Preghiera Semplice
O Signore, fa di me uno strumento della tua Pace:
Dove è odio, fa ch'io porti l'Amore.
Dove è offesa, ch'io porti il Perdono.
Dove è discordia, ch'io porti l'Unione.
Dove è dubbio, ch'io porti la Fede.
Dove è errore, ch'io porti la Verità.
Dove è disperazione,ch'io porti la Speranza.
Dove è tristezza, ch'io porti la Gioia.
Dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.
Parrocchia S. Maria degli Angeli - Termoli
FESTA
S. MARIA DEGLI ANGELI
2
IL
AGOSTO
PERDONO
DI
ASSISI
O Maestro, fa ch'io non cerchi tanto:
Essere consolato, quanto consolare.
Essere compreso, quanto comprendere.
Essere amato,quanto amare.
Poichè:
Si è: Dando, che si riceve;
Perdonando che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.
(S.Francesco)
———————————————————A cura della Parrocchia S. Maria degli Angeli
Via dei Pioppi - 86039 Termoli (CB)
Tel./Fax 0875751840
www.santamariadegliangeli.com
Email: [email protected]
Chiamati dall’Amore alla conversione
per essere Testimoni della speranza
Liturgia penitenziale
CAMMINO VERSO LA SANTITÀ
"Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste”.
• Cerco di ravvivare la mia vita spirituale con la preghiera, la lettura e
meditazione della Parola di Dio? Partecipo alla vita della Chiesa?
• Come uso il tempo e i diversi doni ricevuti dal Signore? Sono pigro?
•
Pratico qualche mortificazione come mezzo per purificarmi, ad
es. il digiuno e l'astinenza?
• Conservo puro il mio corpo? Ho coltivato desideri e pensieri cattivi?
Ho dato scandalo con i miei comportamenti? Mi permetto letture, spettacoli e divertimenti frivoli e insidiosi?
• Ho abusato dell'alcool? Faccio uso di droghe?
•
Forse mi contento del minimo senza cercare il meglio nella vita
spirituale?
IL PENITENTE CONFESSA TUTTI E SINGOLI I
PECCATI, ASCOLTA LE PAROLE DEL SACERDOTE, ACCETTA L’ESERCIZIO PENITENZIALE CHE
GLI VIENE PROPOSTO E INVITATO DAL SACERDOTE, MANIFESTA LA SUA CONTRIZIONE RECITANTO
L’ATTO DI DOLORE:
Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto di pù perché ho offeso te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni
cosa. Propongo, con il tuo santo aiuto, di non offenderti mai più e di
In copertina:
Assisi, Basilica di S. Maria degli Angeli - Cappella delle Rose
fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore misericordia perdonami..
donami
S. Francesco annuncia l’indulgenza della Porziuncola.
Tiberio di Assisi - particolare
19
• Partecipo attivamente alla messa ogni domenica e nelle feste? Frequento la catechesi?
• Mi lascio assorbire dalle cose (denaro, divertimenti, lavoro, amici...)
mettendo Dio all'ultimo posto?
AMORE VERSO GLI ALTRI
A
" matevi gli uni gli altri come io - Gesù - ho amato voi”.
• Mi rendo conto che il modo concreto di amare Dio consiste nell'amare il prossimo?
• Amo il mio prossimo sull'esempio di Gesù: godo della gioia dell'altro, ho a cuore il suo bene, gli sono vicino nella sofferenza e nelle necessità?
• So condividere quanto possiedo? Aiuto i poveri secondo le mie possibilità? Partecipo alle iniziative di carità della mia parrocchia?
• Come lavoratore (o datore di lavoro) sono giusto e onesto, impegnato?
• Compio i miei doveri politici e sociali di cittadino cattolico? Pago le
tasse? Rispetto l'ambiente? Guido l'auto con prudenza?
• Ho sempre rispettato la vita degli altri? Ho forse procurato o consigliato l'aborto? Ho calunniato qualcuno? Ho testimoniato il falso? Ho
sentimenti di odio, rancore, gelosia? Ho saputo perdonare?
• Ho danneggiato la roba degli altri e della collettività? Ho rubato? Ho
imbrogliato nel commercio?
In famiglia.
• Per i figli. Sono obbediente e r ispettoso ver so i genitor i, i nonni e
gli altri familiari? Li aiuto volentieri? Seguo i loro consigli? Li assisto
se anziani o malati? Mi impegno nello studio?
• Per i genitori. Mi preoccupo dell'educazione cristiana dei figli? Li
dirigo con il buon esempio? Trovo il tempo per stare insieme e per pregare con loro?
•
Per i coniugi. Sono fedele agli impegni del matr imonio? Sono
comprensivo, so perdonare e accettare i difetti e manchevolezze
del coniuge?
Invito alla festa del perdono
Il due di agosto ricorre la festa liturgica di S. Maria degli Angeli, la Festa
del Perdono di Assisi.
Anche la nostra comunità parrocchiale, fin dalla sua nascita, ha voluto
particolarmente solennizzare questo momento, disponendo se stessa ad
accogliere la ricchezza della misericordia di Dio.
Consapevoli di essere peccatori vogliamo diventare anche penitenti.
Sollecitati dall’amore di Dio che, unico, è capace di riabilitare, sollevandoci dalle cadute, curando le sconfitte e rinnovandoci nel cuore, vogliamo,
comunitariamente invocare per noi, per i fratelli e le sorelle della comunità,
per la Chiesa intera la Misericordia di Dio.
“Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in paradiso”, disse Francesco d’Assisi,
dando l’annuncio della concessione dell’indulgenza al popolo convenuto
alla Porziuncola. E’ l’Amore di Dio che ci salva perdonando le colpe di
cui siamo pentiti orientandoci, con una vita rinnovata, verso i suoi sentieri.
Questo opuscolo, che propone un’ampia liturgia penitenziale, vuole essere un umile, ma prezioso, contributo per tutti coloro che intendono effettuare un percorso spirituale di conversione attraverso la preghiera personale in preparazione alla celebrazione del Sacramento della Riconciliazione.
Aiutiamoci fratelli carissimi a tornare nel cuore di Dio e della Chiesa.
Troveremo il sicuro abbraccio del Padre che ci restituisce tutto ciò che
abbiamo sciupato, barattato, dimenticato, abbrutito. L’amore di Dio è
sempre più grande del nostro peccato ed è anche vero che “ci stancheremo
prima noi di peccare che Dio di perdonarci”.
Attingiamo con gioia alla ricchezza di questo immeritato amore.
A te che sei qui convenuto per incontrare e celebrare l’Amore di Dio,
tutto il fraterno affetto, l’assicurazione della preghiera e la compagnia di
questa comunità parrocchiale di S. Maria degli Angeli.
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3
Testimoni di speranza
INTRODUZIONE
ESAME DI COSCIENZA
(Un aiuto per bene leggere dentro se stessi alla luce della Parola di Dio)
"Se riconosciamo i nostri peccati, il Signore che è fedele e giusto ci
perdonerà e ci purificherà da ogni colpa"(1 Giovanni 1,9)
Celebrante:
Fratelli e sorelle, affidiamo con sincerità di cuore a Dio Padre il nostro
desiderio di riconciliazione: nella potenza dello Spirito Santo, per intercessione del serafico Padre san Francesco, ci conceda di rinnovarci
nei pensieri e nelle opere.
- Cristo Gesù, Tu sei la nostra vera riconciliazione, la misericordia per
gli uomini, la nostra grande e vivente indulgenza.
Assemblea: Signore, pietà.
Celebrante:
Tu hai compiuto la purificazione dei peccati e ci hai messi in comunione con il Padre nello Spirito Santo.
Assemblea: Cristo, pietà.
Celebrante:
- Tu ci apri le soglie di una creazione nuova con una umanità rinnovata
in pellegrinaggio verso "un nuovo cielo e una terra nuova" (Paolo vi).
Assemblea: Signore, pietà.
AMORE VERSO DIO
A
" merai il Signore Dio con tutto il tuo cuore”.
O Padre, che nel sangue del tuo Figlio ci hai riconciliati con Te, trasforma ogni esperienza di peccato in gioia di salvezza e fa' che là dove
ha abbondato il peccato sovrabbondi la tua grazia. Per Cristo nostro
Signore.
Assemblea: Amen.
• La mia vita è davvero orientata al Signore?
• Osservo fedelmente i suoi comandamenti?
• Dialogo con Dio o prego solo quando ho bisogno? Ho fiducia i n
Gesù nelle prove e nelle tentazioni?
• Leggo la Bibbia, frequento i sacramenti, partecipo alla vita della mia
parrocchia? Mi sforzo di conoscere l'insegnamento della Chiesa?
• Professo con coraggio e in ogni ambiente la mia fede?
• Sono superstizioso?
• Ho rispetto per il nome di Dio, della Madonna e dei santi? Bestemmio?
4
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Preghiamo
mini e sperò in loro, negli altri esseri e negli accadimenti quotidiani.
Sia il Celano che Bonaventura lo chiamano "l'uomo del secolo futuro" (Homo
alterius speculi, FF 383, 462, 1072).
Francesco era talmente proiettato verso il futuro che non si fermò mai
nel cammino della perfezione evangelica (cfr FF 800).
Dice il Celano: "Non pensava di aver raggiunto la meta, ed era sempre disposto a ricominciare" (FF 500). La speranza lo teneva in tale tensione che in
ogni momento era disposto a nuovi inizi, e la stessa cosa voleva dai frati.
Francesco inizia il suo cammino di conversione davanti al Crocifisso di S.
Damiano, pregando: «Signore, dammi una speranza certa» (FF 71), e dopo
l'ascolto della voce del Crocifisso, si spoglia davanti al Vescovo e al padre
Bernardone esclamando: "Finora ho chiamato te mio padre sulla terra; d'ora
in poi posso dire con sicurezza 'Padre nostro che sei nei cieli', perché in lui ho
riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza" (FF 1043).
Per Francesco Dio è il suo grande assoluto, ecco perchè rivolgendosi a lui
nelle lodi del Dio Altissimo dice: "Tu sei la nostra speranza" (FF 261).
E questa speranza lo convertì nel pellegrino dell'amore infinito, nel testimone
vivente dell'ai di là: 'Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto"; e nel fratello universale nell'ai di qua: ogni persona è fratello e sorella per
Francesco.
Sperare per Francesco, per i francescani, non è solo avere fiducia in Dio e
nella storia della salvezza, ma significa anche "dare credito alla realtà" (cfr G.
Marsel, Homo viator, Boria, Torino, 1976).
Pochi uomini della storia hanno dato più credito alla realtà del Poverello, per
il quale tutti gli esseri razionali e irrazionali erano interlocutori validi nella
sua vita.
Francesco, come uomo di speranza, non deluse mai le speranze degli altri.
Per Francesco la speranza era certamente uno sperare in Dio e nella sua promessa, ma era anche uno sperare negli altri, con gli altri e per gli altri.
Grazie alla speranza la vita e il messaggio di Francesco sono segnati dalla
categoria del nuovo. Le Fonti Francescane parlano spesso di Francesco come
di uomo nuovo.
Francesco come testimone di speranza ci provoca a superare la quotidianità
ripetitiva e banale per scoprirla come possibilità permanente.
La speranza nel francescanesimo è un atteggiamento fondamentale che fa del
francescano un essere itinerante verso Dio, in compagnia di tutti gli esseri
della creazione nei quali confida e che non vuole defraudare.
La speranza è anche un atteggiamento di distacco, di libertà interiore, per
amare tutti con l'amore di Dio che porta a compimento il suo progetto.
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LITURGIA DELLA PAROLA
GUIDA:
Dìo stringe con Abramo la sua alleanza, benedicendolo e confermandolo capostipite del popolo, che lui ha scelto, per portare la
speranza all’umanità. Gesù, il Salvatore adempirà la promessa e condurrà gli uomini verso il fine ultimo: l'eternità.
DAL LIBRO DELLA GENESI (17,1-5)
Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: «Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto». Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui:«Eccomi:
la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non
ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abraham perché padre di una
moltitudine di popoli ti renderò...».
Parola di Dio
GUIDA:
Inizia il cammino del popolo ebraico travagliato e sofferto, ma il
Signore è sempre al suo fianco per guidarlo, sostenerlo, ammonirlo.
Dopo il passaggio del Mar Rosso, che evoca quello dalla schiavitù del
peccato alla liberazione spirituale, il popolo prorompe in un canto di
acclamazione a Javhé, che ha concesso loro la vittoria.
CANTICO (ES 15,2.11-13.17-18).
Rit. Il Signore regna in eterno e per sempre!
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli mi ha salvato.
È il mio Dio e lo voglio lodare,
è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!
Chi è come te fra gli dèi, Signore? Rit.
5
Chi è come te, maestoso in santità,
tremendo nelle imprese, operatore di prodigi?
Stendesti la destra: la terra li inghiottì.
Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con forza alla tua santa dimora. Rit
Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità,
luogo che per tua sede, Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. Rit
GUIDA:
Giustificati attraverso il dono della fede, troviamo "nella speranza della gloria di Dio”, il nostro vanto.
Egli vive e regna
col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen. (FF 224)
• BENEDIZIONE
Il Signore vi benedica e vi protegga. Amen.
Faccia risplendere il suo volto su di voi e vi doni la sua misericordia.
Amen. Rivolga su di voi il suo sguardo e vi doni la sua pace. Amen.
E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo,
discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
APPENDICE
La speranza in Francesco
DALLA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI ROMANI (5,1-11)
Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo
del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo
e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.
E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben
sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù
provata e la virtù provata la speranza.
La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei
nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi
nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per
un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati
dall'ira per mezzo di lui. Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati
riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora
che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo,
ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo,
dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.
Parola di Dio
Il movimento francescano, come forma e stile di vita, come pensiero e azione, si comprende adeguatamente dall'orizzonte della speranza.
Il francescanesimo si caratterizza grazie al principio "speranza" come un modo peculiare di essere, che si manifesta con il suo ottimismo di fronte alla vita
e al suo tono fraterno e accogliente.
Francesco pur non lasciandoci nessun trattato sulla speranza, e pur essendo
molto sobrio nel nominarla, è stato un testimone e un profeta di speranza.
L'azione e la vita di Francesco furono totalmente animate dalla speranza che
si esprimeva in letizia, in ottimismo e in un impulso senza fine di andare sempre verso Dio, in una grande fiducia nella Chiesa, nell'uomo e nella vita.
Questa speranza e questa fiducia si traduceva nel linguaggio della iti-neranza,
dello sradicamento e in un atteggiamento costante di "nuovi inizi".
La speranza vissuta era il suo tono spirituale e il suo dinamismo esistenziale.
Dio, come futuro dell'uomo e come unico assoluto, è entrato in pieno in Francesco e lo mette in marcia verso quell'amore infinito, che implica una revisione profonda della relazione con le cose, le preoccupazioni e i valori di questo
mondo.
Francesco, secondo Bonaventura, fu il grande povero che si fece conforme a
Cristo e bramò "con sete e desiderio insaziabile la beata speranza" (FF 1020).
Francesco fu il testimone della speranza escatologica e della speranza umana.
Della speranza escatologica perche credette nel Dio di Gesù Cristo e in lui
pose tutta la sua fiducia; della speranza umana perché seppe fidarsi degli uo-
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E ti rendiamo grazie, perchè, come Tu ci hai creati per mezzo del tuo
Figlio, così per il vero e santo tuo amore, col quale ci hai amato, hai
fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre
Vergine beatissima Santa Maria e per la croce, il sangue e la morte di
Lui e ci hai voluti liberare e redimere (ib). Rit.
Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si interponga. E
ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora, in ogni tempo, ogni giorno, senza cessare crediamo veramente e umilmente, e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo, adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo,
glorifichiamo ed esortiamo, magnifichiamo e ringraziamo l'altissimo e
sommo eterno Dio, Trino e Uno, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, Salvatore di chi opera e crede in Lui, di chi ama
Lui (ib). Rit.
-PADRE NOSTRO
- PREGHIERA CORALE:
Ricordati, o Padre,
di tutti i tuoi figli.
Tu, o santissimo,
conosci perfettamente come,
angustiati da gravi pericoli,
solo da lontano seguono le tue orme.
Da' loro forza per resistere,
purificali, perché risplendano,
rendili fecondi, perché portino frutto.
Ottieni che sia effuso su di loro
lo spirito di grazia e di preghiera,
perché abbiano la vera umiltà
che tu hai avuto,
osservino la povertà
che tu hai seguito,
meritino quella carità
con cui tu hai sempre amato
Cristo crocifisso.
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Canto al Vangelo: Alleluia, ci colmi d'amore.
GUIDA:
La speranza cristiana è l'attesa dei beni escatologici: la risurrezione del corpo, la vita eterna, la gloria, la visione di Dio, in una
parola la salvezza. Protesa verso beni invisibili la speranza poggia
sulla fede e si nutre della carità.
DAL VANGELO DI LUCA (10,25-37)
Un dottore della legge, volendo metterlo alla prova, si alzò e disse:
«Maestro, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù rispose:
«Che cosa sta scritto nella legge? Che cosa vi leggi?».
Quell'uomo disse: «Ama il Signore, Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con
tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente, e ama
il prossimo come te stesso».
Gesù gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». Ma il dottore
della legge, volendo giustificarsi, disse ancora a Gesù: «Ma chi è il
mio prossimo?». Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme
verso Gerico, quando incappò nei briganti. Questi gli portarono via
tutto, lo percossero e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Per
caso passò di là un sacerdote, vide l'uomo ferito e passò oltre, dall'altra
parte della strada. Anche un levita passò per quel luogo; anch'egli lo
vide e, scansandolo, proseguì.
Invece un Samaritano che era in viaggio gli passò accanto, lo vide e ne
ebbe compassione. Gli si accostò, versò olio e vino sulle sue ferite e
gliele fasciò. Poi lo caricò sul suo asino, lo portò a una locanda e fece
tutto il possibile per aiutarlo. Il giorno seguente, tirò fuori due monete,
le diede all'albergatore e gli disse: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai
in più lo pagherò al mio ritorno».
Quale di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che aveva
incontrato i briganti?». Il dottore della legge rispose: «Quello che ebbe
compassione di lui».
Gesù allora gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».
Parola del Signore
- RIFLESSIONE
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LITURGIA PENITENZIALE
- CONFESSIONI
GUIDA:
Dopo la conversione Francesco recide l'ultimo legame con il
mondo, riponendo solo in Dio la sua fiducia e la sua speranza; dinanzi
al Vescovo si spoglia di tutto per camminare libero verso il Signore.
DALLA LEGGENDA MAGGIORE DI SAN BONAVENTURA (FF 1043)
Quel padre carnale cercava, poi, di indurre quel figlio della grazia, ormai spogliato del denaro, a presentarsi davanti al vescovo della città,
per fargli rinunciare, nelle mani di lui all'eredità paterna e restituire
tutto ciò che aveva. Il vero amatore della povertà accettò prontamente
questa proposta. Giunto alla presenza del vescovo, non sopporta indugi
o esitazioni; non aspetta né fa parole; ma, immediatamente, depone
tutti i vestiti e li restituisce al padre.
Si scoprì allora che l'uomo di Dio, sotto le vesti delicate, portava sulle
carni un cilicio.
Poi, inebriato da un ammirabile fervore di spirito, depose anche le mutande e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: «Finora
ho chiamato te, mio padre sulla terra; d'ora in poi posso dire con tutta
sicurezza: Padre nostro, che sei nei cieli, perché in Lui ho riposto ogni
mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza». Il vescovo, vedendo questo e ammirando l'uomo di Dio nel suo fervore senza limiti, subito si alzò, lo prese piangendo fra le sue braccia e, pietoso
e buono com'era, lo ricoprì con il suo stesso pallio. Comandò poi ai
suoi di dare qualcosa al giovane per ricoprirsi.
Gli offrirono, appunto, il mantello povero e vile di un contadino, servo
del vescovo. Egli, ricevendolo con gratitudine, di propria mano gli
tracciò sopra il segno della croce, con un mattone che gli capitò sottomano e formò con esso una veste adatta a ricoprire un uomo crocifisso
e seminudo.
8
se, Chiara, ancella inutile e indegna delle Donne Povere, invia il suo
saluto e l'augurio di vivere sempre in perfetta povertà.
Rendo grazie all'Autore della grazia, dal quale, come crediamo, viene
ogni bene sommo ed ogni dono perfetto, perché ti ha adornata di tanti
riconoscimenti di virtù e ti ha illustrata con segni di così alte perfezioni, che, fatta diligente imitatrice del Padre, in cui è ogni perfezione,
meriti di divenire a tua volta perfetta, talmente che i suoi occhi non
trovino in te nessun segno di imperfezione.
E questa è la perfezione, per la quale il Re stesso ti unirà a sé nell'etereo talamo, dove siede glorioso su un trono di stelle, che tu, stimando
cosa vile la grandezza di un regno terreno e sdegnando l'offerta di un
connubio imperiale, per amore della santissima povertà, in spirito di
profonda umiltà e di ardentissima carità, ricalchi con assoluta fedeltà le
orme di Colui del quale hai meritato d'essere sposa... Mira, o nobilissima regina, lo sposo tuo, il più bello tra i figli degli uomini, divenuto
per la tua salvezza il più vile degli uomini... se con lui soffrirai con lui
regnerai... possiederai per tutta l'eternità e.per tutti i secoli la gloria del
regno celeste, in luogo degli onori terreni così caduchi; parteciperai dei
beni eterni... e vivrai per tutti i secoli.
RITI
DI
CONCLUSIONE
- PREGHIERA DI LODE:
Rit.
L ode a te Signor, (2v)
mia roccia, mia fortezza,
mia vita, mio canto.
Lode a Te Signor. (2v)
Onnipotente, altissimo, santissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto,
Signore Re del cielo e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie, poiché per la tua santa volontà e per l'unico tuo Figlio nello Spirito Santo
hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi, fatti a immagine tua
e a tua somiglianzà hai posto in Paradiso; e noi per colpa nostra siamo
caduti (FF 63 ss.). Rit.
13
GUIDA:
Chiara, pianticella di Francesco, tempra il suo spirito nella speranza e si oppone ai suoi per intraprendere il cammino di consacrazione al Signore sotto la guida del Serafico Padre. I parenti la raggiungono al Monastero di San Paolo di Bastia dove l'aveva condotta
Francesco, dopo averla consacrata al Signore.
GUIDA:
Alcuni compagni hanno seguito Francesco nel suo cammino di
penitenza e il Poverello di Assisi si sente responsabile di quei fratelli
che hanno voluto condividere la sua scelta. La speranza di avere luce
e consiglio lo spinge a recarsi dal Papa e a chiedere l'approvazione
della sua nuova forma di vita.
DALLA LEGGENDA DI SANTA CHIARA (OFF 3173)
Raggiunti a volo dalla notizia dell'avvenimento, i parenti, col cuore
straziato, condannano il proposito messo in atto dalla vergine; e riunitisi in gruppo, accorrono al luogo, nel tentativo di ottenere l'impossibile.
Ricorrono a tutto: alla violenza impetuosa, a trame avvelenate, a lusinghiere promesse, pur di persuaderla a recedere da quella condizione di
umiliata bassezza, che né si addice alla nobiltà del casato, né ha precedenti nella contrada.
Ma ella, aggrappandosi stretta alle tovaglie dell'altare, si scopre il capo
rasato, affermando che in nessun modo si lascerà strappare dal servizio
di Cristo. Col crescere della lotta ostile dei suoi, cresce il suo coraggio,
e nuove forze le infonde l'amore stimolato dalle offese.
Ostacolata così per più giorni nella via del Signore e soffrendo l'opposizione dei suoi familiari al suo proposito di santità, non vacillò l'animo, non svigorì il suo fervore: anzi, tra le parole ingiuriose, ella tempra
il suo spirito alla speranza, finché i parenti, sconfitti, si danno per vinti
e si placano.
DALLA LEGGENDA DEI TRE COMPAGNI (FF1462)
Allora l'uomo di Dio partì da Roma con i fratelli, dirigendosi alla evangelizzazione del mondo. Era pieno di meraviglia nel vedere realizzato
con tanta facilità il suo desiderio. Ogni giorno cresceva la sua speranza
e fiducia nel Salvatore, che gli aveva preannunziato ogni cosa con le
sue sante rivelazioni.
Una notte, prima che ottenesse dal Papa quanto abbiamo detto, mentre
dormiva, parve a Francesco di essere in cammino lungo la strada, ai
bordi della quale sorgeva un albero di grandiose dimensioni, bello, forte e vigoroso. Si avvicinò ad esso per meglio mirarne la maestosa bellezza. D'improvviso il Santo si sentì divenuto così alto, da poter toccare la cima dell'albero, riuscendo con estrema facilità a piegarlo fino a
terra.
E accadde proprio così, quando Innocenzo III, l'albero più elevato, bello e forte che sorgesse al mondo, si inclinò con tanta spontanea benevolenza alla domanda e alla volontà di Francesco.
GUIDA:
Chiara è badessa del Monastero di San Damiano, tante giovani
seguono il suo esempio e la raggiungono nel chiostro, altre la seguono
da lontano come S. Agnese di Praga, che fonda nel suo paese un monastero di clarisse. Con lei Chiara intrattiene una corrispondenza epistolare che ci ha regalato perle preziose di mistica e spiritualità clariana. La Maestra sollecita la discepola a p" rocedere con passo lieve e
sicuro". La speranza del premio la guiderà fino al trono.
GUIDA:
La Religione poverella, che Francesco ha sposato, è chiamata la
fecondità della donna sterile, perché contro ogni speranza, diventa
generazione di una discendenza con tante ramificazioni.
DALLA SECONDA LETTERA A S. AGNESE DI PRAGA (FF 287iss.)
Alla figlia del Re dei re, alla serva del Signore dei dominanti, alla sposa degnissima di Gesù Cristo e perciò regina nobilissima Donna Agne-
DAL TRATTATO DEI MIRACOLI (FF 797-798)
E da ammirare, inoltre, la fecondità della donna sterile. Sterile, ripeto e
arida questa Religione poverella, perché ben lontana dai terreni umidi.
Sterile davvero, perché non miete, non ammassa nei granai, non porta
sulla strada del Signore una bisaccia ricolma.
E tuttavia contro ogni speranza, questo Santo credette nella speranza
che sarebbe diventato erede del mondo, e non considerò privo di virilità il suo corpo né sterile il seno di Sara, certo che la divina potenza
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poteva generare da essa il popolo ebreo.
Questa Religione infatti non si sostiene con cantine ricolme, dispense
abbondantemente fornite, amplissimi poderi, ma dalla stessa povertà
per la quale si rende degna del cielo, viene meravigliosamente alimentata nel mondo. O debolezza di Dio, più forte dell'umana fortezza, che
porta gloria alla nostra croce e somministra abbondanza alla povertà!
Abbiamo infine contemplato questa vigna che, cresciuta in pochissimo
tempo, ha esteso da mare a mare i suoi tralci fruttiferi. Da ogni parte
sono accorse moltitudine di uomini, si riversarono a frotte e, d'un tratto
si radunarono le pietre vive per la perfetta struttura di questo meraviglioso tempio. E non soltanto la vediamo in breve tempo moltiplicata
nel numero dei figli, ma anche glorificata, poiché parecchi di quelli che
ha generato, sappiamo che hanno conseguito la palma del martirio, e
veneriamo nell'albo dei santi molti di essi, a motivo della perfetta pratica della virtù.
GUIDA:
La Regola per Francesco è speranza di salvezza, l'osservarla e
metterla in pratica assicura la vita eterna.
DALLA VITA SECONDA DI TOMMASO DA CELANO (FF 797-798)
Francesco era zelantissimo per la vita comune e la Regola, e lasciò una
particolare benedizione a quanti ne zelavano l'osservanza.
Questa, ripeteva, è il libro della vita, speranza di salvezza, midollo del
Vangelo, via della perfezione, chiave del Paradiso, patto di eterna alleanza.
Voleva che tutti ne avessero il testo e la conoscessero molto bene, e ne
facessero sempre oggetto di meditazione con l'uomo ulteriore, come
sprone contro l'indolenza ed a memoria delle promesse giurate. Insegnò ad averla sempre davanti agli occhi, come richiamo alla propria
condotta, e ciò che più importa, a morire con essa.
Si ricordò di questo insegnamento un frate laico, che a nostro avviso è
da venerare nel numero dei martiri, e conseguì la palma di una gloriosa
vittoria. Mentre era trascinato al martirio dai Saraceni, si inginocchiò e
tenendo con la estremità delle mani la Regola, disse al compagno:
«Fratello carissimo, mi accuso davanti alla Maestà Divina e davanti a
te di tutte le colpe che ho commesso contro questa santa Regola».
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Alla breve confessione tenne dietro la spada e così terminò la vita col
martirio. Più tardi si rese celebre con miracoli e prodigi.
Era entrato nell'Ordine così giovinetto, che a stento poteva sopportare
il digiuno prescritto dalla Regola. Eppure così fanciullo portava sulla
nuda carne il cilizio! Giovane felice, che ha cominciato santamente,
per concludere ancora più felicemente la sua vita!
GUIDA:
La principale ragione per cui Francesco sopportava ogni tipo di
sofferenza era, come egli stesso affermava, la speranza di ricevere una
grande ricompensa.
DALLA VITA SECONDA DI TOMMASO DA CELANO (FF 802-803)
Una notte, essendo sfinito più del solito per le gravi e diverse molestie
delle sue malattie, cominciò nell'intimo del suo cuore ad avere compassione di se stesso. Ma, affinchè lo spirito sempre pronto non provasse,
neppure per un istante, alcuna debolezza umana per il corpo, invocò
Cristo e col suo aiuto tenne saldo lo scudo della pazienza. Mentre pregava così impegnato in questa lotta, il Signore gli promise la vita eterna con questa similitudine: «Supponi che la terra e l'universo intero sia
oro prezioso di valore inestimabile e che, tolto ogni dolore, ti venga
dato per le tue gravi sofferenze un tesoro di tanta gloria che, a suo confronto, sia un niente l'oro predetto, neppure degno di essere nominato;
non saresti tu contento e non sopporteresti volentieri questi dolori momentanei?». «Certo sarei contento - rispose il Santo - e sarei contento
smisuratamente!».
«Esulta dunque, - concluse il Signore - perché la tua infermità è caparra del mio regno e per il merito della pazienza devi aspettarti con sicurezza e certezza di aver parte allo stesso regno».
Quanta esultanza pensi che abbia provato questo uomo, beato per una
promessa così felice? Con quanta pazienza, non solo, ma anche con
quanto amore avrà abbracciato le sofferenze fisiche? Soltanto lui lo sa
adesso perfettamente, perché allora non fu in grado di esprimerlo. Tuttavia ne fece qualche cenno ai compagni, come potè. In quella circostanza compose alcune Lodi delle creature, in cui le invita a lodare come è loro possibile, il Creatore.
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Il perdono di Assisi. Sussidio per la celebrazione penitenziale