A cura di Fabio Cusinato e Sergio Carlesso COMPETENZE Incontro Dipartimenti – Lusiana, 17/01/2014 - Confronto sulla didattica e sulla metodologia per la costruzione di competenze. - Accordo sui criteri di valutazione. COMPETENZE: indicano la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale; le competenze sono descritte in termine di responsabilità e autonomia. (Raccomandazione Parlamento europeo e del Consiglio del 7 settembre 2006) Definizione di competenze scolastiche: Insieme integrato di abilità, conoscenze e atteggiamenti che un soggetto, in determinati contesti reali, è in grado di attivare, realizzando una prestazione consapevole finalizzata al raggiungimento di uno scopo. (Mario Ambel, direttore della rivista CIDI «Insegnare») COMPETENZE: conoscenze/abilità/atteggiamenti competenze conoscenze abilità Dichiarative Cognitive Personali Procedurali Linguistiche Interpersonali Manuali Sociali Corporee atteggiamenti Siamo tutti d’accordo che l’atteggiamento interpersonale può favorire od ostacolare la possibilità di apprendere. Se diamo credito all’assunto che «gli apprendimenti passano attraverso il canale affettivo-relazionale» dobbiamo porre una particolare attenzione alle cosiddette competenze sociali. Il lavoro di pianificazione didattica per definire le competenze deve poter «incrociare» le conoscenze e le abilità disciplinari con le abilità sociali. Alcune competenze personali: - Conoscere i propri punti deboli e i punti di forza. - Riconoscere le proprie emozioni e saperle gestire. - Gestire le tensioni di fronte a prove impegnative. - Prendere decisioni nelle diverse situazioni. - Mostrare fiducia nelle proprie capacità. - Mantenere correttezza e onestà nell’agire quotidiano. - Mostrare spirito d’iniziativa. - Mostrare impegno. - Mostrare coscienziosità nell’assolvere ai propri doveri. Senza un serio lavoro della scuola (curricolo) sullo sviluppo di queste competenze la vita nelle classi diventa ingestibile. (O. Colosio, dirigente Ic Asolo - Incontro sulle competenze,Vicenza 4 maggio 2010) Competenze sociali: - Mostrare atteggiamento aperto. - Ascoltare e comprendere gli altri. - Interagire e relazionarsi in modo costruttivo. - Accettare le diversità. - Cooperare con gli altri per raggiungere scopi comuni. - Negoziare e risolvere situazioni conflittuali. - Valorizzare le capacità degli altri. L’insegnamento delle competenze sociali è il presupposto per una didattica veramente inclusiva per tutta la classe. Le competenze sociali non sono innate nei ragazzi. Esse hanno bisogno di essere chiaramente esplicitate dall’insegnante e sperimentate concretamente dagli studenti. Il terreno fertile per sviluppare delle competenze in genere è un ambiente di apprendimento motivante. Con quali presupposti affrontiamo la questione di una didattica veramente efficace? Siamo interessati alla partecipazione di alcuni alunni della classe, i più bravi? Oppure vediamo meglio la partecipazione di tutti (didattica inclusiva)? Se rispondiamo che siamo interessati alla partecipazione di tutti in maniera attiva (didattica inclusiva) dobbiamo esplicitare con quale approccio lo facciamo. Gli obiettivi e le competenze che ci proponiamo di raggiungere dipendono dall’atteggiamento e dall’organizzazione del contesto di apprendimento. La tendenza a far prevalere il “metodo trasmissivo” del sapere (lezioni frontali con qualche variante) non favorisce lo sviluppo delle competenze. Per metodo trasmissivo s’intende la spiegazione da parte dell’insegnante e l’ascolto da parte degli alunni (approccio a mediazione dell’insegnante). L’approccio a mediazione dell’insegnante (metodo trasmissivo) favorisce una modalità di apprendimento di tipo “competitivo-individualistico”. Una prima conseguenza è l’impossibilità di una parte degli alunni presenti in classe di accedere agli apprendimenti. Ciò facilita l’insorgere di noia, demotivazione e scarsa autostima. Una miscela esplosiva per la messa in atto di comportamenti problematici da parte di alcuni alunni, con probabili effetti di contagio. Nell’ambito degli alunni con Bisogni Speciali si parla di un rischio: l’impotenza appresa. Noi sappiamo che l’apprendimento è possibile solo se proposto nella cosiddetta “zona di sviluppo prossimale” (Vygotskij, 2008). Si tratta di un contesto di insegnamento in cui l’insegnante propone all’alunno stimoli cognitivi di livello leggermente superiore rispetto alle competenze già acquisite, ma non troppo lontani da quello che lui già sa. La zona di sviluppo prossimale non è uguale per tutti. Per questo l’insegnante propone percorsi personalizzati (facilitazioni, mezzi compensativi, cooperative learning, tutoring, mediatori). L’insuccesso scolastico è inevitabile se l’apprendimento non è collocato entro questa “zona di sviluppo prossimale”. L’insuccesso scolastico si trasforma in “impotenza appresa”, una convinzione di essere incapaci e inadeguati. L’impotenza appresa è soggetta a generalizzazione. Lo studente che è convinto di non essere capace, ad esempio in matematica, corre il rischio di trasferire questa sua inadeguatezza in altri ambiti disciplinari. Lo studente, in questo caso, sviluppa meccanismi di fuga a sfondo patologico (D. Lucangeli). Il giusto messaggio per gli insegnanti è questo: “la plasticità cerebrale dipende da come aiutiamo gli alunni a intelligere”. (D. Lucangeli) Il giusto messaggio per gli insegnanti è questo: “la plasticità cerebrale dipende da come aiutiamo gli alunni a intelligere”. (D. Lucangeli) “Se non riesco ad imparare nel modo in cui insegni, potresti insegnare nel modo in cui imparo?” fine