In
Risposta all’articolo-L’Alba della Piana : articolo scritto da Polistenese.
“Nel 1856 Francesco Morani acquista la casa di via Domenicani”. Tipica trappola di atto
notarile ingarbugliato, dell’epoca
Seppi di quest’articolo cliccando su internet Polistena online alle ore 6.20 circa il giorno 27-01-2013. Il testo
in questione era stato pubblicato nel gennaio 2010 nella rivista “L’Alba della Piana” da un’articolista
“storico”. Non ero stato informato da alcuno nè mi fu chiesto permesso di poter scrivere sulla mia casa e
della mia famiglia miei antenati MORANI.
Nella prima parte l’articolo non presenta anomalia e
storpiature per poter appellare. Veniamo alla seconda parte: una serie d’inesattezze portò alla mia
scontentezza, e sconcerto.
1° La messa a bando del contratto di acquisto e pubblicazione di esso con relativo prezzo.
2° I dati Catastali di tutti gli averi ( beni immobili) del mio bisnonno Francesco e di mio nonno Fortunato.
3° L’ostentata spavalderia e certezza che quella casa non era la casa dove la visitò Lear nel 24 agosto 1847.
4° Lo “storico” non trascrive la partita catastale della casa di Evoli, il numero civico, la via, e la disposizione
delle camere, dove Lear nel 1847 entrò a visitare la casa di V.MORANI,. avrebbe dovuto farlo se era certo.
5° La casa di via Domenicani si presta bene alla descrizione che Lear fa nel suo libro: “…entrando siamo
stati accolti dalla sua mamma e dalle sorelle che sembravano contente che uno straniero chiedesse della
loro casa. Questi sono tutti i lavori che possediamo di nostro fratello, dissero due graziose ragazze,
aprendo la porta di una piccola camera,” (ripeto: la porta di una piccola camera).
6°La casa che lo “storico” si affanna ad indicare non ha le caratteristiche della casa di via Domenicani ( vera
casa dei Morani di Fortunato e figlio Francesco a poi Fortunato e figlio Emanuele).
7° La casa fantomatica di Evoli che lo storico vuole ad ogni costo attribuire a Fortunato Morano , la pubblicò
nell’opuscolo “Fortunato Morano, Polistena 2000”,che si pregiava di farmi omaggio Si fece vanto di
conoscere bene l’artista, ma ciò non risponde a verità, infatti l’opuscolo è pieno di inesattezze che si
accavallano l’una all’altra. Gli scrivani dell’epoca Calcaterra, Frangipane, Marzano ecc. scrissero senza mai
spostarsi dalla poltrona e fare vera ricerca negli archivi, si impegnarono a mandare e far trascrivere nelle
varie enciclopedie la data di nascita di Fortunato che era veramente nato a Caridà ma era sbagliato l’anno
riportato al 1768. e morto a Polistena nel 1844.
Il sottoscritto conosceva i dati esatti e non li volli
trascrivere per non creare confusione.
Il sottoscritto conosceva bene la casa del rione Evoli che lo storico indica in Polistena 2000 perché andava
da bambino ad imparare le orazioni dalla sua parente monaca Elvira Morani, figlia di Vincenzo Morani.
Conosceva tutti gli spazi della casa in quanto all’interno si giocava a nascondino. Dalla porta di entrata si
apriva un ampio corridoio lungo e largo privo di luce che terminava con due stanze grandi, una adibita a
cucina e sfociava con un balconcino su un viottolo di campagna che arrivava al cancello dell’ortolano
D’Agostino viottolo pieno di ortiche, spazzatura ed escrementi umani rinnovate ogni mattina;(non esisteva
la scesa fontana ne la via Bengala,pura fantasia di chi ha raccontato la seconda era uno stanzone con
dentro un letto, comò ed arredi vari, e da questa una finestra s’affacciava nel giardino dei Borgese. Una
scala esterna vicino alla porta d’entrata portava al piano soprastante disabitato. (questa era la casa di
Vincenzo Morani e non era il grande pittore ma era figlio di Giovanni e si chiamava pure lui Vincenzo).
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8° In assoluto tale casa non corrisponde a quella descritta da Lear, ne Lear passò in quel viottolo pieno di
“merda mattutina”’avrebbe fatto una descrizione dettagliata, per come fece la descrizione del ponte rotto.
Conclusione: non esisteva la piccola camera additata dalle ragazze.
Testimoni viventi potrebbero
testimoniare quel luogo deleterio e orribile di Polistena.
9° “Lo storico” non potrà mai trovare negli archivi dei notai e nella sua biblioteca,(i colori delle mattonelle).
10° La casa che visitò Lear aveva anche una stalla per il cavallo che i Morani possedevano dal 1842,
cavallo comperato con documentazione col quale si servivano per gli spostamenti lontani, come Cirella di
Platì, Stilo,Palmi,Scilla ecc . La casa di via Domenicani possiede uno scantinato che s'immette con una porta
in via S.Anna ed una porticina dava nell’orto dei Rocca, dove si buttava il letame. Quindi era fornita di un
locale che benissimo si adibiva a stalla.
In Evoli la casa di Fortunato era solo quella terrana donata dai suoceri Mamone per dote,non una grande
casa dove Fortunato, dopo il matrimonio abitò, poté anche aver fissato in essa momentanea residenza
per non venir meno ai suoceri.. (tale fatto non giustifica nulla).
La casa terrana piccola non dimostra che Fortunato avesse il laboratorio di Scopettiere e quello come
artista statuario. Per grandezza la casa di via Domenicani del rione Pomara sotto la Trinità, di spazio ne
aveva abbastanza. La residenza nella casa terrana di Evoli forse durò a lungo; non vi era motivo di
cambiarla. Il certificato della nascita dei figli non dimostra un bel niente: si può essere residenti e dormire
altrove, I decurioni la sera controllavano se i cittadini dormivano nelle case dove erano residenti?
,Nel “Diario di un Viaggio a piede”, Lear dice: “…dove dei crepacci di rocce un ponte rotto , frammentati
muri e strade desolate testimoniavano la catastrofe del 1783. Facilmente abbiamo trovato la casa di
Morani.”. Attraversando il rione timpa e via S. Anna facilmente si è trovata la casa Morani.
Lear facendo altre vie per salire a Evoli doveva pur descrivere il suo itinerario e la difficoltà a trovare la
casa dei Morani, mentre lui dice: (abbiamo subito trovato la casa dei Morani).
I cavoli di casa propria li conosce chi li coltiva: i Morani abitarono sempre in quella casa, prima in fitto e
poi dettero soldi di godo e godo i cinque nominativi non potendo più restituire il dovuto, vendettero,
dopo accordi, la casa..
L’atto di acquisto messo in luce dallo “storico” dopo 157 anni maccheronicamente trascritto, mille rigiri
notarili fanno capire, intuizioni errate che collimano poco, comprovano imbroglio: Una certa Rosa
Bellantonio vende liberamente e senza alcuna riserva all’altro costituito signor Morani
un
comprensorio di case,
quale é questo comprensorio di case?
Chiaramente viene specificata la
composizione, quattro stanze superiori una cucina e tre bassi sito e posto in questo abitato nel rione sotto
la Trinità ossia Pomara. limite lo detto palazzo con quello di Domenico Scali. Con quello di Giacinto
Candiloro ed altri, franco e libero di qualunque censo, servitù ed ipoteca. Caparbiamente insisto: chi sono gli
altri limitanti? La casa che acquistò Francesco Morani nel rione Pomara sotto la Trinità comprendeva ed
era formata da tre piani ed un unico scantinato e confinava con l’attuale via Domenicani da un lato, Via S.
Anna dall’altro, orticello dei Rocca, ed il quarto lato con finestre che si affacciavano sull’ orto del Principe
Toraldo.Tanto che fino a tutt’oggi non vi è muro perimetrale che divide e i due fabbricati ma
abusivamente erano stati conficcati i puntoni del tetto oggi Filardo nel muro di casa Morani. Dietro
richiesta di recente con il rifacimento del tetto Filardo si fecero poggiare i puntoni su di un’unica trave, ma
senza fare muro divisorio. Se vi erano le finestre significa che la casa Morani ieri, era tutta isolata, da tutti i
quattro lati. Non vi confinava alcuno dal lato ponente o lato mare.
Il comprensorio di case non risponde per niente a verità. “ L’atto Rogato dal notaio Giuseppe Condoluci fu
Don Carlo da Cinquefrondi con studio nel rione San Lorenzo, ripeto, fu un falso in atto pubblico l’ acquirente
Francesco Morani fu Fortunato fu imbrogliato elegantemente dal notaio”, poi dice: proprietario qui
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domiciliato e sono tutti da me Notaio bel conosciuti. Le solite formule trascritte a pappardella ripetuti per
ogni atto, da fare nausea. Così scrivendo si prendeva continuamente per i fondelli la povera gente.
Oggi le terrane sono di proprietà Filardo e col principe in precedenza vi furono sempre litigi per le finestre
che si affacciano sul terreno libero e poi sulla porcilaia che era fatta abusiva (comandava il Principe e la
povera gente soccombeva)..
Mio padre diceva che questo acquisto era stato un grande imbroglio, la casa non era del Bellantonio ma
Fortunato Morano vi abitò sempre con la garanzia dei Rocca.
I Bellantonio Colaciuri erano denominati “falsari”, non si conosce il vero motivo, si sa di certo che
vendevano olio e negli otri assieme all’olio aggiungevano metà di acqua. Portato a Gioia Tauro lo pesavano
e veniva scaricato nelle cisterne.
Conio della moneta:
L’altra versione è che falsificavano moneta, infatti nello scantinato fu trovato molto tempo dopo (nello
scavare per la posa di un tubo per fogna), un conio per monete. Le falsificazione avveniva,spesso prima
che Fortunato venisse da Caridà. Lo storico perché non ha trovato quei documenti esatti, dove la
matematica quadra .
Nella rivista (Fortunato Morano Centro studi Polistena 2000) ai tanti falsi, quello dell’atto di nascita di
Vincenzo Morani nato nel 1809 il padre Fortunato aveva 36 anni quando lo dichiara (1809 -36 =1773), Il
conto quadra anche, con l’anno del matrimonio 1771,e quadra anche con la nascita dell’altro ,fratello
Giovanni nato nel 1775. Mentre Angela nel 1784 e Mattea nel 1788. Sicuramente dopo il terremoto del 5
febraio 1783. Gli esimi storici le ricerche li fanno saltellando di qua e di la quando gli arrivano sotto il naso.
A Pag . 6 la registrazione dei dati in esame della suddetta rivista dice: sono alquanto aridi come mai la
registrazione del battesimo e la sola che risulta fruttuosa fornita dal Bevilacqua Arciprete della Chiesa
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Parrocchiale. Lo storico deve prendere atto che quella registrazione sta ad indicare il battesimo 25-febraio
1778. E non la nascita.
Il documento della data esatta di nascita c’era già e non e stato accettato, oggi c’è un altro documento
molto più importante ma lo farò vedere a persone di grande influenza e prestigio. Morani Francesco
risiedeva in detta casa, fin dalla nascita (1804) e lo dimostrano i disegni che da bambino faceva sulle pareti
del terzo piano che crollò col terremoto del 1908 e non con quello del 1894.
Vedi disegno in basso:
Si conserva ancora oggi ed è in mio possesso, un disegno di uomo barbuto su di un pezzo di intonaco
conservato dopo lo smantellamento delle pareti del terzo piano.
Voglio precisare allo “storico” che mio padre Emanuele quando crollò il terzo piano dove vi abitava lo zio
Vincenzo aveva 13 anni e ricordava benissimo l’evento.
Per quest’occasione allo zio Vincenzo terremotato e privo del suo terzo piano fu donata una baracca nel
rione Villa Giarre di cui si conserva ancora la documentazione. Per farla completa desidererei che “lo
storico” si documentasse pure sulla partita catastale della baracca. Completiamo anche questo, perché di
opinioni proprie ne furono dette abbastanza.
Francesco dopo il 1824 (data del suo matrimonio) avendo prestato denaro avuto dalla dote, continuava a
detenere la casa “a godo e godo” come era usanza all’epoca, non sono fatti questi che il bibliotecario
“storico”, possa conoscere nè trovare questa documentazione privata, nei libri della sua biblioteca o negli
archivi del Comune.
Si intuisce dall’atto scritto dal Notaio che la documentazione è poco chiara, elusiva, sfuggente e
astutamente ingannevole. Me lo spiega a conferma oggi, un trattato di Scienze giuridiche di Diritto Civile,
fu un vero imbroglio creato da Maria Rosa Bellantonio autorizzata dal marito Colaciuri fu Stefano, e dal
Notaio dell’epoca che trascrisse l’atto. Tengo a precisare che Giuseppe Silipigni fu Michelangelo era il vero
proprietario, residente da tempo a Gioia Tauro. Il Silipigni era il solo ad avere i diritti di vendere al Morani
la casa. Col documento che “lo storico” mette in mostra, del 1856, i 270 ducati furono ripartiti “un po
all’uno ed un po all’altro” ed il Morani di sicuro pagò la casa più del dovuto . Lo ripeteva mio padre per
conto di suo padre, fino a tempo fa conservavo documentazione e ricevute. Potrei anche non avere
smarrito tutto e trovare quelle prove che servono per fare una denuncia. “Lo storico “ vuole dopo 157 anni
trovare “peluzzi” inutili. Mi chiedo perché non vendette direttamente il Silipigni che era il vero
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proprietario. I notai dell’epoca si prestavano al rigiro di imbrogli. E questo fu un imbroglio che al Morani
costò tantissimo.
Non possono essere tenute in conto i numeri catastali ritrovati oggi dalla ricerca fatta dallo “Storico”, chissà
quei numeri quale abitazione indicavano o si riferivano al comprensorio di case comperate
precedentemente chi sa da chi ma non dal Morano. Quali erano questi numeri catastali.?
Lo “Storico”mette in mostra il numero catastale di via “Saponera” di un basso terrano dove mio nonno
Fortunato (1828), faceva il sapone ed è per questo che quella via prese il nome di Via Saponera. Conservo
ancora la caldaia del Sapone, se lo storico la vuole inserire per la storia al museo Jerace; se e vero.?
Fortunato Morano (perseguitato Politico ) proveniente da Caridà ieri provincia di Catanzaro rifugiatosi a
Polistena era stato protetto dagli amici ROCCA originari di Caridà e questa è una conferma. Si volle smentire
anche questo e caparbiamente, Fortunato se sfuggi a Caridà era un fesso a farsi prendere a Polistena lo si
vuole per forza Sorianese, perché il padre dopo che i Borboni gli bruciarono la casa di Caridà si trasferi a
Soriano mentre il giovane Fortunato , lui era l’indiziato dai Borboni, cercò di fuggire e venne a Polistena. La
sua venuta certa a Polistena fu intorno al 1793 aveva 20 anni vi partecipa coi Rocca suoi vicini di casa e
protettori ai moti liberali di Polistena, Cinquefrondi e Laureana. Si smentisce categoricamente che
Fortunato visse a Soriano, se fu battezzato in quel luogo non significa che vi nacque;
fu
solamente
battezzato dopo cinque anni , quando le sommosse borboniche si placarono, e si aveva qualche soldo, si
potrebbe con molta intuizione capire il perché (lotte politiche prima, miseria e malattie dopo). Sto a
precisare che nel passato nelle enciclopedie I dati relativi alla nascita di Fortunato, erano riportati: Nato a
Caridà (CZ) il 1768 e morto il 1844. Chi aveva scritto questo in precedenza, era gente tabaccusa che non
faceva i propri cavoli nel proprio orto? Io pur avendo trovato l’anno di nascita esatto in un mio primo
articolo scritto su Calabria Tricolore, per non fare confusione riportai i dati che erano nelle enciclopedie.
(APRITI CIELO GLI STORTICI COSA FECERO, E QUANTI NE DISSERO). Fortunato è nato a Caridà e tutta la
famiglia scampò al grande terremoto del 1783, forse per la casa bruciata dai Borboni ancora vivevano in
qualche casa di blocchi di terra e coperta con canne. Questa è una delle ipotesi molto credibile in quanto i
genitori possedevano campagna, e sono tutti scampati al sisma mentre molta gente morì. Voglio chiedere
allo storico: perché Il figlio Francesco a 20 anni si sposa a Caridà e non a Soriano? Quali furono i contatti
con Caridà, perché non si sposa a Soriano. Perchè i documenti di matrimonio del 18 aprile 1803 di
Fortunato la parrocchia di Polistena San Marina li trasmette per la registrazione alla parrocchia di Caridà e
non a quella di Soriano. Io personalmente li trovai nel 1980 nei registri della parrocchia di Caridà. Era
parroco Don Adriano Raso. E questo è altro fatto certo e appurato.
Lascio il compito agli esperti studiosi di cercare questi perché, e l’anno esatto dei moti liberali, con
documenti, e non con stupide interpretazioni personali.
La signora Bellantonio aveva parenti a Caridà e di sicuro Fortunato affitta la casa nel rione Pomara a
Polistena per abitare, casa che era confinante con quella dei Rocca di Polistena, anche quest’ultimi erano
originari di Caridà.
La signora Bellantonio col marito Colaciuri pure essi potevano abitare per qualche periodo la stessa casa in
quanto l’immobile era costituito di tre piani sopra terra oltre allo scantinato e quindi Fortunato giovane
ancora non sposato nel 1793 o qualche anno prima , poté abitare in fitto un piano e lavorare
contemporaneamente di scopettiere.( Copertura questa per nascondere le armi che servivano ai Rocca per
i moti liberali dal 93 al 99).Mi fu raccontato che anche nello scantinato della casa di Fortunato Jerace
(cugliandrolo) si nascondevano casse di fucili. E questa è altra verità anche trascritta.
“Qui mi allaccio alla storia dei due Briganti (Malafarina a Purvarata) che scendendo la scala portarono un
fucile per la riparazione, al ritiro dell’arma che non volevano pagare, Fortunato li chiama e prontamente
ottura il civarrino, consegnando l’arma, e dicendo: ” se non mi pagate non sparate”I due briganti , tornati
indietro sborsarono il dovuto dal borsello ed andarono via risalendo la scala”. Era di sicuro la scala che saliva
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alla Chiesa della SS. Trinità. Questo fatto sta a dimostrare che la casa nel rione “Pomara” sempre fu la
stessa, fittata prima, e poi comperata da Francesco Morani. Questo aneddoto (fatterello particolare di
storia) dei briganti risale al 1813 -15 Di certo Fortunato dopo il matrimonio (18 aprile 1803) abitando male
nella casa donata dal Mamone in quanto terrana umida e fredda prima della nascita dei primi figli ritorna di
sicuro ad abitare nella casa di via Domenicani.
Il figlio di Fortunato, Francesco, sposatosi il 14 febraio 1824 a San Pietro di Caridà continua ad abitare in
questa casa.
La famiglia Morani al momento è composta da Fortunato con moglie e figli, Francesco con moglie e poi i
primi nati:i Mariarosa, Pasqualina, Fortunato, Vincenzo, Maria Stella, Fortunata ed Emanuele.
Nel 1847 il 24 agosto quando Lear visitò la casa di V. Morani non tutti i componenti della famiglia erano
presenti: Vincenzo e Domenico erano a Napoli. La mamma poteva essere la Lucà moglie di Francesco e le
signorine erano le gemelle, figlie di Fortunato sorelle di Vincenzo,(il grande pittore).
Non sono da escludere a Evoli la casa di Giovanni e quelle di tutti i suoi figli.
Sfido “lo storico” a trovare tutti i numeri delle partire catastali delle case dei Morani che abitarono la zona
di Evoli. Solo dopo questa ardua ricerca lo riterrò ” provetto storico”. In questa occasione chiedo che in
topografia sia dimostrata la esatta ubicazione della casa di Giovanni Morani e la via del Capitano Borgese
introvabile ed incerta,convalidata da un tecnico diplomato o laureato e da certificato storico catastale che
indica la planimetria della vecchia Evoli.
Circa lo stemma in pietra e quello che sta a indicare il cognome della famiglia MORANO che Gioacchino da
Fiore indicò: “nobile famiglia di Giuristi di Catanzaro”, Gagliato è in territorio di Catanzaro dove i Morano
possedevano un feudo e poi furono spodestati dai Sanseverino.
Il sigillo in bronzo ereditato sempre dal primogenito sta al indicare la nobiltà e la baronia di Gagliato e
questo è un autentico documento che mi lega a Gagliato lo si può esaminare in qualunque momento ma
non da ( pivelli ignoranti) ma da esperti conoscitori. Del Michele che poi non si conoscono i dati della
parentela, di quella unica e dubbia opera ritrovata nella reggia (in gesso) se è vero che è sua, si sollevò
tantissima polvere che il quantitativo di sabbia del deserto del Sahara non riesce a compensare.
La targa sistemata alla mia casa il 21 marzo 2007 fu messa dal Comune di Polistena e nessuno della famiglia
Morani fece richiesta; fu posta abusivamente e ora abusivamente c’ì resta.
Fu scritta male e fu modificata da me e pure pagata, era errato il suo scritto come furono errate altre
targhe, vedi quella della Chiesa della SS. Trinità e del SS. Rosario. I Roveri Costruttori e Progettisti. Mai uno
scritto un documento un disegno comparve a Polistena per i Roveri progettisti e costruttori. Puru
(inciappita) faceva i forni e aveva fama. Quanto alla targa dettata dallo storico, dietro incarico del Comune
di Polistena. “Lo storico” doveva consultare la famiglia Morani e non decidere di proprio conto: La famiglia
Morani poteva pur non approvare e non dare consenso, se metterla. E poi lo storico, prima inserisce la
casa Morani come Monumento storico di Polistena e poi l’annienta con uno scritto obbrobrioso su internet.
Tale storico prima ha bersagliato Il Professore F……… per l’autore Scultore della statua di Santa Marina e
per il San Rocco che non è del Morani. Ci dica con documenti scritti ben chiari e non con congetture di chi
sono tali sculture e in quale precise circostanze furono scolpite. Le persone che sanno leggere non vogliono
affermazioni avventate, ma fatti certi. Le scritte esistenti dei nomi degli scultori furono cancellate da
improvvisati restauratori e lo storico questo fatto non lo volle mai capire: è evidente la verifica sotto la
base del San Rocco di Cirella e sulla Santa Filomena di Bovalino, Sotto la Statua dell’Immacolata di
Polistena,e Non voglio citare il San Nicola di Anoia Inf. questa statua la restaurai io personalmente: (nelle
citate statue sotto la base comparvero gli autori scultori).
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Termino e non voglio dire niente della sopraintendenza per quel volto obbrobrioso della statua dell’altare
di San Giovanni nella Chiesa della SS. Trinità di Polistena, che il “ sopraintendente onorario” con Prot. N. 85
del 18-11-1996 fu avvertito con lettera, avrebbe dovuto provvedere, ma in tutti questi anni non ha fatto
niente ma trova il tempo per trovare cavilli inutili.
Lascio a chi legge la decisione , ma chi legge questo mio sfogo deve gentilmente leggere l’acquisto della
casa nell’Alba della Piana, L’articolo del San Rocco, i due opuscoli di Santa Marina, e quello di Fortunato
Morano. Lo scrivente è“indignato”, a mio parere, quando si vuole …… troppa precisione si rimane col
muso sbavato.
Ora sono le ore 3,18 e le cose per me sono più lucide a scriverle, non volevo parlare della morte di
Fortunato avvenne il 28 aprile 1836 e fu sepolto nella Chiesa della SS. Trinità per essere sepolto nella
Trinità significa che abitava nel rione Pomara sotto la Trinità e quindi nel 1836 Fortunato abitava in quella
casa di via Domenicani n.33 e senza trovare altri “ribrisculi .”In seguito troverò altri documenti e quelli
rubati, so dove si trovano custoditi ………..
Note: “ Fortunato Morano Certificato di Battesimo anno 1778 e se lo metta in testa, non è di Nascita. La nascita
avvenne a Caridà nel 1773.
Stemma: è quello menzionato da R.P.Giovanni Fiore da Cropani Cappuccino “Calabria Illustrata “ alla pag. 201 e 202
parte seconda cap. v che
Parla delle famiglie mobili di Catanzaro già ferrate a 10 giugno 1639 fra queste i Morano di Giò Girolamo e Battista
illustri per le toghe.
Anche il D’Amato parla nelle” Memorie Historiche” dice di Francesco ed Giò Antonio come stemma su campo
azzurro e fascia d’oro, vi sono tre
rose rosse e sopra lo scudo il cimiero. La restante documentazione per tale bibliografia e catalogata nell’archivio
della famiglia Morani.
Sigillo in bronzo del Barone GIo: Battista Morano di Gagliato.(CZ) tramandato in famiglia fin dal 1591.
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Segue la lettura del documento nella bottega dei Morani.
Dei Morani, Tantissimi autori ne parlarono ma tutti dissero la loro non
fecero mai ricerca dettagliata. Copiarono sempre l’uno con l’altro. Non fu
mai interpellata la famiglia. E molti scrissero a loro piacimento.
Segue: la risposta per il San Rocco di Polistena che non è del MORANI ma e del MORANO
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L`Alba della Piana - Documento senza titolo