
Quaresima “Tempo della prova”
La “conversione” sta al centro del tempo di quaresima: ma di
quale conversione si tratta?
La nostra risposta si muove per lo più nella direzione della conversione “morale”, ossia di una conversione dei nostri comportamenti.
Tuttavia, se ci si lascia guidare dal modello fondamentale della
quaresima cristiana, che è il tempo passato da Gesù nel deserto,
prima del suo ministero pubblico - è il vangelo della prima domenica di quaresima - e dalla “tentazione” (meglio sarebbe dire:
dalla “prova”) vissuta da Gesù, ci si accorge che in primo piano
sta un’altra conversione, che chiamerei “teologica” che riguarda la
nostra immagine di Dio e della relazione che viviamo con lui.
In tempi nei quali il “sacro” e il “religioso” riemergono con una
forte attrattiva, questo tipo di conversione appare quanto mai urgente.
Quaresima “tempo della prova”
Gli evangelisti, già a partire dal racconto scarno di Marco (1,12s), concordano nel leggere questo tempo
come un ”esperienza spirituale”, nel senso forte del termine: Gesù è stato “gettato” dallo Spirito nel deserto.
Il tempo che vive in questa condizione estrema fa parte di quella vita che viene plasmata dalla potenza dello
Spirito.
Anche per noi, entrare nella quaresima non vorrà dire anzitutto proporsi di fare delle opere (anche “buone”)
particolari, o programmare chi sa quali “esercizi” di vita cristiana, ma piuttosto lasciare operare lo Spirito
di Dio in noi: è questo, forse, il primo impegno della quaresima.
E’ ben noto che il numero dei quaranta giorni, prima che indicare un lasso di tempo preciso (ciò che,
peraltro, non è escluso), rinvia il lettore della Scrittura ad alcune grandi esperienze “fondative”, in particolare all’esodo di Israele nel deserto, a quel tempo che il Deuteronomio caratterizza come “tempo della prova”: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel
deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato
o no i suoi comandi» (Dt 8,2).
Anche gli altri pochi dettagli del racconto di Marco portano nella stessa direzione: il soggiorno di Gesù nel
deserto va messo in rapporto con il cammino nel deserto compiuto da Israele e costituisce l’inveramento di
quella prova: allora conclusa con il fallimento, ora risolta vittoriosamente dal Figlio prediletto.
Solo gli altri due sinottici, Matteo e Luca, entrano più nel dettaglio di questa “prova”. Nel passo del
Deuteronomio si ricorda che la prova verte su «quello che avevi nel cuore»: non qualcosa di episodico,
dunque, ma il cuore, il centro profondo della persona, là dove l’uomo decide di sé, della propria vita e, soprattutto, del proprio rapporto con Dio. E, possiamo dire, la prova della fede: si tratta di vedere se Israele è
veramente un popolo che crede nel suo Dio, oppure no.
Il cammino del deserto, per Israele, è stato la “prova del nove” della fede: prova di una fede “sfidata”, nel
deserto, a imparare a camminare con Dio - sperimentato già come il liberatore - senza pretendere garanzie,
senza farne la propria fonte di autonoma sicurezza.
Si tratta, in definitiva, della possibilità per Israele di vivere come “figlio”, nel rischio della libertà che
entra nell’alleanza offerta da Dio e fa conto sulla sua promessa, senza che tutto sia già per questo garantito
o assicurato. Il senso fondamentale della fede sta nel fatto che la promessa di vita buona e piena, che Dio ti
3 il Redone
LA PAROLA DEL PREVOSTO
pone davanti e di cui ti dà i segni concreti, domanda che tu sappia fidarti di lui e della sua parola.
E’ in questo affidamento che Israele è venuto meno, durante la traversata del deserto.
Dietro a questo fallimento se ne profila però un altro, che concerne tutta l’umanità, posta sin dall’inizio
davanti all’invito di Dio a credere alla sua Parola e fare di questa Parola - che è anzitutto promessa di vita
buona - l’orientamento per la propria esistenza. Si può dire che Gesù è presentato, nella sua “quaresima”,
come il nuovo Adamo e il nuovo Israele: è colui che è entrato nella stessa prova che ha visto la sconfitta
dell’umanità e del popolo di Dio, ma che ha saputo tenere davanti a Dio quell’atteggiamento che né Adamo,
né Israele, nella loro incredulità, avevano saputo tenere.
Gesù e la sua “prova”
Anche Gesù, dunque, è entrato nella prova. Più precisamente, è
stato messo alla prova nel suo essere figlio di Dio, come era stato proclamato nel battesimo (cf. Mt 3,17). Del resto, nell’esodo,
Israele viene considerato come il figlio che Dio ha generato attraverso il dono della liberazione (cf. Os 11,1; Dt 8,5). Il carattere
singolare della filiazione di Gesù non toglie che il suo modo di vivere da figlio di Dio e il suo modo di stare davanti a Dio in quanto
figlio si riveli decisivo per chiunque voglia riconoscere la propria
origine da Dio Padre.
Che la prova filiale di Gesù sia possibile ce lo ricorda anche
la lettera agli Ebrei: «Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da
ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per
tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,8s). «Pur essendo figlio,
imparò l’obbedienza»: Gesù, nella sua condizione umana, ha do“Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto
vuto imparare ad essere ciò che era; si è sottoposto alla pedagogia e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana;
di Dio, alla sua “istru- stava con le fiere e gli angeli lo servivano”
Marco 1,12-13
zione”: ha fatto ciò che
Israele - e ogni uomo avrebbe dovuto fare. Possiamo dire che le tentazioni rappresentano una fase cruciale di questo cammino pedagogico nel quale
Gesù apprese, in virtù dell’obbedienza, il modo giusto di essere
figlio davanti a Dio.
“Ed ecco una voce dal cielo che disse:
« Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale
mi sono compiaciuto »”
Quaresima, tempo di “esodo”.
Questo, dunque, è il progetto che ci viene posto innanzi dalla quaresima: vivere il nostro “esodo” insieme con Gesù, perché la nostra vita davanti a Dio sia ancora una volta fondata nella fede, nel
riconoscimento del suo dono, nell’adesione a Lui, nell’accoglienza riconoscente della sua volontà, nell’ascolto fedele della sua
parola. Che questo sia possibile, non per le nostre capacità, ma
in primo luogo per dono e grazia di Dio, è ancora il ricordo delle
tentazioni a dircelo: in Cristo, ciascuno di noi è già stato tentato;
ma, soprattutto, in Cristo ciascuno di noi ha già vinto la tentazione e ha già imparato a fondare su Dio la propria esistenza.
Don Arturo
Matteo 3,17
4 il Redone
Percorso Quaresimale 2012
Liturgia - Parola - Carità
LITURGIA
• Preghiera:dal lunedì al venerdì:
•
•
•
•
Ore
Ore
Ore
Ore •
•
•
•
•
•
Venerdì:VIA CRUCIS
02 marzoOre 20,30 nella Contrada della Croce
09 marzoOre 20,30 nella Contrada Incidella
16 marzoOre 20,30 nella Contrada del Tredone
23 marzoOre 20,30 nella Contrada San Benedetto e Oratorio
30 marzoOre 20,30 nelle Contrade del Centro Storico
06,30Ufficio delle letture e lodi
08,00Ora media e S. Messa
18,30Vespri e S. Messa
22,30Compieta
PAROLA
• Lettura quotidiana del sussidio quaresimale
“Vogliamo vedere Gesù”
• Centri di ascolto della Parola
• 29 febbraio:“La Missione della chiesa sul territorio”
• 07marzo:“La corresponsabilità dei battezzati”
• 14 marzo:“Aspetti della comunione”
• 21 marzo:“Rapporto tra comunione e missione”
• 28 Marzo:LITURGIA PENITENZIALE
e Confessioni
CARITA’
Le offerte di domenica 25 Marzo saranno destinate alla Diocesi di Guwahati nel nord dell’India.
La scelta della destinazione è stata fatta tra le proposte
dell’Ufficio Missionario.
La destinazione delle nostre rinunce è per sostenere un centro
di orientamento spirituale per i futuri seminaristi della Diocesi
di Gutwahati, come segno della nostra solidarietà “cattolica”
verso una diocesi dove non sono presenti Missionari bresciani.
Ci chiedono di aiutarli a creare locali per alloggio, studio,
culto …… per un gruppo di giovani in ricerca vocazionale.
Questi giovani arrivano da scuole superiori gestite da parroci
e religiose e la Diocesi vuole offrire loro un anno di “Orientamento Spirituale” con catechesi e una introduzione alla Spiritualità.
Il Vescovo Mons. Thomas Menamparampil ci scrive:
“Così, ben preparati possono fare una scelta libera e matura per entrare nel Seminario Maggiore.”
5 il Redone
ATTUALITA’
34.000.000.000.000
Trentaquattromilamiliardi!
No, non preoccupatevi: non è la cifra di un’eventuale manovra finanziaria di Primavera. Non è nemmeno il numero di cimici e coccinelle
che ogni anno abitano le zanzariere del nostro paese.
Sono watt. Sì, avete capito bene. Una quantità spropositata di energia,
una potenza iperbolica, ma per quale scopo? Per “rifare” la Sindone!
Urge una spiegazione...
Un gruppo di studiosi italiani dell’Enea (Ente nazionale per le nuove
tecnologie e le energie alternative), per ben cinque anni, ha cercato di
riprodurre una colorazione di tessuto simile a quella sindonica, applicando tecnologie di vario genere.
Già nel 2010 erano stati resi noti i risultati parziali ma solo a fine
2011 lo studio ha portato le proprie definitive conclusioni.
Udite udite, in un solo caso si è riusciti ad ottenere una colorazione del lino simile: con l’utilizzo di un
brevissimo ed intenso lampo di radiazione Vuv (radiazione ultravioletta nel vuoto) prodotto da un singolo
laser ad eccimeri. Per tradurre: un “colpo di luce” concentratissimo ed estremamente potente in grado di
lasciare un’impronta paragonabile alla Sindone o, meglio, ad una minuscola parte di essa. Da tal esito proviene, infatti, il calcolo che ha prodotto l’incredibile cifra. Realizzare l’immagine completa richiederebbe
(mai condizionale fu più d’obbligo) un laser con una potenza di 34 mila miliardi di watt! Ad oggi, nulla
sulla terra può giungere a tanto. Ciò è sufficiente per concludere che, con tutta probabilità, non si tratta di
un “manufatto” medioevale, che Leonardo da Vinci è meglio lasciarlo perdere e che i Templari avevano, sì,
grandi patrimoni e ricchezze, ma i miliardi di watt no! Qui mi fermo.
La Quaresima è alle porte e non saranno gli studi dell’Enea a rafforzare, o smorzare, la fede dei cristiani.
Splendida la definizione che, della sacra immagine, ne da il Beato Giovanni Paolo II: “provocazione all’intelligenza” e “specchio del Vangelo”, sempre capace di commuovere i 10 milioni (!) di pellegrini che hanno
partecipato alle ultime quattro Ostensioni. In essa, vedi un uomo che ha patito esattamente ciò che i Vangeli
attribuiscono al Cristo. Percepisci la sublime compostezza di una morte indelebilmente impressa nel cuore
di un telo di lino, e pensi al Calvario...e se fosse davvero “Lui”?
La fede non ha bisogno della risposta. L’onnipotenza di Dio non necessita di zeri da allineare per comporre
cifre astronomiche. E’ fatta di amore, totale e gratuito. Quando i risultati della prova al Carbonio 14 avevano datato la Sindone come reperto medioevale, una melensa fiumana di intellettuali cantò vittoria, felice
che l’ennesimo “mito” cristiano fosse un clamoroso abbaglio.
Noi, gente di Gottolengo, a dire il vero non c’eravamo preoccupati poi tanto: meglio pensare alla gravità
dei propri peccati che affidare l’anima ad un macchinario di diagnosi temporale. In seguito, molti studiosi,
hanno dimostrato l’assoluta discrezionalità di quella prova (basta il calore di una mano per cambiarne l’esito; la Sindone ha subìto di tutto, incendio compreso!).
Ora, gli studi dell’Enea, hanno creato ulteriore imbarazzo nei “sapienti”, in coloro che la Bibbia definisce
tali distinguendoli dai “piccoli”.
A Gottolengo, nel frattempo, è giunta nuovamente la Quaresima, spazio spirituale indispensabile per rendere fertile il terreno pasquale. Cristo sale in croce e risorge, imprimendo la Sua immagine di salvezza sul
volto di ogni cristiano. Forse non saranno sufficienti 34 mila miliardi di watt per convertirci ma, in ogni
caso, il conto di quell’astronomica eventuale bolletta della luce è già stato saldato duemila anni fa, da un
uomo avvolto in un telo di lino, vero Dio e Figlio Unigenito del Padre.
Andrea Milzani
6 il Redone
La Chiesa ci insegna
O c’è o non c’è …
“Tremila coppie all’anno chiedono l’annullamento del matrimonio religioso.”
“Matrimoni dichiarati nulli dal tribunale della Rota Romana, privilegio solo per ricchi?”
“Se i divorzi sono stabili o in lieve flessione, è in aumento il ricorso alla Sacra Rota per la dichiarazione
di nullità del matrimonio religioso.”
Questi sono solo alcuni dei titoli che ultimamente hanno trovano spazio sui media nazionali, peccato che
le informazioni siano imprecise.
Tremila coppie all’anno non chiedono l’annullamento, ma la dichiarazione di nullità, il termine di
“annullamento” è inesatto perché si “annulla” un qualche cosa che è venuto giuridicamente ad esistenza,
ma che è viziato.
Nel caso di nullità invece il matrimonio non è mai stato contratto, non è mai esistito.
Non è nemmeno vero che solamente i ricchi possono ricorrere ai tribunali ecclesiastici per chiedere la
nullità di matrimonio, infatti, lo stesso Codice di Diritto Canonico prevede la concessione del gratuito
patrocinio o la riduzione delle spese sia per il tribunale sia per l’avvocato in casi specifici.
Chi, invece, non ha diritto a tali agevolazioni potrà certamente affrontare sia le spese processuali, sia il
patrocinio di un avvocato, poiché con le norme CEI entrate in vigore nel 1998 riguardanti il patrocinio
presso i Tribunali ecclesiastici le spese sono state ridotte al minimo.
Non ci si rivolge, in prima istanza, nemmeno alla Sacra Rota.
La procedura per dichiarazione di nullità inizia con un ricorso (libello), presso il tribunale ecclesiastico,
in cui si espone il motivo per cui si ritiene nullo il proprio matrimonio e si chiede appunto che lo stesso
si pronunci in questo senso. Nel caso di sentenza affermativa, la causa passa automaticamente al Tribunale ecclesiastico di Appello dove altri giudici esamineranno gli atti processuali. Se sarà confermata
la sentenza affermativa di primo grado, il matrimonio è dichiarato nullo (non è mai esistito) e le parti
potranno sposarsi anche in chiesa.
Se ci fosse una sentenza negativa, allora ci sarà bisogno di un terzo grado di giudizio che si svolgerà
presso il Tribunale della “Sacra Rota“ - oggi denominato “Tribunale Apostolico della Rota Romana“
-, che si trova a Roma.
La procedura, sia che la sentenza di primo grado sia affermativa, sia che sia negativa, prosegue fino
a che non si ottengano, in ogni caso, due sentenze conformi, cioè o due sentenze favorevoli alla nullità, emesse da due tribunali di grado diverso, nel
qual caso il matrimonio è
nullo, o due sentenze negative, nel qual caso non
è più possibile appellare,
salvo particolari casi.
Il processo canonico di
nullità matrimoniale costituisce “uno strumento
per accertare la verità
sul vincolo coniugale (…)
Il suo scopo costitutivo
non è quindi di complicare inutilmente la vita
ai fedeli né tanto meno di
aumentarne la litigiosità,
ma solo di rendere un ser-
7 il Redone
La Chiesa ci insegna
vizio alla verità” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della Rota Romana, 28 gennaio del 2006).
Per la Chiesa, il matrimonio, quando è celebrato validamente, è indissolubile, dura per sempre: o c’è o
non c’è.
La dichiarazione di nullità sancisce che il matrimonio non è mai esistito e quindi è ben diversa dal divorzio, il quale dichiara che il matrimonio, a livello civile, è finito.
Se la sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico viene riconosciuta valida nell’ambito
dell’ordinamento civile, attraverso l’apposito procedimento di delibazione avanti alla Corte d’Appello,
il matrimonio è nullo anche per lo Stato e gli ex-coniugi tornano nubili e celibi. Il che, differisce completamente dagli effetti del comune divorzio.
Fino a qualche anno fa erano pochi i coniugi che ricorrevano al Tribunale Ecclesiastico, adesso le richieste aumentano di anno in anno (arrivano a circa tremila), tanto che lo stesso Papa Benedetto XVI
ha deciso di pronunciarsi in merito, lanciando un monito ai giudici competenti, esortandoli a limitare il
numero dei giudizi di nullità dei matrimoni.
Per venti secoli la Chiesa Cattolica si è mantenuta salda senza compromessi agli insegnamenti di Cristo
circa la natura indissolubile del matrimonio. Come ben sappiamo dalla storia ecclesiastica, Papa Clemente VII rifiutò di annullare il matrimonio di Enrico VIII, Re d’Inghilterra, con la Regina Caterina di
Aragona e, come risultato, l’Inghilterra cadde nello scisma dalla Chiesa Cattolica.
Il numero elevato di nullità di matrimonio accolte non è segno di un cambiamento di rotta , ma frutto
“di questo tempo”, della mancanza di volontà, di consapevolezza di contrarre gli impegni che derivano
da un matrimonio religioso, quali l’unità, la fedeltà, l’indissolubilità, l’apertura alla fecondità, il bene
dei coniugi. Infatti se una delle due parti contraenti il matrimonio ha espresso l’intenzione, al tempo
del matrimonio (e non dopo), di escludere uno dei suddetti elementi essenziali vi è fondamento per un
annullamento.
Ecco smentita un’altra convinzione comune ricorrente: il matrimonio è nullo solo se non consumato.
Il catechismo della Chiesa Cattolica, parte seconda, articolo 1632, ci insegna: perché il « Sì » degli sposi
sia un atto libero e responsabile, e l’alleanza matrimoniale abbia delle basi umane e cristiane solide e
durature, la preparazione al Matrimonio è di fondamentale importanza.
L’esempio e l’insegnamento dati dai genitori e dalle famiglie restano il cammino privilegiato di questa
preparazione.
Delia Milzani
Festa dei lustri di Matrimonio
E’ una tradizione bella ed è significativo che nella
parrocchia si festeggino i lustri di matrimonio, cioè
di quelle coppie che celebrano il 5°,10°,15°…..50°,
65° ecc. anniversario. E’ una preziosa circostanza
per ringraziare il Signore e per riflettere sul grande
valore di questa scelta fatta nel suo nome.
La cerimonia è prevista il 18 marzo durante la Santa Messa delle ore 11,00
a cui farà seguito anche un momento di condivisione fraterna.
8 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
La Comunità Educativa e lo stile di Dio
Far risuonare nella vita di ciascuno, con i livelli che Dio
solo determina, la scoperta che Gesù è il senso dell’esistenza (salvezza) e della voglia di vivere, fino a confessarlo e celebrarlo nella comunità dei credenti e ad aprirsi al regno di Dio.
Deve esserci scritto proprio così nel cuore e nella mente
di ciascuno (dai più piccoli ai più grandi) che sente suo
e cerca di servire con la sua presenza o la sua preghiera
il nostro oratorio.
E’ l’obiettivo generale della Pastorale Giovanile. Questo
obiettivo ci chiede continuamente di verificarci e ci sprona a non accontentarci. Gesù è il senso dell’esistenza.
Questa è la verità che deve trasparire dalla vita di tutta
la comunità cristiana, una comunità adulta nella fede.
Questa è l’aria che deve essere respirata dai bambini,
dai ragazzi, dai giovani che abitano l’oratorio, che incontrano giovani e adulti appassionati della vita, cercatori instancabili di ciò che è Vero, Buono e Bello, dispensatori generosi di pace e comunione. Siamo in cammino,
insieme.
Guardiamo alla meta desiderosi di offrire
il nostro contributo con gioia e semplicità.
Lo stile è quello di Dio, quello che ci prepariamo a contemplare al termine di questa
Quaresima, il potere inerme dell’amore, il
proporsi senza imporre, il donarsi vivendo
il servizio gratuito. Questo stile, la preoccupazione di mettere al centro le persone, le
loro domande, le loro attese, i loro desideri,
la disponibilità a comprendere e accompagnare le gioie e i dolori, la volontà di indicare la via da percorrere, la misericordia di
fronte al limite umano, il soffio sempre vivo
dello Spirito di Dio, rendono possibile far
risuonare nella vita di ciascuno la scoperta
che Gesù è il senso dell’esistenza. L’oratorio e la sua comunità educativa esistono per
questo, soffrono a volte per questo, ma tendono, anche se con fatica, ad essere così.
Buon cammino di Quaresima 2012; il Signore accompagni i nostri pensieri, le nostre mani, i nostri cuori e possa a me e a
ciascuno donare tante grazie e consolazioni.
Don Luca
9 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
Borno 2012
Vacanze sulla neve
I protagonisti di questa vacanza siamo stati noi
adolescenti; nella serata di venerdì 6 gennaio siamo partiti in direzione di Borno.
Arrivati ci siamo sistemati in una casa, proprio nel
centro del paese, in cui in passato hanno vissuto le
Suore Dorotee.
La mattina seguente, dopo esserci riposati durante
la notte, ci siamo diretti agli impianti sciistici di
Borno, chi per sciare e chi per passare la mattinata
sulla neve.
Arrivata l’ora di pranzo, alcuni sono tornati a casa
mentre altri sono rimasti a mangiare al rifugio per
poter passare anche il pomeriggio sulle piste. Chi è
tornato a casa ha sfruttato il tempo libero per visitare il piccolo paese.
La sera, tutti insieme, siamo andati alla pista di pattinaggio che trova a poche centinai di metri da dove alloggiavamo; dopo esserci divertiti per paio
d’ore siamo andati a dormire.
La domenica, dopo la Santa Messa celebrata da Don Luca, ci siamo dedicati alla pulizia della casa
e in particolare delle camere. Una volta finito di fare le valigie siamo partiti per tornare a casa.
Questi tre giorni, oltre a regalarci tanto divertimento, ci hanno permesso ogni sera di riunirci tutti
insieme nella preghiera.
Un ringraziamento particolare va alle cuoche
(Rosangela, Lina ed
Olimpia) che sono venute con noi e ci hanno
preparato pranzi e cene
prelibati oltre ad abbondanti merende.
Un altro grazie a Don
Luca che ha organizzato questa vacanza e si è
dimostrato disponibile,
come lo è sempre stato,
con noi giovani.
Andrea, Federico, Alberto
10 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
Ratatouille
“Ratatouille”: questo è il tema che dal 27 dicembre al 04 gennaio ha coinvolto i ragazzi di tutte le età, dai
più piccini di prima elementare, a noi animatori e assistenti che, nonostante la scuola, ci siamo impegnati
a rendere più piacevole quest’esperienza.
La mattina iniziava con la preghiera per offrire la nostra giornata al Signore, e si proseguiva poi con balli,
compiti e attività. Dopo un’intensa pausa pranzo veniva lasciato spazio ai giochi come la famosa caccia
al tesoro, kluedo, e vari giochi a stand, dove i bambini con la loro grinta e volontà si sfidavano a squadre
per cercare di vincere. Alla fine di questi giochi, andavamo in salone per gustarci la tanto meritata merenda.
Il Grinv si è concluso in bellezza nella serata finale che ha reso protagonisti il Don, gli animatori, gli
assistenti, i bambini, ma anche i genitori che si sono messi in gioco e hanno contribuito alla buona riuscita della serata. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’entusiasmo e l’impegno che i bambini
hanno messo in ogni attività da noi proposta.
Un grazie particolare va proprio a tutti loro che, nel loro piccolo, hanno lasciato un segno importante nel
nostro cuore.
Un grazie anche a Roberta per tutto il tempo che ci ha dedicato cucinando prelibati pranzetti e golose
merende.
Ultimo, ma non per importanza, è il nostro ringraziamento di cuore a Don Luca, che ci ha accompagnati in questa splendida avventura stimolandoci a dare sempre il meglio e a condividere
questi meravigliosi giorni!
Giulia & Ilaria
Gruppo Colori
Il 12 Novembre 2011 è ripartita l’attività di gruppo colori, gestita con impegno per molti anni da
Margherita. Quest’anno la capostipite ha lasciato le redini del gruppo a noi tre “pioniere” che con
entusiasmo, impegno e semplicità cerchiamo di continuare il lavoro da lei iniziato, proponendo ai
bambini lavoretti da colorare e decorare con fantasia ed originalità.
L’appuntamento, per i bambini che si sono iscritti dalla 1°elementare alla 1° media, è ogni sabato
dalle ore 15:00 alle 16:30 nel salone dell’oratorio.
Elena, Veronica e Daniela
11 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
31 Gennaio: Festa di Don Bosco
Don Bosco credeva nel valore sociale del volontariato, com’è dimostrato
dalle numerose testimonianze di quanti hanno condiviso l’eroicità delle sue
scelte.
Una delle frasi più celebri di S. Giovanni Bosco:
“Mi basta che siate giovani, perché io vi ami assai” ci fa capire quanta importanza egli desse alla gioventù e quanto amore provasse verso i bambini e i
ragazzi che tanto ha aiutato nel corso della sua esistenza; un amore per tutti.
E’ proprio per amore e rispetto verso la gioventù che chiamava “parte migliore della società” che Don Bosco aveva dato vita ad un sistema educativo, che
si basava sulla ragione e sulla religione e soprattutto sull’amorevolezza.
Veniva così escluso ogni castigo violento e pesante.
Il principio che sosteneva questo metodo educativo era la costatazione che si ottiene di più con la carità e l’incoraggiamento che danno fiducia al cuore, che non con rimproveri che creano inquietudine.
L’approccio positivo e responsabile nei confronti di se stessi e della vita, la certezza di essere “speciali” agli
occhi di Dio, erano per Don Bosco, presupposti fondamentali dell’educazione e di un cammino costante di
maturazione umana e cristiana.
L’educazione e l’approfondimento dei valori etici
ed umanitari, devono contribuire a creare nei giovani una mentalità del tutto nuova, in grado di trasformare la vita e cogliere nuove opportunità.
Il messaggio d’amore di Don Bosco è attuale anche
ai giorni nostri. Ci permette di cogliere l’importanza dell’educazione per i giovani in vari ambiti, da
quello sportivo al contesto familiare e sociale in cui
sono inseriti.
Per il santo dei giovani, il volontariato era dunque,
“una scuola di vita,
un fattore peculiare
di umanizzazione”, di
apertura ai valori umani e
sociali.
Iniziamo il viaggio di
educatori, Don Bosco ci
accompagna e ci invita ad
ascoltare le sue parole e
seguire i suoi gesti.
Tutti, adulti e bambini,
possiamo essere educatori nel nostro ambiente familiare, sociale e
lavorativo; in ogni istante
della nostra vita siamo
educatori ed è molto importante sapere di esserlo per poter educare nel
modo corretto, senza pretendere ed esigere come Don Bosco sapeva fare; fu
così che conquistò il cuore dei suoi ragazzi, dando
loro un luogo in cui potere crescere da buoni cristiani ed onesti cittadini.
Educhiamo per il nostro futuro e per il futuro dei
più piccoli.
Paolo e Andrea
12 il Redone
DON LUCA e la sua cordata...
Oltre l’invisibile
Il 30 Aprile in Oratorio si terrà “Oltre l’invisibile”
concerto per la vita
Si tratta di un evento musicale nel quale sarà inserita la lettura di alcune poesie e l’esecuzione di alcuni balli; lo stiamo
ancora elaborando e man mano si aggiungono idee nuove.
L’iniziativa, per la quale si stanno impegnando alcuni giovani e adulti del nostro paese è nata per ricordare i bambini e
giovani che sono nati e vissuti nel nostro paese e che ora non
sono più tra noi.
Il progetto stava prendendo forma già molto tempo fa,
sull’onda emotiva suscitata dalla scomparsa improvvisa di alcuni ragazzi dovuta ad un tragico evento, ed
era poi stato accantonato per vari motivi, ma sempre col desiderio di poterlo prima o poi attivare. Quando
se ne va una persona nel pieno degli anni si è sempre colti da un senso di impotenza e di smarrimento.
Pur sapendo che questa iniziativa è solo una piccola goccia in mezzo a tanto dolore vogliamo provare a
dar forma alle emozioni ed esprimere la nostra vicinanza, che è la
vicinanza di un paese intero a chi
I giovani e gli adolescenti
soffre per la perdita di un figlio, un
dell’Oratorio
fratello, un amico.
Anche se non mancheranno moPRESENTANO
menti di commozione vorremmo
che questo evento portasse con se
innanzitutto un messaggio di speranza e di amore per la vita.
Senza voler tralasciare nessuno
si è deciso di ricordare col nome
i ragazzi scomparsi negli ultimi
trent’anni (a partire dal 1980 da 0
a 30 anni) ma dietro richiesta potremmo andare anche più indietro
con gli anni.
Per realizzare questo progetto verranno venduti dei biglietti della
lotteria:
Per segnalazioni rivolgersi a
Giorgio Brescianini
Sabato 17 e Domenica 18 marzo
cell. 3385916900
Mariti e buoi
dei paesi tuoi
ore 20,30
Gottolengo - Teatro Zanardelli
13 il Redone
Giorgio
DON LUCA e la sua cordata...
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BAMBINI e RAGAZZI
v tutti i giorni a partire da lunedì 27 febbraio
alle 07.40 nella chiesetta dell’oratorio
preghiera del mattino;
v mercoledì alle 19.30 sulle frequenze di Tele
Radio Gottolengo preghiera e gioco in diretta TV;
v ogni domenica Santa Messa e consegna del segno;
v domenica 25 marzo alle 16.00 nella chiesa parroc chiale preghiera in preparazione alla Santa Pasqua
per bambini e genitori dal I al VI I.C.F.R.;
v lunedì 2 aprile alle 16.00 nella chiesa parrocchiale
confessioni per i bambini di IV e V elementare;
v mercoledì 4 aprile alle 16.00 nella chiesa par rocchiale confessioni per 1° - 2° - 3° media
v catechismo settimanale.
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ADOLESCENTI
v ogni domenica Santa messa;
v ogni venerdì alle 20.30 in oratorio
incontro per adolescenti;
v domeniche di quaresima alle 18.30
in oratorio centri d’ascolto,
segue cena in oratorio;
v dalla sera di venerdì 2 alla mattina
di domenica 4 marzo ritiro di
quaresima all’Eremo di Bienno;
v sabato 31 marzo Veglia delle Palme
a Brescia con il Vescovo
(partenza alle 19.15 dall’oratorio),
v giovedì 05 aprile adorazione
eucaristica e confessioni.
GIOVANI
v ogni domenica Santa Messa;
v domeniche di quaresima alle 18.30 in
oratorio centri d’ascolto,
segue cena in oratorio;
v tutti i giovedì di quaresima Scuola della
Parola a Brescia con il Vescovo Luciano
(partenza alle 19.45 dall’oratorio);
v sabato 31 marzo Veglia delle Palme
a Brescia con il Vescovo
(partenza alle 19.15 dall’oratorio),
v dalla sera di venerdì 2 alla mattina di
domenica 4 marzo ritiro di quaresima
all’Eremo di Bienno;
v giovedì 5 aprile adorazione eucaristica
e confessioni.
Martedì 03 aprile
Via Crucis vivente
14 il Redone
150 anni al servizio
della Liturgia
L’organo Serassi di Gottolengo
compie centocinquant’anni.
Così almeno se si tiene conto della targhetta posta sopra le tastiere:
op. 161, 1862. In realtà, come è
normale che sia per un’opera così
grande, non è facile stabilire una
data esatta. Dai cataloghi Serassi (Oscar Mischiati, Repertorio
toponomastico dei cataloghi degli organari italiani 1587-1930,
Pàtron Editore, Bologna 1995, p.
85) si sa di un organo per la parrocchiale di Gottolengo nel 1860
e di un “Nuovo Organo con Eco
(cioè l’Organo Eco, ovvero la
seconda tastiera) collaudato nel
giorno 15 marzo 1863 dal m.° V.
A. Petrali”. Sembrerebbe quasi
trattarsi di due strumenti diversi.
Ma la cosa è alquanto improbabile in soli tre anni. Inoltre all’interno dell’organo troviamo pezzi
segnati anche con la data 1861.
La cosa più probabile è quindi
che lo strumento sia stato cominciato nel 1860, terminato nel
1862, come recita
la targhetta posta
sopra le tastiere,
e collaudato il 15
marzo 1863 da
Vincenzo Petrali,
come si evince dal
catalogo Serassi.
L’opera all’epoca dovette essere
di notevole livello. La fabbriceria
optò per il miglior
organaro del momento che, ovviamente, era anche il
più caro. Oltretutto
scelse un organo
abbastanza grande, lo strumento
completo che la ditta Serassi offriva in quegli anni. Il primo pregio è la presenza di due tastiere
e pedaliera (una tastiera che si
suona con i piedi): il Grand’Organo (la prima tastiera), al quale
appartengono le canne che vediamo in facciata, più tutte quelle
che stanno dietro di esse (1328
canne), l’Organo Eco (la seconda
tastiera), le cui canne (658) sono
collocate alla sinistra dell’organista, nascoste da una specie di
persiana apribile, chiamata cassa espressiva, e la pedaliera con
67 canne situate sul fondo della
parete dell’organo. Altre caratteristiche salienti sono il ripieno (il
suono classico potente dei pezzi
finali) presente su entrambe le tastiere, una ricchissima gamma di
registri ad ancia (cioè timbri imitanti alcuni strumenti dell’orchestra quali tromba, oboe o corno
inglese) e tutti gli accessori tipici
dell’ottocento come i campanelli e la grancassa. Sicuramente le
15 il Redone
dimensioni della chiesa imponevano un organo di una certa grandezza, ma nel realizzarlo non si
badò certo a spese.
La popolazione di Gottolengo, che volle questo strumento,
era animata dalla convinzione
che, per la gloria di Dio, nulla
era troppo costoso. Inoltre essa
aveva certamente un gusto particolare per il bello, per ciò che
rendeva piacevole l’incontro con
il Signore. Possiamo anche affermare che l’impresa rappresentò
un momento culturale importante
nella vita del paese. Nel passato
la civiltà cristiana è sempre stata
veicolo di cultura, a partire dalla
conservazione della classicità per
opera delle biblioteche dei monasteri, per arrivare alla promozione di un’infinità di opere d’arte.
Forse ci rendiamo poco conto di
questo, ma se visitiamo una città possiamo vedere quanta arte è
arte sacra.
La cultura e l’arte, che si sono
sviluppate sotto l’impulso della civiltà cristiana, ci dicono
tutta un’attenzione particolare
all’uomo e a ciò che lo eleva.
Dio, creando l’uomo, l’ha fatto
a sua immagine e somiglianza,
diverso da tutte le altre creature.
Con il peccato, l’uomo ha perso
questa somiglianza, diventando
nemico dei suoi simili. Ma per
ristabilire quest’armonia Dio ha
mandato suo Figlio sulla terra,
ha fatto sì che Gesù assumesse
la nostra carne, uomo come noi
uomini. Cristo, camminando in
mezzo a noi, ha mostrato l’amore
del Padre, un amore tanto grande capace di morire per i propri
nemici. Così egli ha ristabilito
per noi l’immagine che avevamo
perso con il peccato. Per questo
la Chiesa nella storia ha sempre
promosso tutto ciò che è squisitamente umano, tra questo la
cultura e l’arte. Oggi abbiamo
smarrito un po’ questo modo di
sentire. La cultura e l’arte ormai
non sono solo appannaggio della
Chiesa, ma sono diventate di dominio pubblico, tanto da non avvertire come tipico del cristiano
promuovere queste dimensioni
dell’uomo.
Se in passato la Chiesa era l’istituzione che trascinava tutta la
società, oggi è facile constatare
che non è più così. Sono felice
che nel nostro paese, anche a livello parrocchiale, vengono promosse iniziative che elevano sia
culturalmente sia spiritualmente.
Tra queste credo sia importante
quest’anno riservare un’attenzione particolare per festeggiare
i centocinquant’anni dell’organo
Serassi. Con questo non voglio
affermare che il compito di questo strumento si esaurisca con un
bel concerto.
Il ruolo principale dell’organo è infatti di essere a
servizio della liturgia, sia
quando accompagna il
canto liturgico, rendendolo ancora più bello e gioioso, sia quando, attraverso
un brano organistico, sottolinea in modo particolare il momento che si sta
vivendo. Come strumento
solista può creare un clima
di raccoglimento prima
dell’inizio della liturgia,
può accompagnare l’offertorio segnando il passaggio
dalla liturgia della parola
alla liturgia eucaristica e
soprattutto sottolineare la
gioia alla fine della messa.
Il canto e la musica nella
liturgia sono esperienze
che contribuiscono a rendere la nostra umanità più
bella, che ci fanno comprendere
di essere stati creati per qualcosa
di grande.
Mi permetto un aneddoto personale, per mostrare a che punto
può muovere un’esperienza di
questo tipo. Quando avevo circa
sette anni, la ditta Pedrini riparò i
mantici dell’organo (quei congegni che producono e immagazzinano l’aria per le canne), che ormai spifferavano da tutte le parti.
Evidentemente l’organo era muto
16 il Redone
da un certo periodo. Ricordo di
essere stato alla messa in cui veniva risuonato per la prima volta.
Il suono mi affascinò a tal punto
che ancora oggi ricordo le sensazioni di quel momento, il posto
dove ero seduto e i commenti
della gente (“i l’ha giöstàt”). Ma
soprattutto ricordo di avere fatto
questo pensiero: “Devo proprio
imparare a suonarlo”. A distanza
di anni posso dire di avere realizzato quel sogno. Posso anche
dire di essere stato ringraziato
molte volte perché con il servizio
di organista ho contribuito a rendere le celebrazioni un momento
di festa, di gioia, d’incontro con
il Signore.
Che i festeggiamenti per i centocinquant’anni del nostro Serassi
possano dare una spinta affinché
questo strumento venga sempre di più valorizzato all’interno
delle celebrazioni liturgiche della nostra parrocchia e possano
stimolare qualche altro giovane
verso lo studio di questo strumento che “è in grado di aggiungere
un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare
potentemente gli animi a Dio e
alle cose celesti.”. (Costituzione
sulla Sacra Liturgia del Concilio
Vaticano II “Sacrosanctum Concilium”, 120).
Matteo Cè
VOCE MISSIONARIA
24 marzo 2012
VENTESIMA GIORNATA
DI PREGHIERA E DIGIUNO
IN MEMORIA DEI MISSIONARI MARTIRI
RIFLESSIONE TEMATICA
“Martirio di Dio” è un’espressione forte, drammatica se vogliamo, ma trasmette pienamente l’idea di un Dio che muore
d’amore per noi, che dona il suo stesso Figlio in riscatto per
molti, anche se sempre nel corso della storia ci siamo mostrati
essere un popolo errante che si inginocchia davanti agli idoli.
Dal punto di vista teologico se pensiamo che Gesù ci dice di
se: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv14,9), possiamo
ben dire che chi ha visto Gesù morire in croce ha visto il suo
martirio e insieme quello di Dio Padre.
Lo stesso Dio Padre che, sin dalle prime pagine della Scrittura, si vota al martirio, basta vederlo restare innamorato di
un popolo che ha fatto di tutto per allontanarlo da sé, che gli
ha inflitto diverse ferite, tradimenti, insulti e alla fine ha pure
subito la perdita del Figlio amatissimo!
Tutta la Scrittura attesta il tentativo di Dio di accreditare presso
i suoi figli un’immagine di sé che sostituisca finalmente quelle
idolatriche che gli uomini continuano a farsi di Lui. Eppure,
nonostante tutto, ogni volta ha perdonato!
Per questo la figura del martire per eccellenza, a imitazione
del martirio di Gesù che rivela un Dio che dona la sua vita per
amore, è quella di colui che perdona i suoi carnefici, è quella di
colui che ama fino alla fine, così come ha visto fare dal suo Dio
Padre che non si è risparmiato nemmeno dinnanzi al supplizio
della croce.
FINO ALLA FINE E NONOSTANTE TUTTO!
FINO ALLA FINE E SENZA ALCUN RIPENSAMENTO!
FINO ALLA FINE PERCHÉ L’AMORE NON SI DONA IN
PORZIONI MA SEMPRE TOTALMENTE!
Dietro il martirio sembra quindi esserci una pedagogia fatta
di imitazione, ovvero si impara vedendo gli altri. Se il martire
ha dato la propria vita perdonando è perché ha visto il suo Dio
fare lo stesso per lui.
Noi cristiani preghiamo perché è
giusto pregare o perché abbiamo
visto Gesù per primo pregare?
Noi cristiani dobbiamo essere poveri perché è bella questa dimensione o perché abbiamo visto Dio stesso farsi povero e umile?
In questa pedagogia gioca certamente un ruolo importante la
gratitudine, la misericordia.
Quando si parla di misericordia si innesca sempre quel meccanismo per cui c’è chi invoca la giustizia terrena.
“Misericordiosi si ma ci vuole giustizia!” diciamo spesso noi
per primi. Dio Padre però sposa totalmente un’altra linea di
pensiero, proprio per questo Lui è il “Totalmente Altro”!
La giustizia umana di solito tende a pretendere più di quanto ha
ricevuto in danno e se Dio Padre avesse dovuto applicarla così
saremmo tutti morti probabilmente ma se siamo sopravvissuti
è perché Lui ha usato misericordia anzi Lui stesso è Misericordia Viscerale.
Non vogliamo rendere questa giornata di Memoria una vuota e
triste commemorazione di eroi, quanto più un momento di riflessione e di preghiera che ci faccia riscoprire figli di un Padre
che pur di amare è stato pronto a tutto.
Vogliamo sempre più far nostra la dimensione di chi è pronto
ad amare fino alla fine gratuitamente e per sempre e pian piano applicarla alla nostra quotidianità fatta di piccole scelte, di
piccoli passi e di semplice testimonianza. Questa giornata di
memoria non ha senso se non diviene stimolo per noi ad essere
sempre più e sempre meglio testimoni autentici di un Vangelo
che non cessa di parlare al mondo.
Per questo tutti noi su quest’esempio siamo chiamati a rinnovare il nostro amore di figli, fratelli, genitori senza riserve, senza timore di arrivare fino alla croce, fino al martirio, fino a dare
la nostra stessa vita per gli amici, per coloro che amiamo.
Possiamo dire a conclusione di questa nostra breve riflessione
che Dio ci ama da morire e…beh…anche a noi può capitare di
morire per Amore!
Alex Zappalà - Segretario Nazionale Missio
Luca Moscatelli - Giovane Teologo del Centro Studi Missio
17 il Redone
Festa Mondiale della Famiglia
Ebbene sì!!
Oltre alla G.M.G. (Giornata Mondiale della Gioventù)
c’è anche la G.M.F. (Giornata Mondiale delle Famiglie).
Dopo l’edizione 2009 in Messico, l’evento si svolgerà a due passi
da noi, a Milano: una rara e ghiotta occasione per un incontro mondiale delle famiglie, unite insieme al Santo Padre, nella S.Messa del
prossimo 3 Giugno 2012.
Seguiranno altre precisazioni. oltre a quelle già indicate nel volantino qui riprodotto.
Certo, gli orari proposti per la partenza sono un bel sacrificio, ma
credo che non si possa lasciar cadere questa occasione d’incontro
con altre famiglie, di ogni nazione, di ogni cultura ma unite, nel nome di Cristo, nel considerare la famiglia, ogni famiglia, “cellula viva” della Chiesa, sia locale, sia di quella più ampie ed universale.
Ci permettiamo di mettere in evidenza la lettera di Benedetto XVI° che potete leggere e scaricare dal
sito www.family2012.com
Vi aspettiamo : è un’occasione da non perdere !!
Mino Onorini
Programma
della giornata mondiale delle famiglie
con il Papa
DOMENICA 03 GIUGNO 2012
Ore 04.00: partenza del pulman da Gambara (vicino alla farmacia)
Ore 04.15: sosta a Gottolengo (via Roma)
Ore 04.30: sosta a Leno (davanti alla Chiesa)
Ore 10.00: s. Messa presieduta dal santo Padre presso l’aeroporto di Bresso (nord di Milano).
Rientro previsto per la serata
Cose da portare: colazione e pranzo al sacco (prevista sosta per la colazione);
cappellino, stuoia, acqua, scarpe comode..
Si sconsiglia di portare bambini piccoli!!
L’iscrizione avviene presso i sacerdoti delle rispettive parrocchie entro il 25 marzo 2012,
versando la quota di iscrizione di euro 15,00.
Per ulteriori info:www.family2012.com
18 il Redone
NOTE DI TRADIZIONI
Brusóm la Ècia
C’è un giorno a metà quaresima in cui è concessa una pausa al precetto cristiano da astinenza e digiuno che dovrebbe caratterizzare
questo periodo: è il giovedì grasso.
In questo giorno si può “gustare” il profumo ed il sapore delle frittelle o di altri dolci tipici del carnevale.
Ma è anche il giorno in cui si sente un ritornello che ha qualcosa di
misterioso e, in un certo senso, di magico: “ brusom la ècia”.
In diversi luoghi della Bassa , infatti, è in vigore una tradizione antica
che non si è ancora completamente spenta, ma che ha perso molto del
suo fascino primitivo: il rogo della vecchia.
A Gottolengo, in punti storici del paese, si possono ammirare fantocci costruiti con vari materiali, anche
di recupero e chi passa esprime un giudizio sull’opera ritenuta più bella.
Non è questo, però,il vero ed originale spirito della manifestazione: la “ vecchia” non deve essere bella
ma significativa (come ho sempre ripetuto ai miei alunni durante la sua realizzazione).
Ma allora, qual è il significato tramandato dal rogo?
Molti studiosi sostengono che questa tradizione di antichissime origini, risale quasi certamente ai riti
pagani che celebravano la rinascita della natura, la rinnovata fertilità dei campi, la sconfitta dell’inverno
e della sterilità della natura, rappresentata da una donna vecchia.
Successivamente, come è accaduto in molti altri casi, la Chiesa ha cercato “di appropriarsi” di questa
ricorrenza, dandone una sua interpretazione.
E’ stato, in proposito, preso in considerazione il brano con cui S. Paolo esorta a liberarsi dell’uomo
vecchio ed a rivestirsi dell’uomo nuovo: inequivocabile invito ad un cambiamento di abitudini di vita,
conseguente alla conversione.
E poi, via via nello scorrere del tempo, sono state date altre interpretazioni, più accessibili alla gente comune: eliminare qualcosa che non serve più, togliere certi difetti di comportamento, liberarsi dalle cose
vecchie,...
Ognuno poi costruisce il suo fantoccio, secondo l’interpretazione che più condivide.
Il nostro gruppo che ha ottenuto un buon
consenso da parte delle persone, è stato
quello intitolato “Pulizie di primavera”
dove un uomo portava , su una carriola, i
resti inutili del suo orto, per poterlo rivangare e, già che c’era, vi ha messo anche
la sua “vecchia”, forse divenuta noiosa e
difficile da sopportare.
Ma può benissimo essere anche il contrario: una donna che manda a quel paese il
marito divenuto brontolone, sempre malcontento.
Non a caso le opere dei miei alunni si
sono distinte dalla presenza costante dei
due esemplari: maschio e femmina.
Il falò della vecchia è, in definitiva, un
gesto purificatore ma non tutti sono con-
19 il Redone
NOTE DI TRADIZIONI
cordi sul fatto che si parli ancora e sempre al femminile.
Penso di aver trovato una ulteriore giustificazione, consultando testi storici specifici che riportano al
Medioevo.
A quel tempo erano molto diffusi i boschi, luoghi dove abitava la povera gente e popolati da donne seduttrici che intrattenevano i cavalieri di passaggio.
Un nobile non poteva poi riconoscere di essere stato attratto dal fascino di una popolana o riconoscere un
eventuale figlio che poteva vantare diritti sulla sua eredità.
Ecco allora che la povera donna veniva accusata di possedere filtri o incantesimi magici: per questo doveva essere eliminata, anche con il fuoco...
Tornando ora ai nostri giorni ed al nostro paese, ritengo necessario fare due considerazioni.
Rivivere una tradizione non vuol dire,
come qualcuno pensa,limitarsi ad uno
sguardo nostalgico al passato ma rinsaldare le basi sulle quali si costruisce
concretamente il presente ed il futuro.
La presenza di un numeroso pubblico
allo spettacolare rogo collettivo che da
alcuni anni si svolge all’oratorio, grazie anche al rinnovato impegno delle
scuole,dimostra ancora una volta la
voglia di ritrovarsi insieme, particolarmente dopo il periodo dell’inverno che
ci costringe a stare più isolati.
Paolo Bianchi
20 il Redone
GRUPPI PARROCCHIALI
I tesori e i segreti della sacrestia
Tina Pini, o meglio come tutti la conoscono a Gottolengo Tina Caagnìna, apre una porticina laterale
che conduce in chiesa.
Appeso all’entrata un quadro con le parole del Vangelo “Entrate per la porta stretta, perché larga è
la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa.
Quanto stretta è invece la porta e angusta la via
che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la
trovano! “ (Matteo 7,13,14).
Attraverso questa via angusta, dopo il grande respiro nell’abside dietro l’altare e una sbirciata veloce
all’imponenza della chiesa al buio, arriviamo alla
sacrestia.
Dico il vero, non l’ho vista molte volte. Ho dei vaghi ricordi giovanili di mobili antichi, alti fino al
soffitto e di confessionali chiusi.
Tina non è la sacrista ufficiale; possiamo definirla
la sacrista del “cuore”. Sacrista nel suo dna.
Lei stessa racconta del padre, Gino, che per molti
anni ha lavorato per la nostra chiesa, ogni giorno
dalle 4 della mattina alle 18,30 della sera. E accanto a lui la moglie Maria, instancabile e convinta che
la Casa del Signore dovesse sempre essere in ordine e adornata di cose belle.
La figura di Gino è per me legata all’infanzia e alla
giovinezza. Lo ricordo in chiesa ad accendere e
spegnere le candele con quell’arnese dotato di un
lungo manico, con il quale riusciva a soffocare la
fiamma anche dei ceri posti più in alto. Lo ricordo
con la sua bici-carrettino quando arrivava in cascina a distribuire le candele benedette nel giorno della
Candelora o con l’ulivo per la Festa delle Palme.
Tina ci spiega che, ormai, il lavoro per la Chiesa è
affidato a volontari che, senza mettersi in mostra, si
danno da fare.
Quando entriamo in chiesa e la troviamo pulita, ordinata, o addobbata con gusto, il merito, anche se
non li vediamo, è loro.
Un grande tavolo occupa gran parte della stanza e
tutto è ordinato. Tina, da perfetta padrona di casa,
ci apre ad uno ad uno i cassetti dei mobili antichi svelandoci i segreti meravigliosi che nascondono. Tovaglie con
ricami preziosi. Le luccicano gli occhi
quando ci mostra la “tovaglia della sua
mamma”quella che lei amava più di tutte e che con pazienza, oserei dire certosina, ha riparato.
Otto mesi per riportarla alla bellezza originale. E le conosce tutte, una per una,
le tovaglie e le finte, ricorda chi le ha
donate alla nostra chiesa o se le hanno
ricamate le ragazze quando lavoravano
dalle suore Canossiane o dalle Ancelle
della Carità. Lei stessa le ha poi rifinite,
restaurate, inamidate e, a questo proposito, ci ricorda che il bucato deve essere
sempre delicato come una carezza, niente lavatrice o peggio panni bolliti dentro
pentoloni e rigirati con il bastone.
Alcune ricamatrici l’aiutano a far rivivere gli antichi merletti. Ci parla di Evelina Zucca, Ernesta
21 il Redone
GRUPPI PARROCCHIALI
Boffelli, Anna Tomasoni.
Ci espone da vicino quelle tovaglie che si ammirano sugli altari a Pasqua e a Natale e tutti i punti
in cui è intervenuta per riparare e per salvare quel
tesoro. Vediamo la tovaglia d’oro e quella con al
centro Maria con il Bambino in un tripudio di fiori,
rose, viole e garofani.
Ringrazia Dio per i talenti che le ha dato ”Una bella
voce e delle mani speciali”.
Nomina Rina Tedeschi (Biglietti) che l’aiuta a stirare e la sua spalla destra per il cucito Rita Valdisturlo, che l’aiuta a scucire e ben sappiamo quanto
sia importante scucire bene prima di ricucire.
Tanta pazienza e dedizione hanno anche tutti coloro che lavorano con lei e si dividono in due gruppi:
nel primo gruppo Cecilia Vignoni e Renata Pasini
si dedicano ai fiori e alle pulizie con Rosa Resconi,
Rita Valdisturlo, Luigina Bonazzoli, Franca Brugnani, Veronica Sanzogni, fanno parte del secondo
gruppo tutte le sorelle Boffini, Rosa Rocca, Teresa
Agnelli, Maria Grazia Bignotti (Zacco).
Alcuni uomini accanto alle donne, il sacrista ufficiale Giuseppe Biazzi, Giuliano Fedrini, Mario
Ranzenigo e Andrea Biazzi.
Ci sono poi altri volontari occasionali che aiutano
al bisogno, anche loro senza ricevere ricompensa.
Tina torna a mostrare i sui tesori e ci spiega di applicare anche il “riciclaggio” ed ecco che un dipinto sullo stendardo delle Madri Cattoliche, ormai in
frantumi, diventa l’immagine di un paliotto, ovvero
un pannello decorativo, che viene usato come rivestimento della parte anteriore dell’altare.
Un capiente ma stretto armadio
nasconde vecchi stendardi e il
baldacchino usato per la processione degli altari e quella del
Corpus Domini.
E’ il momento dei camici dei sacerdoti ed è emozionante rivedere la cotta di Don Francesco Vergine che lo ricorda nei suoi gesti
e nel sorriso.
Ci viene svelato anche un segreto: come tenere rigidi e luccicanti i corporali e le palle dei calici,
per intenderci quelle stoffe bianche che vengono impiegate per
coprire i calici che danno l’impressione di essere plastificate.
Il segreto è una ricetta antica con
ingredienti preziosi quanto quelli di una torta delle
nonne, che andrebbe persa se non tramandata oralmente. Mescolare amido cotto con cera di candela
grattugiata fino ad ottenere una polentina morbida.
A quest’ultima aggiungere una chiara di uovo di
quaglia e una puntina di tuorlo, senza pellicola oppure tutto è sprecato. Mescolare l’intruglio, stenderlo sulla stoffa su un vetro capovolto e asciugare
con un forte calore. Una pozione magica!
Antichi armadi e i confessionali per uomini sono
diventati il guardaroba dove riporre stole e casule
dai diversi colori e fatture.
Salutiamo Tina che ci spiega di averci mostrato
solo una piccola parte di ciò che la sacrestia contiene e nasconde. Accanto alla porta il computer per
suonare le campane, che può essere programmato
direttamente dalla casa del prevosto. Un poco di
nostalgia per il tempo in cui le campane venivano
suonate a mano con le corde …
La tecnologia però non affascina alcune componenti del gruppo di lavoro che continuano ad usare
la scopa per pulire e non il “bidone aspiratutto” che
Don Arturo ha scelto personalmente, per facilitare
i lavori.
Esco infreddolita da quel luogo misterioso ma con
la convinzione che sia la passione a rendere la nostra vita meno monotona e far fare delle scelte di
dono per gli altri.
Un grazie a Tina e a tutti coloro che generosamente
lavorano in sordina. Grazie di cuore!!
22 il Redone
Giusi Morbini
SCUOLA
Educazione stradale
L’Educazione Stradale è divenuta materia obbligatoria nelle scuole di
ogni ordine e grado ormai da molti anni. Essa rientra opportunamente
nelle finalità generali che la scuola primaria si prefigge, assumendo
carattere di trasversalità rispetto ai vari ambiti disciplinari, e costituisce un’utile occasione per realizzare tali obiettivi, in quanto i contenuti
specifici offrono l’opportunità di un immediato riscontro con l’esperienza quotidiana del bambino.
La scuola e il Comune di Gottolengo credono molto nell’importanza
della didattica e della sensibilizzazione ai temi della sicurezza; insieme collaborano al progetto di
educazione stradale. Lo scopo principale di tale progetto è di avvicinare i bambini alle tematiche
ad esso relative, per sviluppare un crescente rispetto della vita degli altri, una disponibilità sempre
maggiore ad assolvere ai propri doveri, ed avere una visione sociale del vigile, non più antagonista
ma amico e referente.
Nella nostra scuola è ormai consuetudine l’intervento della polizia locale in ogni classe. A turno i
vigili Margherita, Luciano e Marco vengono a trovarci e mettono a disposizione la loro esperienza
e, con l’utilizzo di opuscoli, disegni e schede da completare, spiegano ai bambini i comportamenti
corretti da adottare per strada.
Dobbiamo insegnare ai bambini che la strada è parte dell’ambiente in cui vive il suo utente più
importante: il pedone. È l’esterno della sua casa e come questa è attrezzata per poterne usufruire
nella maniera più sicura, comoda e piacevole. La mobilità sul territorio sarebbe assai caotica e pericolosa se non fosse regolata dalla segnaletica stradale. Essa rappresenta un importante elemento di
cui tener conto perché comunica come comportarci con un linguaggio comprensibile a tutti. Infatti,
i segnali stradali ci parlano attraverso forme, simboli e colori che noi dobbiamo imparare a distinguere, conoscere e rispettare.
É auspicabile che, attraverso il bambino, l’educazione alla norma come rispetto delle regole raggiunga e influenzi positivamente la famiglia e
le figure circostanti.
La presenza in classe
del vigile ha favorito
una partecipazione
attiva dei bambini,
che ne hanno approfittato per fare molte
domande e per raccontare le loro esperienze, dimostrando
di saper riconoscere
i comportamenti sia
negativi che positivi
tenuti dai propri familiari.
Stefania Tenchini
23 il Redone
TRIVELLINI GIUSEPPE
orgoglio del calcio gottolenghese
Trivellini Giuseppe è un orgoglio
per il calcio di Gottolengo perché
per ben diciannove anni, dal 1911
al 1930, ha difeso la porta del
Brescia, così bravo da meritarsi
il titolo di “Portierone”, anche
per la sua specialità e maestria
nel tuffo, e da meritarsi, per sette
volte, la Nazionale.
E’ nato a Gottolengo nel 1895, da
Stefano e Vidali Virginia, abitanti
in via Pantano 96, attuale numero 4 di via F. Cavallotti. Ancora
ragazzo si è trasferito a Brescia
con tutta la sua famiglia e lì ha
cominciato a tirare i primi calci
nell’Oratorio di S. Alessandro,
passando poi al F. C. Brescia per
fare l’esordio in questa squadra
nel campionato 1911-’12, a soli
16 anni e giocandovi poi, da titolare e in-interrottamente, fino al
1929-’30, fino ai 35 anni.
Così le cronache del tempo: “Nella prima stagione ufficiale 19111912, a difesa della porta bresciana si esibisce un fanciullo bruno,
dai capelli ricci, tale Giuseppe
Trivellini…’ ( ‘Tutto il Brescia
1911-2007”, pag. 49). Oltre al fisico, una bella presenza!
Grandi soddisfazioni per lui anche dalla tournèe in America
nell’estate del 1928, quando il
Brescia si esibisce a New York,
Brooklyn, Chicago, Detroit con
grande soddisfazione dei nostri
connazionali italiani e dei nostri
concittadini bresciani, colà emigrati.
La sua carriera calcistica raggiunse l’apice con la chiamata alla Nazionale a difendere la porta della
squadra italiana e lo fece per sette
volte, nonostante gli anni difficili della guerra e del dopo-guerra:
1915 Italia-Svizzera 3-1; 1922 Ita-
TRIVELLINI Giuseppe
portiere del Brescia e della Nazionale
24 il Redone
lia-Belgio 4-2; 1922 Italia-Svizzera 2-2; 1923 Italia- Germania
3-1; 1923 Italia-Ungheria 0-0;
1923 Austria-Italia 0-0; 1923 Cecoslovacchia-Italia 5-1 .
Bravo Bepi! (come lo chiamavano gli amici e i tifosi), una sola
sconfitta e tre belle vittorie!
E a questo nostro illustre concittadino gottolenghese, la città di
Brescia, giustamente, ha intitolato una via, Via Trivellini Giuseppe, che è una traversa di via
Milano, di fronte al Vantiniano.
Ma la famiglia dei Trivellini era
una famiglia di atleti ed anche
due fratelli di Giuseppe raggiunsero notevoli successi sportivi:
Luigi nel calcio, Fausto nel podismo.
TRIVELLINI Luigi, anche lui
nato a Gottolengo, nel 1893,
andò al F.C.Brescia insieme
a Giuseppe e per due anni, dal
1913 al 1915, giocarono insieme:
Trivellini I, Luigi, da mediano,
Trivellini II, Giuseppe, da portiere. Quante soddisfazioni insieme! Forse la più grande quando
il 23/02/1913, a Torino, batterono la Juventus: Juventus–Brescia
1-2!
Purtroppo incombeva la guerra,
fu chiamato alle armi ed “..è caduto da eroe nella Grande Guerra, in una delle sue tante, maledettissime trincee”(ibidem, pag.
49).
TRIVELLINI Fausto, nato a Gottolengo nel 1894, si diede all’atletica leggera e cioè alla marcia
e alla corsa ed ottenne notevoli
successi: ”Si distinse in numerose gare di corsa e di marcia, risultando essere il miglior podista
bresciano negli anni precedenti
la Grande Guerra” (Archivio
storico gambarese n° 2-a.2006).
Rientrato a Gottolengo negli anni ’40, si convertì
anche lui al calcio, non per giocarlo ma per star
vicino ai calciatori, in particolare alla squadra del
paese, allora U.S. Gottolengo, come massaggiatore
e come accompagnatore. Ma si distinse, e i meno
giovani lo ricordano ancora, come …soccorritore
di chi voleva giocare al calcio, ma… aveva il pallone di cuoio rotto! Di mestiere faceva il sellaio
(el selèr), abitava in Gambarella e quindi vicino al
campo sportivo (allora al posto delle attuali scuole) e vicino all’Oratorio maschile (oggi area Poste
e Parco Avis), la sua casa era una processione di
giovani e ragazzi che andavano a farsi ricucire il
pallone rotto ed anche a sistemare bene la chiusura
con le fettucce di cuoio (corozole). Un ricordo riconoscente da tutti loro!
E a proposito della Nazionale italiana di calcio, altri due gottolenghesi l’hanno raggiunta, anche se a
loro modo: Lodigiani Battista e Zacco Matteo.
LODIGIANI Battista (1922-2006) è l’indimenticato portiere paratutto dell’U.S. Gottolengo degli
anni ’40-’50; lui comunicava simpaticamente con
tutti, anche senza avere il dono della parola, era
indicato come ‘el möt’, e come sordomuto aveva partecipato alla Nazionale italiana sordomuti,
giocando a Copenaghen la partita Italia-Finlandia,
vinta per 5-0. Il ricordo di questa partecipazione lo
rese tanto felice e orgoglioso, si sentiva un po’ una
celebrità!.
ZACCO Matteo, classe 1988, attualmente in forza
all’ A.S.D. Ghedi-Leno, categoria Promozione, a
quindici anni, nel 2003, come giocatore del Brescia, è stato convocato nella Nazionale Under 16 ed
ha partecipato al ’Torneo Internazionale Under 16’
a Mosca, con grande soddisfazione della famiglia e
degli amici. Queste le partite disputate: Italia-Russia 2-0;Italia-Lettonia 3-1;Italia-Serbia 0-2; ItaliaBrasile 1-0; Italia-Serbia 4-0.
Matteo ora è ritornato a giocare dopo un guaio al
ginocchio che lo ha bloccato per più di due anni.
Dai gottolenghesi, gli auguri di una piena ripresa!
Come allenatore di quella Nazionale giovanile
aveva A. Rocca, l’ex giocatore della Roma, che incitava i calciatori con queste parole: ‘Ricordatevi
che il calcio è sacrificio, sudore e passione’. Queste
parole vorremmo ricordarle anche ai nostri ragazzi
e ai giovani calciatori gottolenghesi che hanno la
fortuna di avere due campi sportivi, un palazzetto
dello sport ed una Società di calcio con tante persone che si impegnano per loro, per la loro crescita
umana e sportiva!
Giuseppe Zanon
“INCONTRI DELLA TERZA ETA’ “
Riprendono gli incontri in oratorio della terza età, questo il programma degli incontri stilato dal gruppo di
animazione con il Parroco Don Arturo:
07 marzo
14 marzo
21 marzo
28 marzo
05 aprile
12 aprile
18 aprile
25 aprile
02 maggio
09 maggio
16 maggio
23maggio
30maggio
presentazione del programma- preghiera-giochi e rinfresco
incontro sull’attività motoria con la dott.sa Fabiana Cantoni
tombolata
pellegrinaggio a Verona al Santuario di Santa Teresina (Tombetta)
GIOVEDI’ SANTO
incontro a Viadana di Calvisano con il gruppo anziani
incontro con il geriatra Dott. Gianpaolo Conter
giochi di società
incontro con lo storico Prof. Angelo Bonaglia
pellegrinaggio al Santuario della Madonna
dello Zuccarello
incontro col gruppo casalinghe di Bagnolo Mella
racconti di campagna a cura del
maestro Paolo Bianchi
visita al Santuario della Madonna Incidella.
Si sta anche pensando di organizzare una vacanza al mare
per il mese di giugno.
Vi aspettiamo numerosi!
25 il Redone
LETTERE ALLA REDAZIONE
Gottolengo — gennatio 2012
Spett.le Direzione de il “REDONE
Verso la luce
minosità delle nostre chiese; spenta pure la fastosità che ha
Fummo in tanti ad incominciare quel cammino
lungo le dolci colline
Zaino in spalle
e negli occhi la
speranza della luce
Verso ...non sapevo cosa
ma incontro a quel mistero ch’è la fede
Pareva di girare intorno al mondo
i piedi si gonfiavano pulsando
e il fiato si spezzava ad ogni passo
ma io ...volevo andare fino in fondo
giunger sulla soglia di quell’eremo
battendomi il petto con le mani in mano
L’immagine Divina
reclama almeno un’eco
-dissida me che folle e illusa
un dì l’abbandonai per altra via
Ed ecco dopo giorni di fatica
aprirsi un varco innanzi ai nostri sguardi
Sin qui ho camminato disegnando sulla via
difficoltà e dubbi a fior di pelle...
Ma ora Ti rivedo
e ora Sei ...
l’Eterno dentro al petto e agli occhi miei...
Passato il periodo Natalizio con le sue solenni liturgie e l’eluinondato le strade e le piasze di tante città e paesi; riposti i
Presepi, meta di devozione in ogni angolo del mondo cristiano, ecco che, dopo queste feste, ritroviamo dì nuovo inalte-
rata la grande fiumana dì poveri, dì emarginati, di carceri
sature con le loro miserie umane, di persone sole, di amma-
lati, di famiglie disagiate dove ci sono bambini — bianchi o
neri che siano — a subire di più la vecchia o nuova povertà.
Questa, purtroppo, é l’immagine lampante e palpitante della
nostra odierna società.
C’è un pensiero che conforta ed è quello che, pure in mezzo
a tutte queste dure realtà quotidiane, ci sono (grazie a Dio)
anche delle controparti le quali fanno capo a tutto ciò che
viene chiamato il “mondo del Volontariato”. Un volontariato
si, molto variegato, ma che è indirizzato verso un comune
denominatore: Amore, Amicizia e Carità. Questa galassia di
uomini e donne che si “spendono” giorno e notte per tutte
quelle persone che hanno bisogno di un’ancora a cui aggrapparsi per non naufragare nel nulla. Gli emarginati, cbe per
scelta o per sfortuna vivono ai margini della società abbandonati a se stessi, possono trovare quel po’ di calore umano
di cui sono privi.
La povertà, quella vera, dilaga ogni giorno di più e mai come
oggi ricorre a quella “carità”, distribuita salvaguardando la
dignità della persona, senza nulla chiedere.
Gli ammalati, nelle varie corsie dei tanti ospedali e delle
Case di Riposo, anche per loro c’è sempre una voce amica a
portare conforto e speranza.
Persone sole, in maggioranza anziani, mnagari ancora idonei ad andare avanti nelle vita anche se la solitudine fisica e
morale il più delle volte crea sofferenza. Anche per questi la
solidarietà umana è sempre un atto di bontà.
Si parla e si scrive di “indirizzi” ai ragazzi e a giovani di
ogni età verso queste tante precarietà del nostro cosiddetto
mondo moderno. Auguriamoci che nuove leve infoltiscano la
schiera di quei grandi angeli del giorno e della notte, presenti
in ogni momento ed in ogni modo.
Per tutta questa umanità “piegata” e “piagata”, possa esserci sempre qualcuno che la aiuti nel cammino della sofferenza
e del dolore, con amore, dedizione, generosità e tanta, tanta
carità.
Quella carità che non può venire se non da coloro che, guardando al Cielo ne invocano la Provvidenza.
Rosi Caprinetti
26 il Redone
o
Rosa Leone
Spiragli di luce
Un albero,
contro un muro
coperto d’edera,
con due rami
protesi al cielo
come un crocifisso.
Nel cortiletto angusto
tra muri alti di case
ricerca un po’ di sole
mentre e umile silenzioso
vive i ritmi del tempo
ed ascolta i drammi
di tante vite.
Un albero:
desiderio di luce
ed invito alla vita
nel buio d’ogni giorno.
Stefano Piubeni
Anagrafe Parrocchiale
Rinati nel Battesimo
03. CE’ AMELIA
di Edoardo e Carnaghi Stefania
01. FAGLIA FRANCESCO
di Lorenzo e Gervasio Stefania
02. ZILIOLI CAMILLA ALESSANDRA
di Matteo e Cortes Elisa
04. GALUPPINI LEONARDO
di Marco e Betelli Elisabetta
Attendono la Risurrezione
01. PONTARA ROBERTO
di anni 57
04. DONINELLI ARIBERTO
di anni 89
07. CREMASCHINI MARIA
di anni 79
02. MELITA GRAZIA
di anni 85
03. OLIVETTI RINO LORENZO
di anni 81
05. SCARATTI ROSA
di anni 93
06. TEDESCHI GIUSEPPINA
di anni 88
08. BIGNETTI RAFFAELE
di anni 95
27 il Redone
09. TENINI RENATO
di anni 78
GRINV 2011
GRINV 2011
BORNO 2011
BORNO 2011
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Redone n. 1 - parrocchia di Gottolengo