Corriere del Ticino
LUGANO
MERCOLEDÌ 13 APRILE 2011
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Progetto Una «relazione stabile» con la bici
Il Cantone invita ad usarla per i piccoli spostamenti quotidiani, non solo ogni tanto per sport o svago
Per questo sono stati studiati percorsi speciali – Restano due nodi da sciogliere: pendenze e sicurezza
L’ANALISI
PAGINA DI
GIULIANO GASPERI
zxy Se politicamente filerà tutto liscio,
il Luganese diventerà un po’ più amico dei ciclisti. Non parliamo di chi lo
fa per sport e svago, ma di coloro che
in bici andrebbero volentieri a lavorare, a scuola, in posta, al cinema e
altri luoghi. Usiamo il condizionale
perché oggi, un po’ per la conformazione del territorio e un po’ per il traffico intenso che l’attraversa, compiere questi tracciati risulta in vari casi
rocambolesco, stressante, poco sicuro. Risultato: la gente ripiega sull’auto. «Risultato da ribaltare» pensa il Cantone, che ha quasi finito di
progettare sei percorsi cilabili regionali con l’obiettivo di infittire la rete
nel distretto. Progettare, in questo
caso, significa studiare quali sono le
zone d’interesse da interconnettere
e quali vie far seguire ai ciclisti, cercando di evitare strade trafficate,
ostacoli naturali o architettonici, se
necessario realizzando opere ad hoc,
come spiega il capo dell’Ufficio cantonale delle infrastrutture e dei trasporti Stéphane Grounauer.
Fra questi interventi, quello giudicato prioritario mira a recuperare il
tracciato della vecchia ferrovia Tesserete-Canobbio. Per renderne ciclabili 3 chilometri (100 metri il dislivello totale) bisogna rifare quattro ponti caduti o in pessimo stato,
oltre a creare la pavimentazione.
L’operazione verrebbe ripetuta dall’altra parte della valle, lungo la linea dell’ex Lugano-Cadro-Dino, per
poi collegare i due assi con una passerella al ponte di Spada. Quest’ultima operazione però verrebbe effettuata solo in un secondo momento, per ragioni finanziarie.
Altra zona su cui si punta molto è il
Basso Malcantone, afflitto da cronici
problemi di viabilità. L’intenzione qui
è di allungare la futura ciclopista
Agno-Magliaso verso Muzzano e Sorengo, costruendo una passerella alla foce del Vedeggio. Per collegare
Manno e Bioggio, invece, ci sono due
possibilità: sistemare una strada sterrata che costeggia il fiume o creare un
percorso attraverso la zona industriale, più vicino ai posti di lavoro. Un tragitto simile è stato pensato fra Taverne e Bedano, sfruttando una strada
sterrata esistente.
Il Cantone si è concentrato anche
sull’area di Ponte Tresa, ma senza
riuscire a studiare un tragitto unitario: giunti nel Comune di confine, i
ciclisti dovrebbero o affrontare una
salita abbastanza dura a mezza costa oppure infilarsi nel trafficatissimo collo di bottiglia della dogana.
Per chi ha abbastanza forza e pazienza, il premio è un bel percorso che
sale verso Sessa e che si vorrebbe
completare con una passerella sul
fiume Lisora. C’è qualcosa in serbo
anche per il pian Scairolo: seguendo il tragitto dell’omonima roggia, si
vogliono creare i presupposti per collegare Figino, Barbengo e Paradiso.
Per tutte queste opere, esclusa la passerella sul ponte di Spada, la previsione di spesa ammonta a circa 12
milioni di franchi. Il «pacchetto» è
stato inserito nel piano finanziario e
in estate dovrebbe essere votato dal
nuovo Parlamento. Altro momento
decisivo sarà il dialogo con i comuni sui singoli interventi per creare i
percorsi. Si discuterà soprattutto di
costi e questioni tecniche; le idee di
base non dovrebbero esser contestate, visto che le amministrazioni avevano approvato già nel 2007 i percorsi proposti dal Governo.
Uno dei passaggi più delicati per cui
trovare una soluzione è sicuramente il lungolago di Lugano. Un percorso esiste già oggi ma ha dei limiti evidenti, come l’obbligo di precedenza ai pedoni. «Ora non va – conferma Grounauer – dobbiamo studiare delle soluzioni assieme al Comune. È anche una questione politica e il dibattito è aperto».
COMPLEMENTI SU
www.cdt.ch/k42509
Contro le salite
la carta vincente
è l’elettricità
PERCHÉ SÌ
Nel suo opuscolo sui percorsi
ciclabili (scaricabile sul nostro
sito) il Cantone elenca i motivi
per cui, almeno per i tratti brevi, si dovrebbe preferire la bici
all’auto. Eccone alcuni.
zxy In media il 30% degli spostamenti in auto non supera i 3
km, il 45% non va oltre i 5
km.
zxy Negli spostamenti brevi si
può contribuire molto alla
qualità dell’aria: il catalizzatore infatti inizia a funzionare a motore caldo, quindi solo dopo alcuni chilometri di
viaggio.
zxy Una meta in un raggio di 1
km è raggiungibile in 15 minuti a piedi; si può dunque
considerare «vicino» ciò che
si trova in questo raggio. La
superfice «vicina» aumenta
di 24 volte con 15 minuti di
pedalata, che coprono un
raggio di 5 km.
L’ALTERNATIVA Molti usano l’auto anche per gli spostamenti brevi. Il Cantone vuole fare in modo che questa abitudine cambi.
(fotogonnella)
zxy Far affermare la bici come mezzo di
trasporto quotidiano – e non solo per lo
svago – in Ticino è un obiettivo particolarmente ambizioso. I problemi principali sono due: il traffico e le numerose salite. Se il primo può essere alleviato con
corsie preferenziali e altri strategemmi, il
secondo è di più ardua soluzione. Studiando i nuovi percorsi, il Cantone ha cercato di evitare il più possibile le pendenze, ma non si possono fare miracoli.
«L’orografia è quella che è – ammette Stéphane Grounauer – ma se un cittadino
parte dal principio che non deve fare neanche un minimo di fatica, allora questi
percorsi non sono per lui». Come a dire:
gran parte delle pendenze ve le abbiamo
eliminate; se ne trovate qualcuna, leggera, non scoraggiatevi.
L’invito del funzionario cantonale è condivisibile, ma resta aperta una questione
chiave: anche se lievi, le salite rappresentano un punto debole della bici rispetto
all’automobile, che in Ticino sembra essere il mezzo preferito anche per gli spostamenti brevi. È un avversario molto forte per tutti, e se si vuole far guadagnar terreno alle bici bisogna annullare i loro
svantaggi. Quello della fatica può scomparire con le bici elettriche, un mezzo che
si sta diffondendo – soprattutto nel resto
della Svizzera – ma che è ancora lontano
dall’essere «di massa». A Raffaele Domeniconi, direttore di Infovel, il Centro di
competenze per la mobilità sostenibile,
abbiamo chiesto a quali condizioni le «ebike» potranno sfondare in Ticino e cosa
le frena attualmente.
«Devono essere capite come mezzo di trasporto vero e proprio. Oggi spesso vengono paragonate con semplici biciclette,
per cui il prezzo (dai 2.000 agli 8.000 franchi) risulta soggettivamente alto, ma per
i seri interessati non rappresenta un ostacolo. Il freno è soprattutto culturale: c’è
chi dice “per pedalare prendo una bicicletta vera, così faccio sport“ o “piuttosto
prendo un scooter così non devo pedalare”; sono le due posizioni dominanti di
chi non conosce da vicino la bici elettrica, che è un mezzo silenzioso, sano, divertente, a basso costo e permette di muoversi dappertutto in modo rapido». Per
promuoverla, Infovel ha lanciato il programma «ebiketicino» (www.ebikticino.
ch) che vede coinvolti 15 rivenditori e 18
comuni: i primi mettono a disposizione
le bici per dei test, i secondi ospitano le
prove su strada e/o stanziano un contributo finanziario per l’acquisto (12 al momento le amministrazioni che offrono
questo aiuto).
In città Spazi intasati, ma si può migliorare
Pedalare per le vie del centro, certe volte, diventa una specie di lotta per la sopravvivenza
TUTELA
Si chiedono corsie
preferenziali per
proteggere i ciclisti
dai pericoli del
traffico.
(Foto Keystone)
zxy L’affollamento sul lungolago non è l’unico
ostacolo a una maggiore «ciclabilità» di Lugano. Nel resto del tessuto urbano non esistono percorsi riservati alle bici e chi le usa si trova davanti ad un bivio: o si infila nel traffico
motorizzato ingaggiando, a volte, una sorta
di lotta per la sopravvivenza (soprattutto
quando ci si trova vicino a un bus) oppure sale sui marciapiedi facendo slalom fra i passanti e sperando nella loro comprensione (a
Milano è stata avviata una sperimentazione
di corsie ciclabili proprio sui marciapiedi). In
entrambi i casi verrebbe voglia di lasciar perdere, e la beffa è che dove il flusso delle auto
comincia a diminuire, arrivano le salite. Per
trovare soluzioni all’enigma è pure nato un
gruppo formato da consiglieri comunali ciclisti. Fra loro c’è Maddalena Ermotti-Lepori, convinta che «a Lugano manca un progetto che incoraggi l’utilizzo della bici in alternativa all’auto. Servono innanzitutto percorsi sicuri: come l’esperienza di molte città europee insegna, le strade o le corsie che vengono tolte alle auto per darle alle bici vengo-
no usate eccome! Ci vogliono anche campagne di sensibilizzazione, una rete di percorsi
densa, una segnaletica chiara, dove possibile la precedenza ai semafori e parcheggi per
le bici. Tutto ciò andrebbe a vantaggio dell’intera città». Sulla stessa frequenza il collega
Giordano Macchi. «La sicurezza è il primo
problema, il ciclista si trova in conflitto con le
auto e questo è un forte disincentivo. Si può
risolvere solo con piste ciclabili separate, altrimenti le mamme non lasceranno andare a
scuola i figli in bici». Per Fabiano Piazza di
Pro Velo Ticino bisognerebbe prendere esempio dall’estero: «Vi sono città faro come Copenhagen che hanno "autostrade ciclabili" e
parcheggi ad hoc. Là c’è l’obiettivo per il 2020
di avere il 50% delle persone che si recano al
lavoro in bicicletta. È un esempio di come la
volontà politica può portare a progetti di sviluppo ambiziosi». Un’autostrada ciclabile a
Lugano farebbe comodo a Saetta Verde, il servizio di corriere espresso in bicicletta, «anche
se le difficoltà di pedalare in centro le affrontiamo come sfida, è come essere in un torren-
te con il kayak – commenta il fondatore Lukas Kaufmann – I non professionisti però non
si sentono chiaramente a loro agio, perché i
percorsi ciclabili attuali sono improponibili.
Ci sono troppe strade grandi da attraversare,
tratti con curve strette, scalini...». L’ex municipale di Lugano e neo consigliere di Stato
Paolo Beltraminelli (da noi contattato prima delle elezioni) ammette le difficoltà citate. «È vero, la situazione non è facile, anche
perché le strade sono quelle che sono. Comunque ci stiamo dando da fare: il progetto
più importante è la creazione di una ciclopista larga 4,5 metri lungo il Cassarate, da Cornaredo alla foce». Restano però varie zone
scoperte, come il lungolago. «Là si potrebbe
ricavare un po’ di spazio togliendo qualche
posteggio a lato della strada, sfruttando la diminuzione del traffico prevista con l’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate; è comunque una decisione politica. In altri punti sensibili del centro, invece, si potrebbe valutare
l’apertura delle corsie dei bus alle bici, magari con un periodo di prova iniziale».
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I progetti del Cantone per promuovere le biciclette