www.interferenzeletterarie.blogspot.com Renzo ha venti anni ed è un pellegrino sulla strada verso Santiago. Attraverso fatiche, rifugi affollati, difficoltà, problemi fisici, paesaggi di estrema bellezza e incontri straordinari riuscirà a giungere alla cattedrale dove riposano le spoglie mortali del Santo. Al suo fianco c'è Tanatos, enigmatico e anziano compagno, intriso di saggezza e di mistero. Chilometro dopo chilometro il cammino saprà insegnare attraverso il dolore e il sudore, mostrando a Renzo un mondo di emozioni sconosciute. Tappa dopo tappa fino allo sconvolgente finale, in cui Tanatos mostrerà la sua vera natura e rivelerà a Renzo il vero significato del cammino. Basato sull'esperienza dell'autore, che ha percorso interamente il pellegrinaggio nell’Aprile del 2010, "Il silenzio di un milione di passi" è un romantico inno al cammino di Santiago e alla sua capacità d'insegnare e di far scoprire realmente chi si è e cosa si vuole dalla propria vita. Formato Romanzo (15x23mm) Copertina morbida 183 pagine Prezzo 9€ + spese di spedizione Leggi i primi due capitoli in ANTEPRIMA 2 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Prologo Gentili lettori, mi presento. Mi chiamo Renzo e dopo tante peregrinazioni e spostamenti, ora vivo a RioMaggiore, una delle “Cinque terre”, incastonate tra cielo e mare. Qui mi godo il sole, il silenzio, il mare che brilla nelle giornate d'Agosto, il freddo che è sempre mitigato dal vento e il tempo trascorre lento, come mai ha fatto in vita mia. Sono vecchio, abbastanza da considerarmi saggio ma non tanto da essere reputato un rottame. Continuo a dire la mia e quando lo faccio, c'è ancora qualcuno che sta ad ascoltare. Sulla mia carta d'identità c'è scritto "pensionato" ed è la dicitura che preferisco, anche se qualcuno si ostina a volermi definire scrittore. Di libri, nella mia vita, ne ho scritti parecchi, alcuni hanno avuto successo, altri meno, qualcuno è stato un vero e proprio fallimento. Erano sempre storie d'avventura, amore e passioni, finzioni frutto della mia immaginazione. Non so perché ma l'avventura più bella e intensa, quella vera, non l'ho mai voluta scrivere. Ho sempre preferito raccontarla attraverso la mia voce, fissando negli occhi le persone che mi stavano ascoltando, senza sentire il bisogno di trasformarla in frasi e paragrafi. Credo che derivi da una specie di gelosia, il voler tenere una cosa tutta per sé, affinché sia esclusivamente nostra, come un diamante che si custodisce nel cassetto chiuso a chiave di un comodino, per paura che lo rubino. 3 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Quello che è venuto dopo, la scrittura, quella specie di successo che ha impresso per sempre il mio nome su un foglio di carta e lo ha reso pasto di critiche e lamentele, la mia vita, l'amore, tutto quanto, è figlio di quella grande esperienza, vissuta in quei miei giorni così acerbi. Intrapresi il cammino che avevo solo vent'anni e poche idee, vivendo quegli istanti con la vanità dei giovani, che si credono già adulti anche se sprovvisti d'esperienza e di capacità di intendere la vita. Volevo provare tutto, in fretta, in quel tempo che scorreva veloce, troppo veloce, assaporandone rapidamente tutti i piaceri, come un bicchiere di vino di cui si beve solo un sorso e il resto si abbandona, forse per qualcun altro, non interessa. Dopo il cammino tutto è cambiato, perché è il cammino stesso che ti cambia, evolve, ti trasforma. E’ la metafora della vita. Voglio inserire in queste pagine tutte quelle semplici ma importantissime lezioni che il cammino mi ha insegnato e che ho avuto la fortuna ed il coraggio d’imparare. Perché per imparare bisogna anche essere disposti a farlo. Il romanzo parla di avvenimenti reali, non è stato trasformato nulla per seguire fini narrativi. Leggerete di quello che ho vissuto e nulla più. Sono uno scrittore, è il mio compito e ve ne faccio regalo. Alla fine non si tratta altro che di ricordi, ma si sa, i ricordi sono il pane dei vecchi. Soprattutto quando si tratta di vecchi scrittori come me. 4 www.interferenzeletterarie.blogspot.com I Sono passati molti anni da quel giorno in cui risalii le scale che mi portarono alla città vecchia di Saint-Jean Pied-de-Port. Molti avvenimenti ed esperienze si sono accumulate sopra quei ricordi, immagini che la mia memoria fa fatica a decifrare e collocare nei vari momenti che compongono la vita, come pennellate sbiadite di una tela lasciata per troppo tempo esposta alla luce solare. Eppure ricordo benissimo quel giorno e tutti quelli venuti dopo, fino a Santiago, come se li stessi ancora vivendo in questo momento, mentre finalmente ho deciso di mettere su carta questa storia. A volte basta un'immagine, anche solo un frammento, per ritornare a quei giorni, per riscoprire la malinconia di una giovinezza ormai passata, quell'incoscienza e quella voglia di vita che mi fecero partire. Altre volte è sufficiente un rumore o anche un semplice profumo, così simile a qualche essenza incontrata lungo il cammino, affinché la macchina dei ricordi si rimetta in moto, senza che possa fare alcunché per fermarla. In un istante mi ritrovo nuovamente giovane e forte, ad affrontare quegli scalini senza nemmeno avere idea di dove conducessero. Ricordo inoltre gli abbracci degli amici, dei genitori, le lacrime della mia fidanzata di allora, diventata moglie e compagna per tutta questa vita, le loro esortazioni e gli incoraggiamenti al momento della partenza, i loro sorrisi. Erano tutti lì, la sera precedente, in una grande e bella sorpresa 5 www.interferenzeletterarie.blogspot.com che mi costrinse a scendere in cortile già in pigiama e mezzo addormentato. Sapevo che non sarei mai stato completamente solo lungo mio cammino, la loro presenza mi avrebbe aiutato. Feci il mio ingresso nell’esperienza del cammino nel tardo pomeriggio, con il sole che cominciava a calare sull'orizzonte sporcato dai monti e il cielo che s’andava colorando di tinte violacee. Risalii la città vecchia di Saint-Jean, luogo di partenza del cammino in terra francese, con le sue case di pietra e le tortuose viuzze d'acciottolato, fino a ritrovarmi davanti a una vecchia porta intarsiata. Lì, in un angolo, bastoni, qualche scarpone vecchio, delle conchiglie e la scritta "Chemin de Saint Jacques" incisa su una piastrella in ceramica. Bussai utilizzando il vecchio battente arrugginito, non c'era segno di campanello, mentre mi sembrava di vivere un sogno, come se quello che stessi facendo non fosse stato reale. Ero arrivato davanti a quella porta attraverso un'odissea di tempi e mezzi, tra aerei, treni e autobus da Milano a Parigi per terminare nei paesi baschi francesi. Ancor prima di quel viaggio c'erano stati otto mesi di preparazione, studio, letture e d'illusione. Non sapevo nulla del cammino, del suo significato, del perché migliaia di persone lo affrontassero anno dopo anno. Sinceramente, non m’interessava. Avevo voglia di vivere un’avventura intensa e nuova, di compiere un gesto differente che mi avrebbe reso diverso da tutti. In quegli anni giovanili avevo sete di conoscere e affrontare le sfide della vita, bruciavo del desiderio di scoprire quale fosse la verità, semmai ne esista una. Sentivo come una necessità d’esperienze uniche, che fossero solo mie, che mi facessero crescere. Ero affamato di vita. Non avvertivo alcun bisogno di seguire un percorso, non m’importava del lato mistico e trascendentale del cammino. Ambivo soltanto ad accumulare un’esperienza in più, che si sommasse alle tante già vissute. Queste furono le ragioni che mi spinsero a progettare il cammino, a informarmi e comprare volumi diversi, a sudare giorno dopo giorno in estenuanti allenamenti di trekking una volta terminata la giornata lavorativa. Non ci fu nessuna bramosia di scoprire un lato 6 www.interferenzeletterarie.blogspot.com spirituale o d’incontrare me stesso dietro la richiesta di un mese di ferie, fatta implorando il mio capo. Il denaro speso per l’acquisto dei biglietti e dell’attrezzatura era stato precedentemente destinato a un’eventuale vacanza, aggettivo con il quale classificavo il cammino. In sostanza, intrapresi il pellegrinaggio alla tomba del santo Giacomo senza nemmeno sapere perché lo stessi facendo. Venne ad aprire un tizio alto e magro, con una folta barba nera e i capelli spettinati. Sembrava assomigliare a quelle immagini d’alpinisti sperduti durante le loro ascensioni sulle vette himalayane. Parlava un francese stentato, sporcato da un pesante accento dell’Europa settentrionale e molto spesso doveva fermarsi, lasciando in sospeso la frase come panni lasciati stesi ad asciugare al sole, per trovare la corretta traduzione di ciò che voleva dirmi. Io rispondevo con quello che ricordavo dai tempi delle noiose e lunghe ore di studio scolastico, che era ben poco ma in ogni modo più che sufficiente per garantirsi una notte al caldo e un po' di pane. Mi fece posare il bastone in un angolo e mi chiese la credenziale. Si trattava di un opuscolo pieghevole che indicava le generalità del pellegrino e la destinazione del pellegrinaggio. Sulla mia figurava la scritta in corsivo “Ad limina sancti Jacobi”. Era dotata di innumerevoli caselle bianche dove si sarebbe dovuto apporre il timbro di ogni ostello in cui si trascorreva la notte. Gliela porsi con il timore di chi fa qualcosa per la prima volta e ha paura di commettere un errore. L’afferrò con un sorriso bonario, da persona che crede nell'armonia del mondo, e impresse il primo timbro in una casella fino a quel momento vergine e bianca. Pagai e lo seguii al piano di sopra, dove mi mostrò il dormitorio. Annunciò che avevo cinque minuti prima che iniziassero a servire la cena. Quando mi ritrovai solo, nel silenzio della camerata deserta, con i segni degli altri pellegrini sparsi sui vari letti, mi sembrò di provare una strana felicità. Come una gioia frenata dalla paura e dalla malinconia. Il cammino di Santiago, per mesi sognato, desiderato, studiato, finalmente stava per diventare realtà, vita da vivere, oppure già lo era e non ero ancora in grado di capacitarmene. 7 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Disfeci il sacco a pelo e lo posai sull'unico letto libero. Poi lavai la faccia e mi cambiai in fretta i vestiti sudati. Sistemai lo zaino, sforzandomi di comprimerlo per farlo entrare nel vano, cercando di non fare troppa confusione. I miei impegni furono interrotti dal suono di un campanello. Era pronta la cena. Scesi le antiche scale di legno che odoravano di lucido e polvere e m'infilai in un cortiletto riparato da un tetto in vetro che lasciava filtrare le luci del tramonto. Le panche, disposte ai due angoli opposti, erano già interamente occupate. Mancavo solo io. Presi posto al fianco di due signori francesi sui settant'anni, che conversavano amabilmente sulla qualità del vino servito. L'hospitalero, che con addosso quella felpa così stropicciata sembrava ancora di più un sopravvissuto sull'Everest, cominciò a elencare in un fluido inglese le regole dell'ostello, gli orari e quant'altro. Poi invitò i presenti ad alzarsi in piedi, a presentarsi e spiegare quale fosse la motivazione del proprio pellegrinaggio a Santiago. Cominciò un andaluso barbuto che balbettava dall'emozione. Quando venne il mio turno raccontai nel mio inglese scolastico che non sapevo perché stessi per cominciare il pellegrinaggio e speravo che sarebbe stato proprio lo stesso cammino a mostrarmelo. Un pellegrino alto e anziano, con dei lunghi capelli argentati e una barba bianchissima, m'impressionò notevolmente. Parlava un inglese perfetto, senza intoppi né accento, disse di chiamarsi Tanatos e di voler fare il cammino per scoprire il segreto dell'animo umano. Ancora adesso, dopo tutti questi anni, non riesco a comprendere a fondo quali furono le ragioni della mia attrazione, forse quel suo sguardo altero, i suoi capelli argentati, la sua voce profonda, il suo inglese fluente. Non saprei dare una spiegazone accettabile, nemmeno ora che so benissimo chi fosse quell’uomo e cosa rappresentasse in quel momento, eppure qualcosa mi spinse a passare tutto il tempo della cena con l'impressione di avere i suoi occhi addosso, come se mi stesse spiando. Quando però trovavo il coraggio e alzavo la testa per osservarlo e magari incrociare il suo 8 www.interferenzeletterarie.blogspot.com sguardo, lo scoprivo sempre chino sul suo piatto, lontano dalle conversazioni. L'hospitalero ci servì una zuppa di farro, del risotto e un dessert composto da albicocche immerse nello yogurt, il tutto annaffiato da vino rosso francese. La mia prima cena da pellegrino sul cammino di Santiago. Ricordo ancora i sapori nuovi e l’incertezza che colorava ogni mia parola. Ho dimenticato i temi su cui verterono le conversazioni ma sono convinto che rappresentino la parte meno importante di quella prima e irripetibile serata. Dopo la cena mi precipitai in stanza, come se avessi paura di ritrovarmi sulle scale quello strano personaggio dai capelli bianchi. Mi lavai i piedi alla bell'e meglio e poi passai ai denti. Durante il cammino avrei imparato a razionalizzare il tempo e lo spazio per la lavanda quotidiana ma in quel momento ero ancora uno sprovveduto pellegrino che cercava di raccapezzarsi, come un viaggiatore che abbia sbagliato treno e si sforzi di capire in che stazione sia finito. M'infilai nel sacco a pelo mentre gli altri pellegrini ancora stavano ultimando la preparazione prima di andare a dormire. L’attività era febbrile: c’era chi preparava i vestiti che avrebbe indossato il giorno seguente, chi sistemava l’attrezzatura all’interno dello zaino e chi si concentrava sulla toilette quotidiana. Pochi parlavano, assorti nei propri pensieri e gli sguardi erano tenuti bassi, come se ci si stesse vergognando di essere lì. La fratellanza e l’immediata simpatia tra pellegrini che nasceva spontanea lungo le tappe del cammino era ancora lontana da venire. Steso nel sacco a pelo, mi stancai presto di osservare il vespaio sottostante e mi sdraiai su un fianco con l’obiettivo di prendere sonno. Sentii come un calore strano partire dai piedi, risalire lungo la colonna vertebrale ed esplodermi, rosso, nelle guance. Non faticai a comprendere di cosa si trattava: era paura. Paura del fatto che dal giorno seguente avrei dovuto fare affidamento esclusivamente sulle mie forze e questo mi destabilizzava, perché non sapevo fino a che 9 www.interferenzeletterarie.blogspot.com punto avrei potuto contare su me stesso, sulla mia motivazione e sul mio allenamento. Quando l'ultimo pellegrino spense la luce, mi addormentai di colpo, provato dal viaggio e dalle emozioni di quella giornata. 10 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Alcune frasi tratte dal romanzo Mi stesi nel sacco a pelo quando la maggior parte dei pellegrini stava ancora preparando il tutto per la giornata seguente. Ero attorniato da sbadigli, rumori di sacchetti di plastica, di zaini aperti e di cerniere richiuse. L'hospitalera, alle dieci in punto spense e riaccese per tre volte la luce ed i pellegrini ritardatari schizzarono nei sacchi a pelo come gatti sorpresi dal padrone a dormicchiare sul divano buono. Mi addormentai quasi subito, fiaccato dalla fatica di quella prima tappa. ----------------------- Trinidad rappresentò per me la prima vittoria delle tante sfide che il cammino mi lanciò, quella della solitudine, della malinconia. Quella della voglia di gettare tutto alle spalle e tornare a casa, perché continuare sarebbe solo da stupidi. Realizzai, in quel dormitorio dai copri materasso in plastica a disegni scozzesi, che non era così, che avrei continuato, che sarei andato avanti, fin dove non lo immaginavo ancora, magari fino a Santiago, oppure no. In quel momento non contava la meta ma il fatto di rimettersi in marcia il giorno seguente. A Trinidad compresi che è molto più facile dirsi “non ce la farò mai" piuttosto che "ce la posso fare". ----------------------Non riesco ancora, dopo tutto il tempo che è passato, a comprendere perché ma giusto prima di cedere al sonno, capii d’essere felice. Per tanti anni mi sono scervellato a rincorrere una spiegazione ma ora ormai ho accettato il fatto che a volte, nella vita, si 11 www.interferenzeletterarie.blogspot.com è felici senza avere un motivo specifico per esserlo. Quelli sono momenti che non si dimenticano più. ----------------------- I nomi di quei luoghi si confondono nella mia memoria e per quanto mi sforzi non riesco a ricordare altro che immagini sfuocate, ricordi vaghi mescolati a una sensazione di noia e fastidio. Fromista, Carrion de los Condes, San Nicolas de puente Fitero, Sahagun, El Burgo ranero, Mansilla de las mulas, questi sono i nomi dei vari paesi in cui sostai, solo parole scolpite nella memoria, suoni o immagini che hanno perso tutta la loro carica emozionale. L'unico ricordo ben definito di quelle tappe è che furono di una noia incredibile. ----------------------In realtà quella non era altro che l'ennesima lezione del cammino, perché bisogna sempre andare avanti, anche quando sembra la cosa più stupida da fare, anche quando tutto sembra remare contro di noi. Andare avanti, solo così si raggiungeranno dei risultati, non bisogna mai fermarsi al primo ostacolo. I problemi si risolvono man mano che arrivano. In quel momento il mio era una brutta dissenteria accompagnata dalla febbre.Questo però lo capii solo più tardi, mesi o anni dopo quel giorno. In quell’attimo, mentre mi rimettevo in marcia, pensai se davvero tutto quello avesse un valore. Purtroppo non seppi scoprire quale avrebbe mai potuto essere. ----------------------- 12 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Osservando quello panorama unico, mi resi conto che avevo dovuto sudare ottocento chilometri per giungere davanti a quello spettacolo. Attraverso sentieri, montagne, paesini sconosciuti fuori dal mondo e grandi città, sudore, lacrime, incontri straordinari. Compresi che ero venuto al mondo per godere del momento in cui il vento s’acquietava e il rumore del mare si placava e scompariva nel nulla. Un secondo infinito di silenzio denso, da bere, da vivere, da toccare e baciare. Passo dopo passo solo per arrivare all’appuntamento con il silenzio più splendido della mia vita, in cui il tempo e l’armonia del mondo si erano rinchiusi in un incredibile mutismo. Il silenzio di un milione di passi. ----------------------- 13 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Gentile lettore, Ho percorso l’intero cammino di Santiago nell’Aprile del 2010. Sono partito da Saint-Jean una fresca mattina di primavera e ho raggiunto Santiago de Compostela trenta giorni dopo, in una cornice quasi estiva sotto un cielo color diamante. Nel mezzo ci sono stati 813 km di sentieri, strade, incontri, problemi e sofferenza. Lo zaino, le vesciche, la tendinite, la diarrea, il cammino non è certo stato benevolo con me. Se da una parte però ho sofferto e posso affermare che sia stata dura, davvero dura, riuscire a completarlo, dall’altra ricorderò per sempre i nomi, i visi e le parole delle persone incontrate lungo il cammino, così come le notti di solitudine. Ho sempre amato i libri che spronassero chi li stesse leggendo a pensare. In quelli che ho scritto ho sempre cercato di creare quest’alchimia, con la strana immodestia di credermi davvero capace di scrivere, di appassionare qualcuno tanto da far sì che spenda il suo tempo nella lettura di ciò che scrivo. Quello che spero è che quando i miei fidati e pochi lettori chiudano il libro e lo ripongano per sempre nelle librerie delle loro case, alcune frasi ritornino loro in mente e li aiutino a ragionare. Mi piacerebbe tanto che le mie storie non fossero solo storie, minuti leggeri passati su un divano o in spiaggia ma riescano a essere qualcosa di più, quel qualcosa che ho sempre cercato nei libri che ho letto in tutti questi anni, come affamato di carta e parole. Qualche volta l’ho trovato, altre invece no. Questo è quello che cerco di trasmettere attraverso ciò che scrivo, che altro non è che la trasposizione in parole delle mie esperienze, delle mie paure e della mia stessa anima, che si snocciola pagina dopo pagina. Non mi reputo certo un pensatore o un saggio, vivo la vita a modo mio e scrivo nella maniera che più mi piace. Non pretendo di invogliare schiere di potenziali pellegrini a percorrere il cammino, né di sciogliere i dubbi di chi è indeciso o sente imminente il momento 14 www.interferenzeletterarie.blogspot.com della partenza. Scrivo perché è la mia passione, perché amo farlo e bisogna farlo, se se ne sente il bisogno. Scrivo affinché riesca a trasmettere quel poco che so, quel poco in cui credo, nella maniera in cui riesco a farlo, senza grandi idee di successo né di consenso. La mia è solo una voce in mezzo al rumore o, per dirla in maniera più romantica, solo una goccia in un oceano. Eppure quell’oceano non è altro che l’insieme di miriadi di gocce, una vicino all’altra. Spero che anche la mia riesca a dare il suo contributo. Nella stessa misura in cui, quando inizio a scrivere un libro, non immagino certo che piega prenderà e dove mi condurrà la scrittura, ignoravo completamente quale fosse il significato del cammino, ciò che mi attendeva e quello che avrei dovuto affrontare. Vivere il cammino è stato come ritrovarsi a scrivere di un libro del quale ero protagonista, con i miei difetti, le mie capacità e i miei dubbi. I giorni sono passati lenti, innumerevoli le riflessioni e i momenti di silenzio, infiniti gli attimi di scoramento, incredibilmente profonde le sensazioni di felicità. Tutto questo ho cercato di ravvivarlo e condensarlo in questo romanzo che ho scritto nei mesi successivi a quell’esperienza. Come ogni romanzo è partito da un’idea nebulosa e fantasiosa che già era nata nei miei giorni pellegrini ed è cominciato con una parola. Una semplice parola, un verbo, aggettivo, avverbio o preposizione che dà il via a tutto quanto. Una parola seguita da altre, molte o poche questo è giudizio sindacabile e soggettivo, fino a creare quello che stai per cominciare a leggere. Frase dopo frase ho rivissuto interamente il mio cammino, spero che anche tu riesca a viverlo esattamente come ho fatto io, assaporando un po’ delle mie emozioni. Se ci sono riuscito solo tu potrai dirlo ma anche in quel caso, il tutto rimarrà sindacabile e soggettivo. 15 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Non smettere mai di camminare verso i tuoi sogni ed i tuoi obiettivi, è l’unica cosa che possiamo fare per rendere la nostra vita davvero degna di essere vissuta. Ti auguro una buona lettura. Omar Gatti 16 www.interferenzeletterarie.blogspot.com L’AUTORE Omar Gatti. Classe 1985, disegnatore meccanico. Da sempre appassionato di lettura e di viaggi intorno al mondo, si ritrova a scrivere il primo racconto sulle Ramblas, a Barcellona. Da allora non si è più fermato. Autore di articoli di storia musicale per il sito “Noisymusic.it”, partecipa a vari concorsi locali dove riesce a togliersi le prime soddisfazioni. Il primo romanzo è “Il filo di Arianna”, vicenda parzialmente autobiografica di un ragazzo che insegue il proprio amore attraverso l’Europa. Successivamente si dedica a “Il delicato suono del tempo”, romanzo sul passato del miglior sassofonista italiano, dal tono malinconico e triste come un brano jazz. Con “Un fado a Lisbona” si cimenta nel racconto giallo, che riproporrà ne “Notturno parigino”, nato da una scommessa. Nell’Aprile del 2010 percorre l’intero cammino di Santiago. Da quell’esperienza nasce il romanzo “Il silenzio di un milione di passi”, nel quale ha racchiuso gli insegnamenti e le emozioni vissute durante il pellegrinaggio. Per contattare direttamente l’autore è possibile scrivere una mail a: [email protected] 17 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Come acquistare una copia Collegarsi al sito www.ilmiolibro.it e cercare “Il silenzio di un milione di passi” nella stringa di ricerca; Oppure cercare direttamente “Il silenzio di un milione di passi” su Google; Selezionare l’opera e cliccare su “aggiungi al carrello”; Selezionare “procedi” per completare l’acquisto; Per completare l’acquisto occorre registrarsi gratuitamente al sito internet www.ilmiolibro.it, una carta di credito (tipo Postepay) e un indirizzo a cui sarà spedito il materiale; Il libro impiega solitamente dai 2 ai 5 giorni per giungere a destinazione. Per maggiori informazioni andare sul sito www.interferenzeletterarie.blogspot.com 18 www.interferenzeletterarie.blogspot.com DELLO STESSO AUTORE Il Filo di Arianna Scarica gratuitamente l'anteprima dei primi due capitoli Acquista una copia Renato e Lucia si conoscono in una gelida notte di Gennaio a Berlino. Tra loro nasce subito una passione dirompente. Il problema? Renato è italiano di Como, Lucia è spagnola, di Madrid. Tra i due fiorisce una storia a distanza che nonostante le difficoltà sembra poter durare. Improvvisamente Lucia sparisce, fa perdere ogni contatto. Renato dopo aver sudato, sofferto, pianto e pensato decide di partire per andare a cercarla. Parte per Madrid. Si ritroverà a dover inseguire il fantasma di Lucia per un'Europa annegata nel caldo di un agosto qualunque. Da Madrid a Barcellona, da Zurigo a Roma, attraverso prove, incontri, paure e difficoltà, percorrendo il lungo labirinto della propria eistenza. A guidarlo c'è il suo personalissimo filo di Arianna, l'immagine di Lucia, a volte così vicina da poterne sentire l'odore, altre talmente lontana da non poterla nemmeno immaginare. Un susseguirsi di prove fino all'inaspettato finale. Il delicato suono del tempo Scarica gratuitamente l'anteprima dei primi due capitoli Acquista una copia Scarica gratis l'audio dell'incipit del romanzo Il suono che Giosuè Lombardi sa regalare è qualcosa di magico, unico e romantico. Languido come un bacio innamorato e malinconico come una poesia di Jacques Prevert. Il suono del 19 www.interferenzeletterarie.blogspot.com migliore sassofonista d'Europa. Dietro la patina di un successo musicale senza precedenti si cela la vita di un uomo disilluso e distrutto, dedito all'alcol e alle droghe. Giosuè, che ha conosciuto la notorietà alla soglia dei sessant'anni, è in realtà un uomo venuto dal nulla, dal passato misterioso e nebuloso quanto le sue canzoni. Una lettera lo costringerà a fare i conti con quel passato, perso in una notte dei primi anni settanta, in un' Atene soffocata dal regime dei colonnelli. La notte in cui aveva tradito tutto quanto. L'amore, l'amicizia e la musica. Da allora troppe domande sono rimaste senza risposta. Chi ha venduto Anghelikì ai militari? Chi ha ucciso Sbraolin? Che fine hanno fatto i "Souvenir d'Italie"? In un crescendo d'emozioni e di suspence, in un romanzo dal sapore romantico e malinconico, Giosuè finalmente potrà svelare le verità di quella notte. Per ritrovare la pace, persa per oltre quaranta anni, la notte in cui aveva smesso di vivere. "Il delicato suono del tempo" è un romanzo da leggere tutto d'un fiato, con la colonna sonora che spazia dal jazz all'elettronica, alla ricerca del suono perfetto, il suono del tempo che scorre, inesorabile. Un fado a Lisbona Scarica gratuitamente l'anteprima dei primi due capitoli Acquista una copia In una Lisbona di fine primavera, tra la luce abbagliante che si riflette sull'Atlantico e le vie del casco Antiguo, si svolge la vicenda del "killer del Fado". Sei omicidi inspiegabili, con le vittime ricomposte in una strana posizione ed una frase di una canzone di Fado, la musica tipica portoghese, quella della "saudade", la nostalgia della vita, lasciata tra le dita della vittima. L'indagine viene affidata al commissario Fonseca, coadiuvato dal tenente Dos Reis, ex mastino della repressione. Infatti le vittime sono accumunate da un filo rosso: hanno fatto parte tutte della resistenza contro il regime di Salazar. In un crescendo di violenza e suspence, in una Lisbona oscura e tormentata, fino all'impensabile finale, imprevedibile come un canzone di Fado. 20 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Notturno parigino Scarica gratuitamente l'anteprima della prima parte Acquista una copia Notturno parigino, un racconto veloce ed etereo, che si snoda nelle ore buie di una fredda notte d'anteguerra, a Place Saint-Germain. La storia della compravendita di un quadro di Picasso rubato. Una compravendita strana, un gruppo di ladre romantiche, un trafficante d'arte d'origine italiana, un ispettore di polizia avvinazzato, un killer della malavita marsigliese, tutti nello stesso luogo, quella stessa notte. Tra i fumi dei sigari che galleggiano a mezz'aria, il suono di un pianoforte a coda e la voce nervosa di una stupenda cantante. Un racconto da leggere d'un fiato, per ritrovarsi in un'atmosfera nostalgica,in bianco e nero, da film muto dal sottofondo musicale leggero e lento, dalle tinte jazz.4 La leggenda del piccolo armaiolo Scarica gratuitamente l'anteprima della prima parte Acquista una copia C'era una volta, così cominciano tutte le fiabe. Così inizia anche la fiaba della bellissima principessa Elena dagli splendidi occhi verdi e del suo spasimante, un piccolo armaiolo dall'anima poetica. Nonostante le poesie scritte per lei, non riuscirà a farla innamorare. Per cui si troverà a dover partire e affrontare un lungo cammino nel regno dei tori ribelli, per giungere a Campo delle Stelle. Qui infatti vive il 21 www.interferenzeletterarie.blogspot.com Santo Giacomo, l'uomo più saggio del mondo, che svelerà al piccolo armaiolo il segreto del cuore della principessa. Prima di poterla riavvicinare, il piccolo armaiolo dovrà affrontare altre ardue imprese. "La leggenda del piccolo armaiolo" è una fiaba moderna, un inno alla forza dell'amore che rende capace ogni persona di gesta e imprese incredibili ed impensabili, al solo scopo di ottenere l'amore dell'altra persona. 22