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MANUALE
ACCREDITAMENTO
ASSISTENZA AL PAZIENTE NELL’USO DELLA PADELLA
MATERIALE OCCORRENTE:
Carrello.
Telino copri-padella
Telo da bagno.
Telo impermeabile.
Traversa.
Salviette o carta igienica.
Padella.
Deodorante per ambienti (facoltativo)
Biancheria personale pulita.
Raccoglitore per biancheria sporca.
Raccoglitore per rifiuti biologici.
Guanti monouso.
SEQUENZA OPERATIVA:
Lavarsi le mani.
Indossare i guanti.
Riunire il materiale occorrente e collocarlo in modo che sia facilmente raggiungibile nel corso della
procedura.
Salutare e informare la paziente.
Garantire la privacy ( ad esempio chiudere la porta della stanza o posizionare un paravento).
Chiudere porte e finestre, per evitare correnti d’aria.
Se il tipo di letto lo consente e la manovra non disturba la paziente, posizionare il letto a un’altezza idonea,
che permetta all’operatore di muoversi secondo una meccanica corporea adeguata, evitando un affaticamento
della schiena (per sovraccarico della colonna vertebrale).
Se la testata del letto è alzata, abbassarla il più possibile, compatibilmente con le condizioni di salute e il
comfort della paziente.
Se sono posizionati più cuscini, lasciarne solo uno sotto la testa della paziente.
Posizionarsi da un lato del letto e abbassare/ togliere l’eventuale sponda del letto.
Ripiegare la biancheria superiore del letto per quanto occorre, prestando attenzione a scoprire il meno
possibile la paziente, per evitare inutili esposizioni (privacy) e raffreddamenti.
Se non sono già presenti un telo impermeabile e una traversa, a protezione del letto:
Invitare la paziente a girarsi sul fianco, nel lato del letto opposto al proprio; se necessario aiutarlo;
Sistemare un telo impermeabile e una traversa al centro del letto, all’altezza delle natiche della paziente.
Invitare la paziente a porsi o a ritornare al centro del letto, posizione supina; se necessario aiutarlo.
Sfilare l’indumento intimo e ripiegare la biancheria personale, in modo che non intralci e/o non si sporchi.
Chiedere al paziente di piegare le ginocchia tenendo i piedi paralleli e avvicinandosi ai glutei.
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MANUALE
ACCREDITAMENTO
Chiedere al paziente di sollevare il bacino, facendo forza con i talloni sul materasso.
Spostare la biancheria superiore verso i piedi del letto.
Quando opportuno: invitare la paziente a girarsi sul fianco, nel lato del letto opposto al proprio, se necessario
aiutarla.
Sistemare la tela impermeabile e la traversa al centro del letto, all’altezza delle natiche della paziente.
Invitare la paziente di porsi al centro del letto,in posizione supina; se necessario aiutarla.
Coprire la paziente con un telo da bagno o con il solo lenzuolo superiore, scalzandolo dal letto.
Sollevare l’eventuale spondina , recarsi al lavandino e riempire con acqua tiepida la brocca.
Ritornare al letto della paziente e riabbassare l’eventuale spondina dal lato dell’operatore.
Invitare la paziente a togliere i pantaloni del pigiama o ad arrotolare la camicia da notte fino all’altezza
dell’ombelico, quindi a sfilarsi lo slip; se necessario aiutarla.
Scoprire la zona genitale della paziente.
Se presente, rimuovere l’assorbente o pannolone sporco e gettarlo nell’apposito raccoglitore per rifiuti
biologici.
Invitare la paziente a flettere e divaricare gli arti inferiori; se necessario aiutarla.
Se possibile, posizionare una padella sotto le natiche della paziente.
Inumidire una salvietta o manopola, versandovi una piccola quantità di acqua tiepida contenuta nella brocca;
quindi applicare del detergente liquido.
Pulire la regione sovra-pubica, l’area inguinale, la parte superiore interna delle cosce. Sostituire il lato della
manopola a ogni passaggio, ripetendo l’operazione fino a che necessario.
Con una mano allargare le grandi labbra; con l’altra, munita di manopola o salvietta, pulire i genitali esterni,
procedendo dall’alto verso il basso, per evitare di contaminare il meato urinario o la vagina con
microrganismi presenti nella regione anale. Sostituire la manopola a ogni passaggio, ripetendo l’operazione
finchè necessario.
Se la paziente è portatrice di catetere vescicole, detergere anche il catetere per un tratto di curva di circa 10
cm. A partire dal punto di sbocco del catetere dal meato urinario. Evitare accuratamente di tirare o
strattonare il catetere.
Allargando le grandi labbra, sciacquare i genitali esterni con acqua tiepida; in alternativa, utilizzare una
manopola inumidita con acqua tiepida, procedendo sempre dall’alto verso il basso. Ripetere l’operazione
finchè necessario.
Togliere l’eventuale padella.
Asciugare l’area genitale, tamponare con l’asciugamano.
Invitare la paziente a estendere gli arti inferiori e a girarsi sul fianco, nel lato del letto opposto al proprio; se
necessario aiutarla.
Inumidire una salvietta o manopola, versandovi una piccola quantità di acqua tiepida contenuta nella brocca;
quindi applicare del detergente liquido.
Pulire la regione perianale (attorno all’ano) e anale, con un movimento dalla vagina verso l’ano. Sostituire il
lato della manopola a ogni passaggio, ripetendo l’operazione finchè necessario.
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ACCREDITAMENTO
Utilizzando manopole inumidite con acqua tiepida, sciacquare la regione perianale e anale, procedendo
sempre dalla vagina verso l’ano. Sostituire il lato della manopola a ogni passaggio, ripetendo l’operazione
finchè necessario.
Asciugare l’area perianale e anale, tamponando con l’asciugamano.
Porre l’asciugamano nel raccoglitore per biancheria sporca.
Su indicazione medica e/o infermieristica, applicare, utilizzando garze, una adeguata quantità di prodotto
per la cura di cute e mucose ( es. creme dermo protettive, lenitive e idrorepellenti).
Se erano state posizionate una tela impermeabile e una traversa, toglierle e porle nel raccoglitore per la
biancheria sporca.
Invitare la paziente a riprendere la posizione supina; se necessario, aiutarla.
Se la paziente era stata coperta con un telo da bagno, toglierlo e porlo nel raccoglitore della biancheria
sporca. Coprire subito la paziente con il lenzuolo superiore.
Invitare o aiutare la paziente a indossare della biancheria intima pulita, posizionare se occorre un assorbente.
Se la paziente è incontinente, posizionare un pannolone.
Se necessario far cambiare il pigiama o la camicia da notte, provvedere al riordino/rifacimento;
Sistemare la biancheria superiore del letto.
Se all’avvio della procedura l’altezza del letto è stata modificata per facilitare i movimenti all’operatore,
ripristinare la condizione di partenza.
Riposizionare la parte superiore del letto, ponendola all’altezza e all’inclinazione adeguate alle condizioni di
salute e al confort della paziente:
Riposizionare gli eventuali cuscini, in base alla posizione che la paziente deve assumere ( es. posizione
laterale della paziente emiplegica)
Riposizionare l’eventuale spondina.
Posizionare il campanello di chiamata, controllando che sia funzionante e accessibile alla degente.
Congedarsi dalla paziente.
Riordinare il materiale utilizzato.
Smaltire adeguatamente i materiali monouso e/0 a perdere utilizzati. I materiali riutilizzabili ( es. brocca,
padella) devono essere lavati e disinfettati.
Sfilarsi i guanti.
Lavarsi le mani.
Registrare eventuali osservazioni, secondo i protocolli .
La sostituzione e lo svuotamento della sacca da diuresi
Su indicazione dell’infermiere dovete svuotare o cambiare la sacca di raccolta delle urine
Materiale occorrente:
Un paio di guanti non sterili, monouso.
Sacca urine (possibilmente con valvola antireflusso)
Un recipiente per raccogliere le urine.
Su indicazione dell’infermiere valutare l’uso di dispositivi di protezione individuale ( mascherina con visiera
o occhiali, copricamice).
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ACCREDITAMENTO
LE AZIONI DA COMPIERE:
1)Lavo le mani
2) Indosso i guanti
3) Identifico la persona, mi presento e illustro la procedura. Un’informazione adeguata facilita la
collaborazione della persona e conseguentemente la somministrazione corretta dell’enteroclisma
4) Sposto la biancheria superiore verso i piedi del letto.
5) Invito il paziente a porsi al centro del letto,in posizione supina; se necessario aiutarlo.
6) Se il sacchetto di raccolta di raccolta delle urine è a sistema chiuso ( cioè che consente di svuotare la sacca,
senza interrompere la continuità del sistema di deflusso delle urine, tramite un “rubinetto”, generalmente
situato in fondo alla sacca stessa):Tenere la sacca sempre al di sotto del livello della vescica e quindi, mai
alzarla sopra la persona evitare accuratamente, in ogni azione della procedura, che il rubinetto entri in
contatto con il contenitore delle urine. Posizionare il contenitore per la raccolta delle urine sotto la sacca e
aprire il rubinetto di deflusso: svuotare la sacca. Richiudere accuratamente il rubinetto della sacca.
Massima attenzione a non sollevare la sacca , perché si potrebbe avere reflusso di urina in vescica.
7) Smaltisco la sacca della diuresi in un raccoglitore di liquidi biologici.
8) Risistemo l’unità del paziente. Avvicinare al paziente il sistema di chiamata. Mi tolgo i guanti e mi lavo le
mani. Registro il quantitativo di urina e caratteristiche nell’apposita scheda Diuresi
Comunicazioni:
Informo l’infermiere se le urine sono dense, se il paziente ha dolori addominali.
Quantità ed aspetto delle urine.
Fuoriuscita di urina a livello del rubinetto di scarico. Applicazione condom (urocontrol)
OBIETTIVI:
L'utilizzo del condom al fine di raccogliere le urine nell'uomo per il controllo dell'incontinenza, senza rischi di
infezioni imposti da un catetere urinario a permanenza.
INDICAZIONI:
Su indicazione dell'infermiere.
Pazienti incontinenti di sesso maschile.
Il condom può essere utilizzato alternato al pannolone per ridurre il rischio di lesioni cutanee.
MATERIALE:
Nel carrello disinfettato :
Detergente, acqua tiepida, asciugamani, condom della misura adatta, guanti monouso non sterili, sacca di
raccolta delle urine.
PROCEDURA:
Al termine della toilette genitale:
Spiegare quanto si sta per fare al paziente
Lavarsi le mani e indossare i guanti monouso.
Togliere la carta da entrambi i lati della linea adesiva e attaccare a spirale attorno al pene.
Infilare il condom sul pene senza srotolarlo , poi farlo scorrere e aderire al pene sopra la linea adesiva.
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ACCREDITAMENTO
Collegare il condom al sistema di drenaggio e quindi alla sacca di raccolta delle urine.
Scartare tutto il materiale utilizzato e lavarsi le mani.
Osservare il pene dopo 15-30 minuti dopo l'applicazione del condom, per individuare eventuali gonfiori e
cambiamenti
COMUNICAZIONI.
Comunicare all'infermiere l'avvenuta prestazione.
Stato della cute, rossori, irritazioni, lesioni.
IMPORTANTE:
Agire con tatto spiegando le azioni .
In genere prima di posizionare il condom non radere il paziente perché questa manovra è fonte di infezioni,
eventualmente tagliare i peli.
Cambiare il condom tutti i giorni dopo la toilette.
Mai strappare il condom per toglierlo. Sfilarlo dolcemente.
Non mettere mai il cerotto per tenere il condom in sede poiché potrebbe irritare il pene e creare lesioni.
Non posizionare mai la sacca urine in terra , ma sistemarla nell'apposito supporto sempre al di sotto della
vescica.
Controllare che il tubo di connessione non sia piegato o schiacciato, visionare la busta per constatarne
l'integrità.
Controllare a distanza di tempo la tenuta del condom verificando che non ci siano perdite di urina sulla
biancheria del letto.
ENTEROCLISMA
Un uomo di 72 anni è ricoverato in U.O di medicina per coprostasi “ condizione di forte rallentamento, e
talora di ristagno delle feci nel tubo digerente” . Sotto indicazione dell’infermiere dovete eseguire un clistere
evacuativo, prescritto dal dirigente medico in turno.
Materiale occorrente:
guanti monouso – lubrificante idrosolubile – termometro da bagno – garze 10 x 10 – padella – – cerata traversa – confezione di soluzione da 133 ml di clisma fleet.
Scopo
Liberare l’ultimo tratto intestinale dal materiale fecale.
Il clistere anche se a basso volume come in questo caso da 133 ml va praticato su prescrizione medica, o su
specifico protocollo assistenziale in caso di:
Stipsi.
Alcuni tipi di interventi chirurgici.
Prima di alcuni esami radiologici, con o senza mezzi di contrasto, a livello addominale.
LE AZIONI DA COMPIERE SONO:
1) Prendo visione del carteggio infermieristico del paziente.
2) Mi presento e valuto il livello di coscienza di comunicazione e di continenza del paziente, informo la
persona su ciò che devo fare.
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Un’informazione adeguata facilita la collaborazione della persona e conseguentemente la somministrazione
corretta dell’enteroclisma.
3) Verifico se il paziente è in grado di camminare e raggiungere il bagno Nel caso contrario si prepara tutto il
materiale per il letto
4) Riscaldo la soluzione fino a 40 gradi considerando il free – time “ intervallo”
5) Posiziono il paravento per assicurare la privacy. Il rispetto della privacy favorisce il rilassamento della
persona, contiene l’imbarazzo e migliora la collaborazione della stessa
6) Predispongo l’asta metallica vicino al letto .
7) Dispongo la cerata e la traversa nel letto del paziente.
8) Invito il paziente ad assumere il decubito laterale sinistro con ginocchio destro flesso.
Questa posizione a fronte delle caratteristiche anatomiche dell’intestino, facilita l’introduzione e la ritenzione
della soluzione favorendo il raggiungimento del retto da parte della medesima
9) Verso la soluzione nel set e ne controlliamo la temperatura
La temperatura idonea è di 37°C oltre questa temperatura potrebbe dare problemi alla mucosa intestinale, al
di sotto favorire l’eliminazione prima dei 15 minuti di attesa “crampi addominali
10)Indosso
i guanti e separo i glutei per visualizzare l’ano ( in presenza di emorroidi e/o lesioni evidenti non
somministrare l’enteroclisma e richiedere l’intervento dell’infermiere. Ciò oltre a facilitare l’inserimento della
sonda, consente di osservare la presenza di emorroidi, o lesioni di qualsiasi natura, ( arrossamento, gonfiore,
perdita di sangue ecc.)
11) Lubrifico cannula con l’ausilio di una garzaLa lubrificazione della sonda ne facilita l’inserimento nel retto
e contiene il trauma alla mucosa intestinale.
12) Invito il paziente ad inspirare profondamente e introduco la cannula per 7 cm circa in direzione
dell’ombelico. Questa manovra consente di seguire la curvatura anatomica dell’intestino e conseguentemente
di prevenire lesioni alla mucosa intestinale.
13) Faccio defluire lentamente la soluzione evitando che entri aria nel retto. Svuoto il contenuto
dell’enteroclisma nel retto schiacciando il contenitore. Per evitare l’aerofagia
Il mantenimento della pressione su contenitore impedisce durante l’introduzione il reflusso del liquido nel
contenitore stesso.
14) Al termine estraggo la cannula tenendo la padella accanto al letto
La rimozione della cannula stimola l’urgenza di defecare e riduce la contrazione degli sfinteri. stringere i
glutei facilita la ritenzione della soluzione introdotta
15) Invito il paziente a trattenere la soluzione per almeno 15 minuti Tolgo i guanti
Più a lungo viene trattenuta la soluzione, maggiore è l’efficacia dell’enteroclisma e , quindi, migliore
l’evacuazione
16) Indosso i guanti Procedo allo smaltimento del materiale Tolgo i guanti
Il cambio dei guanti riduce la possibilità di contaminazione ambientale.
17) Mi lavo le mani e registro l’avvenuta escrezione e le caratteristiche delle feci.
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PREPARAZIONE NELL’ESECUZIONE DEL CLISTERE DI PULIZIA
OBIETTIVI:
Liberare l’ultimo tratto intestinale dal materiale fecale
INDICAZIONI:
Il ruolo dell’ OSS in questa prestazione è quello di preparare e riordinare il materiale, di coadiuvare
l’infermiere nell’esecuzione del clistere.
Il clistere va praticato su prescrizione medica, o su specifico protocollo
assistenziale in caso di: stipsi, alcuni tipi di interventi chirurgici, prima di alcuni
esami radiologici o strumentali a livello addominale
MATERIALI:
- Irrigatore per la somministrazione della soluzione
- Tubo di connessione
- Sonda rettale
- Soluzione evacuante (attenersi ad indicazioni dell’infermiere: es. glicerina …)
- Pomata lubrificante
- Garze
- Guanti non sterili
- Padella o comoda se necessario
- Materiale per l’esecuzione di igiene intima
- Nella pratica assistenziale si possono utilizzare delle perette monouso con soluzione già pronta
TECNICA:
- Eseguire un lavaggio antisettico delle mani
- Preparare tutto l’occorrente per effettuare la manovra
- La soluzione da usare deve avere una temperatura pari a 37-38°C e la quantità del liquido da introdurre può
variare da 500 a 1200 ml.
- Assicurare la privacy ed informare il paziente
- Riempire il tubo di irrigazione e la sonda di irrigazione facendo quindi uscire l’aria
- Proteggere il letto con una cerata
- Porre il soggetto in decubito laterale sinistro con gamba flessa se non controindicato
L’esecuzione del clistere è di competenza infermieristica, con la consapevolezza che, nonostante la naturalità
della via di comunicazione, la manovra di inserimento della sonda rettale non è scevra da rischi e
complicanze derivanti da un’esecuzione scorretta.
In caso di clistere a pressione con l’irrigatore e la sonda l’ infermiere quindi dovrà:
- indossare i guanti e lubrificare la sonda per circa 10 cm
- inserire delicatamente la sonda nel retto per 5 cm in direzione
dell’ombelico, quindi aprire il morsetto e lasciar scorrere un po’ di liquido, procedendo all’inserimento della
sonda per altri 5 cm.
- introdurre il liquido lentamente e se il soggetto accusa dolori sospendere l’irrigazione per qualche secondo.
- arrestare il flusso con il morsetto prima del termine del liquido in modo da non favorire l’entrata di aria
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ACCREDITAMENTO
- invitare il soggetto a trattenere la soluzione per circa 5-10 min.
In caso di peretta a bassa pressione l’infermiere quindi dovrà:
- indossare i guanti e lubrificare il beccuccio della peretta o della sonda ad essa collegata o posizionare il
paziente come precedentemente indicato
- inserire delicatamente il beccuccio o la son dall’interno dello sfintere anale
- svuotare la peretta con una pressione costante ed invitare il paziente a trattenere il liquido
- Posizionare la padella (o pannolone) e/o accompagnare il paziente in bagno
(eventualmente in comoda se non autosufficiente) assistendolo adeguatamente (possibili cali pressori)
- In caso di anomalie nelle feci avvisare tempestivamente l’infermiere
- Riordinare il letto ed eseguire l’igiene intima se il paziente non è in grado di provvedere da solo
- Annotare in grafica se il clistere ha fatto effetto o meno e segnalarlo all’infermiere
TRASMISSIONI ALL’INFERMIERE:
- Efficacia o meno della prestazione
- Quantità e caratteristiche delle feci
- Presenza di dolore addominale
- Presenza di reazioni del paziente a seguito della prestazione (sudorazione,tachicardia, alterazioni del
respiro)
IMPORTANTE
- Il clistere non deve mai essere effettuato in posizione di ortostatismo (in piedi)
- Rispettare sempre la privacy e la sensibilità dell’individuo
- Nell’esecuzione del clistere l’OSS collabora solo nella preparazione del materiale e nell’igiene del paziente,
non nell’esecuzione della prestazione.
LA NUTRIZIONE ARTIFICIALE
La Nutrizione Artificiale (NA) è una procedura terapeutica mediante la quale è possibile soddisfare i
fabbisogni nutrizionali di pazienti non in grado di alimentarsi sufficientemente per la via naturale.
La NA si differenzia in parenterale (NP) ed enterale (NE). Con la NP, i nutrienti vengono somministrati
direttamente nella circolazione sanguigna, attraverso una vena periferica (es. cefalica, ecc.) o una vena
centrale di grosso calibro (es. giugulare, succlavia, ecc.), mediante l'impiego di aghi o cateteri venosi. Con la
NE i nutrienti,vengono somministrati direttamente nello stomaco o nell'intestino mediante l'impiego di
apposite sonde (sondino naso-gastrico, naso-duodenale, naso-digiunale, stomie). Sia la NP che la NE
necessitano di precisi protocolli terapeutici e di monitoraggio, personalizzati a seconda dello stato metabolico
e delle esigenze nutrizionali del singolo paziente.
LA NUTRIZIONE ENTERALE
La NE è una forma di alimentazione che si riserva a pazienti che, pur mantenendo l'integrità funzionale
(completa o parziale) del tratto gastroenterico, non possono assumere gli alimenti nel modo naturale.
Essa consiste nella somministrazione di nutrienti in forma liquida attraverso una sonda oppure per via orale.
La via orale è riservata a pazienti nei quali è mantenuta una completa integrità dell'apparato digestivo per i
quali è possibile l'ingestione di liquidi, ma che non sono in grado di alimentarsi con cibi solidi (es. pazienti
con stenosi esofagee).
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Per posizionare il sondino si può ricorrere ad un accesso naturale (sonda nasogastrica, nasoduodenale,
nasodigiunale) oppure ad uno stoma artificiale aperto a livello faringeo, gastrico o digiunale. La collocazione
finale della punta della sonda posizionata attraverso queste vie è sempre lo stomaco o il primo tratto
dell’intestino. La NE può essere totale, se rappresenta l'unica forma di alimentazione del paziente, o
suppletiva, se va ad integrare un'assunzione non adeguata di normali alimenti.
Dunque la nutrizione enterale è un tipo di nutrizione, effettuata con nutrienti liquidi artificiali, che vengono
somministrati mediante un sondino nel tratto gastrointestinale.
SNG, Sondino naso gastrico, sondino introdotto per via orale, si tratta di un piccolo tubo di gomma o in
silicone, che viene introdotto da una narice e, passa attraverso il naso e la parte posteriore dalla cavità orale
arriva all’esofago per poi arrivare allo stomaco.
PEG, sonda introdotta tramite stomia digestiva direttamente nello stomaco gastrostomia. Viene posizionata,
tramite intervento chirurgico direttamente nello stomaco praticando un foro nello stomaco.
PEJ, Sonda introdotta tramite una stomia digestiva, si permette di somministrare i nutrienti direttamente
nell’intestino.
CLASSIFICAZIONE DELLE DIETE
Diete polimeriche per sonda ( presenti nutrienti complessi)
1) ipocaloriche (starter)
2) normocaloriche (standard)
3) ipercaloriche,
4) iperproteiche
5) pediatriche standard suddivise per età
6) pediatriche ipercaloriche e con fibre
Diete elementari presenti nella forma più semplice
Diete speciali per sonde o modulari (specifici per patologia)-per diabetici-per neuropatici-per
epatopatici-per insufficienza respiratoria-per immunodepressi-altro
Somministrazione per sonda nasogastrica o digiunale.
L’intubazione nasale è la via di accesso per l’alimentazione gastrica più semplice e più usata; viene scelta
quando si prevede che il paziente possa riprendere la via orale dopo un breve periodo di trattamento
nutrizionale. Condizione indispensabile perché si possa realizzare è la pervietà esofagea.
Questa tecnica non è perciò realizzabile in portatori di stenosi esofagee o di altre malattie che non
consentono il transito di un sondino. Il calibro del sondino dipenderà dalla densità della dieta. La parte più
esterna del sondino viene fissata alla guancia del paziente dopo essere passata dietro l'orecchio come
l'asticciola di un occhiale.
Il medico decide quale sede di infusione è bene sfruttare, infondendo quindi nel punto più prossimale
disponibile. La collocazione finale del sondino è resa più agevole dalla presenza di pesi alla punta che
facilitano il posizionamento sia nello stomaco sia nel digiuno. Il reflusso gastroesofageo comporta un elevato
rischio di polmonite “ab ingestis”, ad esempio in pazienti in stato comatoso in cui sono ridotti i normali
riflessi della tosse: la scelta di una somministrazione in duodeno o digiuno risulterà più sicura dal rischio di
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aspirazione di quella gastrica; in questo caso vengono utilizzati sondini nasoduodenali o nasodigiunali
posizionati oltre il piloro, che funzionerà da barriera naturale opponendosi al reflusso.
Compiti dell’OSS nella corretta gestione del sondino naso gastrico
L’inserimento e la rimozione delle sonde per la nutrizione enterale competono al medico e all’infermiere.
L’OSS è chiamato, su indicazione dell’infermiere:
- A posizionare i flaconi di miscela nutritiva e/o liquidi;
- A sorvegliare il corretto funzionamento del sistema;
A segnalare eventuali mal posizionamenti, alterazioni cutanee o altre anomalie.
Prima della somministrazione controllare che sia pervio
Evitare le trazioni o movimenti bruschi durante il suo utilizzo;
Evitare l’uso del sondino, se possibile, quale via di somministrazione dei farmaci. In caso contrario, lavarlo
accuratamente dopo ogni uso con la siringa a cono e acqua tiepida;
Sostituire il cerotto con cui il sondino è attaccato al naso ogni 2-3 giorni e controllarne la corretta posizione ,
fissarlo preferendo cerotti di carta o “in tessuto non tessuto”
In caso di rimozione accidentale del sondino, avvertite il medico o l’assistenza infermieristica domiciliare .
La gastrostomia percutanea PEG, la digiunostomia percutanea PEJ.
La PEG viene applicata a pazienti che non possono alimentarsi adeguatamente , nei quali vi sia la necessità di
un’alimentazione enterale per un periodo di tempo superiore ad un mese. L’applicazione è indicata, per
esempio, in caso di patologie a carico del sistema nervoso centrale e periferico (M. di Parkinson, Sclerosi
Multipla, Vasculopatie cerebrali, Rabbia, Botulismo, M. di Alzheimer, Sindrome pseudo-bulbare); in questi
ultimi casi mancando il riflesso della deglutizione il paziente può incorrere nell’aspirazione di cibo nelle vie
aeree con conseguente polmonite “ab-ingestis”.
La digiunostomia per cutanea o PEJ permette di somministrare nutrienti direttamente nell’intestino;
Di regola l’Oss deve controllare giornalmente la cute attorno alla stomia, verificando l’esistenza di eventuali
segni di infezione: arrossamento, gonfiore, irritazione, eventuale presenza di pus, perdita di succo gastrico e
avvisare il personale infermieristico o il medico.
COMPITI DELL’OSS NELL’ASSISTENZA AL PAZIENTE CON PEG O PEJ
1) E’ necessario lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone prima di iniziare la preparazione degli
alimenti.
2) Preparazione degli alimenti. Se gli alimenti sono già disponibili sotto forma liquida, in flacone o in sacca
idonei ad essere collegati alla linea infusione PEG, agitare bene la confezione e predisporre tutto l’occorrente
rispettando le tecniche asettiche. Se il preparato è in polvere comporre la soluzione come indicato nella
confezione aggiungendo la quantità di acqua richiesta, se conservato in frigorifero portarlo a temperatura
ambiente. Talvolta per preparare la dose per il singolo pasto o la dose giornaliera, prima dell’uso può essere
necessario mescolare i vari alimenti in un contenitore apposito (solitamente una sacca di PVC) dotato di
chiusura, che dovrà poi essere collegato alla PEG; in questo caso le norme igieniche devono essere
assolutamente rispettate.
3) Posizione del paziente. Terminata la preparazione degli alimenti, far assumere al paziente la posizione
semi-seduta , sollevando la testiera del letto o utilizzando alcuni cuscini, per facilitare la somministrazione
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del preparato. Tale posizione deve essere mantenuta per almeno un’ora dal termine del pasto onde evitare
pericolosi rigurgiti gastroesofagei.
4) Controlli. Si dovrà controllare inoltre:
l’esatta posizione della PEG, verificando la sede della tacca di riferimento presente nella superficie esterna;
Tenere sempre sotto osservazione il paziente durante il pasto, segnalando la comparsa di sintomi quali: tosse
, difficoltà respiratoria, cianosi, causati da aspirazione o reflusso alimentare nelle vie aeree; nausea, vomito,
diarrea;- alterazione della coscienza.
5) Gestione della sonda; Lavare la sonda prima e dopo ogni somministrazione intermittente con 30-60 cc di
acqua tiepida. Se la somministrazione è continua , la sonda va lavata periodicamente ogni 3-4 ore poiché i
sondini per la nutripompa sono di calibro sottile. Nei periodi di non utilizzo chiudere la sonda con un tappo
adatto (conico da catetere o similari) non pinzare la sonda con Klemmer o simili.
6) Somministrazione di farmaci. I farmaci non devono essere mescolati con gli alimenti, ma somministrati a
parte. Sono preferibili i farmaci in forma liquida, ove ciò non sia possibile, polverizzare le compresse,
somministrarle una alla volta con acqua, irrigare con 5 cc di acqua tra un farmaco e l’altro, quindi
risciacquare la sonda.
7) Registrazioni. Registrare giornalmente la quantità di soluzione nutritiva somministrata e settimanalmente
il peso corporeo (se le condizioni del paziente lo permettono).
8) Pulizia del cavo orale e igiene personale. La pulizia giornaliera del cavo orale è altresì importante poiché
viene mancare la pulizia meccanica naturale ottenuta con la masticazione; inoltre le labbra devono essere
ammorbidite frequentemente con sostanza specifiche (burro-cacao, olio di vaselina). Il paziente può fare la
doccia dopo 7/8 giorni dall’impianto della PEG.
Cosa controllare prima di infondere i nutrienti?
Che il nome della miscela nutrizionale riportato in etichetta corrisponda a quello prescritto;
Che la miscela nutrizionale non sia scaduta;
Che il deflussore (da sostituire ogni giorno), sia per caduta che da inserire sulla pompa, sia contenuto in una
confezione chiusa e sterile;
Che nel nutripompa sia indicata la giusta velocità di infusione oraria (ml/ora) prescritta;
Che il SNG, la PEG,o PEJ siano pervi e ben lavati.
COMPLICANZE
Le complicanze che si possono manifestare durante il trattamento possono essere delle più svariate :
- ostruzione della sonda per deposito della miscela all'interno;
- malposizionamento o spostamento del sondino;
- riniti, faringiti, epistassi, erosioni esofagee e/o gastriche;
in caso di somministrazione per stomia (gastrostomia o digiunostomia) le complicazioni possono essere:
- fuoriuscita di materiale gastroenterico (erosione cute);
- infezione della ferita;
- emorragia;
- dislocazione e angolatura del catetere; ecc...
Complicanze Intestinali.
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Costituiscono le complicanze più frequenti in corso di NE:
Nausea e vomito
Possono derivare da:
- distensione gastrica causata da eccessiva velocità di somministrazione delle miscele nutritive;
- odore e sapore della miscela che possono essere sgradevoli per il paziente;
- soluzioni nutritive ad elevata osmolarità;
- intolleranza al lattosio;
eccessiva quantità di grassi nella dieta.
DIARREA
E' la complicanza più frequente e temuta in quanto può provocare disidratazione marcata, squilibrio
idroelettrolitico e acido base tali da influenzare negativamente la prognosi.
STIPSI
Costituisce una complicanza frequente nel trattamento a lungo termine. Si associa ad un concomitante stato
di disidratazione. Complicanze settiche. La broncopolmonite ab ingestis, sia pur rara, potenzialmente può
avvenire intutti i pazienti in cui la somministrazione di nutrienti avviene nello stomaco. Può avere esito letale
MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE.
Sostanzialmente si possono distinguere due principali tecniche di somministrazione: intermittente e
continua. La prima non è condivisa da numerosi autori ed è tendenzialmente in disuso.
- Intermittente. E’ la tecnica di “gavage”, ossia la somministrazione in pochi minuti di bolo unico (200-400
cc) mediante siringa, ripetuta ad intervalli di 4-6 ore nelle 24 ore. Anche se questa è la modalità che più si
avvicina all'assunzione fisiologica degli alimenti è sconsigliata per l’elevato numero di effetti collaterali,
specie di tipo addominali quali la distensione gastro-addominale, nausea, reflusso gastroesofageo, ab
ingestis, diarrea da contaminazione.
Per evitare queste complicanze alcuni nutrizionisti somministrano il "bolo" in un intervallo maggiore, di
norma un'ora, con l'ausilio di una nutripompa opportunamente temporizzata. Quest'ultima tecnica necessita
di un adeguato nursing; infatti non è infrequente che il mancato lavaggio del sondino o del deflussore od, ove
necessiti, la sostituzione di quest'ultimo e, comunque, la disconnessione dal sondino immediatamente dopo
la somministrazione, comporti la gelificazione della dieta con conseguente ostruzione del catetere e del
deflussore. Questo fenomeno può essere dovuto sia all'azione dei succhi gastrici (pH e/o enzimi) che ai
batteri o miceti che per capillarità diffondono attraverso i liquidi rimasti nel catetere e nel deflussore, in
particolare quando la dieta presenti una bassa viscosità.
Nella seconda tecnica, prevalentemente utilizzata,
- Continua. La somministrazione avviene in tempi molto lunghi, lentamente tramite l’ausilio di una pompa o
per caduta (goccia a goccia). Con questa tecnica si diminuiscono le manipolazioni delle miscele nutritive.
Rispetto alla modalità precedente limita molto, l’autonomia del paziente che spesso tende all’immobilità
causata sia dalle sue condizioni sia dalla dipendenza dalla linea infusionale. Allungando il tempo di
assorbimento si migliora la capacità intestinale. Nei pazienti in condizioni di sufficiente stabilità , con
intestino che si adatta a flussi veloci, si può ovviare al problema della dipendenza concentrando la
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somministrazione in 8-14 ore (durante le ore notturne). Può avvenire tramite l’ausilio di una pompa o per
caduta (goccia a goccia).
Questa tecnica garantisce la costanza del flusso, riducendo il numero e l'intensità delle contrazioni
peristaltiche, allungando il tempo di transito intestinale, riducendo il carico osmotico e il rischio di diarrea,
facilitando i processi di digestione e di assorbimento. La somministrazione continua può essere realizzata in
modo ciclico (per 8-12 ore al giorno) o nell'arco di tutte le 24 ore senza discontinuità.
ALCUNI CONSIGLI
- Verificare che il sondino mantenga un angolo di almeno 30° del tronco col bacino durante la
somministrazione per via nasogastrica, digiunostomica o gastrostomica;
- Nel caso di somministrazione a caduta controllare la velocità di infusione calcolando le gocce per minuto
concordate;
- Preparare la dieta al massimo ogni 24h per evitare la possibilità di inquinamento;
- In caso di ricostruzione o diluizione di una dieta utilizzare sempre come diluente acqua distillata sterile o
acqua potabile bollita e riportata a temperatura ambiente;
- Prima miscelare il contenuto del barattolo ad una quantità limitata di acqua mescolando con una frusta,
quindi aggiungere l'acqua restante, continuando ad agitare;
- Controllare il volume della dieta dopo la miscelazione, perché il volume programmato aumenta per la
presenza della polvere;
- La conoscenza del volume è necessaria per programmare la velocità di infusione;
- Conservare in frigorifero fino al momento dell'uso le diete ricostituite, diluite o trasferite in sacca e, nel caso
si debbano somministrare in bolo, riportarle prima alla temperatura ambiente;
- Controllare sempre che la soluzione sia omogenea;
- Pulire con la massima accuratezza e non utilizzare per altri scopi tutti gli strumenti usati per la
preparazione del prodotto (frusta, cucchiai, misuratori, ecc.) per evitare contaminazioni successive;
- Per la misurazione dell'acqua si consiglia l'uso di un comune calice graduato.
IL CAMBIO DELL’ABBIGLIAMENTO
Per fare in modo che il paziente non perda troppo in fretta la propria autonomia, sono consigliati indumenti
comodi, non rigidi, di tessuti morbidi che possano essere facilmente infilati e sfilati, calze senza elastici
costrittivi, scarpe o pantofole comode, chiuse per prevenire le cadute.
In ospedale , in alcuni casi è utile che gli indumenti siano aperti nella parte anteriore per facilitare
l’esecuzione di alcune manovre diagnostiche o terapeutiche. E’ consigliabile che le maniche siano ampie e
possano essere facilmente sollevate, ad esempio, se è necessario procedere alla misurazione della pressione
arteriosa o a un prelievo di sangue. Se la persona è portatrice di catetere vescicale sono consigliati per le
donne camicie da notte, per gli uomini pantaloni aperti sul davanti.
Per togliere e rimettere gli indumenti di una persona non autosufficiente, ci si avvale di alcune semplici
tecniche. Qualora il paziente presenti un deficit nel movimento di un arto in seguito a ictus, o perché è
ingessato, o per una ferita, è necessario per evitare trazioni, che questo nella svestizione, sia sfilato per ultimo
e , nella vestizione, sia infilato per primo.
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SVESTIRE E VESTIRE UNA PERSONA NON AUTOSUFFICIENTE
Scopo:
Quotidianamente bisogna cambiare gli indumenti, garantendo la sicurezza l’igiene e il confort del paziente,
senza procurarle affaticamento o disaggio.
Stimolare la persona alla cura di sé.
SVESTIRE – Tecnica con due operatori:
Il cambio dell’abbigliamento è di rado una prestazione isolata. E’ di solito accompagnato da una toilette, da
un cambio di biancheria intima o dalla prevenzione delle lesioni da decubito.
Informare il paziente su ciò che si deve fare, e nel limite del possibile chiedere la propria
collaborazione,controllare la temperatura della camera se è idonea.
Se sono presenti infusioni o se una delle braccia ha un handicap, cominciare a svestire il braccio “sano” e
finire con il braccio “malato”.
La maglietta, la giacca del pigiama, vengono tolti uno per volta.
Far assumere alla persona la posizione seduta, o aiutarla a sollevare leggermente il tronco;
Raccogliere il capo da sfilare (camicia, maglietta, ecc..) dietro la schiena e tirarlo fino all’altezza delle spalle;
Sfilare dal davanti le maniche.
Aprire i pantaloni, se necessario quindi abbassarli, sollevando il bacino della persona; portare i pantaloni
sino alle caviglie e sfilarli dai piedi.
VESTIRE – Tecnica con due operatori:
Raccogliere una manica per volta nella propria mano e infilare l’altra mano dal fondo della manica fino a
prendere quella dell’assistito;
Aiutare la persona a infilare entrambe le braccia nelle maniche nella parte anteriore;
Distendere le maniche lungo le braccia.
Aiutare la persona a sollevare in tronco, invitarla ad abbassare la testa e a sollevare le braccia.
Aiutare il paziente a infilare la testa o far passare l’indumento dietro la testa (modello a giacca);
Mantenendo la persona sollevata, distendere l’indumento dietro la schiena;
Raccogliere una gamba dei pantaloni per volta nella propria mano e infilare l’altra mano dal fondo fino a
prendere la gamba dell’assistito;
Infilare gli arti inferiori nei pantaloni e portarli fino all’altezza del bacino, quindi aiutare la persona a
sollevare il bacino e portare i pantaloni fino alla vita.
Comunicazioni
Esecuzioni della prestazione.
Grado di autonomia del paziente.
Atteggiamento del paziente
IMPORTANTE
Non contrastare i gusti del paziente, proporre, suggerire, ma mai obbligare.
Adattare gli abiti in funzione alla patologia o l’handicap.
Seguire i movimenti del paziente.
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Evitare di alzare la voce, non rimproverare se il paziente si è sporcato.
IL RUOLO DELL’OSS NELLA MOBILIZZAZIONE
Senza ombra di dubbio l’OSS non agisce se prima non ha ricevuto indicazioni dalle figure professionali che lo
subordinano; inoltre è necessario che collabori con tutta l’equipe sanitaria al fine di perseguire un unico
obbiettivo. Ciò vuole significare che anche l’OSS deve essere informato sulla patologia del paziente, sui
progetti di recupero dello stesso, sulle capacità residue e sulle attività che egli può compiere individualmente
e quelle che invece deve assolutamente compiere con supervisione del personale. L’operatore prima di
iniziare qualsiasi procedura deve sempre documentarsi sulla situazione del paziente, su quali sono le
principali precauzioni da adottare durante l’igiene del malato, durante i suoi trasferimenti ecc….Ad esempio
se un paziente allettato, in un reparto di ortopedia, sottoposto di recente a un intervento di artroprotesi
all’anca, deve mantenere in scarico l’arto operato per un numero svariato di giorni, andrà mobilizzato con la
massima cautela, onde evitare che carichi sull’arto durante l’igiene, andrà scrupolosamente seguito sulle
posizioni da mantenere nel letto e sulle manovre da eseguire durante i trasferimenti. L’OSS si deve attenere
alle prescrizioni mediche e infermieristiche .Il ruolo dell’OSS non è quindi da sottovalutare se si considera
che è la figura che sta più tempo a contatto con il paziente.
Le principali attività che l’OSS può eseguire nell’ambito della mobilizzazione.
Tutte queste attività vanno eseguite garantendo sempre un’adeguata sicurezza sia nei confronti del paziente
per prevenire danni secondari a cadute, sia nei confronti dell’operatore per evitare infortuni dello stesso.
Attività assistenziali e mobilizzazione
Durante l’igiene:
Bisogna fare in modo di posizionare il paziente in una posizione confortevole.
Aiutarlo e accompagnarlo nella fase del sollevamento del corpo.
Le manovre devono essere delicate ma decise, non devono causare dolore al paziente.
Evitare di stirare eccessivamente le strutture muscolo tendinee, la cute laddove vi siano parti lese, le
articolazioni immobili.
Cercare di coinvolgere il paziente e farlo collaborare sempre se vi sono capacità residue.
Nei cambi di postura:
Evitare prese scorrette e poco sicure al fine di evitare infortuni per l’OSS e di far del male al paziente.
Valutare sempre la collaborazione del paziente, e se lo stesso è completamente immobile oppure non
collaborante, chiedere l’intervento di un terzo operatore.
Informare sempre il paziente sulle manovre che si andranno ad eseguire; si otterrà in questo modo maggiore
collaborazione.
Utilizzare eventuali ausili antidecubito
Nei trasferimenti:
Valgono senza dubbio le norme elencate in precedenza.
In determinati pazienti si possono utilizzare particolari ausili quali sollevatori, cinghie con maniglie, dischi
girevoli, teli senza attrito.
Disporre la carrozzina vicino al letto, la poltrona, la barella, ecc….
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Nel trasporto:
assicurare il paziente durante il trasporto con gli appositi dispositivi, se il paziente non è in grado di
mantenere la postura da solo.
Disporre eventuali cateteri vescicali, sondini, flebo ecc. in una posizione sicura al fine di evitare che cadano o
vengano trascinati sbadatamente a terra nella fase del trasporto.
Nella fase del trasporto evitare percorsi con dislivelli che possano mettere in pericolo la stabilità del mezzo di
trasporto.
Assicurarsi che il paziente indossi calzature idonee e sicure ( no tacchi, no ciabatte scivolose, ma con suola in
gomma antiscivolo.)
LA DEAMBULAZIONE DIFFICOLTOSA
INTRODUZIONE
In alcuni momenti della vita possono insorgere delle situazioni in cui la persona perde la capacità di
deambulare normalmente. Molte possono essere le cause di questo stato, per esempio l’insorgenza di
patologie che richiedano il riposo o l’immobilizzazione come condizione per ottenere la guarigione, il
manifestarsi di uno stato di debolezza o di deperimento organico, condizioni di depressione psichica, danni
neurologici, traumi fisici, la riduzione della funzione motoria come l’invecchiamento dell’organismo, la
presenza di patologie che portano come conseguenza la perdita delle capacità motorie, la presenza di dolore
fisico.
Il fine dell’assistenza è pertanto quello di aiutare la persona a vivere questi momenti con minore disagio,
sostituendosi a lei quando non è in grado da sola di ottenere il soddisfacimento del bisogno di muoversi,
integrandola in quegli atti che non riesce a compiere.
Si può affermare che le diversità nel cammino dipendono strettamente dalla patologia che il soggetto
presenta. L’anziano, soprattutto, potrà manifestare, durante il cammino, caratteristiche comuni in relazione
ai cambiamenti fisiologici che investono l’uomo nella terza età ; e sono:
lentezza nell’esecuzione del passo;
insicurezza nell’appoggio dei piedi ( quasi sempre causato dall’utilizzo di calzature non idonee e scivolose
come per esempio ciabatte);
postura flessa in avanti;
sbandamenti laterali per possibili perdite d’equilibrio.
Esistono anche altre tipologie di cammino difficoltoso:
il cammino di un paziente emiplegico può presentare :asimmetria nei tempi d’esecuzione, arto inferiore
plegico che viene trascinato, comparsa di flessioni al gomito, al polso, alla spalla nell’arto superiore plegico,
oscillazioni del tronco sul piano frontale ( tipo pendolo).
Un altro tipo di cammino è riscontrabile nel morbo di Parkinson;
rigidità degli arti, tremore a riposo, cammino a piccoli passi;
disturbi nell’equilibrio con una base di appoggio molto ristretta, postura antiflessa, bradicinesia (
rallentamento dei movimenti e arresto improvviso dei movimenti in corso);
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ACCREDITAMENTO
Nell’assistenza di un paziente con deambulazione difficoltosa deve assolutamente tener conto delle
caratteristiche individuali del soggetto e della patologia che può presentare e deve necessariamente osservare
alcuni requisiti:
Il paziente deve indossare calzature idonee possibilmente chiuse e con suole antiscivolo e abiti non
ingombranti ma comodi, con possibilità di prese di sicurezza ( i pantaloni di una tuta da ginnastica sono
l’ideale, perché si può sostenere la parte posteriore dell’elastico senza influenzare il soggetto durante il
cammino).
Il percorso deve essere privo di ostacoli, non disomogeneo, non scivoloso, non esposto a sbalzi di
temperatura, al fine di garantire la sicurezza
Non imporre mai al paziente la propria velocità di marcia, ma lasciare che sia il paziente stesso a scandire il
tempo.
Accertarsi sempre che in prossimità vi siano punti di appoggio nel caso vi siano improvvisi malori.
Se il paziente possiede un ausilio per la deambulazione assicurarsi che lo utilizzi anche nel caso in cui sia
sufficiente la sola presenza dell’operatore.
Scopo:
Conservare o favorire l’autonomia della persona
Favorire il miglioramento dello stato generale della persona.
Garantire il comfort e la sicurezza del paziente
Indicazioni:
Su indicazione dell’infermiere o del fisioterapista, in particolare vanno stimolati:
Le persone anziane, affaticate o non motivate.
I pazienti convalescenti.
I pazienti emiplegici in corso di rieducazione
Azioni da svolgere :
Seguire le indicazioni del personale sanitario.
Lavarsi le mani. E informare il paziente di cosa bisogna fare.
Verificare che le scarpe siano ben chiuse e allacciate.
Fornire al paziente una stampella o un deambulatore, o altro presidio indicato dal fisioterapista.
Farlo guardare diritto davanti a lui.
Sostenere il paziente a livello del braccio libero.
Prevedere delle pause, e far si che nelle vicinanze ci sia sempre un punto per riposarsi.
Non andare oltre le sue forze.
Riaccompagnarlo alla sua camera.
Aiutarlo a sedersi.
Comunicazioni:
Informare l’infermiere del percorso effettuato, e se è stato aiutato.
Comportamento ed atteggiamento del paziente.
Informazioni raccolte dal paziente.
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MANUTENZIONE ORDINARIA DELLA CARROZZINA E TRASPORTO DEL
PAZIENTE
SCOPO:
Assicurare l’igiene e il buon funzionamento delle sedie a rotelle al fine di garantire il comfort e la sicurezza
del paziente
INDICAZIONI:
Manutenzione settimanale , o secondo le abitudini del servizio.
TECNICA DI ESECUZIONE:
Manutenzione delle ruote.
Controllare la pressione dei pneumatici, senza gonfiarli troppo.
Controllare lo stato delle ruote ( Il cambio dei pneumatici va fatto in coppia nello stesso istante)
MANUTENZIONE DEI FRENI.
Controllare l’efficacia dei freni con le ruote gonfie.
Se i freni non sono efficienti farli regolare.
TESSUTO.
Pulire i rivestimenti con un panno umido e un prodotto disinfettante ( non utilizzare prodotti contenti
sostanze acide o cloro. Per questo argomento è consigliato consultare l’opuscolo informativo della sedia ,
nella
sezione
manutenzioni.
Verificare se l’imbottitura di tela è ben tesa e non danneggiata. Altrimenti farla sostituire .
COMUNICAZIONI:
Informare
l’infermiere
sul
cattivo
funzionamento
della
carrozzina
.
Se è disponibile il libretto di manutenzione del materiale le comunicazioni vanno fatte per iscritto.
Trasporto del paziente in carrozzina
Informare
il
Posizionare
il
Garantire
Assicurare
paziente
paziente
corpo
qualora
sulla
durante
vi
trasporto.
correttamente
sicurezza
il
del
sia
la
carrozzina.
il
necessità
con
trasporto:
cinghie
apposite
.
Controllare che i piedi appoggino sulle pedane e che le braccia non oltrepassino i braccioli.
Verificare
che
non
vi
siano
indumenti
che
strisciano
sulle
ruote
o
Il paziente deve guardare in avanti per potersi orientare.
Durante il trasporto mantenere il dialogo con il paziente e controllare lo stato di benessere
MISURAZIONE TEMPERATURA
TEMPERATURA CORPOREA
DEFINIZIONE
per
terra
.
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La temperatura corporea indica la normale termoregolazione corporea : la produzione di calore si mantiene
uguale alla perdita. E’ uno dei parametri vitali in grado di fornire all’equipe assistenziale un dato obiettivo
sulla situazione del paziente. Pur sembrando una tecnica molto semplice, la misurazione della temperatura
corporea richiede molta attenzione, in quanto tale parametro può predire lo stato di salute della persona
malata.
La temperatura va rilevata al momento della presa in carico e, in regime del ricovero istituzionale.
Sedi di misurazione
La rilevazione di un rialzo della temperatura corporea può avvenire all'esterno per via cutanea (come nel cavo
ascellare o inguinale e a livello frontale) o all'interno (nel retto, nel cavo orale e nell'orecchio). La
misurazione per via ascellare è molto diffusa, ma può fornire talora valori variabili in quanto misura la
temperatura della pelle che è influenzata da fattori esterni (sudorazione, ipertermia, ecc.) e dal
posizionamento dello strumento. In effetti la rilevazione a tale livello non fornisce realmente l'esatta
temperatura corporea, poiché nella cute avvengono scambi termici che possono falsare il risultato. Ciò è
quello che succede quando si ha la febbre: in tal caso il corpo mette in atto dei meccanismi per raffreddare il
corpo (ecco perché si hanno i brividi di freddo), che avvengono soprattutto a livello della circolazione
sanguigna sottocutanea (vasocostrizione per evitare la dispersione di calore all'esterno), di conseguenza la
temperatura cutanea sarà più bassa di quella interna. La misurazione per via ascellare ha, inoltre, lo
svantaggio di richiedere tempi di rilevazione piuttosto lunghi (fino a dieci minuti con il termometro classico)
e di costringere il paziente a stare immobile, cosa non sempre così fattibile nei bambini piccoli e agitati o nei
soggetti con problemi fisici. Indipendentemente dal tipo di termometro che si usa è opportuno pulire e
asciugare bene la cute sotto l'ascella, l'inguine e la fronte prima di passare alla rilevazione della temperatura
per via cutanea. Si parla di febbre quando la temperatura è superiore a 37 °C La temperatura interna orale o
rettale, invece, è più precisa e indicativa in quanto più vicina a quella centrale e meno influenzata
dall'ambiente esterno. Richiede tempi di misurazione inferiori (circa tre minuti col termometro tradizionale e
meno di un minuto con quello digitale) e generalmente la si pratica con un termometro prismatico, perché i
termometri a bulbo più lungo hanno un'estremità più acuta e più fragile. Per quanto concerne la temperatura
orale, il termometro va posto in contatto con la mucosa sublinguale mantenendo la bocca chiusa per tutta la
durata della misurazione. È possibile eseguire questa modalità di rilevazione solo se il paziente è in grado di
tenere fermo il termometro in bocca senza avere colpi di tosse o vomito. In questo caso i valori sono
considerati normali quando sono compresi in un intervallo di temperatura tra i 35,5 e i 37,5 °C. La
temperatura rettale fornisce risultati più accurati poiché rispecchia bene la temperatura centrale, ma il
metodo è poco igienico, poco gradevole e invasivo. Tuttavia per i neonati la misurazione rettale viene
considerata più pratica e appropriata. Per rendere meno traumatica l'introduzione del termometro nel retto è
consigliato lubrificare il suo bulbo con vaselina o prodotti come lidofast o luan. Si parla di febbre quando la
temperatura supera i 38 °C. Tale procedura può non fornire risultati attendibili se vi sono disturbi intestinali
come stitichezza, diarrea, emorroidi o infiammazioni della zona anale. La temperatura auricolare è circa
mezzo grado più alta di quella esterna e rispecchia bene la temperatura ipotalamica, sede del centro della
termoregolazione. La misurazione è rapida, comoda e innocua perché non richiede particolare collaborazione
da parte del soggetto. Quando la temperatura supera i 38 °C si è in uno stato febbrile.
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Ricapitolando il Range di normalità: compresa tra 36,5 e 37,5 misurata oralmente; rettale è superiore di 0,6
°C; ascellare è inferiore di 0,6°C; auricolare è superiore di 0,5°C .
AMBITO DI COMPETENZA
La
rilevazione
è
eseguibile
dall’OSS.
L’OSS informa l’infermiere o il medico su valori di temperatura corporea superiori a 38°C .
Gli obiettivi della procedura
Ottenere
dati
Rilevare
Valutare
di
base
relativi
alterazioni
la
risposta
della
alla
della
persona
a
temperatura
corporea
temperatura
trattamenti
terapeutici
corporea
e
diagnostici.
Valutare il progredire dello stato di salute del paziente in rapporto alle variazioni della temperatura corporea.
Monitorare
quotidianamente
a
orari
fissi
la
temperatura
corporea.
Al fine di verificare le variazioni della temperatura corporea, le rivelazioni vanno accuratamente registrate su
appositi grafici.
Alcuni consigli per una corretta misurazione della temperatura del corpo
Accertarsi del grado di mobilità, stato di coscienza del paziente.
Per evitare errori durante la misurazione della temperatura occorre sempre tener conto del metodo utilizzato.
È perciò buona norma misurare la temperatura corporea di ciascun paziente in stato di salute ottimale e in
condizioni costanti: stesso termometro, stesso sito di rilevazione, stesso luogo e stesso orario. In linea di
massima la temperatura corporea va misurata un paio di volte al giorno e non di più per non innervosire o
preoccupare maggiormente il soggetto in questione. Gli orari più indicati sono la mattina al risveglio e il
tardo pomeriggio, considerando che alla sera la temperatura è in genere più alta di un grado. Non si
dovrebbe mai eseguire la misurazione vicino ai pasti, subito dopo aver bevuto liquidi molto caldi o freddi,
dopo avere fumato una sigaretta o dopo l'esercizio fisico. Quando si verifica un innalzamento importante
della temperatura è utile monitorare più di due volte la febbre durante la giornata fino a quando i valori
tornano a essere normali. Bisogna sempre ricordare che la temperatura non è uguale in tutte le sedi del
corpo, ma si differenzia a seconda del sito di rilevazione (frontale, orale, ascellare, rettale, timpanico).La
temperatura corporea rilevata da un termometro elettronico non può essere paragonata con quella ottenuta
con uno strumento al mercurio e più in generale con quella di un dispositivo diverso, poiché ognuno possiede
un'area di misurazione specifica e si avvale di una differente tecnica per ottenere la temperatura. Di
conseguenza è opportuno considerare che ogni termometro possiede un sistema di riferimento a sé stante e
non comparabile con quello degli altri .
MATERIALE OCCORRENTE
Termometro appropriato, guanti, guaine monouso, lubrificante per misurazione rettale, garza o fazzoletti di
carta,penna e modulo registrazione parametri vitali.
Il tradizionale termometro di vetro al mercurio, che è stato inventato da Galileo Galilei, è attualmente lo
strumento più impiegato per la misurazione della temperatura corporea in virtù del fatto che offre alcuni
vantaggi fra i quali il basso prezzo, misurazioni accurate, efficienza e affidabilità.
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Dispone di una scala graduata che va da 35 a 42 °C e consente di valutare il decimo di grado
Sebbene sia lo strumento più utilizzato, offrendo un riferimento sicuro, il termometro tradizionale ha anche
alcuni svantaggi legati alla lentezza della misurazione, alla fragilità, ma principalmente alla tossicità del
mercurio e alle difficoltà legate al suo smaltimento. Tuttavia la Comunità Europea sta già prendendo dei
provvedimenti per ridurre le emissioni e l'utilizzazione: verrà vietata la produzione dei termometri al
mercurio entro il 2010. Negli ultimi anni i termometri elettronici sono stati protagonisti di una crescente
diffusione e negli anni futuri andranno a sostituire quelli contenenti mercurio, in quanto risultano più veloci,
pratici e con buona affidabilità. Tali strumenti, appena acquistati, devono sempre essere tarati sulla persona
non malata per poter prendere come riferimento la temperatura alla quale si è senza febbre.
Termometri in commercio
Termometro
Descrizione
Termometro Clinico
Termometro di vetro a mercurio di tipo ovate con colore del capillare blu. Campo di misurazione: da 35°C a
42°C.
Termometro Kramer Prismatico
Termometro a bulbo corto di massima precisione per la misurazione rettale ed orale
Termometro Clinico ecologico
Termometro che elimina la problematica sullo smaltimento dei termometri al mercurio, in quanto risulta
essere atossico. Al suo interno contiene una miscela di Indio e Gallio. Campo di misurazione: 35/42 °C
Termometro digitale
Dotato di maxi display per agevolare la lettura. Particolarmente indicato in pediatria, poiché non presenta
rischi di rottura e di tossicità. È impermeabile all'acqua; possiede la memoria dell'ultima misurazione; si
spegne da solo e ha un indicatore automatico di fine misurazione.
Termometro elettronico digitale parlante
Si tratta di un termometro speciale concepito per i non vedenti. Attraverso un segnale acustico di fine
misurazione e una voce elettronica è possibile sapere il valore in gradi della temperatura corporea rilevata. Lo
strumento possiede un tasto (speaker) che può essere pressato per riascoltare la misurazione effettuata e un
display di facile lettura. Caratteristiche generali: campo di misurazione da 32 °C a 41,9 °C Precisione: ±0,1°
tra 36 e 38,5 °C e ± 0,2° tra 32 e 35,9 °C e tra 38,6 e 41,9 °C Sonda flessibile Memoria dell'ultima misurazione
Si spegne automaticamente dopo circa otto minuti Resistente all'acqua Confezione con indicazioni in scritta
Braille per non vedenti
Termometro frontale ad infrarossi
II sensore a infrarossi misura la temperatura direttamente dalla superfìcie della fronte. Rileva, in tre secondi,
il calore del sangue nell'arteria temporale. Il range di misurazione è tra i 20,0 °C ed i 42,2 °C. Un segnale
acustico avverte l'avvenuta lettura. La misurazione può essere effettuata anche durante il sonno del neonato.
Lo strumento può essere usato anche per rilevare il grado di calore del latte nel biberon e dell'acqua del
bagnetto.
Termometro auricolare a infrarossi
ASSOCIAZIONE RINASCITA VITA
MANUALE
ACCREDITAMENTO
PROTOCOLLO FARMACI E
DISPOSITIVI MEDICI
ALLEGATO
PROCEDURA IGIENE
REVISIONE 1
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Si tratta di un termometro digitale auricolare che misura, in un secondo, i raggi infrarossi generati dalla
membrana timpanica e dal timpano. Un microprocessore interno calcola l'esatta temperatura corporea e la
evidenzia direttamente in cifre sul grande display digitale. Emette un segnale luminoso ed un beep per
confermare l'accuratezza della misurazione effettuata. Inoltre avvisa se il termometro non è in posizione
corretta. Possiede, infine, una funzione di memoria che è in grado di registrare fino ad otto misurazioni
LE MODALITÀ DI MISURAZIONE DELLA TEMPERATURA ASCELLARE CON IL
TERMOMETRO CLINICO.
E’ necessario preparare:
Termometro clinico
Garze;
LE AZIONI DA COMPIERE
1)lavare le mani;
2) Informare la persona su ciò che viene fatto e chiederle di assumere ( o aiutarla a farlo) una
posizione confortevole;
Un’informazione adeguata facilita la collaborazione della persona e conseguentemente una corretta
rilevazione del parametro considerato
3) Togliere il termometro dal contenitore. Se è stato immerso nel disinfettante risciacquarlo in acqua
fredda e asciugarne la punta con una garza;
Il disinfettante impiegato per la disinfezione del termometro può irritare la cute. Non va utilizzata
l’acqua calda perché può provocare la dilatazione del mercurio e la conseguente rottura del
termometro.
4) Scuotere il termometro per far abbassare la colonnina di mercurio al di sotto di 35 °C, scoprire
l’ascella e asciugarla tamponando e non strofinando con una salvietta;
Il mercurio deve essere al di sotto della temperatura della persona: se la colonnina non è abbassata,
la misurazione può essere falsata. Lo strofinamento produce calore e ciò può alterare il risultato della
misurazione.
5) Posizionare bene il bulbo del termometro sotto l’ascella ( facendo attenzione a non scoprire il
paziente più del necessario ) e successivamente il braccio del paziente sul torace ( se il paziente non è
collaborante mantenergli il braccio sul torace). Attendere il tempo necessario (5 – 7 minuti) e
togliere il termometro;
Questa posizione consente di mantenere correttamente in sede il termometro.
6)Annotare la temperatura rilevata e riposizionare la persona se necessario;
7) Procedere alla pulizia e disinfezione del termometro, riporre il materiale utilizzato ed eliminare i
rifiuti;
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ACCREDITAMENTO
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PROCEDURA IGIENE
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8) Lavare le mani
9) Avvisare il medico valori T.C. superiori a 38°
LE MODALITÀ DI MISURAZIONE DELLA TEMPERATURA ORALE CON IL
TERMOMETRO CLINICO.
E’ necessario preparare:
Termometro clinico
Garze;
LE AZIONI DA COMPIERE
1) lavare le mani;
2) Informare la persona su ciò che viene fatto e chiederle di assumere ( o aiutarla a farlo) una posizione
confortevole;
Un’informazione adeguata facilita la collaborazione della persona e conseguentemente una corretta
rilevazione del parametro considerato
3) Togliere il termometro dal contenitore. Se è stato immerso nel disinfettante risciacquarlo in acqua fredda e
asciugarne la punta con una garza;
Il disinfettante impiegato per la disinfezione del termometro può irritare la cute. Non va utilizzata l’acqua
calda perché può provocare la dilatazione del mercurio e la conseguente rottura del termometro.
4) Scuotere il termometro per far abbassare la colonnina di mercurio al di sotto di 35 °C,controllare che il
mercurio si trovi dentro il bulbo;Far aprire la bocca al paziente . Controllare che no vi siano processi
infiammatori in bocca.
Il mercurio deve essere al di sotto della temperatura della persona: se la colonnina non è abbassata, la
misurazione può essere falsata. Lo strofinamento produce calore e ciò può alterare il risultato della
misurazione.
5) Posizionare bene il bulbo del termometro sotto la lingua del paziente. Far chiudere le labbra al soggetto.
Attendere il tempo necessario (5 – 7 minuti) e togliere il termometro;
Poiché la temperatura nel cavo orale non è uniforme, è necessario sapere dove collocare esattamente il bulbo
del termometro: esso va posto sotto la lingua del paziente, tra la base della lingua e il frenulo.
6)Togliere il termometro, asciugarlo e leggere la temperatura. Annotare la temperatura rilevata e
riposizionare la persona se necessario;
7) Procedere alla pulizia e disinfezione del termometro, riporre il materiale utilizzato ed eliminare i rifiuti;
8) Avvisare il medico valori T.C. superiori a 38°
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ACCREDITAMENTO
MISURAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA AURICOLARE
L’orecchio rappresenta il punto ideale per la misurazione della temperatura corporea in quanto il timpano
rileva in tempo reale i cambiamenti della temperatura trasmessi dall’ipotalamo, la ghiandola del cervello
responsabile del controllo della temperatura corporea. In tutti gli altri punti di misurazione la temperatura
corporea varia con un ritardo temporale. Non è quindi corretta la comparazione tra la misurazione
all’orecchio e quella orale o ascellare o rettale. Questo metodo è particolarmente indicato nei bambini e in
qualsiasi situazione dove sia necessario ridurre i tempi di rilevazione.
PROCEDURA
Lavarsi le mani.
Far assumere al soggetto una posizione comoda.
Coprire la punta della sonda con un cappuccio monouso.
Inserire la sonda nel canale auricolare in modo da otturare perfettamente l’apertura ( non è necessario fare
pressione)
Per i bambini otturare la parte esterna del canale.
Chiedere al paziente di limitare i movimenti della testa mentre si rileva la temperatura.
Rimuovere la sonda dall’orecchio non appena si sente il segnale sonoro.
Rilevare la temperatura.
Eliminare il cappuccio monouso.
Avvisare il medico valori T.C. superiori a 38
Misurazione della temperatura corporea con termometri chimici.
Questi tipi di termometro, contenenti una sostanza chimica che cambia colore al variare della temperatura,
hanno il vantaggio di ridurre i tempi di rilevazione e di essere monouso.
Procedura
Lavarsi le mani.
Porre il termometro monouso nella zona di rilevazione.
Attendere qualche minuto (consultare il foglio illustrativo del termometro)
Rimuovere il termometro e leggere la temperatura controllando le variazioni di colore sulla scala.
Gettare il termometro monouso.
Avvisare il medico valori T.C. superiori a 38
Misurazione della temperatura rettale
E’ un metodo di rilevazione della temperatura interna.
Il termometro va inserito nell’orifizio anale, in direzione dell’ombellico, per 1 Cm nei lattanti, e circa 6-8 mm
nell’adulto. Va appoggiato sulla parete del retto al fine di misurare la temperatura del sangue sull’arteria
emorroidaria.
Controindicazioni.
Persone agitate o in grado di collaborare.
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PROCEDURA IGIENE
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Alterazioni a carico del retto ( per esempio, emorroidi)
Interventi chirurgici rettali o perianali.
Traumi a carico del retto – ano.
Avvertenza; il termometro può rompersi provocando lesioni a carico del retto e/o ano.
Precauzioni.
Inserire il termometro con cautela con un leggero movimento rotatorio per evitare lesioni.
Rispettare la privacy della persona.
Rispettare scrupolosamente le norme di igiene.
Procedura nell’adulto:
lavare le mani
Informare la persona su ciò che viene fatto e chiederle di assumere ( o aiutarla a farlo) una posizione
confortevole
Togliere il termometro dal contenitore. Se è stato immerso nel disinfettante risciacquarlo in acqua fredda e
asciugarne la punta con una garza
Scuotere il termometro per far abbassare la colonnina di mercurio al di sotto di 35 °C, controllare che il
mercurio si trovi dentro il bulbo; Controllare che non vi siano processi infiammatori nell’ano. Procedere con
l’introduzione del termometro nell’ano dopo averlo lubrificato.
Posizionare bene il bulbo del termometro 6 –8 mm all’interno. Attendere il tempo necessario (2 – 4 minuti) e
togliere il termometro.
Sfilare il termometro, asciugarlo e leggere la temperatura. Annotare la temperatura rilevata e riposizionare la
persona se necessario
Procedere alla pulizia e disinfezione del termometro, riporre il materiale utilizzato ed eliminare i rifiuti
Lavare le mani
Avvisare il medico valori T.C. superiori a 38°
PULIZIA DEI GENITALI E DELLA ZONA PERINEALE (PAZIENTE ALLETTATO)
OBIETTIVI:
· Prevenire ed eliminare le infezioni delle vie urinarie, ed i cattivi odori e promuovere il benessere del
paziente.
· Assicurare l'igiene della pelle.
· Assicurare l'igiene e il confort delle persone incontinenti.
· Mantenere l'integrità delle mucose genitale e perineale.
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ACCREDITAMENTO
MATERIALE OCCORRENTE:
Sul carrello disinfettato :
· 1 brocca per l'acqua, 1 salvietta o telino o asciugamano personale.
· Guanti monouso.
· Sapone, detergente liquido.
· Un cambio della biancheria del paziente.
· Padella.
· Creme emollienti, creme dermoprotettive.
· 1 contenitore per i rifiuti.
· 1 traversa e telo di protezione impermeabile per il letto;
· 1 manopola di spugna, o di tessuto non tessuto, o manopola monouso.
TECNICA DI ESECUZIONE.
L'igiene dei genitali femminili e maschili va sempre fatta una volta al giorno , e comunque secondo il bisogno
e in base alla necessità del paziente.
· Informare il paziente in riferimento alla procedura.
· Garantire la privacy per la tranquillità del paziente
· Indossare i guanti.
· Proteggere il letto con il telo e la traversa.
· Aiutare il paziente a svestire la parte inferiore del corpo.
· Posizionare la padella.
· Aiutare la persona a mantenere la posizione ginecologica.
· Riempire la brocca di acqua a circa 38 - 40 gradi
· Indossare la manopola sulla mano che effettua il lavaggio.
· Bagnare e insaponare la manopola.
· Bagnare lentamente i genitali della persona, "Verificando che la temperatura dell'acqua le sia gradita."
· Lavare i genitali procedendo sempre con movimenti dal pube verso l'ano; se necessario, utilizzare
compresse di tessuto non tessuto o falde di cotone idrofilo effettuando con ogni pezzo un solo passaggio.
· Nella donna è importante ricordarsi che la pulizia va sempre fatta dalle aree più pulite alle più sporche: si
puliscono i genitali esterni dalla sinfisi pubica alla zona anale per prevenire infezioni uro - vaginali.
Divaricare le grandi e le piccole labbra, lavare e sciacquare dal meato uretrale verso l'ano e dall'interno verso
l'esterno.
· Nell'uomo dopo che ha assunto una posizione supina, se è possibile posizionare la padella. Ritrarre il
prepuzio, lavare la punta del pene con movimenti circolari dal centro alla periferia (zona pulita). Usare ogni
volta una porzione differente del telo. Sciacquare la zona e poi procedere verso il basso. Lavare lo scroto ed il
perineo. Asciugare molto bene. La pulizia dell'orifizio anale viene fatta con il paziente posizionato sul fianco.
· N.B. Nel paziente portatore di catetere vescicale : prestare molta attenzione al punto di entrata del catetere e
al meato uretrale esterno. Importante è mantenere il catetere vescicale pulito ( rimuovere residui fecali,
secrezioni ed eventuale sangue). Pulire il tubo del catetere con movimenti circolari, evitando trazioni verso
l'esterno. Lo spostamento del sacchetto per la raccolta delle urine deve avvenire sempre evitando il reflusso
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ACCREDITAMENTO
in vescica di urina emessa o presente nel tubo di collegamento catetere, sacchetto. L'accorgimento per
impedire che ciò accada consiste nel clampare il tubo di connessione , se non presente la sacca urine
antireflusso .
· Sciacquare accuratamente i genitali,
· Sciacquare e insaponare nuovamente la manopola.
· Lavare e risciacquare la zona perianale,
· Asciugare accuratamente i genitali tamponando.
· Togliere la padella,
· Aiutare il paziente ad assumere la posizione laterale e verificare che la zona perianale e sacrale siano pulite e
se necessario, provvedere a completare la pulizia;
· Completare l'asciugatura delle pieghe inguinali, della zona perianale, del solco interglutideo, della zona
sacrale,
· Osservare l'eventuale presenza di arrossamento delle mucose, secrezioni, lesioni cutanee.
· Aiutare la persona a rivestirsi con indumenti puliti.
Comunicazioni all'infermiere:
· Esecuzione della prestazione.
· Quantità, aspetto, colore, odore delle feci se il paziente è andato di corpo.
· Quantità, colore, odore, delle urine.
· Stato della cute ( presenza di irritazioni, tagli, rossore).
· Presenza di perdite dal catetere vescicale, dai genitali.
· Alterazioni della fisiologia dell'apparato genito - urinario.
· Presenza del catetere vescicale fuori sede.
· Grado di igiene della persona.
· Osservare, nell'uomo, se il prepuzio non scivola all'indietro (fimosi).
TAGLIO DELLE UNGHIE NEL PAZIENTE NON AUTOSUFFICIENTE.
1) Mi presento al paziente , lo informo della procedura , lo invito a collaborare, effettuo il lavaggio sociale
delle mani, e predispongo il materiale occorrente..
2) Proteggo il letto con una traversa.
3) Immergo le mani dell'assistito in acqua per circa 5 - 10 minuti.
4) Asciugo delicatamente la mano, prendo il tagliaunghie.
5) Ispeziono gli angoli di ogni unghia .
6) Effettuo il taglio rettilineo per ogni unghia, lasciando 1-2 mm di crescita.
7) Una volta effettuato il taglio, smusso le unghie solo con lima monouso.
8) Controllo le cuticole.
9) Se necessario applico una crema emolliente su ogni unghia.
10) Informo l'infermiere qualora ci siano delle anomalie.
11) Controllo dopo circa 1 ora che non si siano verificati inconvenienti.
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ALLEGATO
PROCEDURA IGIENE
REVISIONE 1
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ELIMINAZIONE FECALE A LETTO PER LA PERSONA NON AUTOSUFFICIENTE.
1) Mi lavo le mani, garantisco la privacy, chiedo al paziente di assumere la posizione supina.
2) Mi presento e spiego la procedura, alzo la camicia o la giacca del pigiama e abbasso o tolgo i pantaloni.
3) Invito il paziente a flettere le ginocchia e puntare la pianta dei piedi sulla superficie del letto.
4) Aiuto il paziente a sollevare il bacino, posizionando una mano sotto la regione glutea.
5) Faccio scivolare di lato la padella sotto i glutei.
6) Mi accerto che la posizione sia idonea e confortevole per il paziente, sistemo il campanello a portata di
mano.
7) A defecazione avvenuta, indosso i guanti, pulisco l'orifizio anale con la carta igienica, copro la padella con
una salvietta e portarla a svuotarlo.
8) A questo punto si può chiedere l'intervento di un secondo operatore, la quale eseguirà l'igiene perineale e
qualora c'è ne sia bisogno di altre parti del corpo.
9) Riordino il letto, smaltisco i rifiuti negli appositi contenitori, apro la finestra per arieggiare la stanza, tolgo
i guanti e mi lavo le mani.
10) Registro e riferisco l'avvenuta defecazione e l'eventuale carattere anomalo delle feci.
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