Giovanni Colombo – Ricordando Giovanni Battista Montini - Amicizie
AMICIZIE
Giovanni Battista Montini sentiva e viveva le amicizie; le sapeva coltivare. Anch'io posso dire d'aver
goduta non solo la sua fiducia, ma altresì la sua amicizia.1 Varie furono le occasioni e le prove: sia nelle
ricor-renze onomastiche o nelle festività massime dell`anno, sia negli anniversari sacerdotali ed episcopali,
egli si faceva interprete con lo scritto, col telegramma, o anche, più famigliarmente, col telefono.
Talvolta, da arcivescovo, mi invitò ad accompagnarlo in qualche viaggio senza apparente impegno, ma
direi solo per benevolenza. Così una volta visitai con lui il card. Giuseppe Siri. In un”altra circostanza forse
eravamo al Concilio - con mons. Luigi Oldani, vescovo ausiliare, facemmo visita all,Abbazia di Fossanova,
dove si era spento san Tommaso d'Aquino; ricordo, come se fosse oggi, la vivace delicatezza con cui ci volle
presentare a un gruppo di ragazzi in gita scolastica, presso il medesimo monastero cistercense.
«Questi - disse indicando mons. Oldani - conosce tutti i codici di Diritto Canonico; quest'altro - e
accennò a me - conosce tutta la letteratura italiana».
Da arcivescovo - lo sanno bene i suoi preti - egli soleva con simpatica gentilezza scrivere l”augurio
onomastico a ciascuno di loro.
A Milano mantenne le sue amicizie bresciane e romane. Padre Giulio Bevilacqua lo visitava qualche
volta; e con l`altro oratoriano, padre Paolo Caresana, s”intratteneva per lo più epistolarmente, e con loro
riviveva e rivedeva tutto l`Oratorio della Pace di Brescia. Proviamo a immaginare quale intesa spirituale e
quale confidenza intercorreva tra loro anche soltanto dalla testimonianza di questo scritto rivolto a padre
Caresana, (26 maggio 1959) in occasione della festa di san Filippo 1959
«Caro e Veneratissimo Padre, voglio mandare a Lei gli auguri di San Filippo per tutta cotesta
carissima Comunità, che ha insegnato a tanta gioventù come il Santo sia vivo, sia lieto, sia vostro. Ella sente
in questo umile omaggio l”eco d'una gratitudine e di una stima che non si esprimeranno mai in termini
dovuti, ma che il cuore conserva, la preghiera fa propria. E il voto si distende in avanti, su la Sua salute
dapprima, e una benedizione su la Sua prossima vicenda sanitaria: poi su tutto il bene che cotesta Casa va
facendo e irradiando, perché sia costante, crescente, saliente. E arrivi a Milano, un giorno: questa mattina,
leggendo il Breviario ambrosiano, di solito sobrio e piuttosto asciutto, ero meravigliato del trattamento di
favore fatto a S. Filippo, con un inno proprio e con un’interminabile lezione. Vedo in ciò un presagio: il
Santo deve venire a Milano, nei suoi figli, che cosi bene lo rappresentano: un giorno, dico; quando, dove
non so; ma l'augurio, la speranza, l`orazione viaggiano in questa direzione! E abbia, allora Lei, con i Suoi
venerati Confratelli, un ricordo al loro Santo anche per me. Suo dev.mo in Cristo
1
Di quanto affetto mi circondasse anche in pubblico, ricorderò le annotazioni poste alle prefazioni di opuscoli
che mi faceva comporre e che poi soleva distribuire in vicinanza delle festività natalizie.
In «Parole di vita», Edizione «Ambrosius», Arcivescovado di Milano, 1959:
«N.B. La scelta, la disposizione, la versione dei passi scritturistici, contenuti nelle paginette seguenti, sono
dovute all`arte ~ spirituale e letteraria insieme - di Mons. Giovanni Colombo, Rettore dei Seminari milanesi».
In «Parabole divine per gli uomini d'ogni tempo», Ufficio Studi Arcivescovile di Milano, 1961:
«N.B. L'opuscolo che segue, è stato, anche quesfanno preparato da Sua Eccellenza Mons. Giovanni Colombo, il
quale non è soltanto mio Vescovo Ausiliare, ma anche, per molto studio e molta preghiera, Professore di
spiritualità nella Facoltà Teologica Milanese».
Certo il grande affetto che nutriva nei miei confronti gli faceva da schermo per tante mie manchevolezze; da lui,
avvezzo a ogni cortesia, potei avere saluti superlativi quali «degnissimo successore dell'antico Sant'Ambrogio e
del sempre vivo San Carlo» oppure «vero successore del Card. Ferrari»; tuttavia, fuori dal consueto protocollo,
dove la cerimoniosità è d`uso, nell`ultima sua lettera confidenziale a me indirizzata si firmò «Suo dev.mo e
aff.m0 Fratello Paulus PP. VI» (4 luglio 78), e quel «Fratello», messo lì sic et simpliciter in fine al suo estremo
saluto, ancora mi commuove e mi intenerisce. Cfr. in questo Quaderno la lettera n. 22 a p. l05.
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Giovanni Colombo – Ricordando Giovanni Battista Montini - Amicizie
† G.B. CARD. MONTINI».2
In questa lettera più di quanto le parole esprimano, notiamo tutta diffusa come una nostalgia della sua
educazione filippina e bresciana; v”è la riconoscenza devota; v’è il sentimento d’appartenenza anche lui alla
famiglia oratoriana, che sente e desidera ampliata altresì in Milano, dove il benvenuto così cordiale e
ufficiale già traspare dalla preghiera liturgica, tanto ricca e significativa. In questo modo egli vibrava per gli
amici. Domandiamolo all'Ecc.mo mons. Carlo Manziana, anch”egli oratoriano e vescovo emerito di Crema,
che poté fino all'ultimo frequentare il papa e trattenersi con lui famigliarmente, dandogli del «tu».
Come a Milano aveva portato in cuore le amicizie precedenti, cosi a Roma recò il ricordo e l'affetto
per quei collaboratori che aveva avuto appresso a Milano. Guardiamo come mi scriveva a proposito della
salute dell'Eccellenza,
«l”ottimo e caro nostro Monsignor Carlo Colombo. Bisogna salvarlo; bisogna avere un programma
comune; bisogna che il medico di fiducia (credo il bravo Dottor G. Stabilini), dia per lui suggerimenti chiari
e autorevoli, impegnativi anche per chi lo assiste e gli vuol bene [...]. Più d'ogni altro, io penso, Ella può
dare consigli determinanti, suggeriti dalla cognizione della circostanza e dall”intuito della grande affezione.
Gioveranno anche a me per associarmi, per quanto mi è dato, all’opera amichevole in favore
dell`amico tanto venerato e prezioso» (24 giugno 1971).3
Non posso tralasciare, in questi accenni delle sue amicizie, la figura del vescovo missionario mons.
Mario Civelli, residente presso il PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) di Milano, che entrò subito nelle
simpatie dell’arcivescovo Montini, che amava ascoltare le sue facezie e se le ricordava a lungo. Anche da
papa lo volle commensale assieme ai vescovi milanesi, e in una circostanza (12 ottobre 1965), proprio con
mons. Civelli, manifestò a tutti di possedere il senso dell’umorismo.
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AP.
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Mons. Carlo Colombo, nato a Olginate (CO, diocesi di Milano) nel 1909, fu teologo personale del card.
Montini al Concilio. Ordinato vescovo titolare di Vittoriana nel 1964, divenne ausiliare di Milano nel 1975. Fu
preside della Facoltà Teologica dell`ltalia Settentrionale. Rinunciò nel 1985 (n.d.r.).
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