128_Man_on_a_Mission_MBA_01-13_GPR 11/12/12 17.27 Pagina 128 man on a mission di Gian Paolo Galloni Ma è ancora rotta! ra un controllo di routine... la mano si era rotta ai primi di Giugno ma a Luglio ero di nuovo in sella, con qualche problema iniziale al quale non avevo fatto molto caso. Ora però la dottoressa aveva provato a caricare e a ruotare l’articolazione, ricavandone un sonoro “crack” che l’aveva lasciata abbastanza interdetta. “Ma guardi che lei ha la bla-bla-cartilagine triango-bla-bla rotta...” aveva sentenziato con tono sorpreso ed occhi un po’ sgranati. Di fronte al mio sguardo relativamente indifferente mi ha chiesto “Ma non le fa male?”. “Sinceramente,” le ho risposto, “se prima non c’era barattolo che mi resistesse, ora ammetto che non sia più così, ma tolta qualche situazione particolare il dolore più grande provato me l’ha fatto sentire lei ora... non se la prenda, ma temo che mi si stia anche infiammando rapidamente... visto che il male non passa ma aumenta.” Alla visita c’ero andato in bici e non c’è stato alcun verso al ritorno di poter impugnare il manubrio con la mano così tartassata. Tornato in ufficio, un po’ inviperito dai dolori, me la sono avvolta nella borsa del ghiaccio, bloccata con lo scotch da pacchi, ed ho ripreso in mano il mouse, cercando E 128 www.mbaction.it di non usare l’articolazione, ma braccio e dita, come in effetti mi era toccato fare durante il recupero. Due giorni dopo ero di nuovo in bici senza problemi, o con i soliti di sempre, come il ginocchio che si infiamma ogni tanto e devo smontare e camminare per un po’ (rovinatosi con lo sci fuoripista a suo tempo), o la schiena, il collo e quant’altro, oltre all’occhio destro che non ruota liberamente a causa di un frammento osseo che avrei dovuto sistemare dopo una frattura che tra l’altro aveva sparpagliato frammenti di lente nell’occhio stesso (4 punti applicati dentro la palpebra), ma comunque nella pressoché più totale tranquillità. Non mi vergogno né mi arrovello o danno per i segni che mi ha lasciato la vita. Potrei dire forse che la passione per la bicicletta me ne abbia persino lasciati meno di quanto la vita in generale faccia con l’anima. Li porto, questi segni, con celato orgoglio? Potrebbe essere, perché tutto sommato sono cose che possono capitare e quindi affrontarle con la stessa passione anche quando si ripresentano è sicuramente qualcosa del quale andare un po’ orgogliosi con se stessi. In effetti ne ho persi di amici nella compagnia, dopo che qualche caduta aveva tolto loro il coraggio di continuare con la mountain bike. Sono passati al corsa su strada, ma lì sì che si rischia la pelle..., e non divertendosi come prima alcuni sono finiti a vita sul divano, con conseguenze per la salute peggiori di qualche escoriazione o frattura, drammi eccezionali esclusi. Obesità e mancanza di esercizio ne fanno un sacco di danni, anche se il più grande passa forse inosservato... ed è quello arrecato più nel profondo di una persona. Non siamo mica fatti solo di pelle ed ossa! Più che il sistema cardiocircolatorio, in bici io nutro lo spirito e la mente, sebbene non sia certo uno che si crogiola in elucubrazioni mentali. So solo che quando mi trovo tra gli alberi mi sento avvertibilmente bene. Se poi trovo anche qualcosa per giocare che abbia un senso, allora mi sento ancora meglio. Che abbia un senso perché? Perché con la mtb non si fanno “cose strane”, ma ci si sposta velocemente da un punto all’altro, si esplora e ci si arrampica fino a godersi sia un gran panorama, sia la soddisfazione della conquista della vetta, e tutto questo un senso ce l’ha. In discesa si vive poi la magia di quanto l’uomo si possa adattare e di come con coraggio e sangue freddo sappia insegnarsi a portare più avanti i propri limiti in uno spettacolare crescendo del suo fantastico talento. Vedere come certi bikers superano determinati passaggi è infatti una meraviglia che apre il cuore e che fa capire che di bello a questo mondo c’è anche l’uomo e non soltanto la natura. È incredibile vedere come dal timore più assoluto, dal gesto più sgraziato e maldestro ci si possa evolvere in qualcosa che non può che strappare un sorriso. Sorriso ancora più grande in chi si è reso improvvisamente conto di avere saputo trasformare una difficoltà ed una paura in occasione. Ma è giusto pagare un prezzo per questo? Ogni tanto me lo ridomando e temo che se fosse “gratis” non sarebbe la stessa cosa, almeno per me. Auguro a tutti di non pagare mai nulla, ma certo che risalire in bici dopo un infortunio è un’occasione per rimettersi in gioco. Lo è anche e soprattutto ad una certa età, quando basta il minimo stop per trovarsi a fare i conti con una voragine prestazionale, più che un calo, e con un repentino accumulo di grassi. Tenere il mouse con la borsa del ghiaccio avvolta sulla mano non è il massimo? Certo che no, ma su una cosa non ho dubbi ed è che, piuttosto che passare altri sabato e domenica spalmato sul divano a guardare la televisione, a quella dottoressa rispondo tranquillamente con “Sì, e allora?” ✪