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man on a mission
di Gian Paolo Galloni
Ma è ancora rotta!
ra un controllo di routine... la mano si era rotta ai
primi di Giugno ma a Luglio ero di nuovo in sella,
con qualche problema iniziale al quale non avevo fatto
molto caso. Ora però la dottoressa aveva provato a caricare
e a ruotare l’articolazione, ricavandone un sonoro “crack”
che l’aveva lasciata abbastanza interdetta. “Ma guardi che
lei ha la bla-bla-cartilagine triango-bla-bla rotta...” aveva
sentenziato con tono sorpreso ed occhi un po’ sgranati.
Di fronte al mio sguardo relativamente indifferente mi ha
chiesto “Ma non le fa male?”. “Sinceramente,” le ho risposto,
“se prima non c’era barattolo che mi resistesse, ora ammetto
che non sia più così, ma tolta qualche situazione particolare
il dolore più grande provato me l’ha fatto sentire lei ora...
non se la prenda, ma temo che mi si stia anche infiammando
rapidamente... visto che il male non passa ma aumenta.”
Alla visita c’ero andato in bici e non c’è stato alcun verso
al ritorno di poter impugnare il manubrio con la mano così
tartassata. Tornato in ufficio, un po’ inviperito dai dolori,
me la sono avvolta nella borsa del ghiaccio, bloccata con lo
scotch da pacchi, ed ho ripreso in mano il mouse, cercando
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di non usare l’articolazione, ma braccio e dita, come in effetti
mi era toccato fare durante il recupero.
Due giorni dopo ero di nuovo in bici senza problemi, o con i
soliti di sempre, come il ginocchio che si infiamma ogni tanto
e devo smontare e camminare per un po’ (rovinatosi con lo sci
fuoripista a suo tempo), o la schiena, il collo e quant’altro, oltre
all’occhio destro che non ruota liberamente a causa di un
frammento osseo che avrei dovuto sistemare dopo una frattura
che tra l’altro aveva sparpagliato frammenti di lente nell’occhio
stesso (4 punti applicati dentro la palpebra), ma comunque
nella pressoché più totale tranquillità. Non mi vergogno né mi
arrovello o danno per i segni che mi ha lasciato la vita. Potrei
dire forse che la passione per la bicicletta me ne abbia persino
lasciati meno di quanto la vita in generale faccia con l’anima.
Li porto, questi segni, con celato orgoglio? Potrebbe essere,
perché tutto sommato sono cose che possono capitare e quindi
affrontarle con la stessa passione anche quando si ripresentano
è sicuramente qualcosa del quale andare un po’ orgogliosi con
se stessi. In effetti ne ho persi di amici nella compagnia, dopo
che qualche caduta aveva tolto loro il coraggio di continuare con
la mountain bike. Sono passati al corsa su strada, ma lì sì che
si rischia la pelle..., e non divertendosi come prima alcuni sono
finiti a vita sul divano, con conseguenze per la salute peggiori
di qualche escoriazione o frattura, drammi eccezionali esclusi.
Obesità e mancanza di esercizio ne fanno un sacco di danni,
anche se il più grande passa forse inosservato... ed è quello
arrecato più nel profondo di una persona. Non siamo mica fatti
solo di pelle ed ossa! Più che il sistema cardiocircolatorio, in
bici io nutro lo spirito e la mente, sebbene non sia certo uno
che si crogiola in elucubrazioni mentali. So solo che quando mi
trovo tra gli alberi mi sento avvertibilmente bene. Se poi trovo
anche qualcosa per giocare che abbia un senso, allora mi sento
ancora meglio. Che abbia un senso perché? Perché con la mtb
non si fanno “cose strane”, ma ci si sposta velocemente da un
punto all’altro, si esplora e ci si arrampica fino a godersi sia un
gran panorama, sia la soddisfazione della conquista della vetta,
e tutto questo un senso ce l’ha. In discesa si vive poi la magia di
quanto l’uomo si possa adattare e di come con coraggio e sangue
freddo sappia insegnarsi a portare più avanti i propri limiti in
uno spettacolare crescendo del suo fantastico talento. Vedere
come certi bikers superano determinati passaggi è infatti una
meraviglia che apre il cuore e che fa capire che di bello a questo
mondo c’è anche l’uomo e non soltanto la natura.
È incredibile vedere come dal timore più assoluto, dal gesto
più sgraziato e maldestro ci si possa evolvere in qualcosa che non
può che strappare un sorriso. Sorriso ancora più grande in chi
si è reso improvvisamente conto di avere saputo trasformare
una difficoltà ed una paura in occasione.
Ma è giusto pagare un prezzo per questo? Ogni tanto me lo
ridomando e temo che se fosse “gratis” non sarebbe la stessa
cosa, almeno per me. Auguro a tutti di non pagare mai nulla,
ma certo che risalire in bici dopo un infortunio è un’occasione
per rimettersi in gioco. Lo è anche e soprattutto ad una certa
età, quando basta il minimo stop per trovarsi a fare i conti con
una voragine prestazionale, più che un calo, e con un repentino
accumulo di grassi. Tenere il mouse con la borsa del ghiaccio
avvolta sulla mano non è il massimo? Certo che no, ma su una
cosa non ho dubbi ed è che, piuttosto che passare altri sabato e
domenica spalmato sul divano a guardare la televisione, a quella
dottoressa rispondo tranquillamente con “Sì, e allora?” ✪
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MBA - Gennaio 2013